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STATI UNITI E AMERICA LATINA DAL 1823 A OGGI, Appunti di Storia degli Stati Uniti d'America

Riassunto libro STATI UNITI E AMERICA LATINA DAL 1823 A OGGI

Tipologia: Appunti

2016/2017

Caricato il 10/02/2017

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Scarica STATI UNITI E AMERICA LATINA DAL 1823 A OGGI e più Appunti in PDF di Storia degli Stati Uniti d'America solo su Docsity! STATI UNITI E AMERICA LATINA DAL 1823 A OGGI L’AMERICA LATINA AGLI STATI UNITI Washington e i territori ispano-americano al principio del XIX secolo Sino ai primi dell’Ottocento, Washington non si mostrò particolarmente interessata agli affari del Sud. Queste regioni si trovavano ancora sotto il dominio spagnolo e Washington inoltre doveva concentrare la propria azione diplomatica in Europa per controbilanciare le iniziative britanniche tese a debilitare la sua posizione nel sistema internazionale Prima manifestazione di intraprendenza: Thomas Jefferson acquistò dei territori molto importanti ai fini strategici e commerciali: - Louisiana: era appartenuta fino al 1763 alla Francia, quando questa la cedette alla Spagna, che mostrò difficoltà nel mantenere i suoi possedimenti americani Trattato di San Lorenzo (1795): Madrid concedeva agli Stati Uniti il diritto di navigazione sul Mississippi e la possibilità di deposito a New Orleans 1800: la Spagna cedette il territorio della Louisiana a Napoleone, che nutriva ambizioni imperiali nelle Americhe 1803: James Monroe venne inviato a Parigi per riconfermare il Trattato di San Lorenzo, acquistare New Orleans e i territori a est di essa. Napoleone accettò per le difficoltà che aveva con la Gran Bretagna e Haiti 1811: la Louisiana entrò a far parte dell’Unione - Florida: nel 1810 i coloni anglo-americani nella Florida occidentale si sollevarono proclamando la Repubblica Risoluzione del non trasferimento (1811): James Madison occupò temporaneamente i possedimenti spagnoli per evitare che fossero assegnati a un’altra nazione. I coloni anglo-americani continuarono a penetrare in tutta la Florida 1818: John Quincy Adams propose alla Spagna di vendere tutti i suoi possedimenti Trattato Adams-de Onìs (1819): la Florida entrò a far parte dell’Unione, il Texas finì sotto il dominio spagnolo Emancipazione latinoamericana e premesse della dottrina Monroe 1810-26: lotte per l’indipendenza dei possedimenti spagnoli in America Latina Pur commerciando con gli insorti e aiutandoli finanziariamente, gli Stati Uniti mantennero inizialmente una posizione neutrale. Le resistenze provenivano dall’Europa, che con la perdita dei territori avrebbe perso tutto il circuito di scambi commerciali, di influenze culturali e politiche perdita materiale, strategica e simbolica Tuttavia, Washington era consapevole che la situazione in America Latina rappresentava una grande opportunità in termini di profitto per l’accesso ai mercati e alle risorse naturali del subcontinente. La Gran Bretagna, anch’essa interessata al subcontinente, propose agli Stati Uniti di emettere una dichiarazione congiunta, nella quale avrebbero manifestato la loro contrarietà alla ricolonizzazione dell’America Latina da parte delle potenze della Santa Alleanza e la rinuncia ad acquisire nuovi territori del subcontinente. Gli Stati Uniti rifiutarono perché sarebbero stati in una posizione subalterna alla Gran Bretagna e perché la proposta cozzava con i loro progetti espansionistici. Washington doveva guadagnarsi la fiducia dei latinoamericani e decise quindi di riconoscere gli Stati indipendenti latinoamericani 1822: riconoscimento della Gran Colombia e del Messico 1862: riconoscimento di Haiti La dottrina Monroe John Quincy Adams + James Monroe 1823: volontà di Washington di non intromettersi nelle questioni delle nazioni europee a patto che queste non fondassero nuove colonie nell’emisfero occidentale e non intervenissero negli affari interni di nazioni indipendenti del continente americano timore per i risvolti di una restaurazione del dominio spagnolo nelle Americhe, volontà di svolgere un ruolo di primo piano in ambito internazionale, intenzione di estendere l’egemonia sul subcontinente Fino alla metà dell’Ottocento, la dottrina rimase poco più di un’enunciazione e la sua applicazione, in varie occasioni, fu piuttosto elastica. Quando gli Stati Uniti assursero al ruolo di potenza mondiale, si convertì in parte integrante della politica estera La guerra messicano-statunitense Destino manifesto: diritto-dovere di espandersi sempre più a Sud al fine di diffondere la libertà e il principio dell’autogoverno dibattito sui limiti del processo espansionista, questione della diffusione della schiavitù Dopo l’indipendenza dalla Spagna, grazie a concessione di terre a gruppi di agricoltori e allevatori da parte delle autorità del Messico, coloni nordamericani iniziarono a stabilirsi nello Stato messicano del Texas la situazione iniziò a sfuggire di mano 1830: proibizione dell’immigrazione nordamericana, divieto della schiavitù. Tuttavia Città del Messico non poté fare molto, anche perché la collettività anglofona stava iniziando a maturare posizioni oscillanti tra l’autonomia e l’indipendenza il generale Antonio López de Santa Anna decise di estendere le prerogative e competenze federali a scapito di quelle dei singoli Stati 1835-36: rivolta e proclamazione dell’indipendenza 1845: il Texas entrò a far parte dell’Unione James Polk mise d’accordo fautori e oppositori dell’espansionismo, parlando dei grandi vantaggi che ne sarebbero derivati in termini commerciali e industriali nel 1846 gli eserciti statunitensi e messicani si scontrarono. L’esercito nordamericano annetté la California, dove si era formato un movimento indipendentista simile a quello texano, e nel 1847 occupò Città del Messico. I successi militari portarono alla nascita dell’All Mexico Movement, che reclamava l’annessione di tutto il territorio, ma gli oppositori sostenevano la necessità di una corrispondenza fra confine fisico e razziale Trattato di Guadalupe Hidalgo (1848): confine del Messico posto sul Rìo Grande, cessione del Nuovo Messico e della California agli Stati Uniti Gadsden Purchase (1853): acquisto della zona di La Mesilla per farci passare un collegamento ferroviario Ancora lontani da Washington, così vicini a Londra Gli Stati Uniti ambivano a estendere la loro influenza anche sui Caraibi e l’America centrale. Bisognava assumere il controllo delle rotte commerciali interoceaniche e facilitare i traffici marittimi e quindi costruire un canale che collegasse l’Atlantico e il Pacifico competizione con la Gran Bretagna, che aveva possedimenti in America Centrale Trattato Bidlack (1846): gli Stati Uniti avevano il diritto di transitare a fini commerciali attraverso l’istmo di Panama a patto di rispettare la sovranità e i diritti di proprietà colombiani + Trattato Clayton-Bulwer (1850): Stati Uniti e Gran Bretagna si impegnavano, una volta costruito, a mantenere la neutralità del canale e a rinunciare all’America Centrale Tuttavia i filibustieri promossero con la forza nuove acquisizioni territoriali e poterono spesso contare sul favore degli Stati meridionali nordamericani, perché le loro iniziative potevano comportare l’ingresso nell’Unione di nuovi Stati schiavisti. Ma molto ambigua fu in generale la linea adottata dalla Casa Bianca. Il più noto filibustiere fu William Walker che, nel 1855, si lanciò alla conquista del Nicaragua approfittando delle rivalità locali tra liberali e conservatori, vi introdusse la schiavitù e vi rimase in qualità di presidente della Repubblica fino al 1857, quando venne cacciato dalle forze locali unitesi in un fronte comune paese schiavista alcuni cubani piegarono su posizioni riformiste, altri si convinsero ancora di più della necessità della lotta armata contro l’irrigidimento della madrepatria Guerra dei Dieci anni (1868-78): la rivolta iniziò dalla parte orientale dell’isola, quella più povera e meno vincolata al commercio internazionale. Gli insorti però non riuscirono a sferrare l’offensiva decisiva nella parte occidentale abolizione della schiavitù Seconda guerra di indipendenza cubana (1895-98): i ribelli ripresero la lotta nella parte orientale dell'isola. La Spagna reagì sospendendo le garanzie costituzionali, decretando la censura della stampa e inviando un