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Storia dell'Impero Bizantino: evoluzione politica, religiosa e sociale, Appunti di Storia dell'Impero Bizantino

Storia medievaleStoria delle ReligioniStoria romana

La storia dell'impero bizantino, dal suo legame con le istituzioni romane alla sua caduta nel 1204, con un focus sulla sua evoluzione politica, religiosa e sociale. Viene discusso il periodo di maggior travaglio e rinnovamento nel vii secolo, la crisi iconoclasta, il ruolo del monachesimo e la crescita dell'importanza del cristianesimo orientale, la dinastia basilide e la crisi del secolo xi. Vengono inoltre menzionati i rapporti con il papato e i franchi, la crisi del secolo xii e la caduta dell'impero.

Cosa imparerai

  • Come si è evoluto politicamente, religiosamente e socialmente l'Impero Bizantino nel corso della sua storia?
  • Quali sono stati i rapporti tra l'Impero Bizantino, il papato e i Franchi?
  • Qual è la storia dell'Impero Bizantino dal suo legame con le istituzioni romane alla sua caduta nel 1204?

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 18/06/2019

giovanni-gomiero
giovanni-gomiero 🇮🇹

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Scarica Storia dell'Impero Bizantino: evoluzione politica, religiosa e sociale e più Appunti in PDF di Storia dell'Impero Bizantino solo su Docsity! Eredità e Mutamenti: gli echi dell’antico, I segni del nuovo. Per gli abitanti dell’impero d’Oriente, dalla fondazione di Costantinopoli al XV secolo, è sempre stato chiaro il legame con le istituzioni romane e la continuità della loro romanità orientale. Per I turchi nel XII e XIII secolo I bizantini erano I Rhum. Transizione verso il medioevo ma avversione ad ogni mutamento non in armonia con la tradizione, la cultura classica che ha sempre contraddistinto il mondo bizantino non impedisce a quest’ultimo di modernizzarsi senza stravolgimenti politici interni. Fusione costante di oriente e occidente, di grecità e romanità, di conservatorismo e innovazione, in Eusebio di Cesarea assistiamo a una prima modifica, in linea con la tradizione, della teoria imperiale, in linea con l’insegnamento cristiano. La nuova capitale, il nuovo senato, tutto si conforma sulla città di Costantinopoli e sulla costituzione del nuovo impero cristiano. Proprio la conformazione di una nuova ortodossia incentrata sulla Nuova Roma fu l’obbiettivo per giungere alla definitiva affermazione della nuova città. Va ricordato come nell’Impero Orientale fu tramite la capillare diffusione ebraica che si diffuse il nuovo cristianesimo e si connotò in senso orientale, sempre più diverso dal cristianesimo romano del mediterraneo Occidentale. Il tutto si mescolò con la cultura dominante di queste zone, l’ellenismo, prima scontrato, poi assorbito e infine riproposto in veste cristiana. Il rapporto tra religione e potere vede il momento di svolta nel caso della Controversia Ariana, che vede l’intervento imperiale deciso con la convocazione del Concilio di Nicea. Tutte le dispute cristologiche che caratterizzeranno la vita religiosa, culturale e politica dell’Impero fino al 451 (perlomeno), si mischieranno spesso ad ambizione politica, emblematico il caso di Eutiche. Notevole anche la crescita dell’importanza del monachesimo, che contribuirà presto allo sviluppo di nuove concezioni nel cristianesimo orientale e poi di importanza politica tra VII e IX secolo con l’iconoclastia. L’Impero destreggiandosi tra pagani e cristiani, poi tra crisi di successione al potere, poi nella gestione delle invasioni barbariche, riesce a salvarsi e uscirne sempre o migliorato o non danneggiato. Va posto come momento a sè stante la restaurazione giustinianea, grande momento di gloria e di pianificazione imperiale che però non dura oltre il suo ideatore. L’ortodossia religiosa costantinopolitana si fa sempre più rigida e avversa agli ebrei, alle chiese monofisite e nestoriane, a tutto ciò che sia fuori dall’Ortodossia. La crisi del secolo VII e l’equilibrio spezzato nel Mediterraneo Il secolo VII è forse il periodo di maggior travaglio e rinnovamento della storia di bisanzio. Gli echi del mondo antico si concludono con la vicenda di