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STORIA - CARLO V, RIFORMA PROTESTANTE E CONTRORIFORMA, Appunti di Storia

Appunti su Carlo V, riforma protestante e controriforma.

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 07/04/2023

martina-longo-27
martina-longo-27 🇮🇹

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Scarica STORIA - CARLO V, RIFORMA PROTESTANTE E CONTRORIFORMA e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! CARLO V Nella prima metà del Cinquecento, contemporaneamente al consolidamento dei regni nazionali, in Europa nacque l'ultima grande monarchia universale. Questa era molto eterogenea sotto tanti punti di vista: economico, linguistico, culturale e religioso. A capo di questi territori si trovò Carlo d'Asburgo. Carlo era nipote dell'Imperatore Massimiliano d'Asburgo (domini austriaci), il quale si era distinto per una brillante politica matrimoniale. Massimiliano aveva sposato Maria di Borgogna, erede del Ducato di Borgogna che comprendeva anche Paesi Bassi e Fiandre. Aveva organizzato le nozze tra suo figlio Filippo con Giovanna (La Pazza), figlia dei sovrani di Spagna, Ferdinando D'Aragona e Isabella di Castiglia e quindi erede di Spagna, Italia meridionale e colonie americane. Carlo nacque nel 1500. Nel 1506, a soli 6 anni, quando il padre morì ereditò tutti i possedimenti Borgognoni. Nel 1516 alla morte del nonno materno Ferdinando il Cattolico Carlo acquisì per linea materna i possedimenti spagnoli. La madre era esautorata dai diritti dinastici perché aveva già dato segni di squilibrio mentale. Nel 1519 con la morte del nonno paterno Massimiliano d'Asburgo a Carlo spettarono anche la corona austriaca e il diritto all’elezione imperiale. Carlo si trova fra le mani un impero talmente grande che come disse lui stesso: Il sole non vi tramontava mai. La morte di Massimiliano d'Asburgo aprì per il giovane Carlo la competizione per la successione imperiale a cui naturalmente ambiva in quanto nipote dell'imperatore defunto. Anche il re di Francia, Francesco I, ambiva al titolo. Francesco I vedeva in Carlo una minaccia: i suoi territori circondavano totalmente lo stato francese ed era un ostacolo ai suoi disegni di espansione in Italia e nel Mediterraneo. Francesco I sperava di ottenere la corona imperiale per ridurre il potere di Carlo ma Carlo con il sostegno finanziario dei più importanti banchieri dell'epoca comprò il voto dei sette principi elettori e nel 1519 venne incoronato imperatore con il nome di Carlo V ad appena 19 anni. Con l'ascesa di Carlo V si riaffacciava in Europa il sogno della Restauratio Imperii, di una monarchia universale. Carlo voleva costituire uno stato unitario: uno stato in cui tutte le comunità che ne facevano parte sarebbero state unite sotto l'egida della religione cristiana e governate nella pace dettata dall’imperatore. Carlo, molto devoto ai valori evangelici del Cristianesimo difese e diffuse la vera religione, quella cattolica, facendo coincidere obiettivi politici con obiettivi religiosi. Questo ideale medioevale era ormai molto lontano perché ormai l'Europa era lacerata da conflitti religiosi scatenati dalla Riforma Protestante e gli stati nazionali non avevano intenzione di delegare la loro autorità all'imperatore. Carlo, imperatore dal 1519 al 1556, dovette combattere incessantemente principalmente su tre fronti di scontro politico-militare, ma anche religioso: contro il re di Francia Francesco I, che gli contendeva il dominio sull'Italia e sulla Borgogna, contro gli ottomani per il predominio nel Mediterraneo e contro i principi tedeschi che avevano aderito alla Riforma Protestante e rivendicavano la loro autonomia. Lo scontro con Francesco I di Francia si dispiegò su diversi fronti: nelle Fiandre, in Borgogna, nei Pirenei e nella penisola italiana (gli stati italiani erano molto ricchi e prestigiosi e sia i francesi che Carlo volevano impossessarsene). Lo scontro in Italia ruota attorno al controllo della Lombardia e del Ducato di Milano. Carlo V voleva conquistare la Lombardia per facilitare i collegamenti fra la