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Stato, spazio e urbanizzazione, Dispense di Geografia

Libro riassunto e appunti di Stato Spazio e Urbanizzazione di Brenner

Tipologia: Dispense

2022/2023

Caricato il 16/10/2023

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GPEP 🇮🇹

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Scarica Stato, spazio e urbanizzazione e più Dispense in PDF di Geografia solo su Docsity! Stato Spazio e Urbanizzazione Introduzione Riconfigurazione spazio: processi urbani, politici ed economici nel mondo -> non più focus solo sugli Stati, ma importanza metropoli come Parigi, New York o Tokyo. Brenner: sociologo e tra più importanti teorici della ricomposizione dello spazio -> propone di pensare la città contemporanea partendo dai nodi operazionali = interscambi funzionali tra città e hinterland + legami che essa intrattiene con gli spazi periferici = hinterland e zone rurali -> partire dal punto cieco. Spazio, scala geografica e territorio sono prodotto di strategie statuali + relazioni economiche e sociali. Tutto questo è unito con una riflessione sulla struttura ed il potere. La teoria critica urbana di Brenner enfatizza il carattere politicamente e ideologicamente mediato e socialmente contestato dello spazio urbano = la sua continua ricostruzione come il luogo, il mezzo, il risultato e le relazioni di potere e sociali storicamente contingenti -> la teoria critica urbana è uno dei campi essenziali perché l’urbanizzazione contemporanea è generalizzata = è uno snodo centrale del capitalismo avanzato e si estende su scala planetaria oltre la divisione di città e campagna. Egli poi, rivendica il carattere astratto della propria analisi -> teoria e pratica sono legate = importanza delle categorie e come il contesto e la storia producono le condizioni di possibilità dei fenomeni empirici -> diventa anche impegno politico: unico modo per liberare l’azione di movimenti sociali e aprire la strada ad azioni concrete. L’analisi di Brenner, spazia da livello Macro (stati e regioni) a meso (città), analizzando la regionalizzazione valutandola come azione data dagli stati grazie a rapporti economici, sociali e politiche, traducendosi in spazi diversi. Spazio urbano: spazio multi scalare, processuale e a morfologia variabile. Stato glocalizzati: tendenza di ristrutturazione spaziale dello stato con politiche di competitività che mirano a concentrare le risorse economiche e infrastrutture negli stati e regioni più competitive nelle relazioni commerciali internazionali. Spazialità: qualità costituita e contestata dello Stato = è terreno politico ed espressione delle strategie politiche selettive dal punto di vista della spazialità. Rescaling: capitalismo ha sempre prodotto e trasformato lo spazio in modo storicamente contingente -> per questo si è passati da spazio statuale nazionale a uno spazio esploso globale se non planetario. Lo spazio urbano per Brenner è da pensare senza più un esterno -> è inutile definire il dentro e il fuori città. Lo bisogna pensare come esterno e con immagine multiscalare - > termine urbano deve essere esteso: produzione e continua trasformazione del tessuto urbano industriale -> focus ora su hinlander e campagne così come ora il focus è sul Sud del Mondo. Cos’è la teoria critica urbana -> filone di studio degli studiosi di sinistra e radicali del post 1968 come Lefebvre o Castells. Rifiuta tutte le divisioni disciplinari tradizionali e i paradigmi statuali o l’idea di orientamento al mercato -> città intesa come espressione del carattere politicamente e ideologicamente mediato, socialmente contestato e malleabile = continua ricostruzione come mezzo, luogo e risultato di relazioni di potere e sociali storicamente contingenti -> focus sulle relazioni antagoniste. Sono possibili forme urbani più egualitarie ma attualmente sono soppresse dagli assetti istituzionali e pratiche dominanti. La teoria critica ha un contenuto sociale teorico che deriva da varie correnti della filosofia politica illuminista -> Hegel e Marx + Scuola di Francoforte = uno dei problemi principali di oggi è quello di come le condizioni di possibilità della teoria critica siano cambiate all’inizio del XXI secolo dove il capitalismo è sempre più globalizzato neoliberista e finanziarizzato = le tesi della scuola di Francoforte, si focalizzavano solo sulla critica alla mercificazione, allo stato e a tutte le strutture pre esistenti, senza considerare la questione urbana che sarà invece il punto di partenza di Brenner. Critica e teoria critica: l’idea moderna di critica deriva dall’illuminismo sviluppata da Kant, Hegel e soprattutto Marx con la