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STORIA CONTEMPORANEA 12 CFU - Mattera, Appunti di Storia Contemporanea

Sbobinature di tutte le lezioni dell'anno accademico 2020/2021

Tipologia: Appunti

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Scarica STORIA CONTEMPORANEA 12 CFU - Mattera e più Appunti in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! STORIA CONTEMPORANEA ROMA TRE AA. 2019/2020 PROF. PAOLO MATTERA 12 CFU Storia contemporanea Le epoche storiche individuano dei periodi che hanno caratteri continui dal punto di vista economico, sociale e politico che la distinguono dalla precedente e successiva. L’essere umano del 1780 (il nonno nel 1680 viveva condizioni simili), il nipote del secolo dopo viveva in condizioni completamente diverse. Studiamo le origini, le caratteristiche e le dinamiche del mondo nel quale viviamo adesso. Nell’Ottocento hanno preso forma strutture e caratteristiche del mondo in cui viviamo noi. Caratteristiche dell’Antico Regime: il tipico paesaggio preindustriale è fatto di una campagna selvaggia, poco gestita dagli esseri umani. Il mondo in generale è caratterizzato da enormi distese di boschi di una natura che non era addomesticata dall’uomo, tendeva a prevalere sull’uomo. Ci sono innumerevoli descrizioni, nelle fonti era ripetuto di non abbandonare i villaggi, che dopo il tramonto era pericoloso aggirarsi nei boschi (le fiabe dell’epoca avevano personaggi che si perdono tutti nei boschi). La principale attività economica è l’agricoltura: da undicimila anni gli esseri umani si dedicavano ancora all’agricoltura. Questa attività e questa natura oggi beneficia di una serie di stereotipi, la natura dell’epoca era ostile. Rubens fu uno dei primi artisti a voler rappresentare la realtà, quando rappresentava la realtà esterna lo faceva rappresentando quella selvaggia. Nel 1821 Constable continuava con la rappresentazione della natura selvaggia. Il tempo degli esseri umani si scandiva in base alla natura. In questa natura l’energia veniva attinta dagli animali e dalla natura stessa. La fonte di energia degli esseri umani erano gli animali, i fiumi, il vento. Da molto tempo si erano abituati a convogliare le fonti naturali di energia a fini tecnici, ma le fonti naturali hanno dei limiti: non sono disponibili sempre e in grande quantità (uno dei cambiamenti più grandi che sta per arrivare). La conseguenza è che questa società agricola con natura selvaggia e energia di origine naturale è un sistema che può produrre poco e sfamare un numero max di persone, ha dei limiti strutturali. C’è un parametro: la popolazione umana fino all’Ottocento ha avuto circa settecento/ottocento milioni, scendeva per le carestie, dalla rivoluzione industriale la popolazione ha avuto difficoltà a causa delle guerre, poi è arrivata a sette miliardi. Se andiamo nelle città vediamo delle cose che stanno cambiando: il Porto di Ripa Grande di Roma. Le parti della città in cui si viveva intensamente erano quelle dedicate al commercio o i monumenti. Sistema economico: agricoltura 90%, altra parte dedita al commercio e artigianato. Comincia ad esserci una pressione di persone che vivono con fastidio crescente, fremono di fronte ai vincoli della società. Questi gruppi sociali accumulano ricchezze e desiderano una società diversa. Quella società in realtà è dominata da una ben definita classe sociale: al vertice della società ci sono le autorità che accumulano ricchezze grazie all’agricoltura (a Roma i pellegrini e le persone in delegazione diplomatiche non arrivavano da Ostia ma dalla Salaria, l’idea era che chiunque entrasse a Roma doveva avere la percezione della grande città sede di potere e cristianità: Piazza del Popolo: due chiese, un obelisco e l’idea funzionale di tre strade che portano al porto, al corso e al quirinale. Tutto ciò ha un costo notevole, come Venezia. I soldi li avevano i grandi proprietari terrieri e le grande Europa la bravura della corte, il principe accettò. Il padre non aveva soldi, li prese in prestito. Importante perché tutti i giorni scriveva ai suoi prestatori l’andamento del viaggio, il carteggio è notevole. Leopold deve aggiornarli su tutto, è uno spaccato dell’Europa di quel periodo. Una lettera del 1764 è interessante, da Parigi: Leopold arriva a Parigi, siamo sotto la monarchia assoluta, siamo a venticinque anni dalla Rivoluzione Francese. La descrizione che Leopold dà: lo spettacolo è insieme meraviglioso e orribile, strade grandi, stanze luminose, grande lusso e sfarzo, rimane colpito dalla folla delle strade, contrasto tra ricchezza dei nobili e povertà dei cittadini, “ciò che meraviglia è la condizione dei mercanti, degli avvocati, dei letterati e laureati, senza possibilità di cambiare [...] non le dico le parole che ho sentito rivolte alla loro Regina, odiano i nobili, li ucciderebbero tutti”: la loro posizione rimane tale, hanno studiato ma non possono cambiare, odiano i nobili. Leopold ci sta raccontando che a Parigi stava iniziando ad emergere la mentalità individualista di persone che ragionavano in base alle loro qualità e possibilità personali anziché al gruppo, voleva una società aperta al talento e che invece era chiusa per nascita. Dopo aver fatto alcuni concerti a Parigi, Leopold va a Londra, metropoli con centinaia di migliaia di abitanti. Ci racconta il porto che è talmente pieno di navi da sembrare una foresta, l’aspetto incredibile è il numero di case, non si vede l’orizzonte della campagna, sembra non finire mai la città, Londra stava diventando il centro commerciale del mondo, era il porto più noto e importante dell’intero pianeta. Parla dell’abitudine del té, zucchero di canna, era un qualcosa di nuovo: a Londra c’era un tale controllo dei commerci che la cosa sconosciuta a Salisburgo diventa qui qualcosa di noto. Abitudine sconosciuta a loro: il tè insieme al latte (la temperatura bollente del tè nella porcellana l’avrebbe spaccata, si metteva prima il latte per raffreddare). Racconta degli scioperi, degli operai che si accalcano, questa situazione negli anni 60 sta preparando la rivoluzione industriale. Il figlio cresce, tornano a Salisburgo, Leopold ha fatto tanti soldi. Mozart è speciale, nessun bambino del Settecento aveva visto tutti quei posti, ha delle visioni molto più grandi rispetto agli altri bambini, Mozart non sopporta di dover sottostare ai nobili. Il suo linguaggio nei confronti dei nobili era duro, volgare. La mentalità di Mozart era che la nobiltà è dovuta dal cuore e dal talento. Nel 1781, a 25 anni, Mozart viene portato dal principe di Vienna, il principe di Colloreto ragiona da nobile, Mozart ragiona non da servo del principe ma da musicista (raccontato nel film Amadeus, da una base di verità arriva a cose inventate), la scena importante è quella del principe e Mozart che arriva tardi al concerto, ha successo, ma importante sono le reazioni e il dialogo ricostruito attraverso le lettere, il principe dice che il suo servo lo ha umiliato, Mozart risponde che può licenziarlo, il principe vuole che torni a Salisburgo, non ha intenzione di porgli libertà: i due sono modi diversi di ragionare, il principe non usa la parola licenziare ma mettere in libertà, quando esce il pubblico la applaude. Quando scrive al padre che vuole rimanere a Vienna, il padre gli chiede come faccia senza un nobile, lui vuole vivere con la sua misura, è stimato per ciò che è: individualismo, “ciò che sono e quello che faccio”. Dal momento che non lo licenziano si comporta tanto male che lo mandano via, il principe pensa che tornerà, il padre è disperato, Mozart ha una trovata: alla fine del Settecento c’era uno strumento inventato da tempo da un artigiano fiorentino Bartolomeo Cristofori, gli strumenti a tastiera avevano estensione totale elevata, ma con quelli a corda e a fiato potevi esprimere meglio le emozioni, erano considerati più soddisfacenti in base al grado di intensità. Cristofori inventò il clavicembalo dove il suono viene realizzato martellando la corda, prototipo del moderno pianoforte. Mozart pensa al concerto per pianoforte e orchestra, suona davanti al pubblico uno strumento nuovo accompagnato dall’orchestra, prima si facevano i concerti nelle corti, Mozart nel 1782 dal febbraio al 29 aprile fece 25 concerti, si guadagnava da vivere così, per potersi permettere di vivere come artista individualmente si è trovato a rompere anche le convenzioni artistiche. Nel 1789 ha un tenore di vita elevato a Vienna, spende molto, deve produrre, entra in un vortice, e in questo anno dà dei sensi di cedimento fisico, muore a 39 anni di febbre batterica ed è una coincidenza che proprio nell’anno in cui Mozart aveva tentato di rompere le convenzioni dell’Antico Regime, proprio in quell’anno a Parigi scoppia la Rivoluzione Francese. Nel 1791 a Vienna arriverà poi Beethoven. Rivoluzioni borghesi: terminologia generale La rivoluzione industriale ci pone un quesito culturale: perché lo sviluppo avviene in certi posti del mondo e in altri no. La risposta data era per la superiorità di popoli, ci permette di affrontare la questione del perché il sistema industriale ha preso forma proprio in europa occidentale. Le ondate rivoluzionarie hanno due fasi: Prima fase, 1780-1815 fase della Rivoluzione Industriale in Inghilterra e Rivoluzione Francese Seconda fase, 1815-1848 A parlare di queste date fu lo storico Erik Hobsbawm che ha scritto tre libri sull’Ottocento: le rivoluzioni della borghesia (the age of the revolution), il trionfo della borghesia e la rivoluzione industriale. Il suo ragionamento è: il magma della borghesia erompe in due fasi: rivoluzione industriale e rivoluzione in Francia che si estende con le armate napoleoniche. Altro storico: David Landes Economia: la prima Rivoluzione Industriale in Inghilterra. Dinamica che dura tanti anni. Il termine rivoluzione è anche improprio, viene dall’astronomia e indica il giro intero intorno alla stella, vuol dire un grande cambiamento che modifica in modo strutturale le caratteristiche dell’economia, non una rottura improvvisa e veloce. Landes ha individuato un meccanismo della rivoluzione industriale che ci permette di capire perché sia avvenuto in certi luoghi piuttosto che in altri: il meccanismo di Landes è chiamato “di botta e risposta”, c’è un problema e bisogna andare alla ricerca di una soluzione. Nell’arco di circa quaranta anni si è messa in moto una concatenazione per cui l’economia del 1820 non era più quella del 1780 in Inghilterra. Prima questione: le ricchezze erano in Cina e in India, ma perché in Inghilterra? Cosa accadde? Il signor Twinings voleva garantire che il suo tè fosse migliore degli altri, inventò un logo che è ancora in uso: consumare in Inghilterra è positivo, di moda, pensare all’etimologia della parola consumare, ha un’etimologia negativa, nasce come una cosa che viene rovinata es candela. Le persone che hanno guadagnato adesso rivendicano il fatto che i loro prodotti e le loro ricchezze debbano essere consumati. Si vive secondo il criterio che bisogna guadagnare di più per consumare di più: il successo è avere tanti soldi per guadagnare tanto e consumare. Investire, guadagnare e consumare sono le attività. - Contesto istituzionale e culturale favorevole - Aumento dei commerci (l’Inghilterra è la dominatrice dei traffici commerciali, tante persone per guadagnare e curare i loro interessi competono tutti nei commerci per aumentare e guadagnare sempre di più) - Domanda di beni agricoli (pressione sull’agricoltura per mangiare meglio e di più). L’agricoltura inglese non ce la fa. Politica: Rivoluzione Francese, Rivoluzione Americana (costituzione del 1788) Rivoluzioni borghesi: termine utilizzato da Hobsbawm Perché in Inghilterra e non altrove? Ricchezza (anche la Cina e l’India lo erano) Una delle prime differenze che caratterizza l’Inghilterra è il contesto culturale e sociale. Mentre in Italia e Spagna c’era commercio, non c’era la cultura improntata all’aumento del capitale. In Spagna la ricchezza che arrivava veniva tenuta per sé, in Inghilterra le ricchezze non vanno solo alla nobiltà, vanno anche all’emergente ceto borghese che ha l’idea che i soldi debbano essere usati per guadagnare ancora di più. I borghesi guadagnando molto vogliono permettersi di mangiare di più e meglio (“botta e risposta”). Problema: l’agricoltura in Inghilterra non ha le capacità strutturali di soddisfare questa domanda. In India e Cina non c’era l’esigenza di migliorare il sistema agricolo, in Inghilterra lo svantaggio dell’agricoltura ha creato una pressione al termine della quale si è prodotta la rivoluzione industriale. Botta e risposta → problema e soluzione Emerge il “vincolo agricolo alimentare”, un freno La proprietà privata c’era già, ma era in condivisione con villaggi, le recinzioni erano ancora circoscritte nella terra in Inghilterra. Con questa accelerazione succedono tre cose: 1. Trasformazione dell’agricoltura ancora estensiva, che ancora faceva coesistere la proprietà privata con boschi e terreni comuni, comincia ora a diventare un’agricoltura fondata sulla proprietà, le recensioni, e uno sfruttamento intensivo. Aumenta la produzione, ma aumenta perché è aumentata la produttività (lo stesso pezzo di terra viene sfruttato in modo più intenso e produce di più) → aumento della produzione agricola 2. Eccedenza di manodopera, migliaia di persone vengono espulse dall’agricoltura, sono pronte a lavorare per qualunque altra cosa. rinunciare alle libertà politiche per il Codice Civile, 1804. I ceti medi e borghesi in Europa vogliono la libertà, ma quella di essere proprietari e di commerciare; la libertà politica, di poter votare un’assemblea, interessa nella misura e fino a che è una libertà che consente di sviluppare la proprietà e le proprie attività commerciali, ma se aprono la strada a poteri radicali preferiscono un regime che toglie libertà politiche e impedisce sovversioni radicali in cambio di leggi di libertà economiche. Il precedente di Napoleone è importante perché le libertà politiche potevano portare alla sovversione della proprietà privata. La forza di Napoleone è stata quella di riportare l’impianto dell’Impero, ma entrare in sintonia con l’Europa, il Codice Civile viene portato in tutta Europa (all’inizio erano favorevoli alle armate napoleoniche in Germania perché portavano libertà economiche e commerciali). Quando poi Napoleone ha iniziato a tiranneggiare e aumentare le tasse per finanziare le guerre, il favore popolare è iniziato a venir meno. Da un atteggiamento iniziale di appoggio, si passa all’opposizione. Dopo la stagione delle guerre napoleoniche arriva la Restaurazione: si mette in moto la seconda fase delle rivoluzioni borghesi 3 ondate rivoluzionarie: 1820 (Spagna), 1830 (Francia), 1848 (tutta Europa) Logiche sociali, base sociale delle spinte rivoluzionarie in Francia: rivoluzione del 1848 Secondo i manuali nel 1815 comincia la Restaurazione. Dal punto di vista della storia diplomatica e delle relazioni internazionali, il Congresso di Vienna riuscì ad individuare un equilibrio internazionale. Livello della storia sociale e politica, il Congresso ebbe un limite strutturale: i capi di stato volevano portare indietro le lancette dell’orologio alla situazione sociale e politica che precedeva la Rivoluzione Francese, non si poteva fare per delle ragioni materiali: la Rivoluzione Francese e poi le armate napoleoniche avevano abbattuto i privilegi dei nobili, confiscato le terre dei nobili e vendute a proprietari borghesi. Tornare indietro vuol dire riprendere le terre, togliere proprietà e ripristinare i privilegi. C’è contrasto tra tentativo di restituire potere alla nazione e gli interessi della borghesia europea. In quel punto si è introdotto l’elemento di tensione che si accumulava. Come risolvere la tensione? In alcuni casi i governi sono molli, in altri più rigidi, tutti riuscivano a rimandare la rivoluzione e quelli più rigidi la crearono subito. Metterwick dice che aveva rimandato la rivoluzione, sapeva che la tensione tra aristocrazia e borghesia era insolubile. Paesi come Spagna, Italia, con governi rigidi, le tensioni esplosero subito. Gli altri riuscirono a rimandare le rivoluzioni. Nel 1848 gli equilibri si ruppero e le ondate dilagarono in tutto il mondo. L’ondata del 48 è quella più intensa e l’ultima. Per cercare di capire occorre prendere la Francia in esame e perché fu l’ultima. Coniugare gli aspetti sociali con quelli politico-istituzionali In Francia tra 1825 e 1840, la società: Al vertice c’è l’aristocrazia che è tornata al potere dopo la rivoluzione francese e le ondate napoleoniche, l’aristocrazia appoggia il principio della restaurazione delle monarchie legittime Borghesia: al suo interno comincia ad essere sfaccettata, sarebbe corretto dire le borghesie (medio alta; piccola). Gli esponenti delle borghesie sono accomunati dal principio della libertà di commercio e del diritto di proprietà. Vogliono un sistema liberale, questione politica. Dal loro punto di vista è un sistema che deve riconoscere le libertà dei cittadini in vista della libertà di commercio e diritto di proprietà. In alcuni casi la borghesia europea pone la questione politica nazionale per arrivare al sistema liberale (questione politica: Sistema Liberale, questione politica: Stati Nazionali) Stato di persone disperate, miserabili che vivevano nelle fogne, erano disposti a rischiare la vita per cambiare le cose, erano pronti a combattere. Questo strato di miserabili crea uno strato di persone pronte a tutto, in Francia soprattutto e anche in Europa. Erano denutriti, sporchi, malati, non venivano nemmeno avvicinati, erano emarginati e odiati. 1818-1848 la Restaurazione Dopo le guerre napoleoniche, i popoli europei erano sfiniti, i governanti erano fissati con la logica dell’equilibrio: evitare che qualcuno potesse creare nuovi problemi pericolosi. Ogni volta che questo poteva accadere, i governanti si riunivano → consapevolezza che le guerre avevano devastato il continente, esigenza di creare degli incontri per mantenere l’equilibrio. A questo si aggiungeva il timore che le guerre potessero creare delle rivoluzioni. Appena c’erano dei momenti di difficoltà, si creavano delle conferenze che cercavano l’equilibrio. Dal 1815 inizia la Restaurazione, in realtà sotto la coltre della Restaurazione si muovevano già: - la rivoluzione industriale stava continuando - stavano andando avanti anche le ondate rivoluzionarie politiche che vedono prima come protagonisti le regioni periferiche d’Europa fino ad arrivare poi al centro Dopo la Restaurazione, la classe sociale era l'aristocrazia che si appoggiava sulle monarchie “legittimiste”. Intorno al 1830 la classe dirigente comincia ad essere una miscela tra esponenti alto borghesi ricchissimi e quelli dell’aristocrazia. I piccoli negozianti non si sentono legittimati da questi alto borghesi e aristocratici, temono di perdere quello che hanno guadagnato in quegli anni. Gli esponenti della medio borghesia volevano il sistema liberale per la libertà di commercio e diritto di contratto e proprietà. Sotto c’erano le masse popolari, persone pronte a fare qualunque cosa, sono sia le plebi che si affollano ai margini delle campagne e delle città, sia le prime masse che lavorano nel sistema industriale ossia gli operai, che hanno sì un lavoro ma vivono in situazioni difficili. La Francia è l’emblema. La prima ondata del 20 nelle province è opera soprattutto di militari di origine borghese che si sentono emarginati dalla nuova situazione, perché le monarchie legittimiste tendono ad emarginare i ceti borghesi ecc. Nel 1830 questa dinamica è più visibile. C’è una spinta rivoluzionaria nel 33 che trova un governo con Filippo Luigi d’Orleans. Cronache della Francia del 1848, si vede una sequenza di elementi che non hanno una spiegazione immediata. - A febbraio scoppia la rivoluzione perché sono stati proibiti dei banchetti - Ad aprile le elezioni dell’Assemblea Costituente vedono una vittoria dei candidati moderati - A giugno ci sono ancora barricate, questa volta con gli operai rivoluzionari di Parigi che lottano contro il governo rivoluzionario - A dicembre viene scritta la Costituzione che definisce la nuova repubblica, ci sono le elezioni presidenziali, vinte dal nipote di Napoleone Come si spiega questa parabola? Per provare a spiegarla dobbiamo vedere i gruppi sociali. La situazione in quel momento in Francia c’è la medio-piccola borghesia che è sempre più sofferente sia perché sono ostili al governo sempre più oppressivo e chiuso in sé stesso, poi la piccola borghesia teme che l’alta parte della borghesia possa Intorno al 1847 si è avuta una carestia, iniziata dalla carestia di patate (1845-46) soprattutto in Irlanda, “la grande fame” (gran parte degli irlandesi emigrarono negli USA). Nel 46-47 ci fu un cattivo raccolto di grano, che provoca un aumento dei prezzi di farina e pane, che mette in difficoltà tutte le masse popolari. La plebe non ha di che mangiare. Tutti, anche quelli della piccola borghesia, devono spendere meno denaro per mangiare e quindi possono dedicare una parte più ridotta del loro reddito per comprare altri beni di consumo. Questo calo di domanda di beni industriali provoca il licenziamento anche degli operai che lavorano nelle industrie. La carestia riduce alla fame la plebe rurale, poi spingendo la popolazione a spendere di meno, provoca una crisi anche dell’industria, spingendo anche operai e plebe urbana. Coinvolge sia il sistema economico vecchio (agricoltura), che quello nuovo (industriale) e provoca una miscela esplosiva nelle masse popolari. Iniziano ad esserci delle manifestazioni per cambiare il governo, iniziano a partecipare anche medio borghesi. Il governo vieta le manifestazioni pubbliche visto che partecipavano anche esponenti della medio borghesia. Alcuni giornalisti di Parigi dicono che il banchetto è una manifestazione privata, quindi tecnicamente è iniziativa privata. Si inventano che vengono invitate centinaia di persone che si tengono nelle piazze delle strade davanti ai ristoranti, tecnicamente sono privati, di fatto sono manifestazioni pubbliche sotto mentite spoglie. Sul palco che era allestito con i tavoli, c’era chi faceva delle arringhe: i banchetti crescono, a fine Parigi si arriva a 1200 invitati addirittura. Il governo vieta i banchetti e lì c’è il punto di rottura. Non solo vietano le manifestazioni pubbliche, ma anche quelle private, quindi il governo priva la libertà e il 23 febbraio 1848 viene convocata una manifestazione per la libertà del popolo francese: ci vanno intellettuali, ma soprattutto esponenti della plebe urbana che sono inferociti contro il governo e la classe dirigente. La polizia ferma i manifestanti, inizia a sparare e ci sono dei morti. A quel punto i morti vengono portati per le strade di Parigi per far vedere cosa ha fatto il governo: in una situazione simile, la rabbia del popolo diventa cieca e scendono nelle piazze sempre più persone che iniziano a fare barricate. La notte del 23 febbraio Parigi è fuori controllo. Le autorità pubbliche non riescono a gestire la situazione, il re decide di abdicare e fuggire. L’idea di Nazione; l’Unità d’Italia e della Germania L’idea di nazione nasce in stretta relazione con l’idea liberale. Molti esponenti borghesi che in Europa volevano maggiore libertà, non la potevano realizzare nello stato, o perché non c’era, o perché erano oppressi da altri popoli. La loro idea era ottenere uno stato liberale attraverso l’idea nazionale. La parola nazione e nazionalismo hanno avuto una