Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

status e ruolo in sociologia, Appunti di Sociologia

appunti sullo status e sul ruolo in sociologia

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 09/06/2022

honey-daniels
honey-daniels 🇮🇹

4.7

(3)

105 documenti

1 / 6

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica status e ruolo in sociologia e più Appunti in PDF di Sociologia solo su Docsity! I CONCETTI DI STATUS E RUOLO 1. Che cosa s’intende per status e ruolo Se ci soffermiamo a osservare e a riflettere sui nostri comportamenti noteremo quanto essi siano differenziati e complessi. Agiamo in un modo con amici intimi e in un altro con persone che abbiamo appena conosciuto. Ci comportiamo in un modo con i colleghi di lavoro e in un altro con il nostro superiore. Trattiamo un bambino in modo diverso da un adulto. E le nostri interazioni con la persona di cui siamo innamorati sono molto diverse da quelle che abbiamo con un collaboratore. Per far luce su tutte queste differenze può essere d’aiuto riflettere sulle nostre diverse posizioni nella società e sui ruoli che sosteniamo. Ogni persona occupa numerose posizioni nella società. Pensiamo a una donna (e già questo implica una posizione diversa nella società rispetto all’essere uomo), che sia musicista, insegnante, moglie, madre, amica, rappresentante di classe, iscritta a un sindacato, membro di un’associazione culturale, frequentatrice di un circolo sportivo, ecc. Ciascuna di queste posizioni sociali, con i diritti e i doveri che comporta, è uno status. Status è un termine di cui abbiamo le prime attestazioni in epoca romana come status giuridico, connotazione ancora oggi conservata (pensiamo allo status di cittadino di una nazione), anche se ormai l’uso del termine non è più ristretto solo all’ambito del diritto. Anche se una persona può avere numerosi status, ve ne sarà uno che prevale nella considerazione sociale. Solitamente è la posizione lavorativa di una persona che fornisce lo status principale, cioè lo status socio-economico: una delle prime domande che facciamo su qualcuno che non conosciamo è infatti “che cosa fa?”. La risposta ci dice parecchio sulla persona in questione, dandoci elementi per risalire alla situazione economica, alla formazione culturale e il livello di istruzione, alla collocazione di classe e alle frequentazioni. Alcuni status derivano dalla nascita e sono indipendenti dalla volontà individuale: si parla in questo caso di status ascritti. Nel momento in cui nasci, sei perlomeno figlio/a, perlomeno maschio o femmina, di una certa nazionalità e nasci in un certo luogo che va a definire le tue origini. Quindi, per fare degli esempi, il sesso, l’etnia, il luogo di nascita, la nazionalità e la condizione di figlio/a sono status legati alla nascita, non dipendenti dalla nostra volontà. Nella società di ancien régime, società articolata in ceti (nobiltà, clero, terzo stato), gli status ascritti avevano un’enorme importanza. Ciascuno faceva parte di un ceto fin dalla nascita e lì, tranne rarissime eccezioni, rimaneva per tutta la vita. Il valore sociale degli uomini e delle donne era fissato in modo permanente dal “sangue”, era la nascita a classificare gli uomini. E la nascita comportava differenze non solo di prestigio e di reddito, ma anche di diritto (nobiltà e clero erano esentati dal pagamento delle tasse, gli aristocratici potevano essere arrestati solo per alcuni reati e dovevano comunque essere giudicati dai loro pari e non dai magistrati ordinari). In una società del genere la mobilità sociale, dovuta alle doti e alle motivazioni individuali, era ridottissima. Nella società moderna il peso degli status ascritti è molto più ridotto, mentre contano più gli status acquisiti. Uno status acquisito è fondato su qualcosa che la persona ha fatto, ossia è frutto dell’iniziativa individuale (ad esempio il titolo di studio e l’occupazione). Lo status di scrittore si ottiene pubblicando dei libri, quello di marito o moglie si consegue con il matrimonio, quello di laureato attraverso gli studi universitari. Nessuno nasce già scrittore, marito o laureato. Un ruolo è un insieme di aspettative di comportamento relative a una certa posizione sociale, è l’aspetto dinamico dello status. Da chi ricopre una certa posizione, ci si aspetta che si comporti in determinati modi. l due concetti sono strettamente collegati: lo status si esplica, viene vissuto attraverso il ruolo, il ruolo contribuisce all’acquisizione e al mantenimento dello status, tanto che si parla anche, sinteticamente, di status-ruolo. Ad esempio lo status di amico/a lo acquisisco comportandomi stabilmente come ci si aspetta nelle relazioni di amicizia, e se vengo meno ripetutamente a tali aspettative, non sono più considerato un amico e perdo quello status. A ogni status possono corrispondere diversi ruoli e il ruolo può essere declinato in più sfaccettature. Una persona che ha lo status di insegnante si comporta in un modo con gli allievi, in un altro con gli altri insegnanti e in un altro modo ancora con il preside e con il provveditore, quindi ricopre i ruoli di docente in senso stretto, di collega e di dipendente. Le società moderne e contemporanee, altamente differenziate, comprendono una gamma molto ampia di ruoli e di relative posizioni (status). Ogni individuo ricopre una pluralità di ruoli che si collocano in sfere della vita separate tra loro: ruoli familiari, ruoli lavorativi, ruoli relativi alle attività amicali e del tempo libero, ruoli relativi alla partecipazione sociale e politica. L’insieme dei ruoli svolti da un individuo si designa con il termine inglese di role-set. I nostri ruoli sono definiti da quello che gli altri si aspettano da noi, dipendono cioè da