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Storia Contemporanea - dalla Prima Guerra Mondiale alla crisi del 2008. Esame 30L, Appunti di Storia Contemporanea

1. La Grande Guerra 2. La Russia rivoluzionaria 3. Il dopoguerra dell’Occidente 4. Il fascismo al potere 5. Trasformazioni. Colonialismo 6. La crisi economica e le democrazie occidentali 7. Nazismo, Fascismo, Autoritarismo 8. L’Unione Sovietica di Stalin 9. La seconda guerra mondiale 10. Dopo la guerra 11. Democrazie occidentali e comunismo tra il 1950-70 12. I mondi postcoloniali 13. L'Occidente dal 1970 a oggi 14. Novità in atto 15. Scenari della globalizzazione

Tipologia: Appunti

2019/2020

In vendita dal 15/05/2020

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Scarica Storia Contemporanea - dalla Prima Guerra Mondiale alla crisi del 2008. Esame 30L e più Appunti in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! 1 1. La Grande Guerra Il casus belli che inizia il conflitto è l'assassinio dell'arciduca austriaco Francesco Ferdinando, avvenuto a Sarajevo il 28 giugno 1914 per mano di un nazionalista serbo. Il 29 luglio 1914 l'Austria-Ungheria attacca la Serbia; la Germania le si schiera a fianco, mentre Russia, Francia e UK entrano in guerra a fianco della Serbia. Nel novembre dello stesso anno l'impero Ottomano entra in guerra come alleato di Austria-Ungheria e Germania. Tra il 1915 e il 1917 entrano in guerra anche Italia, Portogallo, Romania, Grecia e USA a fianco dell’Intesa, mentre la Bulgaria entra come alleata degli Imperi Centrali. La prima guerra mondiale scoppia nell'estate del 1914: tutti gli stati più potenti al mondo stanno per partecipare. L'idea di una guerra rapida si rivela uno dei più tremendi errori di valutazione che i responsabili degli eserciti potessero fare; nell'autunno del 1914 svanisce questa ipotesi: invece che guerra di movimento e di attacco, diventa una guerra di posizione, ossia di trincea, con fronti stabilizzati per lunghissimi periodi di tempo. Gli eserciti, spesso, si equivalgono in prestanza; inoltre, in questa guerra prevale la tecnica dell'assalto di sfondamento alle trincee nemiche, che provoca un mare di morti, cui si aggiungono le novità tecnologiche del filo spinato, dei gas asfissianti, delle mitragliatrici, dei cannoni e degli aerei da combattimento. L'Europa è travolta da una febbre patriottica che muta persino movimenti pacifisti come quelli socialisti: a difesa della patria, l'onore della nazione e l'obbligo di sacrificarsi spiegano la conversione dei socialisti europei alla guerra. I pochi partiti che rifiutano la guerra e quelli dei paesi neutrali indicono due conferenze in Svizzera - 1915, Zimmerwald e 1916, Kienthal, con l'invito esplicito ad abbandonare le armi o ad impiegarle per una rivoluzione sociale. Con altri interventi il papa Benedetto XV fa pervenire ai capi degli Stati belligeranti una nota con le proposte per una pace senza vincitori né vinti, ma niente di ciò ha effetto. La propaganda ufficiale esaspera i toni per motivare i combattenti; forte è l'attrazione degli imperativi nazional-patriottici e clamoroso è il discredito sui nemici: la degradazione dell'immagine è una tecnica efficace ed eticamente velenosa della propaganda di guerra, insieme con le allucinazioni collettive e le false notizie. La quotidianità della ferocia ha come effetto l'assuefazione alla violenza: fra l'ideologia nazionalista delle masse di fine Ottocento e la guerra avviene il passaggio dalla fantasia alla realtà. Il sentimento patriottico ha avuto un ruolo decisivo in una sorta di auto-contenimento dei moti di rivolta, con un'eccezione, quella della Russia, dove nel 1917 scoppiano due rivoluzioni, una dopo l'altra, che causano prima la fine del regime zarista e poi l'uscita anticipata della Russia dalla guerra. Il 1917 è comunque una degli anni più difficili di tutta la guerra soprattutto, oltre che per la Russia, per paesi come Italia, la Gran Bretagna e la Francia, anche se quest'ultime due possono contare sulle colonie e sul controllo del traffico marittimo. Caso degli armeni - dopo essere entrato in guerra a fianco di Germania e Austria-Ungheria, e perciò contro la Russia, il governo ottomano dei Giovani Turchi, nel maggio del 1915, decide di trasferire le popolazioni armene dalla zona del fronte alla Siria, per timore di una collaborazione fra truppe russe e indipendentisti armeni, che stringerebbe l’esercito tra due fuochi. Le truppe speciali incaricate dell'operazione mettono in atto un vero e proprio genocidio pianificato. 1.2 Le prime fasi della guerra (1914-15) A ovest l’esercito tedesco occupa il Belgio (dichiaratosi neutrale) per poter attaccare la Francia dalla frontiera belga, muovendosi da una posizione di vantaggio data dalla mancanza di fortificazioni alla frontiera, per via della neutralità del paese; la controffensiva francese riesce a bloccare i tedeschi. Sul fronte orientale, i russi sembrano riuscire a sfondare le linee tedesche e quelle austro-ungariche, ma i tedeschi bloccano l'offensiva nel settembre 1914. L'Italia - nonostante la triplice alleanza difensiva stipulata nel 1882 dal governo italiano con Germania e Austria-Ungheria, il governo italiano di Salandra opta per la neutralità; il governo non si sente obbligato a intervenire a fianco degli alleati poiché l’alleanza è di carattere difensivo e non offensivo. In realtà, l'Italia non entra inizialmente in guerra poiché non è sicura di poter ottenere le “terre irredente” (Trento, Trieste) dall'Austria-Ungheria come compenso per l'ingresso in guerra. Oltre a ciò, lo Stato non si ritiene pronto poiché appena uscito dalla guerra contro l'Impero Ottomano del 1911-12. Inoltre l'Italia, con la sua lunga linea 2 costiera, sarebbe esposta agli attacchi della marina britannica, all'epoca la più potente al mondo. Nei mesi successivi all'inizio della guerra, la decisione neutralità vs. intervento scuote l'opinione pubblica, all'interno della quale si definiscono due schieramenti: i neutralisti, guidati da molti liberali come Giovanni Giolitti, dal mondo cattolico e dai socialisti, ad eccezione di Benito Mussolini, allora direttore dell’Avanti!, spinto per questa ragione a dare le dimissioni; gli interventisti, guidati da interventisti democratici, schierati con Francia e UK anziché al fianco degli alleati della Triplice; dai rivoluzionari, ex sindacalisti, socialisti o anarchici, fra cui Mussolini e D'Annunzio; dai liberali e dai nazionalisti. A favore dell'intervento cooperano due fattori: l’attivismo della propaganda interventista e l'orientamento del governo. Dall'autunno del 1914, il Presidente del Consiglio Salandra e il ministro degli esteri Sydney Sonnino avviano trattative segrete bilaterali con i diplomatici di entrambi gli schieramenti, per capire da chi ricavare di più nel caso dell'ingresso in guerra, in attesa che l'esercito sia pronto; le potenze dell’Intesa fanno l'offerta migliore: l'Italia riceverebbe le terre irredente di Trentino e Friuli, il Tirolo meridionale, l'Istria, la Dalmazia e altre basi e protettorati. Le promesse vengono formalizzate in un accordo segreto, il patto di Londra, nella primavera del 1915. Il 3 maggio il governo italiano notifica all'Austria la disdetta della Triplice Alleanza. Il Consiglio dei Ministri viene informato del patto, ma il trattato deve essere approvato dal Parlamento e la maggioranza dei deputati segue la via dell’Italia neutrale sostenuta da Giolitti; il 13 maggio, Salandra, prima ancora di esporsi al voto del Parlamento, rassegna le proprie dimissioni al Re. Tuttavia l'intensa propaganda degli interventisti è capace di condizionare l'esito della crisi parlamentare: la grande influenza sprigionata dalla cultura patriottica finisce per condizionare anche i dirigenti di un partito avverso alla guerra come il PSI; il tour oratorio di Gabriele D'Annunzio ha un ruolo fondamentale. Il 16 maggio il Re conferma l'incarico di Presidente del Consiglio a Salandra. Dopo l'approvazione in Parlamento, il governo presenta la dichiarazione di guerra all'Austria- Ungheria il 23 maggio 1915, aprendo le ostilità dal giorno successivo al comando del generale Luigi Cadorna. Dopo l'ingresso dell'Italia, gli austro-ungarici si dispongono lungo il corso dell'Isonzo. Nel 1915 gli italiani attaccano con quattro offensive che non portano nessun risultato. Nel 1916 gli austro-ungarici tentano una controffensiva dal Trentino, la cosiddetta spedizione punitiva, Strafexpedition, chiamata così per la punizione che si vuole infliggere all'Italia, rea di non aver rispettato gli impegni con la Triplice. Nel corso del 1915 i tedeschi riescono a sconfiggere i russi occupando la Polonia, mentre l'esercito austro- ungarico occupa definitivamente la Serbia. Sul mare i tedeschi attaccano comunque; l'ammiragliato non vuole soltanto indebolire le flotte da guerra dei nemici, ma disturbare pesantemente il traffico mercantile delle materie prime e dei beni alimentari dal mondo ai porti britannici. La marina britannica si organizza nei primi mesi del 1915 predisponendo un blocco navale nel Mare del Nord che impedisce alle navi mercantili tedesche di raggiungere i porti della Germania. Il 7 maggio 1915 un sottomarino tedesco affonda il transatlantico inglese Lusitania con a bordo cittadini statunitensi. Le proteste dal governo statunitense e dai paesi neutrali inducono i tedeschi a terminare questa prima fase di guerra sottomarina. 1.3 La fase conclusiva (1917-18) I tedeschi decidono di ricorrere nuovamente alla guerra sottomarina indiscriminata nel gennaio del 1917. Questo suscita la reazione del governo degli USA, che a febbraio rompe le relazioni diplomatiche con la Germania, dichiarando guerra alla nazione e ai suoi alleati all'inizio di aprile; l'ingresso in guerra è sostenuto dal presidente Wilson che insiste sulla barbarie dell'esercito tedesco e sulla necessità di difendere la democrazia parlamentare, di cui Francia e UK sono la massima espressione europea. Inoltre, nel corso della guerra l'economia degli USA si è legata fortemente a quelle dei paesi dell’Intesa, specialmente in termini di prestiti ai governi inglese e francese, capovolgendo il rapporto storico fra gli Stati. Wilson ottiene una schiacciante maggioranza, ma il paese è meno entusiasta e si rivela fallimentare l'arruolamento volontario per la guerra, il cui esercito viene perciò riorganizzato sulla base della leva militare. Nel corso dell'inverno 1916-17 si diffonde una grande stanchezza fisica e psicologica sui fronti di battaglia europei, che porta a casi di ammutinamento e di autolesionismo. La crisi più grave è in Russia: nel marzo del 1917 scoppia una prima rivoluzione che conduce all'abdicazione dello zar e alla nomina di un governo provvisorio, che opta comunque per la continuazione della guerra. La decisione induce lo scoppio di una 2° rivoluzione per mano della fazione bolscevica del partito socialista, al termine della quale viene proclamata la Costituzione di una Repubblica Socialista e firmato un trattato di pace separata con la Germania, il 3 marzo 1918. Il crollo del fronte russo permette ai tedeschi di spostare le truppe verso il fronte occidentale. Gli austro-ungarici, supportati dai 5 che si appresta ad arrestare i capi bolscevichi. Lenin riesce a fuggire all'estero. Il generale Kornilov, nominato capo dell'esercito dallo stesso Kerenskij, tenta un colpo di Stato, che per essere bloccato necessita del sostegno di tutti; Kerenskij fa liberare i capi bolscevichi in carcere. Kornilov viene bloccato e i bolscevichi passano come i veri salvatori. Arrivato l'autunno, Lenin e i bolscevichi capiscono che è giunto il loro momento; nella notte tra il 24 il 25 ottobre 1917 ha inizio l'insurrezione bolscevica. Le guardie rosse di Lenin realizzano un colpo di Stato militare occupando il Palazzo d'Inverno, sede del governo. I bolscevichi formano un governo presieduto da Lenin, Trotskij come ministro degli Esteri e Stalin come ministro degli Interni. Nonostante le elezioni per l'Assemblea Costituente, che il 25 novembre 1917 decretano la vittoria ai moderati, i bolscevichi, forti del sostegno dell'esercito, la sciolgono con la forza. Dopo essersi assicurato il potere, il governo bolscevico ordina la cessazione delle ostilità e l'avvio delle trattative di pace con Germania e Austria- Ungheria (trattato di Brest-Litovsk, 3 marzo 1918); le condizioni sono durissime: le truppe tedesche occupano la Finlandia, le regioni baltiche, la Polonia e l’Ucraina. Poiché Pietrogrado ora si trova a pochi chilometri dal nuovo confine, la capitale si sposta a Mosca, dove viene cambiato il nome del partito: il Partito Comunista. Le armate controrivoluzionarie zariste si ricostituiscono e determinano l'inizio della guerra civile. La Russia bolscevica si ritrova completamente accerchiata da forze militari ostili e ad Est, per paura che i reali possano essere liberati dall'Armata Bianca, i bolscevichi decidono di giustiziare Nicola II e tutta la sua famiglia. Trotskij organizza l'Armata Rossa, con un reclutamento basato sulla coscrizione e sul volontariato, aperto anche alle donne. Il governo decide inoltre di ricorrere al comunismo di guerra, che consente ai soldati dell'Armata Rossa di requisire viveri nelle campagne a prezzi vantaggiosi o gratis. Lo sforzo è incredibilmente efficace e le armate controrivoluzionarie si rivelano estremamente inefficienti. La situazione si capovolge alla fine del 1919, e l'anno seguente l’Armata Bianca è quasi del tutto sconfitta. Nella primavera del 1920 il nuovo Stato di Polonia, insoddisfatto degli accordi di Versailles, attacca militarmente la Russia comunista; l'attacco è contenuto, ma i comunisti devono acconsentire ad una pace che assegna alla Polonia grandi parti della Bielorussia e dell'Ucraina. Nel 1921 l'Armata Rossa riprende la Crimea, il Caucaso e altre aree al confine con Afghanistan e Persia, riconquistando così quasi tutto il territorio dell'impero zarista, fatta eccezione per la Finlandia e i paesi baltici, che diventano Stati indipendenti. 2.1 I comunisti al potere Per governare un'economia largamente disastrata, sin dal 1918, il governo comunista segue una linea dirigista, dichiarando nulli i debiti con l'estero, espropriando e ridistribuendo terre e fabbriche. Il comunismo di guerra scatena il mercato nero, contro il quale il governo sceglie di utilizzare una politica del terrore contro tutti gli speculatori, attraverso l'istituzione della polizia politica, la Ceka, nel dicembre 1917. Nel luglio del 1918, la Costituzione che viene approvata si discosta molto dal modello democratico: il potere è attribuito ai soviet; il diritto di voto è negato ai nemici della rivoluzione; il voto degli operai vale più di quello dei contadini. Nel corso dell'anno tutti partiti sono messi a tacere, arrestati dagli agenti della Ceka; il terrore rosso instaura un regime politico a partito unico. Lo Stato che nasce dalla rivoluzione comunista assume la forma di un organismo burocratico centralizzato e onnipotente, il cui componente essenziale è la coercizione, ma anche il consenso: il sistema comunista offre vantaggi economici e sociali immediati agli operai e ai contadini, che godono di un prestigio sociale mai sognato prima della Rivoluzione. Sul piano del diritto di famiglia, lo Stato attua una legislazione estremamente innovativa: dal luglio 1917 le donne posseggono il diritto di voto; dall'ottobre dello stesso anno una serie di leggi autorizza il divorzio, proclama l'eguaglianza assoluta e fa del matrimonio un rituale civile. Sulla stessa linea la legislazione applicata alle zone musulmane, che nel 1918 abolisce la poligamia, il matrimonio delle bambine e l'obbligo del velo coranico. Nello stesso anno viene stabilita la gratuità dell'assistenza ospedaliera per le partorienti; nel 1920 viene liberalizzato l'aborto. Oltre a ciò, la scuola, che lo Stato considera come un luogo capace di svolgere un'azione sostitutiva rispetto alla famiglia, è resa obbligatoria fino ai 15 anni. L'insieme di queste norme è compreso nel Codice di famiglia approvato nel 1926, con ulteriori innovazioni che riguardano le convivenze extra-matrimoniali. Queste norme, seppur innovative, entrano in vigore in un momento di grande sconvolgimento delle famiglia, e il risultato è il deragliamento dei nuclei familiari per l'effetto sovrapposto della nuova legislazione con la guerra civile del 1919-21, con una notevole crescita dei nuclei incompleti (all'interno di questo fenomeno c'è il caso delle bande di bambini vaganti). Nelle zone musulmane, invece, le norme che emancipano le donne non sono accolte positivamente dalla componente maschile, e spesso si ritorcono contro le donne. 