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STATI EUROPEI TRA QUATTROCENTO E CINQUECENTO, Appunti di Storia Moderna

APPUNTI UTILI PER L'ESAME DI STORIA MODERNA - ACCOMPAGNARE CON LO STUDIO DEL MANUALE

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 03/10/2019

sara_20
sara_20 🇮🇹

4.4

(5)

11 documenti

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Scarica STATI EUROPEI TRA QUATTROCENTO E CINQUECENTO e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! GLI STATI EUROPEI TRA 1400 E 1500. Francia. Con la sconfitta di Carlo il temerario, la conquista della Borgogna da parte di Luigi XI e l’annessione della Provenza si compie l’unificazione geopolitica della Francia. Il potere regale ha ancora alcune caratteristiche feudali: il re è a capo di una gerarchia di vassalli, conserva l’idea di un legame personale e contrattuale con la nazione. Tutte le province hanno un sistema di rappresentanza autonomo. Tutti i decreti legislativi sono redatti in nome del re e si riferiscono al diritto pubblico: amministrazione, giustizia e finanza. Al vertice c’è il Consiglio del Re, formato da grandi dignitari, dai pari, dagli ufficiali della Corona. Durante il regno di Francesco I lo strumento reale di governo sarà il consiglio degli affari (segreto ristretto, solo pochi consiglieri intimi del re). Il sovrano riunisce i consiglieri che deliberano le questioni da lui presentate. Il consiglio del re è un organismo di origine medievale e diventa l’istituto centrale dello stato. Come si trasforma il consiglio dei re? Nel medioevo i consiglieri erano legati al re da un rapporto personale. Un sistema gerarchico di controllo collegava il vertice del consiglio, il cancelliere, agli ufficiali fiscali e giudiziari delle province, divise in distretti amministrativi detti baillages. I funzionari esercitavano nei bailliages poteri equiparabili alla stessa regalità e subirono una specializzazione: esattori, luogotenenti, capitani generali. I caratteri che connoteranno il sistema moderno di amministrazione francese: specializzazione delle funzioni, formazione di un corpo di funzionari, creazione di un ramo esecutivo dipendente dal sovrano. Il Consiglio si articola in: Sezione di Stato con competenze di natura politica Consiglio des parties con competenze giudiziarie Consiglio delle finanze 1547 creazione di 4 segretari del re responsabili dei 4 dipartimenti in cui era diviso il regno. Al progetto di centralizzazione della monarchia francese corrisponde la tendenza dei ceti a sviluppare una forte resistenza. Questo si manifesta negli Stati generali cioè nell’assemblea dei rappresentanti dell’intera comunità francese: clero, nobiltà, città, corti sovrane, enti religiosi e terzo stato. I Parlamenti esercitano il più forte potere di rappresentanza e resistenza. Sono la maggior istituzione giudiziaria e hanno la funzione di registrare le ordinanze reali (possono bloccarle se le giudicano imperfette). C’è una natura conflittuale tra re e parlamenti. Inghilterra. Grazie a Enrico VII Tudor la monarchia inglese comprendente anche il Galles e parte dell’Irlanda riesce ad affermare la sua autorità. Enrico VII combatte i poteri residui dei grandi feudatari istituendo la Camera Stellata: una specie di tribunale straordinario per le cause contro le famiglie feudali ribelli. Enrico VIII (1530-42) fa una vera rivoluzione del governo: il centro dell’amministrazione è assunta dal primo segretario e dal Consiglio Privato; si afferma la supremazia dell’Ufficio dello Scacchiere; sopprime ineguaglianze costituzionali e speciali privilegi nel paese. È Cromwell l’artefice e cerca di concentrare il potere nello stato. Lo Stato del Rinascimento in Inghilterra è il superamento di un “movimento ad altalena” (Hill, storico) cioè: quando il re era debole il governo era più burocratico e sotto l’egemonia dei baroni, quando era forte era invece in mano alla corte. Nel XVI secolo questo ciclo si interrompe e tutto il governo diventa un governo nazionale, del re. Il sistema politico si fonda su un equilibrio fra esigenze della monarchia centralizzata e interessi di varia natura. Ci sono due Camere: la Camera dei Lord che rappresenta la grande nobiltà e la Camera dei Comuni che rappresenta la piccola nobiltà terriera (gentry) e ceti non nobili, coltivatori diretti. La funzione legislativa è riconosciuta al Parlamento. C’è un autogoverno delle Contee affidato agli sceriffi, nobili, giudici di pace, personaggi legati agli interessi del territorio. La “teoria dei due corpi del re”: un