torsione poi negativa. Il nazionalismo che ha alimentato i regimi degli anni Trenta ha radici comuni all’idea di nazione dell’Ottocento ed è ugualmente diverso. L’idea che lo stato debba coincidere con la nazione è un’idea ottocentesca, è scorretto far coincidere questi due concetti perché: Stato = ordinamento giuridico, insieme di leggi Nazione = sentimento soggettivo di appartenenza Possiamo avere stati plurinazionali e nazioni senza stato. Stati plurinazionali: Regno Unito, che è formato da Scozia, Inghilterra, Irlanda e Galles. Nazioni senza stato: i curdi, popolo con radici culturali ma che non hanno stato, un po’ in Turchia, Siria ecc. Stato-nazione in Francia dove i francesi hanno sentimento di appartenenza alla nazione e sono dentro lo stato. Noi siamo abituati ad avere uno stato-nazione Nell’Ottocento nasce questo problema insieme al problema della legittimazione del potere. Come esseri umani, abbiamo un senso di appartenenza alla famiglia, alla comunità ma anche sensi di appartenenza ideali di una comunità accomunata per esempio religione cristiana. Ci sono due attitudini al senso di appartenenza: quella d’esperienza e quelle ideali. Fine Settecento/inizio Ottocento: gli esseri umani vogliono un senso di appartenenza. C’è da tempo il problema della legittimazione del potere. La prima legittimazione è la Chiesa, che offre un senso di appartenenza più largo, la Chiesa riconosce la legittimità di un sovrano. Poi però da Luigi XVI c’è una legittimazione diretta, quindi re per diritto divino. La legittimazione per diritto divino viene poi contestata perché non deve essere dall’alto, ma dal basso, ossia dal popolo. Qui sorge un problema: chi è il popolo? Per trovare la precisa fonte di legittimazione del potere dal basso per opporla a quella dall’alto, alla comunità dei cristiani che offriva legittimazione religiosa al potere, bisogna opporre un’altra comunità, ossia quella nazionale del popolo francese. Ci si inventa che i francesi sono quelli che condividono stessa lingua, cultura, tradizione, religione, sangue. Si è inventato questo concetto per opporsi alla legittimazione del potere dall’alto: la comunità nazionale. Se vediamo la Francia l’unione linguistica era molto nei libri ufficiali e documenti, ma meno nell’esperienza pratica delle persone (peggio in Italia), si dovette trovare il francese ufficiale e insegnarlo nelle scuole. I governi si applicarono per costruire questa nazione. L’Italia è frammentata in tanti stati. L’idea della comunità nazionale è forte. Prendiamo un intellettuale di Torino che è insofferente ai governi oppressivi, o al nord i primi proprietari terrieri che gestiscono la terra con modernità con logica capitalistica, ma hanno regimi che non riconoscono i loro interessi. Queste persone guardano alla Francia e Inghilterra, vedono che quei governi riconoscono quei principi di libertà (regime di orientamento liberale). Se anche loro al nord vogliono avere un regime liberale, anche loro devono avere un regime che fondi la legittimità sulla legittimazione popolare. Come può esserci? C’è da molto tempo l’idea della nazione italiana. Per arrivare al riconoscimento dei principi di libertà, devono arrivare all’indipendenza della nazione italiana, la cui fonte dello stato è la legittimazione della comunità degli italiani. Lo stato deve essere indipendente e nazionale. Dall’idea di nazione come idea per arrivare alla libertà e indipendenza dello stato unitario, prende forma il processo che porta al Risorgimento e all’unificazione nazionale. L’unificazione è stato un evento che ancora nel 45 sembrava impossibile. Da una parte c’è la retorica del grande cambiamento, dell’epopea eroica. Dall’altro, nel tempo si è consolidata una contro retorica in cui l’unificazione nazionale non ha significato nulla di particolare che è condensata nella frase del Gattopardo per cui “c’è bisogno che tutto cambi, affinché nulla cambi” (Presentazione di un programma del 1960 sulla spedizione dei Mille: inedito: linguaggio, “il mito del Risorgimento”, “s’aveva da fare l’Italia”, il linguaggio era ottocentesco. Negli anni 80 nei programmi televisivi per bambini, l’epopea è raccontata in modo erroneo, ma c’è retorica e poi nel 63 la contro retorica nel film del Gattopardo “qualcosa doveva cambiare, per cui tutto restasse come prima”, frasi dette ricordano ciò che è successo in Francia, cambiamo ma per preservare l’essenziale) In concreto: Italia, situazione sociale non tanto diversa dalla Francia ma con delle differenze evidenti Aristocrazia Borghesia - medio alta - piccola Masse popolari - plebe urbana - plebe rurale In Italia possiamo togliere gli operai, abbiamo una grande massa di plebe rurale, poverissime e in condizioni pessime, sia in Sicilia che in Romagna, c’erano i braccianti che viaggiavano da un villaggio all’altro pronti a tutto e sfruttabili fino allo stremo. Le basi sociali: movimento urbano e borghese in un paese contadino Gli esponenti dell’alta borghesia e media si appassionano sempre più ai principi di libertà, la loro idea è che non sono liberi perché non sono indipendenti, non possono avere un regime liberale perché non sono una nazione: devono avere una nazione per arrivare ad uno stato liberale. Chi voleva questo progetto? - Schieramenti dei mazziniani, radicali e repubblicani: Mazzini e mazziniani avevano come progetto un’Italia unita sotto una Repubblica. Come metodo proponevano una rottura radicale e drastica con la situazione precedente che doveva essere realizzata grazie ad un’organizzazione moderna e reclutava militanti pronti a sacrificarsi per la causa. Sono stati i primi a creare le organizzazioni politiche moderne. Le prime forme moderne di propaganda sono state fatte dai repubblicani mazziniani. Ad aumentare la carica di epopea eroica, c’è il fatto che nei mazziniani si iscrive all’inizio Garibaldi. Punti di forza e debolezza: Primo punto di forza: nella fase iniziale hanno un leader riconosciuto, Mazzini, sanno bene che cosa devono fare Secondo punto di forza: hanno un’organizzazione Punti di debolezza, primo: nel progetto che è molto ambizioso, quasi folle. Quanti sono disposti a raggiungere l’indipendenza nazionale con la rottura totale? E quanti temono che porti al terrore? Oltre a mobilitare, tendeva spesso a spaventare come progetto Secondo punto debole: per vincere la resistenza, perplessità della borghesia urbana, in teoria ci sarebbe stata una base sociale vasta ossia i contadini che avevano più interesse ad una rottura radicale, ma i contadini sono poveri e analfabeti e difficili da raggiungere, era impossibile spiegare loro che i mazziniani parlavano di libertà per aiutarli. Hanno una base sociale potenziale ma difficile da raggiungere - Schieramento dei moderati (Gioberti, D’Azeglio) Obiettivo: un’unificazione nazionale sotto un governo monarchico e moderato che tuteli l’ordine sociale Metodo: una transizione dolce e fluida, un passaggio indolore dalle tante monarchie esistenti ad una sola realtà statale, senza rotture soprattutto con il consenso delle classi dirigenti e senza sovvertire l’ordine sociale Punti di forza e debolezza: Punti deboli: così come i mazziniani avevano un leader e organizzazione, i moderati non hanno un leader e organizzazione, hanno tanti intellettuali, parlano, scrivono, ma non hanno un leader Punti di forza: i moderati hanno un progetto realistico, ossia preservare l’ordine sociale e una transizione con consenso della classe dirigente. Proprio perché è un progetto realistico, si rivolge alla borghesia rurale che potrebbe essere interessata a cambiare (cambiamento senza sovvertire l’ordine sociale) CAVOUR: ad un certo punto il Piemonte si mette in testa di portare avanti il progetto, i monarchici liberali che avevano come punto debole un leader, adesso lo hanno e forti di una base sociale riescono a mandare avanti le loro idee, mentre i repubblicani pur continuando ad avere leader e organizzazione, non sono stati in grado di portare a fenomeni di unificazione 1848 Palermo, Cinque giornate di Milano, Venezia, Roma, Torino Quindi tra ceti insofferenti, carestie ecc, a Milano ci sono le barricate: la forza d’urto è data dalla plebe urbana ridotta alla fame. Nelle cinque giornate di Milano, gli austriaci palcoscenico. Qui subentra la questione del “tutto cambiasse affinché nulla cambi”. La presenza della rivolta siciliana e della presenza di Crispi è una correlazione, non abbiamo prove. Sappiamo che quella rivolta viene vista dai mazziniani come occasione, lo sappiamo perché è stato scritto. L’iniziativa viene presa da Garibaldi. Dal Piemonte arriva in Toscana e sbarca a Marsala: è altamente improbabile che una spedizione del genere potesse attraversare il Tirreno senza che nessuna nave francese dicesse niente: è improbabile. C’è un ulteriore fattore: uno dei collaboratori di Garibaldi, Nievo, affondò con una barca nel Tirreno insieme ai documenti. E’ improbabile che una spedizione nel Tirreno non susciti attenzione degli inglesi, ed è anche probabile che avessero visto l’emergere di una potenza debole che poteva essere orientata verso gli interessi economici della Gran Bretagna e poteva essere orientata verso gli interessi e i commerci del Mediterraneo della Gran Bretagna: sono comunque ipotesi. I contadini danno man forte, nel Regno delle due Sicilie le persone sconfitte si uniscono ai vincitori. L’arrivo dei garibaldini suscita grandi speranze in Sicilia ma anche grandi paure, ma è una situazione fluida. Qui subentra l’obiettivo di offrire un’interpretazione alla frase del Gattopardo. - Cosa vuole Garibaldi e anche i mazziniani? Vogliono un obiettivo politico dell’unificazione nazionale, un Re, ma una rivoluzione rigorosamente politica: cioè l’abbattimento della monarchia borbonica per arrivare ad un altro governo - I contadini, invece, cosa vogliono? Appoggiano i garibaldini, vogliono la terra, il pane, un tetto. Quella dei contadini è una rivoluzione, ma rivoluzione sociale perché lottano contro la proprietà esistente La rivoluzione politica si può conciliare con la rivoluzione sociale? Garibaldi ci ha pensato, però rapidamente ci si accorge di due cose: 1. i contadini sono incontrollabili, si abbandonano a distruzioni, la loro rabbia repressa si scatena in tutta la sua furia: bruciati casolari, depredate case 2. molti esponenti della borghesia urbana (sud), potevano prendere in considerazione Vittorio Emanuele, ma non erano disposti a star dietro alla furia dei contadini e a seguire la rivoluzione sociale Si realizza che le due prospettive non sono compatibili. La rivoluzione sociale per quanto in linea con gli ideali di libertà, rischia di mettere in pericolo quella politica, l’unificazione rischia di essere abbandonata perché la rivoluzione sociale prende il sopravvento e spaventa le classi dirigenti. Garibaldi prende la sua decisione: chiama un suo ufficiale, Nino Bixio, e lo manda a reprimere con la violenza le rivolte contadine: la rivoluzione sociale non deve mettere a rischio la rivoluzione politica. (scena del Gattopardo: “se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”, “se non ci siamo anche noi ci complicano la repubblica”: una buona parte dei ceti medi siciliani realizzò che per tenere sotto controllo il cambiamento in atto, bisognava unirsi, meglio cedere una parte del potere pur di tenere la situazione sotto controllo). C’è un avvicendamento di ceti: i ceti medi insieme all’aristocrazia, non c’è partecipazione delle masse popolari. Rivoluzione politica, lasciamo che i ceti medi arrivino al potere e ci sia una nuova classe mista tra ceti medi e aristocrazia, per evitare la rivoluzione sociale affinché tutto resti com’è. Meglio passare da un re all’altro, perché è il modo per preservare l’ordine sociale. Una rivoluzione politica per evitare una sociale. I ceti medi assumono la classe dirigente, cambiamento enorme: una nuova classe. Alla fine del 1860, tutta l’Italia è unificata, Garibaldi si incontra con il re, tutta l’Italia è sotto il controllo della monarchia piemontese. Quindi non è stata solo interazione di vertice, ma insieme tra quelle di vertice e di base. L’unificazione nazionale in Italia è avvenuta per impulso della parte piemontese, cioè la parte più moderna e progressista del paese. 17 marzo 1861 proclamato il Regno d’Italia sotto una monarchia costituzionale e un regime parlamentare → in Europa era l’eccezione, l’Italia diventa uno dei sistemi politici più moderni di tutta Europa L’unificazione nazionale in Italia accende le passioni anche in Germania, altro paese molto frammentato con stati che potevano essere autonomi. L’indipendenza e unità la vogliono i ceti borghesi sia per ragioni ideali sia per ragioni economiche. 1848 rivolte anche i Germania → i ceti medi si rivoltano, le masse popolari Ci interessa vedere dove sta arrivando la modernizzazione moderna, la rivoluzione industriale dalla Gran Bretagna si propaga per meccanismo emulativo. Si propagano da ovest verso est: diffusione di agricoltura più moderna, opifici, si procede poi per piccoli territori che entrano in contatto con le zone moderne e propagano nuovi metodi. C’è differenza tra Prussia occidentale (fulcro della modernizzazione economica insieme alla Baviera e alla parte settentrionale), la Prussia orientale anche per ragioni geografiche, resta baluardo di gestione tradizionale di economia. Nel ‘48 c’è la convocazione di un’Assemblea costituente che dovrebbe costruire la Germania unita. A tutti viene spontaneo proporla all’imperatore della Prussia, che non risponde unicamente agli interessi della parte occidentale. Per contatti diretti e mentalità, l’imperatore prussiano è più vicino agli interessi conservatori, ricevere un’investitura da un’assemblea popolare è inaccettabile: rifiuta. Con il rifiuto la rivoluzione rimane nelle mani delle masse popolari, tutto torna apparentemente come prima. C’è una questione fondamentale: l’idea dell’unificazione nazionale non era stata abbandonata, ma la differenza tra Germania e Italia è che l’impulso per unificazione nazionale in Italia viene presa dallo stato più moderno e liberale (Piemonte), in Germania l’unico stato che poteva prendere iniziativa era la Prussia, ma a parte la zona occidentale non era la parte modernizzata e non era lo stato più libero del paese, era una monarchia autoritaria, non era quindi né il più libero né con economia più avanzata. I ceti medi erano ad ovest, non ad est (ancora oggi), i ceti medi volevano l’unificazione per due motivi: motivazioni ideali (regime di libertà) e motivazioni economiche. Le più importanti erano quelle economiche. Solo la Prussia poteva, quindi, permettere di realizzare quelle motivazioni economiche e una parte degli obiettivi politici. Preferiscono rinunciare alle libertà piuttosto che all’economia, andava bene restare in uno stato efficiente che toglieva loro delle libertà, l’importante era economia e cultura, non importava la libertà politica. Questo ha portato ad avere una società efficiente e gerarchica, valgono i valori di obbedienza assoluta. Una società che ha rinunciato alle libertà politiche, aveva acquisito valori di efficienza garantita dalla gerarchia e obbedienza. La guida va nelle mani di Guglielmo I e Bismarck, suo cancelliere. I ceti medi della Germania occidentale accettano questo, rinunciano alle libertà politiche per gloria nazionale, ricchezze. Nell’unificazione della Germania c’è solo l’iniziativa di vertice della Prussia che va avanti con delle guerre sapendo di avere il consenso dei ceti medi della Germania occidentale, ma sono guerre decise dall’imperatore e Bismarck per ottenere nuovi territori. Ci sono tre guerre prima che la Germania venisse unita: contro la Danimarca, l’Austria e la Francia. (1870) Conseguenze: - impero tedesco in cui il potere è concentrato nelle mani dell’imperatore e del cancelliere - 1870 unificazione Europa 1850-60 Economia: nel 1840 aumenta del doppio, nel 1860 arriva al 240% di aumento Le ondate della rivoluzione borghese passano: Gran Bretagna, europa nord orientale, europa centro orientale (fino all’Italia settentrionale) La società dopo le grandi ondate rivoluzionarie, cambiamenti: - allentamento della tensione tra ceti medi e aristocrazia (gli aristocratici non hanno più interesse nel difendere monarchie legittimiste, e i ceti medi abbandonano i loro propositi rivoluzionari per trovare un nuovo equilibrio) → classe sociale nuova, nuovo gruppo dominante fatto da ciò che rimane dell’aristocrazia europea, si è assottigliata + medio-alta borghesia che consente arricchimento in proporzioni mai viste prima con l’economia (le riforme napoleoniche avevano tolto il passaggio della proprietà di un padre al primogenito; ora la proprietà viene divisa tra i figli e non solo al primo. I figli allora vendono ai commercianti. Gli aristocratici acquisiscono una gestione di stampo borghese, molti borghesi comprano terre dagli aristocratici con logiche del tutto capitalistiche). Queste persone vogliono, adesso, lo sviluppo del capitalismo e dei regimi politici che siano a presidio dei loro interessi economici, o devono essere dei sistemi liberali ma ristretti in cui la classe dirigente deve essere alto borghese e aristocratica, oppure se non è possibile, si può delegare su regimi autoritari che però riconoscano diritto al commercio e altri vantaggi - la piccola borghesia pur avendo un reddito di poco superiore agli operai e alle masse popolari nelle condizioni meno disagiate, per cultura e modo di intendere le cose guarda più alla medio borghesia che alle masse. Temono che le masse popolari possano creare danni alle loro proprietà - barriera tra ceti medi e masse popolari Siamo partiti da una società diretta dall’aristocrazia, nel 1850 il setto sociale è diverso e ha una classe dirigente del tutto nuova principe tedesco Giorgio I di Hannover, ma essendo tedesco ha il problema di governare un sistema che prevede piena interazione con il parlamento e lui non poteva perché non conosceva l’inglese. Arrivato a Londra iniziò a chiedere quale fosse il ministro più autorevole, era Robert Walpole. Giorgio I cede il potere esecutivo a questo ministro che emerge dagli altri e viene chiamato Prime Minister. Si stabilisce la norma che il sovrano regna ma non governa: il potere esecutivo è nelle mani di un gabinetto con il primo ministro che è sovraespressione del parlamento. Nell’Ottocento la Regina Vittoria, Westminster diventa sede principale del parlamento. Sotto il sistema parlamentare e sotto la regina Vittoria, la Gran Bretagna diventò la grande potenza mondiale, diventa una metropoli di 4 milioni di abitanti. A Londra la presenza delle periferie e delle moltitudini che vivono lì in abbrutimento: lo stato non interveniva. Principio: l’economia di mercato può funzionare in piena autonomia affidandosi ai soggetti economici, i quali sanno bene cosa devono fare e sono in grado di massimizzare gli effetti del sistema economico, ne consegue che lo stato non deve intervenire, se interviene spende, e se spende ha bisogno di tasse e aumentare le spese e va a toccare l’autonomia dei soggetti economici razionali del mercato. Deve intervenire il meno possibile. Possiamo dire che emerge una seconda esplosione: il sistema liberale poggia sull’esclusione delle masse dalla politica e sull’esclusione dello stato dall’economia. Il sistema liberale britannico è uno dei sistemi che caratterizza la gestione della politica nella seconda metà dell’ottocento. Gli altri sono sistemi autoritari. Comincia a prendere forma un altro modello autoritario. Non autoritario d’Antico Regime con un capo con poteri assoluti, ma un potere autoritario nuovo con caratteristiche nuove. In Francia, Luigi Napoleone Bonaparte con due colpi di stato si fa proclamare presidente a vita e poi imperatore. Non ha mai dimenticato come è arrivato al potere: col suffragio universale maschile. Il progetto politico di ordine e grandezza ha una legittimazione del potere dal basso. Potere autoritario che cancella i poteri legislativo in parlamento e concentra il potere nelle mani del capo dello stato ma non secondo la logica di antico regime di sovrano assoluto, ma di cercare legittimazione dal basso. Fatto il colpo di stato nel 1852 c’è un plebiscito in cui la popolazione votava se fossero o no a favore del far diventare Napoleone imperatore. Vince il sì. Ha sottratto al parlamento i suoi poteri, ha fatto un colpo di stato, in questo clima è difficile dire di no, ma c’è da aggiungere che Napoleone non aveva ancora controllo diretto sulla popolazione (progetto di ordine e gloria nazionale). Sistema con potere legislativo e esecutivo nelle mani del sovrano che deve trovare legittimazione dal basso: la Francia di Napoleone è un laboratorio per cercare di capire come costruire un regime su basi nuove. Prima di tutto c’è la repressione. La Francia di Napoleone III del secondo impero esercita forme di controllo poliziesco e repressione del dissenso (es Baudelaire che viene condannato al processo per essere contro la morale con i Fiori del male, oltre che vivere la repressione giudiziaria come cittadino visse quella artistica. C’è un altro caso di Flaubert: Madame Bovary viene pubblicata a puntate, viene messo sotto processo anche Flaubert che viene però assolto perché il romanzo finisce con la morte della protagonista e condannando il suo stile di vita). La prima gamba su cui cammina un governo di questo tipo è la gamba della repressione, la seconda è di ricerca del consenso. Il parlamento c’era ma bisognava trovare altre forme di consenso. Arrivato al potere, Napoleone III decide di cambiare totalmente l’aspetto di Parigi (prima era tutto un insieme di vicoli, quartieri). L’intervento su Parigi è aspetto emblematico della ricerca di assenso e della repressione che orientava le scelte di governo. A fare questo oltre a Napoleone fu Barone Haussmann, prefetto di Parigi. Gli interventi vengono fatti su tutta la città salvando pochi quartieri, avevano due motivazioni: una di repressione (il problema posto dai vicoli di Parigi era che la città dal punto di vista politico era ingestibile, i vicoli consentivano di fare barricate e ostacolano le operazioni dell’esercito. Una grande strada impedisce le barricate e il dispiegamento militare è più facile. Con questo si guadagna il consenso dei ceti che non volevano la rivoluzione e guardavano alle masse popolari come possibili portatrici di rivoluzioni) e l’altra di consenso. Le masse popolari vengono sbattute fuori, lontano dal centro, vanno in centri di campagna con il risultato che due quartieri di Parigi acquisirono grande importanza popolare. Le logiche di repressione si combinano con logiche di consenso. I ceti medi parigini non sopportano di vivere in una città malsana. L’altro esempio è quello della Germania orientale. L’impero tedesco di Guglielmo I e Bismarck è una declinazione del modello precedente. Prendono il modello precedente di un potere assoluto in cui l’imperatore e il cancelliere gestiscono il potere, ma si rendono conto che devono attuare delle riforme. Scrivono la costituzione, questa costituzione prevede un parlamento (il fatto che ci sia un parlamento non vuol dire che i poteri siano divisi, dovrebbe implicare che il parlamento abbia piena autonomia del potere legislativo. Nel sistema tedesco ha poteri su pochi argomenti e non è vincolante per il governo. L’imperatore e il cancelliere hanno potere legislativo su decisioni diplomatiche, questioni finanziarie, su tutto. Non è un sistema aperto perché i poteri sono concentrati nell’imperatore e cancelliere). Un