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AGGIUNGI UN SELFIE A TAVOLA – Il cibo nell’era dei food porn media, Stagi-Benasso, Appunti di Sociologia

Riassunto del libro "AGGIUNGI UN SELFIE A TAVOLA – Il cibo nell’era dei food porn media", Stagi-Benasso

Tipologia: Appunti

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Scarica AGGIUNGI UN SELFIE A TAVOLA – Il cibo nell’era dei food porn media, Stagi-Benasso e più Appunti in PDF di Sociologia solo su Docsity! Stagi – Benasso AGGIUNGI UN SELFIE A TAVOLA – Il cibo nell’era dei food porn media INTRODUZIONE Cibo  al centro di un continuo processo di ri-mediazione. La deriva estetizzante ha trasformato il discorso intorno a ciò che mangiamo e la rappresentazione delle pietanze in un linguaggio a sé stante che, dotato di una sua grammatica, significativo e riconoscibile, può essere utilizzato per esprimere molte altre cose. La pornografia alimentare  si sviluppa in una società:  dove la dieta ha assunto un valore politico  nella quale il corpo magro indice di capacità di controllo, di buone abitudini di vita = quindi di buona cittadinanza. Il food porn = la proliferazione dei discorsi intorno al cibo e la circolazione di immagini di alimenti proibiti, è una forma di carnevalesco, uno spazio di sospensione simbolica delle norme dietetiche in un contesto sociale in cui vige una morale rigidissima intorno ai confini corporei. La gastro-pornografia, tuttavia, è in grado di:  appagare simbolicamente un desiderio represso  di veicolare significati politici, identitari e comunitari. I food porn prendono forma e significato media  in una società digitalizzata nella quale le pratiche alimentari e i dispositivi tecnologici hanno un valore centrale. Oggetto culturale cibo + mezzo digitale = creazione di questa specifica meta- narrazione: senza dispositivi mobili  con cui si fanno foto e video e senza le piattaforme social  in cui i contenuti vengono messi in circolazione, non sarebbe possibile la costruzione di questo specifico discorso. Il cibo è oggi certamente una delle forme di comunicazione più efficaci. Negli ultimi 5 anni il fenomeno del food porn si è decisamente trasformato:  Inizialmente inteso come pratica di condivisione delle immagini degli alimenti sui social media e  successivamente utilizzato per riferirsi all’iperproduzione di discorsi sul cibo  il food porn ha progressivamente assunto le forme e le funzioni di un linguaggio. Come spesso accade, infatti, un fenomeno culturale produce effetti nell'ambiente in cui si diffonde, modificandolo e modificandosi anche grazie alla grammatica che esso stesso ha contribuito a costruire. Ricette  da sempre oggetto di scambio e comunicazione. Tra i primi libri stampati, non a caso, si annoverano proprio ricettari. Le ricette rivestono un ruolo importante nell’invenzione della tradizione che a sua volta è funzionale alla costruzione di sostegni identitari. Infatti, le ricette sono passate da una generazione all'altra e in questo passaggio si sono modificati i loro significati, le loro grammatiche e le loro funzioni. Concetto di food porn: 1  appare per la 1° volta intorno agli anni Sessanta quando Roland Barthes lo utilizza per spiegare la costruzione del desiderio e delle fantasie che il cibo patinato produce nei consumatori.  a metà degli anni Ottanta la scrittrice Rosalind Coward utilizza il termine food porn per parlare dello spostamento del concetto di cibo come dono a quello di cibo come piacere estetico, sostenendo che in tale tipo di rappresentazione la scenografia collabora alla costruzione di un desiderio paragonabile a quello che la pornografia produce per la sessualità. Alle riviste si sono poi aggiunte le trasmissioni di cucina  agli albori della televisione, hanno avuto la funzione di costruire e di rafforzare l'identità nazionale e diffondere l'idea del gusto e delle buone maniere. Con l'avvento di internet la comunicazione delle ricette ha poi trovato nuove forme di espressione di circolazione attraverso i food blog. L'attenzione delle e dei food blogger per la qualità delle immagini, il tipo di inquadratura, la cromaticità degli impiattamenti ha favorito il diffondersi della pratica di fotografare le pietanze e condividere le loro immagini sui social media  fino a favorire l’erotizzazione del cibo. L'oscenità, intesa come irrompere del privato nello spazio pubblico, del venire meno della distanza, implica che tutto diventi più visibile del visibile. La pornografia, perciò, si sviluppa a partire dal contenuto cibo  che produce un certo tipo di grammatica  e a sua volta si amplifica con la circolazione attraverso alcune tipologie di media già caratterizzati da modalità comunicative pornografiche.  