Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

La prima guerra mondiale e la nascita del comunismo in Russia - Prof. Bracco, Sbobinature di Storia Contemporanea

L'inizio della prima guerra mondiale, l'attentato a sarajevo, la guerra in russia e la nascita del governo dei soviet guidato da lenin. Viene inoltre descritta la situazione in europa dopo la guerra, la nascita del fascismo in italia e la creazione dello stato d'israele.

Tipologia: Sbobinature

2021/2022

Caricato il 14/02/2024

gaiap-1
gaiap-1 🇮🇹

1 documento

1 / 88

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica La prima guerra mondiale e la nascita del comunismo in Russia - Prof. Bracco e più Sbobinature in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! PRIMA GUERRA MONDIALE VIGILIA DELLA GUERRA Nel 1914, il predominio dell'Europa sul resto del mondo era ancora presente→ sviluppo industriale e tecnologico + scambi commerciali⇒ diffusione dell'idea di progresso inarrestabile. Con il consolidamento delle istituzioni rappresentative si sperava di poter realizzare un processo di democratizzazione e evitare rivoluzioni e guerre. Nonostante questo c'erano conflitti sociali interni e tensioni internazionali che portavano a una politica non era distesa. - FRANCIA vs GERMANIA⟾ guerra franco-prussiana→ perdita Alsazia e Lorena, + sconfitta morale + crisi marocchine (1905-1911) - GRAN BRETAGNA vs GERMANIA⟾ il Reich era una grande potenza industriale concorrente con l’Inghilterra. Weltpolitik (politica mondiale) voleva: - creazione dell’impero coloniale, per trarre risorse per la crescita industriale - contenere l’egemonia dei mari inglese, corsa agli armamenti navali della Germania - AUSTRIA-UNGHERIA vs RUSSIA→“POLVERIERA BALCANICA”⟾ i nuovi Stati indipendenti dall’impero ottomano, ma al centro dell’interesse austro-ungarico e russo. Tensioni si erano aggravate dalla crescita del sentimento nazionale delle popolazioni slave sotto l’impero austro-ungarico, che aveva annesso nel 1908 la Bosnia-Erzegovina. Area balcanica= pluralismo etnico, religioso e linguistico - FRANCIA vs GRAN BRETAGNA⟾ corsa alle colonie, competizione sui territori Si erano creati 2 blocchi di alleanze : Austria e Germania vs Francia, Russia e Gran Bretagna. Sentimento di guerra era nell’aria. - minoranze pacifiste e socialisti condannano la guerra. (x socialisti era l’esito finale del capitalismo) - classi dirigenti e opinioni pubbliche nazionali erano pro guerra→ dovere patriottico. - per giovani e intellettuali dell’epoca erano insofferenti nei confronti del positivismo e volevano nuove emozioni - militari, uomini politici e industriali vogliono guadagnare dalla guerra Culto della guerra→ guerra= unica igiene del mondo/bella impresa glorificante ATTENTATO A SARAJEVO 28 giugno 1914→ uno studente bosniaco, Gavrilo Princip, uccise l’erede del trono d’Austria, l’arciduca Francesco Ferdinando a Sarajevo, capitale della Bosnia ⟾ visto come una provocazione perchè 28 giugno è la festa dove si celebra l’eroismo slavo che hanno resistito contro l’impero ottomano. Princip faceva parte di un’organizzazione ultranazionalista, Mano Nera, che si batteva per una Bosnia, ammessa all'impero Austro-ungarico nel 1908 ma abitata principalmente da serbi, parte di una “Grande Serbia”, indipendente dall’impero asburgico. L’impero asburgico risponde per impartire una lezione alla Serbia e alle sue ambizioni espansionistiche⟾ 23 luglio 1914 l’Austria manda un ultimatum alla Serbia. La Russia si dichiarò alleata dei serbi che si sentono forti di poter accettare solo in parte l’ultimatum → non accettarono la clausola che voleva la partecipazione di funzionari austriaci alle indagini sull’attentato. 