aspettative strutturate socialmente. Nella nostra società noi ci aspettiamo che i genitori si prendano cura dei loro figli, che i dipendenti facciano il lavoro per cui sono stati assunti, che gli amici ascoltino i nostri problemi; se gli altri non sostengono il loro ruolo, non fanno la loro parte in modo conforme alle nostre aspettative ci sorprendiamo, ci offendiamo o ci arrabbiamo e la natura dell’interazione cambia. Le aspettative sono dunque centrali nel concetto di ruolo, e vale la pena approfondire meglio le dimensioni che vi sono implicate. Una aspettativa rivela innanzitutto un carattere relazionale: io mi aspetto qualcosa da qualcuno, e questo avviene reciprocamente. Se io mi aspetto qualcosa da te, tu ti aspetterai qualcosa da me. Nessuno ha aspettative verso gli altri senza che gli altri ne abbiano nei suoi confronti. Non ci sono relazioni e aspettative a senso unico. Le aspettative quindi ci inseriscono in una trama relazionale, e uno dei compiti della sociologia è renderci consapevoli di questa trama, che spesso viviamo senza a comportarsi secondo le aspettative (e questo è l’aspetto in un certo modo costrittivo del ruolo) e il supporto, l’agevolazione della vita sociale (le aspettative condivise consentono la progettualità individuale e collettiva: la nostra stessa vita quotidiana diventerebbe difficilissima se non potessimo prevedere in buona misura i comportamenti degli altri). 3. Conflitto di ruolo e tensione di ruolo La complessità sociale ha pluralizzato a tal punto i coinvolgimenti di ruolo da frammentare il soggetto, indebolirlo, disperderlo in mille appartenenze. Proprio perché nella società odierna ognuno svolge parecchi ruoli in ambiti diversi (all’interno della famiglia, tra gli amici, nella comunità e nella società) vi è un’alta frequenza dei conflitti di ruolo. Possiamo definire il conflitto di ruolo come la situazione in cui l’individuo è investito da aspettative, relative a due o più ruoli, che divergono tra loro e che non si riescono a conciliare, o si fa fatica a conciliare. È una situazione che genera lacerazioni interiori e dilemmi da risolvere. Un esempio tipico è il conflitto di ruolo che vivono in particolare le donne, tra ruolo lavorativo e ruolo familiare. Sempre affaticate, sempre di corsa, cercano ogni equilibrismo per conciliare le aspettative che ricadono su di loro come mamme e come mogli, e le aspettative legate al ruolo professionale. Deputate da una cultura secolare ad essere “angeli del focolare”, a cui spetta l’attività di cura domestica e familiare, sentono queste aspettative gravare sulla loro pelle in modo molto più forte degli uomini. In linea di principio, entrambi i genitori che lavorano sono divisi tra le aspettative dei ruoli professionali e le aspettative legate alle esigenze della famiglia, ma di fatto è la donna a dover prevalentemente affrontare e cercare di risolvere il difficile tema della conciliazione lavoro/famiglia: il work-life balance resta un problema perlopiù femminile. Altri esempi di conflitti di ruolo: possono viverli gli adolescenti che devono destreggiarsi tra le aspettative dei loro genitori e quelle dei loro coetanei (quindi il conflitto è tra il ruolo di figlio e il ruolo di membro del gruppo dei pari); oppure un dirigente che deve cercare di conciliare le aspettative dei superiori della sua società e quelle dei suoi collaboratori. A volte ci può essere contrasto tra aspetti differenti di un medesimo ruolo. Da un assistente sociale, per esempio, ci si aspetta che sia comprensivo e sensibile; però per trattare con certe istituzioni assistenziali è necessario essere ben decisi e in certa misura autoritari. Anche dall’educatore ci si aspetta capacità di comprensione delle esigenze degli educandi e disponibilità, deve essere capace di dare sostegno emotivo, ma deve anche avere autorevolezza e capacità di farsi rispettare. A volte può essere difficile dosare queste componenti nel modo più appropriato alle diverse situazioni. Queste esigenze contrastanti tra loro producono quella che è definita tensione di ruolo. Come si destreggia la gente tra questi conflitti? Merton ritiene che la società stessa offra alcuni modi per affrontarli; uno di questi consiste nel considerare alcuni ruoli più importanti di altri. Nella nostra società, ad esempio, la famiglia e il lavoro tendono ad essere considerati al primo posto, per cui si è comprensivi verso chi dice “mi piacerebbe venire, ma il mio bambino non si sente molto bene” oppure “sarebbe una bella idea, ma mi sono portato a casa del lavoro da fare”. Il problema è che, come già abbiamo visto prima, è proprio tra famiglia e lavoro che sorgono i conflitti di ruolo più intensi. Per gran parte degli individui alcune dimensioni di questo conflitto sono ridotte dalla separazione spaziale tra lavoro e casa, separazione che serve a due scopi: in primo luogo è di solito più efficiente lavorare in ufficio o in azienda che non a casa, in secondo luogo il comportamento sul lavoro non è per lo più osservato dai membri della famiglia. Perciò se un genitore alza la voce o usa un linguaggio scurrile con i colleghi nell’ambiente di lavoro, nessuno saprà che questo contrasta con le buone maniere cui si attiene in famiglia. Tenendo separati i due ruoli il conflitto si riduce, cosa che non è stata e non è possibile con lo smartworking svolto da casa, diffusissimo durante i vari lockdown e le restrizioni dovute alla pandemia da Covid-19. Ma ovviamente, ci sono dimensioni del conflitto di ruolo tra lavoro e famiglia più profonde e legate ai tempi a disposizione per l’una e per l’altra sfera, che non bastano mai, e fanno sì che ci si senta parzialmente inadempienti su entrambi i fronti.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved