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Storia contemporanea dal 1815 a oggi, Schemi e mappe concettuali di Storia Contemporanea

Riassunto del libro "Storia contemporanea - Dal 1815 a oggi" di Francesco Barbagallo

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2020/2021

Caricato il 28/02/2023

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Scarica Storia contemporanea dal 1815 a oggi e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! DOPO NAPOLEONE (pag. 11-19) 1815  CONGRESSO DI VIENNA e inizio dell’età contemporanea Il nuovo assetto Europeo: o FRANCIA e SPAGNA  tornarono ai confini precedenti o SVIZZERA  Riconosciuta come confederazione di 19 cantoni e proclamata neutrale o RUSSIA  ottenne Finlandia e parte della Polonia o PRUSSIA  Acquistò la Westfalia, la Renania settentrionale e parte della Polonia. o INGHILTERRA  consolidò il suo potere marittimo ed ottenne Malta (mediterraneo) o OLANDA e BELGIO  uniti nel regno dei Paesi Bassi o CONFEDERAZIONE GERMANICA  39 stati presieduti dall’Austria o ITALIA  divisa in tanti stati quasi tutti sotto il dominio austriaco: Il Regno di Sardegna, governato dai Savoia, riottenne il Piemonte e la Savoia e venne ingrandito con i territori della Repubblica di Genova che non venne ricostituita; Nel resto del nord venne costituito il Regno Lombardo-Veneto, sotto il controllo dell'Austria, comprendente i territori della Repubblica di Venezia, del Veneto, del Friuli e della Lombardia orientale, tutti uniti alla parte rimanente della Lombardia. Furono inserite anche la Valtellina e la Transpadana ferrarese (appartenente allo Stato Pontificio). Ferdinando I di Borbone unì il Regno di Napoli e quello di Sicilia, creando il Regno delle Due Sicilie. Al papa Pio VII tornò lo stato pontificio. Molte di queste sistemazioni derivarono dall’esigenza di creare intorno alla Francia degli “stati cuscinetto” che fossero in grado di bloccare eventuali aspirazioni di espansione. Austria, Prussia e Russia stipularono la Santa Alleanza, con lo scopo di difendere la religione cristiana ed i principi politici della monarchia assoluta contro le idee liberali; si impegnarono ad intervenire se si fosse manifestato il pericolo di una rivoluzione. Aderì al principio di intervento anche Inghilterra (Quadruplice Alleanza). In molti paesi europei si formarono dei movimenti di protesta ispirati agli ideali di libertà, uguaglianza e fratellanza e in molti casi rivendicavano anche l’indipendenza nazionale, laddove non fosse stata riconosciuta dal Congresso. Una conferenza in cui i rappresentanti delle maggiori potenze europee (Inghilterra, Russia, Austria e Prussia), vincitrici della Rivoluzione francese e delle Guerre napoleoniche, si riunirono per stabilire il nuovo assetto europeo e le rispettive sfere d'influenza su un'Europa profondamente cambiata dopo l'età napoleonica, dando così il via all'epoca della Restaurazione (fino 1848). Le decisioni si basarono su 2 principi: Il principio di legittimità in base al quale fu riassegnato il trono a coloro che erano ritenuti i legittimi sovrani assoluti e che erano stati deposti durante il periodo napoleonico.  Ripristino monarchia assoluta Il principio di equilibrio concepito con lo scopo di non concedere ad alcun Paese la supremazia territoriale in Europa e di equilibrare le forze delle varie potenze europee in modo che nessuna di queste potesse prevalere sulle altre. Nascono società segrete  CARBONERIA (presente in Lombardia, Piemonte, Regno delle due Sicilie e Stato della Chiesa); scopo di ottenere l’indipendenza dall’Austria. Aderirono soprattutto borghesi, ma anche ufficiali e studenti. LE PRIME ONDATE RIVOLUZIONARIE 1820-1821  l’Europa viene toccata da un’ondata rivoluzionaria (prime ribellioni contro monarchie assolute) o Spagna: i ribelli ottennero da Ferdinando VII una costituzione che riconosceva la sovranità popolare e limitava i poteri del re o Napoli: liberali borghesi ottennero dal re Ferdinando I di Borbone una costituzione e un Parlamento  Intervento dell’esercito austriaco che riporta l’ordine o Piemonte: sommossa per ottenere la Costituzione. Il re Vittorio Emanuele I, per non cedere alle richieste degli insorti, abdicò, cedendo il potere temporaneamente a Carlo Alberto che concesse la costituzione. Salì Carlo Felice che la revocò e impose di novo un governo di tipo assoluto. In Italia cominciava a diffondersi l’idea di lottare per la libertà, per la Costituzione e per l’indipendenza dall’Austria. 1830  concluse il periodo della restaurazione conservatrice in Europa o Rivoluzione popolare di Parigi: i parigini si ribellano al sovrano Carlo X che aveva abolito il Parlamento e la libertà di stampa. Il re abdicò e il popolo scelse come nuovo re Luigi Filippo d’Orleans; o Belgio: si ribellò proclamando la sua volontà di staccarsi dall’Olanda. Francia ed Inghilterra non intervennero e proclamarono il Belgio come indipendente  proclamarono il principio di non intervento, che contraddiceva il principio fondamentale della Santa Alleanza. Ciò diede grande speranza a molti paesi europei, ma suscitò la contrarietà di Austria, Russia e Prussia. IL RISORGIMENTO ITALIANO Risorgimento => l’Italia doveva “risorgere” dalla situazione in cui si trovava (sotto potere austriaco) e diventare unita e indipendente. Come raggiungere questo obiettivo? Ci furono diverse idee politiche in merito a ciò: VERSO LA PRIMA GUERRA DI INDIPENDENZA 1848  L’assetto dell’Europa era stato sconvolto dai moti rivoluzionari degli anni precedenti in cui alcuni stati richiedevano l’indipendenza, altri, dove c’era la monarchia assoluta, chiedevano la monarchia costituzionale e nuove riforme. o Parigi: a febbraio scoppia una grande rivoluzione dovuta alla crisi economica degli anni precedenti e all’intransigenza del re Luigi Filippo, che porterà alla sua abdicazione in favore di Luigi Napoleone Bonaparte, e alla proclamazione della Repubblica. La rivoluzione a Parigi spinse i popoli di molti altri stati a ribellarsi ai loro sovrani: o Vienna: a marzo il popolo si ribella e caccia Metternich e lo costrinse a realizzare la Costituzione; o Germania: a Francoforte una rivolta portò a un’assemblea costituente; o Praga e Budapest: i popoli chiesero l’indipendenza dall’Austria. Liberali moderati Affermavano che l’Italia doveva essere una monarchia costituzionale. Al suo interno vi erano più correnti. - Vincenzo Gioberti: Italia come federazione di stati guidati dal papa; - Cesare Balbo: Italia come federazione di stati guidati dai Savoia - Cavour: Italia come monarchia costituzionale unitaria (stato centralizzato) guidata dai Savoia  idea vincente quando l’Italia fu unificata Democratici Giuseppe Mazzini: l’Italia doveva essere unita, libera, indipendente e repubblicana (non guidata da un re) democratica. - Fonda Giovine Italia nel 1831 (associazione per educare il popolo alla rivoluzione) - Fonda Giovine Europa SOGGETTI, REQUISITI E CONSEGUENZE DELLO SVILUPPO INDUSTRIALE SOGGETTI I soggetti principali dello sviluppo economico sono: 1. Imprenditori capitalistici 2. Lo stato che interveniva per sostenere l’espansione industriale, e le banche 3. Le banche miste, di modello germanico, che svolsero insieme le funzioni di banca di deposito, di credito e di finanziamento delle attività industriali. Favorirono lo sviluppo dell’industria mineraria, siderurgica, elettrica, meccanica e chimica. REQUISITI 1. Protezionismo come condizione di sviluppo, soprattutto per i paesi late comers (quelli che giungevano più tardi al processo di industrializzazione), che trovavano il mercato occupato dai first comers (primi venuti), 2. Importanza del mercato interno. Infatti, un politica protezionistica può dare risultati più significativi in un “grande paese” piuttosto che in un “piccolo paese”. 3. Agricoltura dinamica, sia per le quantità e le qualità dei prodotti, sia per i livelli di produttività. CONSEGUENZE 1. Produzione di acciaio a basso costo. L’industria siderurgica costituì la base dell’industrializzazione per i paesi come la Russia, il Giappone e l’Italia. 2. Dimensioni crescenti delle imprese. 3. Nuove fonti di energia (diffusione dell’uso del petrolio), materie prime e tecnologie (impiego e distribuzione dell’elettricità che permise l’entrata in funzione delle prime centrali elettriche, in Inghilterra e poi in Germania). LE TRASFORMAZIONI DELLE SOCIETÀ (pag. 29-41) La società europea si trasforma profondamente nel corso dell’Ottocento, passando da una società semplice a una società complessa …COME? Fenomeno dell’urbanesimo: la popolazione comincia a concentrarsi nelle città, soprattutto nelle capitali storiche europee (Londra, Parigi e Berlino). I MOTIVI economici e sociali all’origine dell’urbanizzazione europea sono: a. Fine del sistema feudale e boom demografico delle campagne che portarono alla formazione di un vastissimo strato di contadini senza terra per i quali la sola possibilità di sopravvivenza era offerta dalla vendita della propria capacità di lavoro sul libero mercato. b. Nuovo regime demografico  riduzione della mortalità (miglioramento delle condizioni igieniche, alimentari, sanitarie dovuto ai progressi economici, tecnici e scientifici => scomparsa peste e vaiolo grazie vaccinazioni) e aumento della natalità (formazione del proletariato per il quale i figli costituivano la principale ricchezza). La popolazione europea aumentò più del doppio tra il 1800 e il 1900. L’Europa, se da una parte produsse un consistente trasferimento della popolazione rurale nelle città, dall’altra parte, alimentò un’emigrazione di massa senza precedenti verso le altri parti del mondo  larga europeizzazione (tra metà ‘800 e 1929 furono più di 50 milioni di europei emigrarono). Le direttrici principali erano rivolte verso:  Stati Uniti  America meridionale (Argentina e Brasile) soprattutto da paesi latini, Spagna, Italia, Portogallo  Australia e Nuova Zelanda  Africa australe e Oriente russo Le abbondanti rimesse di denaro inviate dagli emigranti alle famiglie rimaste nei luoghi d’origine ebbero positivi effetti economici nei paesi di provenienza. L’emigrazione cambiò il volto al mondo delle campagne: diede un contributo nel dissolvere i valori dell’antichissima civiltà contadina. La riduzione della popolazione agricola nei paesi d’emigrazione favorì anche l’aumento dei salari (per il rarefarsi di manodopera) e indusse la modernizzazione delle tecniche e degli strumenti di lavoro. A fine ‘800 la gente si spostava da un luogo all’altro grazie a locomotive, carrozze ferroviarie e navi a vapore. Si allargavano, insieme agli ambienti materiali, i modi di pensare, i valori, i comportamenti. Ciò favorì la grande trasformazione sociale  alfabetizzazione, urbanizzazione e organizzazione. La città è quindi uno dei simboli forti del XIX secolo. La pressione demografica induce le classi dirigenti a grandi opere di risanamento urbanistico: fognature, reti idriche, marciapiedi, illuminazione…  profondo cambiamento della struttura fisica delle città. Anche le campagne successivamente iniziano a urbanizzarsi con strade, ferrovie e canali. I NUOVI GRANDI SOGGETTI SOCIALI Accanto alle trasformazione demografiche ed economiche, l’Ottocento registrò un altro cambiamento: modalità di strutturazione della società e dei rapporti sociali. Si passa da: Inoltre, la diffusione dei sistemi di produzione capitalistica borghese produsse la progressiva scomparsa delle varie categorie di lavori indipendenti e la loro trasformazione in salariati o proletari. Società articolata in ordini Tipica del sistema feudale, in cui i privilegi e le posizioni di potere si acquisivano per via ereditaria, e i gruppi sociali non erano uguali di fronte alla legge. Società di classi La collocazione degli individui è definita essenzialmente dalla posizione nel processo produttivo (attività lavorativa svolta) e si va affermando il principio che “la legge è uguale per tutti”. Nel nuovo ordine sociale la borghesia sostituì l’aristocrazia nella posizione sociale dominante, in contrapposizione alla classe dei proletariati. Questi profondi processi di trasformazione sociale produssero un forte aumento sia della ricchezza che della povertà  il mondo diventa più dinamico e allo stesso tempo più diseguale. Su questa base nasceva la questione sociale  problematica situazione derivante dalle conseguenze sociali dell’industrializzazione e della formazione di una classe operaia, mal retribuita e priva id qualsiasi tutela. https://www.studenti.it/borghesia-e-classe-operaia-1800-valori-e-pensiero.html LA CLASSE OPERAIA E LA DIFFUSIONE DELLE IDEE SOCIALISTE Il processo di industrializzazione a fine ‘800 manteneva in vita numerosi mestieri tradizionali così come creava forme crescenti di specializzazione nei nuovi settori (siderurgico, meccanico, elettrico, chimico)  classe operaia dell’800 suddivisa al suo interno tra operai qualificati e operai non qualificati. L’arma di lotta principale sarà lo sciopero (illegale fino a metà ‘800). Gli obiettivi saranno la difesa del salario e la riduzione dell’orario di lavoro. I lavoratori qualificati danno vita alle “società di mutuo soccorso” e costituiscono le Trade Unions in Gran Bretagna (sindacati delle diverse categorie di lavoratori qualificati nelle fabbriche britanniche). Nonostante le differenze interne, ci sono anche dei fattori unificanti, tra cui la “coscienza di classe”  le ideologie socialiste e l’appartenenza ai partiti e ai sindacati di questo orientamento. L’idea di classe operaia e quella di socialismo sono infatti un simbolo dell’Ottocento (insieme a liberalismo politico, liberismo economico e borghesia). Il socialismo è un complesso di ideologie, movimenti e dottrine legati a orientamenti politici di sinistra che tendono a una trasformazione della società finalizzata a ridurre le disuguaglianze fra i cittadini sul piano sociale, economico e giuridico. Nel 1864 fu creata la Prima Internazionale dei lavoratori o Associazione internazionale dei lavoratori, l'organizzazione che raggruppava i movimenti socialisti di tutta Europa LA BORGHESIA Nel ventennio successivo al 1848, la borghesia europea conobbe una straordinaria stagione di espansione e affermazione. La borghesia, infatti, è la grande classe sociale che gestisce la modernizzazione ottocentesca. Non è un blocco omogeneo, si tratta piuttosto di un insieme di gruppi sociali e di condizioni economiche e culturali variegate. Suddivisa in: o Alta borghesia --> Finanzieri, imprenditori capitalistici, grossi professionisti, che costituivano la ristretta élite economica e sociale di questo ceto. o Media borghesia --> Figure intermedie come dirigenti d’azienda, banchieri e grandi commercianti. o Piccola borghesia --> Coltivatori, commercianti, artigiani, piccoli imprenditori, impiegati, professionisti, militari, ecclesiastici. La complessa articolazione della borghesia era però compensata da una crescente comunanza di valori, da una forte omogeneizzazione socio-culturale. Dominavano in individualismo e una mobilità molto forti. Libertà di iniziativa, dinamismo, apertura sociale (tutti potevano diventare borghesi), distinsero la nuove élites da quelle del vecchio mondo. Il processo di costruzione di identità collettiva operaia e borghese rappresenta un momento fondamentale dell’Ottocento. Il nucleo famigliare manteneva invece gli elementi tipici delle società preindustriali: una dimensione patriarcale in cui la donna viveva in condizione subordinata e relegata alla cura della casa e della prole. La piccola borghesia fu anche un grande fattore di sviluppo dei movimenti nazionali e dei sentimenti e delle associazioni democratiche. Era il fulcro dell’opinione pubblica. Fu soprattutto nella piccola borghesia che si diffuse l’interesse per gli avvenimenti interni e internazionali e per una partecipazione più attiva alla vita associata. La politica liberale, di cui Cavour era l’esponente di maggior spicco, si opponeva agli estremismi della destra e della sinistra, del reazionarismo e della democrazia. Essa si ispirava invece al realismo politico, attenendosi sempre alla politica del giusto mezzo, nel tentativo di restituire equilibrio al Piemonte provato dai moti rivoluzionari del 1848-49. Inoltre:  In campo economico Cavour pensava ci dovesse essere il liberismo, cioè lo stato doveva garantire la proprietà privata, il libero mercato con la libera circolazione delle merci. Per ottenere ciò bisognava abolire le tasse e le dogane, e formare un mercato unico e costruire soprattutto strade e ferrovie  il modello era l’esperienza politica ed economica inglese e l’obiettivo era l’integrazione con la Francia e l’Inghilterra.  