1 Austria non accettò⟾ 28 luglio 1914 dichiarò guerra alla Serbia. La Russia rispose mobilitando le forze armate estesa verso l'intero del confine occidentale (non solo Austria-ungheria ma anche Germania, per prevenire un attacco tedesco)→ la Germania lo interpretò come un atto di ostilità⟾ 31 luglio 1914 la Germania invia un ultimatum alla Russia che fu ignorato ⟾ 1 agosto 1914 la Germania dichiara guerra alla Russia. Sempre 1 agosto 1914, la Francia, legata alla Russia con un patto d’alleanza militare, mobilita le forze armate. La Germania risponde con un ultimatum⟾ 3 agosto 1914 dichiarazione di guerra alla Francia. Fu quindi la Germania a far precipitare la situazione. La Germania si sentiva soffocata nelle sue ambizioni internazionali, essendo circondata da avversari. La strategia militare adottata si basava sulla rapidità→ piano Schlieffen (nome del comandante Alfred Von Schlieffen). ⇒ attacco alla Francia, fuori combattimento in poche settimane (essenziale la rapidità). Passare attraverso il Belgio (anche se è neutrale, garantita da un trattato internazionale), in questo modo schierare le truppe dove il nemico è più debole e poi attaccare Parigi. Infine impiegare il grosso delle truppe vs Russia→macchina militare fortissima ma lenta 4 agosto 1914⟾ invasione del Belgio→ violazione della neutralità. Scuote l'opinione pubblica e soprattutto non viene accettato dalla Gran Bretagna⟾ 4 agosto 1914, dichiarazione di guerra alla Germania. Tutti ritenevano una guerra rapida avrebbe messo fine ai contrasti sociali. I primi giorni di agosto, le piazze di tutte le capitali europee si riempirono di manifestazioni pro guerra. Anche i socialisti pacifisti si mostrarono a favore della guerra→ i capi della socialdemocrazia tedesca votarono in Parlamento a favore dei crediti di guerra1 per paura della vittoria dell'assolutismo zarista. Così fu anche per i socialdemocratici austriaci, francesi e per i laburisti britannici. La Seconda Internazionale -solidarietà tra tutti i lavoratori di tutti i paesi, in difesa della pace- cessò di esistere. GUERRA DI POSIZIONE I comandanti prepararono tutte strategie militari basate sulla tradizionale guerra di movimento e soprattutto pronti per pochi mesi/settimane di conflitto. Anche se adesso la tecnologia militare era molto avanzata, insieme ai mezzi di trasporto che permettono di schierare rapidamente milioni di uomini che imbracciano armi moderne. - fucili a ripetizione - cannoni potenti - mitragliatrici automatiche La Germania puntò ad una strategia offensiva che all’inizio ottenne grandi successi, fermandosi , ai primi di settembre, lungo la Marna, a pochi km da Parigi. Nel frattempo, i russi (cercavano di penetrare in Prussia) venivano sconfitti nelle battaglie di Tannenberg e dei Laghi Masuri→minaccia russa + seria del previsto I Tedeschi dovettero spostare le loro forze dal fronte occidentale⟾ 6/09/1914 i francesi lanciarono un improvviso contrattacco→ i tedeschi arretrano verso i fiumi di Aisne e Somme. ⟾ piano tedesco fallito 1 stanziamenti necessari a sostenere lo sforzo bellico 2 Gli schieramenti rimasero immobili per tutto il 1915 e all'inizio 1916 tedeschi attaccano la Piazzatorre di Verdun (battaglia durata 4 mesi)→ 600 mila morti ma nessun cambiamento. Nell'estate 1916 gli anglo francesi contrattaccano sul fiume della Somme (6 mesi) 1 milione di morti. FRONTE ORIENTALE Ci furono solo vittorie degli imperi centrali - Nell’estate 1915 offensiva tedesca vs Polonia, russi costretti a andarsene - Autunno 1915 austriaci invadono la Serbia, invasa e eliminata dal conflitto - È fallito il tentativo degli anglo francesi di diminuire la pressione sulla Russia spostando la battaglia in Turchia (il più potente degli Imperi centrali)→ battaglia a Gallipoli primavera/estate 1915 sconfitta x gli anglo-francesi - Nel giugno 1916 i Russi vs austriaci che erano impegnati sul fronte italiano, all’inzio ebbero successo i russi e la Romania si unì all’intesa, ma in ottobre attacco degli austro-tedeschi e la Romania invasa come la Serbia. BLOCCO NAVALE Imperi centrali subivano un blocco navale da parte dei britannici nel Mare del Nord. Nel maggio 1916, la flotta tedesca aveva tentato un attacco vicino penisola dello Jutland, sconfitta grave e i tedeschi si ritirano. GUERRA DI TRINCEA E NUOVE TECNOLOGIE