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Stato e Società nell'Europa del 600, Appunti di Storia

L'ascesa dell'assolutismo monarchico nell'Europa del XVII secolo, con la concentrazione del potere decisionale nelle mani del sovrano e la marginalizzazione di altre istituzioni politiche come l'aristocrazia feudale e le gerarchie ecclesiastiche. Viene descritto il ruolo delle assemblee rappresentative e dei ceti sociali, tra cui il clero, la nobiltà e il terzo stato. Il documento si concentra sulle differenze tra i diversi paesi e sulle condizioni sociali dei ceti, con particolare attenzione alla nobiltà e alla corte.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 02/03/2022

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Scarica Stato e Società nell'Europa del 600 e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! STATO E SOCIETÀ NELL’EUROPA DEL 600 Nell'Europa del XVII secolo la monarchia era la forma di governo più diffusa. In Occidente, la monarchia per diritto divino aveva già preso forma negli ultimi secoli della civiltà romana, tuttavia, vi era una grande differenza in quanto gli Stati europei erano strutture politiche compatte dal punto di vista territoriale e avevano un apparato amministrativo e militare solido. Uno degli effetti di questo processo era stato il consolidamento del primato politico del sovrano. I re accentrarono nelle proprie mani una buona parte del potere decisionale, che in precedenza era invece limitato da altre istituzioni politiche come l’aristocrazia feudale e le gerarchie ecclesiastiche. La forza economica della corona permise ai sovrani di distribuire stipendi e cariche tra i propri collaboratori fidati, costruendo solidi vincoli di fedeltà con una parte della nobiltà, e crearono un ceto di origine non nobile ma da lui innalzato: la nobiltà di toga, contrapposta alla nobiltà di spada. In questo modo il re acquisì un'immagine di potenza e prestigio che accresceva il principio dell’indiscutibile superiorità del re rispetto a ogni altra istituzione politica. I sovrani alimentarono questa immagine attraverso la propaganda culturale e incentivarono i culti religiosi della loro personalità, basati sull'attribuzione al sovrano di autorità derivanti dalla volontà divina. La progressiva affermazione del primato del sovrano può essere identificata come “assolutismo monarchico”, per indicare che il re era libero dal controllo di ogni autorità e da ogni vincolo, anche quello della legge, e rispondeva delle sue azioni soltanto di fronte a Dio. Nel Medioevo il re era considerato difensore della legge, mentre in età moderna il sovrano è capo dello Stato e del Governo e fonte unica del diritto. Tuttavia, si riconosceva l'esistenza di leggi fondamentali che il sovrano era tenuto a rispettare, per esempio la legge Salica, che in Francia regolava la successione al trono per linea maschile. Inoltre, all'interno delle monarchie assolute sopravvivevano altri centri di potere, come i poteri feudali e signorili. L’assolutismo ebbe delle differenze tra i diversi paesi a seconda del conseguimento di alcuni risultati, come la formazione di eserciti stabili composti da militari professionisti; la completa gestione della politica estera; la crescita delle risorse finanziarie fiscali; l'aumento di funzionari pubblici; e la limitazione dei poteri della nobiltà feudale. I sovrani dovettero anche assicurarsi il consenso e l'appoggio delle élite e giocò un ruolo molto importante la corte, che non era soltanto la residenza del monarca, ma soprattutto la sede e il centro del governo. Per questo motivo la nobiltà era desiderosa di vivere a corte, in modo tale da essere vicina al potere. Allo stesso tempo questo era per la corona un segno dell'accettazione da parte della nobiltà del primato del sovrano. L'organizzazione della corte richiedeva inoltre un gran numero di incarichi, che il sovrano attribuiva ai membri delle famiglie a lui più fedeli. In questo modo la presenza a corte garantiva loro anche una rendita o una pensione. LE ASSEMBLEE RAPPRESENTATIVE Il sistema monarchico prevedeva però la presenza di altre istituzioni. Subito dopo la corona c'era l'assemblea rappresentativa, per difendere gli interessi dei diversi ceti delle società. Queste istituzioni vennero indicate con nomi diversi: Stati generali in Francia, Parlamento in Inghilterra, Cortes nei regni di Castiglia, Aragona e Portogallo e Dieta nel Sacro romano Impero. Avevano il potere di intervenire per chiedere la revisione di una legge, la ripartizione delle tasse e di esprimere un parere in merito a questioni religiose. Era quindi un potere efficace soltanto se il sovrano era disponibile alla trattativa, ma allo stesso tempo non potevano essere ignorate perché rappresentavano un mezzo di dialogo con i ceti agiati. In Francia però sovrani riuscirono a marginalizzare l'assemblea degli Stati regionali, che non vennero convocati dal re per oltre un secolo e mezzo, dal 1614 al 1789. Le assemblee rappresentative si riunivano, su richiesta del sovrano, una sola volta all'anno e concludevano con giuramenti di fedeltà alla corona. I rappresentanti erano scelti con sistemi di voto ristretto e la rappresentanza era ripartita in base alla suddivisione dei sudditi. Per esempio, in Francia clero e nobiltà votavano in modo separato dal “terzo stato”, che riuniva tutti i sudditi non ecclesiastici e non nobili. I CETI Per “ceto” si intende il raggruppamento sociale semichiuso è definito dalla legge. L'appartenenza a un ceto dipendeva dalla funzione che si ricopriva nella società e nell’età moderna