critica alla nozione di economia politica la cui critica non solo delle idee e dei discorsi sul capitalismo, ma di tutto il capitalismo in generale -> rivelare le contraddizioni all’interno di quell’insieme sociale storicamente specifico formato dal capitalismo = espone forme di disuguaglianza e ingiustizia + ha lo scopo di illuminare il panorama delle lotte socio politiche esistenti ed emergenti + mezzo per esplorare qualcosa di alternativo al capitalismo. Con la scuola di Francoforte il problema è stato esplorato in modo più specifico come problema metodologico, teorico e politico -> programma di ricerca che riguarda l’economia politica + dinamiche socio-psicologiche e tendenze evolutive -> per loro la teoria critica rappresentava una rottura con le forme ortodosse del marxismo. Inizialmente elaborata come concetto epistemologico -> esempio Marcuse: critica a tutto il capitalismo in quanto tale e focus sulle alternative storiche Parte 1 - LA RISTRUTTURAZIONE SCALARE DEI PROCESSI URBANI Cap 1: Il Rescaling Urbano Spazzi di ristrutturazione: Lefebvre parlava di esplosione generalizzata degli Spazi che avrebbe ridefinito le geografie stabilite dal capitalismo. Con esplosione si intende la destabilizzazione degli spazi dove e attraverso cui operano le pratiche e le istituzioni = maggio ’68. Inoltre vi è anche una dinamica di implosione/esplosione che stava trasformando le geografie urbane acquisite con la generalizzazione dei processi urbani negli spazi nazionali, locali, regionali e globali. La produzione dello spazio sociale infatti, continua a rinnovarsi attraverso una molteplicità di processi di ristrutturazione -> il capitalismo ha sempre modificato lo spazio che non è dato e fisso = i recenti studi di ristrutturazione dello spazio urbano- regionale si orientano verso la stessa direzione. Il problema della ristrutturazione lega a sé varie questioni teorico- politiche che riguardano gli studi urbani regionali e gli approcci alla pratica urbanistica -> nuovo modello? Nuove forme territoriali e scalari? Sono socialmente eque ed ecologicamente sostenibili? Dimensione spaziale è fondamentale = centralità teorica e politica rende intuibile la riaffermazione della dimensione spaziale nella teoria critica urbana -> concezione spaziale influenzata da correnti filosofiche quali Hegel, Marx, fenomenologia e ermeneutica + strutturalismo, femminismo, psicoanalisi e post strutturalismo = usate per decifrare i processi di ristrutturazione socio-spaziale proliferati nel sistema mondo capitalistico = viste le crisi recenti che stanno mettendo in discussione le geografie già precarie è necessaria la decifrazione del passaggio del capitalismo. La ricerca a partire dagli anni 80 nell’ambito degli studi urbani e regionali si è concentrata su specifiche dimensioni e dinamiche dei processi contemporanei di ristrutturazione spaziale = focus su processi di agglomerazione + localizzazione + decentralizzazione + ridefinizione della forza lavoro + tensioni tra fissità e mobilità geografica + costruzione ed erosione di riferimenti spaziali + tendenze alla regionalizzazione + produzione di scale geografiche e processi di Rescaling. Processi Rescaling: analisi socio-spaziale legato alle città globali + glocalizzazione e politica della scala. Grazie all’economia geopolitica critica c’è stato un crescente interesse nei confronti della dimensione scalare dei processi di ristrutturazione del capitalismo -> scala del capitalismo: arena prodotta, conflittuale e malleabile e come effetto di relazioni politico- economiche = analisi di rescaling intesa come trasformazioni scalari avvenute grazie a tensione, ridefinizione e destabilizzazione di queste = questo è ciò che viene studiato dalle maggiori teorie urbane e regionali -> analisi scalare è analisi più vicina a far comprendere i processi di ristrutturazione capitalistico in atto. Lo spazio, la scala e la questione urbana: a partire dagli anni 70 i dibattiti sulla questione si sono concentrati sulla concettualizzazione dello spazio -> i teorici urbani sono stati costretti a introdurre alcune assunzioni riguardanti la distinzione tra scala urbana di organizzazione socio-spaziale e quella regionale o globale. Castells: il sistema urbano è una struttura determinata dal modo di produzione capitalista -> ci sono due dimensioni dell’urbano: 1) aspetto della materialità dei processi organizzati a scala urbana -> le scale sono unità spaziali differenziate di cui il capitalismo è composto; 2) aspetto funzionale riguarda la localizzazione geografica e il ruolo/contenuto sociale. Unità spaziale definita in riferimento al ruolo svolto come luogo di riproduzione della forza