Un altro caposaldo della politica cavouriana furono le scelte liberali e laiche compiute nel rapporto tra stato e chiesa, culminate nelle leggi Siccardi (1850), le quali limitavano i privilegi degli ecclesiastici, inasprendo ulteriormente i rapporti tra il Piemonte e il mondo cattolico guidato dal papa. Comportarono l’abolizione:  del foro ecclesiastico (tribunale ecclesiastico in cui era riservato il diritto esclusivo di giudicare i sacerdoti);  della manomorta (insieme dei beni della chiesa che erano inalienabili);  del diritto d’asilo di cui godevano i luoghi consacrati (per cui chi vi si rifugiava non poteva essere arrestato).  Cavour riesce ad ammodernare il Piemonte grazie anche al “connubio” (1852)ovvero un accordo tra il centro destra (di cui era rappresentate) e il centro sinistra (ala moderata dello schieramento democratico) di Rattazzi. Attraverso questa alleanza parlamentare riesce ad introdurre una politica liberista nel Piemonte. Tra le soluzioni più importanti prese durante il suo governo c’è:  la stipula di trattati commerciali con paesi stranieri  miglioramento di agricoltura attraverso la costruzione di canali  ampliamento rete ferroviaria Secondo Cavour il Piemonte, per poter unire l’Italia, doveva intessere rapporti con le grandi potenze, soprattutto con Francia e Gran Bretagna. Per fare ciò, Cavour decide di partecipare alla guerra di Crimea (1855) al fine di impedire all’impero russo di trovare uno sbocco sul Mediterraneo. Il Piemonte contribuisce alla vittoria e al Congresso di Parigi Cavour porta la “questione italiana”. DEMOCRATICI Guidati soprattutto da Giuseppe Mazzini, ritenevano che l’Italia unita dovesse diventare una repubblica democratica, cioè basata sul principio della sovranità popolare, la quale si sarebbe dovuta creare da un’insurrezione popolare. Il motto della Giovine Italia (associazione fondata da Mazzini nel 1831) sarà proprio “unita, indipendente e repubblicana”. Secondo Mazzini era quindi necessario educare il popolo attraverso la propaganda, cioè diffondere un programma politico chiaro basato sull’indipendenza dell’Italia dallo straniero. Il motto di Mazzini era “pensiero e azione”. Tutti i tentativi di Mazzini però falliscono e portano solo agli arresti dei patrioti e al rafforzamento degli ideali monarchici. DEMOCRATICI FEDERALISTI Capeggiato da Carlo Cattaneo. Si rendeva conto delle profonde differenze esistenti fra le diverse regioni italiane. Per questo credeva che l’Italia sarebbe dovuta diventare uno stato federale, cioè una repubblica formata da una serie di stati federati, in cui il potere è suddiviso fra uno stato centrale federale e gli stati membri. Le idee più progressiste (Cattaneo, Pisacane e Gioberti) ebbero poco seguito fra le masse perché erano idee da intellettuali, discusse in circoli ristretti. I FATTORI DEL PROCESSO DI UNIFICAZIONE L’unificazione italiana, realizzata tra 1859 e 1861, fu favorita da quattro elementi decisivi: 1. La nuova situazione internazionale  Guerra di Crimea. Fu un conflitto combattuto dal 1853 al 1856 fra l'Impero russo da un lato e un'alleanza composta da Impero ottomano, Francia, Gran Bretagna e Regno di Sardegna dall'altro. Il conflitto ebbe origine da una disputa fra Russia e Francia sul controllo dei luoghi santi della cristianità in territorio ottomano. Quando la Turchia accettò le proposte francesi, la Russia la attaccò. La Gran Bretagna, temendo l'espansione russa verso il Mediterraneo, si unì alla Francia ed entrambe si mossero per difendere la Turchia. L'Austria appoggiò politicamente le potenze occidentali e il Regno di Sardegna. Il Congresso di Parigi del 1856 stabilì le condizioni di pace, avvicinando politicamente il Regno di Sardegna alla Francia e favorendo quel processo di intese che porterà nel 1859 alla seconda guerra di indipendenza. 2. La crisi interna dei vecchi stati italiani  dovuta ai contrasti tra ceti e classi sociali, l’immobilismo politico e le scelte repressive nei vari stati italiani. Particolarmente grave era la condizione del Regno delle due Sicilie che presentava caratteri di ritardo nell’agricoltura (forme precapitalistiche e limitata presenza dell’attività industriale), ma anche nella società civile (analfabetismo, pessima considerazione dell’attività politica e scarsa consistenza del sistema di comunicazioni le città e i centri meridionali). 3. La scissione del movimento democratico nazionale tra mazziniani e garibaldini  all’interno del movimento mazziniano (voleva una rivoluzione unitaria repubblicana e democratica) maturarono due divergenti tendenze: 1) una parte finì per sentire la forza di attrazione esercitata dalla nuova missione nazionale che veniva assumendo il Piemonte monarchico e liberale 2) altri, più sensibili ai temi della rivoluzione sociale, furono attratti dalle ideologie socialiste e dalla prospettiva che fosse possibile una rivoluzione sociale, basata sulla legge agraria, senza dover passare per una rivoluzione borghese. 4. La politica di Cavour che raccolse attorno al Piemonte tutte le forze liberali e indipendentiste italiane IL COMPIMENTO DELL’UNITÀ D’ITALIA 1857  fu costituita la Società Nazionale, diretta da Giuseppe La Farina, che raccolse soprattutto nell’Italia centrale patrioti liberali e democratici, disposti a battersi per l’indipendenza nazionale insieme al Piemonte. Aderì anche Giuseppe Garibaldi (anche se non condivideva né la visione liberale né il principio monarchico). Questa società puntava, in contrapposizione con il Partito d’Azione mazziniano, all’unità d’Italia sotto la guida dei Savoia. 1858  Accordi di Plombières. Cavour strinse un’alleanza segreta con la Francia*: i due sovrani si incontrarono segretamente a Plombières. Gli accordi ipotizzavano una nuova sistematizzazione della Penisola in quattro stati riuniti in una confederazione: I. Regno dell’Alta Italia  Piemonte, Lombardo-Veneto, Emilia- Romagna sotto i Savoia, che in cambio avrebbero ceduto Nizza e la Savoia a Napoleone III II. Regno dell’Italia centrale  Toscana e provincie pontificie sotto un cugino di Napoleone III (Napoleone Giuseppe Carlo Bonaparte) III. Stato pontificio  Roma e dintorni affidato al papa (che assumeva anche la presidenza della confederazione) IV. Regno meridionale  Corrispondente al Regno delle due Sicilie, in mano ai Borbone se si fossero uniti contro gli austriaci, ma su cui Napoleone III sperava di mettere un suo fidato. Premessa necessaria era che l’Austria dichiarasse guerra al Piemonte e solo in quel caso la Francia sarebbe intervenuta accanto ad esso. Cavour, quindi, provocò costantemente gli austriaci, sia mobilitando truppe al confine piemontese-lombardo, sia arruolando nell’esercito sabaudo corpi volontari come i Cacciatori delle Alpi guidati da Garibaldi. Il 23 aprile 1859 l’Austria cadde nella trappola e inviò un ultimatum al Piemonte dove si chiedeva lo scioglimento dei corpi volontari e la cessazione delle manovre militari. Ultimatum a cui non risponde. Il 29 aprile 1859 inizia la seconda guerra di indipendenza (fino a luglio dello stesso anno). Mentre Garibaldi e i suoi volontari impegnavano l’esercito asburgico nel Nord della Lombardia, i franco-piemontesi spostarono le truppe sul Ticino, sconfiggendo gli austriaci a Magenta (4 giugno). Altre due battaglie storiche furono combattutea Solferino e San Martino (24 giugno). Queste vittorie suscitarono l’entusiasmo dei patrioti italiani e ci furono insurrezioni in Toscana e in Romagna per chiedere l’annessione al Regno di Sardegna. In questo momento che sembra portare alla vittoria dei franco-piemontesi, la Francia fa un passo indietro (la situazione stava sfiggendo di mano, Toscana e Romagna non facevano parte degli accorid di Plombières: armistizio di Villafranca (11 luglio)  Accordo tra Napoleone III, Vittorio Emanuele II e Francesco Giuseppe (imperatore di Austria). Si stabilì che: a) la Lombardia (eccetto la fortezza di Mantova) veniva ceduta dall’Austria alla Francia, che l’avrebbe passata al Piemonte b) la Francia rinunciava a la Savoia e a Nizza (almeno per il momento). Cavour si dimette dal ruolo di primo ministro e l’armistizio segnò la fine della collaborazione tra il movimento nazionale italiano e la Francia bonapartista. Ciò rassicura le potenze europee, preoccupate dal risorgere del bonapartismo. Nel 1860 Cavour tornò alla guida del governo piemontese e, in cambio della cessione di Nizza e Savoia (facenti parte del Regno di Sardegna) alla Francia, ottenne da Napoleone III dei plebisciti (votazioni popolari al fine di annettere al Regno di Sardegna la Toscana e l’Emilia). I plebisciti avranno esito positivo. Nel 1860 il Regno di Sardegna è così composto Per completare l’unità d’Italia bisogna ancora conquistare il centro e il sud. LA SPEDIZIONE DEI MILLE Approfittando di piccole rivolte avvenute al sud (soprattutto in Sicilia), Garibaldi organizza la Spedizione dei Mille e il 5 maggio del 1860 parte da Quarto, fa tappa a Talamone e sbarca a Marsala in Sicilia (anche se l’idea iniziale era quella di liberare Roma). Approfittando dell’aiuto della marina inglese, ma soprattutto della disorganizzazione dell’esercito borbonico (Regno delle due Sicilie), Garibaldi risale la Sicilia, sbarca poi in Calabria (conquistando Reggio) e dopo diverse vittorie risale tutta l’Italia del sud, concludendo la sua impresa con la celebra battaglia del Volturno. Garibaldi è ormai giunto al confine con lo Stato della Chiesa. Cavour teme che Garibaldi occupi Roma (sotto l’esercito francese, nonché alleato del Regno di Sardegna) e con l’autorizzazione di Napoleone III, l’esercito del Piemonte scende nelle Marche e in Umbria (attraversa lo Stato Pontificio) e si ricongiunge a Teano con l’esercito garibaldino. A Teano Garibaldi incontra l’imperatore del regno di Sardegna (Vittorio Emanuele II) e gli cede i territori conquistati. Il 17 marzo 1861 il Parlamento proclama ufficialmente la nascita del Regno d’Italia e Vittorio Emanuele II viene proclamato re d’Italia. L’Italia non è ancora completa: in mano agli austriaci rimanevano Veneto, Trentino, Friuli e la Venezia Giulia; sotto i francesi rimaneva il Lazio: ci vorranno ancora 10 anni circa per completare l’unità (molti di più se consideriamo Trento e Trieste, annessi dopo la Prima Guerra Mondiale). Lo stato italiano, sorto quasi per caso e di dimensioni più ampie del previsto, si troverà subito a dover affrontare i tanti problemi posti dalla profonde fratture che dividevano le aree regionali e provinciali: differenti ordinamenti politici e sociali e differenti sensibilità culturali e distanti livelli di istruzione. LA NUOVA FASE DEL PROCESSO DI UNIFICAZIONE NAZIONALE Erano ancora una volta gli eventi internazionali a favorire il completamento del processo di unificazione nazionale: l’Italia otterrà Veneto e Lazio nel giro di 5 anni sempre grazie al Regno di Prussia.  La conquista del Veneto L’Italia aveva cercato di ottenere il Veneto dall’Austria in cambio di un’indennità in danaro, ma l’imperatore si era opposto. In quegli anni i prussiani volevano scacciare gli austriaci dal territorio della confederazione germanica e procedere con l’unificazione della Germania stessa. Per fare ciò nel 1866 fu stipulata un’alleanza tra Prussia e Italia, in vista di una guerra con l’Austria. Inizia la guerra austro-prussiana, per noi italiani, la terza guerra d’indipendenza. Nonostante l’esercito italiano venga sconfitto più volte, i prussiani dominano nella battaglia di Sadowa (Boemia) e impongono all’Austria di cedere il Veneto al Regno d’Italia. Restavano però nell’impero austriaco il Trentino e la Venezia Giulia.  