Eraclio, e si apre un mondo nuovo, in cui entrano gli avari-slavi e l’islam. Le due religioni che inizialmente si affronteranno muro contro muro riceveranno dalla presenza scomoda del vicino una nuova spinta propulsiva che vedrà nel corso del Medioevo raggiunte aree prima neanche considerate nè conosciute. Dopo la Pragmatica Sanzione l’Impero si era visto trascinato tra spinte centrifughe e disordini interni, con l’affermazione del potere degli Esarchi, sempre meno ufficiali e sempre più sovrani in Africa e Italia. Anche le chiese vedono spinte autonomistiche e separatiste. Gli Slavi irrompono nel 549 nei Balcani lasciati scoperti dalle guerre d’Italia e in modo non programmatico si diffondono dalla grecia meridionale al fronte balcanico in tanti villaggi autonomi e stabili, che saranno poi base per l’organizzazione che tenteranno Avari e Bulgari. Nel 610 Eraclio, figlio dell’esarca di Cartagine, mette fine al regno dell’usurpatore Foca. Nel 626 Avari, Gepidi, Bulgari e Slavi assediano Costantinopoli, mentre dal lato asiatico I Sassanidi premono per stringere la tenaglia. Nel corso di questo secolo si stanzia lungo il Danubio il Regno Bulgaro (a cui Costantino IV paga un tributo nel 681), basato sulla capillare sostituzione della popolazione “romana” effettuata dagli slavi. Il capovolgimento demografico dei Balcani nel VII secolo è un fenomeno enorme e poco conosciuto. Sempre nel VII secolo si assiste alle proposte del Patriarca Sergio, prima di monoenergismo e poi nel 638 di monotelismo, per tentare di ricomporre gli scismi post-calcedonesi, ma riuscendo solo a rendere più profonde le divisioni e più fragile la struttura dell’Ortodossia orientale. Il VII secolo è l’apoteosi dell’Islam, il nuovo attore dominante, emerso nel 636 con la Battaglia di Yarmuk e poi diffusosi in tutto il mediterraneo e in Oriente nel giro di 100 anni. Questo nuovo monoteismo radicale, impregnato di richiami cristiani, nestoriani ed ebraici, porta agli onori della cronaca popolazioni fino a questo momento storico rimaste ai margini dei grandi eventi. Nel 642 è già completata la conquista dell’Egitto, dopo Palestina e Siria, per aprirsi le porte di Cipro, Rodi, Sicilia ed Egeo in brevissimo tempo. Tra 674 e 678 viene attaccata la stessa Costantinopoli, difesa da Costantino IV, figlio di Costante II. AL 711 gli arabi sono in Spagna e a Samarcanda. La società vede il suo più grosso cambiamento con la riforma tematica, attestata già nel 687 con Giustiniano II. È una militarizzazione della società in cui I militari si vedono assegnati lotti di terra da far coltivare e che permettono il mantenimento di un’esercito professionale, territoriale e legato a interessi precisi di difesa dei territori imperiali. L’ordinamento e l’amministrazione territoriale, provinciale e regionale è deputata a militari, così come la riscossione tributaria. Questo processo si può dire concluso nel X secolo, secolo in cui l’ordinamento tematico dà I suoi frutti migliori sul piano militare. Il VII e VIII secolo sono il periodo del crollo dei centri urbani, prima tratto caratteristico dei territori coinvolti nel fenomeno dell’Ellenismo e del mondo Romano, ora ridotto a grandi centri metropolitani su cui gravitavano immensi territori senza centri urbani di rilievo e autonomia. L’unico elemento di continuità nell’amministrazione territoriale tra mondo antico e mondo bizantino si può riconoscere nelle figura del vescovo. Aumenta l’importanza delle campagne e sempre di più diventano la zona su cui far ricadere il maggior peso dell’imposizione fiscale, con le imposte personali sui contadini piccoli e le imposte base sul territorio. Il quadro base, in questo contesto deurbanizzato, è l’azienda familiare a base terriera, non il villaggio. La ricerca di differenti equilibri nei rapporti tra autocrazia e chiesa: la controversia iconoclastica (711- 843) è all’inizio del VIII secolo che la crisi torna a farsi sentire, con la fine della dinastia Eraclide. Il rinato espansionismo arabo e bulgaro-kazaro viene fermato tra 717 e 718 solo dalla straordinaria figura di Leone III, che ricaccia indietro gli arabi, sancendone la sconfitta nel 740 ad Akroinos. L’espansionismo