Questo è ciò che si intende per meta-narrazione. CAPITOLO 1 Food porn  nato in una società in cui la maggior parte delle persone è costantemente a dieta, quindi, come sublimazione di un desiderio che non può essere appagato perché indotto da una società che  da un lato spinge a consumare, ma  dall’altro attribuisce valore morale al corpo magro. Nasce in una società bulimica perché induce a desiderare il cibo e contemporaneamente a privarsene, lasciando al singolo l’onere di gestire a livello individuale tali spinte contraddittorie. Inoltre, il food porn è una pratica che parla di soggettività: mostrando ciò che si mangia si attesta ed esibisce la propria capacità di scelta nell’ambito della complessa e contraddittoria modernità alimentare. Anni 90 - Baumann  spiega la responsabilizzazione individuale, un tratto tipico della società dell’incertezza, usando il paradosso della dieta del consumo, libri di diete e ricette, consuma e sii magro. Inoltre, il cibo mostra anche un posizionamento politico; per es. scelte vegani e vegetariani testimoniano appartenenze e identità. Remediation  è il modo in cui avviene l’integrazione tra nuovi e vecchi media, adattamento dei contenuti dei vecchi media al formato di quelli nuovi. McLuhan  il nuovo ingloba e trasforma il precedente; da libri di ricette e diete, alle trasmissioni di cucina e makeover, ai discorsi sui media digitali producendo nuove grammatiche è un ampliamento della partecipazione. 2 grado di misurare autonomamente le nostre prestazioni, correggere le nostre cattive abitudini e gli eventuali errori di autovalutazione (numero passi, …). Il regime dell’endopticon, in cui medicalizzazione e digitalizzazione delle pratiche quotidiane si intrecciano e potenziano reciprocamente, produce un’adesione totale alle norme. Nasce una distinzione tra:  il noi  giusti e normali  il loro  devianti e nemici del bene pubblico, minaccia per l’ordine sociale CAPRO ESPIATORIO, monito per chi non vuole finire nell’esercito dei diseredati, ulteriore dispositivo di controllo sociale. [GAMIFICATION: Incoraggiamento e premi alita del dimagrimento, spesso usato da aziende private e istituzioni pubbliche per avere lavoratori più prestanti.] Tutto ciò porta a un ulteriore enfatizzazione e colpevolizzazione della devianza e porta anche al carnevalesco  inteso come spazio di eccezione e sospensione momentanea della norma (e condotte abituali) che collabora a canalizzare il desiderio controllandolo e neutralizzando le pulsioni in modo conforme funzionale all’organismo sociale.  Nel medioevo le norme alimentari avevano valore morale  Nell’epoca contemporanea sono legate al concetto di buona cittadinanza. Sviluppatasi nel periodo dell’Illuminismo la scienza nutrizionale è utilizzata per monitorare i comportamenti umani. I principi della scienza nutrizionale sono parte dei fondamenti della prospettiva neoliberale: una popolazione ben nutrita contribuisce a una salute più produttiva e a un’assistenza sanitaria con costi sociali inferiori, inoltre, migliora la qualità della vita. Mangiar sano = una forma di controllo sociale esercitata da istituzioni. I soggetti devono rapportarsi con il cibo sulla base di giudizi morali dettati dalla scienza, infatti, anche la moralità delle persone appare sempre più correlata alle scelte alimentari: quelli che mangiano cibi malsani saranno giudicati meno morali di quelli che mangiano cibi sani. Il corpo sociale deve essere salvaguardato:  dai nemici interni = i soggetti che deviano dalle norme alimentari, ma anche  dai soggetti esterni  ETNICISMO contro globalizzazione, bisogno di ri- radicamento. Attraverso il cibo si costruisce il gusto che appartiene a noi e il disgusto che riserviamo agli altri: la norma alimentare agisce sulla coesione sociale. CHEAT DAYS: giorno libero dalle restrizioni di una dieta, funzionale al mantenimento della stessa, premio. Video online  offrono ai creatori e al pubblico di celebrare le loro fantasie di fame godendosi i piaceri sensoriali del cibo proibito senza colpa vergogna. Nei video consumano grandi quantità di cibi ad alto contenuto di grassi e zuccheri, alimenti di solito vietati, descrivendo l’eccitazione. Nei video dicono che non si sentono in colpa. C’è un contrasto tra il consumo di cibo spazzatura e l’aspetto sano. OSCENO: mostrare ciò che prima non veniva mostrato rendendolo più visibile del visibile, la rottura del confine tra sfera pubblica e privata. 