corpo di spedizione a capo del generale Valeriano Weyler che usò misure violente e crudeli anche sui civili. Egli riuscì a riprendere il controllo della parte occidentale, mentre in quella orientale la tecnica della guerriglia si dimostrò efficace 1898: intervento degli Stati Uniti, che aveva importanti legami commerciali, finanziari e di investimento con Cuba. C’era il rischio che il movimento insurrezionale potesse sconfiggere l’esercito spagnolo, giungendo alla proclamazione di un’indipendenza non gestita dagli Stati Uniti. La stampa scandalistica nordamericana convinse l’opinione pubblica nazionale a sostenere una guerra contro il colonialismo spagnolo e in difesa del popolo cubano. Successivamente, quando la nave militare statunitense Maine, mandata a Cuba nel 1897 per proteggere alcuni cittadini statunitensi, saltò in aria nel porto dell’Avana, la responsabilità venne attribuita alla Spagna, offrendo il pretesto per l’intervento. Alla Spagna venne mandato un ultimatum. Inoltre il Congresso approvò una risoluzione con la quale si disponeva l’intervento militare per pacificare Cuba, non prevedendo il riconoscimento del governo rivoluzionario ma escludendo l’annessione di Cuba. La contesa fra Stati Uniti e Spagna fu breve e si concluse con il Trattato di Parigi, con il quale la Spagna cedeva agli Stati Uniti Cuba, Porto Rico, l’arcipelago delle Filippine e l’Isola di Guam Porto Rico divenne una colonia, alle Filippine venne imposto un sistema d’amministrazione diretta, Cuba divenne un protettorato. La Casa Bianca inviò a Cuba Leonard Wood come governatore militare. Venne convocata un’Assemblea costituente per dare al popolo cubano una carta costituzionale a carattere democratico. I cubani vennero obbligati ad inserire nella Costituzione l’emendamento Platt, con il quale Washington poteva intervenire ogni qualvolta fosse stata minacciata l’indipendenza dell’isola, otteneva basi militari e Cuba si impegnava a non conferire diritti o privilegi ad altre nazioni, a non contrarre prestiti senza il consenso statunitense e a non annullare o emendare le leggi emanate dall’amministrazione militare di occupazione. L’emendamento divenne poi un trattato permanente, con il quale gli Stati Uniti acquisirono la base di Guantánamo e l’Isola dei Pini. Nel 1903 venne siglato il Trattato di reciprocità commerciale, disciplinante il sistema di dazi e tariffe preferenziali tra i due paesi a vantaggio degli Stati Uniti massimi vantaggi economici, politici e strategici con il minimo sforzo dal punto di vista organizzativo, finanziario e diplomatico rafforzamento del sentimento di superiorità razziale degli Stati Uniti la percezione e la rappresentazione dell’America Latina nel discorso politico-culturale e nell’opinione pubblica nordamericana poggiarono sulla governabilità, la diversità razziale e il binomio progresso-modernità, funzionali alla costruzione di un’immagine di arretratezza e barbarie del subcontinente, incapace di raggiungere la maturità politica per assicurare governi stabili e democratici. Causa principale di ciò era stata la lunga colonizzazione iberica e la carenza materiale e culturale ignoranza della realtà latinoamericana, rappresentazione stereotipata Questa rappresentazione aveva influenzato anche gli altri governi latinoamericani. In particolare, i conservatori si erano schierati a favore degli spagnoli e i liberali degli insorti. Dopo l’intervento degli Stati Uniti nel conflitto, i conservatori continuarono ad appoggiare la Spagna e i liberali gli Stati Uniti al di là delle divisioni, questa guerra rappresentò per i latinoamericani un primo momento di riflessione circa il loro destino e la loro identità Nascita di uno Stato. Panama e il canale interoceanico Il consolidamento del primato emisferico degli Stati Uniti avvenne durante i due mandati presidenziali di Theodore Roosevelt. Roosevelt ripropose la missione civilizzatrice degli Stati Uniti e la mise in pratica soprattutto nella zona centroamericana e caraibica, dove era ancora in sospeso la questione del canale interoceanico, che avrebbe dovuto essere sotto il controllo esclusivo degli Stati Uniti corollario Hayes alla dottrina Monroe 1880: la Colombia aveva concesso ad una società francese la realizzazione di un canale interoceanico che però non fu portato a termine 1893: gli Stati Uniti subentrarono nell’operazione Trattato Hay-Pauncefote (1901): Londra accettava che gli Stati Uniti costruissero autonomamente un canale a condizione di garantire la parità di trattamento ad altre nazioni e la libertà di transito Qual era il tracciato più idoneo? i lobbysti panamensi comprarono i diritti dalla società francese Trattato Hay-Herràn (1903): una fascia di territorio dell’istmo di Panama in affitto per cento anni, diritto di fortificarlo pur proclamandone la neutralità il Senato colombiano non ratificò il contratto giudicandolo in contrasto con la Costituzione, lesivo alla sovranità nazionale e troppo favorevole a Washington intervento militare degli Stati Uniti a favore degli indipendentisti panamensi 1903: indipendenza di Panama + Trattato Hay-Bunau Varilla: una fascia di territorio dell’istmo di Panama ceduto agli Stati Uniti, che si impegnavano a mantenere l’indipendenza di Panama 1904-14: costruzione del canale di Panama Politica ancora più interventista: - seconda crisi del Venezuela (1902-03): dato che il dittatore Cipriano Castro si dimostrava riluttante ad onorare l'ingente debito estero accumulato dal paese, i governi di Gran Bretagna e Germania inviarono navi da guerra per bloccare i porti, affondare la flotta e far sbarcare truppe per ottenere la restituzione dei crediti. Roosevelt esortò le parti in causa rivolgersi alla Corte internazionale dell’Aja per raggiungere un arbitrato - crisi della Repubblica Dominicana (1899-1905): negli anni novanta, sull’isola caraibica si riversarono forti investimenti stranieri. Nel 1893 una società di New York, la Santo Domingo Improvement Company, grazie al legame con il presidente dominicano Ulises Heureaux, aveva ottenuto la gestione del debito estero del paese caraibico, acquisendo anche il controllo delle sue finanze. Ma nel 1899 il presidente fu assassinato e la Repubblica Dominicana entrò in crisi. Gli Stati europei più esposti finanziariamente a Santo Domingo minacciarono di ricorrere all’uso della forza e gli Stati Uniti decisero di intervenire* Il big stick del poliziotto nordamericano corollario Roosevelt alla dottrina Monroe (1904): gli Stati uniti si autoattribuivano il ruolo di poliziotti emisferici e si dichiaravano pronti ad intervenire negli affari interni dei vicini del Sud ogni qualvolta l’instabilità politica e il caos economico lo avessero richiesto o avessero minacciato gli interessi statunitensi diplomazia del randello la dottrina Monroe diventava uno strumento preventivo e interventista * 1905: venne istituito un protocollo in base al quale il controllo delle dogane veniva affidato ad un amministratore statunitense nominato dal governo dominicano ma con il consenso della Casa Bianca, il debito pubblico nazionale non doveva salire senza l’assenso di Washington, più della metà delle entrate doganali doveva essere utilizzato per ripagare i debiti contratti con gli investitori stranieri Il corollario venne anche utilizzato per giustificare l’impiego della forza militare nel caso in cui un paese debitore si fosse rifiutato di sottomettersi ad arbitrato internazionale, in aperto contrasto con la dottrina Drago (1902) invocata in occasione della seconda crisi del Venezuela Tuttavia, al fine di sedare le preoccupazioni del Sud nei confronti della politica nordamericana, in occasione della III Conferenza panamericana (1906), il segretario di Stato Elihu Root compì un lungo viaggio in numerosi paesi del subcontinente per promuovere un’immagine meno belligerante degli Stati Uniti successo per la diplomazia nordamericana, anche se la più dura big stick diplomacy di Roosevelt guidò l’azione nel subcontinente ancora per molto tempo IL POTERE DEL DENARO, LA FORZA DELLE ARMI La diplomazia del dollaro Il successore di Roosevelt, William Howard Taft, fu molto più interessato a sviluppare una politica di promozione ed espansione dell’influenza finanziaria e bancaria degli Stati Uniti nei Caraibi e in America centrale. Taft e il segretario di Stato Philander Knox avevano ottime relazioni