La conquista di Roma Erano ancora i mutamenti del quadro internazionale a consentire il ricongiungimento di Roma all’Italia. Mazzini e Garibaldi (democratici e repubblicani) non avevano mai rinunciato a questo obiettivo. Nel conflitto che si stava aprendo tra la Prussia e la Francia, il re d’Italia e gran parte della destra storica pensavano di doversi schierare con Napoleone III. I democratici, i repubblicani e la sinistra liberale pensavano che la guerra franco-prussiana fornisse l’occasione per risolvere la questione romana. Il governo italiano si accordò col governo britannico per mantenere una posizione di neutralità. I prussiani nel 1870 attaccarono quindi Napoleone III nella battaglia di Sedan e giunsero a Parigi. Approfittando del momento di difficoltà della Francia e sapendo che l’esercito di Napoleone III non poteva proteggere il papa, l’esercito italiano si diresse su Roma e la conquistò (Breccia di Porta Pia). Roma diventa la nuova capitale del regno d’Italia (1861 – Torino; 1865 – Firenze). Nasce la questione romana: il problema dei rapporti tra Regno d’Italia e papa che era stato spodestato. Verrà firmata la legge delle Guarentigie (“delle garanzie”), basata sul principio di Cavour “libera Chiesa in libero stato”, in cui il Regno d’Italia garantirà l’autonomia del papa e l’extraterritorialità della città del Vaticano, concederà ampia libertà di azione al papa e non chiederà agli uomini di chiesa il giuramento di fedeltà al re. Papa Pio IX non gradirà comunque l’accordo e continuerà a considerarsi un prigioniero politico, colpendo con una scomunica re, ministri e parlamentari. Inoltre, scrisse l’enciclica “Non expedit” (= non conviene) in cui proibì ai cattolici italiani di partecipare alla vita politica nazionale. I rapporti tra Regno e papa rimarranno tesi fino al 1929, quando con i Patti Lateranensi Mussolini farà un nuovo accordo con il papa. BILANCIO del primo decennio unitario Il primo decennio unitario lasciò aperti ancora alcuni problemi (organizzazione amministrativa, questione romana, questione di Venezia e quella finanziaria). La destra storica, nelle sue due componenti – “piemontese” e “moderata” – ebbe il merito di consolidare l’assetto politico- amministrativo di uno stato, di portare a termine il processo di unificazione nazionale e di risolvere i rapporti tra stato e chiesa. RIASSUNTO L’ITALIA POST UNITARIA All'indomani della proclamazione del Regno d'Italia, il nuovo stato si ritrovò a dover risolvere enormi problemi quali:  Lingua e alfabetizzazione – l’italiano odierno era parlato solo in Toscana, nel resto delle regioni si parlavano dialetti diversi e gli abitanti delle diverse parti d’Italia spesso non si capivano tra di loro. Inoltre ¾ della popolazione erano analfabeti e nel meridione il tasso di analfabetismo superava il 90%.  Economia e trasporti – l’Italia era ancora un paese agricolo, dove il 70% della popolazione coltivava la terra. Al sud, dove prevaleva il latifondo, l’agricoltura era molto arretrata in quanto i nobili facevano coltivare la terra da braccianti poverissimi senza investire denaro per migliorare l’agricoltura. Per quanto riguarda i trasporti l’Italia era molto arretrata rispetto gli altri paesi europei: possedeva dolo 1800 km di ferrovie di cui 850 km solo in Piemonte (Francia = 10.000; Inghilterra = 15.000).  Amministrazione – il nuovo stato andava organizzato anche da un punto di vista amministrativo. C’era bisogni di riformare la pubblica amministrazione, il sistema giudiziario, fiscale, elettorale, scolastico e le forze armate. Oltre a ciò, bisognava risanare l’enorme debito pubblico in modo da rendere l’Italia uno stato efficiente e sviluppato.  Diritto di voto – concesso solo ai cittadini maschi che avevano compiuto 25 anni, che sapevano leggere e scrivere e che possedevano un certo reddito. Gli elettori erano quasi solo nobili, proprietari terrieri, imprenditori, liberi professionisti, ufficiali e funzionari = 2% popolazione. I loro voti andavano di preferenza a deputati di tendenza liberale moderata  destra storica (eredi del pensiero politico di Cavour) che rimase al potere dal 1861 al 1876 (poi lascerà il potere alla sinistra storica 1876-1896). Essi erano contrari al suffragio universale (diritto di voto esteso a tutta la popolazione). La prima decisione importante che i deputati della destra dovettero prendere fu decidere l’impostazione politica da dare al nuovo stato: essi votarono per uno stato centralista, dotato cioè di un forte potere centrale al fine di raggiungere più velocemente l’unificazione reale del Regno. L’Italia venne quindi divisa in province amministrate da un prefetto nominato dal governo. I provvedimenti che la destra adottò furono: o L’estensione dello Statuto Albertino a tutta l’Italia o L’unificazione del Codice civile e penale o L’introduzione della lira italiana come moneta unica o L’abolizione dei dazi doganali e la formazione di un mercato unico nazionale o Leva militare obbligatoria per tutti i cittadini maschi o Introduzione di nuove tasse per sanare il debito pubblico  Questione meridionale – non tutti i provvedimenti della destra storica vennero accolti dalla popolazione. Nacque la questione meridionale, cioè il problema dell’arretratezza del meridione d’Italia dove le terre erano meno fertili che al nord, non esisteva una borghesia capace di sviluppare l’industria e il commercio, e l’agricoltura era dominata dai latifondisti che vivevano nel lusso sfruttando i braccianti. Essi protestarono in particolar modo su due provvedimenti: leva obbligatoria (significa perdere giovani braccia per il lavori dei campi) e la tassa sul macinato (colpiva soprattutto le classi più povere). Nel sud Italia tutto questo malcontento esplode nel fenomeno del brigantaggio (1861-1865). Le bande erano costituite da ex soldati borbonici, piccoli proprietari terrieri e contadini senza terra. Lo Stato reagì al brigantaggio inviando l’esercito nel sud Italia: fu proclamato lo stato d’assedio e i militari eseguirono fucilazioni di massa. L’UNIFICAZIONE ECONOMICA E POLITICA DELLA GERMANIA: LE PREMESSE (pag.83-91) La novità più rilevante in campo politico nella seconda metà dell'Ottocento in Europa fu l'unificazione della Germania. Il rafforzamento politico, unito ad un rapido sviluppo industriale ed economico, la portò ad essere una delle nazioni protagoniste, nel bene e nel male, della storia del Novecento. Prima del 1815 il concetto politico di Germania come noi lo conosciamo non esisteva. Al congresso di Vienna venne definita la Confederazione Germanica, ovvero l’unione di 39 stati (tra cui 4 città libere) presieduta dall’Austria. Nonostante il nome nella Confederazione nessuno si definiva cittadino tedesco, al contrario ci si identificava con il proprio stato di origine. Tuttavia fondersi in un’unica entità politica era una mossa che serviva a portare grandi vantaggi economici. All’interno della Confederazione si stagliavano le due principali potenze: l’Austria asburgica (alla quale andò la guida della Confederazione sotto Francesco Giuseppe) e la Prussia degli Hohenzollern. Le due potenze finirono per imporre la loro egemonia sul resto degli stati tedeschi. Per i 50 anni successivi la politica della Confederazione fu determinata dalla rivalità duale di queste due potenze e dall’incapacità degli stati più piccoli di trovare un accordo comune sulle questioni economiche e politiche. Riguardo alla volontà di unificazione si apponeva l’Austria che vedeva nell’emergere del nazionalismo un pericolo per il suo impero (il nazionalismo pretendeva che i popoli si autogovernassero). Al contrario, la Prussia, rendendosi conto che cavalcare l’onda del nazionalismo portasse più benefici, iniziò a farsi portatrice del processo di unificazione. Il primo atto degli Hohenzollern fu la creazione nel 1818 di un unione doganale con l’obiettivo di creare un mercato monetario unico abolendo i dazi: lo Zollverein. Prima dell’unione politica sapevano quanto fosse importante attuare un’unione economica. Nel 1833 lo Zollverein univa già gran parte degli stati tedeschi del nord-est, ad esclusione dell’Austria che restava ancorata a politiche protezionistiche. Ciò favorì un’idea di unità nazionale con a capo l’economia prussiana. Oltre alle tensioni fra Austria e Prussia, la Germania post-napoleonica era caratterizzata da questioni INTERNE complesse: mentre si sviluppava la prima crisi del capitalismo, nel 1858 si manifestò in Prussia una ripresa della coscienza nazionale.* A distanza di dieci anni dal 1848 tornarono al governo i liberali moderati e costituzionali. La ripresa del movimento avveniva all’insegna dell’ideologia liberale e della politica economica liberoscambista. Le idee guida erano:  L’aspirazione a un forte stato nazionale tedesco  unione politica  Sviluppo della libertà borghese  Miglioramento delle condizioni (materiali e morali) delle classi lavoratrici A questa iniziativa nazional-liberale si contrappose il progetto militaristico della monarchia prussiana, che elaborò una strategia diversa, fondata su un programma di riforma militare. All’esercito volontario il principe Guglielmo I voleva sostituire un addestrato esercito professionale. Il punto centrale riguardava però la collocazione dell’esercito nello stato: esercito subordinato al dicastero della guerra e al parlamento, oppure, esercito come una istituzione autonoma, soggetto solo a un’autorità militare dipendente dal sovrano. Intanto nasceva e si sviluppava in Prussia il partito nazionale di tendenza liberale e democratica destinato ad essere maggioritario nella Camera fino al 1866. Tali raggruppamenti si battevano per i diritti del parlamento, per la crescita della società civile e per lo stato di diritto contro lo stato militare. Dall’altra parte, invece, i conservatori perseguivano l’obiettivo della realizzazione costituzionale e antiparlamentare del principio monarchico. La disputa, tra monarchia costituzionale (dove prevaleva il potere del sovrano) e monarchia parlamentare portò, nel 1862 alla nomina a cancelliere di Otto von Bismarck. IL GIAPPONE (pag. 93-101) A metà Ottocento il Giappone era ancora retto da un sistema molto simile al feudalesimo dell’Europa medievale. Società Il vertice sociale era formato da samurai (valorosi amministratori), legati ai signori delle province, che a loro volta dipendevano dal capo del governo, lo shogun, nominato dall’imperatore. Isolato dal mondo esterno, non aveva rapporti commerciali col mondo occidentale  poteva contare su un ampio mercato interno. Fine isolamento: 1853. Dato dall’arrivo del commodoro americano Perry, stabilendo formali relazioni diplomatiche tra il Giappone e gli Stati Uniti. Nel giro di cinque anni il Giappone firmò trattati simili con altre potenze occidentali. Ciò mise in crisi questo antiquato sistema che fu sconvolto dall’impatto con la modernità occidentale. A cominciare dal 1868 il Giappone intraprese trasformazioni politiche, economiche e culturali, emergendo come uno Stato unificato e centralizzato  sale al trono l’imperatore Mutsushito, segnando la fine dello shogunato. Si aprì una nuova epoca di governo illuminato  Restaurazione Meiji: periodo di feroce nazionalismo e di intensa ristrutturazione socioeconomica. Modernizzazione economica La rivoluzione industriale giapponese iniziò all'incirca nel 1870. Il governo costruì ferrovie, migliorò le strade e inaugurò un programma di riforme terriere. Le prime industrie moderne a comparire furono quelle tessili, incluso soprattutto quella del cotone e della seta. La nuova Banca del Giappone fondata nel 1877 usò le tasse per finanziare moderne industrie acciaierie e tessile. L'educazione venne espansa e studenti giapponesi furono inviati in occidente a studiare. I fattori dinamici più significativi dello sviluppo del Giappone moderno furono:  Etica dell’azione  Recupero della tradizione burocratica  Moderno nazionalismo come ideologia politica Guerre Devastanti furono le conseguenze dell’improvvisa immissione del paese nell’economia mondiale  aumento delle imposte, cattivi raccolti… fomentano rivolte contadine e peggiorano le condizioni della popolazione, che diede la colpa agli stranieri, alimentando una feroce xenofobia. Dotatosi di un attrezzato esercito e di una flotta possente, sul finire dell’Ottocento il Giappone scese nel campo delle contese imperialistiche nell’Estremo Oriente. Furono le tensioni riguardo alla Corea e alla Manciuria a coinvolgere il Giappone nella prima guerra sino-giapponese (1894- 1895) con la Cina e nella guerra russo-giapponese (1904-1905) con la Russia.  La vittoriosa guerra contro la Cina rese il Giappone il primo moderno potere imperiale orientale. In seguito a questa guerra il Giappone ottenne il riconoscimento dell'indipendenza della Corea e dell'isola di Taiwan.  Nonostante sulla carta la Russia disponesse di una maggiore potenza militare, questa venne ripetutamente sconfitta e nel 1905 con la mediazione del presidente statunitense Roosevelt firmò con il Giappone il trattato di Portsmouth con il quale riconosceva le conquiste territoriali del Giappone (la Manciuria). Nel giro di pochi decenni, con la riforma e la modernizzazione dei sistemi sociali, educativi, economici, militari, politici e industriali, la "rivoluzione controllata" dell'imperatore Meiji aveva trasformato un regno feudale e isolato in una potenza mondiale. Significativa per questo cambiamento fu la convinzione che il Giappone dovesse competere con le potenze occidentali sia industrialmente sia militarmente per poter raggiungere l'eguaglianza. LA RUSSIA L’impero russo era un impero molto esteso, si era espanso molto nell’800, e multietnico: solo il 45% della popolazione è russa. Questo stato così vasto era però anche molto arretrato:  Forma di governo  monarchia assoluta, guidata dallo zar (imperatore). Lo stato era autocratico. Lo zar derivava il potere da Dio e lo esercitava in modo assoluto in tutti i campi: legislativo, esecutivo, giudiziario. Doveva rispettare le leggi, ma poteva cambiarle con decreti amministrativi. Questo impedì la formazione di una burocrazia moderna.  