sistema che può prevedere la presenza del parlamento limitandone i poteri e concentrando le mani del governo il potere legislativo e una parte di quello esecutivo. Masse non vuol dire uguale alla democrazia Rapporti internazionali: basi di un mondo “globalizzato”, cose che succedono in Europa influenzano ciò che succede in Asia, America. Mondo integrato ad opera degli europei che puntano a plasmarlo secondo le loro esigenze, globalizzato (esempio del ketchup). Mondo globalizzato sotto il dominio dell’Europa. Si pone la domanda: perché gli europei? La risposta che davano era del popolo superiore. Risposta sbagliata. Infatti l’Asia prima della rivoluzione industriale era l’area più ricca del mondo. Meno di un secolo, la rivoluzione industriale cambia completamente: l’Europa diventa la potenza a metà Ottocento. C’è stato uno spostamento di equilibri geopolitici ed economici. Bisogna domandarsi perché storicamente in quel preciso momento la rivoluzione industriale c’è stata in Europa e non altrove. La Cina era avanzata (stampa, polvere da sparo, navi a percorrenza di oceani), ricca (abiti, moda) Che cos’è che ha spinto gli europei a mettere in moto il processo della rivoluzione industriale allora? Una condizione di bisogno, uno svantaggio. I cinesi non avevano bisogno di cambiare. Fenomeno chiamato “la grande divergenza”: perché all’inizio dell’Ottocento zone ricche con grandi possibilità non hanno avuto la rivoluzione industriale. C’erano tutte le condizioni di partenza. Perché? Da cosa dipende la Grande Divergenza? La rivoluzione industriale ha reso gli europei più forti, potenti. La rivoluzione ha dato agli europei quella forza che avrebbe permesso loro di governare il mondo. Insieme di fattori che hanno portato la rivoluzione in Europa: - contesto istituzionale e culturale inglese (era orientato, come i commercianti, verso accumulazione, investimento e arricchimento. Il sistema era aperto ai gruppi sociali che potevano rendere l’economia più forte) aumento dei commerci (produce un aumento di ricchezze, c’è una domanda di prodotti agricoli per soddisfare il bisogno di mangiare più e meglio) ---> domanda di beni agricoli (da una parte c’è un numero di inglesi che vuole mangiare più e meglio e dall’altro c’è l’agricoltura inglese che non soddisfa questa richiesta perché non ci riesce) ---> vincolo agricolo-alimentare. Questo problema ha suscitato un cambiamento ---> eccedenza di prodotti agricoli, bisogno di manodopera, eccedenza di capitale ---> facoltà di investimenti nel settore tessile (qui c’è il punto di svolta: la possibilità di investire nei filatoi di cotone si scontra con quelli a mano) ---> vincolo tecnologico: invenzione dei filatoi meccanici (passaggio alla rivoluzione tecnologica, invenzione artificiale di energia) Date certe premesse, se si crea un bisogno a livello agricolo, si potrebbe mettere in moto una concatenazione che porta allo sviluppo tecnologico. Perché in Cina no? Cosa mancava? Il contesto istituzionale e culturale in Cina vede degli ostacoli al cambiamento. In Cina non si è sviluppata l’idea dell’accumulazione, che si debba accumulare per guadagnare e spendere e guadagnare, non c’era la spinta ad arricchirsi ancora di più. La Cina aveva un apparato burocratico estremamente vasto (mandarini, funzionari dell’impero). In Cina i commerci aumentarono ugualmente, anche se si sviluppò solo all’interno. Differenza rispetto alle altre potenze europee: quando i ceti medi in Cina cominciano a guardare con favore allo sviluppo dei commerci, non vanno verso l’Oceano ed esplorare il mondo per espandere le ricchezze perché la Cina era immensa, avevano tutto all’interno. Gli europei per espandersi si sono allargati per scoprire nuove terre e arricchirsi. I cinesi avevano una flotta di esplorazione oceanica che iniziò ad esplorare l’Oceano Pacifico, dopodiché il governo centrale trovò che finanziare questa flotta era troppo costoso; gli europei avevano questa spinta perché le loro risorse erano limitate, i cinesi pensavano che non ne valesse la pena perché le loro risorse sembravano più che sufficienti. In Cina: - aumento dei commerci solo all’interno materiale resistente, viene trovato il modo per fondere i materiali ferrosi e produrre l’acciaio. L’invenzione degli altiforni che permettono di fondere i materiali ferrosi e creare acciaio. Trovata la soluzione sorge un problema: questo altoforno richiede di raggiungere temperature elevatissime. La fonte necessaria è l’elettricità, esiste da tempo in natura, avevano bisogno di energia che fosse diversa dal vapore. Soluzione: grandi motori elettrici. Questa soluzione porta però ad un problema: come condurre l’elettricità al motore, c’era il rischio di incidente. Nell’arco di pochi anni grandi capitali si mettono ad investire nel trovare la soluzione per portare elettricità. Soluzione: nell’industria chimica fanno degli esperimenti sulla gomma sintetica, l’invenzione produce due risultati: 1. fino a quel momento le fabbriche dovevano stare vicino a fonti d’acqua perché erano alimentate a vapore. A partire da fine Ottocento, vengono alimentate da elettricità e grazie ai cavi possono essere messe ovunque, meglio alla periferia vicino al mercato urbano. Mentre prima c’era il vincolo per alimentare il vapore, adesso le fabbriche possono essere ovunque ed è più comodo metterle tutte insieme vicino alle stazioni e ai mercati (grandi periferie urbane) 2. ci sono grandi capitali, potenziamento dell’industria farmaceutica. Piccoli laboratori diventano giganti, godendo di capitali si introducono nuovi farmaci, prodotti Queste grandi macchine vanno alimentate anche con materiali diretti: l’Inghilterra aveva il carbone, da un po’ di tempo si stava notando che in alcuni territori nel vicino oriente c’è un altro materiale molto facilmente infiammabile che può essere usato per alimentare le macchine: il petrolio. Al carbone che continua ad essere usato, viene associato il petrolio. A quel punto diventa strategico controllare i pozzi petroliferi. La rivoluzione industriale ha posto il problema dell’aumento dell’emissione del gas serra. L’uso del petrolio, raffinazione del petrolio: si poteva inventare una novità, Benz inventa la benzina, viene creata la prima automobile, la Mercedes-Benz. Si accentua il problema di gestire i capitali. Si creano dei meccanismi di controllo del mercato. Si sviluppa il fenomeno delle “banche miste”, permise grandi quantità di capitali, creò poi però forti distorsioni. Sviluppo della società d’azione e del sistema finanziario. Inoltre nelle fabbriche c’è la necessità di organizzare il lavoro per molte persone, ogni operaio deve fare solo un’azione, una cosa, si stabiliscono i tempi con Taylor. La catena di montaggio viene poi portata a scienza da Ford. La possibilità di avere grandi industrie dove gli operai lavorano in questo modo, porta alla consumazione di massa. L’avvento della società di massa. Nuovi problemi e nuove inquietudini Sono proprio le cose materiali a cambiare la mentalità delle persone: L’elettricità e la luce elettrica furono una vera rivoluzione: immaginare un’umanità abituata da millenni a regolarsi sulla base dei ritmi naturali del sole. Il fatto di poter lavorare di sera e notte, ha cambiato il modo di concepire l’essere umano, le giornate vengono organizzate in maniera diversa Il telefono: la tecnologia nuova è spiazzante sulle persone non abituate. Ma il poter comunicare con persone a distanza annullando lo spazio e il tempo è rivoluzione, ha delle conseguenze sul modo in cui le persone vedevano sé stesse. Quella generazione è la prima nella storia dell’umanità che si è confrontata con quel tipo di tecnologie Il cinema: costruzione di un immaginario. Ci si proietta verso mondi diversi Queste innovazioni hanno un impatto sul modo in cui le persone vivono la loro quotidianità, cambiano le loro condizioni materiali e la loro mentalità. Bisogna vedere le fonti che danno forma all’animo umano e alle emozioni delle persone. Le migliori sono le opere letterarie. Le opere letterarie nascono con l’intento di dare una forma di rappresentazione alla forma e alla società. Es. Monet “I papaveri, Renoir “bal au Moulin de la Galette”: gli impressionisti si propongono l’arte come strumento di conoscenza dell’animo umano attraverso impressioni. [A Montmartre iniziarono ad andare ad abitare tutti quelli esclusi dalla città: nei due mulini la moglie del proprietario offriva biscotti e vendevano farina, trasformarono poi i mulini in una sala da ballo (Moulin de la Galette). Mano a mano che dal centro di Parigi le masse venivano espulse, queste attività aumentavano. (Le Chat Noir, Le Moulin Rouge)] Van Gogh va ad abitare a Parigi, dipinge anche lui le moulin de la galette, ma è molto diverso e per niente gioioso: comincia ad essere il rappresentante di quella parte di umanità che guarda alla società di massa non come un fenomeno positivo, ma come una società dove le persone sono abbandonate al loro destino, questa moltitudine non fa altro che aumentare il senso di solitudine e angoscia delle persone. I rapporti tendono ad essere impersonali. C’è l’idea che l’arte deve essere uno strumento di espressione delle emozioni individuali. Visto che nella società di massa l’individuo è abbandonato alla sua solitudine, l’arte deve essere espressione delle emozioni individuali (dall’Impressionismo all’Espressionismo). Ma non era il solo a notare questo senso di angoscia nella società: moltitudine di persone prese da sé stesse e isolate, anonime, questo senso di moltitudine anonima viene percepito in maniera sempre più forte: Munch. Gli espressionisti sono manifestazione di questo cambiamento di mentalità. Alla fine dell’Ottocento, la società di massa crea un senso di annullamento dell’individuo nella moltitudine. Riflettere sulle differenze che la generazione ha sperimentato sul piano psicologico e di mentalità. Quali erano le grandi paure e angosce prima della Seconda Rivoluzione Industriale? Mentalità: la morte era una presenza stabile, tutti sperimentavano la morte di un conoscente. I figli normalmente morivano da piccoli, non c’era nulla contro le malattie. L’equilibrio psicologico delle persone era turbato dalla paura della fame, delle malattie e di una morte che poteva arrivare in qualunque momento (libri storici francesi: “l’uomo e la morte dal medioevo a oggi”, “la morte e l’occidente”) la povertà I fattori di compensazione (cosa viene trovato per reggere alla paura psicologica): 1. la religione: è molto più importante la cura dell’anima, la vita fisica serve per la vita ultraterrena. C’erano conoscenze meno precise sulla cura del corpo fisico e medicina. Si dedicavano molti più soldi per le chiese che per gli ospedali. La chiesa condannava la cura dei benefici materiali: l’unico luogo il cui ricchezza e lusso potevano esserci era la chiesa 2. il lavoro e il futuro erano prevedibili, sapevi cosa avresti fatto e cosa saresti diventato 3. presenza di un reticolo sociale molto denso: le persone nei borghi rurali della società pre-industriale erano di meno ma tendevano a conoscersi meglio, avevano relazioni reciproche strette e c’era un meccanismo di controllo sociale (non potevi far nulla senza che gli altri non lo sapessero) ma anche di protezione (i bambini orfani esempio) [Libri: “Il pestifero e il contagioso morbo”, Carlo Cipolla. “Storia economica dell’europa pre industriale”, Cipolla. “Allegro ma non troppo”, Cipolla→ indagine sulla mentalità e su come si viveva] Con l’avvento della società di massa, vengono meno quelle tre paure e quei fattori che stabilizzavano la vita precedente: nuove paure e problemi Le tecnologie danno idea di controllare la natura: la morte è della natura, c’è la fiducia nella tecnologia che permette di controllare la natura, proiezione verso la vita e lo sviluppo Subentrano altri fattori di pressione: 1. imprevedibilità del futuro: in una società che ha uno sviluppo tecnologico vorticoso, le tecniche imparate potrebbero essere non valide tra 5 o 10 anni, non sono sicuri se faranno lo stesso lavoro: senso di disorientamento 2. velocità: il tempo sembra sfuggire di mano: senso di essere sotto pressione 3. si esce dai borghi e quartieri della società preindustriale: le persone ignorano le altre e non c’è più controllo, può essere un sentimento di liberazione ma creare anche un senso di isolamento e fragilità: si sentono anonimi, i rapporti sono impersonali 4. avere successo (conseguenza del terzo): se non si ha successo non si fa nulla, c’è una grande tensione al successo individuale, pressione fortissima, se una persona non ha successo non è nessuno, ansia di emergere e terrore di diventare invisibili Persone disorientate, sotto pressione, fragili e isolate, insicure: la società industriale da una parte ha aperto possibilità inesplorate, dall’altra ha reso la società imprevedibile con ansia di scomparire e rapporti sociali anonimi: società dominata dall’ansia Alla fine dell’Ottocento entra in crisi il positivismo, la fiducia forte nello sviluppo. Freud e la psicanalisi: frutto della temperie storica e sociale nuova. struttura che prevede il dominio di uno su qualcun altro. Per Marx la presenza dello Stato è importante, lo Stato è la sovrastruttura che serve per consolidare la struttura economica che con le sue leggi e la magistratura legittima lo sfruttamento e perseguita chiunque cerchi di combatterlo. Struttura economica con sovrastruttura dello Stato. Attaccare lo Stato è inutile. Osservazione scientifica di Marx: negli anni 50 e 60 dell’Ottocento, Marx vede come il capitalismo industriale si è sviluppato dalla prima rivoluzione industriale fino a quel momento, non vede il progredire della seconda. Aveva notato che nei 70 anni precedenti c’è stata una concentrazione di ricchezza nelle mani di pochi proprietari e un aumento di diseredati. Fino a quel momento il numero di borghesi ricchi è diminuito, sono pochi che detengono le ricchezze. La povertà si è diffusa e il numero di lavoratori sfruttati è aumentato. Pochi borghesi sfruttatori e grande numero e maggioranza di lavoratori sfruttati. La concentrazione del capitale in poche mani, quindi, si accompagna alla formazione di una massa proprietaria diseredata sempre più numerosa. Qui Marx combina l’analisi scientifica con la profezia: man mano che i borghesi saranno sempre di meno, diventeranno poi 10, poi 3, i lavoratori il 70/80%. Per Marx è evidente che ad un certo punto il 95% dei lavoratori sfruttati avrà il numero per ribellarsi a quel 5% dei borghesi ricchi. E’ iscritto nelle leggi di sviluppo del capitalismo che la società conoscerà una dinamica di progressiva polarizzazione, per cui è sicuro che il 95% delle persone si sentirà forte per ribellarsi al 5% di ricchi borghesi: la rivoluzione è sicura perché inscritta nelle leggi di sviluppo del capitalismo. OBIETTIVI: non attaccare lo Stato o i proprietari, ma bisogna conquistare la sovrastruttura dello Stato per cambiare la struttura economica. Se si vuole la rivoluzione, conquistare il municipio e distruggere tutto non ha senso, ma dalla sede del Governo bisogna prenderne possesso e conquistare potere politico, così si hanno gli strumenti per emettere delle leggi che aboliscono il diritto di proprietà, leggi che permettono di cambiare i meccanismi di funzionamento della struttura economica per abolire il sistema borghese e il capitalismo. Non distruggere, ma prendere il potere. Il potere può cambiare la struttura solo con la dittatura del proletariato. Dal punto di vista dei marxisti non è oppressione perché è la forza del 95%. Ci deve essere la dittatura del proletariato che imponga con la forza l’abolizione della proprietà privata e del profitto. Aggiunge che la dittatura dura fino a quando non è stato abolito il sistema capitalista dominato sullo sfruttamento. Dal momento della presa del potere fino a quando lo Stato di estingue bisogna vedere quanto tempo ci vuole: la dittatura del proletariato può durare cento anni, venti, non si sa, dipenderà dalle circostanze. Questa logica della dittatura del proletariato è necessaria e temporanea. Abolito lo sfruttamento sarà abolito anche lo Stato: una società di uomini tutti uguali. STRUMENTI E METODO: uno strumento per preparare il proletariato a prendere il potere e per essere in grado di esercitare il potere: preparare una classe dirigente di persone che sappiano cosa fare e avere una struttura che consenta a questa classe dirigente di governare. Deve esserci un grande partito di massa che organizza i lavoratori con obiettivo politico per preparare la classe dirigente. Perché il marxismo ha avuto successo e dove? Secondo Marx la rivoluzione ci sarà nelle economie industriali avanzate, più sviluppate e più moderne (in realtà accadde il contrario, vedi la Russia). Le masse spagnole e italiane erano più in sintonia con le idee di Bakunin e il messaggio anarchico. Soprattutto l’italia rimase per lungo tempo terra di movimenti radicali e meno strutturali. La Spagna rimarrà per molto tempo roccaforte dell’anarchismo. In Inghilterra il marxismo incuriosì poco perché lo sviluppo economico precoce aveva fornito la creazione di sindacati organizzati. L’azione sindacale punta a risultati graduali, erano gelosi della loro autonomia. C’era una prassi orientata verso risultati graduali e dall’altra gelosia e desiderio di autonomia. In Francia l’attecchimento marxista diventa difficile per ragioni dovute al massacro della comunità di Parigi. Chiesa di Montmartre. In Francia Napoleone III sventrò Parigi, dopo la battaglia di Sedan, abdicò e si consegnò ai tedeschi nel 1870, ma la guerra non era finita. A Parigi mancava il potere, viene proclamata la Terza Repubblica, ma la guerra era ancora in corso. Il governo provvisorio si insedia a Versailles, Parigi viene abbandonata al suo destino e sottoposta a bombardamenti dai prussiani. Si crea una situazione difficile da gestire: a Parigi senza un potere costituito, i parigini sono sottoposti ai bombardamenti e sono animata da una volontà di riscatto e resistenza, invece Versailles vuole porre fine alla guerra. Il governo provvisorio firma la resa, Parigi si ribella (socialisti, anarchici, rivoluzionari) e proclama un governo autonomo fondato sull’amministrazione comunale (La Comune), proclama quindi la ribellione contro il governo provvisorio di Versailles. La Comune abbassa il salario degli impiegati a livello dei lavoratori manuali per avere risorse da distribuire, proclama poi la proprietà collettiva di tutte le aziende e botteghe: i rivoluzionari parigini terrorizzano i ceti medi francesi. Si sparge il terrore, la Comune deve essere subito abolita. Marx sottolinea che si conquista prima bene la sovrastruttura e poi si cambia il sistema politico. Il contrattacco parte da Parigi, è possibile grazie agli sventramenti delle strade: nel 1871 arriva la cavalleria da sud e sfonda le barricate che erano state organizzate dai rivoluzionari della Comune. Qui parte la settimana di sangue. I rivoluzionari della Comune, ritirandosi, incendiano la sede del comune. Mano a mano che l’esercito rientra in città, i rivoluzionari si rifugiano alla periferia nord: Montmartre e Bailly. Montmartre ha un vantaggio, è una collina, possono sparare sull’esercito che sta salendo in città. I militari, però, li prendono alle spalle. Fucilazioni, stragi. I movimenti rivoluzionari vennero letteralmente annientati in Francia. Per formare un partito rivoluzionario, quindi, mancavano proprio le persone: i massacri ottennero l’effetto che il governo di Versailles voleva, ossia sterminare, annientare per un’intera generazione lo spirito rivoluzionario. (si propose un monumento di riconciliazione, la chiesa di Montmartre) La Germania fonda il primo partito socialdemocratico tedesco nel 1875 (SPD): primo partito di massa di ispirazione marxista. Cosa ne ha garantito il successo? E perché è diventato un modello? La SPD aveva un’organizzazione sul territorio che offriva protezione agli aderenti in ogni momento della loro vita. L’organizzazione del partito di massa, in questo modo, offre delle risposte a tutte le problematiche sociali. Agisce sulla situazione pre-politica, prima si danno risposte ai problemi della vita quotidiana, poi si portano gli individui sull’educazione politica. Prima va creato un senso di appartenenza e riconoscenza e dopo questa fedeltà si trasforma in fedeltà ideologica. I grandi partiti di massa facevano tutti così. I grandi partiti di massa devono anche stabilizzare la presenza delle persone, ci sono simboli che richiamano il partito e riti che servono a consolidare il sentimento di appartenenza. Il simbolo è un oggetto caricato di significato e contenuto. I simboli diventano fondamentali, con simboli e riti i partiti di massa davano risposta al problema dello sradicamento della società fatta di relazioni anonime. Forniscono senso di protezione e senso di appartenenza. I partiti di massa offrivano, con il progetto politico, una visione delle cose: rivoluzione per il riscatto delle masse popolari: danno senso alla vita quotidiana delle persone. I partiti hanno dato risposta a bisogni diffusi nella società del tempo e hanno dato risposte a quelle esigenze. Il messaggio di Marx funziona nella mente delle persone, come veniva interpretato: un operaio diseredato, un contadino povero, cosa potevano capire? Due cose: la rivoluzione ci sarà, la salvezza è sicura, ma dipende dalle due azioni (conquistare il potere e agire). Per i grandi partiti di massa si è parlato di “religioni secolari”. La religione è iscritta in una visione eterna fuori dal tempo, invece la dimensione terrena si calcola con lo scandire del tempo. L’ideologia ti spiega che oggi sei povero perché c’è un meccanismo fondato sul profitto e ti promette la salvezza: se parteciperai ad un partito di massa. Non ti proietta in una dimensione fuori dal tempo, ma terrena. Un meccanismo di pensiero di stampo religioso. Una religione secolare perché colloca il tutto in una condizione terrena. La Chiesa cattolica si è preoccupata del marxismo perché il marxismo considerava la religione uno strumento di inganno delle masse popolari. In molti ambienti del Vaticano c’era un rigetto della modernità, portatrice di atteggiamenti anticattolici e andasse combattuta in sé. In altri ambienti del Vaticano invece ci si rese conto che bisognava attingere ad alcuni aspetti della modernità per combatterne le degenerazioni. Il primo papa fu Leone XIII: “rerum novarum”. Dal punto di vista politico lancia un appello sia ai lavoratori che agli imprenditori. Ai lavoratori lancia un appello di condanna al socialismo perché anticristiana e condanna la lotta di classe perché strumento di perturbazione dell’ordine sociale. Tutto il retropensiero del rerum novarum ha dietro un pensiero di una società armoniosa fondata sul reciproco rispetto, tradizione e morale. In concreto la Chiesa ha già un’organizzazione fatta di oratori, società ecc, l’idea è quella di trasformarle in organizzazioni di assistenza e soccorso ai lavoratori. Tutto il grande apparato già esistente della Chiesa viene spinto ad adattarsi alla modernità. Sfida la presenza sul territorio dei partiti marxisti. Questo messaggio arriva in modo disomogeneo: molti operatori delle periferie restano sensibili alle ideologie marxiste. Il messaggio della Chiesa raggiunge i contadini delle zone meno Sistema parlamentare britannico: La camera dei comuni ha il potere legislativo e quello esecutivo: non è l’unico organo con il potere legislativo. C’è anche la camera dei Lords. La Camera dei comuni