arabo è per sempre ridimensionato. Ma nello stesso tempo Leone III emana nel 730 un editto contro il culto delle immagini. Inizia la controversia iconoclasta, originata da svariate cause, tra queste l’ascendente orientale di Leone III (monofisisimo con islam), compimento delle dispute cristologiche, fenomeno di espiazione dai peccati in seguito alla collera divina secondo l’ortodossia costantinopolitana. Un ritorno al culto della croce, pura e semplice, senza l’iconodulia e la supersitzione, con una lenta sostituzione dell’icona imperiale a quella religiosa attuata da parte del potere. È con Costantino V figlio di Leone III che si tocca l’apice dello scontro dogmatico e teologico, che vede la persecuzione, dopo il 765 in particolare della comunità monastica, accusata di Nestorianesimo. Nel 775 sale al trono Leone IV, e si attenua la pressione religiosa dell’iconoclastia, fino a giungere al Concilio di Nicea II del 787 con il quale si attenuano le posizioni, ma non si risolve il problema, visto che il partito degli iconoduli, guidati da Teodoro Igumeno e il partito degli zeloti studiti, puntano a vendicarsi. Nell’802 verrà deposta ed esiliata Irene, consorte di Leone IV che aveva retto le sorti del regno cercando di moderare la vicenda. Nell’811 I Bulgari distruggono l’esercito imperiale e uccidono l’imperatore Niceforo, devastando I Balcani e giungendo a Costantinopoli. Il partito degli Zeloti si rianima e diventa tanto aggressivo da vedere esilitati I suoi capi da parte del potere centrale. Ma gli zeloti dominano il nuovo re Michele I, difatti viene rieletto dall’esercito un generale, Leone V l’Armeno, nell’813, e riprende l’iconoclastia, moderatamente ma con decisione. In realtà però il compito storico dell’iconoclasmo si era esaurito, ridimensionando il potere monastico, pertanto il fenomeno va via via scemando, visto anche il maggior problema che era impersonato dai Bulgari. I 100 anni di iconoclasmo segnarono però fortemente I rapporti con l’occidente, anche perchè è proprio nell’VIII secolo che I Longobardi si convertono al cattolicesimo e iniziano ad aspirare al governo sull’intera penisola. Poi c’è il legame tra il papa e I Franchi, che si connotano entrambi come avversi all’iconoclasmo, sostenendosi a vicenda nell’affrancamento dall’Impero. Nello stesso periodo si assiste a importanti stravolgimenti nel mondo musulmano. Il nuovo califfato Abbaside si propone Patlagean nel secolo XI Bisanzio uscì definitivamente dall’antichità per entrare, in ritardo, nel Medioevo. l’Aristocrazia Imperiale si impone, con I suoi vincoli parentali e la fedeltà personale, assomigiliando sempre di più a dinamiche tipiche della società feudale occidentale. Ma la solidità irriducibile e l’efficacia millenaria del sistema pubblico dell’impero impedirono la nascita di una società feudale di tipo europeo, e contennero queste spinte in un vortice di resistenze e innovazioni. La dinastia Basilide, esauritasi nel 1028 con I tre anni di regno di Costantino VIII, proseguì con le figlie di costui, Zoe e poi Teodora (morta nel 1056), che sposando Romano III, Michele IV Costantino IX Monomaco e poi Michele V, ressero l’impero in continuità, sostenute da una popolazione sempre più protagonista nella politica dinastica. A livello militare, in funzione di una maggiore mobilità richiesta per gli eserciti, si affermano le truppe tagmatiche, di stanza a Costantinopoli, formate da militari di professione e mercenari, pronti a partire e meglio pagati delle turppe tematiche, la cui abilità come fanteria difensiva era sempre meno apprezzata rispetto a eserciti mobili e altamente specializzati. Gli imperatori si accorgono che truppe normanne e peceneghe, fedeli a chi le paga, potevano essere molto più comode e utilizzabili dell’autonomo proprietario terriero reclutato nell’armata tematica. L’economia, tutt’altro in crisi, vede una svalutazione controllata del nomisma, volta a espandere il volume delle transazioni e dell’oro circolante, e all’ascesa di classi sociali borghesi e mercantili, esperte e ambiziose. Si sviluppa di nuovo una grande crescita culturale e letteraria, ma questo non impedisce il consumarsi di un’importante scontro