5 GASTROMANIA: iper-produzione di discorsi mediali su e attraverso il cibo che caratterizza l’epoca contemporanea. DA FOOD PORN A FOOD PORN MEDIA: si parla di cibo che ha un radicamento culturale, politico identitario, ma tale comunicazione è possibile tramite digitali: senza la tecnologia che consente di produrre e mettere in circolazione i contenuti, non sarebbe possibile la costruzione di quel discorso. Aumenta la possibilità di ricerca di informazioni su cibo e alimentazione. Si consente agli utenti di documentare le proprie pratiche alimentari, consigliare i posti migliori in cui mangiare e condividere immagini e commenti sulle proprie esperienze culinarie. I media digitali raggiungono un pubblico più ampio rispetto ai vecchi media. Ri-mediazione  più: riviste e inserti sul cibo, programmi TV, Radio, studenti negli istituti tecnici alberghieri, nuove università sul cibo. È nata una nuova figura, gli esperti del cibo o FOODIE (diversi dai GOURMET: un tempo gli unici detentori di codici del gusto, i soli legittimati a parlare di cibo)  condividono le loro esperienze culinarie, intrattenimento e svago. I food media hanno rafforzato l’alleanza tra TURISMO e GASTRONOMIA: il cibo è uno dei principali richiami per la scelta del luogo di destinazione  nasce il GASTRO- NOMADE: turista che basa le sue vacanze sul cibo, diffonde le sue esperienze sui social media. Si sviluppa la pratica della VALUTAZIONE DELLE ESPERIENZE CULINARIE: piattaforma TripAdvisor mostra l’autenticità. AUTENTICO = legato al concetto di tipico (tradizione e identità) e genuino (semplice, credibile, trasparente). La gastromania ha avuto un grande impatto sulla ristorazione nonché sofferta turistica delle città. ➔ GENTRIFICAZIONE: cibo e ristoranti giocano un ruolo centrale. Ripensamento di alcune zone delle città al fine di attirare i turisti alla ricerca dell’autenticità. Promuovere l’autenticità significa incidere sul fenomeno del GASTRONAZIONALISMO: utilizzo simbolico del cibo per lavorare sulla difesa dell’identità nazionale. È una forma di etnicismo ed è una delle conseguenze della globalizzazione e del diffondersi della percezione del rischio. Durante il lockdown il cibo ha rappresentato la più forte preoccupazione e la più efficace rassicurazione e tutto ciò è avvenuto grazie all’utilizzo dei food porn media. Il cibo ha subito un processo di mediatizzazione con i food porn media e ciò ha evidenziato la vocazione all’osceno che contraddistingue i media digitali e caratterizza il fenomeno dei mukbang. CAPITOLO 2 Esempio di carnevalesco: MUKBANG = video su YouTube, o siti, di persone che mangiano da sole grandi quantità di cibo, masticando e risucchiando rumorosamente. Il BROADCAST JOCKER/MUKBANGER: mostra una serie di piatti che divora davanti a spettatori che interagiscono con lui attraverso la chat. Tale pratica nasce 10 anni fa in Corea del sud per risolvere la solitudine dei pasti, per poi evolversi e diventare una messa in scena di abbuffate. Nasce in una cultura che tradizionalmente si fonda sulla condivisione dei pasti; se un individuo mangia da solo è 6 un certo di stigma. Tuttavia, con l’aumento di persone single e giovani soli in casa il mukbang nasce come un’alternativa al mangiare da soli, è un surrogato della convivialità. È una relazione reciprocamente vantaggiosa poiché gli spettatori ottengono un appagamento simbolico mentre il mukbanger guadagna attenzioni, soldi e denaro. Il mukbanger  si rivolge agli spettatori spiegando il cibo, facendo domande sulle preferenze. Gli spettatori  usano la chat per influenzare dirigere le sue azioni alimentari. Tutti loro si muniscono di microfoni speciali che amplificano i suoni prodotti dalla masticazione e dall’apertura di imballaggi per alimenti. Successivamente si è incontrato con l’ASMR (Autonomus Sensory Meridian Response) VEDI POI. È una forma di carnevalesco perché è uno spazio di eccezione dalle abituali norme dietetiche, delle regole di civilizzazione e in generale di tutte le condotte alimentari considerate normali  crescono GASTROPORNOGRAFIA e VOYERISMO ALIMENTARE all’aumentare della moralità alimentare e con l’emergere dell’estetica visiva pornografica.  