lavoro -> al centro della sua posizione vi è il tentativo di definire la scala geografica a partire dalla funzione sociale = nelle città capitalistiche il consumo collettivo è reputato funzionalmente specifico alla scala urbana. Saunders: respinge la tesi che tutti i processi sociali nella città sono funzionali alla scala geografica = organizzazione urbana come effetto contingente -> ma Saunders usa il termine urbano solo per convenzione, finendo per confluire nella concezione funzionale. Entrambi i frah però vedono la scala geografica nella questione urbana come centro gravitazionale empirico della questione urbana -> visto il focus sull’aspetto funzionale, riducono l’aspetto scalare come un fatto empirico dato e non un problema teorico, fallendo nello spiegare le modalità attraverso cui la scala urbana è costruita socialmente + sono entrambi realisti = gioco a somma zero della scala geografica dove le scale appaiono come reciprocamente escludenti invece che come co-costituite di strutture e quadri per le relazioni sociali. Tra anni 70/80 tentativi di ridimensionare le specificità dell’urbano alternativa al modello precedentemente esposto. Ora l’esigenza primaria è delineare i processi sociali legati intrinsecamente ma non esclusivamente alla scala urbana -> città come siti geografici multidimensionali in cui per esempio la produzione industriale, mercato, ecc. sono considerati congiuntamente -> focus su ruolo della scala urbana intesa come materializzazione geografica sfaccettata dalle relazioni capitalistiche -> queste analisi sono poi sfociate in prospettive di ricerca riguardanti la produzione di spazio e le configurazioni spaziali nel regime capitalista = concezione storico geografica proposta da Harvey = scala urbana come base geografica fondamentale del processo di accumulazione + elabora una periodizzazione dello sviluppo capitalista con focus su forme di urbanizzazione + maggiormente esplicito sulla concettualizzazione di spazi e processi sovra urbani come precondizioni geografiche di ogni localizzazione spaziale in regime capitalista. Mentre Massey + Smith + Soja = discussione questione urbana nell’analisi della spazialità capitalistica a livello di scale sovraurbane, per quanto attiene i cambiamenti spaziali nella divisione del lavoro: le analisi della spazialità urbana, quando tendono verso problematiche più ampie sull’urbanità, sono esposte al rischio di perdere coerenza -> approfondimento della questione urbana ha fatto sì ci fosse una più ampia spazializzazione dell’economia marxista. Inoltre vi è una concezione multiscalare = scale non più equiparate a funzioni sociali, ma viste come cristallizzatori di processi economici e sociali sovrapposti. Infine il carattere storico delle scale riconosciuto solo in maniera limitata = il capitale passa di scala in scala, in base a dove vi è più plusvalore, ma non considerano che le geografie scalari e le relazioni interscalari sono anche esse stesse oggetto di processi di ristrutturazione. La questione urbana è una questione di scala? : negli anni 90 la questione urbana continuava ad essere centrale. I contributi contemporanei guardano alle trasformazioni geografiche e istituzionali che sono avvenute in questo periodo, sia nelle gerarchie scalari che nelle reti interscalari = riformulazione della questione urbana e del rescaling. Teorici della città globale e geografi industriali: importanza delle relazioni sociali topicamente posizionate + localizzazione e concentrazione come precondizioni geografiche fondamentali per le transizioni economiche globali -> scala urbana opera come nodo globalizzato all’interno di circuiti globali dell’accumulazione di capitale + scala globale si costituiscono grazie a reti di città e città – regioni. Inoltre rilevanti sono i cambiamenti avvenuti nelle relazioni verticali e orizzontali fra le città =nuove gerarchie urbani, fenomeni migratori, telecomunicazioni di carattere planetario -> scala urbana come livello di gerarchie politico-economiche sovra urbane e prodotto di network interscalari che collegano localizzazioni nel mondo. Scuola della regolazione: processi di ristrutturazione urbana in relazione a trasformazioni spaziali dello Stato che vanno a depotenziare l’ambito nazionale a favore di governance sovraurbane e sovranazionali = scala come coordinata strategica di regolazione che opera all’interno della ristrutturazione spaziale dello Stato. Tre punti su cui tutte le ricerche della ristrutturazione urbana concordano: 1. Destabilizzazione delle coordinate scalari nazionali : il quadro di urbanizzazione del periodo fordista – keynesiano è stato destabilizzato dalla metà degli anni 