è ad elezioni popolari dal basso, quella dei Lords dall’alto. Il potere di fare le leggi è da entrambe le parti, tutte le leggi devono essere approvate da entrambe le camere: limite → per quanto si possa estendere il diritto di voto, il parlamento non potrà approvare qualunque legge a beneficio delle masse popolari perché va approvata anche dai Lords. Questo bicameralismo perfetto limitava l’evoluzione democratica del sistema britannico. Sistema che esclude le donne e tempera fortemente le riforme che la Camera dei Comuni potrebbe approvare. Francia: repubblica parlamentare, sembra avere un’evoluzione simile a quella britannica: un sistema parlamentare fondato sulla divisione del potere, che riconosce i diritti ed estende il voto. Negli anni novanta viene travolta dall’Affare Dreyfus. Perché da caso giudiziario è diventato un caso politico. Dreyfus era l’unico ufficiale ebreo dell’esercito francese. All'inizio degli anni novanta dell’ottocento fu scoperto un caso di spionaggio dell’esercito francese verso quello tedesco, considerato gravissimo perché c’era desiderio di rivalsa verso la Germania. I vertici militari, preoccupati dallo spettro di gettare una macchia sull’onore dell’esercito francese con francesi che tradivano la patria, preferì trovare un capro espiatorio: essendo ebreo, Dreyfus non era veramente francese secondo loro. Dreyfus venne condannato alla deportazione nell’isola del diavolo. La famiglia cominciò a fare delle pressioni perché sottolineava la falsità di questa condanna e delle prove. Picard scopre che le prove erano false e scopre che il colpevole era uno sopraffatto da deboli che aveva venduto informazioni riservate ai tedeschi. Picard va dai suoi superiori a proporre di scagionare Dreyfus, ma non ottiene nulla perché l’esercito francese non può ammettere di aver manipolato le prove e non si può dire che l’esercito francese ha sbagliato. Il concetto è che è legittimo sacrificare i diritti privati di un cittadino per salvare quelli della patria e l’onore dell’esercito francese. Picard ne fa una questione importante: per lui l’onore della Francia è tale se riconosce i diritti individuali. Con un giornalista conosce Emile Zola che decide di raccontare la storia, scrive un diritto “j’accuse” dove accusa tutti i ministri, esercito, presidente della repubblica ecc e chiedeva la riapertura del caso. Perché è diventato un caso politico? I dreyfusardi vogliono la riapertura del processo perché nella Francia che loro immaginano i diritti individuali e politici sono più importanti di qualsiasi altra cosa. Gli antidreyfusardi ritengono che l’onore della patria e della nazione siano più importanti di quelli individuali, che invece possono essere sacrificati in nome della nazione. Prendono forma due visioni del paese: chi lo sviluppo democratico, chi lo sviluppo nazionale. Coloro che vogliono lo sviluppo nazionale cominciano a vedere il parlamento come un ostacolo da spazzare via: qui c’è la torsione dell’idea di nazione sempre più aggressiva in politica estera (“il nostro popolo è il migliore, gli altri popoli sono inferiori. Per lo sviluppo dell’umanità è giusto che il nostro popolo domini gli altri. La nostra nazione deve esercitare la potenza verso gli altri popoli”) e autoritaria in politica interna. Ha un impatto fortissimo su quei settori di piccola borghesia che erano divorati dall’ansia di emergere e dominati dalla paura del declassamento. L’idea di una nazione potente dà una sensazione di potenza anche ai gruppi sociali la cui vita quotidiana era caratterizzata dalla piccolezza e dall’ansia di emergere. Questa politica seduce migliaia di persone, prende l’idea di nazione e diventa il nazionalismo che è diversa dall’idea di nazione delle origini. Alla fine dell’ottocento questa idea di nazione come libertà diventa l’esatto opposto: idea di potenza, violenza, aggressività. In più questa idea ha anche delle implicazioni di politica interna, l’idea è di dover essere pronti ad una guerra che richiede azione e unità. In parlamento si discute, l’esatto contrario dell’azione richiesta della gloria nazionale, in più il parlamento divide in partiti e invece ci vuole compattezza: quest’idea di parlamento è disfunzionale. In più è anche luogo di compromessi e corruzione. Il parlamento è un ostacolo da rimuovere. L’unico modo per organizzare la società è prendere il modello di un meccanismo gerarchico e una struttura disciplinata, ossia l’esercito, e tradurlo nella società: ognuno deve stare al suo posto. Il nazionalismo diventa un partito di massa. Politica di massa e integrazione non vuol dire per forza democrazia quindi. C’è l’idea quindi di liberare la nazione da tutti i suoi fattori che ne limitano la compattezza e identità: presenza di cittadini che non sono francesi, ossia gli ebrei, persone estranee, da qui l’idea di aperto razzismo. Gli ebrei diventano bersaglio di coloro che non vedono quei caratteri di compattezza e integrità [Libro: Razzismi, Francisco Bethencourt, dalle crociate al XX secolo → si ha razzismo quando si arriva a 2 cose: l’assegnazione di caratteri ben definiti ad una comunità (“gli ebrei sono tutti così, avari, cattivi ecc”); quando si aggiunge anche l’adozione di precise politiche discriminatorie (“gli ebrei sono tutti avari, quindi vanno esclusi dalla nazione”)] La medesima società che poteva garantire tutti i diritti, è la stessa che inizia a far evincere forme di razzismo. La stessa realtà con due forme diverse. Nuove potenze: gli USA dalla Guerra Civile alla potenza mondiale Sistema elettorale concepito nel 1788, perfezionato nel 1845. Benché abbia garantito una continuità straordinaria (elezioni ogni 4 anni sempre), ultimamente presenta disfunzioni. Prendiamo delle mappe di metà Ottocento: vediamo che la zona centro ovest è indicata come Indian Country, tutta la zona ovest che apparteneva al Messico, veniva indicata come terra anarchica Come si sono formati gli Stati Uniti: le prime colonie americane erano 13, nel 1776 si staccarono dalla Gran Bretagna. Le colonie ribelli concepivano sé stesse come entità autonome, non appartenenti ad uno stato. Vinta la Guerra di Indipendenza si posero poi il problema se rimanere separati potesse essere pericoloso e nel 1777-78 si incontrarono per discutere la costituzione. Decidono di unirsi ma salvaguardare l’indipendenza e autonomia dei singoli stati. Ci deve essere la divisione del potere. Il potere legislativo nelle mani di un congresso (il numero di rappresentati a congresso è stato deciso in base agli stati). Il congresso è diviso in due camere: una (Camera dei Deputati) si elegge stato per stato in rappresentanza della popolazione (ogni stato ha le sue leggi), l’altra stato per stato indipendentemente. Il numero di rappresentanti viene eletto in base alla proporzione della popolazione. Si decide che c’è un’altra camera, il Senato, dove ci sono due senatori per ogni stato: stesso numero per ogni stato. L’idea è di un bilanciamento del potere legislativo da queste due camere che si controllano reciprocamente. Il presidente della repubblica (non scelgono la monarchia perché potrebbe far ritornare gli inglesi) è come un re che viene eletto. Deve essere eletto dal popolo americano, ma stato per stato. Ogni stato elegge il suo candidato presidente, si fa la somma e si vede chi a livello di stati è diventato presidente. Come si fa il calcolo stato per stato? Si escogita un meccanismo intermedio: ogni stato non elegge il presidente, elegge dei grandi elettori per ogni partito. Quando metti la crocetta sul nome di un presidente, stai scegliendo una lista del candidato presidente, grandi elettori che hanno l’incarico, poi, di scegliere il presidente. Si tratta di un’elezione indiretta. Chi vince in uno stato, prende il numero di tutti i grandi elettori. Come si è arrivati alla Guerra Civile Dopo le 13 colonie, ci fu l’espansione verso ovest nella seconda metà dell’Ottocento. Nel 1850 vengono aggiunte anche la California e l’Oregon. In mezzo c’erano tutti i territori che appartenevano ai nativi. Vennero riempiti nel Novecento. Questa espansione presenta una differenza tra gli stati settentrionali del Nord America e gli stati meridionali del Nord America. Negli stati settentrionali non avevano la schiavitù, quelli meridionali conservavano la schiavitù. La linea Mason-Dixon divide il nord dal sud (il sud è sotto la Pennsylvania). Le 13 colonie erano tutte detentori di schiavi. A nord, l’economia era fondata sulle piccole proprietà terriere, botteghe artigiane e i primi opifici tessili. A nord c’è meno bisogno di schiavi. Invece al sud hanno grande piantagioni con colture estensive dove risulta comodo avere una manodopera poco qualificata ma pronta a lavorare a qualunque costo. A nord si crea un clima politico: gli immigrati che arrivano dall’Europa vanno a lavorare nel nord, non vedono con favore la schiavitù perché li vedono come concorrenza sul mercato. Si vuole togliere gli schiavi sia perché non c’è forte spinta economica, sia perché i puritani radicali; per motivi economici e sociali si vogliono rendere gli schiavi illegali. Intorno al 1810 tutti gli stati sopra la Pennsylvania non hanno più la schiavitù, mentre negli stati al sud la schiavitù è ancora legale. Mano a mano che i coloni vanno verso le nuove colonie, estendono i loro sistemi. Seguendo la linea Dixon a nord non c’è un sistema schiavile, mentre nel sud sì. Cominciano ad esserci due paesi paralleli. Intorno al 1830-40 [miniserie: The civil war: a film by Ken Burns] Primo conflitto riguarda i sistemi economici: Primo fattore di potenziale contrasto: l’economia - Negli stati meridionali l’economia regge sull’agricoltura estensiva di piantagioni di cotone, tabacco e altri prodotti agricoli. Non conveniva comprare macchinari, ma comprare schiavi in più. Non hanno incentivo all’innovazione tecnologica e alla gestione moderna. I grandi proprietari del sud orientano lo sviluppo della loro economia verso un’economia a bassa innovazione tecnologica e con gestione arretrata. Economia tradizionale chiusa all’innovazione. mediche e psicologiche adatte. Cercava compensazione. Un primo fattore di compensazione fu la razionalità del diritto: cercava un ancoraggio in tutto ciò che era razionale, il diritto era un fattore di salvezza. Lo rese un personaggio capace di argomentare benissimo, aveva bisogno di ancorarsi alla razionalità. Ma non gli bastava. Nel tempo libero trovava rifugio nella poesia, le leggeva e le scriveva: poesie scritte nel 1838, una è proprio emblematica “soliloqui di un suicida”. Lincoln era bravissimo ad ascoltare e farsi carico dei problemi altrui. Lo chiamavano un “seeker”, cercava il senso della vita. Viene spinto prima a candidarsi al Congresso dell’Illinois e poi a quello di Washington per rappresentare Illinois. Si rivela una persona di grande autonomia e personalità. La campagna elettorale del 1858 fu importante: con i comizi tutti volevano vederlo per la sua capacità di argomentare. Come la pensava Lincoln? Campagna elettorale del 58 “tutto dipende se un negro (in inglese è negro, fino agli anni 60 del Novecento. Dispregiativo è “nigger”) è o non è un uomo. Se lo vogliamo considerare come un uomo, la mia fede mi insegna che tutti gli uomini sono liberi. Dobbiamo adottare i principi di indipendenza così potremo salvare l’unione e la costituzione in modo da renderla degna di essere salvata per sempre”: i valori di libertà per salvare tutta l’unione. Se lasciamo che il sud continui a trattare i neri come schiavi vuol dire che li tratta come non esseri umani, quindi sta violando i principi di libertà della costituzione, però se lasciamo che il sud vada per la sua strada rischiamo di non salvare l’unione. La sua azione ha permesso di salvare gli Stati Uniti. Tutto questo non vuol dire liberare tutti i neri del sud, li vogliono lasciare lì. Lincoln vuole che gli stati del sud possono tenersi gli schiavi, ma tutti i nuovi stati che si aggiungeranno all’unione non possono per nessuna ragione avere degli schiavi. L’idea è che mano a mano che gli USA si espanderanno, la schiavitù diventerà una minoranza, quindi il risultato è che nell’abolire la schiavitù finiranno nel rendere minoritaria la forza del sud e arriveremo alla totale eliminazione. All’inizio la sua idea era questa. Già gli stati del sud si mettono sull’attenti. Lincoln diventa il nemico numero uno degli stati del sud. A Washington si stanno creando degli schieramenti politici nuovi: il tradizionale partito whig è in crisi. I partiti tradizionali sono in crisi. E’ diventato forte un nuovo partito, il partito democratico: voleva rappresentare gli interessi dei coloni contro quelli delle élite urbane. Negli anni 50 il partito democratico diventa il partito dei grandi proprietari schiavisti del sud. Tutti quelli scettici decidono di fondare il partito repubblicano che deve tutelare gli interessi industriali del nord. Lincoln va nel partito repubblicano. (The Lincoln Project su youtube: campagna elettorale contro Trump) Il suo manifesto elettorale riprende i due concetti della campagna elettorale del 1858 liberty and union. Elezioni presidenziali del 1860. - Il nord vedeva sé stesso come patria della libertà, prosperità e progresso e riteneva l’espansione della schiavitù come contraria ai valori della dichiarazione di indipendenza. - il sud si considerava erede della tradizione religiosa dei coloni e della costituzione come associazione di stati in cui prevalgono gli interessi degli stati nei confronti dell’unione Il giorno dopo le elezioni, il 5 novembre 1860 già cominciano i primi fermenti al sud che non intende riconoscere Lincoln come presidente. Lincoln riceve delle pressioni molto forti che vogliono lasciar andare gli stati del sud, ma Lincoln non vuole altrimenti si frammenta l’unione. Per salvare l’unione, Lincoln è disposto anche alla guerra. Non l’ha cercata ma l’ha accettata come strada per garantire la salvezza dell’unione. Nuove potenze: gli USA dalla Guerra Civile alla potenza mondiale Progetto di Lincoln: gli esseri umani sono liberi, i neri hanno diritto alla libertà, non deve esserci schiavitù al sud Tra novembre e dicembre quasi tutti gli stati del sud dichiararono un nuovo presidente, ossia Devis, dichiarando la secessione. Lincoln non vuole la secessione. Non ha fatto molto per evitare la guerra, insisteva per non lasciar andare quegli stati. Il suo obiettivo è salvare gli stati uniti, l’unione. Nel 1861 Lincoln ritiene che sia prioritario salvare l’unione, gli stati del sud vengono definiti “ribelli contro il governo”. Quando scoppia la guerra tutti pensano che sia breve. Il primo scontro fu nel 1861, 12 aprile, diede la misura di cosa significava una guerra civile: la cosa singolare Fort Sumter era un forte nelle mani del nord, le truppe della confederazione lo attaccano con i cannoni, la cosa singolare è che a guidare l’artiglieria del sud era un giovane ufficiale, a guidare la resistenza a Fort Sumter era il suo capo. Il generale Lee si dimette dall’esercito e si mette a disposizione di Devis. Lincoln gli fece sequestrare la tenuta. Durante la guerra la questione della schiavitù crebbe nella sensibilità dei cittadini e dei soldati del nord, abbiamo molte lettere di soldati del nord che avevano visto pochi neri, sapevano che ci fosse la schiavitù ma non avevano avuto una sensibilità diretta. Quando arrivano al sud iniziano a vedere le condizioni in cui gli schiavi vivevano, fu uno shock. TRa il 61 e 62 un numero crescente di soldati prende consapevolezza che la schiavitù diventa una motivazione forte per continuare a combattere. Lincoln si accorge che questo movimento etico e morale può diventare un grande fattore di motivazione per continuare la guerra. In persona cambia idea, comincia a pensare che l’abolizione della schiavitù debba diventare una priorità assoluta. Tra la fine del 62 e l’inizio del 63 uno degli obiettivi della guerra è abolire la schiavitù e rendere tutti i cittadini uguali (all’inizio l’obiettivo era salvare gli stati, ma tra 62 e 63 con la guerra che si prolunga e con la necessità di dare delle motivazioni ai combattenti, si aggiunge il problema della schiavitù da abolire). Nel settembre 1862 si arriva al proclama di emancipazione, la prima lettura del proclama di emancipazione: Lincoln proclama l’intenzione di abolire la schiavitù. La guerra continua, qui c’è un momento molto controverso: nel 1863 comincia a prevalere la stanchezza per la guerra, aumentano da tutte e due le parti le pressioni per trovare un punto di compromesso tra nord e sud. Nel luglio del 1863 la battaglia a Gettysburg è un segno di svolta: il sud non riuscì a passare le linee, da quel momento iniziò il ritiramento. Durante i discorsi per ricordare le vittime , Lincoln disse: “87 anni fa i nostri padri diedero vita su questo continente ad una nuova nazione concepita nella libertà e dedicata al principio che tutti gli uomini sono creati uguali. Ora siamo impegnati in una grande guerra civile per provare se quella nazione o qualunque altra nazione così concepita possa durare a lungo”: potrebbero arrivare ad un equilibrio con il sud, ma sacrificherebbero i loro principi di unità. Se vogliono mantenere l’eccezionalismo americano di una comunità fondata sui principi di uguaglianza e libertà, questa guerra va continuata perché è una guerra contro regimi che non rispettano valori di libertà. Così Lincoln ha fornito un grande motivo di mobilitazione: la guerra ha come obiettivi salvare l’unione e abolire la schiavitù, questi due si uniscono nel grande obiettivo di salvare la libertà e l’uguaglianza in America e nel mondo. La guerra continua, la sconfitta inflitta al sud si rivela irreversibile. Emerge che il nord ha un punto di vantaggio dato dal suo assetto economico e sociale: economia industriale con strutture pronte per produrre cannoni, baionette e tutto per rifornire un esercito. Il sud è agricolo, non è pronto. Il nord ha molte più risorse di quante ne abbia il sud. Nel 1864 il sud è allo stremo. Ci sono le elezioni del 64, si svolgono le elezioni, Lincoln viene sfidato da uno dei suoi generali ma vince un modo scattante e si avvia alla conferma del mandato. A questo punto sta vincendo la guerra, ha rivinto le elezioni. Nel 1864 ci furono le elezioni, ma le nuove amministrazioni si insediarono a marzo nel nuovo anno. Lincoln non aspetta marzo per abolire la schiavitù, ha bisogno dei ⅔. Deve convincere i deputati e senatori che non sono stati rieletti ma sono ancora in carica (film Lincoln di Spielberg). Nel 1865 c’è il voto il 30 gennaio che abolisce la schiavitù, nel marzo si arriva alla fine della guerra, il 15 aprile Lincoln viene assassinato da un fanatico proveniente dal sud: John Wilkes Booth. Le conseguenze della guerra civile sono: 1. viene salvata l’unione 2. prevale il modello del nord, ossia il modello più moderno orientato verso lo sviluppo industriale Le premesse per la nascita di una grande potenza mondiale: la cornice è data proprio dalle conseguenze della guerra civile. Il dominio del partito repubblicano dura fino al 1932. - Un paese dominato dal partito repubblicano (dominati dagli interessi industriali), è un paese che si orienta verso uno sviluppo tecnologico - le materie prime sono cotone per industria tessile, petrolio per rifornire energia alle industrie, acciaio per le industrie: gli stati uniti non hanno bisogno di comprare tutte queste cose perché hanno un intero continente da conquistare dove c’è abbondanza di materie prime (Texas e California per il petrolio). Diventano il primo produttore al mondo di ortaggi, pomodori, petrolio. Hanno disponibilità di manodopera senza doverla comprare dall’estero. La condizione è prendere possesso di questi territori, che non sono vuoti di certo. C’erano milioni di nativi che intralciavano questo percorso di conquista e sviluppo economico. A partire dagli anni 70 dell’Ottocento, la conquista del West selvaggio diventa un’epopea della mentalità americana. Trova una traduzione pratica il messaggio di Lincoln del popolo come portatore di libertà e uguaglianza, si crea il “destino manifesto”, idea di essere un popolo eletto da Dio e di avere una missione religiosa. Per colonizzare i territori, l’esercito si incarica di condurre una guerra contro i nativi americani che sono indicati come selvaggi che stanno ostacolando Germania interviene scatta un meccanismo di alleanza tra Russia e Francia, accordo tra Gran Bretagna e Francia. Tutte e due le alleanze si chiamano triplice “Triplice Alleanza” (Germania) e “Triplice Intesa” (Russia). Ma perché si mettono in moto queste alleanze? E perché proprio ora? Per 2 fattori di crisi che convergono: 1. luogo dove avviene l’attentato: Balcani. Lì sono in crisi due imperi, quello Ottomano è in crescente difficoltà, veniva chiamato “il malato d’Europa”, comincia a spendere nella gestione del suo impero molte più risorse di quelle che ha e che riesce a guadagnare, con il risultato che non ha soldi né risorse umane per gestire l’apparato burocratico per gestire una grande potenza. La Russia spera di potersi affacciare sul luogo. L’impero Austro Ungarico domina sugli ungheresi, cechi, slovacchi, finché non c’è la politica di massa e i governi non si devono preoccupare di guadagnare il consenso delle moltitudini un impero così può vivere, ma mano a mano che le masse decidono di avere voce in capitolo, questo impero comincia a scricchiolare. Il governo di Vienna è sempre in difficoltà, fatica a mantenere le sue posizioni. 