Dopo 2 anni di guerra non si era ancora risolta la situazione di stallo che si era creata nell’estate del 1914→ conflitto caratterizzato dall’usura del combattenti che avveniva tramite la combinazione tra vecchia dottrina militare = imponeva una rottura del fronte avversario e le nuove armi automatiche = carneficina. Protagonista fu la trincea, all’inizio erano rifugi provvisori scavati in attesa del balzo decisivo, poi divennero sede permanente→ nel tempo vennero allargate, dotate di ripari e protette da filo spinato + mitragliatrici. La vita lì è monotona e logorante per il morale o che fisicamente, anche a causa delle condizioni igieniche deplorevoli. I soldati restano in prima linea per settimane intere senza ricevere cambi. Gli assalti iniziavano la mattina→ tiro di mitragliatrici (fuoco di preparazione)→ scatto dei soldati e superano il fuoco di sbarramento e si accalcavano nei buchi creati dall’artiglieria→ se arrivano nella trincea nemica, subivano i contrattacchi della seconda linea di difesa. In pochi mesi, l’entusiasmo patriottico svanisce, solo le truppe speciali d’assalto Sturmtruppen tedesche e gli Arditi italiani erano esentati dalla trincea e vedevano la guerra come atto eroico. Il rifiuto alla guerra era principalmente individuale, si arrivava all’autolesionismo. Meno frequente era la ribellione collettiva ma nel tempo crebbero. Le nuove armi furono sperimentate su larga scala, es. mitragliatrici oppure le armi chimiche→ furono i tedeschi nella primavera del 1915 a sperimentare queste. Vennero prese da tutti gli eserciti fino a quando l’uso delle maschere antigas generalizzato rese le armi chimiche troppo costose in rapporto alle uccisioni. La guerra accelerò la crescita dei settori automobilistici e miglioramento ferroviario→ per muovere i soldati più velocemente, o la radiofonia→ perfezionamento delle telecomunicazioni per coordinare meglio le truppe. Più lento fu il settore dell’aviazione, gli aerei venivano usati soprattutto per ricog izione e pochi per bombardamenti. Agli esordi erano anche i carri armati che vennero sperimentati 5 per la prima volta con le ruote con i cingoli nel 1916 dai britannici. Fra le nuove macchine da guerra ci sono anche i sottomarini, soprattutto tedeschi, si rilevò subito un’arma molto efficace→ nel maggio 1915 un sottomarino tedesco affonda il transatlantico britannico Lusitania che trasportava molti passeggeri tra cui americani, gli stati Uniti si incazzano molto e i tedeschi smisero di attaccare indistintamente le navi. FRONTE INTERNO Non è solo una guerra mondiale ma è anche una guerra totale. → fronte esterno + fronte interno→ cittadini davano il loro contributo es. donne sostituirono nei lavori dei campi/uffici/fabbriche. I cittadini più colpiti furono gli abitanti delle zone in cui si combatteva. Chi risiedeva in un paese diverso dalla propria patria poteva essere visto come nemico → confisca dei beni e restrizioni personali. Tenute sott’occhio le minoranze etniche che avevano manifestato aspirazioni indipendentiste→ es. di caso limite = sterminio degli armeni→ abitanti di una regione del Caucaso spartita tra Imperi centrali e Russia, nella primavera 1915 mentre russia e turchia combattevano nel caucaso, gli armeni che vivevano nella parte turca della regione vennero sospettati di intesa con i russi e sterminati. L’intera società dei paesi belligeranti fu mobilitata in funzione della guerra: - Trasformazioni economiche = settore industriale divenne monopolio bellico→ riorganizzazione dell’apparato produttivo→ dilatazione dell’intervento statale nell’industria. Anche l’industria agricola fu sottoposta a requisizioni e prezzi controllati. In Germania si giunse a parlare di pianificazione economica e di socialismo di guerra. - Trasformazioni politiche = potere esecutivo > organismi rappresentativi, poco adatti per la loro struttura a essere rapidi e segreti. Stessi governi, di tutti i paesi in guerra, erano invasi dai comandi militari, che avevano poteri quasi