La repressione del godimento/gastropornografia cresce ad amplificarsi della morale delle condotte alimentari.  L’estetica visiva gastropornografica: inquadrature vicine, dettagli, bocche, lunghe descrizioni del gusto e degli odori  vicinanza, intimità. È perciò nel FRAME nel quale sono inseriti a rendere pornografici lo sguardo e le immagini: inquadratura ravvicinate, prospettive, dettagli. Il frame  modifica lo sguardo, rende pornografica l’immagine. Il frame è la cornice. Food porn media = una METACOMUNICAZIONE che rende significativo il discorso pornografico sul e del cibo. GASTROPORNOGRAFIA: annullamento della distanza tra spettatore e soggetto dello sguardo e aumenta nei vari livelli di ri-mediazione perché tutto appare più vicino in quanto prodotto da attori comuni. Come la pornografia anche il mukbang può essere letto come ETEROTOPIA: gli spazi di eterotopia e carnevalesco possono essere funzionali al mantenimento dell’ordine poiché offrono uno svago circostanziato e chiuso, e le persone che vi partecipano lo fanno solo in tempi e modi limitati. ➔ Il mukbang è una forma di canalizzazione delle pulsioni che risulta funzionale al mantenimento dei modelli di consumo. È la messa in scena della decostruzione delle norme alimentari, la messa in scena dell’abbuffata bulimica dove l’inversione tra ribalta e retroscena assume il carattere di osceno. Il mukbang sospende le norme convenzionali e di civilizzazione (forchetta, piatto, cottura cibo, mangiare a bocca chiusa silenziosamente) che regolano le condotte alimentari conviviali  oscenità. Sono regole che ci vengono impartite sin dalla più tenera età, così come ciò che è buono e giusto da mangiare. L’idea di edibilità degli elementi  è una delle basi su cui si fonda la socializzazione primaria e l’incorporazione culturale. La cultura entra nel nostro corpo attraverso la socializzazione, addestrandolo a reagire in modo conforme alla norma alimentare, a 7 Da qui deriva l’invenzione delle CUCINE NAZIONALI  nazionalismo culinario, localizzazione dei cibi in specifici territori nelle negoziazioni livello europeo. Il GASTROREGIONALISTA = la valorizzazione delle località, indebolisce il significato dell’identità nazionali. In quanto strumento di rinforzo del sentimento nazionalista, la retorica gastronazionalista utilizza il cibo come metafora dell’appartenenza, facendo della tradizione alimentare dell’autenticità di prodotti e ricette una questione di identità. Va oltre le inclinazioni soggettive del palato, diventando una postura morale che attesta legame con il proprio territorio. È una risposta alla globalizzazione perché entra in difesa delle presunte minacce identità collettiva di una nazione.  Proprio nel momento in cui il mercato ha democratizzato l’accesso a prodotti alimentari provenienti da tutto il mondo la relazione tra cibo e italianità riemerge come tema caldo nel discorso pubblico. L’idea che l’autenticità della propria cultura alimentare possa essere messa a rischio degli scambi del mercato globale, o che i saperi culinari tradizionali si delocalizzino attraverso la rete disperdendosi in una miriade di potenziali reinterpretazioni, attiva l’espressione distante di protezionismo. Protezionismo alla tradizione come se ci fosse qualcosa che persiste naturalmente nella storia e si mantiene immutata nel tempo, a meno che fatti esterni non la mettono a repentaglio. È una tradizione inventata, uno strumento simbolico prestatosi obiettivi politici di definizione e tutela del buon funzionamento dell’ordine sociale. Il cibo tradizionale assume significati identitari, prestandosi all’integrazione nel messaggio politico e alla gestione delle dinamiche di inclusione ed esclusione, segnando un confine tra il noi e loro. La corrispondenza tra italianità e buon cibo tradizionale è quasi data per scontato nell’immaginario comune. RICETTARI  documenti attraverso i quali ricostruire i processi che stratificano sui piatti influenze culturali di diversa origine. Anche le ricette più semplici sono il risultato di scambi tra culture e derivano dalla mediazione