2. Russia e Francia ragionano non in termini di Balcani ma in termini di Europa. Perché si alleano? Perché sono preoccupati per motivi diversi dall’emergere della Germania che non solo si è unificata ma sta avendo uno sviluppo industriale impetuoso e comincia a minacciare consolidati equilibri europei, in più il governo tedesco comincia a mettere in discussione gli imperialismi. La Francia cerca alleati con la Russia sperando di poter chiudere la Germania, ma non basta perché c’è un altro paese che si preoccupa dell’espansione della Germania, ossia la Gran Bretagna. La Francia è preoccupata anche per i domini coloniali. La tensione da europea diventa quindi planetaria. Si crea una concatenazione di alleanze, Russia e Francia, Francia e Inghilterra, Inghilterra e Russia. Il vero punto di tensione che trasforma la crisi locale in una crisi planetaria è la competizione, tensione tra le potenze esistenti (Francia e Gran Bretagna) contro una potenza emergente che è la Germania. Le cause, quindi: Tensioni internazionali 1) crisi degli imperi multinazionali: Austria e Turchia 2) tensione fra le potenze economico-politiche europee Gran Bretagna e Francia: potenze esistenti Germania: potenza emergente LOTTA PER IL POTERE MONDIALE 3) corsa agli armamenti Francia e Inghilterra interpretano tutte le azioni della Germania come aggressive e a loro volta assumono un atteggiamento aggressivo, il governo tedesco vede e quindi assume un atteggiamento pericoloso e aggressivo in un circolo vizioso in cui l’atteggiamento di uno crea l’atteggiamento dell’altro. Tutto il potenziale tecnologico della seconda rivoluzione comincia ad essere orientato nel creare armi e armamenti. Tra tutti i fattori che mettono in moto la concatenazione, la cosa importante è il punto 2, ossia la tensione tra le potenze economiche e politiche europee per la lotta per il potere del mondo. I governi, tuttavia, nel 1914 non volevano la guerra. In quei giorni si parla molto nei giornali europei dell’attentato, i giornali confinano il tutto nella periferia dei Balcani, la questione di Sarajevo non copre tanta importanza nei giornali. Dopo 3 settimane i giornali cominciano a dire che sta succedendo qualcosa, di colpo, il 25 luglio del 14 a quasi un mese di distanza, si torna a parlare dell’attentato. Perché? A Vienna compiono un atto, lanciano un ultimatum alla Serbia, pensano che la Russia non scatenerà mai una guerra per la Serbia e così Vienna può estendere i suoi domini. L’Austria fa questo perché sa di avere le spalle coperte dalla Germania, infatti la Germania propone il giorno dopo un aiuto all’Austria. Pensavano che la Francia non potesse mai scatenare una guerra per la Serbia e Sarajevo. Vedendo la Germania che si mobilita, in Francia pensano che siano davvero pericoloso e hanno un obbligo morale di lanciare un monito: la Francia decide di intervenire a sostegno della Russia che interverrà a sostegno della Serbia. La Germania minaccia la mobilitazione perché vuole dare prova di sé; la Francia vuole dare dimostrazione di forza, in Germania vedono che i francesi vogliono limitare i loro desideri di espansione e capacità, così vogliono lanciare un’azione più aggressiva. Movimento di truppe al confine con la Francia: la Francia muove le sue truppe. Per 3 giorni si minacciano reciprocamente. Questa dinamica sembrava ancora interamente nelle mani dei governi, ma a fine luglio questa concatenazione di rischi calcolati. Subentrano i piccoli paesi, a forza di infiammare gli animi fette crescenti di popolazioni cominciano a credere che sia necessario dare veramente una lezione al nemico. Mentre i governi pensano di poter tornare indietro alla prima occasione, hanno calcolato male che la politica di massa cambia il quadro e li costringe a tenere conto delle passioni che loro stessi hanno infiammato. E’ l’intreccio di tensioni internazionali e tensioni interne che ha scatenato tutto. - i contadini europei considerano la guerra come un flagello, porta i giovani in guerra e li sottrae alla terra, gli eserciti distruggono tutto, tuttavia i contadini pur non volendo la guerra non si mobilitano per impedirla perché hanno un atteggiamento passivo (i contadini rappresentano la grande parte di popolazione europea) - gli operai delle industrie sono contro la guerra, sono vicini all’ideologia marxista e negli ambienti operai è meno diffuso il nazionalismo e c’è minore sensibilità verso il messaggio della gloria nazionale. La guerra è uno strumento, dal loro punto di vista, della borghesia per reprimere gli operai aumentando le sue ricchezze - le gerarchie militari sono invece a favore della guerra, vedono nella tensione che sta emergendo l’occasione per affermarsi e acquisire una posizione di primo piano. Sono anni che si preparano ad un conflitto che li metterebbe al vertice della scala politica del paese, la guerra è opportunità per diventare classe dirigente. In Germania i vertici militari, soprattutto, premono con grande forza per attaccare la Francia e sconfiggerla con una guerra lampo. Parte in pochi giorni un’intensa campagna di stampa e questo accade sia a Berlino che a Vienna. Zweig scrive: “vivere un istante unico in cui ciascun individuo era chiamato a gettare il suo io e sottrarsi alla sua insignificanza”, le persone non si sentivano più isolate e anonime, sentivano il senso di appartenenza. Ci sta dicendo che la piccola borghesia urbana a Vienna con l’ansia di emergere e il timore di non significare nulla, vede nella guerra un’occasione per mettersi in mostra e dimostrare il proprio valore Tensioni interne: Opinioni pubbliche a) NAZIONALISMO b) mito della guerra come fattore di rigenerazione [in Italia i socialisti hanno il sogno di abbattere il mondo esistente, vogliono una rottura violenta che abbatta tutto, e la migliore occasione è la guerra devastatrice che apre la strada per una rigenerazione e abbattere il mondo esistente e crea le premesse per la rivoluzione] c) “Revanche” in Francia e “sindrome da accerchiamento” in Germania d) interessi industriali e finanziari Tutto questo fa sì che a fine luglio si formi una pressione per consolidare le minacce che i governi si stanno scambiando. L’intreccio tra fattori internazionali e fattori interni, a fine luglio fa perdere il controllo della situazione e scoppia “la guerra europea”, la Germania dichiara guerra alla Russia. DINAMICHE: come si è sviluppata la guerra Il primo dato da prendere in considerazione è che si tratta di una guerra mondiale e “totale”. Guerra mondiale = coinvolge l’intero pianeta Guerra totale = coinvolge l’intera società per tutto il tempo della sua durata I vertici militari tedeschi sono convinti della guerra lampo, i tedeschi immaginano di sfondare il Belgio che è neutrale e attaccare la Francia, arrivano quasi a Parigi, ma non hanno fatto i conti che la rivoluzione industriale ha prodotto due strumenti nuovi: la radio, i francesi hanno la radio e possono mandarsi comunicazioni più velocemente; i tedeschi ragionavano con i carretti e cavalli, in Francia la rivoluzione aveva portato le macchine, Gallieni mobilitò tutti i taxi per prendere i soldati e portarli a Parigi: l’esercito francese può riorganizzarsi e il fronte si blocca. L’esercito tedesco non è in grado di organizzare una grande offensiva sul fronte occidentale, battaglia della Marna che impedisce all’esercito tedesco di vincere. La battaglia di Tannenberg sul fronte orientale impedisce all’esercito tedesco di sfondare la Russia: restano così per 3 anni. e fu così efficace che questo manifesto fu copiato da tutti quanti “Uncle Sam” in USA, in Italia anche C’è una differenza tra i modi con cui queste novità vengono declinate in Europa e il modo in cui vengono declinate dagli USA. Anche i film vengono usati per la propaganda, negli USA si rivolsero a Charlie Chaplin: mentre i film europei suscitavano sentimenti negativi, gli americani suscitano sentimenti positivi e poi con il meccanismo delle associazioni mentali rendere tutto per chiamare all’azione. Ha rappresentato un valore aggiunto per l’intero sistema americano. Alla fine del 17 cominciano ad esserci i primi segni di cedimento: il primo cedimento è in Russia dove la monarchia cede e si manifesta la rivoluzione di febbraio: è il primo segnale che gli equilibri sono segnati Nel 1917 c’è l’intervento in guerra anche degli USA (Wilson) perché gli Stati Uniti iniziano a capire che l’esito della guerra può avere degli sviluppi sulla loro economia. Una sconfitta di Francia e Gran Bretagna esponevano il rischio di un sistema fallimentare economico, in più i tedeschi con la guerra sottomarina stanno minacciando le attività commerciali e sta strizzando l’occhio ai paesi del Sud America. Wilson entra in guerra e porta tutta la carica di eccezionalismo americano e di missione tipica del popolo. L’intervento degli USA è un aspetto importante per il significato che si dà al loro intervento. Il ragionamento di Wilson è di essere un popolo eccezionale con doti particolari, si convincono di avere questo compito di creare il sistema migliore, più libero e più ricco del mondo. Con la grande guerra la classe dirigente si preoccupa che la politica internazionale potrebbe influenzare e dare problemi anche sugli USA. L’eccezionalismo deve essere estesa dal Nord America al mondo intero, quindi Wilson inizia a parlare di una democrazia mondiale fondata sul modello americano e guidata dagli Stati Uniti (prima la politica estera era individualista, di non contatto con le altre potenze, con la grande guerra cambia) In Russia la rivoluzione doveva essere volta al mondo intero, Lenin con la rivoluzione russa ha l’intento di avviare una rivoluzione mondiale sul modello della Russia e sotto la guida dei bolscevichi. Nel 17 cominciano a prendere forma due modelli di organizzazione del mondo Uno di una democrazia mondiale sul modello americano e sotto la guida degli USA Un altro di una rivoluzione mondiale sul modello dei bolscevichi e sotto la loro guida Questo porterà poi alla Guerra Fredda La Rivoluzione in Russia In Russia nel 17 le rivoluzioni sono 2 (del calendario giuliano) - la prima a febbraio - la seconda rivoluzione a ottobre (noi usiamo il calendario gregoriano, in Russia si mantenne il calendario giuliano, usiamo le loro date. La rivoluzione d’ottobre veniva festeggiata il 7 novembre) Come si arriva al crollo del sistema russo e come arrivano al potere i bolscevichi? Marx proponeva una lettura chiara del sistema capitalistico: lo sfruttamento è provocato dalla struttura economica, ma lo Stato è una sovrastruttura. La struttura economica ha una dinamica interna di polarizzazione della società, ci sarà la maggioranza che si ribellerà alla minoranza. A quel punto la maggioranza dovrà conquistare lo Stato perché da lì con la dittatura del proletariato si potrà poi incidere sulla struttura economica, cambiare il sistema e arrivare ad un nuovo ordine fondato sull’uguaglianza. Devono avere dei partiti. Negli anni successivi iniziano i dibattiti interni. Marx nel 1883 muore e nel 1889 viene fondata la seconda internazionale che è l’organizzazione che raccoglie i partiti di ispirazione marxista. In Germania, Bernstein a capo di un gruppo di intellettuali, comincia a dire “siamo sicuri che si sta verificando questa polarizzazione della società tra una grande maggioranza di sfruttati e una minoranza di sfruttatori?” è vero che sta aumentando il numero di proletari, ma anche i ceti medi e la borghesia che non sembrano sedotti dal progetto marxista. Propone quindi una revisione del pensiero marxista, un atteggiamento che ci porta ad abbandonare la prospettiva di una maggioranza di sfruttati, invece coltivare gli interessi delle masse popolari. Progetto che deve correggere il capitalismo e abbatterlo attraverso una rivoluzione. “Revisionismo” Contro Bernstein si staglia Kautsky (tedesco) che propone una distinzione tra programma minimo e massimo. Bisogna attendere che il capitalismo sia avanzato per portare ad una grande maggioranza di sfruttati. Mentre il capitalismo matura, nel frattempo abbiamo un programma minimo che vuol dire accettare alcune riforme che non devono essere riforme di correzione del mercato, ma di rottura che strappano ai capitalisti e ai borghesi riforme sostanziali, che aumentano il livello di consapevolezza e maturità del proletariato, avvicinano il momento della rottura rivoluzionaria. All’estrema sinistra di questo dibattito si colloca Lenin (il nome era Vladimir, in Russia c’era un problema: un regime autocratico assoluto degli zar. Un’attività politica alla luce del sole in Russia era impossibile, quindi scelse un altro nome. Lenin se la prende con Kautsky, ha scelto un modo per preparare il proletariato del tutto inadeguato perché in Germania c’è il modello del grande partito socialdemocratico, quest’organizzazione secondo Lenin è disfunzionale agli obiettivi della rivoluzione, questo modello non va bene. Lenin propone: visto che il loro obiettivo era il programma massimo e dovevano avere uno strumento adeguato e pronto all’azione e visto che in Russia deve essere pronto a capace all’azione clandestina, in Russia devono adottare un modello organizzativo diverso. All'inizio del Novecento ci furono degli incontri nel partito socialdemocratico russo dove si confrontarono due fazioni: una che voleva un’organizzazione come quella del spe tedesco, dall’altra parte il gruppo di Lenin che proponeva di organizzare un partito piccolo in cui dovevano militare solo professionisti della rivoluzione. Non un partito fatto di lavoratori che nel tempo libero si dedicano all’attività politica, sarebbe troppo grande e lento. Ci vuole un partito di persone che scelgano l’attività rivoluzionaria come una professione e che facciano solo quello. Si arriva al voto, la minoranza vota per il modello tedesco, la maggioranza per quello di Lenin e in russo minoranza si dice “menscevichi”, maggioranza si dice “bolscevichi” (i maggioritari) e da quel momento divenne il termine connotato ideologicamente che indicava coloro che adottavano l’idea di Lenin. La Russia nel 1917 cede sotto il peso della guerra. Al potere c’è lo zar Nicola II a capo di un sistema che è un retaggio del diciottesimo secolo, dell’Europa di antico regime anche se non proprio del tutto, c’era grande arretratezza. Le piccole isole di progresso erano Mosca e San Pietroburgo con grande borghesia intellettuale. La grande massa dei contadini non aveva un approccio rivoluzionario, erano abbruttiti, si disinteressavano di ciò che accadeva nello stato. La grande guerra in Russia è un’ecatombe. I contadini catapultati al fronte erano lasciati al loro destino. Alla fine del 1916 le autorità di San Pietroburgo decisero di aumentare il cibo da dare ai soldati al fronte e così finiscono di far morire di fame i cittadini, muoiono di fame nel senso letterale della parola. La Russia è in una situazione estrema, il paese è al collasso, ma lo zar è completamente sordo e cieco a ciò che succede. Arriviamo al febbraio del 1917. A febbraio l’impero zarista crolla; semplicemente ci sono degli scioperi a Pietroburgo di civili travolti dalla disperazione che vogliono una politica più attenta alle loro esigenze. Il governo invece di provare a fornire delle risposte, decide di mandare le truppe dell’esercito, i soldati non intendono appoggiare il governo, questi soldati mandati per reprimere i rivoltosi invece solidarizzano con loro. Privo della sua unica arma ossia la coercizione con la forza, il governo dello zar non ha consenso e forza, rimane privo di strumenti, lo zar viene convinto allora ad abdicare. Si cerca di capire come fare, nessuno vuole prendere in mano il posto dello zar e così l’impero zarista non ci fu più. A San Pietroburgo c’è un vuoto di potere. L’iniziativa non viene presa da un solo gruppo, ci sono due tipi di iniziative: 1. chi c’è nelle città? I nuclei della borghesia urbana. Il loro modello di riferimento era il parlamento britannico (esponenti dell’alta borghesia intellettuale e anche esponenti dell’aristocrazia), ragionano “facciamo come a Londra”, viene formato un governo provvisorio il cui obiettivo è quello di realizzare un sistema parlamentare sul modello britannico. Il governo viene preso da L’vov, vogliono realizzare in Russia le rivoluzioni borghesi che ci sono state in europa tra fine settecento e inizio ottocento. 2. Ma qual è l’atteggiamento della popolazione? I contadini ignorano questo governo, i soldati al fronte sono di estrazione contadina e ragionano allo stesso modo, quindi sia nelle città che nelle campagne che al fronte cominciano ad essere organizzate assemblee che propongono di gestire lì per lì i problemi. Queste assemblee in russo vengono chiamati “soviet”, in tutta la russia questo atteggiamento di estraneità e indifferenza nei confronti del governo si traduce nella formazione spontanea di assemblee che vengono chiamati “soviet” Problema: chi prende le decisioni in Russia? Nel marzo del 17 c’è uno sdoppiamento: governo provvisorio che rivendica la sua autorità e propone di organizzare la Russia cercando di gestire la guerra in vista di un sistema sul modello britannico e nello stesso momento ci sono i Soviet che iniziano a all’offerta, i civili erano pronti a pagare qualunque prezzo. Questa dinamica veniva accentuata dal fatto che i governi compravano in grande quantità ed erano pronti a firmare qualsiasi cosa e gli imprenditori se ne approfittavano. L’aumento dei prezzi si traduce in un aumento dei costi. L’economia vede aumentare il gigantismo e la presenza sempre maggiore dello stato e nell’immediato provoca un’ondata inflazionistica. L’economia ha conseguenze anche sul piano internazionale. Debito pubblico: - Francia: 258% - Inglese: 175% - Italia: 153% - Germania: 305% - USA: 33% I paesi europei si sono indebitati tantissimo, gli USA che già stavano diventando un’economia mondiale, non hanno emesso debiti ma accumulato crediti (attraverso i prestiti) Con la grande guerra prende forma lo shift power, uno spostamento degli equilibri di potere che possono essere gestiti oppure no, potrebbero maturare tentativi di respingerlo e quindi di continuare come la situazione precedente. Nel 18 non si volle prendere atto che stavano cambiando i rapporti di forza, creando una situazione di instabilità cronica e irrecuperabile che ha reso i rapporti internazionali instabili fino alla seconda guerra mondiale. I vincitori (Clemenceau, Wilson e Lloyd George) hanno il problema di spiegare il grande sforzo compiuto e di pagare i debiti. Risposta: la colpa di tutto è della Germania. Visto che c’è una colpa deve scattare una riparazione. La Germania dovrà pagare enormi riparazione dei debiti e con questi soldi la Francia e Gran Bretagna potranno pagare i loro debiti. Vengono modificati i confini europei e la Germania perde alcuni territori. Aneddoto del Generale Foch che aveva guidato la Francia durante la Grande Guerra, Clemenceau sottopose a Foch la bozza del trattato di pace, disse che non sembrava una pace ma un armistizio di vent’anni. Infatti la pace di Versailles compie un pasticcio. Un giovane economista inglese Keynes era un funzionario che nel 19 di fronte alla decisioni di Versailles si dimise e scrisse un libro “le conseguenze economiche della pace”. A Versailles vengono prese decisioni gravi, la rabbia verso la Germania era tale che vennero varate delle misure inefficaci e controproducenti. Wilson, gli USA hanno avuto un coinvolgimento di civili inesistente, pochi danni, gli europei non hanno le risorse economiche e umane di prima, hanno meno forza per mantenere una posizione di dominio mondiale, al contrario gli USA hanno risorse umane crescenti e quelle economiche ottime. Wilson si accorge della situazione, ragiona che gli USA sono entrati in guerra per creare una grande democrazia mondiale, in concreto propone di creare un grande parlamento mondiale che sul modello americano deve diventare un luogo di discussione e evitare altre guerre, una società delle nazioni. Wilson ha posto le basi per la politica estera americana interventista in nome della democrazia da portare. Wilson deve convincere gli americani ad aumentare le tasse e che il loro futuro e carriera non si devono tradurre solo nel creare cose in patria ma anche proiettandosi internazionalmente. Nel 1920 che è un anno elettorale, Wilson si trova in minoranza al congresso, nessuno vuole portare avanti una campagna elettorale come quella di Wilson. La società della nazioni nasce senza il suo paese fondatore e l’unico che avrebbe potuto gestire e guidare gli equilibri. Le grandi potenze europee pur avendo vinto la guerra sono più deboli di prima, ma non accettano questa situazione, cercano di puntellare la propria posizione di dominio e controllo. Gli USA possono, ma l’opinione pubblica non vuole, quindi abdicano da questa loro funzione di stabilizzazione e controllo. Il risultato concreto è che manca una potenza in grado di stabilizzare il mondo, il risultato è un’instabilità endemica e irrecuperabile. Dopo la grande guerra la società è sotto shock specie quella europea In Europa arrivò l’influenza spagnola subito dopo, i morti sono stati più della guerra. Nella primavera del 18 iniziarono i primi focolai negli accampamenti, non si capisce dove di preciso, a favorire l’esplosione del virus furono l’affollamento e le logiche di comunicazione globale, il focolaio non poteva rimanere in un posto perché le truppe circolavano e poi lo portavano in nuovi territori. Si è spenta nel 19, l’ipotesi è dell’immunità della popolazione, ma erano morti 50 milioni di persone. Si chiama spagnola perché l’unico paese in cui se ne poteva parlare era la Spagna, negli altri paesi c’era una censura assoluta. Avvento del Fascismo in Italia (prima parte) Il progetto nazionalista universalistico ha come laboratorio l’Italia: fascismo, è stato modello di riferimento per altri leader nazionalisti Perché proprio l’Italia? Se guardiamo la situazione del 18-19 vediamo un paradosso: l’Italia è uno dei paesi vincitori, eppure il suo sistema istituzionale crolla sotto i colpi della crisi 1914 l’Italia si sarebbe potuta sentire coinvolta direttamente dalla concatenazione di tutte le alleanze, ma non viene coinvolta per un cavillo dell’alleanza in cui è coinvolta. L’Italia faceva parte della Triplice Alleanza (Germania, Impero Austriaco). L’Italia si tira fuori perché il trattato della Triplice Alleanza è un trattato difensivo: i paesi sono tenuti a intervenire solo per difendersi reciprocamente da un attacco esterno. L’atto di ostilità, però, era stato fatto dall’Austria verso la Serbia, e quindi non scatta la clausola difensiva e l’Italia non interviene. Il risultato è che l’Italia si tira fuori subito. I paesi europei hanno deciso l’ingresso in guerra ad un ritmo accelerato con il risultato che le opinioni pubbliche non hanno potuto meditare e sono entrati in guerra senza rendersi conto di ciò che stava succedendo. Al contrario l’Italia prende la decisione in 10 mesi, a ritmo rallentato, in cui il paese si spacca intorno a questa decisione. Come viene presa? Chi la prende? Come matura? In quel momento al governo c’è una coalizione conservatrice, il presidente del consiglio è Salandra, l’obiettivo era consolidare gli interessi agrari esistenti. Il ragionamento di Salandra e di quello degli esteri Sonnino è di stampo tradizionale, il loro ragionamento è che se non entrano in guerra, allora devono chiedere agli alleati di dare qualcosa in cambio (Trentino, Friuli), se invece entrano in guerra devono chiedere dei risultati territoriali. Esista una sorta di mercanteggiamento, gli austriaci rifiutano. Sonnino va dagli inglesi, dice di essere pronto per andare in guerra e i paesi della Triplice Intesa decidono di accettare la proposta di avere determinate terre Aprile 1915 trattato di Londra, l’Inghilterra e la Francia promettono all’Italia il Trentino, l’alto adige, il Friuli, in cambio dell’ingresso in guerra entro il 24 maggio. Il governo italiano ha deciso l’ingresso in guerra in segreto, non lo sapeva nessuno. Bisogna ottenere un voto dal parlamento che deve stanziare i finanziamenti per la guerra, e quindi bisogna sondare l’opinione pubblica. Come fanno? Dopo aver deciso l’ingresso in guerra, ad aprile Salandra si informa su cosa pensano gli italiani relativamente all’ingresso in guerra. Emerge che proprio non vogliono entrare in guerra, i contadini, gli operai, proprio tutti. Ci sono però altri gruppi che sono favorevoli alla guerra. A volere la guerra sono gli industriali del nord per due motivi: 1) la guerra può diventare occasione di business (chi produce acciaio, cotone, tessuti, pelle, generi alimentari) 2) in nome della guerra si possono ripristinare nelle fabbriche i valori di disciplina e ordine che le rivendicazioni sindacali hanno rotto C’è un’altra componente fatta di esponenti di piccola e media borghesia urbana che vedono nella guerra una grande occasione, sono quelli laureati, professionisti, intellettuali in numero maggiore rispetto alle capacità di assorbimento del mercato del lavoro, hanno sentimenti di insoddisfazione e aspirazione. La guerra è l’occasione per farsi avanti, per mostrare il proprio valore, uscire dalla quotidianità e far vedere a tutti che si è persone di grandi qualità. Da qui l’idea della guerra come “igiene del mondo”, come fattore di purificazione (Futuristi) che permetterà al popolo italiano di diventare grande e ripulire il mondo. Salandra conclude che una parte della società vuole la guerra, ma è la minoranza, quindi ha un grave problema, deve entrare in guerra entro il 24 maggio e lui intorno al 10 maggio ha queste