Diritti politici  la politica dello zar era rigida e autoritaria e non garantiva alle persone di poter esprimere opinioni o di poter eleggere dei rappresentanti; non c’era un Parlamento, decideva tutto lo zar  Società  arretrata, nell’800 è ancora prevalentemente agricola, la ricchezza è concentrata nelle mani di pochi (90% delle terre), inoltre esisteva ancora la forma medievale della servitù della gleba (il contadino è legato all’appezzamento di terra ed è servo del proprietario dell’appezzamento. L’espansione nazionalista portò la Russia a espandere l’impero in Finlandia, in Polonia, in Besarabia, nel Caucaso. Questo sistema però entrò in crisi a metà Ottocento, per la guerra di Crimea. Iniziò allora un periodo di grandi riforme con lo zar Alessandro II. Nel 1861 Alessandro II abolì la servitù della gleba anziché aspettarsi che essa venisse abolita con una rivoluzione che avrebbe potuto danneggiare irreparabilmente lo stato russo e l'economia delle classi più agiate. La riforma non portò i vantaggi sperati: i contadini liberi non erano in grado di pagare il riscatto della terra ai proprietari, quindi venivano cacciati. Le terre venivano acquistate dai contadini più ricchi (kulaki). Inoltre, la loro emancipazione avrebbe dovuto favorire un processo di modernizzazione delle campagne, ma segnò il declino della nobiltà, le cui proprietà terriere si ridussero notevolmente. Pur essendo stata abolita, la servitù non portò gli effetti positivi sperati e anzi alimentò le tensioni rivoluzionarie. Nello stesso anno Alessandro II rinnovò il sistema giudiziario, dando maggior autonomia ai tribunali, migliorò l'istruzione e attenuò la censura, avviando così una circolazione di idee che era stata fino a quel momento sconosciuta in Russia. A partire dal 1870 gli zar promossero lo sviluppo industriale e nel 1885-1898 ci fu un boom industriale ed economico. Con la rivoluzione industriale arrivarono in Russia tutti i problemi dello stato moderno: sfruttamento dei lavoratori, inquinamento, periferie degradate… e si diffuse il comunismo nella variante marxista-leninista. Lenin  giovane borghese che aveva viaggiato in Europa e che adattò le idee di Marx al contesto sociale russo. Nel 1898 viene fondato il Partito Operaio Socialdemocratico Russo  si rifaceva al Marxismo, ovvero la dottrina filosofica e politica del filosofo tedesco Karl Marx, il quale sosteneva che gli operai avrebbero dovuto prendere il potere attraverso una rivoluzione e dare vita a una società nuova, basata sul socialismo (= teoria politica che ha come fine la riduzione delle disuguaglianze l’abolizione di ogni privilegio e sfruttamento dei lavoratori). Il Partito Socialdemocratico era diviso al suo interno in due schieramenti:  Menscevichi (minoranza) – sostenevano che la Russia non fosse ancora pronta per una vera e propria rivoluzione socialista e proponevano una politica di progressive riforme e di modernizzazione del paese  Bolscevichi (maggioranza) – erano convinti che si potesse instaurare subito il socialismo attraverso una rivoluzione di contadini e operai. Guidati da Lenin, che volevano la rivoluzione; maggioranza da cui nascerà il PCUS (Partito Comunista dell’Unione Sovietica). Obiettivi: a. Abolire la proprietà privata b. Far diventare tutto proprietà dello stato (tutto = mezzi di produzione come terre, fabbriche… tutto ciò che può produrre ricchezza) c. Eliminare le divisioni tra le classi sociali d. Dare il governo dello stato direttamente al popolo Guerra russo-nipponica (1905). All'inizio del XX secolo le condizioni di vita nelle campagne erano notevolmente peggiorate per la povertà. A ripetute sommosse contadine erano seguite manifestazioni di protesta di ferrovieri e operai. Aveva inoltre ripreso vigore il terrorismo rivoluzionario. In quello stesso anno scoppiava la guerra con il Giappone. La Russia zarista viveva insomma un momento particolarmente difficile, e il tradizionale sistema di potere autocratico rivelava tutta la sua debolezza: il conflitto russo-giapponese si concluse infatti con una sconfitta per i Russi. Le trasformazioni politico-sociali in corso nel paese non risolsero le tensioni sociali, e manifestazioni operaie e popolari sempre più frequenti indebolivano il regime. Nel gennaio del 1905, 140.000 persone si dirigono al Palazzo d’Inverno, sede dello zar, per protestare. La repressione dello zar Nicola II fu durissima: conosciuta come domenica di sangue (lo zar ordina all’esercito di sparare sulla folla). Lo sdegno suscitato da questo episodio moltiplicò nel paese le manifestazioni di protesta. I socialdemocratici, pur divisi in bolscevichi e menscevichi, già dal loro secondo congresso (1903) tentarono di porsi a capo del moto popolare. Consigli di operai (soviet) si formarono a Mosca, San Pietroburgo e in altre città, mentre nelle campagne dilagarono le rivolte contro i proprietari terrieri. Lo zar, quindi, fa un ultimo tentativo di conciliare gli animi e concede la costituzione e un Parlamento, la Duma (in realtà i poteri erano limitati e lo zar poteva scioglierla in qualsiasi momento). Continua al cap. 15 I suoi ingredienti fondamentali sono il militarismo, il conservatorismo sociale e, spesso, il razzismo. Gli imperi europei  Impero britannico  è il più esteso in quanto frutto di un’espansione plurisecolare. Fu caratterizzato da una gestione flessibile: adottò strategie diverse nelle colonie “bianche” (Canada, Australia, Nuova Zelanda) e i dominions abitati da indigeni di colore. Qui si rispettarono le culture e le tradizioni locali e si adottò un sistema amministrativo indiretto (affidando funzioni di governo ai capi riconosciuti delle diverse zone). I veri grandi imperi coloniali inglesi si erano formati tra la fine del ‘700 e la prima metà dell’800 (privilegiando le vie commerciali con l’Oriente e l’India). Tra ‘800 e ‘900 l’espansione proseguì con la conquista della Malesia e della Nuova Guinea. Nei primi anni del ‘900 venne rafforzata la presenza britannica in Africa assicurandosi il controllo della parte meridionale  unione sudafricana (1910) sotto la sovranità britannica.  Impero francese  prevalse il modello del controllo diretto, con l’introduzione delle istituzioni e delle leggi francesi. La gestione accentrata e autoritaria provocò uno stato di ribellione e un precoce nazionalismo teso a conseguire l’indipendenza. L’impero coloniale francese era stato creato per motivi di prestigio internazionale. I due grandi luoghi di proliferazione delle colonie furono: Africa e Indocina.  Impero tedesco  Dopo l'unificazione del paese e la formazione dell'Impero nel 1871, la Germania iniziò i suoi tentativi di creare un impero coloniale: il cancelliere Bismarck, però, non aveva intenzione di entrare in competizione con l'Impero britannico e la Francia, le due principali potenze coloniali dell'epoca. Egli, dunque, si preoccupò di favorire l’espansione coloniale francese (per evitare che la Francia sconfitta pesantemente nel 1870 cercasse in Europa rivalse) e fu favorevole all’accrescimento del dominio coloniale britannico. La Germania unificata sotto Bismark voleva impedire che la pace in Europa fosse compromessa da nuove crisi, in particolare in Oriente. L’impero turco era particolarmente conteso tra le potenze europee. Il problema principale era quello di dare alle regioni soggette all’impero ottomano un assetto geopolitico che compensasse la sempre più debolezza dell’impero turco  con la mediazione di Bismark si svolse nel 1878 il congresso di Berlino, con la partecipazione di tutte le potenze per rettificare il trattato di Pace di Santo Stefano (occupa la Bessarabia ed estende il proprio controllo indiretto sulla Bulgaria e la Serbia), con il quale la Russia, dopo aver sconfitto la Turchia nella Guerra del 1877-1878, aveva accresciuto il suo potere nei Balcani. Durante il congresso venne data una sistemazione ai Balcani, che durò fino al 1912:  venne fermato il tentativo della Russia di espandere la sue egemonia sulla penisola balcanica (poté conservare solo la Bessarabia)  venne sancita l’indipendenza della Serbia, del Montenegro, della Romania e l’autonomia della Bulgaria  Bosnia ed Erzegovina restarono sotto la sovranità turca, ma la loro amministrazione fu affidata all’Austria- Ungheria La Germania, che fece da mediatrice, per aver scongiurato la grave crisi fra la Russia e l'Austria aumentò il suo prestigio ma incrinò i suoi rapporti con la Russia che non fu soddisfatta dei negoziati. La Turchia, pur perdendo estesi territori, limitò i danni rispetto alla Pace di Santo Stefano. Un altro capitolo importante della politica bismarckiana, volto a bloccare l’espansionismo britannico, fu l’alleanza della Germania con l’Austria. A queste due potenze si unì successivamente anche l’Italia (uscita umiliata dal congresso di Berlino e dall’occupazione francese della Tunisia ed era quindi isolata politicamente)  Triplice Alleanza (1882). L'accordo prevedeva il soccorso da parte di Germania e Austria all'Italia nel caso questa fosse stata attaccata dalla Francia. L’Italia, invece, garantiva la propria neutralità in caso di guerra contro la Russia. Con questo accordo la Germania scongiurava il pericolo di un avvicinamento della Francia all'Italia, e l'Austria poteva sperare in un raffreddamento dei moti irredentisti nei territori a maggioranza italiana in suo possesso. Allo stesso tempo Bismarck non rinunciò a tenere buoni rapporti con la Russia:  1872-1881 – Alleanza dei tre imperatori tra Germania, Austria-Ungheria e Russia. Il trattato stabiliva che nel caso una delle potenze firmatarie si fosse trovata in stato di guerra con un'altra potenza, le altre due si sarebbero astenute dall'attaccarla, mantenendo una neutralità benevola.  1887 – trattato segreto di “controassicurazione”. Dopo una lunga crisi nei rapporti fra Austria e Russia (entrambe interessate a estendere la propria potenza nei Balcani), Germania e Russia firmarono separatamente questo trattato. L'atteggiamento prudente verso una politica coloniale da parte della Germania cambiò però con l'uscita di scena di Bismarck (1890) e con l'avvento al potere del nuovo imperatore Guglielmo II. o La Germania non rinnova il trattato con la Russia, che si alleò quindi con la Francia in una Duplice Alleanza, contrapposta alla Triplice (anche se i rapporti tra le due potenze si erano deteriorati già da tempo per motivi finanziarie e doganali) o Si mette in secondo piano la conservazione dell’equilibrio europeo e si passa a un indirizzo più imperialistico, teso a un’aperta rivendicazione di posizioni egemoniche in Europa e nel mondo o Nascita di una rivalità tra Gran Bretagna e Germania La Gran Bretagna comprese di non poter più proseguire la tradizionale politica dell’isolamento. Si rivolse allora a un’alleanza con il Giappone (1902) in funzione antirussa, e poi con la Germania. Il “nuovo corso” della politica mondiale della Germania si avviava invece a una intensa rivalità commerciale con l’Inghilterra. All’inizio del XX secolo la Germania era impegnata anche a diventare una potenza marittima, seconda solo alla marina britannica. I massicci investimenti negli armamenti erano resi possibili dall’impressionante ritmo dell’industrializzazione tedesca che minacciava il primato britannico. A Londra si percepì il pericolo dell’imminente “sorpasso” tedesco, tantoché la Gran Bretagna modificò l’indirizzo di politica estera con l’obiettivo strategico di isolare politicamente la Germania. La colonizzazione dell’Africa La conquista dell’Africa inizia con l’occupazione di due territori sul Mediterraneo: la Francia ottiene il protettorato della Tunisia, l’Inghilterra quello sull’Egitto. Inglesi => occupano Aden e parte della Somalia, assicurandosi il pieno controllo della via per l’India. Si spingono poi a occupare il Sudan e il vasto territorio del Kenya e dell’Uganda. Francesi => occupano il Senegal fino a raggiungere l’alta valle del Nilo (dove si rischiò lo scontro con gli inglesi). Dagli anni ’80 si aggiungono nella corsa all’Africa: Di fronte alla minaccia tedesca, si andavano consolidando i rapporti tra Francia e Inghilterra (anche grazie alla firma dell’Entenne Cordiale fra i due paesi, un accordo dove la Francia riconosceva il controllo britannico sull’Egitto mentre l’Inghilterra acconsentiva all’espansione francese sul Marocco). Nel 1907 si costituì una Triplice Intesa fra Russia, Francia e Gran Bretagna, contrapposta alla Triplice Alleanza di Germania, Austria e Italia. Tedeschi => Togo, Camerun, attuale Namibia e attuale Tanzania. Olandesi => Congo Italiani => Eritrea e Somalia italiana. Alla spartizione dell’Africa, dunque, parteciparono solo le potenze europee occidentali. La nascita delle potenze extraeuropee Nel 1905 due stati extraeuropei in rapida crescita, il Giappone e gli Stati Uniti, si unirono alle Grandi Potenze. Giappone  l’obiettivo della mira espansionistica del Giappone era la Cina (Asia). Dopo secoli di isolamento (1868- 1918), il Giappone intraprese una politica estera molto aggressiva, volta ad ampliare i suoi domini territoriali. Alla fine del 1875 il paese aveva già assoggettato molte delle isole vicine e aveva esteso i propri possedimenti da nord a sud, costruendo le basi del suo impero. Come si è detto (Pag. 20), in Giappone nel secondo Ottocento fu creato un vero e proprio stato moderno: abolizione del regime feudale, introduzione di riforme istituzionali e modernizzazione dell’economia, con un intervento statale senza precedenti. Stati Uniti  entrarono quasi improvvisamente nella politica mondiale. A determinare la svolta verso l’imperialismo nordamericano furono:  Intenso sviluppo economico  Esplosione del commercio con l’estero Due erano le principali direttrici dell’espansioni statunitense: l’America Latina e l’Estremo Oriente. Nel 1898 queste due linee s’incontrarono nella guerra ispano-americana. Gli americani vinsero in tempi molto brevi e con perdite relativamente basse. Il 12 agosto venne firmato l'armistizio con il quale gli Stati Uniti ottennero dalla Spagna: o il riconoscimento dell'indipendenza di Cuba, che divenne una sorta di protettorato americano; o la cessione agli USA di Porto Rico e dell'isola di Guam; o l'accettazione dell'occupazione di Manila nelle Filippine. Ponevano gli Stati Uniti in gara con le potenze europee nella conquista di nuovi mercati. La crisi di fine secolo Dopo la caduta di Crispi si aprono alcuni anni difficili: anni della crisi di fine secolo.  Crescono le tensioni sociali e, in risposta, si accendono dei tentativi per ridurre il grado di democrazia nel paese, a vantaggio di forme di governo più conservatrici e autoritarie.  Cresce il malcontento sociale e le proteste. Questo porta, da un lato, al rafforzamento del partito socialista, che era riuscito a passare indenne il tentativo di eliminazione da parte di Crispi, dall’altro lato, si assiste alla crescita di moti spontanei nel 1898 che chiedono interventi a favore delle fasce popolari più deboli. L’anno successivo, di fronte al dilagare di questi moti, si assiste anche a un momento di particolare tensione: il generale Bava Beccaris, a Milano, fa sparare sulla folla che chiedeva l’abolizione della tassa sul pane. In seguito ai fatti di Milano, il governo presieduto da Pelloux, dà vita a una stretta autoritaria, imponendo lo stato d’assedio e avviando una serie di provvedimenti restrittivi (che limitavano la libertà di stampa e di associazione; arresto di deputati d’opposizione). In generale Pelloux puntava a smantellare le istituzioni liberali favorendo la nascita di un governo più autoritario. Nel pieno di questa crisi si assiste anche all’omicidio del re Umberto I, in un attentato nel 1900, compiuto da un anarchico. Nonostante tutto questo, le istituzioni liberali tengono. Il successore di Umberto I, il figlio Vittorio Emanuele III, favorisce il passaggio al governo dei liberali progressisti. Nel 1901 affida il governo a Zanardelli e nomina Giovanni Giolitti come ministro dell’interno. L’età giolittiana Il primo quindicennio del ‘900 è ricordato come l’età di Giolitti: 1900-1914. È la figura politica più importante di questo periodo, prima come ministro dell’interno (fino 1903) e poi come capo del governo. Giolitti (figura del liberalismo riformista) ha come obiettivo quello di continuare sulla riforma della modernizzazione del paese. A tal fine cercherà anche di coinvolgere nei programmi di governo quelle forze politiche e sociali che più rappresentavano quelle fasce popolari che erano scarsamente rappresentate dalla classe dirigente liberale. Il suo programma era quindi quello di:  Integrare i socialisti nei programmi di governo  tentativo fallito  Favorire un avvicinamento dei cattolici Contesto storico italiano di fine ‘800:  Il paese sta andando incontro a un decollo industriale dovuto all’industria siderurgica, l’industria idroelettrica e l’industria meccanica  In Italia si sta assistendo a quella