corpo naturale e mortale; e un corpo politico, incorruttibile e non soggetto all’invecchiamento. Nel secondo corpo che passa da un re all’altro c’è l’essenza della sovranità. Stati italiani. Alla fine del 400 ci sono 3 potenze: Spagna, Francia e impero ottomano. Hanno una politica espansionista e usano strumenti come guerre, matrimoni e alleanze diplomatiche per aumentare la propria potenza. (Francia: matrimonio tra Carlo VIII e Anna di Bretagna prepara l’annessione del ducato di Bretagna; Spagna: Ferdinando il Cattolico con Isabella di Castiglia e la reconquista; Impero ottomano con la caduta di Costantinopoli) Italia: con la PACE di LODI (1454) si definisce lo spazio politico. Si ha una politica di equilibrio tra le varie regioni. La morte di Lorenzo il Magnifico e papa Innocenzo (1492), l’espansionismo francese accelerarono la crisi di fine secolo. Tre fasi della politica italiana tra metà 400 e metà 500: Dalla pace di Lodi alla discesa di Carlo VIII La penisola durante le guerre d’Italia è totalmente dipendente dagli interessi di Francia e Spagna Con la pace Cateau-Cambresis entra nei secoli bui dell’egemonia spagnola. Nei primi decenni del 500 il predominio sull’Italia equivale al predominio in Europa; le poste in gioco sono 2: Milano e il Regno di Napoli. Quest’ultimo, conteso tra Francia e Spagna è importante per la posizione strategica nel mediterraneo e le risorse finanziarie del Mezzogiorno. Milano e Napoli nel sistema degli stati italiani sono anche punti deboli non potendo contare né su una dinastia né su una signoria locale radicata da secoli né su una struttura politica e aristocratica e oligarchica. I punti forti nel sistema degli stati italiani ma non abbastanza per realizzare una supremazia sugli altri stati e non paragonabili con le altre potenze europee erano: il ducato di Savoia (fondamento la dinastia); lo stato della chiesa(fondato sul diritto divino); Firenze (grande tradizione politica cittadina); Venezia (unica struttura statale efficiente). Nessuno di questi stati poteva realizzare una supremazia riconosciuta e dotata di consenso. Permaneva quindi un divario tra l’Italia e le grandi potenze europee nella disponibilità di strumenti politici e militari. Era la politica dell’equilibrio l’unica linea che consentiva all’Italia di giocare un ruolo sulla scena europea. Strumento importante nella politica degli stati italiani erano le leghe, promosse quasi sempre da uno dei punti di riferimento più importanti per ogni azione politica nella penisola: Venezia e Stato della Chiesa. La spedizione di Carlo VIII e la fine dell’indipendenza del regno di Napoli. La spedizione di Carlo VIII (1483-98) in Italia fu rapida e facile. Fu Favorita da un principe italiano, Ludovico Sforza detto il Moro: nel Ducato di Milano, dopo l’uccisione di Galeazzo Maria Sforza, i poteri furono assunti dal figlio Gian Galeazzo ma di fatto governò lo zio Ludovico Sforza che nel 1494 fece assassinare il nipote e si proclamò duca. Il governo di Ludovico era instabile a causa: della non legittimità del suo potere e quindi le tensioni provocate dalle spinte legittimiste; le mire degli Aragonesi sul ducato (Gian Galeazzo aveva sposato la figlia del re di Napoli, Ferrante d’Aragona); la necessità del Moro di stringere un’alleanza con il sovrano di una potenza straniera anche per consolidare il suo potere di principe territoriale nell’area padana. Per questo e per far fronte alla minaccia aragonese, il Moro chiamò in soccorso Carlo VIII e lo invitò a far valere aspirazioni angioine sul regno di Napoli. Carlo VIII si garantì la neutralità dell’Inghilterra e della Spagna (con la concessione di due passi pirenaici) e dell’impero asburgico (con la rinuncia di Carlo ai feudi imperiali della Franca Contea e dell’Artois). L’identità del paese come nazione patria era completamente assente, anzi c’era una forte fazione aristocratica filofrancese e anti-aragonese. Carlo VIII poteva contare sull’apparato militare più sviluppato d’Europa. Nell’agosto 1494 Carlo VIII era ad Asti. Poi i francesi entrarono a Firenze. Piero de Medici, successore di Lorenzo il magnifico con un atteggiamento di soggezione di fronte a Carlo provocò la ribellione dei fiorentini che lo cacciarono e proclamarono la repubblica. Poi Carlo entra a Roma. A Napoli, dopo la morte di Ferrante d’Aragona nel 1494, il figlio Alfonso aveva provveduto a contrastare i progetti francesi di invasione. Nel 1495 Alfonso abdicava a favore del figlio Ferdinando. All’inizio del 1495 Carlo entra a Napoli con l’appoggio dei patrizi napoletani e dei baroni feudali. Il sovrano francese ebbe poco tempo per svolgere a Napoli una vera e propria azione di governo. A Venezia nello stesso anno fu firmata un’alleanza antifrancese da Venezia, Ludovico il Moro, papa Alessandro VI, Massimiliano d’Asburgo, Ferdinando II d’Aragona (che era dovuto fuggire da Napoli) e i Re Cattolici. Nel luglio del 1495 Ferdinando II d’Aragona riacquistò il Regno di Napoli. Poi a ottobre morì. Erede al trono era lo zio Federico. 