tra possibilità ambientali locali e contaminazioni reciproche. TRADIZIONE INVENTATA (Cit. Hobsbawm e Ranger) insieme di pratiche, in genere regolate da norme apertamente o tacitamente accettate e dotate di una natura rituale simbolica, che si propongono di inculcare determinati valori e norme di comportamento ripetitive nelle quali automaticamente implicita la continuità con il passato. Scopre caratteristica delle tradizioni, comprese quelle inventate, è l’immutabilità  cibo tradizionale = cibi, ricette e prodotti che sopravvivono attraverso la riproduzione culturale e la socializzazione. Non tutti hanno il potere di valutare l’aderenza alla tradizione in quanto indicatore di autenticità. I 2 autori si interessano in particolare alle tradizioni inventate a partire dalla rivoluzione industriale, identificando 3 tipologie: 1. Le tradizioni funzionali a salutare simboleggiare la coesione sociale l’appartenenza comunitaria. 2. Le tradizioni finalizzate a legittimare istituzioni, status e rapporti di potere. 10 3. Le tradizioni che, attraverso la socializzazione, intervengono nel rinforzare e trasmettere credenze e valori. Parlare di cucina tradizionale italiana è uno strumento potente in termini di definizione dell’identità collettive, “nazionalismo quotidiano”, identità nazionale. Dopo l’unità d’Italia fu Artusi a creare il primo RICETTARIO che definisce un canone della cucina nazionale attraverso una selezione minuziosa di preparazioni provenienti da località distribuite su buona parte della penisola. È il primo tentativo di ricomposizione del panorama variegato delle cucine locali; Artusi supera i dialetti e mira alla condivisione su scala nazionale con l’interesse su un tema comune come il cibo. Entra nelle case di moltissime famiglie italiane contribuendo all’identificazione collettiva e all’omogenizzazione culturale e linguistica. Secondo lui gli alimenti, come i dialetti, esprimono un gusto e lo scambio tra le regioni appare la chiave per accedere a una coscienza nazionale. TRADIZIONALE  Ricetta o prodotto locale, cibi che non ho particolari amido si sono sempre preparati e consumati in un determinato modo. Il cibo tradizionale è una delle componenti fondamentali di un sapere popolare che affonda le proprie radici nella storia. I CANONI delle ricette tradizionali  si definiscono come regole spontaneamente accessibili in certe aree e comunità, mantenendo allo stesso tempo caratteri di volatilità e normatività implicita che proteggono dallo sguardo inesperto di chi non appartiene a quel contesto sociale. La riuscita di un piatto e la sua adeguatezza in termini di autenticità e rispetto della tradizione è un risultato in equilibrio tra conoscenze, competenze, esperienze, senso della misura (ingredienti pesati ad occhio) ed elementi di contesto (“ci vuole l’acqua di qui”) difficilmente afferrabile da chi non eredita i giusti codici  valori identitari del cibo tradizionale. La tradizione però è qualcosa che “si fa” e nel farla si risponde a istanze politiche, ideologiche, di mercato. Per superare i confini del senso comune e acquisire forme misurabili di valore allora, quello che viene generalmente inquadrato come tradizionale, deve passare attraverso un processo di PATRIMONIZZAZIONE  L’autenticità del cibo rispetto la tradizione locale viene valutata dalle persone alle quali si attribuisce competenza in materia (nel contesto italiano esponenti noti della cucina da osteria, madri e nonne).  Tali cibi, però, non sono ancora formalizzati in termini di corretto, autentico, tradizionale e così via. Inoltre, bisogna circoscrivere formalmente i confini di un’aria all’interno della quale determinati cibi Tali cibi, però, non sono ancora formalizzati in termini di corretto, autentico, tradizionale e così via. Inoltre, bisogna circoscrivere formalmente i confini di un’area all’interno della quale determinate preparazioni assumono carattere di autenticità. Non si tratta però solo di geografia, ma del… TERROIR: geografia + clima + tipologie di terreno + sapere + pratica alimentare sviluppata in quell’area  il legame indissolubile tra un prodotto e il suo terroir stabilisce l’impossibilità di preparare adeguatamente il prodotto al di fuori del suo contesto regionale. Spesso il turismo si basa proprio sulle specialità alimentari. Tuttavia, occorrono strumenti di certificazione