6 Nel marzo 1919 i dirigenti comunisti fondano la Terza Internazionale - Comintern - con l'obiettivo di favorire la diffusione del comunismo nel resto d'Europa: si formano vari partiti comunisti, pur restando minoritari. Lenin decide di abbandonare il comunismo di guerra a seguito di una ribellione dei marinai della base navale di Kronstadt, ed elabora la Nep - nuova politica economica - il cui sistema ravviva gli scambi e rifornisce i mercati urbani, provocando anche l'arricchimento di numerosi contadini, i cosiddetti kulaki; la critica per il nuovo indirizzo di governo viene messa a tacere. Nel 1922 lo Stato prende il nome di URSS, aggregando al corpo centrale i territori periferici riconquistati al termine della guerra civile. Nello stesso anno Lenin viene colpito da un ictus e Stalin diviene segretario generale del partito; altre due crisi aggravano le condizioni di Lenin che, terribilmente debilitato, muore il 21 gennaio 1924. Nel suo testamento politico, Lenin criticava l'operato del partito alla dirigenza di Stalin, suggerendo che egli fosse allontanato dall'incarico, poiché ritenuto incapace di guidare uno stato plurietnico. Il contenuto non venne pubblicato: Stalin resta segretario del partito. Lo scontro per ricoprire il ruolo di Lenin si batte fra Trotskij e Stalin. Quest'ultimo sostiene la necessità di consolidare il processo rivoluzionario nella sola Russia, al contrario di Trotskij, che ne sostiene la necessità nel mondo (rivoluzione permanente). La posizione di Stalin appare più realistica e Trotskij perde il confronto. Nel 1925 viene allontanato dal governo; due anni più tardi espulso dal partito e deportato nel Kazakistan; nel 1929 viene cacciato dall'Unione Sovietica con un trattamento analogo per i suoi seguaci. La vicenda di Trotskij è la prima di una catena di persecuzioni che concludono i contrasti di opinione all'interno del partito. L'appartenenza alla comunità politica è cementata dall'identificazione dei nemici esterni e interni: la tecnica di governo si fonda sul sospetto e sulla sistematica ricerca di traditori e nemici. Le cosiddette purghe politiche si rivolgono ai nemici più vicini: inizialmente social-rivoluzionari e menscevichi, successivamente gli oppositori interni. Viene disegnato il profilo del perfetto militante, che deve scagliarsi contro i nemici della comunità; questo meccanismo è nobilitato da una pervasiva sacralizzazione del partito. L'esperienza comunista presenta analogie che la avvicinano alla Chiesa: possiamo individuarne i testi sacri, la genealogia dei santi, di cui si celebrano le sofferenze e la morte eroica, e la produzione di icone dei santi comunisti. Il partito cerca fin da subito un’effettiva sacralizzazione rituale della propria esperienza politica attraverso la decristianizzazione della società comunista, riducendo la Chiesa ortodossa a una condizione di assoluta marginalità, il cui deficit è colmato da un singolare culto inventato dopo la morte di Lenin e architettato da Stalin durante il Congresso dei Soviet del 26 gennaio 1924, nel quale decide di far imbalsamare la salma di Lenin ed esporla nel mausoleo della Piazza Rossa a Mosca; il senso profondo di questa scelta è quello di offrire una risposta forte ad uno dei più gravi limiti del partito: quello di non possedere una dimensione metafisica. 3. Il dopoguerra dell’Occidente Lo sforzo economico per finanziare la guerra è altissimo e paesi come Francia, Italia e UK contraggono forti debiti con gli USA. Nel primo dopoguerra il fenomeno dell’inflazione raggiunge livelli incredibili, soprattutto in Germania, dove è stato accelerato il processo di svalutazione del marco a causa dell’ingente produzione di cartamoneta: chi percepisce redditi fissi subisce danni gravissimi. Inoltre, la riconversione della manodopera, inizialmente utilizzata nell’industria pesante, comporta cambiamenti che diminuiscono la produzione e fanno aumentare la disoccupazione, con un conseguente incremento della conflittualità sindacale. La guerra affonda anche i flussi commerciali: le merci europee sono state sostituite da quelle di USA e Giappone che hanno occupato gli spazi vuoti del mercato, soprattutto in Sudamerica e Asia. A peggiorare il quadro economico ci si mettono i nuovi Stati nati nel dopoguerra, che tendono ad adottare subito politiche economiche protezionistiche. Gli USA, al contrario, ottengono i massimi benefici dalla Grande Guerra: il loro rapporto import-export è così favorevole da permettere loro di immagazzinare la metà delle riserve auree mondiali, rendendoli i principali esportatori di capitali nel mondo. Oltre all’inversione delle relazioni economiche, s’inverte anche il flusso dei modelli culturali, che adesso partono dai ricchi e dinamici USA a un’Europa logorata dalla guerra. Il medium che aiuta a veicolare tutto ciò è il cinema, trattato alla stregua di ogni altra produzione industriale: lo star system propone modelli e sistemi di valori nuovi, che attecchiscono particolarmente negli anni Venti, come conseguenza della voglia di evadere i dolori che la guerra ha portato con sé. La gioventù diviene un mondo a parte, acquista consapevolezza di sé in quanto gruppo e divenendo un modello sociale da imitare. 7 3.1 Le riparazioni di guerra Nel 1921, a conclusione delle trattative di pace, alla Germania vengono chiesti 132 miliardi di marchi come riparazione dei danni di guerra; lo Stato tedesco non è in grado di saldare tale cifra, ma i governi francese e britannico rimangono inflessibili poiché necessitano di capitali per pagare i debiti con gli USA, anch’essa intransigente sulle riscossioni. Gli USA, inoltre, per proteggere il proprio mercato, aumentano i dazi doganali, che colpiscono le importazioni europee. Il governo tedesco incoraggia la svalutazione del marco con l’incessante emissione di cartamoneta, per evitare il carico delle riparazioni sui contribuenti e dimostrare l’impossibilità di pagare; tutto ciò ha un grande effetto negativo sul debito pubblico. Il contesto internazionale peggiora: a gennaio 1923 gli eserciti francese e britannico, per ritorsione, occupano l’importante distretto carbonifero/industriale della Ruhr, che causa il blocco completo della produzione. Nella Conferenza internazionale per le riparazioni di guerra, convocata a Parigi nel gennaio 1924, viene scelta dal governo tedesco l’adozione del Piano Dawes che include: la rivalutazione e stabilizzazione del marco; la dilazione del pagamento dei risarcimenti; la possibilità per la Germania di ricevere prestiti. I tedeschi decidono così di abbandonare la politica inflazionistica dall’agosto 1924. Nel giugno 1929, una nuova Commissione internazionale approva il Piano Young, che perfeziona il meccanismo. L’economia europea inizia così la sua ripresa, soprattutto grazie ai capitali statunitensi, che fungono da motore all’economia. USA - fatta eccezione per il voto alle donne (1920), gli USA degli anni Venti prendono la strada di un ritorno al passato, con il Partito repubblicano che riconquista la presidenza, prima con Harding e poi con Coolidge; il loro orientamento è volto a favorire le classi alte e i più potenti gruppi imprenditoriali, il cui processo di concentrazione raggiunge dei livelli impensati fino ad allora. L’orientamento al consumo è incoraggiato dalla diffusione della vendita a rate: il Pil degli USA cresce del 40% nel decennio 1919-29. All’inizio degli anni Venti nuove leggi limitano i flussi migratori in entrata e risorgono le discriminazioni a danno dei neri, incoraggiate dall’associazione razzista Ku Klux Klan. Sul lato femminile, se nel dopoguerra il modello di donna era quello androgino/trasgressivo, i nuovi mezzi di comunicazione di massa presentano ora il profilo della moglie della classe media, casalinga, pronta ad accogliere il marito di ritorno dal lavoro - il breadwinner. L’impegno morale dei governi degli anni Venti punta inoltre alla lotta contro l’uso e la produzione di alcolici, con un emendamento della Costituzione del 1920 che ne proibisce anche la vendita ed il trasporto; l’era del proibizionismo non muta comunque le abitudini dei consumatori, ma dà uno straordinario impulso al decollo economico di molte organizzazioni criminali. UK - la fine della guerra porta tre grandi novità nel Regno Unito: l’autonomia dell’Irlanda; l’introduzione del suffragio universale (1918); la crisi del Partito liberale/ascesa del Partito laburista. La crisi del Partito liberale diviene evidente dopo il 1924. Il sistema politico britannico di quegli anni passa da una struttura tripartitica (laburisti, liberali, conservatori) ad una bipartitica. Negli anni 1922-29 i conservatori sono costantemente al governo, guidati dal Primo Ministro Baldwin e dal Ministro delle Finanze Winston Churchill. Nel biennio 1925-6 il governo deve fronteggiare una crisi sofferta dall’industria carbonifera che induce gli imprenditori ad aumentare gli orari di lavoro e ridurre i salari per far fronte alla concorrenza estera. L’opposizione dei sindacati porta ad uno sciopero generale di tutti i settori che paralizza la nazione (3-12 maggio 1926); i conservatori, che hanno appoggiato le posizioni degli imprenditori, sono i primi a pagare le spese, e subiscono un netto ridimensionamento nelle elezioni del 1929, mentre il Partito laburista raddoppia i suoi seggi, potendo così formare un governo di coalizione con l’ormai minoritario Partito liberale. Francia - il quadro politico frammentato dalle varie formazioni di governo crea una grande instabilità nel Paese; il governo conservatore di Poincaré decide per l’occupazione della Ruhr, ma l’aumento dell’inflazione induce ad un duro inasprimento della pressione fiscale e di taglio della spesa pubblica. Anche i governi di sinistra non riescono a mettere in atto una politica economica adatta: dopo aver vinto le elezioni del 1924, due anni dopo si sciolgono in favore dei conservatori di Poincaré. L’azione più importante di questo governo risale al 1928 con la stabilizzazione del franco, misura che blocca definitivamente l’inflazione. 10 nell’infrazione della legalità costituzionale durante il discorso di presentazione alla Camera, il 16 novembre 1922. La Camera vota la fiducia. Nel dicembre del 1922 viene formato il Gran Consiglio del fascismo e le squadre d’azione sono trasformate nella Milizia volontaria per la sicurezza nazionale. Per imporre definitivamente il suo partito, Mussolini fa approvare nel luglio del 1923 una nuova legge elettorale, che prevede, come unico sbarramento, quello di prendere almeno il 25% dei voti: nelle elezioni del 6 aprile 1924, celebrate in un clima di violenza intimidatoria, le liste nazionali fasciste prendono il 65% dei voti e il 70% dei seggi. Il 30 maggio 1924 Giacomo Matteotti, segretario del Psu, pronuncia un discorso alla Camera nel quale denuncia le intimidazioni che hanno scandito le elezioni e ne chiede l’annullamento. Il 10 giugno 1924 Matteotti viene rapito da un gruppo di fascisti che lo uccidono; verrà ritrovato due mesi dopo. La responsabilità dell’omicidio ricade sul Pnf. Le opposizioni decidono di ritirarsi dal Parlamento e di riunirsi in separata sede: è la Secessione dell’Aventino. Si spera in un intervento del re, che però decide di non intervenire. La situazione viene sbloccata dallo stesso Mussolini che, nel discorso alla Camera del 3 gennaio 1925, si assume provocatoriamente tutte le responsabilità dell’accaduto. Nei giorni seguenti vengono sciolte tutte le associazioni politiche avverse al fascismo: i loro organi di stampa vengono chiusi, i dirigenti/militanti sono arrestati o viene impedito loro di svolgere attività politiche. A queste prime misure seguono le leggi fascistissime, che entrano in vigore tra fine del 1925 e il 1926. ⁃ 2 ottobre 1925 - siglatura del patto di Palazzo Vidoni, nel quale la Confindustria riconosce la sola organizzazione sindacale fascista e viceversa; ⁃ 24 dicembre 1925 - regola secondo cui il governo è responsabile solo nei confronti del re, senza bisogno della fiducia in parlamento; ⁃ 31 gennaio 1926 - possibilità, riconosciuta al governo, di emanare norme di legge; ⁃ 9 novembre 1926 - si dichiarano decaduti tutti i deputati dell’opposizione; ⁃ 25 novembre 1926 - pena di morte per chi attenti alla vita dei regnanti o del capo del governo; pene più severe per i reati politici, affidati ad un Tribunale speciale, i cui giudici sono fra i membri della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale; ⁃ 1926: due leggi aboliscono sindaci e giunge, sostituite da nuovi organismi fascisti; Con l’ulteriore legge del 1928 si riforma il sistema elettorale, che prevede una unica lista nazionale; nasce così un regime politico monopartitico paragonabile a quello della Russia sovietica. La costruzione di uno stabile regime viene perfezionato attraverso un accordo con la Chiesa cattolica, che viene sottoscritto l’11 febbraio 1929 con la stipula dei Patti Lateranensi; si tratta di un trattato formale che prevede che lo Stato indennizzi il Vaticano per la perdita del potere temporale, in cambio dell’accettazione da parte del papa di esercitare la sua sovranità esclusivamente sul territorio di Città del Vaticano. L’accordo prevede inoltre un Concordato che conferma la religione cattolica come religione di Stato, riconosce il valore civile del matrimonio religioso e eleva l’insegnamento della dottrina cattolica a materia ufficiale. Inoltre, l’Azione cattolica è l’unica associazione non fascista tollerata dal regime. I risultati delle prime elezioni del 1928 mostrano come il regime fascista incontri l’apprezzamento (?) della popolazione. Politica sociale/economica - la storia dell’ascesa del fascismo è la storia di un movimento politico che si fa Stato e che riesce a imporsi perché fa un sistematico ricorso alla violenza. Mussolini dà al partito una propria mitologia e una propria simbologia, facendo perno sulla distinzione fra nazione e antinazione. Nella mitografia fascista il nesso con la guerra è importantissimo, così come il culto funebre per i caduti della Grande Guerra, quello della bandiera tricolore, con l’obbligo di esposizione e il saluto nelle scuole, e l’istituzione di feste specificatamente fasciste. Benito Mussolini, poi, si costruisce il culto della personalità del grande uomo, e presenta il fascismo come l'unico movimento capace di raccogliere l'eredità del discorso nazional-patriottico fondato nel Risorgimento, l’unico capace di rilanciare la grandezza della nazione; in questo contesto si innestano il culto della Roma imperiale e il culto del duce. La sistematica azione di vigilanza e di repressione di ogni dissenso è affidata soprattutto all’Ovra – la polizia segreta, creata nel 1926. Oltre alla repressione, il regime costruisce una struttura di associazioni articolate per età, generi e categorie, nei quali si insegna il rispetto dei valori fascisti. La propaganda vuole trasmettere un’idea rigorosamente organicistica della nazione, che ha evidenti risonanze belliciste. Vengono anche fondati degli Enti per la trasmissione della propaganda su audio/video: Eiar – ente italiano audizioni radiofoniche; Istituto Luce – ente cinematografico. 11 Il fascismo italiano è uno dei principali modelli che ha ispirato direttamente i nazisti. Sul piano economico, inizialmente il governo attua una linea politica liberista concepita dal ministro delle Finanze e del Tesoro, Alberto De Stefani. Nei rapporti commerciali internazionali si adottano tariffe doganali leggere, per favorire gli scambi e l’arrivo di materie prime. De Stefani vara anche una politica fiscale che favorisce le élite economiche e sociali, puntando più sulle imposte indirette che su quelle dirette, basate cioè sui redditi. I risultati economici sono piuttosto positivi e il Pil cresce. Dal 1924 cresce l’inflazione in virtù di una netta svalutazione della lira, portata a quota novanta (prima 1 sterlina = 155 lire; ora 1 sterlina = 90 lire). Questa scelta mette in difficoltà le imprese esportatrici perché rende le merci italiane meno competitive sui mercati stranieri. La crescita economica rallenta e il Pil cala fino alla stagnazione negli anni 1926-29. Il governo fascista punta ad una piena autonomia dell’economia e delle società italiane tramite le seguenti azioni: una politica favorevole alla crescita demografica; la battaglia del grano (1925), azione rivolta al raggiungimento dell’autosufficienza alimentare, per la quale si procede ad un netto innalzamento dei dazi doganali sui cereali; varo della bonifica integrale (1928), azione di prosciugamento e di messa a coltura delle aree paludose ancora esistenti (l’iniziativa raggiunge risultati parziali). La riforma scolastica del 1923 attuata dal ministro dell’Istruzione Giovanni Gentile riorganizza i curricula sulla preminenza delle materie umanistiche, reintroduce l’insegnamento obbligatorio della religione nelle scuole elementari e inserisce l’esame di Stato al termine di ogni ciclo scolastico. 