assoluti, influenzando pesantemente le scelte dei politici. Propaganda⟾ guerra ideologica, strumento essenziale per la mobilitazione dei cittadini. Si stampano manifesti murali/manifestazioni di solidarietà x i soldati→ appoggio dei civili alla guerra. Nemico totale→ altro= barbaro/incivile. Campagne di diffamazione del nemico→ nemico= ridicolo (ridimensionamento della paura). Non tutti i socialisti alla fine si erano fatti andare bene la guerra. In Svizzera, settembre 1915 e aprile 1916, si tennero 2 conferenze socialiste internazionali che si conclusero con l’approvazione di documenti dove si chiedeva una pace senza annessione e senza indennità. Tra i gruppi contrari alla guerra c’erano anche i bolscevichi russi, guidati da Lenin, che si erano staccati dalla socialdemocrazia e costituita dal 1912 in partito autonomo. 1917 ANNO DECISIVO Ci furono 2 novità: - Inizio marzo (fine febbraio per il calendario russo)→ sciopero generale degli operai di Pietrogrado che divenne una manifestazione politica contro il regime zarista. I soldati che dovevano sparare sulla folla si rifiutarono e si unirono ai protestanti. Lo zar abdica il 15 marzo 1917 e viene arrestato insieme a tutta la famiglia reale - 6 aprile 1917 gli Usa dichiarano guerra alla Germania che aveva iniziato di nuovo la lotta sottomarina indiscriminata. 6 Gli avvenimenti russi incisero negativamente sul morale delle truppe dei paesi dell'intesa→ frequenti episodi di insubordinazione contro la guerra→ fronte francese ⟾ episodi di insubordinazione a inizio maggio, ci fu l’ammutinamento di 40mila uomini domato da una sanguinosa repressione. Nel 1917 era molto delicata la situazione dell’Austria-Ungheria⟾ prendevano forza le aspirazioni indipendentiste degli oppressi (slavi, polacchi, cechi). Ci fu anche un accordo tra serbi, croati e sloveni per la costituzione della futura Jugoslavia. In agosto 1917 il papa Benedetto XV invitò i governi a porre fine all'inutile strage, ipotizzando una pace senza annessione. In Italia il 1917 fu l'anno più difficile ⟾ Cadorna tra maggio e settembre ordinò offensive sull’Isonzo, elevato costo umano x pochi successi. Malcontento e disagio tra i soldati e i civili (→aumento dei prezzi e carenza cibo), si crearono manifestazioni spontanee, ma il vero episodio di insurrezione si ebbe a Torino tra il 22 e il 26 agosto. Gli austriaci approfittano della chiusura del fronte russo x attaccare l’Italia→ 24 ottobre 1917 a Caporetto sull’Isonzo e sfondò gli italiani, avanzando in profondità nel Friuli (nuova tattica di infiltrazione→ pentri il più possibile senza consolidare le posizioni raggiunte = mettere in crisi il nemico), gli italiani dovettero abbandonare le posizioni→ nuova linea di difesa lungo il Piave. Cadorna diede la colpa ai soldati ma la rottura del fronte era causata dagli errori nel comando. Questa disfatta ebbe un esito positivo sul corso della guerra in italia xchè→ accorciamento del fronte = minor logorio, in + posizione difensiva dei soldati che erano stati attaccati e dovevano riprendersi il territorio italiano → soldati + motivati (coesione patriottica). Fu costituito un nuovo governo di coalizione nazionale presieduto da Vittorio Emanuele Orlando e le forze politiche apparvero più concordi tra loro, con solidarietà anche dall’ala riformista del partito socialista. Cambiò il comandante → non Cadorna ma Armando Diaz, + attento alle esigenze dei soldati. Tramite una propaganda, anche tra i soldati tramite i giornali di trincea, riprese vigore l’idea di una guerra democratica. RIVOLUZIONE RUSSA Dopo lo sciopero dei soldati→ RIVOLUZIONE DI FEBBRAIO, e l’abdicazione dello zar il 15 marzo 1917 venne instaurato il 17 marzo 1917 un nuovo governo provvisorio (aspettano l’assemblea costituente di fine novembre 1917). Facevano parte del governo (piuttosto eterogeneo): - partito dei cadetti (costituzionali-democratici) - gruppi liberal-moderati - socialisti rivoluzionari - menscevichi (una parte del PDSR, detti “minoritari” leader Martov. Partito