che regolino e formalizzino il legame cibo-territorio  A livello europeo queste dinamiche vengono inquadrate nei processi di richiesta e attribuzione dei marchi IGP, DOC, DOP, DOCG, STG, (pag. 86). Questo perché se la 11 sicurezza alimentare non è sicura si crea una forma di panico morale, il GASTRO- PANICO: cibi a rischio per quanto riguarda:  la dimensione igienico-sanitaria e l’adeguatezza di strumenti e procedure  la contaminazione culturale, il mercato globale e la contraffazione. Perciò, la notorietà e la diffusione di alcuni prodotti vengono rappresentate come forze da contrastare attraverso la localizzazione e la restrizione del gruppo di attori ai quali si riconosce autorità e competenza, per prevenire la dispersione di un patrimonio che altrimenti si dissolverebbe in una miriade di reinterpretazioni e nuove versioni: sicurezza e necessità di protezione. Tuttavia, un’operazione come quella dell’inclusione della dieta mediterranea nel patrimonio immateriale UNESCO su proposta di Grecia, Italia, Marocco e Spagna nel 2010, porta a una generalizzazione e alla costruzione di prototipi di cucina nazionale, trascurando le variabilità interne. I conflitti riguardanti la ricetta della giusta pasta la carbonara hanno portato al primo carbonara day il 6 aprile 2017.  Tutto nacque dallo scandalo, carbonara gate, quando nel 2016 un sito francese ha pubblicato un video tutorial della preparazione della carbonara nello stile one-pot-pasta. Una sola pentola per preparare pasta e condimento: spaghetti, pancetta, cipolla, panna, tuorlo d’uovo crudo e prezzemolo. Ciò allarmò i puristi della ricetta che lo consideravano un affronto deliberato al patrimonio della cucina italiana. In risposta al torto subito si è verificata un iper-produzione di immagini online della corretta carbonara, quasi voler ripristinare uno standard visuale delle rappresentazioni della ricetta come forma di sua ulteriore protezione. Sotto il video sono stati scritti molti commenti: discorso gastronazionalista, gastro- panico, standard del piatto. La carbonara viene considerata un piatto della tradizione, trascurando il fatto che le sue origini sono effettivamente incerte (sembrerebbe che la carbonara sia una variazione della più diffusa pasta cacio e pepe, arricchito dalle uova liofilizzate e del bacon della razione K dei soldati americani presenti sul territorio italiano nel dopoguerra), e proprio per questo il tono dei commenti viene giustificato. La questione si fa politica quando si inizia a parlare di:  appropriazione indebita  vilipendio danno della cultura italiana  furto. Attraverso i commenti si cerca un colpevole, = la cultura francese, e poi si cerca di svilire la cultura francese evidenziando la superiorità di quella italiana: mangiano lumache, non usano il bidet, … Quando la questione arriva fino ad altri media, come stampe internazionali (New Yorker, il Parisien), un tweet italiano auspicava la richiesta di scuse ufficiali da parte dell’allora presidente del consiglio, Matteo Renzi, ribadendo la necessità di un intervento politico formale in riparazione delle conseguenze di uno scontro di culture alimentari di tale risonanza (non accadde). Il carbonara day è quindi una forma di restaurazione simbolica e celebrazione dei canoni dell’autentica carbonara.  Da notare è che la tolleranza verso le rivisitazioni della ricetta è molto più ampia quando queste vengono proposte dall’interno dei confini nazionali, mentre le 12 sembrava godere di una certa invisibilità nel discorso xenofobo, concentrato sugli sbarchi dei richiedenti asilo, e il grande successo che la ristorazione asiatica ha riscosso negli ultimi anni pareva incidere positivamente sul margine di generale tolleranza verso la comunità. Nel momento dello scoppio della pandemia è aumentata la percezione dei rischi legati all’igiene e all’alimentazione e, dato che le origini del virus sono state ricondotte alla Cina, la narrazione xenofoba si è rimodulata portando sul banco degli imputati i migranti cinesi, le loro abitudini e i loro consumi. Tuttavia, Zaia pubblicò su Facebook una foto di topi messi a essiccate prima di essereconsumati dai militari durante la I guerra mondiale: si sottolinea l’eroismo della società locale durante gli anni della fame, ma ciò vuol dire che le connotazioni morali dei discorsi, a proposito delle pratiche