5. Trasformazioni - nel dopoguerra l’oppressione colonialista, già denunciata e combattuta prima del 1914, acquista un altro colore. La Cina – dalla proclamazione della Repubblica cinese del 1911, la Cina comincia a uscire solo quando il partito nazionalista cinese - il Kuomintang - guidato da Sun Yat-sen nel 1923, ricostituisce a Canton un governo nazionale, che riceve l’appoggio del Partito comunista cinese, fra i quali c’è anche Mao Tse-tung. Nel marzo del 1925 Sun Yat-sen muore e gli succede Chiang Kai-shek, che nel 1926 lancia una spedizione contro il Nord con la quale mira a riunire la Cina del Nord-ovest alla Cina del Sud. La spedizione ha successo e nel marzo del 1927 l’esercito nazionalista entra a Shanghai. Chiang Kai-shek ordina una grande repressione dei comunisti di Shanghai, nella notte del 12 aprile 1927; la repressione prosegue in tutte le zone poste sotto la sovranità del governo nazionalista. Nell’ottobre 1928 a Nanchino si forma un nuovo governo nazionalista che può proclamare la riunificazione della Cina, ma di fatto controlla solo l’area lungo il fiume Yangtze; queste zone sono pesantemente ostacolate dalla presenza di estesi gruppi criminali ai quali Chiang Kai-shek deve l’aiuto nella repressione anticomunista. Questa critica al governo si somma a quella sul livello di tassazione troppo alta per il finanziamento dell’esercito. Mao Tse-tung, nel frattempo, diviene il principale dirigente comunista cinese, e identifica le campagne e i contadini come i luoghi e i protagonisti per una possibile rivoluzione comunista cinese. La formazione di nutriti gruppi armati dà vita ad azioni di guerriglia contro l’esercito nazionalista di Chiang Kai-shek. Su una situazione di tale complessità si abbatte l’attacco giapponese in Manciuria del 1931, area cinese da tempo controllata economicamente dal Giappone. L’esercito giapponese è infinitamente più potente di quello cinese, così Chiang Kai-shek decide di dare la priorità alla lotta contro i comunisti. Negli anni 1931-34 l’esercito sferra cinque campagne di annientamento contro i comunisti; la quinta sembra sul punto di raggiungere l’obiettivo, ma nell’ottobre del 1934, i comunisti superstiti riescono a raggiungere la regione intorno a Yenan in una marcia lunga un anno, e si organizzano ricostituendo in tempi brevi un nuovo numeroso esercito popolare. Chiang Kai-shek tenta allora di entrare in contatto con i loro per una comune linea di difesa contro l’esercito giapponese. Nell’aprile del 1937 le armate comuniste entrano a far parte di quelle cinesi. Nonostante ciò, nel luglio dello stesso anno i giapponesi sferrano un violento attacco militare contro Shanghai e Nanchino. Il Giappone – il paese prosegue nella strada della crescita economica e dell’espansione territoriale grazie al sistematico intervento dello Stato nel finanziamento delle attività economiche, con una pressione fiscale che finanzia il sistema educativo, l’ammodernamento delle infrastrutture e il potenziamento dell’esercito. La classe dirigente, forte delle sue relazioni con i mercati esteri, coltiva piani imperialistici verso l’Asia continentale che, negli anni Venti, rimangono accantonati per problemi di carattere interno; il sistema politico giapponese, infatti, attraversa una fase di democratizzazione autoritaria nella quale sono previste gravi pene per chiunque metta in discussione il Kokutai - sistema dell’identità nazionale. 12 Alla morte del Presidente del Consiglio Kato Komei gli succede Tanaka Giichi, la cui linea di governo lascia cadere le componenti democratizzanti e accentua quelle autoritarie; questo processo porta, negli anni seguenti, ad una completa subordinazione della società alle élite militari. Verso la fine del 1931, dopo l’attacco in Manciuria, provocato dai militari senza l’autorizzazione del governo, l’esercito giapponese è in grado di controllare militarmente l’intera regione. Il 1° marzo 1932 i responsabili dell’esercito giapponese proclamano la formazione del Manciukuo, una Stato fantoccio controllato dall’esercito; questa azione viene condannata dalla Società delle Nazioni: in risposta a questa decisione, il Giappone ritira la sua adesione il 24 febbraio 1933. Nel 1937 il Primo ministro è Konoe Fumimaro: il governo chiarisce il suo orientamento politico suprematista nel testo programmatico Kokutai no Hongi, i cui sviluppi principali sono la pianificazione di una politica estera estremamente aggressiva e una svolta autoritaria in politica interna. Nell’estate dello stesso anno l’esercito dà il via all’aggressione militare della Cina, e a fine anno viene conquistata Nanchino, dando il via ad un massacro sistematico dei civili. Il dominio dei militari viene formalmente riconosciuto nel 1940 e fa del Giappone un regime politico a partito unico. L’India – prima della Grande Guerra, il paese è scossi da tensioni fra le due comunità religiose indù e musulmana, ognuna delle quali possiede una propria organizzazione politica: il Congresso nazionale indiano, guidato da Tilak; la Lega musulmana, guidata da Jinnah; le due organizzazioni cercano di accordarsi durante la guerra senza giungere ad una linea antibritannica effettiva. Nel 1919 il governo inglese conferma le leggi eccezionali varate durante la guerra, che negano ogni autonomia e dissenso nei confronti dell’Impero. In questo contesto emerge la figura di Mohandas Karamchand Gandhi. Dopo la laurea in Giurisprudenza a Londra, Gandhi compie le sue prime esperienza politiche in Sudafrica, dove è turbato dalla discriminazione razziale dei neri, ma anche degli indiani. Da questa circostanza, Gandhi elabora un’idea di azione politica di massa non violenta: la sua lotta prende il nome di satyagraha - fermezza della verità. La sua fama giunge in India dal Sudafrica: al suo rientro in patria, è acclamato come Mahatma - grande anima. Nel 1919, Gandhi invita gli indiani a un hartal - sciopero generale - contro le leggi britanniche: per domare le manifestazioni, un reparto militare britannico spara sulla folla ad Amritsar uccidendo 400 persone: il massacro lede gravemente l’autorità britannica e accresce quella di Gandhi. Alla morte di Tilak, Gandhi si impone come il capo del Congresso nazionale e nel 1920-22 lancia una grande campagna per la non cooperazione, ma nel 1922 qualcosa va storto e in un villaggio alcuni manifestanti indiani, danno fuoco ad una stazione di polizia dopo averci chiuso dentro alcuni poliziotti. Gandhi viene arrestato per attività antigovernative ed esce nel 1924. Nel frattempo i suoi seguaci, in particolare Jawaharlal Nehru, continuano a spingere per l’indipendenza. Nel 1930 Gandhi lancia un’altra campagna di disobbedienza civile con la marcia del sale, a seguito della quale vengono arrestate 60000 persone. Il viceré dell’India offre a Gandhi la possibilità di un confronto con il governo a Londra: egli accetta ma non ottiene la minima concessione; rientrato a Londra è di nuovo arrestato, e la sua protesta continua con lo sciopero della fame. Gli atti di resistenza si moltiplicano e spingono il governo britannico a introdurre una Costituzione per l’India, che gli attribuisce maggiori autonomie, ma ben lontana dall’indipendenza. Il Medio Oriente – negli anni 1920-22 i trattati ridisegnano la mappa politica del Medio Oriente, segnando la formazione di Stati indipendenti sottoposti tuttavia al controllo della Francia o del Regno Unito. (FR - Siria, Libano; UK - Palestina, Transgiordania, Iraq, Kuwait). Con la fine della guerra l’Impero ottomano, il più grande Stato islamico al mondo, scompare: il califfato viene formalmente abolito nel 1924 dalla Repubblica di Turchia e l’islam è suddiviso in molte entità statali, la maggior parte delle quali sotto il controllo diretto delle potenze occidentali. I più importanti Stati autonomi sono l’Arabia Saudita, la Turchia e la Persia (attuale Iran). Alla sottomissione di alcuni paesi islamici al dominio occidentale, ne derivano tentativi di lancio di un nuovo radicalismo religioso islamico che vuole fare della jihad - la guerra santa - il suo strumento d’azione; questi tentativi sono testimoniati dalla grande diffusione di associazioni come la Fratellanza musulmana, fondata nel 1928 dall’egiziano Hasan al-Bannā, una delle più importanti organizzazioni di rilancio dell’islam sunnita. Posizioni anche più nette sono elaborate da Abu al A’la al-Mawdudi. Arabia Saudita - la forza del sovrano saudita consiste nell’essere, al tempo stesso, un capo militare e uno religioso - imam. Il tradizionalismo politico-religioso si accompagna ad una grande arretratezza economica, sormontata poi dalla scoperta di vastissimi giacimenti petroliferi. 15 Presto anche le economie europee sono travolte dalla crisi, il cui contagio è causato dallo stretto rapporto tra il sistema finanziario statunitense e quello tedesco attivato dal Piano Dawes: le banche adesso chiedono la restituzione dei soldi prestati, e in Germania si presenta la medesima sequenza che ha segnato la crisi statunitense. Per fronteggiare la crisi molti governi adottano la soluzione di svalutare le monete, per far costare meno i prodotti una volta esportati: questo, però, fa sì che tutti i governi alzino le tariffe doganali, annullando l’impatto delle manovre di svalutazione monetaria. Il risultato è che il commercio internazionale crolla. • New Deal – il presidente degli USA Hoover, eletto pochi mesi prima del tracollo finanziario, colto impreparato, cerca di mettere in atto qualche iniziativa, la più importante delle quali consiste nell’autorizzazione di prestiti diretti per le banche e le aziende; a fronte di queste uscite, egli taglia spese pubbliche e aumenta la pressione fiscale. Questa manovra dà il colpo di grazia all’economia. Inoltre, Hoover si rifiuta di concedere sussidi di disoccupazione: nel 1932 a Washington, migliaia di disoccupati si accampano in baraccopoli che vengono rinominate Hoovervilles. Il presidente perde molti consensi, che confluiscono sul candidato democratico, Franklin Delano Roosevelt, alle elezioni del 1933. Egli promette agli elettori un new deal for the American people, nel quale lo Stato deve intervenire attivamente per indirizzare le attività economiche. La sua azione si muove in 4 direzioni: ⁃ Riordino del sistema bancario: attribuzione alla Federal Reserve di maggiori poteri e costituzione di un’agenzia di monitoraggio sulla Borsa di Wall Street; ⁃ Sostegno a gruppi sociali in difficoltà; ⁃ Programma di lavori pubblici: assunzione di diversi milioni di disoccupati per progetti di interesse nazionale (strade, ponti, bonifiche). Es. Tva – Tennessee Valley Authority. ⁃ Riorganizzazione delle relazioni fra imprenditori e forza lavoro: istituzione di agenzie di coordinamento, quali la National Recovery Administration ed il Social Security Act. Questa manovra è stata fondamentale per rilanciare l’economia, poiché ha restituito il potere d’acquisto a coloro che, a causa della disoccupazione, sarebbe stata fuori mercato. Non meno rilevanti gli effetti politici del New Deal, che hanno ridato fiducia nelle istituzioni, confermando Roosevelt per tre successivi mandati. Negli Stati Uniti l’industria bellica trascina la ripresa economica e garantisce consenso alle istituzioni politiche. 7. Nazismo, Fascismo, Autoritarismo 7.1 L’ascesa del nazismo La crisi del ’29 colpisce la Germania, il cui sistema economico sprofonda: i governi che si succedono non riescono a fornire una politica economica adeguata e l’opinione pubblica vuole che i politici scovino i colpevoli di questa catastrofe. In questo contesto il piccolo partito di Hitler, la Nsdap, riscuote un successo crescente, e nelle elezioni del 1932 è il partito più grande. I nazisti si presentano come l’onda giovane della politica tedesca: la maggior parte dei membri è sotto i 40 anni, il partito è finanziato da importanti imprenditori tedeschi. Nel dicembre 1932, a seguito di una crisi di governo, il presidente della Repubblica Hindenburg dà l’incarico di Primo ministro a Hitler, che il 30 gennaio 1033 riceve il mandato e forma un governo di coalizione. L’occasione per formare una dittatura viene fornita dall’incendio del Reichstag del 27 febbraio 1933, la cui responsabilità viene attribuita ai comunisti: Hitler sfrutta questa occasione per sospendere i diritti costituzionali e per ordinare alla polizia di arrestare migliaia di comunisti. Nelle nuove elezioni di marzo 1933, i nazisti ottengono un risultato trionfale, ma Hitler, che non è intenzionato a governare in un contesto parlamentare, presenta un decreto per i pieni poteri, che gli viene accordato; è la fine della Repubblica di Weimar e la nascita del Terzo Reich nazista. Dall’inizio del suo governo, i nazisti mettono in atto una fitta serie di leggi che disegnano la struttura del Terzo Reich - la Gleischaltung (coordinamento), che si muove in 5 direzioni: 16 1. La repressione delle opposizioni/costruzione della dittatura – la Spd e i sindacati socialisti vengono sciolti, gli oppositori arrestati e rinchiusi nei Konzentrationslager, il primo dei quali a Dachau nel 1933. L’unica organizzazione sindacale ammessa è il Daf – Deutsche Arbeitsfront – controllato dal Partito. 2. Il riassetto dei poteri istituzionali – alla morte di Hindenburg il 2 agosto 1934, la carica di presidente del Reich è cumulata con quella di capo di governo e affidata a Hitler. 3. La ridefinizione degli equilibri interni al Partito – dal 1926 le SS – Schutzstaffeln – si mettono al fianco delle SA. Dopo la conquista del potere, le SA e il loro capo Ernst Röhm, ritengono di avere diritto ad un ruolo preminente del nuovo Reich; Hitler non è d’accordo e teme la concorrenza con Röhm. Così, ordina alle SS di compiere un attacco contro il quartier generale delle SA e di ucciderne i dirigenti, compreso Röhm, in quella che passa alla storia come la Notte dei lunghi coltelli. Le SS vengono incorporate nelle strutture dello Stato; a loro è affidato il controllo della Gestapo – la polizia segreta – e del Sicherheitsdienst – il servizio segreto. 4. La costruzione di un sistema associativo totalitario – il governo nazista procede alla costituzione di organismi che inquadrano i giovani, con un’impostazione di tipo militare. L’organizzazione dei ragazzi è la Hitler Jugend; le ragazze fanno parte del Bund Deutscher Mädel; i lavoratori sono inseriti nella Daf - Deutsche Arbeitsfront; il tempo libero è organizzato dalla Kraft durch Freude. 5. La definizione dei rapporti con le Chiese – la Chiesa luterana dà subito un solido sostegno al Partito. Nel 1933 viene firmato un Concordato con la Chiesa Cattolica: gli sviluppi razzisti inducono il papa Pio XI a pubblicare un’enciclica nella quale condanna duramente l’ideologia razzista del nazismo. La seconda enciclica gli viene privata dalla morte, ed il suo successore Pio XII non sviluppa l’iniziativa. La prima parte di azione di governo verte su due punti: l’attivazione di un vasto piano di lavori pubblici ed il rilancio dell’industria bellica. Per realizzare questa politica, la Germania interrompe i pagamenti per le riparazioni di guerra, sfruttando la sospensione temporanea dei pagamenti concessa dal trattato di Losanna del 1932; i successi di questa politica sono eccezionali, così come il radicamento che si crea attorno al regime. Fin da subito appare chiaro che il regime nazista intende attuare una politica estera estremamente aggressiva (nell’ottobre del 1933 il paese esce dalla Società delle Nazioni) e preparare la Germania per la guerra; tutto ciò viene realizzato forgiando la Volksgemeinshaft - la comunità nazionale tedesca. Per lo stesso fine il Partito, da un lato incoraggia l’aumento della natalità nelle coppie sane di pura razza ariana, dall’altro attua misure antinataliste, programmi che fanno ricorso all’eutanasia e alla sterilizzazione per scopi eugenetici. Per la costruzione di una perfetta Volksgemeinshaft, viene attuata una legislazione specificatamente razziale orientata sulla comunità ebraica, che viene guardata con indifferenza dall’opinione pubblica e che inizia dopo il conseguimento del potere da parte di Hitler. Una serie di leggi dell’aprile del 1933 decreta l’esclusione degli ebrei dalle amministrazioni pubbliche e da altre cariche istituzionali. Nel 1935 la legislazione si inasprisce e tocca il tema dei rapporti sessuali. A Norimberga vengono approvate due leggi: la Legge sulla cittadinanza del Reich - che distingue le tipologie di cittadini - e la Legge per la protezione del sangue e dell’onore tedesco - che proibisce il matrimonio e rapporti sessuali fra ebrei e ariani. Alla fine del 1935 vengono licenziati docenti, professori, medici, avvocati ebrei. Nel 1937 vengono limitate pesantemente le aziende di proprietà ebraica. Nel 1938, una legge obbliga gli ebrei ad apporre una J sui documenti. Dopo l’uccisione di un diplomatico nazista a Parigi per mano di un ebreo, le SA scatenano un pogrom in tutta la Germania: nella notte fra il 9 e il 10 novembre 1938 vengono distrutti sistematicamente negozi e sinagoghe - la Notte dei Cristalli. Pochi giorni dopo, una legge esclude bambini e ragazzi ebrei dalle scuole tedesche. Il nazismo costruisce il suo successo su tre elementi primari: un nazionalismo estremamente aggressivo, che soffia sul fuoco del risentimento contro le condizioni imposte alla Germania dal trattato di Versailles; un razzismo estremo, che fa dell’antisemitismo il cuore assoluto del proprio credo politico; un’aggressività fisica e mentale, compiuta dalle associazioni paramilitari naziste, che tristemente aumenta il prestigio del Partito. Perché questo sistema funzioni sono necessarie un’adeguata estetica politica e un’efficiente politica economica. Sono fondamentali i rituali collettivi, che devono trasmettere l’idea di una invincibile coesione interna del popolo. Le grandi adunate servono a dare il senso di appartenenza a una società ben ordinata. Inoltre, esse appagano il bisogno di spettacolo in un’epoca in cui lo spettacolo non è ancora una componente del quotidiano; i discorsi di Hitler adottano uno stile gridato e militaresco, con un andamento in crescendo. I notevoli successi economici portano la Germania in pochi anni a una situazione di impiego di tutti i veri tedeschi; questo modello nasce da una fortissima spinta conferita all’industria bellica e, per quanto 17 profondamente sbagliata, la percezione della guerra penetra in profondità nella cultura popolare. La costruzione della nuova Germania passa anche attraverso una drastica epurazione della produzione culturale, il cui primo gesto è un teatrale rogo di libri prodotti da intellettuali ebraici e da coloro che esprimono valori difformi dal regime, nel maggio del 1933. Nel 1937 i nazisti organizzano una mostra-gogna che espone esempi di arte degenerata in un tour itinerante (opere di Kandinskij, Mondrian, Malevič, Klee): ai loro lavori vengono contrapposte opere figurative di impianto realistico. 