trasformazione del capitalismo che è tipica dell’Europa dell’epoca: o Protezionismo o Maggiore intervento dello stato nell’economia attraverso le commesse pubbliche o Riforma bancaria che porterà alla nascita della Banca d’Italia o Nascita della banca mista (associa l’attività di deposito con quella di investimento)  Banca Commerciale italiana e Credito italiano Come reagisce la classe dirigente italiana di fronte a questi moti? La classe liberale si divide in due tendenze: 1. Liberalismo progressista, favorevole nel proseguire sulla strada delle riforme sociali e favorevole a mantenere intatta l’autonomia del Parlamento e il grado di democrazia del paese; 2. Liberalismo conservatore, che chiede misure volte a rafforzare il potere del governo rispetto a quello del Parlamento. Questi cambiamenti economici producono una serie di problematiche sociali: o Fenomeno migratorio  Emigrazione di fine ‘800 (1876-1900: 5 milioni dal nord all’America Latina) Emigrazione del primo ‘900 (1900-1913: 8 milioni dal Sud verso gli Stati Uniti) o Questione meridionale  crescente divario tra Nord e Sud Profondo cambiamento anche del panorama politico: La politica giolittiana Come si pone Giolitti di fronte questa Italia che si industrializza e all’interno della quale si sviluppano tensioni sociali? - Neutralità nei conflitti sociali, non fa intervenire la forza pubblica - Avvio di una serie di riforme sociali I. Estensione della legislazione sociale (interventi legislativi che hanno lo scopo di intervenire in merito alla sicurezza sociale) II. Riforma scolastica  legge Daneo-Credaro – dà allo Stato l’onere di assicurare l’istruzione elementare III. Municipalizzazione dei servizi pubblici – una serie di servizi vengono messi nelle mani dei Comuni IV. Nazionalizzazione delle assicurazioni sulla vita V. Interventi speciali nel Sud VI. Suffragio maschile  tutti i cittadini maschi hanno diritto al voto - Giolitti è stato un leader politico che per garantirsi il consenso politico e sociale non ha esitato a ricorrere a pratiche clientelari e trasformistiche - Conquista della Libia (1911-1912) in mano ottomana  spinto dal sostegno dell’alta finanza (sperava di ottenere vantaggi economici), dai cattolici (colpo contro impero musulmano), dai nazionalisti (spingevano per un’Italia imperialista) e i liberali (maggiore visibilità sul piano internazionale)  l’Italia occupa la Libia, Rodi e il Dodecaneso. Nel 1913 si arriva alle prime elezioni svoltesi con l’estensione del suffragio maschile. Forte avanzata del partito socialista. Per garantirsi da quest’avanzata Giolitti strinsi un patto con il mondo cattolico: Patto Gentiloni. I cattolici assicuravano ai deputati liberali, che si impegnavano a venire incontro alle richieste politiche del mondo cattolico, il loro voto. L’esito fu che i liberali mantennero la maggioranza (2/3 aderirono). Questa nuova composizione parlamentare rendeva meno solida la maggioranza giolittiana  Giolitti si dimette. CRISI CULTURALE E SVILUPPO ECONOMICO NEL NOVECENTO (pag.139-147) L’Europa della grande espansione ottocentesca entra in una profonda crisi culturale e spirituale nel passaggio tra i secoli XIX e XX. Il Novecento è il secolo del crollo delle certezze, dell’esaurimento di ogni residuo positivistico, del crollo della metafisica (ogni dottrina filosofica che si presenti come scienza della realtà assoluta, che cerchi cioè di dare una spiegazione delle cause prime della realtà prescindendo da qualsiasi dato dell'esperienza), della relatività di ogni cosa. Possiamo usare il termine “crisi”, a proposito della società e delle culture europee che si affacciano al Novecento, per segnalare un insieme di fenomeni, accomunati dalla messa in discussione di alcuni fondamentali presupposti della civiltà ottocentesca.  Le certezze scientifiche del positivismo si dissolvono  crolla la certezza di un progresso lineare, che procede cioè sempre in avanti, senza fermate e inversioni di marcia. Si stagliavano ora diversi orizzonti. Il positivismo e la scienza lasciano il posto al particolarismo e al pluralismo delle idee e dei valori. La varietà di voci, la pluralità di espressioni e manifestazioni, la diversità di ispirazioni e prospettiva avrebbero costituito i caratteri peculiari del nuovo tempo. Dove c’erano unità e assolutezza si sono insediate pluralità di punti d’osservazione e di immagini.  L’economia capitalistica passa dal capitalismo libero, capace di autoregolarsi attraverso il mercato, al capitalismo monopolistico, caratterizzato da una forte integrazione fra economia (industrie) e politica (stato).  Inoltre lo sviluppo del movimento operaio fa emergere il conflitto di classe come dato strutturale della società borghese. L’alienazione sul posto di lavoro (in particolare nelle fabbriche) tende ad estraniare la persona, ad omologarla alle altre, a farle perdere la propria identità. Si arriva dunque alla perdita della propria individualità, alla crisi d’identità dell’uomo contemporaneo di cui Pirandello si fece il maggior portavoce. L’individuo è ora sostituito dalla grandi strutture; non si trova più al centro del mondo, dove era stato posto dall’umanesimo e dal rinascimento. Il Novecento è anche il secolo in cui lo sviluppo economico moderno raggiunge i massimi ritmi. Rispetto all’Ottocento c’è stato: - Aumento del prodotto pro capite (del doppio) - Crescita della popolazione (del triplo)  da 1,6 miliardi nel 1900 a 5,5 miliardi a fine secolo - Aumento della produzione complessiva di beni e servizi (del doppio) L’agricoltura ha perso velocemente peso (forza lavoro da 40% a 5%), prima rispetto all’industria, poi rispetto al settore terziario (produttore di servizi pubblici e privati). L’autoconsumo, tipico delle società rurali, è diventato consumo di massa. Nuova organizzazione del lavoro  insieme alla qualità del lavoro e alla sua organizzazione nell’impresa (taylorismo e fordismo), il fattore decisivo della crescita economica è il progresso tecnico, generato dalle rivoluzioni scientifiche del XX secolo. Inoltre, il numero delle ore lavorate è sceso nei paesi industriali del 40% nel corso del Novecento. La crescita del prodotto è scaturita dall’innalzamento della produttività. Nell’Ottocento nei paesi più avanzati i salari superavano appena i livelli di sussistenza, i lavoratori non disponevano di tutele. Nel Novecento, invece, il risparmio dei lavoratori, le forme assicurative e le politiche sociali hanno attenuato le ripercussioni delle fluttuazioni e delle crisi. In questo secolo l’aumento medio annuo del costo della vita è stato di oltre il 4%. contro i russi  sconfitti nelle battaglie di Tannenberg e dei Laghi Masuri, ma riuscirono a conquistare la Galizia degli austriaci. In questi primi mesi di guerra la Serbia attaccava l’Austria; i Giapponesi avevano conquistato le basi tedesche in Cina; Francesi e Inglesi avevano occupato le colonie tedesche in Africa, mentre una squadra navale tedesca era stata annientata dalla flotta inglese nelle isole Falkland. 1915 A marzo la guerra si estende poi sui mari tra la flotta tedesca e quella britannica, che attacca nello stretto dei Dardanelli la Turchia, alleate degli imperi centrali. Nel maggio del 1915 un sottomarino affonda il transatlantico inglese “Lusitania”: la guerra non fa più distinzioni tra militari e civili. La guerra è ora, non solo mondiale, ma totale: coinvolge tutti. Era la prima guerra della nuova civiltà industriale: le distruzioni materiali, il numero dei morti, gli sconvolgimenti monetari, le conseguenze sociali, i turbamenti psicologici, furono proporzionati alle dimensioni tanto cresciute delle possibilità tecniche e produttive. La guerra totale comportava la mobilitazione dell’intera società. Tutte le strutture, economiche, politiche, culturali, subirono trasformazioni. Per la prima volta la rete di comunicazioni ferroviarie e stradali, i collegamenti telefonici e telegrafici furono utilizzati sull’intera area continentale a scopo bellico. Le più moderne invenzioni tecniche e scientifiche furono riconvertite in strumenti di more (gas asfissiante, motore a scoppio per carri armati…). Tutto l’apparato industriale fu sconvolto dalla pressione di una domanda di prodotti bellici travolgente e la produzione divenne un interesse diretto dello stato (nasce la moderna economia organizzata dallo stato, un colpo mortale al modello liberale e liberista). In questo anno (1915) scesero in campo due nuove potenze:  Bulgaria, a fianco degli imperi centrali:  Italia, a fianco delle potenze occidentali Perché l’Italia entra in guerra? Si contrappongono due posizioni: o I neutralisti  forze politiche ostili alla guerra, schieramento vasto e differenziato. Costituito dai liberali guidati da Giolitti (pensano di ottenere con la trattativa gli ultimi territori controllati dall’Austria: Trento e Trieste), socialisti e cattolici (e lo stesso papa Benedetto XV). o Gli interventisti  coloro che volevano entrare in guerra. Guidati dai nazionalisti (vedono la guerra come strumento di garanzia dell’ordine sociale, del comando delle classi superiori su quelle inferiori), e poi democratici, repubblicani, garibaldini, riformisti. A questi si aggiungevano esponenti dell’élite culturale come d’Annunzio e Mussolini. Nel 1915 la Triplice intesa propose all'Italia, in cambio della sua entrata in guerra contro l'Austria, ampliamenti territoriali a scapito di Vienna e una posizione di dominio nell'Adriatico. I ministri Salandra e Sonnino firmano in segreto il Patto di Londra  l’Italia si impegnava a scendere in guerra contro l’Austria in cambio del Trentino, dell’Istria, Trieste, Gorizia e Dalmazia. L’Italia dichiara guerra all’Austria il 24 maggio. Questo mesa verrà ricordato come “radioso maggio” , ovvero i giorni che precedettero l'ingresso in guerra, caratterizzati da tensioni e tumulti. Un mese in cui l'Italia passò dalla neutralità all'interventismo, in cui il Paese si trovò diviso fra manifestazioni interventiste e scioperi neutralisti, culminate con il voto della Camera del 20 maggio (in cui il Parlamento cedette e votò la concessione dei pieni poteri al governo in caso di guerra) e la dichiarazione di guerra all'Austria. 1916 A febbraio i tedeschi decisero di attaccare le truppe francesi nell’offensiva di Verdun. Anche l’esercito britannico vi partecipò, scatenando la Battaglia della Somme. I russi attirarono nel conflitto anche la Romania, la quale però venne sconfitta fin da subito dalle potenze nemiche (Austria, Germania e Bulgaria). A maggio sul fronte italiano, gli austriaci diedero corso alla spedizione punitiva (Strafexpedizion) contro l’Italia accusata di aver tradito la precedente alleanza. Le linee difensive furono sfondate in Trentino, ma gli italiani riuscirono a sbaragliare l’esercito nemico sul Pasubio e sull’Altopiano di Asiago. Mentre sul fronte carsico, le offensive dell’Isonzo permisero agli italiani di conquistare Gorizia. Sui mari, invece, si tenne la battaglia dello Jutland, dove la flotta inglese si vide schierata contro quella tedesca. Entrambe le flotte arrecarono numerosi danni, ma ciononostante gli inglesi riuscirono a respingere l’avanzata dei tedeschi. A fine 1916 erano gli imperi centrali ad essere in posizione inferiore rispetto Gran Bretagna e Francia. Per questo motivo la Germania progettò la pianificazione germanica, una strategia economica che chiamava tutte le energie nazionali al servizio della guerra. Nello stesso tempo cresceva tra la popolazione il desiderio della pace. 1917 La guerra entra in una lunga fase di stallo. D’altra parte il perfezionamento delle tecniche di trinceramento imponeva uno svolgimento lento e cruento del conflitto. Protagonista della guerra divenne la trincea, simbolo dell’immobilità degli eserciti. Questo fu l’anno più tragico. Gli scarsi risultati gettano in una crisi profonda gli eserciti. Sui diversi fronti si diffondono gli ammutinamenti dei soldati a causa della stanchezza e della caduta del morale. A marzo la Russia abbandona il conflitto dopo l'insurrezione del 3 marzo di San Pietroburgo e l'abdicazione dello zar, firmando la pace di Brest-Litovsk in base alla quale la potenza cedeva alla Germania la Polonia, l'Estonia, la Lettonia, la Lituania e riconosceva l'indipendenza dell'Ucraina  il 1917 fu anche l’anno delle due rivoluzioni russe (febbraio e ottobre) che abbatteranno l’impero zarista e porteranno i bolscevichi di Lenin al potere. Ad aprile i tedeschi, per spezzare il blocco navale britannico, proclamano la guerra sottomarina, anche nei confronti delle navi civili. Ciò provoca la reazione degli Stati Uniti che entrano in guerra il 6 aprile. Il loro intervento fu molto significativo sotto un punto di vista economico e delle forniture militari. Nei mesi di settembre e novembre sul fronte italiano l'undicesima battaglia dell'Isonzo aveva portato alla conquista dell'Altopiano della Bainsizza. Tuttavia con l'arrivo di 7 divisioni tedesche, a fianco degli austriaci, consentì la preparazione di un'offensiva sul fronte carsico: la disfatta di Caporetto (1° novembre). La sconfitta italiana portò alle dimissioni del generale Cadorna, sostituito da Armando Diaz, e le dimissioni del capo del governo Boselli, cui successe Emanuele Orlando. Il 1917, nonostante la resa della Russia, gli imperi centrali erano sempre in svantaggio rispetto le potenze dell'Intesa. 