con l’establishment finanziario di Wall Street ed erano convinti che bisognasse approfondire la collaborazione tra il governo e i grandi gruppi capitalistici del paese impegnati all’estero. Taft pose quindi al centro dell’azione del suo governo gli investimenti all’estero e l’espansione commerciale, usando il capitale statunitense come strumento di penetrazione, ma non esitando a interferire anche sul piano politico e a intervenire militarmente. Offrì ai paesi in difficoltà economica prestiti condizionati per pagare i propri debiti, evitare l’intervento ed estromettere gli interessi delle potenze europee e risollevare le economie nazionali, in cambio della gestione delle loro finanze e dogane. Si avvalse inoltre del corollario Lodge alla dottrina Monroe, secondo la quale gli Stati Uniti non avrebbero tollerato la presenza di imprese non americane in zone strategiche del continente. Il tutto veniva condotto mettendo in risalto l’aspetto civilizzatore degli Stati Uniti diplomazia del dollaro Honduras, Haiti, Nicaragua Tuttavia, le pressioni della Casa Bianca non riuscirono a esportare la democrazia, né a risollevare le economie locali in difficoltà né ad ottenere risultati degni di nota sul piano sociale Gran parte degli investimenti erano concentrati nella produzione ed esportazione di prodotti agricoli tropicale, soprattutto le banane, le cui piantagioni non si saldavano con il resto dell’economia repubblica delle banane: la consistenza e l’importanza dei capitali statunitensi furono tali da limitare la sovranità nazionale United Fruit Company (UFCO) “El Pulpo” (1899): impero economico, monopolio del mercato delle banane e dei prodotti agricoli tropicali, influenza politica in tutta l’area caraibica e centroamericana, principale datore di lavoro, esercizio di poteri di polizia nelle sue proprietà, controllo dei mezzi di comunicazione, dei trasporti, delle banche e dei lavori pubblici una quota importante dei profitti era destinata agli Stati Uniti, dalla UFCO e dalle altre compagnie provenivano spesso le uniche entrate dello Stato, che non imponeva tassazione sul reddito né sulla proprietà, e i bilanci erano spesso superiori a quelli dello Stato dove operavano potere di pressione politica Woodrow Wilson e l’America Latina Quando Woodrow Wilson, contrario all’imperialismo, si insediò alla presidenza, affermò che la politica estera nordamericana si sarebbe basata sul rispetto dell’autodeterminazione dei popoli e sull’appoggio della causa democratica in tutti paesi del mondo. Uno dei suoi obiettivi principali era riconquistare la fiducia delle nazioni latinoamericane e stabilire accordi commerciali dai quali entrambi i contraenti avrebbero potuto ottenere vantaggi. L’intervento militare doveva essere effettuato solo se inevitabile e comunque temporaneamente, l’influenza finanziaria doveva mirare al benessere delle zone dove era diretta diplomazia missionaria Crollo della Borsa di Wall Street depressione mondiale ripercussioni sull’economia della regione: - crollo dei prezzi delle materie prime: non incise allo stesso modo in tutte le nazioni latinoamericane Cile, Bolivia e Messico: esportavano minerali, i paesi con cui commerciavano potevano ricorrere alle loro riserve, Argentina, Ecuador, Perù, Brasile e America centrale: esportavano prodotti agricoli e alimenti, i paesi con cui commerciavano non potevano ricorrere alle loro riserve + diminuzione dei flussi di capitali squilibrio esterno - debito pubblico, diminuzione delle entrate fiscali non copribile da prestiti esterni: la maggior parte dei governi latinoamericani fu costretta a destinare una quota consistente dei ricavi delle esportazioni al pagamento del debito, altri ridussero drasticamente le importazioni squilibrio interno abbandono del sistema monetario basato sulla convertibilità delle monete in oro, misure protezionistiche che favorirono soprattutto i settori non legati alle esportazioni 1932: il prodotto interno lordo risalì, il commercio internazionale riprese e il volume delle esportazioni incrementò, soprattutto grazie alla politica commerciale latinoamericana della Germania a danno della Gran Bretagna Novità: politiche di sviluppo basate sull'industrializzazione sostitutiva delle importazioni espansione del settore manifatturiero, dell'agricoltura per il consumo interno e altre attività , quali le costruzioni e i trasporti Argentina, Brasile, Messico, Cile, Perù, Colombia, Uruguay Cambiamento della composizione della produzione industriale prodotti chimici e farmaceutici, metalli e carta In ogni caso il settore industriale continuava ad essere modesto e incapace di superare le sue inefficienze, quali la scarsità di elettricità, la penuria di lavoro qualificato, il ristretto accesso al credito e l’uso di macchinari obsoleti. Molti governi latinoamericani si convinsero della necessità di interventi indiretti in favore del settore secondario e favorirono la nascita di organismi statali al fine di promuovere la formazione di nuove attività manifatturiere Cile In altri paesi invece l’intervento del capitale pubblico risultò più deciso Messico, Uruguay VERSO IL NUOVO ORDINE AMERICANO La politica del “buon vicinato” Asceso alla presidenza nel 1933, Franklin Delano Roosevelt attuò in ambito interno una restaurazione economica con il New Deal, e in ambito internazionale una moderata apertura. Nei confronti dell’America Latina attuò una politica di buon vicinato, basata sul principio del non intervento negli affari latinoamericani e con l’assunzione dell’impegno di non ricorrere alla forza mutamenti sul piano internazionale in seguito alla crisi, riduzione della presenza europea, organizzazione di Forze armate fedeli e a sostegno di regimi territoriali che garantissero la difesa dei loro interessi, mutazione dell’immagine dell’America Latina nel discorso imperiale nordamericano nuove conoscenze, messa in discussione degli stereotipi, rappresentazione di una realtà approdata alla modernità industriale e urbana pronta ad adottare lo stile di vita statunitense Turbolenze europee organizzazione interamericana = cooperazione e difesa emisferica, gestione collettiva dei problemi politici ed economici VII Conferenza panamericana (1933): i paesi membri si impegnavano a rinunciare a intervenire negli affari interni di un altro Stato, riduzione dei diritti doganali per incoraggiare il commercio interamericano, accordi in favore della pace 1934: ritiro delle truppe statunitensi dal suolo di altre nazioni del continente Conferenza panamericana di mantenimento della pace (1936): dichiarazione di solidarietà che stabiliva che un attacco ad uno degli Stati membri sarebbe stato considerato come rivolto anche a tutti gli altri VIII Conferenza panamericana (1938): Dichiarazione di Lima: solidarietà delle repubbliche americane, prevedendo, in caso di minaccia contro la pace, la sicurezza e l’integrità territoriale di un paese membro, il ricorso alla consultazione Il nazionalismo degli anni trenta Inquietudini e disagi causati dalla crisi spinta nazionalistica e lotta all’imperialismo straniero: - Messico: nel 1937 una questione salariale vide contrapposte le compagnie straniere e i lavoratori messicani. Le compagnie pensarono di poter risolvere il problema ignorando la sentenza, ma il presidente Làzaro Cárdenas decise di intervenire e nel 1938 ordinò l’espropriazione delle compagnie in base all’articolo 27 della Costituzione. Ne scaturì uno scontro con la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, dato che le rispettive compagnie chiesero di intervenire a difesa dei loro interessi 1942: risarcimento alle richieste dalle compagnie, creazione della compagnia statale Pétroleos Mexicanos (PEMEX) - Bolivia: 1936: ascesa del potere dei militari rispondere alle aspettative dei ceti medi urbani, atteggiamenti paternalistici e manipolatori nei confronti del proletariato industriale per contenere le pressioni sociali, risolvere l’arretratezza del paese, ridurre la presenza del capitale straniero 1937: nazionalizzazione del settore estrattivo, creazione della compagnia statale Yacimientos Petrolìferos Fiscales Bolivianos (YPBF) La penetrazione nazifascista e gli equilibri strategici continentali Precario equilibrio scaturito dai trattati di pace dopo la Prima guerra mondiale, incapacità della Società delle Nazioni di risolvere i conflitti politica