relazioni che dicono che gli italiani la guerra non la vogliono. Come ottenere il voto parlamentare? Salandra fa un ragionamento: la minoranza è molto influente e attiva, quindi devono mobilitare la minoranza e far sembrare che sia maggioranza. C’è un colloquio del re con Salandra e Sonnino: torna Giolitti, 75 anni, è contrario alla guerra perché l’Italia non è pronta economicamente, socialmente e in campo militare. Giolitti mobilita e deputati che gli sono fedeli e fa trapelare che deve essere il parlamento a scegliere, trecento parlamentari si schierano dalla parte di Giolitti. Per Salandra il problema è che il parlamento è contro la guerra. A questo punto scatta la prova di forza in 3 atti: 1) il governo si dimette, è una pressione. Tutti i contatti attivati nei mesi precedenti vengono attivati 2) c’è una minoranza favorevole alla guerra, molto visibile e pronta, va mobilitata per farla apparire una maggioranza. Ci sono grandi intellettuali pronti a scrivere articoli, manifestazioni grandi, si distingue Gabriele d’Annunzio con le Radiose Giornate di Maggio. Le fotografie fanno vedere le piazze piene riempite dalla minoranza, però la maggioranza è passiva, mentre questa minoranza si mobilita. introduzione di un diritto sociale importante. Nitti sta prendendo le istituzioni parlamentari e le sta modificando, ampliando il riconoscimento dei diritti politici e introducendo un diritto sociale. Passaggio dal sistema liberale parlamentare ad un sistema parlamentare di massa fondato sull’inclusione delle masse e suddivisione del potere. Nel 19 bisogna eleggere il nuovo parlamento. Nitti convoca le elezioni per il novembre del 19, le elezioni vedono una partecipazione popolare inaspettata e enorme, i ceti medi cercano di capire, informarsi. La risposta della classe dirigente al potere: non capiscono la realtà, Giolitti fa la campagna elettorale come l’ha sempre fatta ossia con metodi tradizionali tra banchetti e ricevimenti con persone importanti che avrebbero influenzato i ceti medi. Ma i ceti medi ora sono consapevoli del loro potenziale, questa campagna è inadeguata e rivela una grave incomprensione delle dinamiche sociali in atto. Per quei ceti medi comincia ad esserci un vuoto perché non vogliono più delegare ai grandi notabili, non sono disposti ad essere rappresentati da loro e si mettono alla ricerca di nuovi rappresentanti, cercano un partito. Problema: manca un partito di integrazione di massa dei ceti medi: vuoto Potrebbe nascere un’alternativa, nel 19 arriva la fondazione del primo partito di ispirazione cattolica di Luigi Sturzo, ma ci sono 2 problemi che frenano le sue potenzialità: 1) il Partito Popolare si rivolge a tutti i fedeli di tutte le estrazioni sociali e dunque molti esponenti di borghesia proprietaria esitano, non sanno cosa vuole fare veramente 2) nel 19 il partito di Sturzo non riceve l’appoggio pieno del Vaticano, per il Vaticano i regimi politici vengono valutati solo se si rivelano funzionali all’evangelizzazione Atteggiamento della chiesa: il parlamento potrebbe essere utile al messaggio evangelico, ma di per sé è anche un rischio perché potrebbe dare maggioranza a partiti marxisti, atei ecc. In Vaticano c’è un atteggiamento di prudente scetticismo verso il sistema parlamentare e la democrazia di massa. Quindi Sturzo date le circostanze offre risposte e soluzioni solo parziali ai ceti medi. Le masse popolari vengono raggiunte dalla propaganda delle attività socialiste che in quegli anni vedono esplodere i loro iscritti. Tornati dalla guerra i contadini e operai si iscrivono ai sindacati. Il Partito Socialista è il riferimento di queste masse popolari tornate in patria dalla guerra, ha un’espansione clamorosa. Purtroppo le masse popolari hanno un movimento di massa che le rappresenta, ma è molto diviso e non riesce ad elaborare una strategia unitaria. Perché è diviso? Ci sono 3 correnti al suo interno, dai più moderati ai rivoluzionari: 1. corrente gradualista e/o riformista di Filippo Turati e Anna Kuliscioff: (non apprezzavano la parola riformista): un programma massimo che porta alla rottura al quale bisogna arrivare con un programma minimo di riforme graduali. Turati respingeva l’etichetta di riformista, non è in sintonia con le passioni che scuotono le masse popolari. I contadini vogliono ricompense subito, i tempi di Turati sono lenti. In quel momento la sua corrente sebbene dotata di un programma chiaro e razionale, non guadagna il consenso della maggioranza. Ci sono due programmi all’interno di questa corrente: - programma minimo - programma massimo 2. corrente massimalista di Costantino Lazzari e Giacinto Serrati: vuole realizzare subito il programma massimo della rivoluzione come in Russia, ottengono il consenso della maggioranza. Lazzari diventa il giornalista socialista più amato e conosciuto. Incapacità però di stendere un ponte tra gli obiettivi e la realtà, non spiegavano mai come volevano realizzare il progetto rivoluzionario, non avevano iniziative pratiche e concrete 3. corrente consiliare guidata da Amadeo Bordiga e Antonio Gramsci: Gramsci dice: vogliamo fare la rivoluzione come in Russia? Sono d’accordo, ma Lenin ha usato uno strumento preciso, ossia le spontanee assemblee popolari, senza i soviet non avrebbe avuto il consenso per guadagnare la popolazione. Non basta annunciare la rivoluzione in Italia, bisogna avere gli strumenti concreti. Anche in Italia devono creare delle assemblee popolari, esistono già, ossia i Consigli di fabbrica, devono prenderli, estenderli in tutto il paese e renderli equivalenti ai soviet. Propongono di ignorare il parlamento quindi. Risultato: le masse popolari vanno verso il partito socialista ma si rivolgono ad un partito che non ha una linea strategica coerente. All’instabilità sociale segue anche quella politica, che accentua la conflittualità sociale e accentua l’instabilità sociale che accentua quella politica in un circolo vizioso. La propaganda socialista attacca la borghesia e la guerra. Nel 1913 il partito socialista aveva avuto il 16% dei deputati, i liberali il 60%. Nel 1919 cambia completamente il quadro: i liberali che hanno governato il paese per 60 anni perdono e arrivano al 36,5% di deputati. A governare il paese adesso il partito socialista passa al 32,3%, il partito popolare ha il 20%. Non c’è più la classe dirigente liberale al dominio, manca un partito di massa dei ceti medi, quindi chi forma il governo? Non c’è una maggioranza pronta. Cominciano delle trattative la cui soluzione non è mai definitiva perché non c’è una maggioranza in parlamento. I socialisti rifiutano l’alleanza con i popolari. Si forma un’alleanza tra popolari e liberali, ma è debole per i loro modi di ragionare completamente opposti. In questa crisi si inserisce ad un certo punto Benito Mussolini MUSSOLINI In gioventù è stato un ardente rivoluzionario (foto segnaletica). Ci si è spesso domandati come si spiega il passaggio di Mussolini dalle posizioni rivoluzionarie di estrema sinistra a posizioni di estrema destra. La componente di spregiudicatezza c’era in lui, ma quando vediamo questo passaggio non lo dobbiamo immaginare come un percorso individuale sia storicamente che individualmente. Il punto è che Mussolini è espressione di un gruppo e di passioni e umori che si muovono nella società italiana. Nel seguire il suo percorso individuale capiamo come tante persone siano passate dalla sinistra alla destra e altre che erano a destra si siano riconosciute in un leader che veniva dalla sinistra. Nato il 30 luglio del 1883 da una famiglia piccolo borghese della Romagna, il padre era un fabbro, aveva questa estrazione popolare piccolo borghese. Aveva aderito a gruppi rivoluzionari sia perché il padre lo era (Benito Juarez era un rivoluzionario), ma aveva anche un grande desiderio di riscatto per rompere l’ordine esistente ed emergere. Dopo una vita inquieta, scopre questa grande capacità oratoria, scopre che mettendosi ben piantato (impara trucchi di teatro, emette una voce molto forte con il diaframma). Tornato in Romagna diventa segretario del partito socialista a Forlì, conosce Nenni e diventano amici nel 1911 nel 1911 Giolitti cerca di convincere i ceti medi nazionalisti ad appoggiare i governi esistenti e avvia una guerra alla Turchia per la conquista della Libia. Il punto di vista dei socialisti sono soldi che vengono spesi non per affrontare le difficili condizioni di vita dei lavoratori, bensì per soddisfare la borghesia. C’è uno sciopero generale. Mussolini e Nenni hanno un’idea: tagliano i fili del telefono così il telegramma non arriva al prefetto di Forlì, i due si mettono a capo di una protesta contro la guerra e hanno una notizia: per la stazione di Forlì passerà un treno con i soldati, arrivano alla stazione e si sdraiano sui binari per cui il macchinista è costretto a frenare di colpo. “Abbiamo fermato il treno che porta i soldati verso la guerra imperialistica”. Il treno però continua poi tranquillamente, quindi sul piano pratico non hanno ottenuto nulla. Mussolini viene messo sotto processo, trasforma il processo in una propaganda, vuole difendersi da solo: “se ci assolvete, ci fate un piacere, ma se ci condannate ci fate onore” e vengono condannati per due anni, ormai Mussolini è diventato l’eroe delle masse popolari. Nel 1912 i massimalisti decidono di conquistare il partito e chiamano Mussolini per fare il discorso (aveva 29 anni), diventa il leader socialista più famoso, chiede di diventare il direttore del giornale socialista più importante e dell’”Avanti”. Lazzari e Serrati commettono un errore di sottovalutazione, pensavano fosse solo un ragazzo. Nel dicembre del 1912 Mussolini diventa direttore del giornale nazionale “Avanti!”. L’errore è che Mussolini non era manovrabile, utilizza il giornale come tribuna personale. Tutti lo sottovalutano. Nel 1914 la guerra è una cesura: quando scoppia la guerra l’Italia rimane neutrale e inizia il dibattito in cui decidere se entrare o no in guerra, la posizione del partito socialista è neutralista; Mussolini all’inizio sposa questa posiziona neutralista, quindi Lazzari e Serrati sono tranquilli. Allo scoppio della guerra, però, questi socialisti guidati da Mussolini entrano in difficoltà: essere neutrali vuol dire non agire, loro erano improntati all’agire invece. C’era inquietudine di rimanere spettatori ed essere esclusi dalla storia e non avere un ruolo di primo piano. Qui si aggiunge l’idea che la violenza possa diventare un’idea per la rivoluzione. Il 18 ottobre 1914 Mussolini esce con un editoriale dal titolo unico: “per una neutralità attiva ed operante”: i due aggettivi fanno capire il moto dell’animo. Gli altri dirigenti del partito non condividono, Mussolini allo scontro con i suoi mentori, li insulta e si fa costringere alle dimissioni del giornale, ma a questo punto gli interventisti vedono in Mussolini un’arma. Nell’atto di pochi giorni ci sono dei contatti tra Mussolini, alcuni giornalisti e dei finanzieri francesi, con i soldi che arrivano dalla Francia Mussolini fonda “Il popolo d’Italia”, che viene nominato da lui stesso un quotidiano socialista, rapidamente si accorge che le masse popolari sono contro la guerra e matura una voragine di odio reciproco: per i socialisti e le masse lui è un traditore, dall’altra parte comincia a disprezzare le masse proletarie che sono “docile gregge di persone vili”. Durante la guerra Mussolini parte per il fronte, il suo giornale non fa più il richiamo al socialismo ma “quotidiano dei combattenti e dei produttori”, Squadre d’Assalto, esplicita simbologia di violenza: i teschi. Le squadre di combattimento sono finanziate dai proprietari terrieri, organizzano delle spedizioni punitive vere e proprie. Tutto viene devastato, edifici dei socialisti incendiati, i nemici vengono derisi (purganti), se qualcuno oppone resistenza viene bastonato fino alla morte. Al termine di queste devastazioni tutto ciò che era nello stabile viene buttato per strada perché con il grande fuoco bisogna purificare quegli ambienti dalla macchia di essere stati dei luoghi di socialisti. Tra la fine del 1920 e l’inizio del 1921 le regioni che erano state coinvolte dalla mobilitazione proletaria del biennio rosso vengono coinvolte dalla mobilitazione dell’offensiva fascista. Di fronte a questa esplosione di violenza subentra la domanda del perché quella violenza non è stata fermata. La risposta che veniva fornita era che il governo era d’accordo, ma dalle relazioni vediamo che Giolitti non era d’accordo, tutti i giorni mandava telegrammi per raccomandare il rispetto dell’ordine. Per rispondere a questa domanda dobbiamo cercare di capire perché i socialisti non si siano difesi, perché lo stato nei suoi organismi non sia intervenuto, e infine perché l’opinione pubblica non ha invocato il ritorno alla legalità. Avvento del Fascismo in Italia (terza parte) è interessante vedere come il partito socialista rimase disarmato di fronte la violenza squadrista. Come mai i socialisti non riescono a difendersi? Articoliamo la risposta su 3 punti: 1) Primo punto comune a tutti: sottovalutazione di quello che stava succedendo. Non era mai successo che un movimento politico adottasse la violenza come uno strumento stabile e continuo, ci sono stati momenti di violenza, ma mai stabili. Il partito fascista prevede delle squadre d’azione paramilitari che devono esercitare la violenza sui nemici. Alla fine del 20 nessuno riesce a capire davvero cosa sta succedendo, credono sia una delle forme di violenza del sistema borghese 2) Ci sono due ordini di debolezza: - debolezza di natura organizzativa: il partito socialista era organizzato bene in alcuni parti del paese, pur essendo un partito nazionale di fatto era l’unione di tante organizzazioni locali, un’organizzazione chiamata a “isole rosse”, in pratica dentro la provincia di riferimento raramente le varie collaborazioni e province collaboravano tra loro. Invece gli squadristi rispondono ad una logica complessiva. La sede socialista era lì inerme, gli squadristi arrivavano all’improvviso, avevano vantaggi di sorpresa. Questa debolezza espose molto i socialisti agli attacchi degli squadristi. Questo problema poteva essere sanato con un’iniziativa politica, qui arriviamo alla seconda debolezza: - debolezza politica: per i dirigenti socialisti lo squadrismo è come se non ci fosse, i socialisti discutono della rivoluzione, del modello bolscevico, delle indicazioni che arrivano da Mosca, perché l’occupazione delle fabbriche non ha funzionato ecc. La violenza del fascismo è l’animale morente della borghesia che dà la sua zampata finale, quella violenza viene vista come un segno di vittoria verso la rivoluzione 3) Indicazioni di Lenin dalla Russia: Lenin voleva creare una “rivoluzione mondiale sotto la guida della Russia e dei bolscevichi”, pone delle condizioni per entrare nella Terza Internazionale sotto la guida della Russia bisogna avere il modello organizzativo e politico dei bolscevichi. Arrivano queste condizioni in Italia, tutti i partiti socialisti d’Europa vengono investiti da questo dilemma: se adottare o no le indicazioni di Mosca. Tutto questo porta a delle scissioni, ovunque coloro che non vogliono accettare le condizioni di Lenin rigettano il suo modello e restano nel partito socialista, coloro che le vogliono accettare si staccano dai socialisti e fondano i partiti comunisti. Qui c’è un punto rilevante nella storia del marxismo: prima del 21 dentro la grande “famiglia” comunista c’era di tutto, a partire dal 21 i socialisti sono coloro che non adottano il modello sovietico mentre i comunisti lo adottano, da quel momento la differenza di nomi indica una differenza ideologica e in Italia tutto questo arriva proprio nel momento in cui sarebbe necessaria unità per reagire agli attacchi del fascismo, il partito socialista italiano si spacca tra coloro che vogliono aderire al modello sovietico (Bordiga e Gramsci) e chi no. Nel gennaio del 21 coloro che appartengono alla corrente consiliare fondano il Partito Comunista d’Italia (PCd’I) a Livorno. Il compito di impedire azioni illegali non era certo nelle mani dei socialisti. Il compito di ripristinare la legge toccava agli ordini dello stato. Si pensò che fosse Giolitti a favorire i fascisti visto che Giolitti è un’espressione del sistema borghese e anche i fascisti lo sono. Quando poi si è vista la documentazione negli anni 60, si è scoperto che questa lettura era priva di fondamento, il meccanismo era complicato. A Roma Giolitti era sconcertato da quello che stava succedendo, mandava telegrammi, ammoniva sull’importanza della legge e cercava di riprendere il controllo della situazione, questi dispacci arrivano nelle prefetture. Il prefetto di Bologna all’inizio del 21 scrive a Giolitti che: “opinione generale ed è logico ritenere che trovato sbocco nella recente lotta l’incomposto movimento fascista si riduca in confini tollerabili e modifichi la propria azione in senso più corretto”, quindi tutti dicono che si tratta di un’esplosione di violenza che non è niente di particolare, è temporanea, ritornerà presto l’ordine. Non si vuole prendere atto che il fascismo è un movimento del tutto nuovo che sull’onda del nazionalismo fa della violenza una componente strutturale→ sottovalutazione Si aggiungono altri fattori: perché sottovalutano? C’è affinità ideologica. Gli squadristi vanno con stemmi patriottici e bandiera tricolore, i socialisti con la bandiera rossa. Il nemico per definizione è il rosso, il socialista, l’anarchico. Uno squadrista che porta la bandiera tricolore difende la patria, è un amico, per tutti utilizza metodi sbagliati per una causa giusta. Tutti pensano che stiano facendo un favore perché sono decenni che lottano contro i socialisti e la rivoluzione, adesso i fascisti in nome dei loro stessi valori stanno facendo quello che loro altri non possono fare ma lo vorrebbero. Dentro questa affinità patriottica comincia a prendere forma nelle relazioni dei prefetti l’idea che il fascismo abbia due anime: un’anima più violenta e brutale, e un’anima più istituzionale e moderata e rispettabile. L’idea che questa esplosione di violenza possa essere lasciata andare per realizzare l’obiettivo della distruzione dei socialisti, fatto questo la parte più moderata potrà essere istituzionalizzata (punto fondamentale) → l’idea che il fascismo non sia un movimento completamente nuovo, ma sia espressione di insofferenza dei ceti moderati che quindi possono essere ricondotti nell’alveo delle istituzioni Subentra il terzo motivo per cui gli organi dello stato non intervengono: affinità sociale. L’estrazione sociale dei prefetti è borghese e piccolo borghese, come gli squadristi. Ci sono le carte dei tribunali in cui si vede quello che succede quando ci sono esplosioni di violenze estreme che i funzionari di polizia devono per forza arrestare qualcuno, arrivati in tribunale ci si riconosce subito come il figlio dell’avvocato, notaio ecc, li lasciavano andare subito questi ragazzi perché l’estrazione sociale è la stessa ed erano accomunati dall’odio verso i socialisti (molto spesso conoscevano le famiglie di questi ragazzi). Il prefetto di Rovigo scrive: “non si può negare che nei settori più bassi delle forze dell’ordine ci sia una tendenza nel guardare di buon occhio i fascisti che usano simboli militari, bandiere patriottiche”. In questa fase Giolitti cercava di frenare il fascismo, era una violazione delle norme dello stato di diritto. Laddove gli organi dello stato hanno ceduto è stato nei prefetti e nelle caserme per tutti i motivi elencati che le forze dell’ordine non sono intervenute e hanno anche favorito il fascismo. Il sottofondo è l’idea che i fascisti abbiano una parte buona, quindi esponenti borghesi rispettabili che possa essere riassorbita e integrata nel sistema, l’idea che la violenza sia il frutto di una parte più estrema che potrà allora essere neutralizzata grazie alla istituzionalizzazione della parte buona e rispettabile dei fascisti. C’è un altro elemento che per molto tempo non è stato considerato: nei libri scritti sul fascismo negli anni 60 e 70 c’era una grande attenzione ai socialisti, ai fascisti e agli organi dello stato, ma tutti gli altri italiani che pensavano? Nel 91 uscì un libro di Simona Colarizi, “l’opinione degli italiani sotto al regime”, primo libro che cercò di affrontare il problema dell’opinione pubblica. Sono stati presi tanti documenti sia pubblici che privati e si è visto che i cittadini non fanno niente per ripristinare la legalità. Perché? 1. Sottovalutazione del problema. Un elemento aggiuntivo è che gli italiani erano appena usciti da una guerra massacrante, si era creata una consuetudine alla violenza, ci si era quasi abituati, atteggiamento di brutalizzazione 2. Atteggiamento diffuso di irritazione e avversione verso i socialisti, i cittadini che per anni erano terrorizzati dai socialisti, difendevano il fascismo perché li stanno allontanando, come se qualcuno stesse riportando al loro posto i socialisti. Si sentivano oppressi dalla “soggezione socialista” 3. Non hanno gli strumenti per capire bene quello che sta succedendo e alimenta la sottovalutazione e l’atteggiamento di avversione contro i socialisti Tra la fine del 20 e l’inizio del 21 il fascismo dilaga. La linea di diffusione dei fascismo ha la stessa linea di dove si è verificato il biennio rosso (province dell’Emilia Romagna, in pianura padana, Ferrara, Bologna, Puglia, Sicilia, dilaga incontrastano nelle province in cui c’è stato il biennio rosso. Alla metà del 21 è diventato il grande partito di massa dei ceti medi degli squadristi viene salvata solo l’Associazione Cattolica, non il partito popolare di Sturzo. 