70 -> i compromessi spaziali precedenti, adesso sono sparsi su più livelli che hanno una relazione causale reciproca. livello planetario = impatto sulla governance urbana. Ma nelle città si sviluppano anche movimenti di opposizione -> concetti scalari visti come astrazione reale degli attuali conflitti interscalari = scala politica posta in gioco fondamentale della contestazione sociale e politica. Capitolo 2: La Glocalizzazione come strategia spaziale dello Stato: imprenditorialità urbana e nuova politica dello sviluppo ineguale Da anni 70 passaggio da managerialità a imprenditorialità (Harvey) -> politiche urbane Usa incentrate sulle città americane, mentre in Europa occidentale sull’impatto della globalizzazione + integrazione europea + crisi stato nazione -> molte città europee hanno dovuto fronteggiare problemi socio-economici + scenario fiscale più ostile a causa dell’abbandono dell’economia keynesiana e dall’abbracciamento di quella neoliberale. Per Brenner le città imprenditrici rappresentano le principali aree di regolazione all’interno delle nuove geografie glocalizzate del potere dello Stato nazionale = mirano alla riconcentrazione delle capacità di sviluppo economico nell’ambito di luoghi subnazionali strategici come le città, le città – regione e i distretti industriali -> questa strategia è alla base delle competizioni tra Stati = Stati glocalizzati intesi come tendenza = strategia dello stato profonda e contraddittoria. Selettività spaziale degli Stati capitalistici: le attuali trasformazioni geoeconomiche e geopolitiche sono estremamente importanti per quanto riguarda le dimensioni geografiche del potere dello Stato -> trasformazioni attuali hanno portato ad una ristrutturazione dello Stato = enfasi su nuove dimensioni + frontiera + confini nazionali -> necessità di costruire nuove mappe per la costruzione scalare. Non c’è precisa teorizzazione della produzione dei nuovi spazi scalari = trattato in termini descrittivi, ma non sempre specificati i processi che caratterizzano la ristrutturazione spaziale. Per Brenner necessario esaminare il ruolo strategico contraddittorio dello Stato nella regolazione dello sviluppo geografico ineguale del capitalismo. Jessop: lo Stato capitalista è una forma istituzionale di rapporti sociali -> la forma Stato è data da una particolarizzazione o separazione istituzionale del capacitale -> non si traduce subito come quadro di attività concrete e coerenti = è un concentrato sottodeterminato di interazioni strategiche che riguardano la natura del suo intervento -> unità funzionale e coerenza dello stato non sono mai prestabilite = sono esiti di lotto sociali –> con progetti statali storicamente specifici l’immagine dello Stato si traduce in entità organizzata = selettività strategica quadro per analizzare il ruolo delle strategie politiche nel creare istituzioni -> stato dotato di selettività (tendenza a privilegiare determinate forze sociali) che è oggetto ed esito delle lotte attuali -> stato come luogo delle strategie. La struttura istituzionale dello stato (obiettivi socio-istituzionali) sono i progetti dello stato = mirano a dare unità funzionale alle istituzioni statali che quando funzionano danno immagine di unità –> mentre le strategie orientate al circuito del capitalismo o i tentativi egemonici di una classe sociale, sono le strategie dello stato = mobilitano le istituzioni statali verso forme particolare di intervento socio economico che quando funzionano generano strategie coerenti. Le attuali lotte sociali plasmano: la struttura istituzionale evolutiva dello Stato + diversi modi di intervento socio economico, strategie di accumulazione e progetti egemonici -> spazialità dello stato non è mai una entità fissa e predeterminata, ma stabilite attraverso strategie politiche. Tutta questa analisi possono essere applicata anche alle geografie del potere -> coerenza territoriali e coordinamento interscalare delle istituzioni politiche date da strategie politiche che influenzano la forma e la struttura dello Spazio. Mentre le geografie già esistenti del potere e delle istituzioni, possono essere viste come prodotti di precedenti strategie -> spazialità del potere come luogo generatore e prodotto di strategie politiche. Spazialità dello stato è data da un rapporto dialettico tra: modelli ereditati di organizzazione spaziale e strategie emergenti per modificare o trasformare le geografie politiche codificate. Esistono tre dimensioni di spazialità statale nel capitalismo: Stati glocalizzati: differenziazione dello spazio politico – economico nazionale attraverso riconcentrazione delle capacità economiche in centri strategici