di massa, non vogliono saltare i gradini della storia) Gli unici a rifiutare furono i bolscevichi. Accanto al governo provvisorio (possiede il potere legale) nascono i soviet (consigli degli operai e dei soldati). Il + imp. soviet è a Pietrogrado, agiva come una specie di parlamento proletario→ giocano un ruolo imp. nella politica. Il nuovo governo dichiara la continuazione della guerra, all’inizio ok perchè vincono in Galizia, ma poi la guerra ristagna→malcontenti. Lenin, leader dei bolscevichi (seconda parte del PDSR, detti “maggioritari”. Partito di avanguardia, pochi ma buoni, si può saltare la rivoluzione borghese, [cacciati dalla Russia]), rientra a Pietrogrado (grazie all’aiuto tedesco che si aspettava che con le idee di Lenin la Russia uscisse velocemente dalla guerra) nell’aprile 1917→ tesi di Aprile - no guerra, no governo provvisorio 7 CONSEGUENZE DELLA GUERRA MUTAMENTI ECONOMICI E SOCIALI Tutti i paesi sono usciti dalla guerra devastati, soprattutto a livello economico, tranne gli USA. ⟾ i governi per fare fronte alle enormi spese, aumentano le tasse e allargando il debito pubblico facendo appello al patriottismo. Avevano contratto massicci debiti con i paesi vicini→ soprattutto USA. Questo non era sufficiente→ stampa di cartamoneta in eccedenza⟾ PROCESSO INFLAZIONISTICO 1915-1918 Per non aggravare le tensioni, i governi dovettero mantenere il blocco sui prezzi dei generi di prima necessità. la tendenza dei pubblici poteri a intervenire su materie un tempo di libera iniziativa aumento dopo la guerra. La ripresa delle economie era frenata anche dal calo degli scambi internazionali→ USA e Giappone aumentano le esportazioni, sostituendosi agli europei sui mercati. GB e Francia persero molti partner commerciali. → Argentina, Brasile, Canada, Australia e Sudafrica sviluppano una propria industria (allenta la dipendenza dall’Europa) Contro alla piena libertà di scambio del programma di Wilson⟾ ripresa di nazionalismo economico e di protezionismo doganale. Processo di trasformazione della società L‘ industria bellica aveva portato nuovi lavoratori non qualificati dalle campagne in città (soprattutto donne e giovani ragazzi). Cambia la mentalità, le abitudini dei giovani (minore attenzione alla tradizione e cercano nuovi divertimenti nella musica e nel cinema). I lavoratori richiedono più tempo libero. Le donne che presero il posto degli uomini durante la guerra→ assumono + responsabilità e compiti a loro prima preclusi, anche in casa diventarono le capofamiglia. Maggiore disponibilità economica e consapevolezza delle proprie capacità trasformano l’immagine della donna⟾ stavano + fuori casa e assumevano comportamenti + liberi (abbandono dei corpetti e delle gonne lunghe) ⟾ processo di emancipazione, voto alle donne 1918 in Gran Bretagna/1919 Germania/1920 USA. La trasformazione del ruolo della donna suscitò resistenze→ i reduci di guerra non erano d’accordo con questo→ avevano paura di non avere + il loro posto di lavoro. Il reinserimento dei reduci era il problema + grande per tutti i paesi. Nacquero associazioni ex combattenti in difesa dei loro valori e interessi. Le provvidenze in favore dei combattenti furono limitate, causa problemi finanziari del paese. Tendenza alla MASSIFICAZIONE→ aumentano i numeri di partiti e sindacati che si organizzarono e divennero più complessi e centralizzati. Importanza maggiore delle manifestazioni pubbliche con partecipazione diretta dei cittadini. Ci fu una ricerca di una società + giusta, ordine pubblico e sociale nuovo→ x lavoratori e intellettuali comincia un “ordine nuovo” a seguito della rivoluzione in Russia [minoranze] ⟾ richieste concrete x una società + equa e democratica e un rapporto pacifico tra le nazioni [maggioranza] I “14 punti” di Wilson che prevedeva una pacifica convivenza tra diversi popoli, ciascuno sovrano del proprio territorio⟾ utopia 10 → presupponeva perfetta coincidenza tra poche nazioni etnicamente omogenee e i territori occupati realizzabile il