1918 A marzo i tedeschi travolsero gli inglesi sulla Somme e penetrarono oltre le loro linee per 50 km. A luglio una nuova offensiva tedesca nelle Fiandre ebbe poco successo e una terza culminò nella seconda battaglia della Marna (17 luglio). Quando l'assalto tedesco si spense iniziò la controffensiva francese, i britannici sconfissero in nemici nella battaglia di Amiens, mentre cresceva sempre più l'apporto del contingente americano. A settembre gli imperi centrali erano entrati in crisi. La Bulgaria dovette chiedere la pace il 28 settembre, la Turchia due giorni dopo. Ad ottobre gli austrici scatenano un'ultima offensiva contro gli italiani che difendevano la linea del Piave. Questi ultimi però erano passati al contrattacco nella vittoriosa battaglia di Vittorio Veneto (29 ottobre), riuscirono poi a riconquistare le terre occupate del Veneto e del Friuli, fino all’entrata a Trento e Trieste a novembre. Gli austriaci divennero sempre più deboli anche a causa del mancato appoggio da parte degli alleati tedeschi. Vista la debolezza del governo centrale, Cechi, Ungheresi, Sloveni, Croati e Polacchi proclamarono la loro indipendenza. L'Austria si vide costretta a firmare l'armistizio con l'Italia il 3 novembre a Villa Giusti. Ora in guerra vi era solo la Germania. L'estrema tensione che vi era all'interno dell'esercito tedesco fu una delle cause della fine della Prima guerra mondiale. L'8 novembre venne proclamata la Repubblica e l'11 novembre fu firmato l'armistizio. I trattati di pace  Il 18 gennaio 1919 si tenne la Conferenza generale di Versailles dove vi parteciparono i 32 Paesi vincitori e vennero siglati i diversi trattati di pace: o Versailles (Germania) – subì il diktat e fu subito presa dall’ossessione della rivincita; dovette poi restituire l'Alsazia e la Lorena alla Francia, lo Schleswig settentrionale alla Danimarca, la Slesia, la Pomerania e la Posnania alla Polonia. Le colonie tedesche vennero spartite tra Francia, Gran Bretagna e Giappone. Venne abolita la leva militare e venne imposto il divieto al riarmo. o Saint-Germain-en-Laye (Austria) – l'impero austro-ungarico cessò di esistere e diede vita a nuovi stati: Cecoslovacchia, Ungheria e Jugoslavia, altri vennero ceduti come Trentino e Istria (Italia), Bucovina (Romania) e Galizia (Polonia). o Trianon (Ungheria) – l'Ungheria dovette cedere i suoi territori alla Romania, Cecoslovacchia e alla Jugoslavia e pagare un'indennità di guerra. o Neuilly (Bulgaria) – la Bulgaria cedette la Tracia alla Grecia e la Dobrogea alla Romania. o Sèvres (Turchia) – l'impero ottomano scomparì. Andavano agli inglesi l’amministrazione dell’Iraq e della Palestina e il controllo dello stretto dei Dardanelli; alla Francia andava l’amministrazione della Siria. Grazie alla mancanza dell'impero russo alla conferenza si formarono nuovi stati: Polonia, Lituania, Lettonia, Estoni e Finlandia. Viene istituita poi la Società delle Nazioni. Gli Stati Uniti uscivano dalla guerra come grandi creditori delle maggiori potenze europee. o Soppressione delle libertà democratiche quali libertà di stampa e riunione (limitazione libertà) o Furono sciolti tutti i partiti e le associazioni non fasciste (partito unico) o Proibito il diritto allo sciopero o Allontanamento di tutti i funzionari pubblici che non giurano fedeltà al regime o I sindaci eletti dal popolo vengono sostituiti con dei podestà scelti dal governo centrale o Pena di morte o carcere per oppositori o Il capo del governo (potere legislativo) rende conto del proprio operato solo al re e non al governo o Il Gran Consiglio del fascismo divenne una vera e propria istituzione dello stato, sostituisce il Parlamento o Viene introdotta una nuova legge elettorale che prevedeva una lista unica (fascista) Il governo fascista però non si limitò ad impedire le libere elezioni o la libertà di stampa, di parola o di pensiero, ma cercò di ottenere in modo forzato il consenso popolare, dando vita a uno dei primi esempi della storia di regime totalitario  sistema politico autoritario che domina l’intera società e tutti gli aspetti della vita quotidiana (divertimento, educazione, cultura…) con l’obiettivo di spingere la popolazione a aderire al regime. Attraverso la propaganda l’informazione era completamente controllata (radio, EIAR, cinegiornali, cinema) con informazioni e simboli che esaltassero il regime  viene fondato l’Istituto Luce che serviva alla realizzazione di cinegiornali e documentari con finalità propagandistiche. Il consenso veniva raggiunto anche grazie alla gestione del tempo libero:  Opera Nazionale Dopolavoro (organizzava spettacoli, gite, attività sportive…)  Opera nazionale Balilla (educazione fisica e morale dei giovani fino ai 21 anni) Economia - Attutò una svolta protezionistica, riducendo le importazioni e aumentando la produzione interna, con l’obiettivo di fare dell’Italia un paese autarchico => in grado di produrre tutto ciò di cui aveva bisogno - Nel 1933 fu costituito l’Istituto per la ricostruzione industriale (IRI), attraverso il quale lo stato divenne proprietario delle maggiori banche (Credito italiano e Banco di Roma)  intervento statale - Aumento investimenti nelle opere pubbliche finalizzati a riassorbire la disoccupazione e avvio un piano di bonifica delle aree agricole - Nascono i grandi apparati burocratici del parastato (gli enti mutualistici e pensionistici) con cui il regime provvedeva alla sussistenza delle masse lavoratrici Rapporto con la chiesa Firma dei Patti Lateranensi (1928)  la Chiesa riconosceva ufficialmente lo Stato italiano, mentre quest’ultimo si impegnava a pagarle un risarcimento per la perdita del suo potere temporale. La Chiesa, inoltre, manteneva la sovranità sul territorio circostante la Basilica di San Pietro. Politica estera L’espansionismo imperialistico, il bellicismo e l’aggressività costituiscono i caratteri salienti del DNA fascista e pertanto ne caratterizzano la politica estera. In Europa il fascismo tiene una linea di larvata ostilità nei confronti della Francia che ospita molti antifascisti mentre si avvale della tradizionale amicizia britannica e del nuovo sostegno finanziario americano. La politica estera del regime poggiò si due direttrici fondamentali:  Espansione militare in Africa  Penetrazione nell’area balcanica Il 3 ottobre 1935 Mussolini dichiara guerra all’Etiopia. La campagna d’Africa, che si concluse nel maggio 1936 con l’occupazione di Addis Abeba e la proclamazione dell’Impero, segna anche la fine della politica di buon vicinato tra l’Italia e le democrazie europee. Prima della conquista d'Etiopia i rapporti tra Mussolini e Hitler non sono buonissimi, ma a partire dal 1936 con la conseguente frattura con le potenze occidentali e con la Società delle Nazioni, il fascismo si lega in modo sempre più stretto alla Germania  Asse Roma-Berlino (1936): alleanza privilegiata. Nello stesso anno vengono mandate truppe italo- tedesche in appoggio alle truppe del generale Francisco Franco contro il governo repubblicano nella guerra civile spagnola.  1937: Patto Anticomintern fra Italia, Germania e Giappone. In funzione antirussa ed anticomunista.  1938: Promulgazione delle legge razziali e antisemite da parte del governo italiano, che esclusero gli ebrei dalle scuole, dall’esercito, dalle cariche pubbliche e dall’amministrazione.  1939: firma del Patto d’Acciaio tra Mussolini e Hitler che impegna il fascismo in un’alleanza militare con il nazismo e ne segna il definitivo destino comune. LA RIVOLUZIONE IN RUSSIA (pag. 173-178) La Russia nel 1914 entra nella Prima Guerra Mondiale, ma l’economia e la popolazione russa non potevano sopportare lo sforzo bellico, le industrie non erano abbastanza preparate, era ancora un impero arretrato e il 90% della popolazione era costituita da contadini  porta ad un peggioramento delle condizioni di vita della popolazione che sfociano in nuove proteste e rivolte. Rivoluzione di febbraio (1917)  lo zar Nicola II decide di entrare in guerra pensando che si trattasse di una guerra lampo, ma nel 1917, dopo che l’esercito tedesco riuscì a penetrare in Russia, i contadini vengono richiamati alle armi, lasciando i campi e dando inizia a una profonda carestia. La popolazione è stremata, vengono proclamati nuovi scioperi, chiedendo la pace e il pane. A Pietrogrado (capitale dell’impero) l’esercito si schiera con i manifestanti. Lo zar è costretto ad abdicare e fugge. La monarchia cade e viene creato un governo provvisorio costituito da due nuclei di potere:  Il governo provvisorio guidato da Kerenskij, appoggiato dai borghesi. Volevano proseguire la guerra.  I soviet delle fasce povere della popolazione (operai/contadini e i soldati) che non vogliono proseguire la guerra. Guidati da Lenin. I soviet erano composti da gente comune priva di esperienza politica, ma detenevano un potere effettivo che non sapevano come gestire. Le richieste principali erano la fine della guerra, la terra per i contadini, aumenti salariali per gli operai e pane per tutti. Non appena appreso dei fatti di febbraio, Lenin, capo del partito, che da alcuni anni si trovava in Svizzera, decise di tornare in Russia. Il giorno seguente, 4 aprile 1917, alla conferenza del partito bolscevico Lenin espose quelle che sarebbero diventate le linee guida del partito per i mesi futuri, conosciute come le "Tesi di Aprile". o Il proletariato doveva porre fine al dualismo dei poteri, abbattendo il governo provvisorio, borghese, e trasferendo tutto il potere ai soviet. o I contadini dovevano occupare le terre dei grandi latifondisti. o La guerra doveva essere immediatamente fermata per giungere ad una pace senza profitti per alcuna delle parti. L’impresa politica di Lenin consistette nel trasformare questa insurrezione popolare anarchica e incontrollata nell’organizzazione della presa del potere da parte del partito bolscevico. Rivoluzione bolscevica (o Rivoluzione d’ottobre) Il governo provvisorio prese la decisione di rimanere in guerra e si rifiutò di avviare la riforma agraria chiesta dai contadini. Lenin e i bolscevichi facevano parte del Partito Operaio Socialdemocratico Russo che successivamente diventerà il Partito Comunista dell’Unione Sovietica. Il 6 e 7 novembre 1917 (24 e 25 ottobre secondo il calendario Giuliano) i bolscevichi attuano un colpo di stato contro il governo provvisorio; colpirono il Palazzo d’Inverno e arrestarono i membri del governo provvisorio. I bolscevichi formarono un governo rivoluzionario unico presieduto da Lenin, occupando i punti chiave del paese. I bolscevichi, infatti, si impossessarono del potere senza quasi dover combattere. Salgono al potere i bolscevichi  Firma trattato di pace con la Germania (Brest-Litovsk) per uscire dalla guerra, perdendo la Polonia e la Lituania Instaura la dittatura del proletariato Conferisce più potere ai soviet Pag. 176-177 L’EGEMONIA DEGLI STATI UNITI E GLI ANNI ‘30 (pag. 185-195) La grande guerra dà una forte scossa agli equilibri mondiali, sia dal punto di vista economico, sia politico, sia sociale. Gli Stati Uniti entrano in guerra ancora debitori delle maggiori potenze europee e ne escono come principali creditori del mondo. Già nel 1913 gli erano diventati la più grande economia mondiale (producevano 1/3 della produzione industriale mondiale). Nel 1914, mentre in Europa scoppiava la guerra, negli Stati Uniti iniziava una nuova fase dello sviluppo capitalistico:  Taylorismo  l’ingegnere Taylor perfezionò il modello di organizzazione del lavoro nella grande fabbrica industriale riguardo la catena di montaggio (venne suddivisa in tante operazioni, frazionate per le diverse mansioni operaie)  Fordismo  da Ford, il grande proprietario della fabbrica di automobili che fissa per gli operai la giornata di otto ore lavorative e il salario quotidiano all’elevato livello di 5 dollari al giorno. Al centro del sistema di impresa si collocheranno d’ora in poi i consumatori. Il sistema fordista prevede la trasformazione in consumatori anzitutto degli operai e dei lavoratori, i cui alti salari sono finalizzati all’aumento della domanda di acquisto di merci. Inoltre, la produzione di merci standardizzate (tutte uguali) favorisce la diffusione dei consumi dalle élites alle masse di lavoratori e dei ceti medi. Il nuovo modello capitalistico porta gli Stati Uniti a essere non solo il maggior esportatore di capitali, ma anche il maggior esportatore di merci, di prodotti agricoli e di manufatti industriali. In Europa (pag.188), invece, si rimase lontani da queste prospettive: si continuava su strade che rendessero compatibili gli alti profitti degli imprenditori e i bassi salari dei lavoratori. Dopo la Grande Guerra, il presidente Thomas Woodrow Wilson (due mandati: 1913-17 e 1917-21) si impegnò a promuovere la sua idea di riassetto del mondo su base etnica: l'8 gennaio 1918 tenne il suo famoso discorso dei Quattordici punti al congresso di Parigi, avanzando alcune proposte (cercando di spostare il continente americano dal tradizionale isolazionismo a un ruolo politico attivo sulla scena mondiale): o Pace giusta per tutti fondata sul principio dell'autodeterminazione dei popoli, inteso come comunità etnica. Secondo tale principio ogni etnia doveva avere il suo stato nazionale; o Libertà dei mari e dei commerci; o Creazione di una Società delle Nazioni, come luogo di mediazione e di soluzione pacifica dei conflitti internazionali. Questo programma non convince le potenze europee, ma non convince nemmeno il Congresso degli Stati Uniti, che rifiuta di ratificare i trattati di pace e di aderire alla Società delle Nazioni. Le prime elezioni presidenziale del dopoguerra (1920) furono anche le prime elezioni a suffragio universale (riconosciuto diritto di voto alle donne) e videro la netta affermazione del candidato presidente repubblicano Warren Gamaliel Harding. o Si concentra sulla crescita interna e si disinteressa alle questioni dei paesi europei=> politica dell’isolazionismo o Strada conservatrice o Adotta misure protezionistiche (alte tariffe doganali) in difesa del prodotto nazionale o Introduce il proibizionismo (fino al 1933) LA SECONDA GUERRA MONDIALE (pag. 197-207) L’avvento del nazismo in Germania (1933) si presentò da subito come un fattore destabilizzante dell’equilibrio europeo. Difatti, la Germania nazista abbandonò subito la Società delle Nazioni. Le maggiori potenze, inoltre, non diedero credito ai propositi indicati da Hitler nel Mein Kampf.  Il progetto di Hitler era quello di estendere i confini della Germania per ricomprendervi tutte le popolazioni di ceppo e di lingua tedesca. Annessione all’Austria e questione cecoslovacca 1934 – Primo tentativo di annessione dell’Austria fallito. 1938 – Ci riuscì a marzo per volontà del cancelliere austriaco Seyess-Inquart (esponente del partito nazista austriaco) per salvare il Paese dal caos politico. Nel 1934 l’Italia fascista si era mossa per impedire l’annessione dell’Austria alla Germania, al fine di tutelare i confini stabiliti dopo la Prima Guerra mondiale. Al contrario, Francia e Gran Bretagna assistettero a: - La riappropriazione tedesca della Saar (1935) - La rimilitarizzazione della Renania (1936) Le stesse potenze non tennero fede nemmeno alle garanzie fornite alla Cecoslovacchia nella conferenza di Monaco del 1938 (si riunirono Mussolini, Hitler, premier britannico Chamberlain e Primo Ministro francese Daladier) e consentirono alla Germania di occupare non solo la regione dei Sudeti (popolazioni tedesche che vivevano lungo i Monti Sudeti), ma anche la capitale Praga. Hitler chiese poi (marzo 1939) alla Polonia la restituzione della città di Danzica e dei territori che univano tale città alla Polonia (il cosiddetto corridoio polacco). La Polonia respinse la richiesta. Hitler, nella prospettiva di scatenare una nuova guerra, voleva assicurarsi la neutralità dell’URSS  stipulazione del Patto di non aggressione (durata di 10 anni) tra Ribbentrop e Molotov (ministri degli Esteri) Nel frattempo, nel corso del 1939, anche l’Italia fascista si allineò alla politica aggressiva della Germania. In aprile le truppe italiane occuparono l’Albania e Mussolini rivendicò Tunisi, Gibuti, Nizza, la Savoia e la Corsica. Il rapporto di amicizia tra Italia e Germania fu rafforzato da un’ulteriore alleanza  Patto d’Acciaio – sanciva il reciproco impegno a fornire aiuti militari in caso di guerra. Lo scoppio della guerra Dopo aver occupato gran parte della Cecoslovacchia, Hitler si apprestava con l’occupazione della città polacca di Danzica. Il Patto di non aggressione stipulato poco prima convinse Hitler ad attaccare: è il 1° settembre 1939 e inizia la Seconda Guerra mondiale. L’esercito tedesco attuò la strategia della guerra-lampo. Furono occupate rapidamente la Polonia e poi la Norvegia, passando per la Danimarca. Intanto l’Unione Sovietica occupava la Polonia orientale e la Finlandia. 