alimentari proprie e altrui, si spostano in relazione alle finalità politiche di auto-rappresentazione e distinzione. Un cittadino ivoriano ha ucciso (ha detto che era già morto) e arrostito un gatto in piazza di una cittadina del livornese nel luglio 2020  A partire da una pratica alimentare considerata aberrante quell’uomo, migrante proveniente dalla Costa d’Avorio, è stato affiliato alla mafia nigeriana, in quanto sarebbe un rito simbolico di essa. Il cibo ha un valore simbolico si può essere inferiorizzati sulla base di abitudini di consumo non conformi ai modelli dominanti. La dimensione delle restrizioni alimentari riguarda soprattutto i culti religiosi (consumo di carne di maiale, cultura araba  meme che rappresentano missili-prosciutto da utilizzare nello scontro di culture per piegare lo straniero la propria dieta). Nei secoli le interpretazioni e le applicazioni delle diverse norme alimentari su base religiosa si sono rese funzionali alle istanze di coesione interna alle comunità. In tempi recenti, la trasgressione forzata delle prescrizioni alimentari è stata utilizzata come strategia di inferiorizzazione e controllo (minoranze musulmane costrette a mangiare il maiale), (esempio tortellini bolognesi, pag. 124). L’eventuale concessione di un piatto alternativo alla tradizione corrisponde alla sottomissione della cultura italiana a favore di culture dipinte come necessariamente invasive e violente (quali, su tutte, quella musulmana). Non essere in grado di proteggere la sacralità della giusta preparazione del cibo tradizionale significherebbe rivelarsi custodi inadeguati della propria cultura  contaminazione e messa repentaglio di purezza e autenticità della propria cultura di appartenenza (es. pasta/sigarette pag. 126). CAPITOLO 5 Lockdown  rappresenta uno stato di eccezione, l’isolamento sociale. Per compensare il bisogno di socialità sono state utilizzate varie strategie, come cantare insieme sui balconi e fare dirette sui social. Tuttavia, in Italia, uno degli strumenti ricorrenti nelle interazioni su social media è stato il cibo: cene, aperitivi, moltissime foto di pane fatto in casa, … 15 Un cibo, considerato disgustoso perché degli altri, inizialmente è stato considerato la possibile origine della diffusione del virus; questo ha smosso paure antiche e recenti (a partire dalla società del rischio nata con il fenomeno della mucca pazza). Il cibo, però, è anche simbolo di ricostruzione comunitarie con azioni di solidarietà (raccolta e distribuzione di generi alimentari per chi si trova sotto la soglia di sussistenza, cesti alimentari con la scritta “chi può metta, chi non può prenda”  risposta sociale rispetto alle spinte individualistiche). La centralità del cibo nella cultura italiana è stata dimostrata anche dalla corsa all’approvvigionamento nei supermercati (foto scaffali vuoti che rimarranno nell’immaginario collettivo). In altri paesi sono stati acquistati molti prodotti per l’igiene, in Italia beni alimentari (tra i più presi lievito e farina  ciò sottolinea la priorità dei beni da acquistare a seconda della cultura). PERCHÉ? : tempo per cucinare, impastare era rasserenante, il profumo del pane mi faceva stare meglio, erano invogliati dalle foto su Internet, non l’avevano mai fatto e quindi volevano provare, era un rito che alleviava le ansie e dava un senso e un ritmo alla giornata. Condividere il pane con qualcuno significa esserne compagno, vicino è amico, perché il pane e la base dell’alimentazione, che fondamento della società (COMPAGNO Cit. Treccani: “Chi si trova insieme con altri in particolari circostanze o per un lungo periodo della vita, o esercita la medesima attività, o vive nello stesso ambiente”. Deriva da cum panis = “insieme con” e “pane”). Inoltre, il pane ha una lunga storia ed è spesso stato legato a significati religiosi e sociali. Nell’area del Mediterraneo il pane ha sempre svolto un ruolo prioritario all’interno delle relazioni sociali e nelle celebrazioni religiose di molti popoli. La sua produzione, preparazione e consumo sono accompagnati da gesti, preghiere, formule e riti di propiziazione ringraziamento. Il pane è stato per secoli alla base dell’alimentazione, ma anche elemento cardine di coesione delle culture mediterranee. È uno dei cibi più ricchi di significati, funzioni e valenze culturali; rappresenta il