in sud italia in particolare, sia politico che religioso. Il patriarca di Costantinopoli Michele Cerulario, fortemente autonomista, era sempre più opposto al papa Leone IX, con vocazioni riunificatrici. A Costantino IX Monomaco spaventava l’idea di un papato sempre più vicino alle bande normanne che infestavano il sud’italia. Ma in seguito allo scisma ufficiale, che rese giubilante la popolazione di Costantinopoli, finirono I rapporti tra Impero e Roma, e nel 1059 Papa Niccolò II investì Roberto il Guiscardo del titolo di Duca di Puglia, Calabria e Sicilia, incaricandolo di riconquistare il sud italia. Tra il 1056 e il 1081 si succedettero 6 imperatori, frutto di lotte tra aristocrazie e patriarcato, con in testa I Comneni (militari microasiatici) e I Ducas, famiglia della capitale. Isacco Comneno lasciò il regno dopo soli tre anni a Costantino X Ducas, parente di Michele Cerulario. Questa apparente unione tra le due famiglie generò vari imperatori impegnati più o meno nel consolidamento delle aristocrazie cittadine o militari microasiatiche, con l’aggravarsi della crisi sociale. Con il 1071 si toccò l’apice del tracollo, Romano IV Diogene coronò la crisi con la sconfitta di Manzikert e la perdità del Sud Italia. La dinastia dei Comneni: l’aristocrazia del sangue al potere. All’ingresso a Costantinopoli di Alessio I Comneno nel 1081, nulla faceva presagire qualcosa che non fosse la continuazione della crisi. Eppure, con un’attenta ma decisa rivoluzione dei sistemi di potere, Alessio si legò alla famiglia imperiale dei Ducas, alla vedova di Michele VIII, a tutte le dinamiche di corte, stabilendo una serie di vincoli che, mantenuti dall’abilità politica sua e dei suoi successori faranno tornare l’Impero Bizantino al rango di potenza mediterranea. Alessio I è padrone del palazzo e dell’impero, assegna le cariche ai famigliari e sfrutta I posti di rango per legare a sè le diverse componenti dell’aristocrazia imperiale, non a livello personale feudale ma sempre nella poderosa struttura pubblica presente. La tassazione fu ridotta e anzi vi furono sovvenzioni per le famiglie aristocratiche legate al potere. Ma per evitare di riversare le carenze economiche sulla già stremata popolazione rurale, venne istituita la pronoia, sempre più operativa nel secolo successivo, reddito in terra con esenzione fiscale in cambio di prestazione militare. La pronoia non è però un beneficium ereditario e alienabile, anzi è tecnicamente temporanea, subordinata al grado di prestazione su richiesta che viene prestata. Ma il dinamismo politico dell’Occidente era sempre dietro l’angolo, I Normanni non nascondevano il desiderio di arrivare a Costantinopoli e conquistarla, tramite l’occupazione dell’Adriatico Orientale. La marina doveva sempre più appoggiarsi sulle navi veneziane per mantere il più possibile il controllo su traffici e domini insulari. Eccezion fatta per il Mar Nero, le navi veneziane potevano liberamente muoversi senza dazi in tutti I centri dell’impero. La dinamica della crociata come unificazione di tutti I cristiani funzionò per aquanto riguarda le dinamiche politiche occidentali. Di sicuro l’Impero bizantino non poteva non essere chiamato in causa, sia perchè era interessata la sua zona d’influenza, sia perchè risultava necessario non trovarsi contro alla politica dell’europa Occidentale. D’altro canto, per I Latini, la flessibilità di rapporti tra Bizantini e Arabi/Turchi era sintomo di collusione piuttosto che di necessità politica. Ma ciononostante Alessio I riuscì a farsi giurare fedeltà dai principi latini in cambio dell’aiuto necessario per giungere in Terra Santa. I principati latini formatisi, solo formalmente feudi di Alessio, non aiutarono però la costante propaganda antibizantina, cosiderati quasi traditori della causa crociata. Nel 1118 venne eletto imperatore Giovanni Comneno, figlio di Alessio, esempio della ritrovata stabilità del potere e dell’egemonia famgliare ormai ottenuta. Ma un nuovo pericolo si affacciava sul fronte Balcanico. Le popolazioni Magiare, stanziate nell’antica Pannonia, avevano adottato il cristianesimo latino e si erano dimostrate aggressive sia nel conquistare via via pezzi