7.2 Il fascismo italiano negli anni Trenta Gli effetti della crisi del ’29 si fanno sentire anche in Italia. Il regime di Mussolini affronta la crisi adottando la stessa soluzione americana, e si affida a grandi lavori pubblici come la bonifica dell’Agro Pontino, dalla quale nascono le città fasciste di Sabaudia e Latina; vengono inoltre costruiti nuovi edifici pubblici, il cui stile è definito iper-razionalista. Il regime dittatoriale interviene a sostegno delle banche e delle imprese industriali, creando nel 1931 l’Imi - Istituto mobiliare italiano, per il finanziamento a breve e a lungo termine e, nel 1933 l’Iri – Istituto per la ricostruzione industriale, attraverso il quale lo Stato fascista diventa azionista di maggioranza di imprese cruciali; l’operazione fa sì che i costi per il risanamento delle imprese in difficoltà sia accollato alla collettività intera: chi beneficia dell’operazione sono banche e imprenditori privati. Il regime fascista tenta un’ulteriore doppia innovazione: l’autarchia, che incoraggia i consumatori ad avvalersi esclusivamente di prodotti italiani; la corporazione, un sistema di organismi di rappresentanza degli operai e degli imprenditori per rendere armoniche le relazioni di lavoro; entrambe le mosse non danno i risultati sperati e l’economia italiana resta poco sviluppata, se comparata con il resto d’Europa. Ciononostante l’ideologia del regime spinge il sogno di un’espansione militare dell’Italia. Mussolini gioca la carta della crescita demografica, che assicuri la leva militare. In questa prospettiva, si applica una politica natalista nettamente antifemminile, che scoraggia pesantemente le donne dall’intraprendere delle carriere. Vengono inoltre abbassate le tasse per gli uomini capi di famiglie numerose; i risultati di questa politica sono incerti e la popolazione cresce di poco. Nonostante ciò, nell’ottobre 1935 Mussolini decide che è arrivato il momento di attaccare l’Etiopia, riprendendo un progetto coloniale fallito alla fine del XIX secolo. Nel maggio 1936 l’Etiopia, l’Eritrea e la Somalia diventano l’Aoi – Africa Orientale Italiana. Mussolini proclama la nascita dell’Impero italiano e il re Vittorio Emanuele II è proclamato imperatore. L’avventura etiope si ispira alle pratiche di apartheid protestate dalla Società delle Nazioni, che applica sanzioni economiche e blocca i rifornimenti di materiali per l’industria bellica. In questa occasione l’Italia riceve l’appoggio dei nazisti e giunge ad un patto di alleanza nell’ottobre 1936 – l’Asse Roma-Berlino. L’accordo viene esteso con la firma di un patto antisovietico, sottoscritto da Italia, Germania e Giappone e con l’uscita dell’Italia dalla Società delle Nazioni, nel dicembre 1937. L’ossessione per la contaminazione razziale e l’avvicinamento con la Germania nazista inducono il regime fascista a produrre un’ulteriore legislazione razziale esplicitamente antisemita. Questa fase è aperta il 13 luglio 1938 dalla pubblicazione del Manifesto della razza, che afferma il carattere ariano della popolazione italiana e che ne esclude categoricamente gli ebrei, che vengono successivamente censiti. La norma del 5 settembre 1938, Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista – firmata dal ministro dell’Educazione Giuseppe Bottai, prevede l’immediata espulsione di docenti e studenti di razza ebraica. Un’altra legge del 17 novembre 1938 vieta i matrimoni tra ariani e persone di altra razza. La reazione della società italiana è, nella grandissima maggioranza, di indifferenza, e anche la Chiesa cattolica non assume una posizione ufficiale. 7.3 Gli altri regimi totalitari in Europa La democrazia resiste in Irlanda, Gran Bretagna Francia, Svizzera, Lussemburgo, Belgio, Olanda, Cecoslovacchia, Danimarca, Norvegia, Svezia e Finlandia. Nel resto d’Europa si instaurano regimi autoritari di destra ispirati a quello fascista o nazista, con i quali si stringono rapporti diplomatici amichevoli. • Bulgaria - nel 1923 un colpo di Stato del re Boris III limita le libertà costituzionali. • Portogallo – nel 1926 un colpo di Stato militare del generale Carmona instaura una dittatura. Nel 1928 il ministro delle Finanze è Salazar, che emerge e si mette a capo del governo dal 1932. • Polonia – nel 1926 un colpo di Stato del generale Pilsudski instaura una dittatura. • Lituania – nel 1926 un colpo di Stato di Smetona. 20 il 23 agosto 1939 portano alla firma del patto Molotov-Ribbentrop - patto di non aggressione tra unione sovietica il Germania nazista, nel quale l'Urss dà carta bianca per il corridoio di Danzica, la Polonia occidentale e la Lituania; la Germania riconosce all'Urss la possibilità di occupare Lettonia, Estonia, Finlandia, Polonia orientale e Bessarabia (Romania nord-orientale). Il 1° settembre 1939 le truppe tedesche attaccano la Polonia. Il 3 settembre Francia e Regno Unito dichiarano guerra alla Germania. L'Italia dichiara la sua non belligeranza motivandola con la sua impreparazione militare. A metà settembre i sovietici attaccano la Polonia, gli Stati baltici e la Finlandia. È l’inizio della seconda guerra mondiale. La Germania attua una Blitzkrieg - guerra lampo - conquistando in poche settimane Danzica e la Polonia occidentale. I sovietici occupano la Polonia orientale e si impadroniscono nei mesi seguenti di tutti e tre i Stati Baltici e della Bessarabia. Nella Polonia occupata dai nazisti entrano in azione le Einsatzgruppen - i gruppi operativi delle SS- che uccidono migliaia di polacchi ritenuti politicamente pericolosi. Nell'aprile 1940 la Germania attacca e conquista Danimarca e Norvegia, nonostante la strenua resistenza di quest'ultima nazione. Il 10 maggio 1940 parte l'offensiva tedesca contro Francia, Olanda e Belgio. I francesi si attestano lungo la Linea Maginot, progettata dal ministro francese della Difesa per un'esperienza di guerra simile a quella precedente. Ma i calcoli si rivelano sbagliati ed i tedeschi sfondano la linea nella zona centrale: il 14 giugno 1940 sono a Parigi. Mussolini, convinto dell'invincibilità delle truppe naziste, dichiara guerra alla Francia il 10 giugno 1940, quando la Francia sta per crollare; e nonostante ciò le truppe italiane danno pessima prova di sé. Una volta ceduta, i nazisti decidono di dividerla in due aree territoriali distinte: area settentrionale, sotto la diretta amministrazione nazista; area meridionale, affidata al governo collaborazionista del generale Pétain, che elegge la sua capitale a Vichy. In UK si forma un governo di unità nazionale guidato dal conservatore Winston Churchill, che, a seguito del governo Pétain, interrompe i rapporti diplomatici con la Francia e mette in atto un blocco navale antitedesco nel Mediterraneo e sull'Atlantico. Il governo nazista reagisce attaccando il Regno Unito con l'aviazione, ma i britannici hanno un efficace sistema di evacuazione di civili e dispongono di ottime difese antiaeree. L'operazione si protrae fino dal luglio 1940 al maggio 1941, e fallisce. 9.1 Le guerre parallele Con un'iniziativa autonoma non troppo gradita alla Germania l'Italia fascista apre nuovi fronti, con l'obiettivo di svolgere una guerra parallela e non subalterna agli obiettivi del regime nazista. I risultati, però, non sono brillanti. Nel agosto 1940 l'esercito italiano attacca la Somalia dall'Etiopia e l'Egitto dalla Libia, entrambi controllati dai britannici. La controffensiva britannica comincia nel dicembre del 1940; Mussolini è costretto a chiedere aiuto ai tedeschi, che nel febbraio del 1941 inviano il Libia l’Afrikakorps. L'altra guerra parallela iniziata dagli italiani si indirizza contro la Grecia il 28 ottobre 1940, ed è una vera catastrofe militare; l'iniziativa rischia di trasformare la Grecia in un avamposto britannico. Nell'aprile 1941 i tedeschi decidono di attaccare i Balcani, sostenuti da Ungheria, Romania Bulgaria. Sia la Jugoslavia sia la Grecia vengono rapidamente conquistate. Agli italiani viene assegnata la Slovenia centro-meridionale, l'area intorno a Zara, la costa della Dalmazia e il Montenegro. La Germania si annette la Slovenia, si riserva l'amministrazione della Serbia e costituisce lo Stato autonomo di Croazia, affidato agli Ustaša. 9.2 La Germania nazista attacca l’Unione Sovietica. A metà del 1941 le potenze dell’Asse controllano praticamente tutta l'Europa, fatta eccezione per il Regno Unito e l’Unione Sovietica. La Germania tenta un'aggressione all’Urss con l'Operazione Barbarossa che ha inizio il 22 giugno 1941 con potenti forze messe in campo. Nonostante la pressione sia molto efficace, l'attacco a Mosca parte troppo tardi, e all'arrivo dell'inverno i tedeschi non sono riusciti a prendere la città. Le truppe sovietiche resistono e la popolazione collabora attivamente con l'Armata Rossa. Visto che non riescono a prendere né Leningrado né Mosca, i tedeschi decidono di puntare a sud, verso il Caucaso, e nell'agosto del 1942 sono in prossimità di Stalingrado; anche qui incontrano una sorprendente resistenza e sono costretti a fermarsi. Nel novembre 1942 l’esercito sovietico sferra una controffensiva e i tedeschi sono costretti ad arrendersi nel febbraio del 1943. 21 9.3 La guerra nel Pacifico Tra il 1941 e il 1942 la guerra si fa davvero mondiale con l'intervento attivo del Giappone e degli USA. Il presidente Roosevelt spinge per un sostegno ai paesi che si oppongono alla Germania di Hitler, concedendo materiale bellico ai paesi alleati a condizioni particolarmente favorevoli. Nel maggio del 1941 gli USA interrompono le relazioni diplomatiche con Germania e Italia. Roosevelt e Churchill sottoscrivono la Carta Atlantica il 14 agosto del 1941, un documento che prefigura un nuovo ordine internazionale che deve emergere dalla sconfitta dei regimi nazi-fascisti e basato sul principio dell'autodeterminazione dei popoli e sulla libera circolazione di beni e capitali. Hitler incoraggia la politica bellicista del governo giapponese, che è interessato all'imminente occupazione integrale dell'Indocina. Sulla base dei buoni rapporti tra Germania, Italia e Giappone, confermati dal patto tripartito del 27 settembre 1940, le truppe giapponesi occupano definitivamente l'Indocina il 28 luglio 1941. Roosevelt decide di imporre l'embargo sul petrolio e sull'acciaio destinato al Giappone e chiede al governo giapponese di ritirare le truppe da Cina e Indocina. Senza notificare un ultimatum, l’aviazione giapponese attacca la flotta statunitense del Pacifico a Pearl Harbor, Hawaii, distruggendola. Annientata la presenza statunitense, il Giappone occupa Thailandia, Indonesia, Malesia, Birmania, Filippine e Nuova Guinea. Subito dopo Pearl Harbor gli USA dichiarano guerra al Giappone, e contestualmente anche all’Italia e alla Germania; anche lo UK dichiara guerra al Giappone. 9.4 Lo sterminio degli ebrei La linea tedesca antisemita cambia man mano che, avanzando verso est, le truppe tedesche incontrano comunità ebraiche sempre più numerose. Nel 1939 i nazisti ordinano la deportazione degli ebrei delle zone rurali nei ghetti - recinti appositi. Durante l’offensiva contro l’URSS le truppe tedesche incontrano grandi comunità ebraiche che vengono rastrellate e fucilate dalle SS; la procedura non è ritenuta sufficiente, cosicché gli ebrei cominciano ad essere deportati in massa nei campi di concentramento costruiti per i soggetti alieni allo Herrenvolk. Il 20 gennaio 1942 si tiene una riunione a Wannsee, nei pressi di Berlino, alla quale partecipano i massimi esponenti del nazismo. Reinhard Heydrich comunica di aver ricevuto da Göring l’incarico di organizzare “l’auspicata soluzione finale della questione ebraica”, che prevede di sterminare fisicamente tutti gli ebrei. Il piano prevede la conversione di sei campi di concentramento in campi di sterminio. In questi nuovi campi vengono progressivamente portati tutti gli ebrei dei ghetti e dei campi di concentramento. Le SS sono il corpo a cui è affidata la gestione complessiva di tutti i Lager. Il metodo di sterminio è quello delle camere a gas con utilizzo di acido cianidrico, prodotto dalla IG-Farben col nome di Zyklon-B. I corpi dei vengono portati nei forni crematori, i cadaveri vengono perlustrati per appropriarsi di eventuali denti d’oro ecc. In questa operazione muoiono 6.000.000 di ebrei. Pochi atti di ribellione, uno dei quali è rappresentato dalla rivolta del Ghetto di Varsavia, del 19 aprile 1943. 9.5 La resistenza al nazi-fascismo Nascono alcuni movimenti di Resistenza in varie parti d’Europa che cercano di ostacolare i nazisti. Le formazioni più numerose e più attive sono quelle comuniste, collegate all'Armata Rossa sovietica, che garantisce loro rifornimenti e sostegno logistico. Le varie Resistenze europee hanno un ruolo significativo nell’ostacolare le operazioni delle truppe nazi-fasciste. Francia - il generale Charles de Gaulle, che fino ad allora ha avuto incarichi di responsabilità del governo francese, dall’occupazione della Francia trova rifugio a Londra e il 18 giugno 1940, dalla stazione radiofonica della BBC, invita i francesi a resistere e opporsi agli occupanti nazisti. Con l'appoggio del governo britannico, De Gaulle ricostituisce una forza armata francese, la Forces française libre. Jugoslavia - la situazione del paese è complicata. In Croazia operano i nazionalisti Ustaša, sostenuti dai nazisti; in Serbia operano i nazionalisti Cetnici guidati da Mihajilović. I Cetnici si scontrano con gli Ustaša per la dominazione della Jugoslavia. Un terzo gruppo è rappresentato dai partigiani comunisti di Josip Brox, detto Tito. Quest’ultimo non è approvato dall’URSS e Stalin non ne apprezza l’esibizione di autonomia. 22 Grecia - dal 1941 si costituiscono diverse formazioni partigiane opposte all’occupazione nazista, fascista e bulgara della Grecia. 9.6 La svolta del 1942-43 Nel corso del 1942 gli USA ricostituiscono la loro flotta e la loro aviazione; gli aerei riescono a mettere in atto un primo bombardamento dimostrativo su Tokyo, cui non seguono particolari effetti militari. Il vero cambiamento nei rapporti è scandito dalle seguenti battaglie: • Battaglia del Mar dei Coralli (maggio 1942) – gli americani riescono a bloccare lo sbarco giapponese in Nuova Guinea; • Battaglia delle Isole Midway (4-7 giugno 1942) - gli americani respingono l’attacco alla base, bloccando l’espansione militare giapponese nel Pacifico. • Battaglia per l’Isola di Guadalcanal (agosto 1942-febbraio 1943) - gli americani sbarcano sull’isola e costringono l’esercito giapponese ad abbandonare l’area. Nell’autunno del 1942 le truppe britanniche attaccano l’Afrikakorps, e all’inizio di novembre gli italo-tedeschi sono sconfitti a El-Alamein, Egitto, e devono ripiegare sulla Libia. Contemporaneamente un corpo di spedizione anglo-americano in Marocco al comando del generale Eisenhower compie uno sbarco in Algeria. Le truppe tedesche si ritirano ulteriormente in Tunisia e sono costrette ad arrendersi. Dalla Tunisia gli anglo- americani preparano i piani per uno sbarco in Sicilia, che viene avviato il 10 luglio 1943. L’attacco non incontra serie resistenze e l’esercito italiano è sul punto di disgregarsi. 9.7 La caduta del fascismo, la Resistenza e la guerra in Italia. Il regime fascista crolla per un colpo di Stato al quale partecipano il re e alcuni dei massimi esponenti del fascismo. La risoluzione è proposta da Dino Grandi nel corso di una riunione del Gran consiglio del fascismo tenutasi il 24 luglio 1943, che attribuisce nuovamente il comando delle forze armate al re. A conclusione della riunione Mussolini viene arrestato, e il re nomina Pietro Badoglio nuovo presidente del Consiglio. Badoglio, mentre da un lato annuncia fedeltà agli impegni bellici presi da Mussolini, dall’altro apre trattative segrete con gli anglo-americani in Sicilia; le trattative portano ad un armistizio, firmato il 3 settembre 1943 e reso noto cinque giorni più tardi; i tedeschi considerano lo scioglimento dell’esercito come atto di tradimento e deportano molti militari nei campi di concentramento. Nella penisola le truppe naziste avanzano verso sud a difesa della Linea Gustav (da Gaeta alla foce del Sangro). Il 12 settembre 1943 Mussolini viene liberato da un commando di paracadutisti sul Gran Sasso. Portato a Nord, il 23 settembre 1943 Mussolini annuncia la costituzione della Rsi - la Repubblica Sociale Italiana - con capitale a Salò. Ora l’Italia è spezzata in due. Negli stessi giorni cominciano a costituirsi gruppi armati di partigiani nell’Italia occupata; i resistenti cominciano a militare all’interno di formazioni chiamate Brigate Garibaldi o Brigate Matteotti, oppure sono cattolici o liberal-monarchici. Il 9 settembre 1943 si forma il Cln - Comitato di liberazione nazionale - composto dai sette partiti ricostruitisi dopo la caduta del fascismo: Pda - Partito d’Azione; Dc - Democrazia cristiana; Psiup - Partito socialista italiano di unità proletaria; Pri - Partito repubblicano italiano; Pli - Partito liberale italiano; Pdl - partito del lavoro; Pci - Partito comunista italiano. Il Cln è in aperta polemica con il governo Badoglio e il re, quest’ultimo ritenuto responsabile del successo del fascismo. Togliatti, nel marzo del 1944, di ritorno dall’Urss dopo vent’anni d’esilio, propone di abbandonare la polemica; questa mossa prende il nome di svolta di Salerno. Il 24 aprile 1944 si forma un primo governo di unità nazionale presieduto da Badoglio. Nel giugno 1944 Roma viene liberata dalle forze alleate; Badoglio si dimette e viene sostituito da Ivanoe Bonomi, presidente del Pdl; contestualmente Umberto di Savoia assume la carica in sostituzione del padre. Le truppe alleate avanzano verso nord e la linea militare tedesca si pone fra Toscana ed Emilia - la Linea Gotica - nella quale avvengono diversi atti di ritorsione antipartigiana, fra cui le stragi di S. Anna e di Marzabotto. Le formazioni partigiane, anziché cessare di operare, aumentano i loro effettivi e l’impatto delle loro azioni costituisce una costante spina nel fianco per le truppe nazi-fasciste. 