urbani e regionali -> racchiude strategie politiche diverse che servono a posizionare spazi subnazionali selezionati all’interno di circuiti sovranazionali di attività economica -> lo spazio economico nazionale viene trasformato in aggregato glocalizzato -> le politiche urbane imprenditoriali hanno svolto un ruolo essenziale nel processo di rescalizzazione. Analisi del passaggio da stato keynesiano a glocalizzato: Contesto geografico: strategie di glocalizzazione devono essere considerate alla luce dei progetti dello Stato nelle strategie dominanti che lo hanno preceduti ossia il Keynesianismo = quadro dominante in Europa occidentale durante l’epoca fordista = obiettivo era la redistribuzione delle risorse alle regioni periferiche + urbanizzazione bilanciata in tutta la città -> come progetto spaziale prevedeva l’uso di politiche intergovernative per integrare istituzioni politiche locali nei sistemi nazionali di amministrazione del territorio ed erogazione dei servizi pubblici -> come strategia spaziale prevedeva politiche regionali compensatorie per ampliare l’investimento in infrastrutture e sviluppo industriale. A partire dagli anni 70 questo quadro geografico viene stravolto e hanno inizio le strategie di glocalizzazione che aveva obiettivo di crescita endogena delle regioni risolte attraverso l’integrazione delle economie locali in unità territoriali più grandi e a configurazione regionale, promossi poi come luoghi integrati e competitivi. Ma molte strategie di regionalizzazione hanno cercato di bilanciare la libera concorrenza promuovendo forme selettive di parità spaziale all’interno degli spazi istituzionali regionali. Questi possono essere visti come tentativi di modificare la prima ondata di glocalizzazione = può essere visto come tentativo di introdurre una forma di Keynesianismo spaziale all’interno degli Stati glocalizzati. Parte 2 – L’esplosione dell’urbano Capitolo 3: Tesi sull’urbanizzazione Focus sull’urbanizzazione –> in sintonia con le trasformazioni spaziali di larga scala e le riorganizzazioni istituzionali e di mobilitazione sociale. Le geografie dell’urbanizzazione sono state comprese in riferimento alla popolazione densamente concentrata e agli insediamenti urbani delle città che oggi stanno assumendo nuove morfologia su vasta scala. Inoltre attraverso le maggiori regioni dell’economia mondiale, delle iniziative politiche pubbliche spazialmente selettive sono state mobilitate dai governi nazionali e dalle amministrazioni provinciali per creare nuove matrici di investimenti di capitale transnazionale e di sviluppo umano attraverso vaste zone dei loro territori. Questo paesaggio urbano espanso permette di evitare le strategie di regolazione statale volte a territorializzare gli investimenti di lungo termine e di vasta scala all’interno delle zone urbane -> il paesaggio urbano permette poi di canalizzare i flussi di materie prime, energia e beni, di lavoro e capitale attraverso lo spazio transnazionale. Infine si stanno venendo a creare nuovi vettori ei lotta sociale urbana. Metropoli contemporanee centro di mobilitazione socio-politica = spazio comune e dunque base territoriale per l’azione collettiva in condizioni di capitalismo globalizzato -> spazi urbani essenziali alla vita politico-economica -> pericolo: confusione per quanto concerne le specificità dell’urbano stesso sia come categoria che come analisi teorica. I contorni analitici dell’urbano sono l’ampio numero di abitanti + alta densità della popolazione e alti livelli di eterogeneità demografica -> questi distinguono le zone urbane da altri tipi di insediamento e giustifica l’uso di strategia di ricerca specifiche e lo sviluppo di strumenti specifici. Nel XXI secolo l’urbano è diventato il vuoto per eccellenza in quanto privo di ogni parametro chiave che lo definisca o di coerenza morfologica -> i processi estesi di urbanizzazione stanno producendo un tessuto urbano variegato intessuto in modo asimmetrico e denso -> i contorni dell’urbano appaiono però poco chiari e quindi non può essere concepito come uno spazio specifico dove hanno luogo specifiche relazioni sociali = Lefebvre parla di “campo cieco” in cui i temi e le analisi empiriche continuano ad accumularsi ma il fenomeno urbano resta nascosto + confusione circa le basi analitiche del suddetto campo di ricerca nella totalità. Teoria actornetwork: si rifiuta ogni connotato astratto o macrostrutturale, favorendo invece narrazioni di luoghi con descrizioni dettagliate -> potrebbero superare alcuni difetti dell’approccio meta-teoretico, ma molti lavori sull’urbano non risolvono i problemi epistemologici precedentemente esposti = infatti