penisola iberica e l'Austria. Francesco I ovviamente voleva scongiurare con tutte le sue forze la creazione di questa strategica via di comunicazione. Lo scontro decisivo avvenne nel 1525, con la Battaglia di Pavia, e fu favorevole all’esercito imperiale. Francesco I però nel 1527 riorganizzò le forze e costituì contro Carlo V la Lega di Cognac di cui facevano parte lo Stato Pontificio, Firenze, Venezia, Genova e Milano. Gli stati italiani cercarono di difendere la propria autonomia con l'aiuto francese. Carlo V rimase indignato dalla creazione di questa lega e mosse le sue truppe verso il centro Italia e lasciò che un esercito composto da circa 12000 lanzichenecchi, mercenari tedeschi, attaccassero Roma. Nel 1527 abbiamo il famoso Sacco di Roma. I lanzichenecchi saccheggiarono la città profanando i luoghi sacri. L'episodio ebbe una forte valenza simbolica. I lanzichenecchi avevano aderito alla Fede protestante ed erano particolarmente motivati a devastare Roma, descritta come città del vizio e della corruzione. Questa vittoria rappresentò il suggello dell'egemonia Imperiale. Francesco I fu costretto a scendere a patti con Carlo V e nel 1529 firmò la Pace di Cambrai che fu una riconciliazione tra Austria e Francia. Nel 1530 Carlo fu Incoronato re d'Italia a Bologna. Lo scontro, però non finì con la pace di Cambrai, ma proseguì per molti anni, infatti i due protagonisti non riusciranno a vedere la sua conclusione. Francesco I allargò lo sconto anche agli ottomani (che minacciavano le terre asburgiche) e ai Principi tedeschi, aderenti alla riforma. Francesco I morì nel 1547 mentre Carlo V abdicò nel 1556 dopo aver diviso il suo impero: al fratello Ferdinando lasciò il titolo imperiale e i possedimenti in Austria e Boemia, mentre al figlio Filippo II lasciò i territori spagnoli, americani, i Paesi Bassi e i possedimenti in Italia. Carlo V si ritirò in meditazione religiosa in un convento. Lo scontro ebbe fine con la Pace di Cateau-Cambrésis del 1559. Durante il regno di Carlo si registrò l'ennesimo scontro con gli islamici. Carlo V voleva contrastare l’espansione musulmana perché questa minacciava il dominio delle rotte commerciali del Mediterraneo e voleva anche difendere l'intera cristianità. Nel 1526 gli ottomani sconfissero gli ungheresi nella battaglia di Mohacs e nel 1529 assediarono Vienna. Gli ottomani quindi controllavano tutti i Balcani, oltre che il Nord Africa e la Turchia. Nel 1535 Carlo riprese Tunisi: agli occhi dei contemporanei fu un successo straordinario, una vittoria cruciale, ma in realtà si trattò di una vittoria effimera, che non modificò gli equilibri di potere nel Mediterraneo. I turchi infatti continueranno a minacciare le coste e i traffici. La riforma causò un terremoto politico e sociale così forte da alimentare conflitti e scontri armati. Nel 1522 1523 ci fu la rivolta dei Cavalieri. I cavalieri si avvicinarono alle idee di Lutero sia perché erano sinceramente convinti delle necessità riformatrici ma anche perché intendevano affermare la propria indipendenza politica. Sceso quindi in rivolta ma vennero sconfitti. Nel 1524 1525, scoppiò una nuova rivolta, ben più violenta, quella dei contadini. Rivendicavano condizioni di vita più giuste, volevano una nuova società, basata sull’egualitarismo e su altri precetti evangelici. Dunque l'esigenza di un rinnovamento religioso si saldava anche a rivendicazioni sociali. Questi contadini seminarono il terrore, compiendo ogni genere di violenza contro preti e vescovi cattolici, ma ben presto rivolsero la loro violenza contro i loro oppressori e cominciarono a massacrare i signori feudali. Lutero pensò che questa rivolta potesse compromettere il successo della riforma, dunque non esitò schierarsi con le autorità in favore della repressione della rivolta, che venne sedata brutalmente. Nel 1531 i principi tedeschi formarono una vera e propria alleanza militare detta lega di Smalcalda. Nel 1555, con la pace di Augusta, fu stabilito che ciascun signore era libero di scegliere se fare del proprio territorio una provincia di confessione luterana