3 settembre – Francia e Gran Bretagna dichiarano guerra alla Germania 5 settembre – USA e Giappone proclamano la loro neutralità L’Italia, malgrado il Patto d’Acciaio, rimase in un primo momento fuori dal conflitto armato Il fronte occidentale L’esercito anglo-francese e quello tedesco si affrontarono. In particolare, i francesi, per difendersi dalla Germania, avevano attrezzato una fortificazione lungo tutta la frontiera (linea Maginot). Anche stavolta i tedeschi attaccarono passando per l’Olanda e il Belgio. In un mese conquistarono Parigi (giugno 1940). La Francia, la più grande potenza militare del continente, si arrese dopo pochi giorni. Il maresciallo Petrain costruì un governo cui restava il controllo della Francia centro-meridionale, con capitale Vichy. I 3/5 della Francia passavano sotto la diretta amministrazione tedesca. Inoltre, i nazisti attaccarono la Danimarca e la Norvegia. Lo scopo era quello di stringere l’Inghilterra con una manovra “a tenaglia” per favorire lo sbarco delle truppe via mare. La Germania, che riuscì a coinvolgere nel conflitto anche la Scandinavia (contro inglesi), ottenne anche le miniere di ferro e le loro basi navali. Il fronte orientale I russi occuparono la Lituania, la Lettonia e l’Estonia e completò la sua avanzata con l’attacco della Finlandia, che le costò una parte del suo territorio. L’Italia in guerra Nel 1939 l’Italia si trovò in una difficile situazione: Mussolini si era impegnato con il Patto d’Acciaio, tuttavia, sapeva che l’esercito non era pronto a sostenere una guerra  le operazioni in Etiopia e Spagna avevano prosciugato le risorse economiche e militari. Si dichiara in stato di “non belligeranza”  non entrava in guerra, ma non si dichiarava nemmeno neutrale I successi della Germania e il crollo della Francia indussero Mussolini a pensare che il conflitto si sarebbe risolto in fretta a vantaggio dei tedeschi. Il 10 giugno 1940 l’Italia entrò in guerra contro la Francia e l’Inghilterra. L’esercito italiano disponeva di armamenti arretrati e insufficienti (solo l amarina era ben equipaggiata). Le prime iniziative militari dell’Italia rivelarono l’inadeguatezza delle forze armate: o Tentativo di strappare Malta agli inglesi fallito; o Attacco contro i possedimenti inglesi in Africa Settentrionale (Sudan e Somalia) fermato; o Invasione della Grecia, l’esercito italiano viene respinto e subisce gravi perdite. La Germania fu costretta ad intervenire a sostegno dell’Italia. L’estensione del conflitto in Europa e nel mondo  Battaglia d’Inghilterra  Nella sua concezione del nuovo ordine mondiale, Hitler avrebbe voluto trovare un compromesso con l’impero britannico. Ma il nuovo premier Churchill rifiutò e divenne il più convinto fautore della guerra antinazista. Svanita la prospettiva della trattativa, Hitler preparò l’invasione della Gran Bretagna  operazione Leone marino: nel 1940 i tedeschi sbarcano sulle coste britanniche, inoltre, l’aviazione tedesca bombardò incessantemente Londra e le maggiori città inglesi. A settembre Hitler rinuncia a questo progetto. Con la vittoria della Gran Bretagna la Guerra Lampo si trasformò in una Guerra di Logoramento.  Invasione dell’Unione Sovietica  in Hitler maturava anche l’attacco all’Unione Sovietica per la lotta ideologica e razziale contro il comunismo, lo slavismo e l’ebraismo. Nel giugno del 1941 iniziava l’Operazione Barbarossa  prevedeva il rapido annientamento della resistenza nemica in una Guerra Lampo (3 milioni di uomini, 10 mila carri armati). All’impresa partecipò anche l’Italia. I russi persero i Paesi Baltici, la Bielorussia, buon parte dell’Ucraina e la Crimea settentrionale, ma riuscirono a resistere. Con l’arrivo dell’inverno russo l’avanzata si arrestò.  Gli avvenimenti del Pacifico  la politica militare del Giappone ai danni della Cina suscitò la reazione di Francia e Gran Bretagna, ma soprattutto degli USA, i quali erano interessati al controllo del Sud-Est asiatico e del Pacifico. Per questi motivi il Giappone si allea con Germania e Italia nel Patto Tripartito (1940), vicine per affinità di scelte politiche allo stato nipponico. Il Giappone, inoltre, strinse un patto di neutralità con L’Unione Sovietica (1941). Approfittando della debolezza francese, il Giappone occupò nel luglio del 1941 l’Indocina francese. Gli USA reagirono imponendo il blocco delle esportazione verso di esso (provvedimento pesantissimo per un paese privo di materie prime). A dicembre i giapponesi attaccarono la flotta degli Stati Uniti ancorata a Pearl Harbor (Hawaii). Pochi giorni dopo Francia e Gran Bretagna le dichiararono guerra: la guerra si era estesa in tutto il mondo.  Gli Stati Uniti  negli anni Trenta avevano perseguito la propria politica di isolamento. Ma a partire dal 1940, con il presidente Roosevelt, si mutò indirizzo. Nel 1941 il Congresso americano varò la legge “Affitti e prestiti”  conferiva al presidente il potere di disporre aiuti belligeranti contro la Germania nazista. Gran Bretagna, URSS, Francia e Cina, poterono approvvigionarsi non solo di materiale bellico, ma anche di derrate alimentari. In estate Roosevelt incontrò Churchill per sottoscrivere la Carta Atlantica  dichiarazione di principi che riprendeva idealmente i “14 punti” di Wilson: condannava la politica di conquista, auspicava il diritto dei popoli di vivere liberi e riaffermava la libertà dei commerci e della navigazione. Il genocidio degli ebrei Nel 1942 il dominio della Germania nazista in Europa raggiunse la sua massima espansione. I nazisti intendevano costruire una “nuova Europa” basata sulla supremazia della Germania e sulla subordinazione dei popoli alleati e di quelli sottomessi. La supremazia spettava alla “razza ariana”; i popoli slavi dovevano semplicemente fornire la manodopera e le risorse necessarie per sostenere l’economia del Reich. La politica razziale sprofondò nell’abisso dello sterminio degli ebrei, destinati al genocidio di un intero popolo => la persecuzione provocò 6 milioni di vittime. La fine della guerra L’entrata in guerra degli USA, che introdussero il loro potenziale economico, determinò le prime sconfitte per gli eserciti del Patto Tripartito. fra il 1942 e il 1943 l’andamento del conflitto registrò una svolta a favore degli Alleati.  Pacifico – gli Usa respingono l’offensiva giapponese e conseguono risultati fondamentali nel Mar dei Coralli, nei pressi delle isole Midway, a Guadalcanal e nelle Isole Salomone. I giapponesi dovettero limitarsi a difendere i territori conquistati all’inizio del conflitto.  Atlantico – gli Alleati dimostrano la propria superiorità militare. I sommergibili tedeschi attaccarono le nevi statunitensi che portavano rifornimenti alla Gran Bretagna. Gli Anglo-Americani riuscirono a difendere la loro flotta e a spezzare l’accerchiamento tedesco nella Battaglia del Mediterraneo.  Africa – il generale inglese Montgomery condusse la controffensiva alleata che culminò nella battaglia di El Alamein (ott-nov 1942). Gli Italo-Tedeschi furono sconfitti e il continente africano veniva riportato sotto il controllo alleato.  Russia – sul fronte orientale la Germania lanciò un’offensiva con l’obiettivo di conquistare il Caucaso (zona ricca di petrolio e gas). Hitler commise l’errore di dividere l’esercito nazista in due tronconi (uno verso il Caucaso e l’altro nel centro industriale di Stalingrado). A novembre l’Armata Rossa passò al contrattacco: entrambi gli eserciti furono annientati (assiderati, uccisi o imprigionati). Hitler, incapace di valutare la portata della sconfitta, decise la mobilitazione di tutte le risorse militari tedesche, affidando ad Albert Speer di gestire l’economia bellica della Germania.  Italia – dopo la vittoria in Africa, gli Anglo-Americani assunsero il controllo del Mediterraneo, e tentarono l’occupazione dell’isola di Pantelleria; poi, sbarcarono in Sicilia, occuparono Palermo e in un mese si impadronirono dell’intera isola. La perdita della Sicilia fece perdere consensi al Fascismo  1943 – caduta del regime fascista  Francia – nel 1944 nella Conferenza di Teheran (in cui si incontrarono Stalin, Roosevelt e Churchill) fu deciso di attuare lo Sbarco in Normandia, nel nord della Francia. L’Operazione Overlord ebbe inizio sotto il generale americano Eisenhower. I tedeschi furono colti di sorpresa, ma resistettero. Dopo due mesi di combattimenti gli Alleati riuscirono a sfondare le linee tedesche e dilagarono nel Nord della Francia. Un secondo sbarco fu effettuato in Provenza. Il 26 agosto 1944 gli Alleati e il generale Charles de Gaulle (che venne letto poco dopo presidente della Repubblica francese) entrarono a Parigi.  Germania – a seguito della battaglia di Stalingrado, l’Armata Rossa si spinse verso l’Europa centrale e i Balcani, puntando verso la Germania, mentre gli americani giungevano da occidente. Il 30 aprile, mentre i Sovietici stavano entrando a Berlino, Hitler si suicidò insieme ad altri capi nazisti.  Giappone – nella primavera del 1945 la guerra era ormai finita in Europa, ma proseguiva nell’Oceano Pacifico. Gli statunitensi sottoposero per diversi mesi il territorio giapponese a pesanti bombardamenti. Nello stesso anno Roosevelt morì; il suo successore, Harry Truman, decise di impiegare la bomba atomica  Hiroshima (6 agosto) Nagasaki (9 agosto) Al Giappone non restò che chiedere la resa senza condizioni (2 settembre 1945). I risultati del referendum istituzionale furono favorevoli alla Repubblica. Nelle elezioni per l’Assemblea costituente ed emergere furono soltanto la Democrazia Cristiana (35%), il Partito Socialista (21%) e il Partito Comunista (19%). Mentre il Partito Liberale Italiano, che prima del fascismo aveva avuto nelle sua mani la direzione del paese, si riduceva al 7% e il Partito d’azione (elemento di punta della Resistenza) scompariva quasi completamente (1,5%). Alla vittoria democristiana aveva contribuito non poco la Chiesa che, timorosa di una presa del potere da parte delle sinistre, aveva esercitato la sua influenza su larghi strati di cattolici. Sia il voto referendario che quello per la Costituente mostrarono un’Italia ancora una volta divisa in due:  Nord – prevalsero nettamente i consensi per la repubblica e per le sinistre (75%)  Sud – prevalsero i consensi per la monarchia e delle formazioni della destra liberale e monarchica. La monarchia scompariva  nascita repubblica democratica fondata su: - La libertà e la partecipazione politica diffusa - L’affermazione costituzionale dei diritti sociali - La diversità radicale rispetto all’autoritarismo illiberale Alla sua prima seduta, il 28 giugno 1946, l'Assemblea Costituente, sotto la presidenza di Giuseppe Saragat, elesse quindi Capo Provvisorio dello Stato Enrico De Nicola che, dal 1º gennaio 1948, assunse titolo ed attribuzioni di Presidente della Repubblica. Il trattato di pace  Alla fine della Seconda guerra mondiale l'Italia si trovò in una particolare situazione internazionale: sino all'armistizio dell'8 settembre 1943 l'Italia aveva combattuto come alleata con la Germania nazista dalla quale si era inizialmente dissociata fino successivamente a dichiararle guerra come nemica. Nel frattempo si era sviluppato un movimento di liberazione nazionale contro l'occupazione tedesca e i loro collaboratori della Repubblica sociale che aveva contribuito alla vittoria delle forze alleate. Per gli Alleati l'Italia però era considerata una nazione sconfitta alla quale veniva riconosciuta solo la condizione di cobelligeranza. Questo fece sì che l'Italia nella conferenza di pace di Parigi (1946) venisse considerata alla stessa stregua delle altre nazioni europee alleate della Germania e sconfitte per cui le condizioni di pace impostele furono molto gravose: o Cessione alla Francia del comune di Tenda e di parte dei comuni di Briga; o Cessione alla Jugoslavia di parte di buona parte dell'Istria, la città di Zara, la città di Fiume e Pola; o Cessione delle isole del Dodecaneso alla Grecia; o Rinuncia ai possedimenti territoriali in Africa (Libia, Eritrea e Somalia); o Perdita della Venezia Giulia e l’internazionalizzazione di Trieste. Città simbolo dell’irredentismo italiano della grande guerra, venne occupata dai partigiani di Tito che cercarono di slavizzare la città e di rivendicare su di essa la sovranità della repubblica jugoslava. La questione venne risolta provvisoriamente con la formazione del Territorio libero di Trieste (TLT) che divise la città in due zone: 1. Zona A  corrispondente al territorio urbano, amministrata dalle forze alleate 2. Zona B  amministrata dalla Jugoslavia Con la firma del trattato di pace la guerra mondiale era finalmente finita anche per l’Italia, che riacquistava pienamente la sovranità statale. L’ITALIA REPUBBLICANA (pag. 219-227) La storia della Repubblica Italiana riguarda gli eventi attinenti alla storia d'Italia che si sono succeduti a partire dal 1946; la storia repubblicana viene generalmente divisa nelle fasi della prima e della seconda Repubblica. PRIMA REPUBBLICA In quegli anni l'Italia operò le scelte decisive che avrebbero determinato il proprio destino: guidata da De Gasperi, che presiedeva un governo di unità nazionale composto dai tre partiti antifascisti del CLN, l'Italia accettò di entrare a far parte della sfera di influenza atlantica, filoamericana e anticomunista, contrapposta al blocco sovietico. Ciò accese una competizione politica tra i due maggiori partiti, la DC e il PCI. Quest'ultimo rimarrà da allora confinato all'opposizione per via dei legami ideologici e finanziari con l'Unione Sovietica, legami che avrebbero provocato, nel caso di una sua entrata al governo, una rottura dell'alleanza internazionale con gli Stati Uniti e degli accordi di Yalta. Fu durante la missione di De Gasperi del gennaio 1947 negli Stati Uniti, in cui si accordò con essi per ricevere gli aiuti economici previsti dal Piano Marshall (un prestito di 100 milioni di dollari), che si aprì un dialogo costruttivo tra USA e Italia, in grado di dare a De Gasperi il sostegno necessario ad attuare l'ambizioso disegno di un nuovo governo senza le sinistre. Il Piano Marshall, con cui si chiedeva ai paesi beneficiari di estromettere in cambio le forze filosovietiche, fu il primo atto della guerra fredda. De Gasperi punta a fare della DC il centro politico di uno schieramento nazionale che tiene insieme le forze cattoliche, gli interessi economici più rilevanti, i diversi strati sociali di orientamento moderato.  