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Steve Reich - The Minimal Music, Tesine universitarie di Storia Della Musica Moderna E Contemporanea

A short essay about the Minimal Music of the mid XX century, focusing on the role of Steve Reich in modern music and culture. Written in my first year of Conservatory, for my bibliography class.

Tipologia: Tesine universitarie

2016/2017

Caricato il 27/02/2017

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Scarica Steve Reich - The Minimal Music e più Tesine universitarie in PDF di Storia Della Musica Moderna E Contemporanea solo su Docsity! ISTITUTO SUPERIORE DI STUDI MUSICALI “VINCENZO BELLINI” DI CATANIA Diploma Accademico di 1° livello in Musica Elettronica L'AVANGUARDIA RUSSA L'importanza di Šostakovič Studente: Andrea Vittorio Vincenzo Cipria Matr. ° 16796 Relatore: Prof. Lina Maria Ugolini Anno Accademico 2014-2015 LA MUSICA MODERNA Sono svariati i modi con cui approcciarsi alla musica – sia essa popolare, jazz, elettronica o classica. Un modo con cui farlo è usarla come sottofondo: l'ascolto non è attivo e i nostri pensieri in realtà sono altrove. Questo tipo di approccio avviene al supermercato, in un club o quando, alla ricerca di tranquillità, la si utilizza come filtro per le distrazioni. Un secondo può essere canonicamente rappresentato dall'ascolto in cuffia nella comodità del nostro divano, attraverso il quale ci si abbandona volentieri in un'esperienza quasi sensuale che Wagner bene esemplifica nel 'Liebestod': l'immersione totale nella musica che a sua volta avvolge e strappa la coscienza dal mondo reale, solo per portarla nel proprio. La terza via è più rara; di certo non superiore, ma sicuramente altrettanto preziosa. L'analisi e lo scrutinio della musica, indipendenti dalle reazioni emotive, si concentrano sulla musica in quanto composizione. Tale analisi va ovviamente effettuata con l'occhio dello studioso, dello storico, e del musicologo, ed è qui che la forma, più che l'effetto, acquista suprema rilevanza: così, ci si accorge di come le idee musicali appaiono, si sviluppano, scompaiono solo per riapparire poco dopo. Tutte insieme, formano un linguaggio, una logica, una struttura ben definita con elementi strettamente correlati tra loro; struttura che a sua volta va contestualizzata in un determinato periodo storico. Non bisogna dimenticare, tuttavia, che tale atteggiamento non è sempre facile da assumere; esistono periodi storici che sfuggono ad ogni classificazione e ad ogni etichetta. Il periodo più variegato sotto questo punto di vista inizia nel XX secolo, nel quale mai come prima la creazione artistica affiancò opere di carattere stilistico ed espressivo così diverse fra loro. A tale proposito, si ricorre alla locuzione di “musica moderna”, il cui carattere peculiare è, per l'appunto, la varietà di approcci e correnti musicali; grazie all'avvento di nuove tecnologie e allo studio delle manifestazioni musicali di civiltà extraeuropee, gli orizzonti creativi iniziarono finalmente ad espandersi. Šostakovič vi mise dentro tutto il risentimento represso per decenni: ed è condivisibile l’opinione di quei commentatori che vedono nel lavoro una fiera contrapposizione fra artista e tiranno. Lo stesso Maksim Šostakovič ricordò il pensiero del padre a proposito del secondo movimento: realizzare un ritratto della ferocia inquietante del dittatore. E non bisogna nemmeno trascurare il fatto che la partitura riveli la costante presenza della figurazione re-mib-do-si, alter ego melodico, secondo la notazione tedesca, della sigla D. SCH; quasi come se Šostakovič, insistendo sulle sue iniziali, volesse rivendicare per la prima volta la paternità assoluta di una partitura finalmente libera da ingerenze esterne. L'atmosfera tetra su cui si apre la sinfonia sembra il ritratto di un’epoca: il risveglio di chi si rialza a fatica da una notte di incubi angoscianti. I contrabbassi si immobilizzano continuamente su lunghe note tenute, che ci ricordano come dietro la gioia di oggi continuino a nascondersi i dolori di ieri. Solo in corrispondenza della sezione centrale il ricordo del passato prende forma in tutta la sua inquietante violenza; giusto un istante prima che la scrittura torni al dormiveglia iniziale. Per elaborare il lutto ci vuole il successivo Scherzo (Allegro), con i suoi incastri tra le varie sezioni strumentali: specchio di una forza vitale con la quale Šostakovič poteva finalmente permettersi di vedere pubblicamente Stalin. Il passaggio dall’antagonista al protagonista è segnato dal movimento successivo: un Allegretto aggrovigliato attorno al tema D.SCH, nel quale l’autore disegna a tempo di valzer l’autoritratto di un uomo mite, ma nello stesso tempo capace di emozioni infuocate. Il conflitto tra i due protagonisti prende forma nell’Allegro finale, quando il materiale ‘staliniano’ dello Scherzo si contrappone al motto di Šostakovič. Il messaggio è inequivocabile, cosi come è inequivocabile l’esito dello scontro: nella trionfante parte conclusiva si avverte il sogno finalmente concreto di un’era in cui le parti saranno invertite. Ci fu un lungo dibattito nella Lega dei Compositori Sovietici, a causa del consenso suscitato dalla prima esecuzione della Decima sinfonia di Šostakovič. Tra la fine di marzo e l’inizio di aprile del 1954 si tennero frenetiche discussioni nella sede del consiglio più temuto dai compositori dell’era staliniana. Era tardi, tuttavia, per rispolverare le vecchie forbici della censura: l’ultimo lavoro di Šostakovič stava macinando consensi a Londra, Parigi, Lipsia, New York e Tokyo. Nessuno, in giro per il mondo, si voleva perdere il congedo musicale nei confronti di un’epoca indigesta per molti. Per Šostakovič era l’inizio di una nuova vita artistica, con tante scuse da parte del potere dominante, che ora si affrettava a sommergerlo di onori: proprio nel 1953 giunse dal regime il riconoscimento di “Artista del popolo”, che consacrò definitivamente l'autore, nonostante tutto, come il massimo compositore sovietico. Andrea Vittorio Vincenzo Cipria, ____________________
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