25 coordinamento generale è svolto dall’OEEC - Organisation for European Economic Co-operation. • Patto Atlantico - trattato firmato a Washington nell’aprile del 1949. Si tratta di un’alleanza difensiva tra i paesi firmatari, coadiuvata dalla formazione di un organismo di coordinamento militare per gli stati aderenti, la NATO - North Atlantic Treaty Organization. • Patto di Varsavia - trattato di alleanza militare fra Urss e paesi fratelli del 1955, realizzato in risposta al Patto Atlantico. • La conferenza di Bandung - le nuove realtà statali che nascono dalla dissoluzione degli imperi coloniali rifiutano di schierarsi nettamente con l'uno o con l'altro blocco e nel 1955 si riuniscono a Bandung, Indonesia, per promuovere un coordinamento afro-asiatico del Terzo mondo, un mondo che non vuole essere nel filoccidentale nel filosovietico. 10.2 L’Occidente nell’immediato dopoguerra USA - per dare ancora più sostegno all’azione anticomunista, nel 1949 il Congresso approva la costituzione della CIA - Central Intelligence Agency - per coordinare i servizi di spionaggio, informazione e sostegno all’azione americana nel mondo. La vita politica interna del paese è condizionata da una vera e propria ossessione anticomunista, che decolla nel 1950 quando il senatore Joseph McCarthy annuncia di possedere liste di comunisti che si sarebbero introdotti nelle amministrazioni pubbliche; la sua denuncia avvia una sistematica serie di indagini dell’FBI che si trasforma in una sorta di spionaggio interno. Nel 1953 il maccartismo comincia a perdere vigore, dopo che il senatore dichiara di sapere anche i nomi degli infiltrati comunisti ai vertici. L’idea che McCarthy abbia inventato le accuse chiude la sua carriera, e dalla metà degli anni Cinquanta la persecuzione comunista basata sul sospetto viene abbandonata. Nondimeno, gran parte dell’opinione pubblica conserva ostilità nei confronti del comunismo, al contrario dell’Europa occidentale dove, sebbene l’influenza americana, i partiti di sinistra mantengono notevole peso. UK - nelle prime elezioni politiche del dopoguerra del luglio 1945, con grande sorpresa, i conservatori di Churchill vengono sconfitti in modo netto dai laburisti. Il Primo ministro Clement Attlee avvia un piano di riforme tanto coraggioso quanto importante, che costituisce il primo esempio di Welfare State, espressione che si contrappone al Warfare State. Attlee organizza il NHS - National Health Service - e procede alla nazionalizzazione della Banca d’Inghilterra e delle industrie più determinanti. Il Welfare State ha costi notevoli (non inferiori a quelli di un Warfare State) che il governo non è in grado di fronteggiare, specie se uniti alla ricostruzione post-guerra. I laburisti perdono consensi e nelle elezioni successive (1951) cedono di nuovo il posto ai conservatori di Churchill. Francia - con il governo collaborazionista di Vichy c'è stata una rottura nella continuità costituzionale. Il 21 ottobre 1945 si tiene dunque una doppia elezione, alla quale per la prima volta partecipano anche le donne. Con una grandissima maggioranza il corpo elettorale si esprime a favore del rinnovamento della Costituzione. Alle elezioni si impongono tre partiti: il Movimento repubblicano popolare, il Partito socialista e il Partito comunista, che insieme formano un governo di coalizione presieduto da Charles de Gaulle. Constatata l'impossibilità di far prevalere il suo punto di vista, De Gaulle rassegna le dimissioni. Il primo progetto dell'Assemblea Costituente viene bocciato nel referendum del 5 maggio 1946. Nel 1947, il Partito comunista francese viene escluso dalle maggioranze di governo, per le difficili relazioni tra i paesi occidentali e l'unione sovietica. La mossa, sollecitata dalle autorità americane, non stabilizza il quadro politico, che vede il succedersi di otto governi negli anni 1947-50. Germania federale - nel 1949 la Germania viene divisa in due Stati distinti. Gli USA decidono di non chiedere le riparazioni di guerra alla Germania Ovest e di includerla nel Piano Marshall. L'assemblea costituente redige la Costituzione della RFG nel 1949. Italia - forte cambiamento nell'assetto istituzionale del secondo dopoguerra. Ai partiti del CLN viene affidato il compito di formare governi provvisori di larga coalizione. Il 19 giugno 1945 si forma un governo presieduto da Ferruccio Parri, capo partigiano e dirigente del Partito d’Azione, che sembra intenzionato ad attuare un programma radicale di limitazione dei diritti politici per le persone coinvolte col fascismo. Una politica 26 economica che non vuole fare concessioni agli imprenditori induce i liberali a togliere la fiducia al governo e Parri è spinto alle dimissioni. Nel dicembre 1945 si ricostituisce un governo di ampia coalizione presieduto da Alcide De Gasperi, dirigente della DC. Il nuovo governo procede con cautela e nel giugno del 1946 emette un decreto di amnistia che segna la fine di ogni serio tentativo di epurazione. Il governo organizza le elezioni del 2 giugno del 1946, nelle quali si elegge l'Assemblea Costituente e si tiene il referendum istituzionale. Cercando di condizionare le elezioni, il re Vittorio Emanuele III abdica in favore del figlio Umberto II. Il corpo elettorale a suffragio universale sceglie la Repubblica. Si costituisce un altro governo di ampia coalizione presieduto da De Gasperi, ma l'inasprirsi del contrasto internazionale fra i due blocchi rende la coabitazione nello stesso governo sempre più difficile, e nel maggio del 1947 Marshall chiede di fare pressioni su De Gasperi affinché si liberi dei comunisti e dei socialisti. A seguito di ciò, De Gasperi apre una crisi di governo che si conclude il 31 maggio con la costituzione di un nuovo governo senza ministri comunisti e socialisti. La Costituzione viene approvata il 22 dicembre 1947 e il 1° gennaio 1948 entra in vigore. L'architettura costituzionale si fonda su un Parlamento bicamerale, diviso in Camera Dei Deputati e Senato, entrambi eletti a suffragio universale. Il Parlamento elegge un presidente della Repubblica con poteri limitati, a cui spetta l'incarico di eleggere il presidente del Consiglio, che deve formare il governo sulla base della maggioranza creata in Parlamento. La Costituzione prevede anche l'istituzione di una Corte Costituzionale che verifichi la coerenza delle leggi approvate in Parlamento. Le prime elezioni del nuovo Parlamento sono il 18 aprile 1948 e la contesa politica si gioca tra la DC e le opposizioni di sinistra unite nel Fronte Popolare. La DC gode di tre elementi di notevole vantaggio: gli aiuti dagli USA, che nel caso di una vittoria dei comunisti verrebbero sospesi; il favoreggiamento del pontefice Pio XII; la notizia di un colpo di Stato comunista in Cecoslovacchia nel febbraio del 1948. Alle elezioni la DC stravince. Il 14 luglio 1948 un giovane anticomunista spara davanti a Montecitorio, sede del Parlamento, contro Palmiro Togliatti che, immediatamente ricoverato, si salva. La diffusione della notizia rischia l'accensione di una guerra civile che i capi del partito comunista si adoperano per bloccare. La tensione rientra in Italia si colloca saldamente dentro il blocco occidentale. 10.2 Il blocco sovietico L’avanzata dell’Armata Rossa verso Berlino durante la guerra permette all’Urss di inglobare Estonia, Lettonia, Lituania, la Carelia ex finlandese, la Bessarabia, la Polonia orientale e un lembo di Slovacchia. La Polonia viene compensata con Slesia, Pomerania e Prussia, aree in precedenza tedesche. Il territorio della Germania viene ridotto di molto ed è suddiviso in quattro zone, così come la città di Berlino: la parte orientale è affidata all’Urss, mentre quella occidentale è amministrata da USA, UK e Francia. Questo periodo segna uno dei più grandi controesodi della storia. Il paradosso del comunismo sovietico è che operai e contadini sono costretti a livelli retributivi e standard di vita modestissimi. Al contrario, i funzionari del Partito e dello Stato godono di retribuzioni che fanno di loro una élite privilegiata - la Nomenklatura - il cui potere assume caratteri dispoticamente clientelari. Nei paesi europei caduti sotto l'egemonia dell'Unione Sovietica la situazione è analoga. Il coordinamento tra le varie economie è assicurato dal Comecon, fondato a Varsavia nel gennaio 1949. Il sistema del terrore, che continua a operare, consente un buon controllo della società e permette una rapida ricostruzione degli apparati industriali, favorita dalle riparazioni di guerra pagate dai paesi occupati. Nel 1949 gli scienziati sovietici effettuano il primo test atomico, e mettono a punto la bomba a idrogeno (bomba H) nel 1953. Nel 1953 Stalin muore. Cina - le diplomazie occidentali si preoccupano di un inaspettato dilagare del comunismo in Asia orientale. Da quando il Giappone è in guerra contro gli USA, Chiang Kai-shek è tornato a elaborare piani di attacco contro i comunisti e la guerra torna ad essere civile. I comunisti hanno il sostegno delle masse contadine, al contrario del regime nazionalista, corrotto e autoritario. Nel febbraio del 1949 le truppe comuniste entrano a Pechino e costringono i nazionalisti a fuggire nell'isola di Taiwan, aiutati dagli americani. Il 1° ottobre 1949 Mao Tse-tung proclama a Pechino la nascita della Repubblica popolare cinese; il nuovo Stato non viene riconosciuto degli USA, e l'Onu tiene il seggio alla Repubblica nazionalista di Chiang Kai-shek fino al 1971. La Repubblica popolare procede alla nazionalizzazione delle banche e delle imprese e ad una redistribuzione della terra tra i contadini. La Cina e l'Urss stipulano un trattato di amicizia e mutua assistenza nel febbraio del 1950. Dalla caduta del Giappone, la Corea, prima parte dell'impero giapponese, viene occupata a Nord dall'Armata 27 Rossa e a sud dall'esercito americano; la Corea viene divisa in due parti, con il confine segnato dal 38º parallelo Nord. Nel giugno del 1950 le truppe nordcoreane invadono di sorpresa la Corea del Sud. Il Consiglio di sicurezza dell'Onu il 27 giugno autorizza un'azione militare a protezione della Corea, affidando il comando delle operazioni agli USA. Il corpo di spedizione dell'ONU rovescia completamente la situazione, spingendosi fin quasi al confine con la Cina, dove i comunisti inviano rinforzi. La situazione viene ristabilita come prima fino all'aprile del 1951, quando il presidente Truman autorizza l'avvio di negoziati che si concludono con l'armistizio del 25 luglio 1953. Il conflitto in Corea incoraggia il potenziamento della produzione di armi da parte dei due blocchi e induce l'Urss a reinsediare il proprio rappresentante nel Consiglio di sicurezza dell'Onu. 10.3 L’inizio della decolonizzazione Durante la seconda guerra mondiale inizia un processo di emancipazione delle colonie europee che si fa imponente dopo la sua fine. L'indipendenza è condotta da movimenti che combinano tradizioni locali con modelli di organizzazione politica occidentale. Diverse le dinamiche politiche: in alcune aree si sviluppano movimenti nazionalisti che ibridano il discorso patriottico con l'identità culturale locale (India, Pakistan, Indonesia, medio Oriente); in Asia sud-orientale si formano movimenti modellati sull'esperienza del comunismo cinese. India – durante la seconda guerra mondiale si moltiplicano i gesti di resistenza antibritannica, che spingono il governo laburista di Attlee a convocare le elezioni per un'Assemblea Costituente indiana, che segnano una rottura tra il Partito nazionale del congresso, guidato da Gandhi e Nehru, e la Lega Musulmana, guidata da Mohammed Alì Jinnah; la mancata intesa si traduce nel 1906 una campagna di azione diretta tra indù e musulmani, che convince il viceré inglese Mountbatten dell'assoluta necessità di procedere ad una Partition del territorio indiano. Il governo britannico disegna le nuove entità politiche in due regioni distinte; a occidente un nuovo Stato musulmano, il Pakistan; a oriente uno stato indù, l'Unione Indiana. La Partition si trasforma in un’immensa tragedia. Scoppiano subito contestazioni sui confini del Punjab e del Kashmir, quest’ultima una regione a maggioranza musulmana che è stata annessa all'India. Al tempo stesso prende il via un gigantesco esodo che provoca terribili disagi e grandi violenze interreligiose. Gandhi, nel tentativo di rasserenare i rapporti, si dichiara favorevole a una divisione delle risorse patrimoniali lasciate dagli inglesi; un gesto che non tutti apprezzano. Gandhi viene assassinato il 30 gennaio 1948 da un estremista indù che lo ritiene responsabile di aver tradito gli interessi dell'India. Questo non interrompe la costruzione della democrazia e la Costituzione, in vigore dal 26 gennaio 1950, pone le fondamenta di uno Stato laico e democratico. Pakistan - le élite politiche del Pakistan trovano nell’Islam l'elemento identitario fondamentale su cui edificare lo Stato. Il significato di Stato Islamico divide profondamente le élite. Le autorità religiose vogliono uno Stato interamente modellato sui principi della Sharia: questa posizione è sostenuta con forza da Mawdudi. Gli esponenti della Lega Musulmana, appoggiati dall'esercito, sono favorevoli ad uno stato laico modellato sull'esempio della Turchia. Il Pakistan combatte una guerra con l’India nel 1965 per il controllo del Kashmir, regione contesa dal 1947. La guerra non è risolutiva. Asia sud-orientale - nel 1946 gli USA concedono l’indipendenza alle Filippine. Nel 1948 Birmania e Ceylon (Myanmar e Sri Lanka) ottengono l'indipendenza dal Regno Unito. Meno pacifica la situazione in Indocina (Vietnam, Laos, Cambogia) e Indonesia. • Indocina - in Vietnam nel 1945 Ho Chi-minh, capo del movimento comunista Vietminh, proclama l’indipendenza dalla Francia e la costituzione della Repubblica democratica del Vietnam. I francesi non riconoscono il nuovo Stato e occupano la parte meridionale del paese, iniziando una lunga guerra che si conclude nel 1954 con la resa dei francesi. Nello stesso anno gli accordi di Ginevra decretano il ritiro delle truppe da tutta la penisola indocinese, la divisione del Vietnam in due stati (repubblica comunista al Nord; monarchia filoccidentale a sud) e la formazione degli Stati indipendenti di Laos e Cambogia. 