1497 c’è una tregua tra Francia, Spagna e Stati Italiani. 1498 Carlo morì. Il successore, Luigi XII d’Orleans nel 1499 conquistò Milano grazie agli accordi stabiliti con Venezia e papa Alessandro VI Borgia. 1500 col Trattato di Granada ci fu un’intesa tra Francia e Spagna e il Regno di Napoli fu spartito tra le due. La metà settentrionale, inclusa la capitale a Luigi XII e l’altra metà a Ferdinando il Cattolico. Ma gli interessi spagnoli e quelli francesi non potevano convivere e l’equilibrio era quindi precario. Inoltre per Ferdinando, Napoli era troppo importante. 1503: il regno di Napoli fu interamente conquistato dalle truppe italo-spagnole. Era l’inizio di una lunga dominazione straniera nel mezzogiorno durata sino al 1707. Savonarola e Borgia al potere. Dopo la cacciata dei Medici da Firenze viene costituita la repubblica e la funzione di leader viene svolta dal frate dominicano Girolamo Savonarola (1452-98). Dotato di una forte personalità carismatica, era spinto da una fede profonda a teorizzare una “renovatio cristiana” e combattere contro la politica temporale dei papi, governanti immorali e corrotti. Aspirava a una Teocrazia, a una vita umile e il distacco dalle cose materiali. Disprezzava i valori mondani e fece bruciare beni di lusso e tesori d’arte. Aveva trasferito i valori cristiani dell’uguaglianza e della fratellanza anche nel campo politico. Abolì le imposte, fondò un Monte di pietà per l’assistenza ai più bisognosi. Si organizzarono però anche gruppi di opposizione che volevano la restaurazione dei Medici e gli Arrabbiati e volevano un sistema di potere aristocratico. Savonarola venne scomunicato dal papa e dopo una sommossa venne impiccato nel 1498. Tra il 1499 e il 1503 Cesare Borgia è al centro della politica. Il suo progetto ambizioso era di eliminare le piccole signorie locali insediate in un vasto territorio compreso tra Toscana, Romagna e Marche, di annetterle allo stato della chiesa, conquistare la Toscana e di creare un vasto complesso politico nell’Italia centrale sotto le apparenze di una restaurazione del dominio pontificio. Riuscì a realizzare solo la prima parte. Tra il 1499 e il 1502 conquistò la Romagna ma non riuscì annetterla formalmente allo Stato della Chiesa come si era prefissato, perché non poteva più contare sull‘appoggio di papa Alessandro VI in quanto morì nel 1503. Il nuovo papa Giulio II era nemico dei Borgia. Per conquistarsi i voti gli aveva promesso lo stato di Romagna ma non mantenuta. Viene poi costretto a fuggire in Spagna. Francesi e spagnoli nella penisola durante il ‘500. Giulio II sviluppò una politica estera aggressiva e promosse il consolidamento della monarchia papale La repubblica di Venezia attuò una politica espansionistica verso lo stato della chiesa e occupò Faenza, Cesena e Rimini. Così Giulio promosse la lega di Cambrai (1508) in funzione anti-veneziana insieme a Luigi XII, Massimiliano D’Asburgo e Ferdinando il Cattolico e sconfissero l’esercito veneziano ad Agnadello (1509). Venezia si riprese facendo leva su una serie di paci separate con gli avversari e sul fatto che gli alleati di Cambrai erano diversi tra loro. Il problema politico fondamentale tornava ad essere la supremazia francese nell’Italia settentrionale. Giulio II creò una lega antifrancese con Ferdinando, la confederazione svizzera e Venezia (Lega Santa). Nella battaglia di Ravenna (1512) i francesi vinsero le truppe della lega ma in altri scontri furono ripetutamente battuti. Così furono costretti a lasciare Pavia, Genova, Bologna e infine la stessa Milano in cui venne insediato come duca Ercole Massimiliano Sforza, figlio di Ludovico il Moro. Intanto a Firenze tornarono i medici. Con l’aiuto di Venezia Francesco I successo a Luigi XII sconfisse a Marignano nel 1515 gli svizzeri e le truppe milanesi. La rioccupazione francese di Milano e della Lombardia sancì per alcuni anni la divisione dell’Italia in due sfere d’influenza: quella francese al nord e quella spagnola al sud.
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