riscatto dalla fame, ma anche la possibilità di dominare la natura. Il suo simbolismo  si riferisce alla sessualità e alla fecondità umana, ma anche alla fertilità della terra, alla vita, alla morte, alla salute e al benessere delle persone e degli animali. I primi cristiani attribuivano un potere sacro al pane consacrato, lo utilizzavano per guarire i malati invalidi e lo portavano intorno al collo come un talismano per proteggersi dalle calamità naturali. Attraverso la panificazione casalinga durante la pandemia si è costruito un senso di quotidianità e la sua condivisione attraverso le foto postate sui social media ha contribuito alla riorganizzazione simbolica della società mediatica, ma ha anche rappresentato qualcosa di sacro cui appellarsi per scongiurare il pericolo e contrastare l’angoscia. Insieme alle foto dei piatti è cresciuta anche la preoccupazione per l’ingrassamento.  Infatti, le conseguenze della sospensione della norma alimentare sui corpi sono vissute con disagio e preoccupazione continua. Parallelamente, durante il lockdown si è sviluppato il fenomeno degli allenamenti in casa, in parte legata al bisogno di muoversi. Nonostante tutto, il senso di 16 responsabilità rispetto al dovere morale del corpo magro era sempre presente. La visione di video tutorial di attività sportive nel periodo lockdown ha avuto una crescita esponenziale. La quarantena ha innescato in molti adolescenti una sorta di ossessione per la forma fisica. Le foto delle statue ingrassate, come quella del David, sono state definite GRASSOFOBICHE  in quanto ironizzavano sui corpi sovrappeso. Durante il lockdown sono aumentati i disturbi del comportamento alimentare, soprattutto per ciò che concerne le abbuffate e i comportamenti di esercizio compensatorio. Cause: stress, isolamento, modificazione delle abitudini alimentari, indisponibilità di certi alimenti, cambiamento della routine quotidiane e familiari, grande tensione emotiva. Per non mangiare da soli si sono sperimentate nuove forme di integrazione a tavola: aperitivi e cene con amici e parenti lontani attraverso un appuntamento sulle piattaforme digitali. C’era il bisogno di ricreare socialità e condivisione. In molti hanno provato imbarazzo che hanno rinunciato dopo qualche tentativo, altri hanno continuato solo con i parenti più stretti provando meno imbarazzo. I comportamenti alimentari e sociali sono intrecciati in modo significativo: attraverso il cibo e il consumo gli individui si relazionano reciprocamente e stabiliscono rapporti.  Il non condividere lo stesso cibo è il primo elemento spiazzante, toglie complicità all’azione. ENDOPTICON e BANOPTICON  basate sull’interiorizzazione del controllo sociale e sulla profilazione e stigmatizzazione dei soggetti individuati come devianti, producono una comunità altamente morale in cui processi di costruzione di soggetti nemici del bene comune giocano un ruolo fondamentale. La comunità morale si rafforza respingendo il pericolo esterno che intacca la purezza del corpo sociale, ma anche enfatizzando i processi di stigmatizzazione della devianza interna che minacciano l’integrazione morale. La paura e l’angoscia per il cibo che mangiano le persone appartenenti ad altre culture è uno degli elementi su cui si fonda la distinzione. Una separazione fondata sulle differenze di abitudini alimentari e funzionali alla produzione di forme di razzismo. Attraverso la socializzazione alimentare impariamo che cosa è buono che cosa è disgustoso. In generale durante il processo di socializzazione la cultura diventa natura: il nostro corpo impara reagire fisicamente a stimoli culturali. Infatti, davanti a certi stimoli si produrranno reazioni corporee che noi spesso chiamiamo istinti ma che in realtà non sono risposte fisiche all’incorporazione culturale. È un processo così potente da rendere praticamente impossibile, per una persona che ha subito una certa SOCIALIZZAZIONE CULTURALE, mangiare un cibo considerato disgustoso per la propria cultura, poiché la sensazione di disgusto, nausea e blocco allo stomaco è più forte di qualsiasi pulsione alla sopravvivenza: piuttosto che mangiare un certo alimento possiamo arrivare alla morte. In alcune culture certi alimenti sono stati evitati perché scarsi nell’ambiente o per precetti religiosi. 17
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