3. I fondi del Vaticano vengono gestiti dalle banche, nel 1923 è gestito dalla Banca Romana che è in difficoltà e rischia il fallimento, porterebbe con sé la perdita di grandi capitali. Mussolini emana una legge che prevede il salvataggio della Banca Romana con i fondi del ministero del tesoro, soldi ottenuti tramite le tasse sono utilizzati per aiutare una banca privata dove ci sono i fondi del Vaticano. Tra il 1923 e 1924 con tutte queste misure Mussolini guadagna credenziali nei grandi potentati economici e politici presenti in Italia, a questo punto si sente pronto ad una nuova sfida elettorale, ma poiché vuole giocare truccando le carte, Acerbo propone una riforma elettorale. La legge prevede che il partito capace di raggiungere il 25% dei voti avrà un premio di maggioranza che lo porterà al 65% dei seggi. Ad arrivare al 25% sono solo i fascisti. La cosa strana è che a provare questa legge è questo parlamento, sono i liberali che praticamente si stanno suicidando, lo fanno perché è scattato il fuggi fuggi generale, poiché il vincitore ormai è Mussolini, il singolo deputato al momento del voto pensa alla propria personale rielezione. Saltano tutti poi sul carro del vincitore. Si va al voto nell’aprile del 1924, Mussolini avrebbe vinto anche senza la riforma. Il listone dei fascisti prende il 64% dei voti. A favorire questo risultato c’è un altro aspetto: in quel momento gli squadristi impediscono il voto agli elettori socialisti, si usava la violenza, le manganellate, c’è un panorama tragico di violenze, intimidazioni: paura, terrore. La nuova camera si insedia nel maggio del 1924 e Mussolini ha in mano la presidenza del consiglio e il controllo sul parlamento. Sulla sua strada arriva Giacomo Matteotti che denuncia in modo documentato e preciso tutte le violenze, minacce e intimidazioni che hanno alterato il libero esercizio del diritto di voto, caso per caso e chiede di annullare le elezioni. Sa perfettamente che non annulleranno le elezioni, ma vuole dimostrare che il fascismo è arrivato al potere con la violenza e l’oppressione per scuotere le persone, vuole svegliare le coscienze. Spera che questo atto di coraggio serva a svegliare tutte le coscienze degli italiani che si sono rassegnati. Matteotti abitava lungo via Flaminia che si trovava in periferia prima, il 10 giugno 1924 alle ore 16 Matteotti esce da casa sua, si avvia verso il LungoTevere, trova una macchina con quattro squadristi che lo caricano su una macchina e scompare. Tutti i giornali parlano di questo episodio, qui non siamo più alla singola azione squadrista, è il principale deputato dell’opposizione che in pieno giorno viene sequestrato e svanisce. Quell’episodio è come se fosse stato una scossa elettrica per far capire che i fascisti sono davvero criminali. Nessuno ha dubbi che ormai Matteotti sia morto [film del 73 “Il delitto Matteotti”], Mussolini al parlamento mente. Sicuramente si è arrabbiato per il discorso ed era preoccupato per quelle denunce, ebbe subito uno scatto d’ira, tra i suoi collaboratori c’erano Cesare Rossi e Marinelli, i due alcuni mesi prima a casa di Mussolini si erano incontrati e avevano deciso di creare una polizia per punire gli avversari politici, la chiamarono “la nostra ceca”, era una struttura finanziata dal partito per finanziare divise, armi. Mussolini dopo il discorso di Matteotti si rivolge a loro e probabilmente i due hanno avuto un eccesso di zelo per organizzare una spedizione, in più è acquisito che Matteotti stesse raccogliendo dossier non solo sulle elezioni del 24 ma su fenomeni di corruzione relativi sul fascismo su finanziamenti sulle industrie petrolifere (pagamento di tangenti ad aziende petrolifere). L’intento è di uccidere Matteotti? Se così fosse la macchina degli assalitori avrebbe modificato la targa, non si sarebbero fatti vedere, lo avrebbero ucciso lì. L’ipotesi è che per i dossier l’obiettivo fosse di umiliare e spaventare Matteotti, una spedizione punitiva. Un morto in quel momento era un problema per i fascisti. Le motivazioni politiche e affaristiche confluiscono in un’azione punitiva sfuggita di mano. Il cadavere venne malamente nascosto nei campi verso Viterbo. Per giorni di Matteotti non si sa nulla. Non ci sono prove sulla responsabilità diretta di Mussolini. Le responsabilità politiche di Mussolini sono: aver creato un’organizzazione che usava la violenza come strumento ordinario, per i fascisti uccidere un avversario è comune, in più di aver invocato un’azione contro questo oppositore. Per giorni non si sa nulla, rapidamente scoppia lo scandalo perché i rapitori sono maldestri, si incontrano con il segretario personale di Mussolini e gli danno la carta di identità, passaporto e tutto di Matteotti, li danno a Mussolini e lui li ha nascosti. Un testimone ha visto la macchina e la targa, dalla macchina si arriva all’azienda che faceva la macchina, da lì si arriva a Marinelli e a chi ha fatto il tutto. Anche nel paese c’è questo ardore, ma è un movimento di opinione che ha bisogno di referenti politici. Chi prende la rappresentanza politica? La prendono i deputati dell’opposizione che decidono di rifiutare di partecipare ai lavori del parlamento. Secessione dell’Aventino: metafora dell’Aventino. Turati quando annunciò che i deputati dell’opposizione non volevano partecipare ai lavori parlamentari, si richiamò alla secessione romana tra patrizi e plebei e disse che quello era “l’Aventino delle coscienze”, così facendo i deputati d’opposizione si riunivano altrove, l’effetto è che non ottengono nulla perché in parlamento rimangono i fascisti. Grande valore morale ma zero effetto pratico. Gli aventiniani si affidano all’unica persona che può costringere Mussolini alle dimissioni: il Re che in quel momento era in vacanza, i deputati vanno da lui, il re non ne vuole sapere niente, in quel momento c’è la maggioranza dei fascisti in parlamento, chi deve nominare? Non può costringere Mussolini ad andarsene, ci sarebbe una guerra civile. Non gli danno delle risposte. 1924 - Passa l’estate, Mussolini si accorge che l’opposizione non fa niente. A questo punto passa alla riscossa. Riprende il contatto con i grandi industriali e ottiene il loro appoggio - poi fa lo stesso con la Chiesa, Sturzo continuava a dire che i fascisti erano criminali, Mussolini vuole che lasci l’Italia, Sturzo se ne va dall’Italia. La Chiesa appoggia i fascisti e non il partito popolare - A dicembre Mussolini vuole avere l’avallo definitivo dalla monarchia, presenta una lettera con lo scioglimento in bianco della camera Il 3 gennaio del 1925 Mussolini si presenta alla camera (fatta solo di fascisti), si prende le responsabilità complete, morali, storiche e tutto, nessuno può fargli niente perché ormai ha l’appoggio, è una provocazione “sono io il colpevole”, l’opposizione non può far nulla, Mussolini ha le spalle coperte dalla Chiesa, dal Re e dagli industriali e agrari. Non gli fanno nulla e nel 1925 il suo potere si stabilizza. Il delitto Matteotti termina. A partire dall’inizio del 1925 Mussolini e i fascisti cominciano a smontare il sistema costituzionale parlamentare un pezzettino dopo un pezzettino, si crea un clima progressivo. Nel 1926 l’ultimo atto sono le Leggi Fascistissime che dichiarano lo scioglimento di tutti gli altri partiti e riconosce la legalità solo nel Partito Nazionale Fascista. Gli italiani si trovarono a vivere sotto un regime autoritario e totalitario a partito unico e senza nemmeno rendersene conto. Mussolini voleva andare oltre, plasmare un nuovo popolo di italiani intorno al progetto della nazione di combattenti. Questo progetto della creazione dell’uomo nuovo si sviluppava parallelamente con il progetto sovietico in Russia mentre il sistema capitalistico occidentale cominciava ad entrare in una crisi devastante e avrebbe provocato due risposte: una di rinnovamento e cambiamento del sistema capitalistico (Roosevelt) e una risposta totalitaria (Hitler). Crisi e ripresa: i “ruggenti” anni Venti. La Grande Crisi del 1929 Gli anni Venti non iniziano al meglio perché continua ad esserci l’effetto immediato delle decisioni prese a Versailles durante le trattative di pace. Le grandi potenze europee (la Gran Bretagna e Francia) vogliono rimanere grandi potenze e costringono la Germania a pagare tante imposte; gli USA sono diventati la più grande potenza mondiale, tuttavia la popolazione degli USA sottovaluta l’importanza internazionale. Gran Bretagna e Francia hanno contratto dei debiti con gli USA durante la guerra, questo denaro va pagato alle banche private americane. Si inventano che la Germania è colpevole della guerra e devono pagare delle riparazioni Riparazioni = pagamento cui viene costretta la Germania per ripagare i danni Il problema è che la Germania non ce la fa, a questo punto arriva un aspetto che può risultare non intuitivo. Il governo tedesco punta all’inflazione: aumento illusorio della capacità d’acquisto e svalutazione della moneta. Il risultato è che nel 23 l’inflazione sfugge di mano, si ha il collasso dell’economia tedesca con “l’iper-inflazione” in cui la moneta sostanzialmente non valeva più niente. La questione arriva negli USA a NY e Washington. Il problema è delle banche private che premono sul governo e un finanziere americano, Dawes, trova una soluzione: le banche americane prestano soldi alla Germania, in questo modo può ripagare le riparazioni e permette alla Gran Bretagna e Francia di pagare i loro debiti; quando GB e Francia li avranno pagati, l’economia tedesca si sarà ripresa e la Germania sarà in grado di dare i soldi indietro alle banche americane [Piano Dawes]. L’epicentro di tutto sono gli USA e se le banche private non fossero in grado di sostenere questa triangolazione, tutto il sistema ne risentirebbe. Intorno al 24-25, l’economia sembrava andar bene, la Germania godette di un breve periodo d’oro Caratteristiche del sistema americano negli anni Venti: - per tutto il decennio il partito è quello repubblicano (Harding, Coolidge), è un partito orientato verso il liberismo economico, quindi prevede che lo stato non deve intervenire in economia, lo stato tassa il meno possibile per lasciare le ricchezze in mano ai privati e farle sviluppare: l’idea che l’economia debba essere delle gambe, alle gambe era più complicato e si fece costruire delle imbracature che gli permettevano di stringere le gambe e camminare. Si mostrava sempre in piedi (nelle foto è sempre aggrappato a qualcosa), da notare la forza di volontà, non può stare in piedi ma ci riesce sempre. Quest’uomo dotato già di grande energia e ottimismo, ha conosciuto personalmente il dolore fisico e la disperazione. Conosce l’angoscia, ha tutte le caratteristiche umane per entrare in sintonia con milioni di americani. Testimonianze hanno raccontato che le persone riuscivano ad intuire che c’era qualcosa di autentico nella sua voce rotta dal dolore, riusciva a comunicare la sensazione che capiva quello che stava succedendo: alchimia, fiducia nei confronti di Roosevelt 1932 Roosevelt si candida per il partito democratico, fa una campagna elettorale contro Hoover sempre cupo, Roosevelt era sempre sorridente, andava ovunque e parlava con le persone, cittadini comuni e ascoltare i loro problemi, sembrava dare prova di capirli. Le elezioni del 32 sono un plebiscito per Roosevelt, vince in tutti gli stati tranne in cinque. Dentro questa vittoria ci sono due punti da tenere in conto: - il partito democratico nasce come partito dei bianchi del sud, era conservatore e apertamente razzista - lo vota chi è contro al partito repubblicano (dei grandi potentati economici) Quindi ha una componente di destra (razzisti e conservatori) e una di sinistra (lavoratori dipendenti, operai): un grande ibrido Dal 68 quegli stati che fino al 20 votavano per il partito repubblicano sono passati a votare il partito democratico e viceversa Insediamento di Roosevelt nel marzo del 33, il suo discorso è celebre: “l’unica cosa di cui dobbiamo avere paura è... la paura stessa, quel terrore oscuro e ingiustificato che paralizza ogni forza [...] questa nazione chiede azione e azione ora!” Nel 1933 introduce le azioni dei primi “cento giorni”, nei primi 3 mesi di governo arriva alla Casa Bianca con una valanga di problemi e inondando il congresso di una serie di provvedimenti: segno che il governo stava facendo finalmente qualcosa Il “New Deal” è una valanga di provvedimenti. L’errore è provare a ricordare a memoria questi provvedimenti, è impossibile. Come facciamo a capirli? Dobbiamo vedere qual è la logica di tutti questi provvedimenti che rispondono ad un criterio. Ragionamento che c’è dietro: fare una diagnosi della situazione esistente, cercare i motivi della crisi ed elaborare una terapia. Roosevelt è circondato da intellettuali che non hanno nessun vincolo con la cultura mainstream di quegli anni (che lo sviluppo deve essere affidato allo stato che non deve intervenire), questi economisti partono da una constatazione: perché c’è la crisi? Dovuta alle capacità di acquisto che sono inferiori a quelle di produzione del sistema industriale. Il motivo della crisi è, quindi, un crollo della domanda aggregata. Per risolvere la crisi devono far riprendere la domanda aggregata, ossia restituire potere d’acquisto agli americani e metterli in grado di comprare. Si vuole sanare lo squilibrio tra un’offerta massiccia e una domanda crollata risollevando la domanda aggregata e quindi dando ad un numero crescente di americani la capacità di comprare beni. Le voci che creano le capacità di acquisto sono i consumi dei cittadini e gli investimenti degli imprenditori. Diagnosi: la causa della crisi è il crollo della domanda aggregata Terapia: aumentare la domanda Bisogna introdurre un nuovo soggetto economico, lo Stato che immette denaro nel sistema e lo orienta verso la domanda per consumi e per investimenti 1) impulso agli investimenti Interventi nel settore produttivo e finanziario - riforma delle banche. Controlli. Tutela per i risparmiatori (Bank Act, 33). Nel caso in cui ci sia una banca in difficoltà, rimane almeno il 30% di quella banca che pur fallita lo conserva, il 30% è base di contenimento all’espansione della crisi. Tutte le banche devono partecipare ad un fondo interbancario, se una banca fallisce, esiste questo fondo interbancario per cui i risparmiatori di quella banca possono essere pagati con i soldi del fondo - intervento in agricoltura (Agricultural Adjustment Act), il governo compra i prodotti agricoli e li mette sul mercato a prezzi ribassati ai consumatori consentendone l’acquisto perché in America molte industrie agricole non ce la facevano e fallivano perché non potevano vendere e consumatori che non potevano comprare - lavori pubblici: per dare vigore al sistema economico il governo varò una serie di piani di lavori pubblici, servivano a molti scopi: vengono costruite dighe, lo stato per farle deve comprare cemento e acciaio, le compra da aziende private così il governo costruendo lavori pubblici e infrastrutture compra beni dagli imprenditori, questi imprenditori comprano per fare un investimento a loro volta perché sa che c’è qualcuno che compra i suoi beni; in più ha bisogno di manodopera, questi lavoratori che prima erano disoccupati e adesso diventano lavoratori dipendenti del governo 2) incentivi ai consumi Sostegni ai lavoratori - lavori pubblici: con il lavoro, queste persone possono consumare e comprano beni - NRA: aumento dei salari → nel 1933 introdusse la National Recovery Act che introduceva un salario minimo. Questa legge andò al beneficio di persone che si vedevano aumentare il salario, però l’idea è che tutti devono essere messi nelle condizioni di consumare il necessario, in questo modo si mette in moto tutto il sistema. Gli industriali gridarono allo scandalo, dicevano che Roosevelt fosse un socialista rivoluzionario sotto mentite spoglie, fecero ricorso alla corte suprema, si sostenne che la legge limitava la libertà personale degli imprenditori. La corte suprema accolse il ricorso, fu uno scontro costituzionale forte. Roosevelt decide di fare una nuova legge, il senatore che la propone si chiamava Wagner - Wagner Act: contratti collettivi nazionali (obbligatoria). Significa che con la contrattazione individuale si mette in moto una dinamica tendenziale di abbassamento dei salari o di contenimento della loro crescita (il datore di lavoro dà cifre diverse a tutti i lavoratori), il potere contrattuale del datore aumenta. Con la contrattazione collettiva, il potere dei lavoratori aumenta e permette di bilanciarsi con il potere contrattuale del datore di lavoro. In questo modo si mette in moto una dinamica di crescita dei salari. Diventa obbligatoria, nessuna industria può dare lavoro senza un contratto di collettività nazionale - Social Security Act: introduzione (tenue) del Welfare State. Prima risparmiavano soldi per la protezione sanitaria, dal 35 in poi sarà il governo a farsi carico di protezione sanitaria (i cittadini risparmieranno di meno e consumeranno di più perché prima risparmiavano in caso di incidenti visto che non c’era protezione sanitaria ma dovevano pagare loro) Investimenti e consumi→ impulso alla domanda Lo stato diventa un soggetto attivo all’interno del mercato Logica del New Deal: parte dall’osservazione che la causa della crisi è il crollo della domanda e si propone l’obiettivo di far aumentare la domanda nel sistema che può aumentare con l’aumento dei consumi e degli investimenti che, però, da soli non si verificano ed è necessario l’intervento dello stato che con interventi punta a dare incentivi e impulso agli investimenti con interventi nel settore produttivo e finanziario e incentivi ai consumi con una serie di interventi a sostegno dei lavoratori dipendenti per permettere loro di consumare L’economista dietro tutto questo è John Maynard Keynes che si rese conto dei disastri che a Versailles stavano facendo. Keynes premeva perché si cambiasse completamente l'approccio all’economia. Arriva la crisi, scrive un trattato della moneta, nel 36 scrive “la teoria generale dell’occupazione dell’interesse e moneta” dove sottolinea che l’economia da sola non ce la fa e il motore dell’economia è la domanda, bisogna sostenere la capacità d’acquisto, come fa ad intervenire lo Stato? Qui c’è il ragionamento del Deficit Spending: la spesa economica dello stato deve andare a sostegno dei mercati, se lo stato spende a deficit in settori produttivi si mette in moto un sistema riparatore La crisi economica viene risolta durante la Seconda Guerra Mondiale intorno al 39-40 Lo stesso giorno in cui Roosevelt si insediava nella Casa Bianca nel 33, in Germania si consolidava il potere di Hitler: da una parte una risposta alla crisi democratica e invece un’altra totalitaria e autoritaria Le conseguenze della Grande Depressione Germania: avvento del Nazismo Ci sono due spiegazioni del perché sia potuto avvenire il nazismo così estremo: un primo estremo attribuiva il tutto alla volontà demoniaca di Hitler, c’era la tendenza a dare tutta la colpa a Hitler e alla sua malvagità; un’altra spiegazione attribuiva tutto alle logiche del capitalismo, il nazismo quindi come fase terminale di un sistema fondato un’intelligenza unica, leggeva molto tutto ciò che era vicino alla sua sfera, libri estremi di razzismo: desiderio di riscatto e odio verso i potenti astratti manipolati dagli ebrei. Quando è cominciato l’antisemitismo patologico di Hitler? Non esiste risposta. Parte da Vienna, dominato da sogni di grandezza e non riuscendo a realizzarli si orienta verso un odio nei confronti di forze esterne alla nazione che tramava. A Vienna questi erano piccoli nuclei, nel tempo Hitler con la sua intelligenza e con fervente immaginazione, avrebbe raggiunto un livello superiore. Mentre per molti cittadini l’insoddisfazione poteva esprimersi in un sentimento di ostilità verso il governo e potenze straniere, lui cercò di dare una struttura alle sue emozioni, elaborò uno schema di pensiero che poi sarebbe diventato una missione ideologica. Hitler tra 14 e 20 ha strutturato un sistema organico di nessi causali che gli ha dato un’arma in più rispetto agli altri: coniugava una apparente chiarezza di idee ad una grande forza di volontà. Capacità di persuasione che nessun altro aveva, era molto sicuro di sé. Lo schema mentale di Hitler è diventato prima occasione di consenso in Germania, in un paese e poi facendo scattare una guerra. Poggia su 3 punti: 1. visione rozzamente darwiniana delle società e della storia. La storia è fatta di una lotta tra razze in cui le razze superiori tendono a prevalere su quelle inferiori, era un’idea dell’evoluzione verso il migliore (Darwin non aveva mai detto una cosa simile, ma in merito all’essere più adatto all’ambiente come la giraffa). In questa lotta, però, ci sono alcune razze inferiori che anziché affrontare lo scontro, tramano nell'ombra per impedire alle razze superiori di dominare (slavi, neri, la razza inferiore e subdola per eccezione sono gli ebrei che corrompono il corpo sano della razza superiore impedendone l’evoluzione e l’affermazione). Metafore mediche, si rende sano il corpo espellendo i corpi estranei. I tedeschi sono una razza superiore, razza ariana, sono destinati al dominio ma non ci riescono perché ci sono elementi estranei (ebrei) che fanno ammalare il corpo sano, ne ostacolano lo sviluppo. La razza ariana prima dovrà raggiungere la sua purezza ed eliminare i corpi patogeni, raggiunta la sua purezza sarà in grado di dispiegare la sua forza e potenza e dominare le forze inferiori e il mondo. Nella mente di Hitler grandezza della Germania e dominio sul mondo e sulle razze di ebrei sono facce della stessa medaglia. La guerra (alla quale partecipò) che doveva essere un modo per esaltare la patria, la sconfitta della guerra diventa un trauma. Tutti i pregiudizi che aveva verso la repubblica vengono confermati. Succedono due cose che altri non associavano: la prima è che scoppia la rivoluzione in Russia, la seconda è che i rivoluzionari erano o sembravano ebrei, antibolscevismo. 2. come si organizzano queste razze impure? Si organizzano per dominare il mondo e la rivoluzione in Russia lo dimostra, esiste un “complotto giudaico bolscevico” che punta a conquistare i popoli slavi e per loro tramite impedire alle razze pure di dominare il mondo. Perché il popolo tedesco non può dominare? Proprio per questo complotto. Missione ideologica: lotta alla Russia sovietica in nome della lotta al complotto del giudaismo bolscevico per il dominio sul mondo 3. l’obiettivo strategico della Germania è lo spazio vitale verso est (Lebensraum). Ian Kershaw è partito dall’ipotesi della comunità carismatica di fedeli di Hitler, poi si è posto il problema se questi caratteri potevano essere estesi a tutta la società tedesca? Vedere quali sono le logiche di quella piccola comunità carismatica e capire se e come quelle logiche di una piccola setta potevano essere estese ad un intero sistema. PRIMA FASE: CONQUISTA DEL POTERE Si sotto divide in 2 - consolidamento della comunità carismatica a destra - conquista delle masse - coinvolgimento delle élite per arrivare al potere SECONDA FASE: COSTRUZIONE DEL REGIME AUTORITARIO TERZA FASE: DAL REGIME AUTORITARIO AL REGIME TOTALITARIO Consolidamento della comunità carismatica a destra: Come Hitler ha consolidato questa piccola setta di destra: Hitler cominciò ad emergere con due momenti. Il primo è nel 23 con il tentativo del colpo di stato di Monaco, putsch della birreria. Questo colpo di stato era appoggiato da Ludendorff. Hitler e gli altri tra i protagonisti vennero arrestati e sottoposti a processo, in occasione del processo Hitler lo trasformò durante un interesse per sé stesso, comincia a diventare il punto di riferimento della galassia dell’estrema destra. Durante la detenzione (anno) Hitler scrisse il Mein Kampf, aveva già annunciato ciò che aveva intenzione di fare, esce dal carcere e ha il secondo momento in cui consolida il suo dominio, è nel 1926 quando il partito non è ancora dominato pienamente da Hitler (partito nazionalsocialista), inizia uno scontro con uno dei suoi camerati di partito Strasser che voleva rivedere l’impianto ideologico. Hitler si dimette allora con il risultato che ottiene un richiamo e la estromissione di Strasser. Così Hitler ha creato un piccolo partito di fedeli che lo segue. Per cogliere la differenza dobbiamo cogliere le differenze tra le logiche di un partito di massa e quali sono quelle di quella piccola comunità. Un partito di massa e Stato poggiano sul potere legale razionale, che cammina su due gambe: un insieme di regole impersonali applicate a tutti e non vengono cambiate in base al leader; la seconda gamba è un apparato burocratico. La piccola comunità creata da Hitler aveva eroso questi criteri, si muoveva in modo diverso. Premessa: questo partito ha una missione ideologica (i 3 punti di Hitler visti prima) che viene affidata alla volontà personale di un capo: Hitler. Tanto in un sistema di massa e statale le regole sono impersonali, tanto nella comunità di Hitler c’è una missione ideologica affidata ad una persona sola, un capo. La piccola comunità non funziona in base a regole impersonali, ma in base a logiche personali cui è affidata una missione ideologica. Questa comunità cammina su due logiche: 1. potere monocratico e assoluto del capo, totale. Le decisioni del capo sono fonte del diritto e inappellabili. Questo volere (volontà personale) deve essere imposto perché il capo solo lo sa, anche con la violenza. 