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La NEP e l'industrializzazione in URSS: transizione dal capitalismo di Stato al socialismo, Appunti di Storia Contemporanea

Storia Mondiale del XX SecoloStoria della Russia sovieticaEconomia SovieticaPolitica sovietica

La fase di transizione della russia sovietica dalla nep (new economic policy) al socialismo in un paese solo, attraverso la crescita economica, la industrializzazione forzata e la collettivizzazione nelle campagne. Vengono analizzate le conseguenze sociali e politiche di queste politiche, oltre alla politica estera dell'unione sovietica durante questo periodo.

Cosa imparerai

  • Come Stalin ha promosso l'industrializzazione forzata e la collettivizzazione nelle campagne?
  • Come la NEP ha contribuito alla ripresa economica della Russia Sovietica?

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 15/11/2019

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Scarica La NEP e l'industrializzazione in URSS: transizione dal capitalismo di Stato al socialismo e più Appunti in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! La Russia Sovietica 7.1 La NEP e il socialismo in un paese solo La società sovietica esce distrutta dalla guerra e conosce una fase di risalita solo con la NEP nel 1921. Lenin riconosce che il comunismo di guerra era stato un errore e definisce la NEP come una forma di “capitalismo di Stato”, considerandola tappa intermedia verso il socialismo e l’industrializzazione. Tale politica restò in vigore fino al 1928 e uno dei punti più importanti riguarda la revoca delle requisizioni dei generi alimentari e la loro sostituzione con un'imposta in natura con cui i contadini potevano disporre dei loro prodotti. Per il comunismo significava legalizzare il commercio al minuto, reintrodurre il mercato e il profitto individuale. Nel 1925 fu permesso ai contadini di affittare la terra e assumere manodopera mentre nel settore industriale la NEP abolì il lavoro obbligatorio, ammise l'esistenza di piccole imprese e favorì gli investimenti di capitale straniero. I risultati furono molto positivi, vi fu una crescita della popolazione e corposi furono gli effetti sulla società dove emerge un ceto di piccoli commercianti (nepmen). Nelle campagne si accentuarono le differenze fra braccianti e contadini poveri tra i quali si sviluppò a sua volta uno strato di piccoli imprenditori rurali, i kulaki. Il commercio privato rimase molto limitato e i kulaki non coltivavano che il 3% dei poderi, davano lavoro a un solo bracciante e avevano un tenore di vita modesto. M. Lewin osservò che la NEP permise alla Russia di riprendersi dal disastro ma non di uscire dalla sua arretratezza. Il Partito Comunista diventato partito unico, si identifica sempre di più con questo stato in espansione. Accanto ai rivoluzionari della vecchia guardia si affiancò un ampio strato di funzionari e burocrati inefficienti e non di rado corrotti. Alla crescente burocratizzazione faceva riscontro l'arretratezza dei contadini poverissimi e ignoranti, i muzik, al centro di un sistema sociale e primitivo che fu un ostacolo alla modernizzazione e alla politica di pianificazione economica. Tra gli obiettivi di produzione fissati dal centro e l'effettiva vita economica delle campagne si creò una separazione che il ceto dei burocrati comunisti si rivelò incapace di superare. Sul piano internazionale si ebbero passi importanti a partire dal 1922 quando lo stato dei soviet ruppe il suo isolamento partecipando a una conferenza internazionale e stipulando un accordo commerciale con la Germania. 2 anni dopo esso fu riconosciuto dall’Italia, dalla Gran Bretagna e dalla Francia. Sempre nel 1922 Russia, Bielorussia, Ucraina e Transcaucasia costituirono l'Unione delle Repubbliche Socialiste sovietiche (URSS) a cui aderirono anche altre regioni dell'ex impero zarista. Nacque così uno stato federale che riservò al centro poteri amplissimi. Sempre nel 1922 Lenin fu colpito da una malattia che lo portò a morire nel 1924. La sua uscita di scena apri un'ampia lotta per la successione. La NEP rappresentava una presa d'atto che la rivoluzione europea non si era verificata e che il nuovo regime doveva contare soltanto sulle proprie forze. Non era di questo avviso