urbano è legato qua a categorie della pratica quotidiana, poi riconvertiti -> contesto del contesto ossia le dimensioni geopolitiche e geoeconomiche dei processi di urbanizzazione urbana diventano un punto ceco. Gans: propone di rimpiazzare la problematica degli studi urbani con una sociologia degli insediamenti basata sulle tipologie reinventate dell’organizzazione urbana spaziale umana e su una comprensione meno rigida delle frontiere tra i luoghi -> ma questa posizione implicherebbe un tabula rasa, senza tenere conto di tutti i contributi precedenti + non ha strumenti per spiegare la continua influenza dei fenomeni urbani in diversi ambiti della teoria e della ricerca + invoca urbano come progetto o sito. Nozione di urbano, dunque, non può essere una categoria della pratica perché è uno strumento concettuale importante. Questo processo di distruzione creativa genera problematiche ossia una serie di condizioni emergenti, processi, trasformazioni e lotte che sono connessi alla generalizzazione ineguale dell’urbanizzazione su scala planetaria = per questo bisogno difendere la teoria urbana. Scopo Brenner: provocare dibattito accademico sulla condizione planetaria urbana + carpire l’eredità intellettuale lasciata su tale tema + dare maggiori contributi = per Brenner il carattere urbano di ogni sito può essere definito solo in termini sostanziali, in riferimento a processi socio-spaziali storicamente specifici = urbano come astrazione concreta nel quale le contraddittorie relazioni socio-spaziali del capitalismo sono sia territorializzate cioè incluse in contesti concreti e frammentati che generalizzate ossia si espandono attraverso il luogo, il territorio e la scala diventando universalizzate -> in tal modo può meglio individuare i paesaggi socio- spaziali contemporanei dove avviene la distruzione creativa. Urbano come costituzione teoretica: l’urbano è un oggetto dato per sé in quanto la sua demarcazione può avvenire solamente attraverso un processo di astrazione teorica, che condizionano il nostro agire = hanno un impatto importante nella strutturazione dell’analisi concrete di tutti gli aspetti del paesaggio urbano e della ristrutturazione socio-spaziale -> costituiscono il tessuto interpretativo. Campo e oggetto della ricerca urbana sono contestati nella loro essenza: dal XX secolo si è tentato di dare una demarcazione teorica sulla questione urbana, sia sociale che spaziale -> oggi attuati tagli teorici sulla questione urbana. Le maggiori correnti degli studi urbani non riescono a demarcare il loro campo e oggetto di ricerca in termini teorici riflessivi: nel XX secolo città e spazi urbani ritenuti acquisiti nella loro coerenza empirica -> quindi il focus era la città. Così facendo però non si tiene conto a tutte le proposizioni storico-geografiche. La riflessività critica sulla teoria urbana potrà essere raggiunta solo se gli assunti sono resi espliciti e assoggettati ad analisi sistematiche. Gli studi hanno tradizionalmente delimitato l’urbano in rapporto agli spazi ritenuti non urbani: agli inizi urbano come un tipo specifico di insediamento, uno spazio ritenuto differente qualitativamente dagli spazi ritenuti uno urbani che lo attorniano. In effetti il terreno non urbano è presente ed è servito a lungo come un fuori costitutivo = altro ontologico. La preoccupazione per le tipologie di insediamento deve essere superata dall’analisi dei processi socio-spaziali: necessità di delineare l’essenza nominale attraverso la quale deve essere compresa la specificità di forme storico-spaziali particolari per gli autori del XX secolo -> per Brenner necessario abbandonare questa ricerca che delinei l’urbano come tipo di insediamento = la teoria urbana deve dare priorità all’analisi delle conseguenze costitutive = come i vari paesaggi del capitalismo moderno sono prodotti. C’è bisogno di un nuovo lessico della differenziazione socio-spaziale: geografie del capitalismo sono variegate -> i processi di urbanizzazione attuali hanno superato lo sviluppo spaziale diseguale e inuguaglianza territoriale della scala geografica -> necessità di un nuovo lessico = urbano oggi si articola attraverso un’esplosione di percorsi di sviluppo e di possibilità in un tessuto differenziato e diseguale dell’urbanizzazione mondiale -> approccio introdotto dalla Scuola di Basilea. Effetti urbani permangono all’interno di un panorama socio-politico spaziale variegato: continua attenzione alle idee di urbano per urgenza nel definire una teoria critica dell’urbano dove il divario tra paesaggi di distruzione creativa e mappe cognitive quotidiane sta crescendo.
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