aggressiva delle potenze fasciste europee fastidio di alcune società latinoamericane fedeli al nazionalismo, interesse di altre per alcuni motivi: proiezione autoritaria dei soggetti politici tradizionali, volontà di molti governanti di ricercare in Europa interlocutori diversi dagli Stati Uniti, immigrati tedeschi e italiani in posizioni di rilievo in campo economico, ascesa dei dittatori Antònio de Oliveira Salazar e Francisco Franco, favore delle gerarchie ecclesiastiche per il conservatorismo fascista e delle Forze armate per l’organizzazione, l’efficienza e la potenza militare La sicurezza degli Stati Uniti era legata al futuro politico ed economico dell’America Latina. Washington aveva il controllo sull’America centrale e l’area caraibica, mentre l’America meridionale non voleva recidere i legami commerciali con la Germania. Gli Stati Uniti si sentivano minacciati dalla penetrazione nazifascista e cercarono di promuovere i loro interessi strategici in America Latina, legittimando un sistema di difesa regionale gestito da loro e l’intervento militare a difesa della democrazia Lo scoppio della guerra e la neutralità delle Americhe Nel 1939 la Germania invase la polonia. Due giorni dopo la Gran Bretagna e la Francia le dichiararono guerra fonti di approvvigionamento, mercati di esportazione e servizi di credito a rischio per il subcontinente le repubbliche latinoamericane decisero misure di emergenza per tenere sotto controllo i prezzi delle merci importate e per prevenire eventuali speculazioni + Conferenza di Panama: neutralità, salvaguardia della pace dell’emisfero occidentale, cooperazione economica. Ciascuno Stato membro applicò le direttive come meglio credeva. Stesura della Black List, in cui furono inserite le ditte tedesche e quelle delle nazioni neutrali che intrattenevano scambi con la Germania. Le imprese vittime di questa guerra commerciale incontrarono grandi difficoltà ad ottenere permessi di navigabilità e licenze che certificassero che le loro merci da inviare in Europa non erano destinate alla Germania. Istituzione del Comitato consultivo economico e finanziario interamericano, che aveva il compito di prendere in considerazione tutti gli aspetti della cooperazione. Creazione della zona di sicurezza, che poteva essere assicurata solo dove si estendeva il controllo diretto degli Stati Uniti, ovvero nella zona caraibica, dove vennero rafforzati i circuiti di difesa. Esortazione agli Stati in guerra a condure le loro operazioni sulla base di principi umanitari primo passo della strategia statunitense tendente a portare gli Stati della regione nella sua orbita In generale la guerra impose una contrazione immediata dei mercati di esportazione, dei servizi di trasporto, delle risorse finanziarie e la perdita della maggior parte del mercato europeo consapevole dell’importanza di evitare il crollo dell’economia latinoamericana ed interessato ad assicurarsi il rifornimento di materie prime strategiche, Roosevelt lanciò un programma di cooperazione economica interamericana Export-Import Bank (1934): aumento degli investimenti e dei prestiti statunitensi verso l’America Latina, assistenza ai partner latinoamericani nello sviluppo delle risorse, nella stabilizzazione dell’economia e nella riorganizzazione del sistema di commercializzazione dei prodotti + Commissione interamericana di sviluppo (1940): crescita delle esportazioni/importazioni fra America Latina e Stati Uniti + Ufficio per il coordinamento delle relazioni commerciali e culturali (1940): influenza economica, varo di numerosi programmi culturali, medici ed educativi + Lend-Lease Act (1941): concessione di ogni forma di sostegno al Sud, anche materiale bellico Uniti contro le potenze dell’Asse II Conferenza dei ministri degli Esteri (1940): Assistenza reciproca e cooperazione difensiva delle nazioni americane: un attacco ad uno degli Stati americani sarebbe stato considerato come rivolto anche a tutti gli altri Stati e avrebbe previsto il ricorso a un meccanismo di consultazione + questione delle colonie e dei possedimenti europei nel continente americano a ridosso della zona caraibica: vi era il pericolo che quei territori potessero trasformarsi in avamposti dell’offensiva nazista nell’emisfero. Gli Stati Uniti si sarebbero quindi arrogati il diritto di giudicare quando l’indipendenza politica e la libertà d’azione di questi possedimenti fossero risultati in pericolo e, in tal caso, ne avrebbero assunto l’amministrazione provvisoria + Atto dell’Avana: creazione di un Comitato di emergenza, composto da un membro per ciascuna repubblica, che si sarebbe riunito su richiesta e avrebbe assunto l’amministrazione di un possedimento minacciato. In caso di pericolo le repubbliche avrebbero potuto agire senza aspettare la convocazione del comitato tappa intermedia verso la costruzione di un emisfero unito nella lotta al nazifascismo i paesi dell’America centrale caraibica accettarono le condizioni, quelli dell’America meridionale erano incerti Gli Stati Uniti si sentivano minacciati da possibili elementi nazisti presenti in varie nazioni: - Argentina: c’era chi voleva continuare la collaborazione con la Gran Bretagna per contenere l’espansionismo statunitense, chi riteneva fosse giunto il momento di schierarsi con gli Stati Uniti e un movimento nazionalista favorevole al neutralismo che condivideva alcuni aspetti del fascismo europeo - Brasile: il progetto più sentito dal governo brasiliano in quel momento era la costruzione della prima industria siderurgica, che la ditta tedesca Krupp si era offerta di finanziare strumento di pressione sugli Stati Uniti, che concessero consistenti aiuti finanziari il Brasile si avvicinò agli Stati Uniti, accettando di collaborare sul piano militare - Messico: circolavano voci di una crescente penetrazione nazifascista. Con lo scoppio della guerra in Europa, data la sua posizione strategica, gli Stati Uniti si resero conto che bisognava mettere fine alle divergenze. In ambito panamericano, il Messico divenne uno dei principali sostenitori della Sovietica. Il comunismo era considerato incompatibile con la democrazia. Di conseguenza, le agitazioni del mondo popolare furono considerate come ispirate dai comunisti e giudicate sovversive e antidemocratiche. In particolare, la principale preoccupazione della Casa Bianca era la penetrazione dei comunisti nei sindacati latinoamericani, poiché ritenevano che potessero minacciare gli interessi statunitensi soprattutto in settori industriali strategici Taft-Harley Act (1947): restrizioni in materia di scioperi e contrattazione collettiva, divieto di sindacati marxisti, allontanamento di dirigenti filosovietici dall’organizzazione mondiale dei lavoratori repressioni, messi fuorilegge i partiti comunisti istituzione di regimi conservatori, antidemocratici e militari la lotta al comunismo e il mantenimento degli interessi statunitensi avevano la priorità sugli sforzi per promuovere la democrazia nell’emisfero occidentale, in particolare se la dittatura si dimostrava più efficace nella lotta al pericolo rosso. Inoltre, gli interessi dei paesi del Primo Mondo richiedevano che i paesi latinoamericani continuassero a svolgere il ruolo di esportatori di materie prime e che aprissero le porte alle multinazionali. Per fare ciò non c’era bisogno della democrazie della riforma Gli Stati Uniti abbandonano i vicini del Sud L’America Latina era ancora considerata di grande importanza strategica ed economica dagli Stati Uniti, dato che la regione era inserita nella loro sfera di influenza. A questa importanza però corrispose una scarsa attenzione in termini militari ed economici, perché il subcontinente non rientrava nelle mire espansionistiche di Mosca, la Casa Bianca preferiva puntare sull’Europa e sull’Estremo Oriente e gli Stati Uniti erano diventati una potenza mondiale con interessi e preoccupazioni globali, soprattutto per quanto riguardava la minaccia sovietica alla Grecia e alla Turchia Conferenza di Rio de Janeiro (1947): orientamento dell’organizzazione interamericana nel contesto della guerra fredda. Trattato interamericano di assistenza reciproca: patto militare regionale con connotati difensivi che prevedeva un sistema di difesa collettivo e la convocazione di un organo di consultazione. Tutti gli Stati dovevano cooperare ma nessuno sarebbe stato obbligato a