2. attività di mobilitazione per convertire i militanti al progetto ideologico e alla fedeltà verso il capo, grande capacità di organizzazione e mobilitazione per convertire i fedeli alla causa, quindi che deve creare militanti fedeli all’obiettivo ideologico e al capo. Infatti si dotano di forze paramilitari, SA di Rohm e le SS di Himmler (le SS erano guardie del corpo del capo, corpo d’elite iper selezionato dei militanti più fanatici fedeli alla causa e al capo) Grazie a questa capacità di presentarsi come un leader con un disegno, Hitler riuscì a unire la vasta galassia dell’estrema destra in Germania e il fatto di avere idee chiarissime convinceva molte persone. Intorno al 1929 all’estrema destra si era formata questa comunità di per sé piccola che aveva alcune decine di migliaia di militanti pronti a tutto pur di seguire il capo. Decine di migliaia nelle condizioni di estrema instabilità diedero quella capacità e forza di penetrazione nella società che consentì l’espansione della comunità nazista. Crisi del 29, investe una Germania che già conosceva fattori di instabilità. Come si passa alla seconda sottofase della prima fase (come le logiche vengono usate per aggregare il consenso delle masse in Germania) Conquista delle masse: Germania → crollo economico del 29. Gli egoismi personali prevalevano, poi subentra la crisi finanziaria del 1931. In quel momento il governo tedesco era governato da Bruning, il governo aveva un crollo delle entrate e al tempo stesso aveva bisogno di denaro per pagare i sussidi di disoccupazione; quindi o paga le riparazioni o i sussidi, non c’è denaro per entrambe le cose. Ad aggravare la situazione subentra la crisi di molte banche, il governo tedesco vorrebbe aiutare le banche ma non può farlo perché deve pagare le riparazioni e il vincolo esterno della GB e Francia è un coltello puntato alla gola dei tedeschi. Apre un dibattito con i due paesi, i governi francese e britannico sapevano bene la situazione, dicono di no, fanno la scelta più irrazionale possibile perché nessun governo aveva il coraggio di dire “dobbiamo aiutare i tedeschi”, c’era un odio nei loro confronti, preferirono la ricerca del consenso tattico piuttosto che adottare una scelta strategica. Risultato: il governo tedesco non ha soldi per pagare sussidi, banche e non riesce ad intervenire su un sistema economico simile. La crisi economica da grave in Germania diventa catastrofica nel 32. Il governo Bruning dà la colpa a francesi e inglesi, inizia ad esserci un clima d’odio. Errori catastrofici che anziché contenere la crisi non hanno fatto altro che aggravarla, portando i tedeschi ad un punto estremo. Nel 1932 c’erano 5 milioni di disoccupati, nel 33 erano 6 milioni (più della metà dei tedeschi). Tra USA e Germania la differenza è che negli USA una buona parte dei cittadini aveva aderito al sistema democratico per cui milioni di americani si sono messi alla ricerca di un’alternativa dentro il sistema democratico, invece in Germania il sistema democratico era recente e troppo fragile, quei fattori di debolezza visti prima della repubblica erano forti nella mentalità dei tedeschi, per cui la crisi economica ha spinto molti tedeschi a cercare un’alternativa al di fuori delle regole del sistema democratico. L’idea dell’uomo forte diventa seducente per i tedeschi, si misero alla ricerca di qualcuno che offriva delle risposte: Hitler. creare una società nuova, poco tradizionale. La Chiesa vede il pericolo della rivoluzione comunista, in nome di una società tradizionale e funzionale alla vangelizzazione, regimi autoritari possono apparire più efficaci e consoni allo scopo. Quindi sia in Italia che in Germania il papa ritiene utile trovare un accordo. Primo accordo nel 1929 con i fascisti, alla Chiesa interessa solo l’evangelizzazione o no. Quando la Repubblica di Weimar inizia a crollare, in Vaticano ci si preoccupa che possa provocare anarchia o rivoluzione. In quel momento in Germania l’ambasciatore è Pacelli che diventerà papa nel 39. Tutti sono convinti che la cosa si fermerà lì, ma fascisti e nazisti sono partiti di massa con una vocazione ideologica forte che non può fermarsi a quel processo; nessuno deve avere dei pensieri differenti, tutti devono convertirsi al progetto ideologico del regime. Terza fase: dal 34, edificazione del regime totalitario La concentrazione del potere porta ad un regime autoritario che prevede l’assenza di partecipazione politica e passività delle masse, mentre un regime totalitario poggia sulle premesse di un regime autoritario ma non vuole che i cittadini siano passivi ma li vuole convertire all’ideologia per creare dei cittadini votati alla causa, che siano partecipi. La volontà è quella di esercitare un controllo totale sulla popolazione, ma in Germania c’è un problema, un episodio della famosa “Notte dei lunghi coltelli” del 30 giugno del 34. Nel partito nazista esistono due gruppi militari, le SA (squadre d’assalto) e le SS (corpo scelto fatto di militanti devoti alla causa). Le SA hanno dei sogni di grandezza, Rohm (il capo) accusa Hitler, vuole creare un corpo paramilitare stabile parallelo all’esercito e in competizione con l’esercito. Non si può permettere un conflitto con il partito nazista e l’esercito, in più il progetto ideologico è dentro la guerra tra razze che deve combattere il complotto giudaico bolscevico, questa guerra va fatta con l’esercito quindi dal punto di vista di Hitler, Rohm è impazzito, il suo disegno orientato al potere delle SA è incompatibile con la grande missione ideologica del potere tedesco. Hitler risolve la questione il 30 giugno del 1934: le SA vengono accusate, Himmler vede in questo scontro un’occasione per accrescere il suo potere, Hitler si assicura che Rohm venga ucciso, le SA non vengono eliminate, ma ne vengono eliminati i vertici e le velleità di potere delle SA → “notte dei lunghi coltelli”: Rohm viene eliminato (i nazisti vogliono un potere totale sulla Germania, ma Rohm vuole creare un contropotere interno). Il corpo scelto dal punto di vista militare di Hitler diventano le SS di Himmler che ora acquistano un potere. Una settimana dopo Hindenburg muore, Hitler è allo stesso tempo cancelliere e presidente (capo dello stato) e anche capo del partito. Quello che succede a metà luglio del 34 è che il capo del partito nazista è anche il capo dello stato tedesco, quindi la leadership del partito incalza la leadership del paese. Questo dà il via alla costruzione dell’esperimento totalitario. La comunità carismatica del partito nazista incapsula lo Stato. In Germania e in Italia c’è la convinzione che bisogna convertire i cittadini. Dobbiamo prendere le stesse logiche della comunità carismatica e vedere come vengono applicate all’intero assetto della società. Hannah Arendt da filosofa della politica tendeva a ragionare per categorie teoriche, il suo grande merito è stato quello di sistemare il concetto di totalitarismo (libro “le origini del totalitarismo”). Nel 1925 un oppositore del fascismo, Amendola, rimproverò questa definizione al fascismo, allora Mussolini usò la parola “totalitarismo”, tutti questi concetti nascono in Italia. La Arendt prende il concetto di volontà totalitaria, sostiene che il regime nazista fosse totalitario puro, mentre quello fascista no perché c’era la monarchia che limitava i poteri di Mussolini e l’esercito che stava con il re. Tutto questo è stato contestato da alcuni storici specie dall’italiano Emilio Gentile hanno osservato che il totalitarismo è un laboratorio, un progetto di trasformazione antropologica e come tale non può essere considerato “fisso”, i regimi hanno l’intento di esercitare un controllo totale per plasmare i cittadini e convertirli, questo progetto produce poi un laboratorio di trasformazione della società che è dinamico, per cui è vero che nella Germania nazista le capacità di controllo erano più complete e perfezionate rispetto all’Italia fascista, ma bisogna entrare in una visione dinamica: pur con le loro differenze i due regimi avevano una comune vocazione totalitaria e hanno avviato un esperimento antropologico di trasformazione per plasmare l’uomo nuovo e creare una società di combattenti. Vocazione = progetto ideologico di convertire i cittadini, è l’intenzione Caratteristiche pratiche per realizzare la vocazione, il partito nazista non dovette far altro che prendere le logiche della destra ed estenderle a tutti: - premessa ideologica: idea di una missione da affidare al capo che cammina su un potere assoluto da esercitare con la violenza e una repressione e mobilitazione per convertire i cittadini (più c’è la repressione e più c’è la mobilitazione) - legge come “la formulazione legale per esprimere la volontà storica del capo”. Il vero atto costitutivo era la volontà, l’idea, l’intuizione del momento tutto poiché fosse funzionale all’obiettivo ideologico. In questo modo le leggi venivano fatte non con documenti scritti di Hitler, ma ci sono dei ministri che ricevono a voce delle indicazioni, ci fu lo sgretolamento di tutti gli apparati dello stato e comincia la lotta a chi incontra più spesso il capo, più eri a contatto con lui e più le tue azioni avevano legittimazione. Il regime nazista era fortemente inefficiente dove i centri di potere si moltiplicavano ma era funzionale ad aumentare il potere del capo, Hitler aveva così un potere incontrastato. Dall’altro lato non ci sono dei documenti scritti. POTERE MONOCRATICO ASSOLUTO CHE SI ESPRIME A VOCE Repressione, Himmler annunciò la costruzione a Dachau del primo campo di concentramento, era noto a tutti perché Himmler lo disse ad una conferenza, ci furono arresti, lager, e la polizia politica che viene gestita da Himmler e il suo vice Heydrich. Himmler è il capo delle SS che fanno parte del partito nazista e il capo della polizia politica che è una struttura dello stato. L’incapsulamento del partito nello stato è una delle caratteristiche fondamentali del regime totalitario, le logiche del partito che si impadroniscono delle strutture di uno stato. La natura personale del potere, la volontà personale di Hitler e Himmler corrodono le strutture dello stato. Molti arrestati, oltre ebrei, erano accusati di avere un comportamento asociale che era incompatibile con le norme del regime, ci si appella ai cittadini affinché possano dare un contributo alla creazione di una società pura, ci fu un tripudio di denunce di comportamento asociale, si arrivò al punto in cui Himmler dovette scrivere per dire ai tedeschi di non mandare tutte quelle denunce perché la polizia non riusciva a vederli tutti. Già nel 35 e 36 molti cittadini hanno dato voce alle loro cattiverie (per qualsiasi motivo denunciavano i vicini, parenti, amici). In Italia senza arrivare ad una sovrapposizione delle strutture politiche e statali, c’era una polizia politica volta alla repressione e chiamata OVRA (organizzazione vigilanza repressione antifascisti) di Arturo Bocchini. Per reprimere gli oppositori politici venne creato il Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato, ma Bocchini e Mussolini ebbero l’intuizione di non prendere la magistratura ordinaria e piegarla alle logiche del partito fascista, preferirono procedere per gradi, crearono una struttura giudiziaria parallela e crearono questo tribunale speciale per reprimere l’attività degli antifascisti. La presenza in Germania di queste strutture e in Italia di questa polizia e di questa magistratura, non ci devono portare a credere che per tanti anni tedeschi e italiani hanno sofferto sotto il terrore di un regime, solo se eri oppositore. L’obiettivo ideologico dei regimi totalitari è convertire i cittadini, devono esserci abilità di mobilitazione per creare un popolo nuovo pronto a sacrificarsi. Sono molto attenti ai giovani che saranno il futuro e più facilmente plasmabili, in Germania la Hitler Jugend divenne una delle più importanti, si prendono questi ragazzi e li si portano in vacanza, i ragazzi erano contenti, i genitori spesso maturavano motivi di approvazione perché c’era qualcuno finalmente che entrava nella vita quotidiana. Guadagnata l’approvazione dei genitori e dei figli, durante queste vacanze i ragazzi vengono messi in divisa e fatti marciare tutti insieme, il messaggio che passa è che saranno futuri guerrieri, in cambio devi acquisire una mentalità disciplinata. La società tedesca venne avvolta in questo reticolo di organizzazioni, non c’era un aspetto della quotidianità dei tedeschi che non fosse dominato da qualche organizzazione. Anche in Italia il partito nazionale fascista da un certo momento viene guidato da Achille Starace, scelto da Mussolini perché era un fanatico del Duce, negli archivi si parla di un uomo stupido e Mussolini lo aveva scelto proprio per questo perché era stupido e obbediente, in Italia c’era l’Opera Nazionale Dopolavoro, con la tessera del partito ogni lavoratore aveva diritto a beneficiare di attività ricreative organizzate dal partito. Se qualcuno non prendeva la tessera, di certo non poteva esserci, doveva dimostrare del perché della sua assenza a quelle gite, incontri, unioni. Ognuno doveva essere dentro ai processi di conversione oppure scatta la repressione. In Italia ogni cittadino italiano faceva parte di un’organizzazione, c’era l’Opera Nazionale Balilla per i bambini ad esempio, il messaggio da far passare era che sarebbero diventati combattenti e dovevano seguire il capo. La mobilitazione si articola nelle organizzazioni che entrano nella quotidianità e poi nella propaganda che deve conquistare i cuori delle persone. La propaganda pone il mito di Hitler/mito di Mussolini, un capo con grande capacità oratoria animato dalle migliori intenzioni. Sotto il regime nazista Hitler veniva rappresentato come un uomo da obiettivi benevoli per la prosperità del popolo tedesco. Oltre al culto del capo ci sono poi degli altri strumenti efficaci per attivare le emozioni. L’obiettivo è suscitare delle passioni, creare delle emozioni nel popolo, le persone devono pensare il meno possibile migliaia di persone che devono la loro nomina a potere a Stalin e sanno bene che nel caso Stalin dovesse cadere rischiano di perdere il posto e sono pronte a seguirlo. Sotto le mentite spoglie di un potere organizzativo, Stalin sta organizzando un potere politico enorme perché ci sono migliaia di persone pronte a votare per lui. Finché c’è Lenin al vertice questa situazione rimane nascosta. Lenin non aveva immaginato ciò che sarebbe successo alla sua morte, infatti i bolscevichi non avevano ragionato su meccanismi di successione. Si scatena così una lotta per il potere, Lenin muore nel 24 e lascia un vuoto terribile. Si scatena una lotta tra Trotsky e Stalin: la vince Stalin che è riuscito a gestire le votazioni in modo da guadagnarsi la maggioranza e il potere. In più i bolscevichi ragionavano in termini ideologici e amico-nemico; gli avversari venivano attaccati con violenza: Trotsky fu costretto all’esilio. Nel 28 Stalin si stabilizza al potere. Lo Stalinismo è durato dal 28 al 53, ci interessa solo il primo decennio e le seguenti questioni: - quali sono stati i caratteri che Stalin ha impresso all’economia del sistema sovietico - in che modo è stato edificato quel sistema di potere fondato su repressione forte, sull’apparato ideologico e culto della personalità chiamato Stalinismo + purghe e repressioni staliniane Economia Obiettivi: 1. abbattere il sistema capitalistico fondato sul profitto e sfruttamento e fondare un sistema completamente nuovo 2. fare dell’US una grande potenza industriale e militare capace di guidare la rivoluzione mondiale (passare da un’economia fondata sul mercato e sull’agricoltura ad una fondata su logiche diverse prevalentemente industriale) Scelte pratiche: I privati proprietari di mezzi di produzione decidono cosa produrre, quando e a che prezzi venderlo, sono i privati a prendere queste decisioni. Devono quindi togliere ai privati i mezzi di produzione e trovare un altro che decida. Devono decidere chi è questo nuovo soggetto che deve essere a nome del popolo: togliere la proprietà e dare i mezzi di produzione al popolo. Il soggetto è lo Stato che in nome degli interessi della collettività prende la proprietà dei mezzi di produzione e decide cosa produrre, quando e quanto e a che prezzi. La proprietà privata viene collettivizzata. Lo Stato decide di farlo attraverso un piano quinquennale, si stabiliscono dei piani quinquennali che stabiliscono dei piani economici. Per arrivare alla rivoluzione industriale ci devono essere delle risorse aggiuntive, denaro per investire, beni alimentari per sfamare, persone che vanno a lavorare in industria. In Russia non c’erano queste premesse. Stalin vuole fare in cinque anni tutto questo cambiando il sistema senza avere le premesse. I piani quinquennali camminano sulle gambe dell'industrializzazione forzata e collettivizzazione forzata dell’agricoltura (i contadini devono cedere la loro proprietà e diventare operatori di aziende). L’obiettivo di Stalin è che dall’agricoltura deve essere estratto tutto il possibile, le persone che non lavorano più in agricoltura l’eccedenza di prodotti agricoli vengono prese con forza per creare il sistema industriale (eccedenza di manodopera e eccedenza di prodotti agricoli). Contemporaneamente mentre si procede alla collettivizzazione forzata delle campagne (estrarre dall’agricoltura le risorse che servono per creare un sistema ex novo), si crea ex novo questo sistema industriale. I proprietari della terra venivano chiamati kulaki, nella terminologia degli stalinisti divenne sinonimo del nemico. Si scatenò una repressione contro i proprietari borghesi chiamati kulaki (tra 1930 e 31 prima ondata repressiva). A questo punto Stalin ragionava in termini ideologici (sfruttati-sfruttatori) e in termini militari (nemico-nemico mortale). Il kulako è identificato come nemico ed è anche nemico mortale che sta cospirando contro il progetto della rivoluzione e quindi merita il totale annientamento altrimenti annienteranno loro e la rivoluzione. Si andò avanti con determinazione spietata. Ad un certo punto Stalin iniziò a ragionare prevedendo quanti potevano essere i potenziali nemici di classe e dovevano essere deportati in quel numero detto da lui. Il momento più feroce della repressione contro i kulaki è stata la carestia in Ucraina del 1932. I contadini ucraini opposero una repressione molto forte: Stalin decise una morte per fame, i delegati del partito andavano in Ucraina, requisivano il grano e se lo portavano e le persone o si piegavano o morivano. Questa spietatezza suscita dei dubbi umani, per cercare di capire come si sia arrivati a tale spietatezza dobbiamo ragionare come facevano gli stalinisti: dicevano che i contadini sono nemici di classe, quindi è giusto così, oppure se qualcuno è innocente sta morendo perché i nemici di classe stanno tramando contro la rivoluzione, quindi o sono nemici e devono essere annientati o stanno morendo per colpa dei nemici e quindi non è colpa loro. Nell’arco dei primi 5 anni tra 28 e 33 venne sviluppato il primo piano quinquennale. Risultati: Cosa hanno realizzato nei primi 5 anni? 1. l’US è diventata una grande potenza industriale ed è uscita dal sottosviluppo, in cinque anni l’economia staliniana ha preso un’economia arretrata e l’ha fatta diventare industriale 2. i beni industriali verso i quali si è orientata la produzione del sistema staliniano sono: acciaio e armi. Un grande sistema siderurgico, potente industria meccanica e nel corso degli anni 30 l’US ha creato un apparato militare forte. Il tenore di vita dei cittadini, però, è basso perché i beni di consumo non sono la priorità (ci sono arsenali pieni e negozi vuoti) 3. Nel 1934 potevano partire con il secondo piano quinquennale. Già sul piano politico c’era una capacità di repressione fortissima. Il primo pilastro su cui poggia la capacità dello stalinismo è un apparato repressivo spietato. Venne creata la polizia politica e un vero e proprio apparato concentrazionario chiamato gulag (i gulag). Il capo della polizia politica si chiamava Jagoda, venne creato un intero apparato repressivo fatto anche da persone “ben intenzionate” che pensavano davvero di agire contro nemici mortali. L’apparato repressivo tra 29 e 34 coinvolse almeno 2 milioni di persone. Lo storico Chlebnjuk ha studiato tutto questo, si è imposto l’obiettivo di spogliarsi di una serie di opinioni morali per capire cosa stesse succedendo. “cercare di capire non è la stessa cosa di perdonare o giustificare” (Arendt) La repressione del 30-32 creò un precedente, la polizia politica stabilì un sistema di schedature che sarebbe tornato utile successivamente per le altre ondate repressive. Nessun regime può prosperare solo sul terrore. Insieme al terrore devono esserci anche dei fattori di mobilitazione: capacità di mobilitazione ideologica. L’uomo che deve far parte del partito deve votare la propria esistenza alla causa del comunismo, il vero obiettivo che aveva il partito era creare una società fatta di uomini nuovi che smettevano di ragionare in termini individualistici e cominciavano a ragionare in termini collettivi, acquisire una mentalità comunista. La politica per i comunisti doveva avere lo scopo di cambiare la società e la natura umana, per questo la propaganda era così forte e insistente. La repressione e la mobilitazione si alimentavano reciprocamente. Nel 1937-38 è partita un’ondata repressiva terribile: chiamata “la grande purga”, ha poi provocato il grande terrore Quadro complessivo in termini generali nel mondo a metà degli anni 30 - alle rivalità di natura geopolitica, subentrano rivalità tra modelli ideologici di organizzazione della società che sono 3 1. modello capitalista declinato anche in forma democratica che trova i suoi capisaldi nelle due potenze GB, Francia e USA 2. modello nazionalista che gestisce l’economia di mercato con vocazione totalitaria di creare una società nuova convertita ai valori guerrieri Il primo è stato il fascismo italiano Il nazismo è il caso perfezionato 3. modello a matrice ideologica marxista con l'obiettivo di avviare una rivoluzione mondiale sotto la guida bolscevica (modello comunista) Puntano ad offrire una guida per la gestione dell’intero pianeta. Sono in reciproca lotta e contrasto. Hitler ha una volontà egemonica, in Francia, GB e USA ci si preoccupa quanto per la sua volontà egemonica, emergono i punti di contrasto potenziale. La Germania e l’Italia pur nella loro volontà di dominio totale non hanno alterato le logiche del capitalismo quindi si pensa che possa esserci qualcosa di buono nonostante i loro estremi. D’altra parte il sistema sovietico potrebbe avere punti di contatto con le potenze capitaliste, in nome della comune ostilità ai nazisti potrebbe maturare una convergenza tra Francia, GB e USA ma per loro tre Stalin ha abbattuto il capitalismo quindi è un potenziale pericolo e per Stalin francesi, inglesi e americani sono nemici perché capitalisti. Le ragioni di conflitto prevalgono. Tutta la crisi degli anni 30 e che porterà poi alla guerra è questo giocare tra i motivi di potenziale convergenza rispetto ai motivi di potenziale conflitto. I motivi di convergenza tra questi modelli sono motivi tattici che potrebbero accantonare i motivi di divergenza che sono di natura strutturale e strategica.
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