30 bus e viene arrestata; ne nasce un grande movimento di protesta locale - The Montgomery Bus Boycott - guidato da un giovane ecclesiastico protestante, Marthin Luther King, il quale coordina le proteste che si diffondono in tutto il paese. Il movimento scuote gli Stati Uniti. Il 28 agosto 1963 c’è una grande marcia a Washington fino al Lincoln Memorial, dove Marthin Luther King tiene un emozionante discorso nel quale sogna che i bianchi e i neri possano vivere in pace. Nel 1964 il Civil Rights Act dichiara illegale ogni discriminazione in ogni campo della vita civile, creando anche l’EEOC - Equal Employment Opportunity Commission. Nasce parallelamente un movimento di separazione culturale che si basa sull’orgoglio nero, attraverso il quale si invitano gli afroamericani ad essere fieri delle proprie peculiarità. Il movimento promuove la formazioni di gruppi di attivisti che fanno uso della violenza: grandi rivolte urbane scoppiano in varie città americane negli anni 1964-68. Il leader del movimento nero separatista, Malcolm X, viene assassinato nel 1965. Il 4 aprile 1968 anche Marthin Luther King viene assassinato a Memphis, Tennessee. Il presidente Kennedy - nelle elezioni presidenziali del 1960 il candidato democratico John Fitzgerald Kennedy vince sul candidato repubblicano Richard Nixon. Il principale problema che gli si presenta è la possibile superiorità dell’Urss nell’attuazione di programmi spaziali e missilistici. Nel 1957 i sovietici lanciano in orbita lo Sputnik; gli americani rispondono fondando nel 1958 la NASA - National Aeronautics and Space Administration. È l’inizio della corsa allo spazio, che viene vinta dagli Stati Uniti con lo sbarco sulla Luna del 20 luglio 1969, realizzato dai piloti Neil Armstrong ed Erwin Aldrin. Drammatici sono gli sviluppi di Kennedy sulla dottrina Truman. I rapporti tra USA e Cuba si fanno più complessi a causa del nuovo lìder cubano Fidel Castro che ha compiuto la rivoluzione, rovesciando il regime filoamericano di Batista. Il governo cubano comincia così a cercare il sostegno diplomatico ed economico dell’Urss. Di fronte a questi sviluppi, nell’aprile del 1961 Kennedy autorizza uno sbarco armato di esuli cubani anticastristi alla Baia dei Porci, che si rivela un fallimento. Cuba si accorda con l’Unione Sovietica per impiantare una base missilistica. I servizi segreti americani intercettano l’iniziativa e nell’ottobre 1962 Kennedy chiede all’Urss l’immediato smantellamento della base. Il governo accetta. Contemporaneamente Kennedy considera l’opportunità di intervenire direttamente in Vietnam, dove le Truppe del Nord hanno iniziato a combattere quelle del Sud, cosicché il presidente aumenta i finanziamenti e l’aiuto tecnico all’esercito del Vietnam del Sud. Il 22 novembre 1963, mentre Kennedy è in visita a Dallas, durante una sfilata in macchina scoperta viene ucciso da un cecchino. Il suo posto viene preso dal suo vicepresidente Lyndon B. Johnson, il cui mandato si caratterizza effettivamente per una vasta politica sociale. La guerra in Vietnam - nel 1964, approfittando di uno scontro fra unità navali americane e vietnamite nel Golfo del Tonchino, gli USA intervengono direttamente nella guerra in corso in Vietnam. La strategia è quella della escalation, con l'aumento progressivo dei bombardamenti sulle basi dei Viet Cong; i comunisti vietnamiti non solo resistono ma sono in grado di passare al contrattacco e nel gennaio del 1968 fanno partire l'offensiva del Tet, attaccando simultaneamente più di cento città sudvietnamite. L'orrore per una guerra combattuta con mezzi atroci per un motivo che a molti non sembra essenziale provoca negli USA il formarsi di un grande movimento pacifista. Il malumore dell'opinione pubblica induce Johnson a non ricandidarsi, e nel novembre del 1968 viene eletto il repubblicano Richard Nixon. Nel 1973, dopo un'offensiva in Cambogia che non dà i frutti sperati, gli USA firmano un armistizio. Nel 1975 la capitale del Vietnam del Sud, Saigon, cade sotto l'offensiva delle truppe comuniste e cambia il nome in Ho Chi Minh City. 11.2 Le dinamiche politiche dell'Europa occidentale Dopo la seconda guerra mondiale il Portogallo è ancora sotto dittatura di Salazar e la Spagna resta ancora sotto dittatura di Franco. Nel 1967 a queste due dittature di destra si aggiunge anche la Grecia, dove un periodo di instabilità politica viene chiusa da un colpo di Stato che instaura una dittatura di destra. Francia - l’instabilità politica che caratterizza il paese diventa massima quando scoppia il caso dell'Algeria: negli anni Cinquanta un movimento indipendentista algerino mette in difficoltà l’amministrazione francese della colonia. Nel 1957 la guerriglia travolge Algeri: i militari del Fronte di liberazione nazionale algerino combattono contro le truppe francesi. Nel maggio del 1958 un gruppo di militari francesi in Algeria forma un Comitato intenzionato a compiere un colpo di Stato, a meno che l'incarico di capo del governo non sia 31 conferito al generale Charles de Gaulle, che si dimostra disposto ad assumere la presidenza del Consiglio. De Gaulle redige una nuova Costituzione che attribuisce un peso molto maggiore presidente della Repubblica, che adesso viene eletto direttamente dal corpo elettorale. Il nuovo testo viene sottoposto a referendum il 28 settembre 1958 e incontra un’approvazione piuttosto ampia. De Gaulle è eletto presidente della Quinta Repubblica; il suo prestigio e la sua forza politica gli consentono di attuare una vigorosa politica estera. Nel 1961 De Gaulle reprime un nuovo tentativo di colpo di Stato militare in Algeria; l'anno successivo mette a punto un piano per l'indipendenza dell'Algeria, che viene approvato dalla popolazione algerina con un referendum. Nel 1965 De Gaulle riconferma l'incarico e svolge un ruolo determinante nel tentare di svincolare la Francia e la Comunità Europea in via di formazione da quella che giudica una troppo pesante tutela statunitense. Ma i paesi della NATO non hanno alcuna intenzione di seguirlo nella sua politica di distacco polemico nei confronti degli USA. UK - il dilemma politico del dopoguerra riguarda come far convivere il sistema del Welfare State con una dinamica economica non particolarmente brillante. I conservatori di Churchill, tornati al governo, tentano di rendere l'insieme economicamente meno oneroso. Tuttavia i vari impegni fanno sì che il bilancio statale resti in deficit. Nel 1964 i laburisti conquistano una stretta maggioranza che fa di Harold Wilson il presidente del Consiglio, confermato anche dopo le elezioni del 1966. La Germania federale - fino al 1966 il quadro politico è dominato dall’alleanza fra i partiti cristiano-democratico, cristiano-sociale e liberale. Al Congresso di Bad-Godesberg del 1959, la SPD - Partito Socialdemocratico - abbandona la sua impostazione marxista e le idee rivoluzionarie, accettando i princìpi di un’economia di mercato, cosa che lo rende più affidabile agli occhi dell’elettorato e che gli suggella una costante crescita. Italia - il miracolo economico fa dell’Italia un paese pienamente industrializzato: il processo è governato per tutta questa fase dalla DC. L’elemento essenziale del sistema è una continua esclusione dal governo del Partito comunista. Distinguiamo tre grandi cicli segnati dal variare delle coalizioni e dei programmi della DC. • Primo ciclo politico italiano (1948-57) – coalizioni prevalentemente centriste. L’intervento più importante di questo periodo è la riforma agraria del 1950, nella quale il governo di De Gasperi approva l’espropriazione e la redistribuzione di 750.000 ettari di terra. Contestualmente viene istituita la Cassa per il Mezzogiorno, ente finanziario a sostegno del sud-Italia. Negli anni a seguire i governi a guida DC spostano il loro interesse sul sostegno alla trasformazione, ad esempio l’ampliamento della rete autostradale - Autostrada del Sole. Sul piano politico, nel 1953 De Gasperi propone una nuova legge elettorale, che prevede il premio di maggioranza per l’alleanza che consegua più del 50% dei voti, che consiste nell’automatica assegnazione del 65% dei seggi. La legge viene approvata, ma alle elezioni di giugno l’alleanza non raggiunge il premio per un soffio e la legge viene abrogata a fine luglio. • Secondo ciclo politico italiano (1957-60) - la DC si orienta verso maggioranze di centro-destra che includono l’MSI - Movimento sociale italiano - fondato nel 1946 dagli ex membri dell’RSI e portatore degli ideali del passato regime fascista. I partiti di sinistra lanciano critiche contro quello che sembra un tradimento delle basi su cui è nata la Repubblica. Nel marzo del 1960 il presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, della DC, affida a Fernando Tambroni l'incarico di formare il governo; lui decide di avvalersi dei voti dell’MSI per la fiducia. Tambroni riceve dure critiche dopo aver ottenuto la fiducia e nel giro di pochi giorni si dimette, ma Gronchi lo convince a desistere. L'autorizzazione del governo al Congresso dell’MSI a Genova fa esplodere una violenta rivolta popolare che travolge la città dal 30 giugno al 2 luglio del 1960, a seguito della quale Tambroni è costretto a dimettersi. • Terzo ciclo politico italiano - la vicenda di Tambroni conduce a una possibile apertura del governo alla partecipazione del Partito socialista, che nel 1962 dà un appoggio esterno al governo democristiano di Amintore Fanfani. Negli anni 1963-68 ministri socialisti entrano a far parte di governi di coalizione guidati dal democristiano Aldo Moro. La fase del centro-sinistra è inaugurata da significative riforme del 1962: la nazionalizzazione dell'energia elettrica, con la costituzione dell’Enel; la costituzione della scuola media unificata; l'obbligo scolastico fino a 14 anni. In Italia la crescita economica dà gli stessi frutti degli altri paesi industrializzati, ma il livello di conflittualità sindacale e sociale è nettamente superiore perché l'industrializzazione avviene attraverso lo spostamento di un alto numero di individui e l’integrazione 32 non risulta facile. Negli anni Settanta la conflittualità cresce molto rispetto al decennio precedente. 11.9 Il comunismo nell'Europa dell’Est Così come in Occidente, anche nell'Est comunista la rapida ricostruzione economica è trainata dalla crescita della spesa degli armamenti, che nell’Urss degli anni 1950-70 aumenta del 400%; cresce di pari passo la ricerca di combustibili e di fonti di energia. La ripresa economica comunista è giocata sulla compressione dei redditi e dei consumi. Alla morte di Stalin l'erede è Nikita Chruščëv, che nella seduta riservata del XX Congresso dell’Unione Sovietica del 1956 denuncia lo stalinismo e i sistemi repressivi. Gli effetti visibili di questa rottura epocale sono l'avvio dello smantellamento del sistema del Gulag. In questo periodo in due paesi del blocco sovietico - Polonia e Ungheria - scoppiano manifestazioni e scioperi. Da Mosca si suggerisce di riabilitare uno dei dirigenti del comunismo polacco, Gomulka, imprigionato durante le purghe staliniane. Tornato a dirigere il partito nel 1956, procede a una serie di riforme. Incoraggiati dall'esempio polacco, in Ungheria i manifestanti protestano contro le condizioni economiche e la mancanza di libertà imposta dal sistema comunista. L'esercito, mandato per reprimere la protesta, si unisce ai manifestanti. Al potere viene richiamato Nagy, espulso dal Partito nel 1955, che propone la possibile uscita del paese dal patto di Varsavia. A questo punto il governo sovietico ordina all’Armata Rossa di invadere l’Ungheria; Nagy viene arrestato e impiccato e l’esperienza ungherese viene chiusa nel sangue. Dopo la riapertura dei collegamenti dalla parte Ovest e quella Est di Berlino del 1949, un numero crescente di tedeschi emigrano definitivamente a Ovest. Gli organi di stampa occidentali considerano questa una prova evidente dello scarso consenso di cui regime comunista gode. Per bloccare questo fenomeno, il governo della DDR decide di far costruire un muro dotato di postazioni di guardia: il progetto è realizzato nella notte tra il 12 e il 13 agosto del 1961. La parziale liberalizzazione del sistema sovietico, avviata da Chruščëv, viene decisamente interrotta nel 1964, quando il politico viene messo sotto accusa per le frequenti rivolte e sostituito da un triumvirato. La repressione del dissenso interno è affidata alla polizia politica, che dal 1954 è stata riorganizzata nel KGB - Comitato per la sicurezza dello Stato. Primavera di Praga - nell'autunno del 1967 Alexander Dubček chiede più democrazia e un socialismo dal volto umano. La sua proposta spinge il primo segretario del partito comunista Novotny a lasciargli il posto. Dubček avvia una coraggiosa serie di riforme, attuate nella primavera del 1968, chiamata la primavera di Praga. Tutto ciò dovrà pochissimo e ad agosto del 1968 i sovietici occupano la Cecoslovacchia. Dubček viene dimesso e le riforme sono cancellate. L'autoritarismo sovietico soffoca chi cerca di conquistare spazi di libertà. 12. I mondi postcoloniali Dal 1950 il processo di decolonizzazione prosegue su scala planetaria, nonostante le maggiori potenze occidentali non cessino di nutrire ambizioni neo-imperiali. 12.1 L’Asia tra democrazia e comunismo L’Asia postcoloniale degli anni 1950-70 è caratterizzata da due modelli socio-economici diversi: ⁃ paesi con strutture politiche democratiche che promuovono un’economia fondata sul libero mercato o sull’economia mista fra pubblico e privato (Giappone, India); ⁃ paesi dominati dal comunismo (Cina, Corea del Nord, Vietnam, Laos, Cambogia); Giappone - nel dopoguerra il Giappone è posto sotto il controllo degli USA, fino al 1951. L’amministrazione americana impone nel 1946 una nuova Costituzione che prevede un Parlamento rappresentativo e il mantenimento dell’imperatore Hirohito. Gran parte degli esponenti dell’esercito viene epurata, anche a seguito di un processo analogo a quello di Norimberga. Il decollo economico del Giappone è strettamente legato al rapporto instaurato con gli USA, il quale decide, così come per la Germania Ovest, di non far pagare i danni di guerra 35 Iran - la laicizzazione suscita all'opposizione del movimento guidato dagli ayatollah sciiti, massime autorità religiose locali. nel 1951 lo shah Pahlavi nomina Primo ministro Mossaqed, un convinto nazionalista, intenzionato a nazionalizzare la compagnia petrolifera del paese. Le potenze occidentali cercano in tutti modi di ostacolare questa operazione, e la CIA interviene nel 1953 con un colpo di stato che rovescia il governo di Mossaqed, che viene arrestato e imprigionato. Il nuovo regime, in cambio del sostegno di USA e UK, blocca il processo di nazionalizzazione. Tutto ciò basta a suscitare una crescente opposizione degli ayatollah, le massime autorità islamiche site, che protestano vigorosamente contro l'occidentalizzazione delle norme e dei costumi, contro la dipendenza economica dell'Iran dall'Occidente e contro il carattere dispotico del regime dello shah. Un ayatollah in particolare comincia ad acquisire un prestigio speciale, Ruhollah Khomeini, che nel 1970, in una serie di discorsi pubblici, afferma la costituzione di uno Stato islamico che si fondi sulla Sharia e governato dalle élite religiose islamiche. Iraq - lo Stato ha preso forma nel 1958 quando un colpo di Stato militare, organizzato dai nazionalisti di Quassim, abate la monarchia e crea un regime politico militare. Due successive crisi politiche (1963-1968) portano al potere il Partito Baath, guidato, fra gli altri, da Saddam Hussein che instaura una dittatura militare; il punto essenziale dell'azione di governo e la nazionalizzazione dei giacimenti petroliferi nel 1972. 12.4 I conflitti arabo-israeliani Nel corso delle guerre l’OPEC decide di sostenere lo sforzo bellico di Siria ed Egitto aumentando il prezzo al barile del petrolio greggio, per danneggiare l'economia dei paesi occidentali e filo israeliani. Questa decisione diventa poi una strategia permanente che causa un vero terremoto economico, lo shock petrolifero, che chiude un ciclo economico positivo per aprirne uno di grave crisi economica. Egitto - le dure sconfitte con lo Stato d'Israele animano l'opposizione interna dei gruppi islamici radicali. Dal 1952 è governata dalla dittatura militare di Nasser, che non nasconde il suo desiderio di abbattere Israele e allontanare ogni presenza occidentale dall'area. Per il progetto della diga di Assuan sul Nilo, Nasser apre le trattative con USA e UK, che si dicono disposti a finanziare fin quando, nel 1955, il paese si accorda con l'unione sovietica per una grande partita di armi: gli Stati Uniti, per ritorsione, si ritirano, e Nasser procede con la nazionalizzazione del Canale di Suez, decisione che danneggia pesantemente la Compagnia del Canale, a capitale francese. A questi elementi di tensione si aggiunge il pessimo stato delle relazioni diplomatiche fra Israele e Egitto. Nasser, infatti, decide di chiudere il Canale di Suez e il Golfo di Aqaba alle navi israeliane, il cui governo, guidato da Gurion, risponde ordinando ad un commando israeliano di compiere una incursione sanguinosa a Gaza. UK, Francia e Israele concordano una dura azione contro l'Egitto, che inizia nell'ottobre del 1956, a seguito della quale sia l’Urss che gli USA condannano l'iniziativa minacciando azioni di guerra. Di fronte alle pressioni diplomatiche congiunte le truppe israeliane e quelle francesi si ritirano, ed il prestigio di Nasser esce rafforzato. Nasser muore nel 1970 ed è sostituito da Anwar Sadat. Palestina - nel paese dal 1948 esiste lo Stato di Israele: nel mondo arabo lo stato israeliano è individuato come un corpo estraneo. Dal 1964 i palestinesi dispongono di un'associazione politica unificata, l’OLP - organizzazione per la liberazione della Palestina, al cui interno cresce il prestigio di Yasser Arafat, capo del gruppo politico militare Al-Fatah. Nel 1967 la situazione precipita con i crescenti disaccordi diplomatici tra Israele e Siria: a sostegno di quest'ultima, Nasser comincia a mobilitare le truppe egiziane sul Sinai. Il 5 giugno 1967 Israele contrattacca di sorpresa Egitto, Giordania e Siria nella guerra dei Sei Giorni. Nonostante la risoluzione ONU del 1967, che invita Israele a restituire i territori occupati, il governo israeliano si rifiuta di farlo. Nel 1972 un gruppo terroristico palestinese sequestra e uccide 11 atleti israeliani alle Olimpiadi in corso a Monaco di Baviera. Nell'ottobre del 1973, Durante le celebrazioni ebraiche di Yom Kippur, gli eserciti egiziano e siriano attaccano congiuntamente il Sinai e il Golan. La guerra si conclude dopo poche settimane; Israele mantiene il controllo del Golan e della striscia di Gaza, accettando di iniziare una restituzione del Sinai all'Egitto. Questa guerra segna la rinascita del radicalismo islamico all'interno dell'Egitto, il cui pensatore più autorevole è Sayyd Qutb, la cui uccisione ne fa un martire per i militanti radicali. 36 13.L’Occidente dal 1970 a oggi 13.1 la stagflazione Agli inizi degli anni Settanta si interrompe il lungo ciclo economico positivo avuto inizio subito dopo la seconda guerra mondiale. Gli accordi di Bretton Woods hanno fatto sì che la moneta statunitense cominciasse a circolare in tutto il sistema finanziario internazionale; le banche nazionali, al bisogno, hanno chiesto la conversione del dollaro in oro e le riserve auree degli USA tra il 1948 e il 1970 si sono dimezzate. Per di più le importazioni americane di questo periodo arrivano a superare le esportazioni. Il governo di Richard Nixon nel 1971 decide di sospendere la convertibilità del dollaro in oro; la rottura degli accordi di Bretton Woods apre una fase di incertezza nei cambi monetari. Inoltre, la crisi si perpetua dallo shock petrolifero. A differenza dei decenni precedenti, quando la depressione economica era caratterizzata dalla stagnazione (diminuzione della produzione/aumento della disoccupazione) e dalla caduta dei prezzi, adesso la diminuzione della produzione non fa diminuire i prezzi, perché la minore offerta di beni sul mercato è più che compensata dal costante aumento del prezzo del petrolio. Questa doppia tendenza - stagnazione economica e inflazione - viene definita stagflazione. 