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Storia Contemporanea - Il primo dopoguerra in Europa ed in Italia, il governo Nitti e il V governo Giolitti, Appunti di Storia Contemporanea

Lezione prof. Punzo su: il primo dopoguerra in Europa ed in Italia, il governo Nitti e il V governo Giolitti.

Tipologia: Appunti

2017/2018

Caricato il 24/05/2018

luckesamma
luckesamma 🇮🇹

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Scarica Storia Contemporanea - Il primo dopoguerra in Europa ed in Italia, il governo Nitti e il V governo Giolitti e più Appunti in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! STORIA CONTEMPORANEA 27/10/2015 Il primo dopoguerra in Europa ed in Italia, il governo Nitti e il V governo Giolitti. La situazione europea dopo la conferenza di Parigi La conferenza della pace di Parigi iniziò nel gennaio del 1919 e si concluse un anno dopo. Il punto fondamentale fu la decisione di reputare la Germania colpevole di aver provocato lo scoppio della guerra e condannata a ripagarne il costo sopportato dai paesi vincitori (dai primi calcoli, avrebbe finito di pagarlo nel 1961, poi il debito venne diminuito ed azzerato). Questo creò in Germania un’inflazione mai vista prima: i prezzi che cambiavano di minuto in minuto, veniva stampata carta moneta che non aveva nessun valore (non avendo contropartita in oro) e questo creò risentimento nei confronti dei paesi vincitori. Inoltre, poteva avere un esercito limitato, che non poteva possedere armi di attacco (questo spiega il patto stretto poi con la Russia in cui lo stato tedesco poteva sperimentare le proprie armi, favorendo poi il rapido riarmo voluto da Hitler). La Germania non venne drasticamente mutilata territorialmente (nonostante la Francia volesse il ritorno ai tanti piccoli stati precedenti l’unificazione): dovette cedere l’Alsazia e la Lorena alla Francia e perse tutte le sue colonie in Africa e in estremo oriente. La frontiera del Reno, non accettata dallo stato tedesco, era rimasta molto vaga e ci fu bisogno della conferenza di Locarno per stabilirne che la Germania dovesse accettarlo. La regione della Renania venne smilitarizzata. Le questioni più delicate erano quelle del fronte orientale: venne ristabilito lo stato polacco con capitale Varsavia. Ci fu una guerra tra Russia e Polonia per le terre contese ai loro confini. Si arrivò a una pace che stabilì un confine che non soddisfaceva però i russi, in quanto i territori occupati dalla Polonia venivano reputati da loro reputati facenti parte della Bielorussia e dell’Ucraina. Nascendo la Polonia, si venne anche a creare un corridoio polacco sul mar Baltico attraverso la Prussia orientale, con Danzica che venne dichiarata città libera. Si vennero dunque a creare diverse situazioni che potenzialmente avrebbero dato vita a nuove guerre. Alla fine della prima guerra mondiale, scompaiono tutti gli imperi che esistevano fino al 1914: • Impero tedesco divenne una repubblica, mutilata economicamente; • Austria-Ungheria divennero due nazioni indipendenti. L’Austria perse tutti i territori non tedeschi, tra cui i territori italiani del Trentino, Venezia-Giulia, Dalmazia e l’Istria, oltre a Slovenia e Croazia che costituirono, insieme a Serbia, Montenegro e Macedonia, la Jugoslavia, mentre la Romania acquisiva la Transilvania; • Dell’Impero turco rimase la repubblica turca in Anatolia. Il venir meno di questo impero significava anche la rinuncia a Siria (sottoposta insieme al Libano a trattato francese), Iraq e Palestina (passati sotto protettorato inglese). Per quanto riguarda l’Italia, bisognava conciliare quanto previsto dal trattato di Londra con la richiesta di Fiume. Questo poneva il principio di nazionalità (per Fiume) in contrapposizione con il trattato. Fiume, per gli jugoslavi, era sì una città italiana, ma circondata da un entroterra slavo. La conferenza sfruttò questa contraddizione per porsi contro l’Italia, dando vita alla “questione fiumana”. La pace in Europa non fu immediata: • L’armata rossa russa riuscì ad ottenere il controllo sui territori rivendicati in Ucraina e Bielorussia, mentre alcuni paesi riuscirono a restare indipendenti (Estonia, Lettonia, Lituani, Finlandia, che divennero però obiettivi primari della Russia); • Rimaneva aperta la questione del confine polacco; STORIA CONTEMPORANEA 27/10/2015 • C’era la possibilità che l’Ungheria volesse riacquisire i territori persi; • L’Austria si ritrovava a diventare una piccola nazione dopo essere stata un grande impero e molti iniziarono a chiedere l’annessione alla Germania (la cosiddetta “Anschluss”), che venne vietata dal trattato di Saint-Germain; • Questione analoga era quella dei Sudeti, territorio con popolazione di lingua tedesca che venne annesso alla Cecoslovacchia. Nel frattempo, anche in Ungheria e Germania scoppiò la rivoluzione sovietica.
 In Ungheria venne dichiarata una repubblica sovietica, ma la rivoluzione venne schiacciata dall’esercito rumeno. Secondo l’idea dell’internazionale sovietica, la rivoluzione Russia doveva essere la scintilla per diffondere la rivoluzione sovietica in tutta Europa. Nonostante il fallimento di questa, la Russia riuscì a “sopravvivere”. In Germania la rivoluzione portò alla formazione della repubblica di Weimar. Il “diciannovismo” in Italia In Italia ci fu la sensazione che la rivoluzione si stesse espandendo: l’armata rossa entrò in Polonia mentre in Ungheria e in Baviera si crearono repubbliche sovietiche. Quando però si vide che essa stava fallendo, i massimalisti di tutta europa, italiani compresi, fecero un passo indietro.
 