Il mondo sta per dividersi tra i paesi dell’Europa occidentale (aderiranno al piano Marshall) e gli stati e i partiti comunisti (organizzati nel Cominform di Stalin). Scissione socialista  Un'altra anomalia tipicamente italiana fu l'atteggiamento del Partito Socialista, che a differenza di quanto avveniva negli altri paesi occidentali decise di avvicinarsi alle posizioni dei comunisti. Alcuni esponenti del partito, guidati da Saragat, disapprovando la scelta di legarsi all'Unione Sovietica, operarono nel gennaio 1947 una scissione, dando vita al Partito Socialista dei Lavoratori Italiani, che in seguito diverrà Partito Socialdemocratico Italiano. Il 31 maggio 1947 De Gasperi forma un governo di cui non fanno più parte i comunisti e i socialisti. Il 3 giugno 1947 veniva presentato il Piano Marshall per la ricostruzione di quella parte dell’Europa pronta a riconoscersi nel programma americano che seguiva la dottrina di Truman di contenimento del comunismo. A inizio autunno, invece, l’URSS costituiva il Cominform. La guerra fredda spaccava l’Europa in due blocchi contrapposti. Nelle decisive elezioni del 1948 l’opposizione era tra comunismo e anticomunismo. La guerra ideologica era a un passo dal diventare una guerra vera e propria. Nella campagna elettorale due furono gli interventi principali:  Chiesa  Gli Stati Uniti, grazie agli aiuti economici influenzarono l’elettorato italiano a non votare le liste del Fronte popolare (comunisti, socialisti e democratici). La paura del comunismo e del totalitarismo sovietico svolse un ruolo centrale nell’indirizzare il voto della maggioranza degli italiani verso la DC. Vince la Democrazia Cristiana. Negli ultimi giorni del 1947 venne infine ultimata la stesura della Carta Costituzionale, entrata ufficialmente in vigore il 1º gennaio 1948. Fu questo un periodo particolarmente felice per la letteratura italiana ed ancor di più per il cinema, con l'affermazione del neorealismo. L’età del centrismo  Dopo che il 31 maggio 1947 era caduto il terzo governo De Gasperi per la fuoriuscita di socialisti e comunisti, si formò il IV governo De Gasperi appoggiato soltanto dalla Democrazia Cristiana, dal Partito Liberale Italiano, dal Partito Repubblicano Italiano, e dal neonato partito socialdemocratico di Saragat. L'esecutivo si avvalse anche di un gruppo di tecnici guidati dal liberale Luigi Einaudi, il quale attraverso una politica deflazionistica, attenta alla spesa pubblica e ai salari, riuscì a far diminuire fortemente l'inflazione. Fu l'inizio di una lunga fase di governo detta del "centrismo", perché dominata da partiti collocati esclusivamente nell'area di centro dello schieramento politico (1948-1953). Cosa succede durante questi anni? o L’attentato di Togliatti (estete 1948) ebbe grosse conseguenze: in tutta Italia furono organizzati scioperi e cortei di protesta e per qualche giorno sembrò che stesse per iniziare una guerra civile, o una rivoluzione comunista. Nei giorni successivi ci furono violenti scontri tra la polizia e i manifestanti; o Su richiesta degli Stati Uniti nel 1949 l'Italia aderì alla NATO (Patto Atlantico), un'alleanza fra i paesi occidentali contrapposta al patto di Varsavia guidato dall'Unione Sovietica; o Il 1949 fu anche l’anno delle più forti lotte contadine, in risposta all’offensiva degli agrari che cercavano di riappropriarsi delle terre espropriate in Calabria. La conflittualità era diffusa anche nelle fabbriche, dove gli operai scioperavano contro i licenziamenti  dura repressione della polizia che sparò ai manifestanti. Nel 1950 un nuovo governo De Gasperi (VI) avvia un programma di riforme, come risposta al diffuso malessere sociale e all’acuirsi del conflitto politico. Riforma agraria  Assegna a 90 mila famiglie contadine 400 mila ettari espropriati alla grande proprietà terriera. Attuava, tramite l'esproprio coatto ai grandi latifondisti, la distribuzione delle terre incolte ai braccianti agricoli rendendoli così piccoli imprenditori. Nel Mezzogiorno si chiudeva così la lunga epoca del dominio dei proprietari terrieri. Il governo interveniva poi nell’area meridionale con un progetto di legislazione straordinaria e istituiva la Cassa per il Mezzogiorno  era un ente pubblico italiano creato per finanziare iniziative industriali tese allo sviluppo economico del meridione d'Italia, allo scopo di colmare il divario con l'Italia settentrionale. Se da un lato stava nascendo una nuova borghesia benestante, nel paese permanevano ancora delle sacche di povertà, dovute al fatto che i salari dei lavoratori crescevano più lentamente rispetto ai ritmi della produzione industriale. La tensione sociale rimase quindi fortissima per qualche anno. Tutti temevano che, da un momento all’altro, potesse scoppiare la terza guerra mondiale.  Sul versante estero, nel 1951 l'Italia aderì al Trattato di Parigi che istituiva la CECA (Comunità europea del carbone e dell'acciaio), il primo embrione di un'organizzazione europea. Nel 1955 venne ammessa invece alle Nazioni Unite. Il 1958 vedrà infine la nascita della Comunità Economica Europea, il primo passo verso la realizzazione dell'Unione europea. La DC intanto stava guardando con crescente preoccupazione all'avanzata sulla propria destra del Movimento Sociale Italiano. Alcuni componenti del clero cattolico, compreso papa Pio XII, intimoriti dal clima da guerra fredda e dalla minaccia sovietica, auspicarono un'alleanza con le destre ritenendo fosse opportuno unire adesso le forze in funzione anticomunista: fu pertanto incaricato lo storico leader don Luigi Sturzo di trovare una mediazione tra DC, MSI e monarchici. Ampi settori della DC, tuttavia, tra cui lo stesso De Gasperi, opposero resistenza al progetto. L'atteggiamento della DC nei confronti delle destre fu molto duro e aperto anche negli anni successivi. Per contrastare la loro avanzata fu varata nel 1953 una legge elettorale, ribattezzata dagli oppositori "legge truffa", che prevedeva un premio di maggioranza al partito (la DC nelle intenzioni) che avesse superato la soglia del 50% dei voti. Questa legge non avrebbe danneggiato tanto le sinistre che mantenevano ampi consensi elettorali nel paese, ma proprio le destre Nel marzo 1947 il presidente Harry Truman (eletto dopo la morte di Roosevelt) lanciò la sua dottrina del contenimento del comunismo nella sua espansione verso i paesi europei e dello sviluppo economico e politico del mondo occidentale con l’aiuto finanziario e la direzione degli Stati Uniti. Tre mesi dopo il Generale Marshall, Segretario di Stato statunitense, annunciava un progetto di aiuti americani ai paesi dell’Europa occidentale, il cosiddetto Piano Marshall si prefiggeva di:  Fornire i capitali e le materie necessarie ad alimentare la ripresa delle economie europee;  Accrescere i livelli di produttività, di reddito e di occupazione;  Determinare una duratura interdipendenza dei mercati mondiali, in primo luogo tra Europa e Nord America. Il consolidamento di una robusta crescita economica avrebbe stabilizzato le nazioni europee, rafforzando il consenso sociale e marginalizzando le opposizioni comuniste. Sempre nel 1947 Andrej Zdanov rispose alla dottrina Truman e al piano Marshall con un discorso in cui denunciava l’espansionismo imperialista degli USA e crea il Cominform (consiglio di mutua assistenza economica) al quale aderirono Bulgaria, Romania, Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria e Albania. Iniziava l’epoca del bipolarismo, il lungo periodo della guerra fredda* tra queste due superpotenze. Il mondo era orami diviso in due blocchi contrapposti:  Quello occidentale, guidato dagli Stati Uniti, caratterizzato da un’economia capitalista e da un’organizzazione politica liberale;  Quello orientale, guidato dall’Unione Sovietica, caratterizzato da un0economia pianificata dallo Stato e da un’impostazione politica a vocazione totalitaria. L’esplosione della guerra fu sfiorata più volte. Nel 1948 i sovietici bloccarono le vie di accesso a Berlino (Blocco di Berlino) collocata interamente nella Germania comunista, ma con la parte ovest occupata dalle forze occidentali: cercarono di impedire che le aree più ricche della Germania, già occupate dagli eserciti angloamericani, fossero integrate nell’Europa occidentale e volevano far morire di fame gli occidentali per indurli a lasciare la città. Gli americani riuscirono a rifornirla attuando un ponte aereo aggirando il blocco terrestre dei sovietici. La crisi si risolse senza conseguenze militari e Berlino rimase divisa in due sfere di controllo. Nel maggio 1949 nasceva la Repubblica federale tedesca, che sarebbe divenuta il motore del grande boom economico dell’Europa occidentale. Nel 1949, inoltre, venne firmato il Patto atlantico che impegnava i firmatari (Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Belgio, Olanda, Canada, Lussemburgo, Norvegia, Danimarca, Islanda, Portogallo e Italia) in un’alleanza militare, chiamata Nato, a difesa del “Mondo libero”. *Guerra fredda => guerra combattuta con le armi della diplomazia, dell’economia e dell’ideologia: una guerra di civiltà. Fredda perché non vi fu mai un fronte che ponesse i due blocchi direttamente l’uno contro l’altro. La pace e l’equilibrio furono garantiti dal cosiddetto equilibrio di terrore; nessuna delle due superpotenze ebbe il coraggio di sferrare il primo attacco. LA DECOLONIZZAZIONE E IL TERZO MONDO (pag. 239-245) Tra il 1945 e i primi anni Sessanta la geografia del mondo appariva completamente mutata. Gran parte del mondo extraeuropeo era ancora sotto il dominio dei grandi imperi coloniali (Francia, Inghilterra…). Inizio processo di decolonizzazione  può essere suddivisa in tre fasi principali: 1) Anni Quaranta – decolonizzazione del subcontinente indiano e di gran parte del Sud-Est asiatico; 2) Anni Cinquanta – l'indipendenza fu conquistata dagli stati dell'Africa settentrionale; 3) Anni Sessanta – la decolonizzazione si verificò nell'Africa subsahariana. PRIMA FASE L’India fu guidata verso l’indipendenza da Mahatma Gandhi il quale, attraverso il rifiuto di ogni collaborazione, la disobbedienza civile e la nonviolenza, riuscì a vincere nella lotta al colonialismo britannico. Essa conquistò l'indipendenza il 15 agosto del 1947, e con lei anche il Pakistan che andò a costituire uno stato a parte dopo un lungo contrasto tra induisti e musulmani.  Si era intanto costituito il Commonwealth: una comunità di stati liberi, già colonie inglesi, che riconoscevano solo formalmente la sovranità della corona britannica. L’India ne fece subito parte, oltre a riconoscere l’inglese come lingua nazionale. Dopo l'indipendenza dell'India, il governo britannico si preoccupò di rendere indipendenti anche gli stati satelliti; Birmania e Ceylon (prese il nome di Sri Lanka) ebbero accesso all'indipendenza senza particolari problemi nel 1948. L'Indonesia dovette affrontare un periodo di guerre e trattative che videro entrare in campo prima la Gran Bretagna, poi gli Stati Uniti e L'ONU, prima di conquistare l'indipendenza nel 1949 sotto il nome di Stati Uniti d'Indonesia, anche se unita temporaneamente alla corona olandese. SECONDA FASE Nel 1956 ottennero l’indipendenza dalla Francia la Tunisia e il Marocco. Più drammatica risultò la liberazione dell’Algeria, che non era considerata una semplice colonia, ma una parte oltremare del territorio francese. Un’organizzazione di ribelli locali decise di passare alle armi formando il Fronte di Liberazione Popolare. Il FLN basò le proprie azioni soprattutto sulla guerriglia ed il terrorismo. Con l’avvento al potere di Charles de Gaulle (eroe della resistenza al nazismo) venne favorito il processo d’indipendenza dell’Algeria. La Palestina, patria degli ebrei fino all’espulsione decretata dai romani nel II secolo, fu conquistata e popolata dagli arabi nel VII secolo. Nel 1948 gli arabi entrarono in guerra con gli ebrei, che costituirono lo stato d’Israele e respinsero gli attacchi arabi. TERZA FASE La decolonizzazione dell'Africa nera (tra il deserto del Sahara e il Capo di Buona Speranza) ebbe inizio nel 1957, con l'indipendenza del Costa d'Oro (Ghana). Il territorio del Sudafrica costituiva una situazione particolare: era una repubblica governata dai bianchi discendenti dei primi coloni olandesi (boeri) e poi inglesi. La maggioranza boera portò a una separazione tra la classe dirigente bianca e la manodopera nera (apartheid)  l’esasperato razzismo portò il Sudafrica ad uscire dal Commonwealth nel 1961. Nel 1960 raggiunsero l’indipendenza tutte le colonie francesi dell’Africa occidentale e centrale. Anche la colonia inglese della Nigeria. Nello stesso anno i belgi lasciarono il Congo, dove scoppiò una terribile guerra. Il mondo dopo la decolonizzazione Caratterizzato dall’imperialismo formale nell’America Latina  forma di dominio indiretto esercitato attraverso grandi compagnie commerciali, che rendono dipendenti economicamente interi paesi. Forma di dominio largamente usata dagli Stati Uniti verso l’America Latina per tutto il Novecento. L’impetuoso processo di decolonizzazione aumentò il numero degli stati sovrani e portò nuovi protagonisti nel sistema internazionale: India, Egitto e Indonesia. Nel 1955 in Indonesia, a Bandung, si riunirono i capi di governo di ventinove paesi asiatici e africani, che tentarono di sostituire al conflitto bipolare tra Est ed Ovest il principio di cooperazione pacifica per lo sviluppo lungo l’asse Nord- Sud. Nel 1961 questi paesi diedero vita alla conferenza di Belgrado, dove si formò il movimento dei paesi “non allineati”, che auspicavano il superamento del conflitto tra USA e URSS e la collaborazione tra il Nord avanzato e il sud arretrato del mondo, per un comune sviluppo economico e sociale  non si conseguirono risultati significativi. Dopo la Seconda guerra mondiale il mondo sviluppato ha vissuto lunghi decenni di pace, nel precario ma resistente equilibrio garantito dalla guerra fredda. Ma le guerre ci sono state nel Terzo Mondo. La rivoluzione cubana  al principio del 1959 prese il potere Fidel Castro, in nome della libertà contro la corrotta tirannia, aiutato, sul piano militare, da “Che” Guevara. Castro non era comunista (non aveva buoni rapporti col partito comunista cubano), ma avviò una riforma agraria che colpiva il monopolio della compagnia statunitense United Fruit (sulla canna da zucchero). Gli Stati Uniti avviarono quindi una politica ostile a Cuba, la quale di tutta risposta accettò l’offerta sovietica di acquistare lo zucchero cubano. Castro diventò comunista e alleato dell’Unione Sovietica.
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