oppure se mantenerla Cattolica. Tutti i suoi sudditi si sarebbero dovuti confermare a quella Fede o andarsene. la soluzione fu sintetizzata nella formula “cuius Regio eius religio”, ossia, la religione è di colui di cui è il regno. La diffusione della riforma fu influenzata anche da ragioni politiche economiche, dato che comportava la confisca degli ingenti patrimoni degli enti religiosi. In altre regioni d'Europa grandi figure di predicatori si dedicarono a diffondere la dottrina protestante. In Svizzera la riforma ebbe grande successo. Nelle aree svizzere di lingua tedesca, Zwingli abbracciò un’interpretazione del protestantesimo ancora più radicale rispetto al pensiero di Lutero. Nelle aree elvetiche di lingua francese, invece, fu decisivo il ruolo giocato da Calvino. Calvino credeva nella predestinazione assoluta, ossia Dio ha stabilito dall'eternità, chi dovrà salvarsi e chi no. La dottrina calvinista aveva delle implicazioni sociali molto forti: il successo personale era un segno di benevolenza Divina e il lavoro quotidiano era visto come un impegno religioso. Anche in Inghilterra la riforma protestante ebbe successo. Qui venne accolta per decisione del sovrano, il re Enrico VIII Tudor, e si diffuse rapidamente. In un primo momento Enrico VIII aveva parteggiato per il Papa contro Lutero tanto da guadagnarsi il titolo di “defensor Fidei”, difensore della fede. In seguito il sovrano decise di sottrarre il culto inglese al potere della Chiesa per due motivi: rafforzare il potere della corona sul clero locale e risolvere il problema della successione al trono inglese. Il re infatti non aveva avuto figli maschi, quindi chiese al papa l'annullamento del suo matrimonio con Caterina d'Aragona, zia di Carlo V, per poter sposare Anna Bolena. Il papa non consentì per non inimicarsi Carlo V, quindi davanti alla celebrazione delle nuove nozze, lanciò la scomunica su Enrico VIII. Nel 1534, Enrico VIII, con l'atto di supremazia, si distaccò ufficialmente dalla Chiesa Cattolica, ne incamerò i beni e divenne il capo della chiesa anglicana. L'anglicanesimo rimase piuttosto vicino al cattolicesimo, sia nell'organizzazione ecclesiastica sia nella dottrina. La max autorità religiosa era l'arcivescovo di Canterbury, che era vincolato ad un giuramento di obbedienza al sovrano invece che al papa. In seguito rese propri alcuni elementi delle chiese riformate: l'inglese sostituì il latino nei riti religiosi e agli ecclesiastici fu consentito di sposarsi. Con Edoardo VI, unico figlio di Enrico VIII, la riforma si diffonde in Inghilterra. Alla morte di Edoardo VI sale al trono Maria, unica figlia che Enrico aveva avuto con Caterina d'Aragona. Con Maria I assistiamo a un periodo di restaurazione Cattolica, Maria era una fervente seguace del cattolicesimo, come la madre. Venne soprannominata la sanguinaria per l'accanimento con cui perseguitò i seguaci del protestantesimo. Dopo che Maria morì senza eredi, nel 1558, divenne regina Elisabetta I ultima rappresentante dei Tudor. Elisabetta I adotterà definitivamente la dottrina protestante per la chiesa anglicana, che si consoliderà, e l'Inghilterra si avvierà a diventare una grande potenza militare economica e culturale. LA CONTRORIFORMA Per rispondere con efficacia, sia alle richieste di un profondo cambiamento, sia alla diffusione del protestantesimo, la Chiesa cercò di riorganizzare le istituzioni ecclesiastiche. Venne avviato un movimento di rinnovamento della chiesa cattolica che prese il nome di Controriforma o riforma Cattolica. Controriforma per sottolineare che il movimento si era affermato in reazione alla Riforma Protestante. Il papato si decise a convocare un concilio prevalentemente per riconfermare i fondamenti della dottrina Cattolica e per allargare il consenso tra i fedeli, pur contenendo qualche aspetto riformatore. A chiedere la convocazione di un concilio, fu anche l'imperatore Carlo V, che voleva fortemente mettere pace nei suoi domini. Il pontefice Paolo III Farnese organizzò il Concilio di Trento, che durò dal 1545 al 1563 con lunghe interruzioni. Paolo III aveva