 Per quanto riguarda il socialismo italiano, il massimo del “diciannovismo” si ebbe al congresso di Bologna del 1919 quando i massimalisti abolirono il vecchio programma (risalente al primo congresso di Genova), tracciando la strada della rivolta violenta per favorire la repubblica sovietica attraverso l’occupazione delle istituzioni. La situazione economica in Italia nel dopoguerra e la caduta del governo Orlando 
 La guerra finì agli inizi di novembre del 1918 e, 4 anni dopo, a fine ottobre nel 1922 ci fu la marcia su Roma. In quattro anni si passò da uno stato vincitore della guerra con un regime stabile al suo interno ad un regime dittatoriale. Questo fu dovuto anche alla situazione economica che riguardava un po’ tutti i paesi in Europa. Sicuramente la situazione italiana era meno complicata rispetto alle altre nazioni: era sicuramente più facile di quella tedesca, la Francia era stata colpita più duramente durante la guerra (invasione tedesca passando dal Belgio) e aveva avuto perdite maggiori. Il problema era quello di riconvertire un’economia di guerra in un’economia di pace: tutte le industrie passate alla produzione bellica andavano riconvertite, ci fu un fortissimo aumento della disoccupazione e, nello stesso tempo, la guerra aveva creato aspettative negli operai e nei contadini che iniziavano a rivendicare miglioramenti economici e normativi. Ci fu una fortissima inflazione favorita dall’adozione della “scala mobile” per adeguare automaticamente il salario degli operai al costo della vita, i quali ottennero anche la giornata lavorativa di 8 ore attraverso una lunga serie di scioperi. Si creò una frattura tra operai e ceti medi che si ripercosse nella politica (di cui si avvalse poi il fascismo): la maggior parte dei socialisti rivoluzionari, contrari alla guerra che non vi avevano partecipato se non lavorando nelle fabbriche, venivano considerati dai reduci degli “imboscati” e ci furono episodi in cui i primi insultarono i reduci dal fronte. C’era da tenere presente il ruolo che la violenza aveva avuto nel periodo di guerra, difficile da dismettere al ritorno alla vita civile. Durante la guerra furono creati dei reparti, gli “arditi”, che venivano utilizzati per le imprese più difficili, che tornati alla vita reale non trovarono una collocazione a loro adatta (tanto che furono i primi ad essere incorporati dai fascisti).
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