usare la forza, l’accordo non prevedeva la creazione di un comando militare La delusione dei governi latinoamericani per l'assenza di una mobilitazione militare nordamericana per la regione, giudicata costosa e inutile in assenza di una reale minaccia, fu grande. Tuttavia le reazioni non furono omogenee per l’incidenza di situazioni politiche interne differenti Argentina: il presidente Juan Domingo Peròn. Egli propose una linea equidistante dalle due superpotenze sbandierando i temi del nazionalismo, del populismo socializzante e dell’antimperialismo. Sul piano internazionale seguì una linea opportunistica, distinguendo tra l’azione negativa del comunismo in patria a quella positiva dello stesso sul piano mondiale, in quanto controbilanciava il predominio nordamericano. Il leader intendeva porsi alla guida di un blocco regionale in grado di negoziare alla pari con gli Stati Uniti e la Gran Bretagna IX Conferenza panamericana (1948): The Preservation and Defense of Democracy in America: incompatibilità del comunismo con la democrazia, raccomandazione ai paesi membri di adottare misure anticomuniste + stesura e firma della Carta dell’Organizzazione degli Stati Americani: assegnamento di una veste istituzionale al sistema panamericano. Tuttavia la nascita dell’OSA non pose fine alle incomprensioni fra Stati Uniti e paesi latinoamericani Nessun Piano Marshall per l’America Latina A Chapultepec gli Stati Uniti apparvero intenzionati a convincere i vicini del Sud ad abbracciare il libero commercio e ad aprire le economie nazionali agli investimenti stranieri. Viceversa i paesi del subcontinente reclamavano accordi commerciali tesi alla stabilizzazione dei prezzi delle loro esportazioni e a creare meccanismi di protezione dalle fluttuazioni del commercio mondiale. Bisognava inoltre cessare di ancorare le economie nazionali esclusivamente alla produzione di materiali strategici e stimolare, mediante l'introduzione di un rafforzamento delle barriere doganali, il settore industriale Consiglio economico-sociale interamericano: studiare gli strumenti più idonei per favorire lo sviluppo economico emisferico Carta economica delle Americhe: riduzione delle barriere commerciali, eliminazione degli eccessi di nazionalismo economico, impulso all’iniziativa privata il futuro dell’unità continentale di spendeva dallo sviluppo economico Piano Marshall (1947): programma di aiuti di vasta portata per la ricostruzione dell’Europa che non venne preso in considerazione per l’America Latina, costi troppi elevati e non necessari la Casa Bianca fece credere ai paesi latinoamericani che la rinascita dell’Europa avrebbe avvantaggiato le loro economie e che nel frattempo avrebbero potuto ottenere il capitale di cui avevano bisogno creando un clima favorevole agli investitori stranieri, praticando il libero commercio e puntando sull’industrializzazione per svincolarsi dalle esportazioni. Offrì anche l’impegno di incrementare le capacità di prestito dell’Export-Import Bank i paesi latinoamericani rimasero comunque delusi, indebolimento delle relazioni regionali 1949-52: il segretario di Stato Dean Acheson e il suo assistente per gli Affari latinoamericani Edward R. Miller dissero che Washington non avrebbe concesso aiuti ai paesi latinoamericani a meno che essi non avessero aperto le economie nazionali al capitale statunitense. La cooperazione economica multilaterale non era obbligatoria e le nazioni del subcontinente avrebbero dovuto seguire il modello di sviluppo statunitense basato sull’iniziativa privata L’indifferenza statunitense per i problemi economici della regione continuò a caratterizzare le relazioni interamericane per tutti gli anni cinquanta cambio di scenario con l’accentuazione dell’antiamericansimo, la penetrazione del comunismo e l’ascesa di Fidel Castro IL NEMICO CONTINENTALE Fuori il comunismo dalle Americhe Nel 1950 il diplomatico George Kennan effettuò un viaggio in America Latina, dove sostenne che i comunisti stavano tentando di introdurre nell’emisfero occidentale un sistema politico ostile a quello nordamericano e che l’unica risposta possibile consistesse nella dura repressione della sinistra marxista subordinazione di ogni questione al confronto con l’Unione Sovietica giustificazione per le azioni da intraprendere: campagne di informazione/disinformazione, programmi di controinsurrezione, ricatti economici, aiuti militari ai regimi locali fedeli, sostegno ad insurrezioni armate o intervento militare diretto Guerra di Corea: l’America Latina non si mobilitò militarmente, ma vennero comunque stretti degli accordi di assistenza militare bilaterali Dwight D. Eisenhower e il segretario di Stato John Foster Dulles erano ferventi anticomunisti, ma il presidente comprese che dietro l’emergere nei paesi in via di sviluppo di un energico nazionalismo c’era l’Unione Sovietica, che cercava di sfruttare le tensioni nella periferia sottosviluppata per porsi alla guida della rivoluzione mondiale 1953: Eisenhower formulò le linee guida della sua politica regionale: solidarietà emisferica come obiettivo chiave delle relazioni interamericane, allineamento dei paesi latinoamericani alla lotta contro l’Unione Sovietica e il comunismo, finanziamenti e assistenza militare ai regimi latinoamericani anticomunisti o dittatoriali, abbattimento dei governi democraticamente eletti, riconsiderazione del non intervento e degli obblighi contratti con la firma della Carta dell’OSA élite militare latinoamericana formata sulla base delle esigenze strategiche nordamericane, i militari e futuri dittatori divennero i più fedeli alleati degli Stati Uniti La rivoluzione boliviana 1952: riforma agraria e nazionalizzazione delle miniere di stagno tollerata dagli Stati Uniti: nazionalista, non ledeva gli interessi statunitensi, non aveva legami ideologici con il comunismo, il presidente Paz Estenssoro era moderato e contrario al conflitto di classe, la partecipazione economica statunitense nel paese era modesta 1954: gli Stati Uniti concessero alla Bolivia aiuti economici, anche per vincere la diffidenza dei vicini meridionali e soprattutto perché non potevano fare affidamento sulle élite e sui militari boliviani per contrastare la rivoluzione la politica boliviana non si radicalizzò, l’economia nazionale si aprì al libero commercio e agli investimenti stranieri e il governo raggiunse importanti obiettivi grazie agli aiuti statunitensi Il golpe in Guatemala 1944: Juan José Arévalo al potere, deciso a ridimensionare la povertà della maggioranza della popolazione e le disuguaglianze economico-sociali 1951: colonello Jacobo Arbenz Guzmàn al potere, deciso a completare la riforma agraria che assegnava al governo la facoltà di espropriare e ridistribuire la terra incolta dei latifondi pericolo per gli obiettivi strategici della Casa Bianca, in quanto il più grande proprietario terriero e principale datore di lavoro privato del paese era la United Fruit Company. Eisenhower spalleggiò la compagnia sulla questione del risarcimento, avanzando esagerate e strumentali accuse di infiltrazione comunista nel governo del Guatemala X Conferenza panamericana (1954): ingresso della guerra fredda nell’emisfero occidentale, Dichiarazione di Caracas: risoluzione per un’azione continentale contro il comunismo internazionale ostilità dei paesi latinoamericani che non consideravano il comunismo come un’aggressione esterna e difendevano il principio del non intervento operazione coperta Operation Success (1954): invasione del Guatemala da parte di un corpo di controrivoluzionari addestrati dalla CIA e guidati dal colonnello Carlos Castillo Armas che, consapevole della loro debolezza, fece propaganda per far credere che la lotta fosse cruenta e diffusa e controllò lo spazio aereo nazionale Armas divenne presidente repressione interna, abolizione delle misure emanate nella stagione riformista fallimento nel pacificare il paese, Armas assassinato nel 1957 Il post Guatemala 1954: la Casa Bianca acconsentì a discutere in ambito multilaterale i problemi economici del subcontinente. Washington acconsentì solo all’aumento della capacità di prestito dell’Export-Import Bank crescita del malcontento e del sentimento antistatunitense 1958: Richard M. Nixon compì un viaggio nei paesi latinoamericani ma venne accolto in modo ostile. Allora Milton, fratello di Eisenhower, compì