della Dalmazia e nel sostenere le ribellioni in Serbia. Giovanni Comneno sposò dunque la figlia di Ladislao, re d’Ungheria, ribattezzata per l’occasione Irene. Sistemato il fronte balcanico e aggiustate le dispute sul confine turco/latino, restava preponderante il problema di Venezia e della sua richiesta di libertà commerciale, sempre più necessaria ma aggressiva. Nel 1143 Manuele Comneno venne designato imperatore dal padre, in un momento storico in cui in Occidente si andavano delineando gli stati nazionali. Manuele, definito troppo ambizioso, tentò, in un disperato colpo di coda dell’orgoglio imperiale, di essere presente ovunque in ambito perlomeno mediterraneo. Si legò con le potenze marinarie italiane, tentò in tutti I modi di inserirsi nelle contese come arbitro e maggior beneficiario delle imprese svolte. Ma la spina nel fianco restavano I Normanni, con la loro proverbiale contrarietà all’impero e la loro alleanza con la Francia di Luigi IX, che spinse Manuele ad allearsi nel 1148, finita la disastrosa II crociata, con Corrado III, imperatore tedesco. I normanni conquistarono Corfù, che venne ripresa solo grazie ai Veneziani. A questo iniziale insuccesso generale si rispose con rinnovate ambizioni universaliste grazie alla crisi tra papa Alessandro III e Federico Barbarossa. Papa Alessandro arrivò a proporre una coalizione a guida bizantina, in funzione antisveva, con la Francia e la Sicilia. Manuele pagò la lega lombarda per ricostruire le mura di Milano in funzione anti Barbarossa, continuò a stimolare la fedeltà delle repubbliche marinare, punendo nel 1171 Venezia con l’arresto dei veneziani residenti nell’impero. Purtroppo per Manuele, la pace di Venezia tra Barbarossa e Comuni estromisero l’impero dalle dinamiche italiane, senza possibilità di appello. In oriente era stata completata la conquista dei principati latini, sottomessi a Manuele e negli anni ‘60 si stipulò una pace positiva con Kilig Arslan, sultano di Iconio. Ma già nel 1176 l’esercito greco, in guerra con Iconio, veniva pesantemente sconfitto a Miriocefalo. La disfatta compromise per sempre il rapporto con I Turchi in anatolia. Alla morte di Manuele nel 1180, la mancanza di eredi designati mise l’impero sul binario della fine della propria importanza politica. Il figlio Alessio II, adolescente e affidato a Maria d’Antiochia e al patriarca, era insidiato dal cugino dell’imperatore Andronico Comneno. In più la crisi economica si faceva sentire, visti I costi delle ambizioni universaliste di Manuele. Il regime violento instaurato da Andronico, che uccise Alessio II e epurò gran parte della corte e dell’amministrazione, concesse nuovi privilegi a Venezia in funzione antinormanna, acconsentì alle rivolte di natura xenofoba contro I quartieri genovesi e piani, ma comunque nel 1185 I Normanni giungevano a conquistare Tessalonica, facendo crollare il destino politico di Andronico. I regni di Isacco II Angelo (85-95) e il colpo di stato che gli successe di Alessio III (95-03) segnarono ancora di più la crisi, le consorterie nobiliari si muovevano a modo loro e senza progetti ben definiti. Cipro si rese autonoma, per poi essere conquistata dai crociati nel 1192, Bela III di Ungheria, con la scusa della morte del legame tra Ungheria e Bizatini, invase I Balcani, insieme al governo serbo e alla nobiltà valacca, creando un impero che si richiamava agli zar Boris, Simeone e Pietro, riconosciuto da Barbarossa e da Roma. Poi l’impero dovette iniziare a pagare la tassa “tedesca” a Enrico IV per non essere invasa. Solo l’improvvisa morte di 1197 di Enrico IV salvò provvisoriamente la capitale dall’invasione. Alessio III allacciò poi intensi rapporti con la curia romana, ma questo non fermò Venezia da ordire l’intesa coi crociati, che dopo essere partiti nell’Adriatico fecero vela nel 1203 verso Costantinopoli, sostenendo Alessio IV, imposto sul trono dai crociati stessi. Quando poi Alessio V Ducas ribaltò l’usurpatore, sostenuto dalla popolazione di Costantinopoli, la flotta crociata decise di intervenire a Costantinopoli, conquistando la città e segnando la fine dell’Impero Bizantino.
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