convocato un concilio a Mantova molto prima, però questo venne impedito dalla guerra tra Carlo V e Francesco I. Carlo V aveva già provato a tenere dei colloqui con i luterani, come per esempio a Ratisbona, ma questi erano falliti. Trento venne scelta come città per il consiglio perché era un Principato ecclesiastico in territorio italiano ma dipendente dall'impero, quindi avrebbe rappresentato un ideale punto di incontro tra le esigenze di Carlo V e quelle del papa. Nel concilio venne riconfermata l'ortodossia e tutti i principi del cattolicesimo che quindi si cristallizza. Venne riconfermato il valore delle opere per la salvezza, la supremazia del papa e la struttura verticistica della Chiesa. (controllo dei fedeli anche con mezzi repressivi) Venne ribadito il ruolo esclusivo della chiesa nell'interpretazione delle sacre scritture, la legittimità del culto di Maria e dei santi e tutti e sette i sacramenti. Venne giudicata infondata la dottrina della predestinazione. Inoltre per ridare credibilità alla chiesa vennero imposte delle regole disciplinari al clero. Venne confermato l'obbligo del celibato ecclesiastico e venne ordinato ai vescovi di risiedere nelle loro diocesi, che essi dovevano visitare periodicamente, parrocchia per parrocchia (visite pastorali). Fu proibito il cumulo di benefici e vennero istituiti dei seminari, appositi centri per l'istruzione dei giovani che intendevano diventare sacerdoti. Non aveva, quindi molte finalità innovative, anche perché all'inizio non c'erano nemmeno luterani o Vescovi tedeschi, ma solo cattolici. Vennero fondati nuovi ordini religiosi, come per esempio i cappuccini, i Barnabiti, gli scolopi, le Orsoline e gli oratoriani. Ma l'ordine religioso che ebbe maggiore influenza fu quello dei Gesuiti o della compagnia di Gesù. La Compagnia di Gesù venne fondata nel 1540 dal nobile spagnolo Ignazio di Loyola e incarnavano un nuovo modo di intendere la religione cristiana. Oltre al voto di castità e povertà dovevano giurare obbedienza assoluta, perinde ac cadaver, come un corpo morto al papà. E’ un ordine fortemente centralizzato, segue una severa disciplina e prevede un impegno militare. Avevano una rigorosa formazione sacerdotale e anche un'istruzione universitaria. Si impegnarono nell'istruzione del clero e dei Nobili e divennero anche consiglieri, confessori o precettori di sovrani e nobili. Fondarono prestigiosi collegi e ricoprirono frequentemente ruoli inquisitoriali. Inoltre svolsero un'intensa azione missionaria nelle Americhe e in Asia. Ovviamente la Controriforma ebbe anche un'impronta repressiva. Venne istituita la congregazione della Sacra inquisizione o Sant'uffizio, una commissione stabile di cardinali alle cui dipendenze furono posti tutti i tribunali dell'Inquisizione. I tribunali dell'Inquisizione avevano potere su tutta la cristianità: l'accusatore coincideva con il giudice, l'accusato non veniva informato dei motivi del processo, la confessione concludeva il processo e la tortura era considerata esame rigoroso ed era prevista. Nel 1559 venne introdotto l'indice dei libri proibiti, un elenco di letture pericolose per la Fede e ritenute eretiche. Nel 1571 fu creata la congregazione dell'indice, un organismo con cui la chiesa controllava le opere a Stampa e nel caso in cui la pubblicazione fosse stata bollata come eretica perseguitavano non solo gli autori dei libri, ma anche gli Stampatori e chiunque lo possedesse. Il libro che la chiesa proibì più severamente fu la Bibbia in volgare. In Italia e in Spagna, dove venne applicata rigorosamente determinò l'isolamento e il progressivo inaridimento della cultura. Mentre l’eresia riguardava soprattutto gli uomini, le donne erano le principali destinatarie e vittime dell' accusa di stregoneria. La superstizione popolare attribuiva spesso alle donne anziane, sole e magari indipendenti e con conoscenze erboristiche, poteri straordinari e occulti legati al diavolo. Questo generò una vera e propria psicosi collettiva che mandò al patibolo centinaia di donne.
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