13.2 la difficoltà degli USA La decisione dell'Opec nel 1973 punta proprio agli Stati Uniti e all'alleanza economica e militare con Israele. Il 1973 è un pessimo anno per il presidente Richard Nixon: all'opinione pubblica appare evidente che gli Stati Uniti hanno sostenuto il colpo di Stato in Cile, e la brutalità della dittatura di Pinochet getta una luce sinistra sulla CIA; gli Stati Uniti abbandonano in Vietnam e Nixon è il presidente della sconfitta; l’OPEC scatena lo shock petrolifero. Infine, peggio di ogni altra cosa, i giornalisti Woodard e Bernstein del Washington Post accusa del presidente di condotta politica scorretta in quello che esplode come lo scandalo Watergate: il Watergate è la sede di un'organizzazione politica del partito democratico. L'inchiesta dimostra che cinque uomini sono stati mandati a spiare gli esponenti politici democratici per conto del partito repubblicano e che Nixon ha autorizzato questa operazione, utilizzando l'FBI per screditare i suoi avversari politici. Nixon si difende in modo estremamente goffo, e ancor prima di subire l'impeachment, si dimette dalla carica il 9 agosto 1974: è l'unico presidente statunitense ad aver compiuto un gesto simile. Nixon viene sostituito dal suo vice, Gerald Ford, rimane in carica fino alle elezioni del 1976, vinte dal democratico Jimmy Carter, desideroso di riscattare la crisi morale che ha investito gli USA. Carter ottiene un grande successo internazionale, quando organizza un incontro nella tenuta presidenziale di Camp David nel Maryland, tra il presidente egiziano Anwar Sadat e il Primo Ministro israeliano Menachen Begin. L'incontro formalizza il trattato di pace tra Egitto e Israele il 26 marzo 1979. Ma a questa buona operazione ne segue un’altra del tutto disastrosa: nel 1979 in Iran il regime dello shah, sostenuto dagli Stati Uniti, è abbattuto da una rivolta nel corso della quale 52 cittadini statunitensi dell'ambasciata di Teheran sono catturati e tenuti come ostaggi. I tentativi per liberarli si rivelano inutili e l'incidente annulla del tutto la popolarità di Carter, che alle elezioni del novembre 1980 è sonoramente battuto da Ronald Reagan. A conclusione delle elezioni gli ostaggi americani in Iran vengono lasciati liberi. 13.3 gli anni di piombo Molti stati europei sono scossi dal diffondersi in grande stile del terrorismo politico di due connotazioni: - il terrorismo nazionalista (Irlanda del Nord e paese basco); - il terrorismo eversivo di estrema destra e sinistra (Germania e Italia). Nessuna di queste formazioni terroristiche riuscirà a raggiungere gli obiettivi che ha perseguito. Irlanda – nella costituzione dello Stato irlandese del 1921, l’Ulster è rimasto parte del Regno Unito. Al suo interno vive una minoranza cattolica, percepita dai più come ostile nei confronti del governo britannico e favorevole ad un unione dell’Ulster con la Repubblica d’Irlanda. La traduzione di questa ostilità è la formazione della Ulster Volunteer Force nel 1966, un corpo paramilitare protestante, che si macchia di diversi omicidi ai danni dei cittadini cattolici. Alla nuova aggressività protestante i nazionalisti cattolici rispondono con l’organizzazione dell’IRA – Irish Republican Army. 37 Nel 1969 il governo britannico invia nell’Ulster alcuni reparti militari per presidiare il territorio. Durante una manifestazione cattolica del 30 gennaio del 1972 a Derry, le truppe inglesi sparano sulla folla. L’episodio – noto come Bloody Sunday – rilancia l’azione dell’IRA e della sua componente estremista – il Provisional IRA, che organizza innumerevoli attentati, facendo dell’Ulster una delle zone più violente d’Europa. Anche il Regno Unito è colpito: il 27 agosto 1979 un commando dell’IRA fa saltare in aria la barca di Luis Mountbatten, l’ex viceré dell’India; nel 1982 viene fatta esplodere una bomba a Brighton nella sede del Partito conservatore. Questi fatti determinano un cambiamento di rotta nella dirigenza del movimento nazionalista cattolico. Emerge la figura di Gerry Adams, favorevole all’abbandono delle iniziative terroristiche e pronto ad avviare trattative. Nel 19494 l’IRA annuncia la cessazione delle iniziative militari. Nel 1998 viene firmato un accordo fra UK e Irlanda che stabilisce che una riunificazione dell’Irlanda possa avvenire soltanto con l’assenso di entrambe le parti. Nel 2007 lo UK abbandona militarmente l’Ulster. Spagna – le azioni terroristiche sono compiute nel Paese Basco dall’Euskadi ta Askatasuna, un’organizzazione paramilitare fondata nel 1959 con l’obiettivo di conquistare l’indipendenza. Tra le sue azioni più clamorose c’è l’uccisione del Primo ministro spagnolo, Luis Carrero Blanco, avvenuta nel dicembre del 1973. Germania Ovest – dal 1970 opera un gruppo terroristico di estrema sinistra, la RAF - Rote Armee Fraktion, il cui obiettivo è quello di aprire una crisi sociale che porti allo scoppio di una rivoluzione comunista. Tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta la Raf viene più volte colpita dalla polizia. Italia – negli anni Settanta il paese è scosso da un’ondata di terrorismo politico sia di estrema destra che di estrema sinistra. I gruppi terroristici di estrema destra fanno esplodere bombe in luoghi pubblici frequentati: strage di Piazza Fontana, Milano, 12 dicembre 1969; strage di Piazza della Loggia, Brescia, 28 maggio 1974; strage del treno Italicus, pr. Bologna, 4 agosto 1974; strage della stazione di Bologna, 2 agosto 1980. Sul fronte di sinistra, i principali gruppi terroristici sono le Brigate Rosse, i Nuclei Armati Proletari e Prima Linea. La strategia è quella di organizzare agguati in cambio di riscatto, l’obiettivo è quello di formare un vasto partito armato, capace di rovesciare le istituzioni repubblicane e compiere la rivoluzione proletaria che – a detta dei vertici delle BR – la resistenza partigiana non è riuscita a mettere in atto. Le BR vogliono bloccare il processo politico che vede il Partito comunista rendersi disponibile a una possibile cooperazione politica con la DC, la cui linea è elaborata soprattutto da Enrico Berlinguer, che nel 1972 diventa segretario del PCI. Per evitare che un possibile governo di sinistra sia vittima di soluzioni autoritarie come quella cilena, egli elabora la linea del compromesso storico, suggerendo il compito del PCI, quello di trovare un accordo con la DC che garantisca la cooperazione. La plausibilità di questa proposta di poggia su tre elementi essenziali: - il PCI ha preso le distanze dall’Urss dopo l’invasione della Cecoslovacchia del 1969; - l’atteggiamento di Berlinguer e del partito di fronte alle BR è di distacco assoluto; - il PCI cresce notevolmente per numero di elettori, riuscendo quasi a superare la DC nel 1976; Il presidente della DC Aldo Moro è fra coloro che sono favorevoli all’apertura al PCI. La manovra viene portata a termine nel marzo del 1978, alla formazione di un governo presieduto da Giulio Andreotti composto di soli democristiani ma con il voto favorevole dei parlamentari comunisti. Significativamente, il 16 marzo 1978, giorno in cui il governo si presenta in Parlamento, le BR compiono un agguato a Roma, e un commando blocca la macchina con la quale Moro si sta dirigendo in Parlamento, uccidendo la sua scorta e rapendo il dirigente della DC. Il 9 maggio 1978, le BR uccidono Moro: due mesi più tardi il suo corpo viene ritrovato in una macchina parcheggiata in via Caetani a Roma, che significativamente collega la sede nazionale della DC con quella del PC. Il PC sostiene la linea della fermezza. I media insistono incessantemente sulla brutalità e sulla pericolosità del terrorismo, e questo aliena le BR sancendo, nel momento di massima visibilità, l’inizio del loro declino. Una serie di azioni portano all’arresto della dirigenza del movimento, che agli inizi degli anni Ottanta non ha più alcun rilievo. A sinistra vengono mosse critiche al compromesso storico, per l’alleanza con la DC, ritenuta innaturale poiché si tratta di un partito corrotto e venduto agli interessi degli USA. Alle elezioni del 1979, il PCI subisce una netta flessione. Berlinguer decide di abbandonare la linea collaborativa, ma si ritrova in un vicolo cieco, con un grande capitale di voti ma 40 L’evento mette sotto gli occhi dell’opinione pubblica mondiale lo stato catastrofico degli impianti industriali sovietici. Nel 1988 Gorbačëv fa approvare una nuova Costituzione che sancisce una relativa apertura del sistema politico. Nel 1989 le elezioni dei deputati del popolo segnano una vittoria degli esponenti pro-riforme. Nel marzo del 1990 il Congresso elegge Gorbačëv presidente dell’Unione Sovietica. A quel punto si perde completamente il controllo della situazione. Le forze nazionaliste di molti Stati dell’Urss chiedono l’indipendenza. Nel 1990 i tre Stati Baltici si proclamano indipendenti. L’invio dell’esercito è fortemente criticato dai riformisti guidati da Boris Eltsin, che nel giugno del 1991 viene eletto Presidente della Repubblica russa. Due mesi dopo l’ala conservatrice del Pcus tenta un colpo di Stato che viene sventato; Gorbačëv ne è distrutto ed esce dalla scena politica. Nella Russia di Eltsin sia il Pcus che il KGB vengono sciolti. Mentre frana l’Urss, tutto il blocco dell’Est va in frantumi. Nel biennio 1989-90 i paesi dell’Est comunista attraversano crisi che portano allo smantellamento delle istituzioni comuniste e all’istituzione di sistemi democratici e pluralisti. Nella maggior parte dei casi il processo è pacifico; l’unico caso di transizione violenta è quello della Romania. • Romania – a Timisoara hanno luogo imponenti manifestazioni contro il regime comunista di Nicolae Ceausescu nel dicembre 1989. Il movimento di protesta si trasmette anche a Bucarest. Ceausescu e sua moglie tentano di fuggire, ma vengono fermati a Târgoviste, non lontano dalla capitale, dove il 25 dicembre 1989 un improvvisato tribunale li processa e li condanna a morte. • Germania dell’Est – il 9 novembre 1989 i dirigenti della Germania comunista autorizzano l’apertura fra le due Berlino, anche costretti dal fatto che l’Ungheria ha aperto la frontiera con l’Austria. La decisione è accolta con grande gioia in una sorta di rituale collettivo che segna la fine di un’epoca: la caduta del muro di Berlino. Per iniziativa del cancelliere della Germania Ovest Helmut Kohl, nel 1990 le due parti della Germania si ricompongono in un unico Stato, la Repubblica Federale di Germania. Il comunismo implode sotto il peso delle sue ingiustizie e delle sue efficienze, ma le dinamiche che seguono la disgregazione del blocco comunista non sono affatto tranquille, poiché esplodono con grande violenza scontri di carattere etnico-religioso (Tagikistan, Azerbaigian, Georgia). Nel 1993 la Cecoslovacchia si spezza pacificamente in due parti, la Repubblica Ceca e la Slovacchia. Nel 1994 la Federazione russa intraprende una sanguinosa guerra contro la Cecenia, una piccola area che chiede l’indipendenza. Nel 2000 Eltsin è sostituito alla presidenza da Vladimir Puti, un ex dirigente del KGB, che mantiene l’impegno in Cecenia e cerca di condizionare l’evoluzione politica dell’Ucraina indipendente. Meno pacifica è la situazione in Jugoslavia, travolta dal crollo del blocco sovietico. La crisi apre lo spazio per la nascita di movimenti nazionalisti che richiedono l’indipendenza, segnati profondamente dalle differenze culturali fra i vari gruppi. Le tendenze secessioniste sono fortemente osteggiate dallo Stato principale, la Serbia, il cui presidente, Slobodan Milošević, si fa promotore di un nazionalismo che immagine la Serbia come l’asse egemonico principale di una possibile nuova Jugoslavia. Nel 1991 la Slovenia, la Croazia e la Macedonia proclamano l’indipendenza. Milošević ordina all’esercito di attaccare. In Slovenia la guerra dura pochi giorni e si conclude con il riconoscimento serbo del nuovo Stato. In Croazia scaturisce una guerra che dura quattro anni e si conclude nel 1995 con accordi di pace favoriti da Bill Clinton. Ma gli scontri militari più terribili avvengono in Bosnia-Erzegovina a causa della composizione plurietnica del Paese. Scoppia una guerra a tre fra bosniaci, serbi e croati che si conclude nel 1995 con la formazione di uno Stato unitario di Bosnia-Erzegovina. L’ultima fase delle guerre jugoslave nasce dalla tensione tra la Serbia e la provincia del Kosovo, dove nasce il conflitto tra la comunità albanese-kosovara e quella serbo-kosovara. La comunità albanese chiede l’indipendenza dalla Serbia, che si rifiuta perché il Kosovo è una regione sacra al nazionalismo serbo. Dal 1996 comincia a operare il gruppo separatista albanese-kosovare dell’Uçk; la risposta serba è molto dura. Nel 1999 la Nato decide di avviare sistematici bombardamenti in Serbia e in particolare a Belgrado, fino alla capitolazione del paese. La sconfitta costringe Milošević a indire le libere elezioni nel 2000, nelle quali esce sconfitto. Nel 2001 Milošević viene arrestato per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia. Nel 2006 il Montenegro ha proclamato la sua separazione dalla Serbia e l’indipendenza. 41 13.6 Un’Europa unita Il resto dell’Europa ha seguito una strada che si è indirizzata verso la cooperazione e l’unione dei vari Stati europei. Nel 1951 Belgio, Francia, Germania Ovest, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi hanno firmato la Ceca; nel 1957 la Cee e l’Euratom. Negli anni a seguire questo abbozzo di unione ha uno sviluppo straordinario. Nel 1973 entrano Regno Unito, Irlanda e Danimarca; nel 1981 entra la Grecia; nel 1986 entrano Spagna e Portogallo. Le adesioni si susseguono e l’area prende il nome di Unione Europea nel 1993. Nel 1995 aderiscono Austria, Finlandia e Svezia; Nel 2004 sono ammessi: Lettonia, Estonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Malta e Cipro. Nel 2007 sono ammesse Romania e Bulgaria. Dal 1979 il Parlamento europeo viene eletto a cadenza quinquennale a suffragio universale diretto da tutti i cittadini dei paesi membri. Lo stesso anno viene sancito un accordo monetario che regola i rapporti di cambio fra le varie monete. Nel 1986 il mercato comune diviene un mercato unificato, ossia un’area nella quale si prevede possano circolare liberamente merci e persone. Nel 1992 viene stipulato il Trattato di Maastricht - prevede l’introduzione di una moneta unica e di una Banca Comune Europea, la possibilità di realizzare iniziative comuni in politica estera, l’introduzione dello stato di cittadino europeo per tutti i paesi membri. La linee di Maastricht sono perfezionate con la sottoscrizione del trattato di Schengen. La moneta unica dell’Unione diviene l’euro, che entra in vigore il 1° gennaio del 2002. L’Unione vive un momento di crisi nel 2005, quando alcuni paesi si oppongono all’approvazione di una Costituzione dell’Unione Europea, il cui testo era già stato approvato nel 2003 dalla Convenzione europea. La crisi viene risolta dal nuovo Trattato sull’Unione firmato a Lisbona, il 13 dicembre 2007. Gli organi fondamentali dell’Unione sono la Commissione Europea, il Consiglio dell’Unione Europea, il Parlamento Europeo, il Consiglio Europeo, la Corte di Giustizia e la BCE. • Commissione Europea - potere esecutivo. Sede a Bruxelles; • Consiglio dell’Unione Europea - potere legislativo, insieme con il Parlamento. Sede a Bruxelles; • Parlamento Europeo - ha doppia sede, Bruxelles e Strasburgo; • Consiglio Europeo - è composto dai capi di Stato coadiuvati dai ministri degli Esteri; • Corte di Giustizia - tratta i contenziosi fra gli Stati dell’Unione. Sede a Lussemburgo. • BCE - politica monetaria degli Stati comunitari che hanno adottato l’euro. Sede a Francoforte. 