erano: clero, nobiltà e terzo stato. I primi dovevano garantire la protezione divina e la salvezza dell'anima attraverso la preghiera, i secondi la difesa dalla guerra, e gli ultimi la produzione dei beni attraverso il lavoro. Clero e nobiltà, pur rappresentando una porzione molto limitata della società, occupavano una posizione superiore e avevano ampi privilegi, come l'esenzione del pagamento delle imposte statali e l'esercizio dei diritti signorili, che consistevano nell'amministrazione della giustizia e nel prelievo di una parte del raccolto dei contadini. La nobiltà inoltre aveva il diritto esclusivo di accedere a molte cariche pubbliche e la garanzia di essere giudicata da tribunali speciali composti da persone di pari grado sociale. I tre ceti avevano al loro interno, però, profonde differenze dovute alle situazioni patrimoniali e ai livelli di istruzione. -Il clero era diviso tra alto clero, costituito da cardinali, vescovi e abati, e il basso clero, rappresentato da sacerdoti e suore. -La nobiltà era divisa in potenti dinastie aristocratiche di antica origine, e semplice nobiltà locale. -Per quanto riguarda il terzo stato, tra i non privilegiati c'erano milioni di contadini, artigiani e operai in lotta quotidiana con la fame, e famiglie di grandi mercanti e finanzieri, dotati di rilevanti ricchezze. Nonostante ciò, era possibile migliorare le proprie condizioni sociali attraverso matrimoni o acquistando degli uffici pubblici, ai quali si accedeva con l'appoggio finanziario della propria famiglia. Tuttavia, non necessariamente l'appartenenza a un ordine superiore garantiva una posizione di potere; infatti spesso le monarchie, non fidandosi della nobiltà e dell'alto clero, preferivano affidare posti rilevanti di governo a esponenti del terzo stato provenienti da famiglie facoltose. In questo modo si costruiva una comunanza di interessi tra la corona, che voleva garantirsi personale fedele, e le famiglie in ascesa sociale. POVERTÀ Nella società dell'antico regime la diffusione della povertà era un problema rilevante a causa della disponibilità limitata di risorse e della distribuzione disequilibrata della ricchezza, e divenne un fenomeno cronico. La disponibilità di risorse era limitata a causa delle tecniche agricole tradizionali utilizzate e di organizzazione troppo rigida del lavoro. La scorretta distribuzione della ricchezza derivava invece dalla mancanza di pari opportunità tra i vari ceti sociali. La povertà variava a seconda del periodo: c'era infatti una percentuale stabile di poveri, chiamata povertà strutturale, e una parte variabile, chiamata povertà congiunturale, che si manifestava in occasione di guerre, carestie o cattivi raccolti. Si possono distinguere tre tipologie di povertà: la povertà vera, cioè coloro che non potevano lavorare, la povertà falsa, ossia quanti potevano lavorare ma non riuscivano a trovare occupazione, e la povertà vergognosa dei nobili decaduti che non volevano rivelare il loro Stato. Il sintomo più evidente della diffusione della povertà era la presenza di mendicanti che ricorrevano all'elemosina e che rappresentavano un problema, perché facilitavano la diffusione della criminalità e potevano portare allo scoppio di rivolte. I poveri subirono una progressiva criminalizzazione, trasformandosi in soggetti appartenenti alle “classi pericolose”, da sorvegliare e punire. Una delle misure di disciplinamento fu la costruzione di ospizi o alberghi dei poveri, nei quali gli abili al lavoro venivano occupati obbligatoriamente e ricambiavano l'ospitalità prestando la loro manodopera. In altri casi però le autorità cittadine emanarono ordinanze che prevedevano l'espulsione dei mendicanti per rimandarli verso le campagne. Non erano previste politiche di assistenza sanitaria nei riguardi delle diverse forme di fragilità, quindi, queste persone potevano ricevere aiuto solo da una rete di solidarietà locale, solitamente costituita dalla famiglia, dal vicinato e dalle istituzioni religiose, ma questa rete spesso non era sufficiente. L'assistenza era una questione di interesse generale e si riteneva fosse un dovere di ogni buon cristiano contribuire ad aiutare i malati, gli invalidi e i mendicanti. La carità era infatti una delle tre virtù teologali, insieme a fede e speranza. Sorsero quindi ospedali cittadini sostenuti grazie alle donazioni dei privati, allo scopo di assicurare assistenza sanitaria ai bisognosi e prevenire allo stesso tempo la diffusione di malattie contagiose. Accanto a queste istituzioni operavano anche congregazioni che raccoglievano fondi e davano conforto ai prigionieri e condannati. GIUSTIZIA Nella società era predominante una significativa presenza della violenza. L'esercizio della forza non solo da parte degli Stati, ma anche degli individui, era considerata uno strumento legittimo per vendicare i torti subiti o imporre i propri interessi. La circolazione e l'uso delle armi erano molto elevati. Molti soldati, una volta terminato il periodo di arruolamento, si dedicavano ad altre attività come sicario, spia o guardia del corpo. Accanto alle varie forme di violenza, la società assisteva periodicamente anche a rivolte di massa che puntavano ad ottenere la distribuzione del cibo, il ritiro di una legge o la cancellazione di un'imposizione fiscale. I gruppi nobiliari approfittavano di questi momenti di debolezza della monarchia per pretendere una posizione dominante nel governo della corona. Le insurrezioni popolari provocavano quindi l'intervento dell'esercito.
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