un altro viaggio per sondare i bisogni della regione Operaciòn Panamérica: creazione di una banca di sviluppo, accordo per la stabilizzazione dei prezzi delle materie prime, abbassamento delle tariffe per i paesi più poveri, creazione di un ente finanziario interamericano Stati Uniti: promozione del commercio e degli investimenti privati vs America Latina: potenziamento del settore industriale per diversificare le esportazione e ridurre la dipendenza dai beni strumentali importanti La presidenza di Eisenhower si chiuse con due episodi critici: - Repubblicana Dominicana: per rovesciare la dittatura di Rafael Leònidas Trujillo, nel 1959 venne redatta la Dichiarazione di Santiago che stigmatizzava l’esistenza di regimi antidemocratici, si pronunciava in difesa dei diritti umani fondamentali e patrocinava lo stabilimento della democrazia rappresentativa come mezzo per contrastare la diffusione dei movimenti rivoluzionari. L’anno successivo il regime Trujillo fu condannato per aggressione al presidente venezuelano Ròmulo Betancourt e sottoposto a sanzioni: la sospensione delle relazioni diplomatiche con gli Stati americani e l’interruzione parziale delle relazioni economiche. Nel 1961 Trujillo venne assassinato e nel 1962 l’OSA tolse le sanzioni - La rivoluzione cubana Guatemala eccesso di fiducia nelle operazioni coperte, radicalizzazione di gruppi e personalità accomunati da un forte sentimento nazionalista e antimperialista politiche tradizionali alleanza fra tecnocrazia civile e istituzione militare: conciliazione della partecipazione all’economia internazionale e delle esigenze di sviluppo e crescita economica, formulazione di dottrine di sicurezza nazionale elaborazione di un progetto nazionale in base al quale accrescere il potere del paese, la cui realizzazione richiedeva il mantenimento della pace sociale e dell’unità nazionale, la presenza delle Forze armate in grado di attuare gli obiettivi nazionali e l’individuazione di un nemico da sconfiggere nemico interno = comunismo nazionale e internazionale: categoria in cui rientrava chiunque si opponesse al progetto autoritario supporto politico, ideologico e materiale degli Stati Uniti allineamento agli interessi statunitensi in politica estera Le “mele marce”: le dittature militari degli anni sessanta e settanta Kennedy non accolse con favore la caduta dei governi riformisti che intendeva sostenere. I suoi successori invece si dimostrarono più comprensivi nei confronti dei regimi autoritari, affermando di non poter impedire i golpe e concentrandosi più sulla stabilità politica e la crescita economica che sulla democrazia e le riforme sociali dottrina Mann (1964): promozione della crescita economica regionale, protezione degli investimenti privati statunitensi, opposizione al comunismo, indifferenza per il tipo di regime al potere approvazione esplicita dei governi autoritari, purché non in violazione delle regole di condotta minime condivise dalla comunità internazionale + eccezione al principio del non intervento in causa di lotta al comunismo prima applicazione della dottrina in Brasile Dal riformismo militare alla presidenza Nixon Perù, Bolivia, Panama, Ecuador: regimi militari rivoluzionari incarnazione di un militarismo nazionalista e riformista modernizzazione della società, riduzione della dipendenza e della povertà, antimperialismo politica sociale di sviluppo e sulla sicurezza nazionale L’azione di tali regimi fu possibile per il disimpegno degli Stati Uniti alle prese con la guerra in Vietnam. Quando la situazione sul piano mondiale mutò, la Casa Bianca tornò alle maniere forti. In quegli anni alla presidenza c’era Nixon, il quale impose una parziale revisione della politica da adottare nei confronti dei vicini del Sud, in primo luogo accantonando il programma di aiuti creato con l’Alleanza per il progresso. Decise però di ricorrere ai prestiti multilaterali, si impegnò a ridurre le barriere doganali nordamericane per agevolare l’ingresso dei prodotti latinoamericani e assunse una condotta più favorevole ai partner meridionali. Voleva ridurre la partecipazione diretta del governo nelle questioni continentali, sostituendola con programmi mirati di sostegno economico- militare solo verso particolari paesi ed élite. Sul versante politico-strategico assunse una condotta più intransigente in merito all’ascesa dei governi riformisti, mediante la debilitazione delle economie locali, il sostegno e l’incoraggiamento alle opposizioni, ai cospiratori di destra e alle fazioni militari con intenzioni golpiste e l’influenza dell’opinione pubblica mediante l’uso della propaganda 1970-73: Nixon e il suo consigliere per la sicurezza nazionale Henry Kissinger boicottarono il governo di Salvador Allende perché pensavano che la sua permanenza al governo avrebbe potuto creare un effetto domino in Europa occidentale Il Cile da Allende a Pinochet 1970: Salvador Allende, marxista alla guida della coalizione Unidad Popular, venne eletto presidente. Egli voleva attuare una transizione pacifica al socialismo. All’inizio i militari non erano contrari al governo di Allende, ma in seguito vennero istigati sempre di più dalla destra politica e dalla CIA e si convinsero che non vi era altro rimedio se non ricorrere alla forza e prendere il potere per arrestare la conflittualità politico-sociale e la deriva economica. Inoltre, le Forze armate cilene avevano un legame stretto e proficuo con gli Stati Uniti, che offrirono sostegno militare e misero in atto un blocco economico. Ma alla caduta di Allende contribuirono anche l’élite locale cilena, che attuò un sabotaggio economico e un ostruzionismo politico in Parlamento, le divisioni tra i sostenitori del presidente e una massiccia campagna di propaganda tesa a screditare il governo condotta dai media di destra 1973: le Forze armate, guidate dal generale Augusto Pinochet Ugarte, rovesciarono Allende regime militare burocratico-autoritario con un preciso progetto socioeconomico: centralità del libero mercato, privatizzazione di imprese nazionali, contrazione della spesa pubblica, limitazione dei servizi sociali, liberalizzazione del commercio, riduzione dei salari reali, soppressione dell’attività sindacale, facilitazioni per gli investimenti stranieri. Il mantenimento della pace venne garantito mediante la creazione di una forza di polizia segreta controllata da Pinochet, la Direcciòn de Inteligencia Nacional (DINA), che fu responsabile di uccisioni e torture anche fuori i confini del paese Operaciòn Còndor: servizi di intelligence di Cile, Argentina, Brasile, Uruguay, Paraguay e Bolivia + collaborazione di FBI e CIA per neutralizzare il comunismo terrorismo di Stato I regimi militari in Uruguay e Argentina - Uruguay: i militari si trovarono di fronte a un governo di destra guidato dal presidente Juan Marìa Bordaberry. In crisi tra il modello di sviluppo nazionale centrato sull’allevamento e sull’esportazione dei prodotti da esso ricavati, in ragione della diversa e peggiore congiuntura internazionale, cosa che aveva spinto l’élite nazionale a pretendere l’adozione di un programma di contenimento della spesa pubblica. Ciò provocò un’ondata di scioperi, l’inizio di una protesta popolare, l’azione clandestina del Movimiento de Liberaciòn Nacional-Tupamaros (MLN) e l’avanzamento della coalizione dei partiti di sinistra in Parlamento. In questo clima entrarono in gioco i militari, che si proposero come forza di governo 1976: le Forze armate rovesciarono Bordaberry ed ebbe inizio uno regime militare burocratico-autoritario con modello socioeconomico sulla base di quello cileno - Argentina: nel 1976 un colpo di Stato militare rovesciò il governo di Isabel Martìnez de Peròn. Venne istituito un regime militare burocratico-autoritario e inaugurato il Proceso de Reorganizaciòn Nacional, che aveva tre obiettivi principali: eliminazione della minaccia sovversiva, soppressione della corruzione e superamento del caos economico. Il programma economico era di stampo liberista, centrato su contenimento dell’inflazione, congelamento dei salari, riduzione del deficit fiscale, apertura al mercato internazionale e facilitazioni per gli investimenti stranieri. Inoltre il programma prevedeva anche una dura politica di repressione sia contro la guerriglia di sinistra che contro i civili che li appoggiavano desaparecidos La presidenza