13.7 La politica italiana dal 1980 a oggi Negli anni Ottanta la società italiana si trova davanti ad una ripresa in grande stile delle attività della criminalità organizzata, soprattutto nell’Italia meridionale: mafia in Sicilia; ‘ndrangheta in Calabria; camorra in Campania; Sacra Corona Riunita in Puglia. La lotta è condotta da funzionari di altissimo profilo etico, come Carlo Alberto Dalla Chiesa, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, tutti morti a seguito di attentati mafiosi. Intanto il quadro politico italiano degli anni Ottanta sembra segnare un ritorno al passato. Il PSI di Craxi è in questo momento l’unica via possibile per la costruzione di maggioranze solide, ma il sistema è bloccato per l’emarginazione del PC. Negli anni 1989-95 una serie di eventi sblocca la situazione. Il crollo del sistema comunista sovietico ha un impatto esplosivo sul PCI. Nel 1989 il segretario del PCI Achille Occhetto annuncia l’apertura a un completo mutamento dei riferimenti ideali del partito. Nel 1991 il processo si conclude con lo scioglimento del PCI e la fondazione del PDS - Partito Democratico di Sinistra, che nel 1998 assume il nome di DS - Democratici di Sinistra. Quella parte di PC che non accetta di abbandonare si ricostituisce con il PRC - Partito di Rifondazione Comunista. Negli anni 1991-95 la geografia politica italiana cambia anche per le trasformazioni che attraversano il centro- destra. Nel 1991 nasce la Lega Nord, il cui leader è Umberto Bossi. Nel corso del 1993 il segretario del MSI, Gianfranco Fini, dà avvio ad un processo di trasformazione che porta al mutamento del nome nel 1995 in AN - Alleanza Nazionale - e ad un abbandono dei suoi riferimenti ideologici al fascismo. Nel gennaio del 1994 il massimo imprenditore televisivo italiano, Silvio Berlusconi, decide di fondare un partito completamente nuovo, portatore di un programma dichiaratamente neoliberista. Nel 1992 a Milano si apre un’inchiesta della magistratura sulla corruzione politica - il processo mani pulite – che documenta pratiche di corruzione e concussione, e dell’uso di tangenti intascate dagli esponenti politici. La credibilità di molti politici è profondamente scossa. Il referendum del 18 aprile 1993 relativo alla modifica della legge elettorale per il Senato, mostra chiaramente che gran parte degli elettori non vuole più un sistema 42 elettorale proporzionale, ma maggioritario (ottiene il seggio chi prende più voti nelle specifiche circoscrizioni elettorali). Le nuove leggi elettorali del 1993 costringono i partiti a cercare di formare grosse coalizioni elettorali. Il problema delle coalizioni è la loro variegata composizione. Le posizioni distanti fra i partiti hanno generato una certa delusione dell’opinione pubblica. Dalle elezioni del 1994 si stabilizza un quadro bipolare strutturato intorno a due grosse coalizioni: • Coalizione di centro-destra: prima Polo delle Libertà, poi Casa delle Libertà. Composto da Forza Italia, AN, UDC - Unione dei democratici di centro, Lega Nord. Nel 2008, Forza Italia e AN confluiscono nel PDL - Popolo delle Libertà. • Coalizione di centro-sinistra: dal 1995 prende il nome di Ulivo. Composto da DS, PR, la Margherita, Udeur - Unione democratici per l’Europa. Nel 2007 Margherita e DS confluiscono nel PD - Partito Democratico. Il segretario è Walter Veltroni, dal 2007 al 2009. L’8 maggio 2008, dopo la vittoria alle elezioni del PDL, si forma un nuovo governo di centro-destra presieduto da Silvio Berlusconi. 14. Novità in atto L’americanizzazione - le comunicazioni cominciano a cambiare davvero dall’imposizione della televisione negli anni Sessanta. Gli USA segnano la strada dei modelli organizzativi che poi l’Europa adotta, sottoforma di format. Qui ha luogo l’americanizzazione della cultura europea. Anche il cinema statunitense trionfa, grazie alle megaproduzioni che veicolano i film tramite le nuove tecnologie. Il computer, poi, incide fortemente anche sui sistemi di informazione, che evolvono in modo rapidissimo, compiendo una straordinaria miniaturizzazione delle componenti e un incredibile potenziamento tecnologico. I mezzi di telecomunicazione si rivelano strumenti ideali per pubblicizzare i prodotti di consumo. Con il dilagare della tecnologia, la pubblicità si impone nell’immaginario collettivo. La famiglia - negli ultimi decenni del Novecento le famiglie cambiano considerevolmente. Fino agli anni Sessanta predomina un modello di famiglia gerarchica, i cui modelli normativi sono rinforzati dalle condizioni imposte dalle guerre e dalle crisi economiche. Dagli anni Settanta il quadro cambia nettamente. Con i baby boomers, che hanno partecipato ai movimenti giovanili, cominciano a diffondersi comportamenti parentali che accorciano le distanze gerarchiche. Il modello romantico della famiglia felice tende a ricomporsi, aprendosi ad un rapporto di complicità emotiva e affettiva fra tutti i suoi membri. Naturalmente si tratta di una tendenza; inoltre, le differenze di ruolo fra uomo e donna restano molto pronunciate. La rivoluzione sessuale - si sviluppa in Occidente dagli anni Settanta e segna un mutamento radicale e molto rapido delle pratiche sessuali. La sessualità prematrimoniale diviene la norma; l’età media del primo rapporto si abbassa considerevolmente; nasce la convivenza prematrimoniale. Gli elementi che determinano questo cambiamento sono: l’evoluzione delle tecniche anticoncezionali, a partire dagli anni Sessanta, grazie alle quali il sesso comincia ad essere concepito come una pratica largamente sganciata dalla finalità riproduttiva. La trasformazione culturale è incoraggiata dai movimenti giovanili che si diffondono negli anni Settanta/Ottanta, che polemizzano il proibizionismo tradizionalista delle famiglie autoritarie. Grazie alla rivoluzione sessuale, si è manifestata una maggiore tolleranza nei confronti delle identità sessuali diverse; ad esempio, in Europa vengono abolite le leggi che consideravano l’omosessualità come un reato penale. La grande novità della copia è la diffusione di un modello relazionale nel quale l’intesa affettiva e romantica dev’essere completata da una perfetta intesa erotica. Le tensioni che derivano da ciò si traducono in una minore stabilità delle coppie. L’usura della passione fra i coniugi ha sancito un notevole aumento dei divorzi. Negli ultimi trent’anni sono emersi tre nuovi tipi di famiglie: ⁃ le famiglie ricostituite: almeno una persona viene da un matrimonio precedente; ⁃ le convivenze di fatto: unioni stabili di persone che non vogliono sposarsi; ⁃ unioni permanenti di coppie omosessuali, 45 comunista filovietnamita. Nel 1988 l’esercito vietnamita abbandona la Cambogia. Grazie ad una mediazione dell’ONU, nel 1993 si tengono le elezioni che sanciscono la reintroduzione della monarchia costituzionale, la cui corona viene attribuita a Norodom Sihanouk. Il nuovo Partito comunista cambogiano nel 1994 ha messo fuori legge i Khmer rossi, sconfitti definitivamente nel 1998. India - le tensioni politiche nascono dagli attriti fra i diversi gruppi etnici. La prima area di tensione è il Punjab, dove la minoranza sikh chiede l’indipendenza. Nel 1980 torna il partito del Congresso guidato da Indira Gandhi, che opta per l’intervento dell’esercito al Tempio d’oro di Amritsar, sacro ai sikh. L’azione intimidisce la popolazione ma costa la vita a Indira, sostituita alla guida del partito dal figlio Rajiv Gandhi, che si orienta su una politica neoliberista. Nel 1987 Rajiv decide di intervenire in Sri Lanka, nella guerra civile tra il gruppo etnico cingalese buddista e quello etnico tamil indù. Nel 1990 l’India ritira le sue truppe senza aver ottenuto risultati. Il 21 maggio 1991 Rajiv Gandhi è ucciso da un terrorista. Nel 1992 scoppia un altro conflitto etnico in Kashmir che prosegue fino al 2003. Nel complesso, nonostante le notevoli tensioni cui è stato sottoposto, il sistema democratico ha retto bene, e dal punto di vista economico la crescita è stata scandita da un rapido incremento del Pil. Nonostante ciò, l’India rimane un paese in via di sviluppo. 15.3 Ai margini della globalizzazione Africa sub-sahariana - tra il 1980 e il 2005 il Pil pro capite è diminuito del 3,2%. Quest’area offre molti svantaggi strutturali: comunicazioni scarse; livelli di analfabetismo paurosamente alti; livelli di conflittualità fra i più alti al mondo. ES. Ruanda dal 1996, Somalia dal 1991. Sudafrica - a metà degli anni Settanta la popolazione nera comincia a ribellarsi all’apartheid. Il dirigente del National Party Frederik De Klerk decide di chiudere l’interminabile serie di violenze e repressioni, legalizzando l’African National Congress e ordinando la scarcerazione di molti neri, fra cui Nelson Mandela. Con un referendum del 1992 viene abolito l’apartheid. Nel 1994 le elezioni a suffragio universale sono vinte da Mandela, che diviene presidente della Repubblica Sudafricana. Dal punto di vista economico il paese, che possiede una notevole quantità di risorse naturali, ha il miglior Pil di tutta l’Africa; ma al suo interno la ricchezza è distribuita in modo estremamente ineguale. America Latina - i progressi recenti sono stati estremamente contenuti, peggiorati dalle crisi di Messico e Argentina (1994 e 2001) che si sono ripercosse su tutta l’economia dell’area, da cui è derivata una dipendenza dagli aiuti degli USA. La nota positiva è la fine dei cicli dittatoriali che si erano imposti quasi ovunque ai primi anni Settanta. 15.4 Le istituzioni internazionali Il processo di riorganizzazione delle relazioni internazionali sviluppato a partire dagli anni Settanta, ha visto negli USA il protagonista principale, in particolare dopo la disgregazione dell’Urss del 1989, che pone gli Stati Uniti come indiscussa superpotenza mondiale in grado di governare le relazioni internazionali, nonostante svariati dirigenti politici e religiosi dell’area islamica si siano focalizzati su una pesante polemica contro di loro. Gli organismi che regolano i rapporti internazionali economici e commerciali sono: IMF - International Monetary Fund; Banca Mondiale; WTO - World Trade Organization (sostituisce il GATT); il G8 - Great Eight (USA, Giappone, Germania, Regno Unito, Italia, Francia, Russia e Canada). Questi organismi sono egemonizzati dagli USA che si sono proposti come lo Stato guida del nuovo ordine mondiale neoliberista. Soprattutto nel contesto mediorientale, le intenzioni umanitarie statunitensi hanno mascherato un’evidente intenzione di controllare aree economicamente strategiche. 15.4 Conflitti nell'area tra la Palestina e Golfo Persico Dopo la pace tra Israele e Egitto, in Palestina sembrano aprirsi prospettive di pacificazione ma si tratta solo di un'illusione. Gli accordi di pace sono duramente condannati dai paesi arabi, tanto che nel 1979 la Lega araba decide di espellere l'Egitto. Il portavoce della loro polemica e dell'islamismo radicale è Sayyd Qutb. 46 La pace viene interpretata dagli islamici come tradimento compiuto da Sadat, il presidente dell'Egitto, che il 6 ottobre 1981 viene assassinato. Parallelamente in Libano scoppia un grave conflitto che finisce per coinvolgere anche Israele; lo scontro si accende a causa della presenza di diverse centinaia di migliaia di profughi palestinesi che si sono insediati a Beirut e nel sud del Libano, di cui si vogliono approfittare i libanesi sciiti per imporsi sui cristiani maroniti. Nel 1982 l'esercito israeliano interviene direttamente assediando Beirut. Le truppe israeliane ne approfittano per aggredire i campi profughi di Sabra e Shatila dove la popolazione palestinese civile viene massacrata, dopo l'uccisione del loro leader Bashir Gemayel. Il governo israeliano autorizza la colonizzazione della striscia di Gaza e della Cisgiordania, che provoca una grande ribellione della popolazione palestinese promossa dall’OLP - organizzazione per la liberazione della Palestina - dal 1987 al 1993. In Iran l’ayatollah Khomeini lancia un movimento di protesta contro il governo autoritario dello shah. Secondo Khomeini, in Iran dovrebbe formarsi uno Stato pienamente islamico nel quale le élite religiose possiedono anche il potere politico. Nel 1978 Khomeini viene espulso: ripiega su Parigi e con un’abile utilizzazione dei media internazionali riesce a presentarsi come il capo in esilio del movimento di protesta iraniano, accrescendo la sua posizione da quando si autonomina imām - massima autorità religiosa. L'azione dell'ayatollah incoraggia la protesta: nel gennaio del 1979 lo shah Reza Palhavi decide di abbandonare l'Iran e di fuggire all'estero. Nel mese successivo Khomeini arriva a Teheran. Lo Stato che si forma dopo la ribellione è stato integralmente islamico, le cui norme fondamentali si basano sulla Sharia e sono fissate nella Costituzione del 1979. La Repubblica islamica assume subito una posizione nettamente antioccidentale e antiamericana, il 4 novembre 1979 si traduce nell'occupazione dell'ambasciata USA e nella detenzione dei cittadini statunitensi per oltre un anno. La nascita dell'Iran islamico è particolarmente malvista in Iraq, dove vige il regime autoritario di Saddam Hussein, che nel 1980 decide di lanciare una crociata patriottica contro gli iraniani. Dopo otto anni di guerra I confini fra i due Stati rimangono immutati. Per evitare l’impasse, nel 1990 Saddam si lancia un’altra guerra contro il Kuwait. Contrariamente alle aspettative, l’iniziativa suscita una violentissima reazione internazionale. L’ONU, con l’appoggio dell’Urss di Gorbačëv, autorizzano l’intervento di un corpo di spedizione internazionale guidato dall’esercito americano. Nel gennaio del 1991 la forza sferra una serie di pesanti bombardamenti su Kuwait e Iraq. Alla fine di febbraio gli antiracheni lanciano un’offensiva terrestre, di fronte alla quale gli iracheni si ritirano. Il presidente in carica, George Bush senior, decide di non spingere l’offensiva fino al cuore del paese per non destabilizzare troppo il regime. Bush sr. decide di tentare la ricomposizione di trattative fra esponenti israeliani, palestinesi e arabi. Nel 1993 a Bush sr. succede Bill Clinton, che prosegue la linea tracciata dal suo predecessore e si adopera affinché Rabin incontri Arafat, il leader dell’OLP. Ad agosto viene siglato un patto a Oslo che prefigura la nascita di un possibile Stato palestinese indipendente. Questo gesto di distensione costa la vita a Rabin, ucciso nel 1995 da un estremista israeliano. Negli anni seguenti scoppiano nuovi conflitti e una nuova Intifada (Rivolta) nel settembre 2000. Un notevole seguito viene conquistato da Hamas (Entusiasmo), un’organizzazione radicale che non vuole riconoscere la legittimità dello Stato di Israele e che compie numerosi attentati. In Afghanistan vengono ritirate le truppe comuniste a seguito della crisi interna all’Urss. Nel 1992 il governo è sconfitto dai mujaheddin islamici e nel 1996 il gruppo radicale dei talebani, che sono musulmani sunniti, riesce ad assumere il controllo di quasi tutto l’Afghanistan. Nello stesso anno viene costituito l’Emirato islamico di Afghanistan, uno Stato rigidamente teocratico, più dell’Iran. Nel corso degli anni Ottanta-Novanta due fenomeni tra loro collegati provocano la nascita di un movimento musulmano radicale globale. Il fenomeno nasce in Afghanistan, dove numerosi volontari islamici si uniscono ai talebani, formando una sorta di internazionale islamica combattente, che partecipa agli scontri in Cecenia, Palestina, Kashmir e Somalia. Il teorico più importante per la nascita di questo movimento è Abdullah Yusuf Azzam, un palestinese trasferitosi in Afghanistan per unirsi ai mujaheddin negli anni Ottanta. Lì sviluppa l’idea di una lotta contro tutti gli aggressori dell’Islam, una jihad globale che deve basarsi sulla massima disponibilità al martirio. Tra coloro che giungono in Afghanistan per seguire i suoi insegnamenti c’è Osama Bin Laden, anche lui un musulmano sunnita. 47 Nel 1988 Azzam fonda Al-Qaeda; l’anno dopo viene ucciso e il posto di leader è preso da Osama Bin Laden. Nonostante la critica alle élite politiche degli Stati laici dell’area islamica, Al Qaeda si rifiuta di spargere sangue musulmano, cosa che gli suscita un largo apprezzamento nel mondo islamico. Al-Qaeda ha un ruolo chiave nella diffusione generalizzata dell’idea di martirio come momento culminante del jihad, interpretato come una gloriosa morte in battaglia. 11 settembre 2001 - in questa giornata iene compiuta l’azione più clamorosa concepita da Al-Qaeda. Quattro aerei statunitensi di linea vengono dirottati da gruppi di militanti islamici: due vengono fatti schiantare contro le Twin Towers; uno viene indirizzato contro il Pentagono, sede del Ministero della Difesa; l’ultimo era probabilmente destinato alla Casa Bianca, ma precipita in Pennsylvania dopo uno scontro a bordo. I morti sono circa 3000. Per la prima volta un attacco contro gli USA viene portato direttamente dentro i loro confini. Gli Stati laici dell’area islamica ne prendono nettamente le distanze. George W. Bush organizza un’azione di risposta che si concentra sull’Afghanistan governato dai talebani, sospettato di ospitare le basi di Al-Qaeda. Bush ottiene il sostegno dell’ONU, la collaborazione della Nato e l’appoggio di paesi islamici quali il Pakistan e l’Arabia Saudita e attacca l’Afghanistan nell’ottobre del 2001, fino all’abbattimento del regime talebano. Nel 2003 Bush, appoggiato dal laburista britannico Tony Blair, decide di attaccare l’Iraq con la scusa del terrorismo, in realtà per ottenere il controllo per la produzione petrolifera. Secondo Bush, Saddam Hussein sarebbe in possesso di armi di distruzione di massa. L’Onu non offe il suo sostegno. La guerra comincia nel marzo del 2003 e si conclude a dicembre. Saddam viene catturato e condannato a morte. Molte rivendicazioni: 11 marzo 2004 a Madrid. La nuova recessione - il primo elemento che mura le dinamiche della globalizzazione è la recessione economico-finanziaria a metà del 2008. Agli origini della recessione attuale c’è l’andamento del prezzo del petrolio, che dal 1999, e in particolare 2003, il prezzo è aumentato rapidissimamente. Anche questa fase è connotata dalla stagflazione. Le banche e le agenzie americane sono state travolte dalla bancarotta. La crisi americana deriva dalle politiche di credito particolarmente disinvolte, specie nel settore immobiliare. Gli istituti coinvolti attraversano una crisi di liquidità estremamente grave. Alcuni vanno in bancarotta, come la Lehman Brothers. La crisi dei colossi finanziari americani si è fatta sentire sin da subito in Europa e in Asia. Un’ondata di sfiducia si è abbattuta sulle principali borse valori di tutto il mondo. I governi europei stanno ancora elaborando piani di intervento e di salvataggio degli istituti finanziari o delle aziende in crisi, con la concessione di prestiti speciali, o con la parziale nazionalizzazione delle imprese in difficoltà.
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