la sinistra di Trockij che puntava sulla riapertura del ciclo rivoluzionario. Espresse da Bucharin vi erano le idee a sostegno della NEP, favorevoli a una politica filocontadina, sostenevano che lo sviluppo dovesse derivare dalla liberalizzazione dei mercati. Vicino a queste idee si trovavano quelle di Stalin, colui che coniò la formula del “socialismo in un solo paese” per affermare che costruire il socialismo in Russia era possibile anche in assenza di una rivoluzione nei paesi più avanzati. Lo scontro si concluse nel 1925 con la sconfitta della sinistra ma si riapri poco dopo quando Stalin ampliò la dimensione di massa del partito e ne assunse il pieno controllo. Il pensiero di Lenin venne canonizzato nel marxismo leninismo e Stalin se ne pose come unico interprete. La definitiva vittoria di Stalin coincise con l'entrata in crisi della NEP, lasciata a se stessa, la produzione agricola non era aumentata e risultava sempre più inadeguata alla domanda di una popolazione cresciuta di 14 milioni. Tra il 1927 e il 1928 si ebbe una grande crisi del grano e Stalin reagì sferrando un offensiva propagandistica contro i kulaki additati come accaparratori illegali del grano che producevano. Stalin riteneva necessario adottare misure di emergenza allo scopo di bruciare le tappe dell'industrializzazione. Bucharin esaltava ancora la NEP e tra il 1928 e il 1930 la destra venne del tutto emarginata. 7.2 Industrializzazione forzata e collettivizzazione nelle campagne Strumento primo della nuova politica economico-sociale fu la pianificazione, i cui obiettivi avevano un valore imperativo e venivano fatte sanzioni per chi non li rispettava, creando un economia di comando rigidamente centralizzata. Il raggiungimento di tali obiettivi fu cadenzato da tre piani quinquennali, il primo dal 1928 al 1932, il secondo fino al 1937 e il terzo interrotto dalla seconda guerra mondiale. Fu una rivoluzione dall'alto che impresse ritmi frenetici alla vita del paese mantenendolo in costante tensione. La portata e l'intensità delle trasformazioni economiche e sociali che produsse furono straordinari. Mentre in America ed Europa scoppiava la grande crisi in Russia la produzione industriale raddoppiò con punte nell'industria pesante, dei metalli, dei macchinari, dei combustibili e dell'elettricità. Intere città e regioni industriali furono create ex novo e anche le ferrovie, le strade e i canali ebbero un forte incremento. Con un balzo senza precedenti l'Unione Sovietica divenne, dopo gli Stati Uniti e la Germania, la terza potenza industriale del mondo. Spettacolari furono gli effetti sociali dell'industrializzazione, tra il 1928 e il 1940 gli occupati nell'industria divennero moltissimi, la società russa fu così sconvolta da una colossale migrazione interna che incrementò di 30 milioni di persone la popolazione urbana. Metà della nuova forza lavoro era di fresca origine contadina, i loro livelli professionali e di istruzione erano però inadeguati. La produzione di beni di consumo fu sacrificata per l'industria pesante e il basso tenore di vita della popolazione subì un’ulteriore caduta. Nel 1929 Stalin lanciò un'offensiva per la collettivizzazione forzata dell'agricoltura tentando di costringere i contadini a creare aziende cooperative e soprattutto statali. Per i kulaki l'obiettivo fu la loro liquidazione in quanto classe. Questi risultati furono ottenuti con durissimi mezzi repressivi che andarono dall’esproprio dei fondi alla deportazione in massa, alla fucilazione. Alla fine del 1932 furono reintrodotti i passaporti interni per controllare i movimenti della popolazione. I contadini reagirono dimezzando le semine e riducendo il bestiame risultando assai poco efficienti. Per sopperire alla mancanza di rifornimenti vennero fatte violente requisizioni annuali di grano che furono destinati ad approvvigionare le città e all'esportazione in cambio di macchine per l'industria. Per attuarle lo stato condusse una vera guerra sociale contro i contadini che risposero lavorando per lo stato il minimo possibile. Mentre gli ammassi crescevano la produzione agricola declinò. Il risultato fu una nuova tremenda carestia che si abbatte sul Ucraina, sul Caucaso e sul Kazakistan.
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