Carter 1977: elezione del presidente Jimmy Carter svolta nelle relazioni interamericane: Carter si propose di migliorare l’immagine degli Stati Uniti in America Latina attraverso l’enfasi posta sulle questioni morali e la conseguente opposizione ai regimi che violavano i diritti umani e il rispetto del principio del non intervento campagna a difesa dei diritti umani e della democratizzazione, riduzione dell’assistenza economica e militare - Panama: Trattato Torrijos-Carter (1977): recupero da parte di Panama della sovranità della zona del canale interoceanico, fine della proprietà statunitense - Cuba: già Gerald Ford si era dimostrato disponibile a rivedere la sua posizione nei confronti del regime castrista e nel 1975 aveva votato a favore della risoluzione che rimuoveva le sanzioni dell’OSA contro Cuba e che permetteva ai paesi di riallacciare le relazioni diplomatiche con il paese. Carter tentò di persuadere Cuba a diminuire la partecipazione militare in Africa e a non interferire negli affari interni di altri Stati dell’emisfero. Nelle due capitali vennero create delle agenzie di interesse nel 1979 i rapporti tornarono tesi quando Carter denunciò la presenza sull’isola di un’unità di combattimento sovietica e quando nel 1980 ci fu una fuga consistente di immigrati verso gli Stati Uniti, che Castro sfruttò per liberarsi di individui indesiderati, contenere il dissenso e diminuire la disoccupazione. Infine Cuba si rifiutò di ridurre l’impegno nei conflitti africani Alla fine degli anni settanta l'America centrale fu teatro di una nuova ondata rivoluzionaria: - Nicaragua: qui la guerriglia conseguì i risultati migliori. Il Frente Sandinista de Liberaciòn Nacional (FSLN) portava avanti la sua lotta contro la dinastia dei Somoza fin dal 1961, lotta che poggiava su una tradizione nazionalista, rivoluzionaria e antimperialista e su un messaggio politico interclassista ispirato sia al marxismo che alla teologia della liberazione. Il movimento si aprì poi al contributo delle forze urbane e rurali e delle classi medie e imprenditoriali. Anche la Chiesa cattolica appoggiava il movimento e forte era il richiamo simbolico e popolare della figura di Augusto César Sandino 1979: i sandinisti si impadronirono del potere, grazie anche al ritiro del sostegno di Carter all’amministrazione di Anastasio Somoza Debayle. La condotta della Casa Bianca fu però più ambigua: Carter, temendo che il Frente Sandinista avrebbe creato un regime con una forte impronta marxista, invitò Somoza a introdurre riforme sociali e politiche come mezzi per arrestare l’attività ribelle, per favorire una transizione politica con la quale far giungere al potere forze quantomeno moderate. Ma la dittatura continuò a ricorrere alla soluzione militare. E quando i sandinisti presero il potere, Carter pensò che presto avrebbero ammorbidito il loro impeto radicale. Ma non fu così: la presenza sempre più numerosa di consiglieri cubani e sovietici e gli indizi che il governo standista stesse fomentando rivoluzioni in altri paesi lo indussero ad abbandonare il suo approccio conciliatore e a scegliere una politica di maggiore fermezza - El Salvador: l’opposizione popolare al governo militare aumentò con le frodi elettorali del 1972 e 1977 e con la brutalità del regime del generale Carlos Humberto Romero. Nacque così il Frente Farabundo Martì para la Liberaciòn Nacional (FMLN) che stabilì un’alleanza con il Frente Democràtico Revolucionario (FDR) 1979: la giunta riformista prese il potere ma non mantenne le promesse di cambiamenti politici e sociali 1981: ultima ondata rivoluzionaria sconfitta a causa dell’unione della classe dirigente e della divisione dei guerriglieri. Inoltre, questa volta Carter aveva sostenuto con aiuti economici e militari il governo, rappresentando una sconfessione della politica a difesa dei diritti umani e un ritorno alla pratica di sostegno dei regimi repressivi IL SUPERAMENTO DELLA GUERRA FREDDA La presidenza di Ronald Reagan 1981: Ronald Reagan venne eletto presidente dopo una campagna elettorale centrata sull’esasperazione della lotta al comunismo e all’Unione Sovietica per la tutela della sicurezza nazionale e sull’imperativo di ridare nuovo slancio alla supremazia globale degli Stati Uniti. Ciò sarebbe avvenuto solo grazie ad una politica aggressiva. In America Latina Reagan smise di patrocinare il rispetto dei diritti umani e si scagliò indistintamente contro i guerriglieri, fornì sostegno politico-diplomatico e materiale alle dittature, ritornò alla politica del duro confronto con Cuba e pose le vicende dell’America centrale e caraibica al primo posto. Venne varata l’Iniziativa del bacino dei Caraibi (1981), che considerava l’America centrale e i Caraibi un’unica regione di importanza fondamentale per Washington tale da giustificare la concessione di aiuti economici, di facilitazioni per l’ingresso dei suoi prodotti nel mercato latinoamericano e di esenzioni fiscali per le aziende nordamericane che avessero investito nell’area. Ma la strategia principale rimase lo strumento militare: Washington armò i paesi centroamericani e mise in atto una miscela di operazioni segrete, di propaganda e di pressioni economiche e diplomatiche guerra di bassa intensità: lunga, sfibrante e dispendiosa per logorare il nemico molti parlamentari auspicavano a una politica di riforme e di rispetto dei diritti umani, preferendo la via negoziale a quella militare - Panama: nel 1989 Noriega annullò le elezioni presidenziali durante le quali il suo candidato era stato sconfitto. Bush autorizzò l’Operation Just Cause, con la quale i militari statunitensi invasero Panama e ne presero il controllo. Nel 1992 Noriega fu catturato, accusato di contrabbando di droga e condannato a una pena detentiva prima invasione unilaterale in America Latina a partire dagli anni venti - Cuba: nonostante il tramonto del comunismo, nel 1992 venne approvato il Cuban Democracy Act con cui si accentuava l’embargo vietando alle filiali di aziende statunitensi all’estero di commerciare con Cuba, proibendo l’accesso ai porti nordamericani di navi che nei sei mesi precedenti avevano fatto scalo a Cuba, estendendo l’embargo ai medicinali e attribuendo al presidente la facoltà di applicare ritorsioni economiche agli Stati che fornivano assistenza all’isola Per quando riguarda il subcontinente, nel 1990 Bush lanciò la Free Enterprise Initiative for the Americas, che prevedeva l‘incremento degli aiuti statunitensi e la negoziazione di accordi di libero scambio con gli Stati latinoamericani e le basi per un accordo con Canada e Messico North American Free Trade Agreement (NAFTA)(1991): area di libero commercio tra i paesi membri attraverso l’eliminazione di dazi, tariffe e barriere commerciali, speranza per una futura integrazione commerciale continentale. Tuttavia l’accordo aveva suscitato l’opposizione della piccola imprenditorialità e dei sindacati, timorosi di una perdita di posti di lavoro a causa del più basso costo della manodopera messicana 1994: il NAFTA entrò ufficialmente in vigore Clinton e le sfide all’egemonia statunitense di fine millennio 1993: il successore Bill Clinton non riuscì ad andare oltre al NAFTA, anche perché nel 1994 le elezioni parlamentari diedero la maggioranza ai repubblicani, che non volevano appoggiare un piano che non sembrava giovare all’economia nazionale, e il Messico entrò in crisi. Inoltre, poco dopo molti partener latinoamericani meridionali realizzarono che la creazione di un’area di libero commercio continentale avrebbe potuto aumentare la loro dipendenza dagli Stati Uniti. Ragion per cui Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay si unirono nel Mercado Comùn del Sur (MERCOSUR) (1995), che proponeva anche di migliorare gli scambi tra i paesi aderenti, accentuare la competitività sul mercato internazionale e incrementare i vincoli commerciali con Europa e Giappone A parte il versante economico-commerciale, Clinton si dimostrò indifferente all’America Latina, perché gli Stati Uniti erano esposti in altri contesti geopolitici e il subcontinente sembrava una regione pacificata, eccetto Cuba. La legge Helms-Burton (1996) inasprì l’embargo, rifiutando il visto di ingresso a dirigenti e azionisti di ditte straniere con investimenti sull’isola, prevedeva sanzioni per i proprietari di beni confiscati a cittadini statunitensi e per coloro che producevano articoli con componenti cubane e consentiva ai precedenti proprietari di intentare cause per riprendersi tali beni La Casa Bianca cercò di arrestare la coltivazione e la produzione di sostanze stupefacenti, in particolare in Colombia, Bolivia, Perù, Ecuador e Messico e accentuò la sorveglianza. Ciò avrebbe dovuto far aumentare i prezzi del prodotto e scoraggiarne il consumo. Sia Reagan che Bush avevano promosso leggi che fornivano aiuti economici e soprattutto autorizzavano l’uso dell’esercito e di misure repressive per la lotta alla droga sotto invito del paese ospitante. Clinton seguì la stessa linea, ma col tempo i finanziamenti economici diminuirono a favore dell’assistenza militare e del finanziamento delle forze antinarcotrafficanti, il cui impiego spesso si discostava dalla lotta alla droga per indirizzarsi alla repressione dell’opposizione politica e dei movimenti sociali la lotta alla droga ha prodotto più guasti che benefici: aumento del livello di violenza, della corruzione, delle spese militari nuova minaccia per le democrazie latinoamericane, nuova forma di ingerenza degli Stati Uniti negli affari interni dei paesi latinoamericani In questi anni l’ingresso illegale di immigrati latinoamericani, specialmente messicani, venne considerato sempre più come un problema che come una risorsa. Il fenomeno divenne da temporaneo di giovani maschi a insediamento di lungo periodo di intere famiglie. Nella classe dirigente e politica e nell’opinione pubblica si diffuse la convinzione che questi flussi minacciassero il benessere e la prosperità del paese, la struttura sociale, l’identità culturale e linguistica e la composizione dell’elettorato. Washington seguì tre approcci: gestione selettiva degli ingressi a seconda dei gruppi nazionali, scoraggiamento delle aziende a ingaggiare manodopera immigrata illegale e legalizzazione di quella già presente, accentuazione dei controlli grazie anche al ricorso delle forze militari inasprimento dei rapporti fra Stati Uniti e Messico, violenza sui clandestini, aumento dell’attività dei mercanti di uomini e dei rischi corsi dai clandestini per la ricerca di nuove e pericolose vie d’ingresso negli Stati Uniti L”unilateralismo radicale” di George W. Bush 2001: George W. Bush proclamò di voler porre gli affari regionali al centro dell’agenda politica della sua amministrazione. Gli attacchi alle Twin Towers e al Pentagono avevano fatto credere in un rafforzamento dei legami fra Stati Uniti e America Latina, con i governi latinoamericani che avevano assicurato pieno sostegno ai vicini del Nord nella lotta al terrorismo internazionale. Inoltre, anche la continuazione della politica di Clinton, il rafforzamento dei regimi democratici e la realizzazione delle tappe previste per la creazione dell’Area di libero scambio per le Americhe (ALCA) lasciavano immaginare un salto di qualità nei rapporti 2002: cambiamento di orientamento della politica statunitense, recupero del pensiero strategico da guerra fredda: lotta al comunismo lotta al terrorismo Spostamento dell’orizzonte della politica estera caduta nell’oblio dell’America Latina: - Argentina: nel 2001 ci fu una crisi economica alla quale seguirono instabilità politica e sociale e Bush non fece niente a riguardo - Venezuela: nel 2002 ci fu un tentativo di golpe da parte della Casa Bianca contro il presidente Hugo Chàvez Frìas, populista, antimperialista e uno dei leader più popolari in America Latina che promosse l’Alternativa bolivariana para las Américas (ALBA) con il proposito di raggiungere una cooperazione politica, sociale ed economica ritorno a pratiche interventiste, incapacità di svolgere un’azione di mediazione in situazioni di crisi The National Security Strategy of the United States of America (2002): formazione di intese solo con Messico, Canada, Brasile, Cile e Colombia per ragioni strategiche priorità da assegnare ai temi vincolati alla sicurezza e quello della soluzione del conflitto colombiano riclassificazione del conflitto da guerra contro il narcotraffico/la guerriglia a guerra contro il terrorismo aumento dell’impegno finanziario per sostenere lo sforzo militare colombiano, riduzione delle possibilità delle autorità di riprendere il dialogo con i gruppi guerriglieri Il progetto dell’Area di libero scambio delle Americhe incontrò le resistenze dei principali partner latinoamericani. Soprattutto il Brasile di Luiz Inàcio da Silva “Lula” e l’Argentina di Néstor Kirchner volevano giungere alla creazione di un blocco regionale economico, istituzionale, politico e culturale che fosse in grado di negoziare alla pari con tutti i principali attori internazionali, sulla linea del MERCOSUR. Washington allora puntò a un’integrazione parziale e si affidò a intese bilaterali, ma guardò con sospetto ai governi di Brasile, Argentina e Venezuela per l’apparente spostamento su posizioni di centrosinistra. Questa interpretazione metteva tuttavia insieme delle esperienze di governo molto distanti tra loro e non teneva conto delle diverse esigenze nazionali. Tra sinistra moderata e radicale esistevano però dei punti di contatto, come la comune diffidenza verso gli Stati Uniti e la necessità di riformulare i rapporti tra le due Americhe, assegnando al subcontinente un peso maggiore La critica dei latinoamericani investì anche il metodo della guerra preventiva in occasione della seconda guerra all’Iraq, in quanto la minaccia del terrorismo internazionale non venne considerata come un problema della stessa gravità di quello dell’instabilità politica, sociale ed economica. Alcuni Stati aderirono solo per ragioni di opportunità politica In materia di immigrazione la Casa Bianca si mostrò poco disponibile al dialogo e nel 2006 vennero varate misure repressive che prevedevano la costruzione di un muro sul confine messicano- statunitense e la sua militarizzazione. Ciò alimentò ancor di più la corruzione e la violenza e non fermò l’ingresso dei clandestini Ma è anche vero che i paesi latinoamericani colsero il disinteressamento di Washington come qualcosa di positivo che i mise al riparo da ulteriori interferenze. Per gli Stati Uniti invece il disinteresse fu negativo, perché diminuì la loro influenza e vennero scalzati da altri attori internazionali come referente privilegiato Spagna: investimenti, punto di riferimento in ambito culturale-scientifico e politico-diplomatico, Cina: investimenti, interscambio commerciale, aiuti Conclusioni. Barack Obama e le prove di dialogo tra Nord e Sud delle Americhe Bush ha dissipato un patrimonio di buone relazioni con il Sud e non ha compreso l’evoluzione del subcontinente verso sinistra. Si è rafforzata una tendenza in base alla quale l’unico paese saldamente al fianco di Washington è la Colombia, per via degli aiuti militari che riceve dall’alleato Il sistema interamericano poggia ancora sulla centralità degli Stati Uniti, ma la supremazia sui paesi latinoamericani è molto più sfumata. Questo perché Barack Obama vuole arrestare il declino del suo paese e allo stesso tempo ricercare un nuovo equilibrio. Ma per contribuire concretamente alla riqualificazione dei rapporti interamericani e ridurre la diffidenza che i paesi latinoamericani nutrono per i loro vicini del Nord, gli Stati Uniti dovrebbero dimostrarsi meno intransigenti nella gestione delle relazioni con alcune nazioni del subcontinente, riconoscendo gli interessi strategici divergenti dei paesi latinoamericani e manifestando interesse per il dialogo e la collaborazione. Dovranno inoltre affrontare in maniera diversa anche gli aspetti relativi al tema dell’immigrazione illegale, delle risorse energetiche e naturali e del narcotraffico. D’altra parte, i paesi del Sud dovranno presentarsi uniti nelle consultazioni con gli Stati Uniti. Questo nuovo corso non dovrà poi essere abbandonato V Vertice delle Americhe (2009): impegno degli Stati Uniti nel ridefinire la cooperazione emisferica su basi paritarie e solidali, disponibilità a normalizzare i rapporti con Cuba, riammissione dell’isola nell’OSA risultato simbolico: politica di stampo roosveltiano, disponibilità al dialogo le Americhe hanno mostrato il loro volto multirazziale e multietnico, superando le distanze ideologiche e culturali impossibilità di usare la scusa dell’antiamericanismo
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