paesi es. Francia, Italia, Spagna ma difficile nei paese dell’est Europa (popoli diversi erano abituati a vivere in uno stesso territorio e il gruppo nazionale non era = al riferimento politico )→ la divisione etnica era in confini di classe, non geografici. Principio di nazionalità era difficile⟾ per la maggioranza fu sentita come una minaccia, la presenza di gruppi che: - parlavano diverse lingue - seguivano tradizioni diverse - professano religioni diversi In casi controversi vennero fatti dei plebisciti x assegnazione del territorio. → vincolare gli Stati al rispetto dei diritti delle minoranze, ma le norme vennero ignorate (Società delle Nezioni erano incapaci di dare sanzioni appropriate). In alcuni casi avvennero scambi di popolazioni che risultarono in guerra, come la guerra Grecia vs Turchia (1922-1923) che portò al trasferimento forzato di circa due milioni di persone. BIENNIO ROSSO IN EUROPA Fine 1918 e estate 1920⟾ movimento operaio ebbe una grande avanzata politica (certi casi rivoluzionaria). I partiti socialisti crebbero di numero in tutta Europa→ i sindacati organizzarono i lavoratori in agitazioni x : - migliorare le retribuzioni - riduzione dell’orario di lavoro a 8 ore Le rivendicazioni socialiste furono alimentate dalle vicende russe→ aspirazioni + radicali. Si fondarono consigli di operai che scavalcano le organizzazioni radicali⟾ esempio dei SOVIET. Il biennio rosso ebbe forme e intensità diverse tra i paesi: Francia e Gran Bretagna i conservatori e i moderati mantennero il controllo e venne contenuta la pressione del partito operaio. Germania, Austria e Ungheria ci furono dei tentativi rivoluzionari ma vennero stroncati. L'esperienza russa non avvenne al di fuori del paese. La rivoluzione d’ottobre aveva accentuato la frattura nel movimento operaio tra le avanguardie rivoluzionarie vs legati ai partiti socialdemocratici→già dal 1918 i bolscevichi non + partito socialdemocratico ma partito comunista di Russia. Nel marzo 1919 costruzione a Mosca di una Internazionale comunista→ COMINTERN / TERZA INTERNAZIONALE. → i compiti di questa furono fissati nel II congresso a Mosca nel luglio 1920⟾ Lenin scrisse un documento di 21 punti con le condizioni x entrare nel nuovo organismo: - cambiare nome in partito comunista - difendere in tutte le sedi la causa della Russia sovietica - rompere con le correnti riformiste Fine 1920 e inizio 1921 si creò in tutto il mondo una rete di partiti ricalcati sul modello bolscevico e fedeli al partito giuda, ma nessuna riuscì a conquistare il consenso maggioritario. GERMANIA Già prima della firma dell’armistizio si trovava in una situazione rivoluzionaria→ il governo di Ebert era formato da esponenti socialdemocratici, compresi gli indipendenti dell'Uspd e la frazione di sinistra del SPD, ma in molte città i padroni della situazione erano i consigli operai 11 I socialdemocratici tedeschi erano l’unica forza organizzata ed erano vs una rivoluzione di tipo sovietico, volevano democratizzare il sistema politico, senza smantellare le strutture militari e civili del vecchio stato fino alla convocazione di un’Assemblea costituente. L’SPD e gli esponenti della vecchia classe dirigente stabilirono con i socialdemocratici un patto non scritto di servire le istituzioni repubblicane in cambio del mantenimento dell’ordine pubblico e della struttura gerarchica militare. La linea moderata della Spd portò allo scontro soprattutto con i rivoluzionari della Lega di Spartaco (nucleo originario del partito comunista tedesco)→ i dirigenti spartachisti si opponevano alla Costituente e puntavano sui consigli. Tra il 5-6 gennaio 1919 dei cittadini scesero in piazza per protestare e i dirigenti spartachisti se ne approfittarono per incitare i lavoratori a rovesciare il governo. Durissima reazione dell’autorità, repressione fatta da squadre volontarie “Freikorps” (corpi franchi). → i leader dei spartachisti Liebknecht e Luxemburg furono arrestati e trucidati. Il 19 gennaio 1919 elezioni dell’Assemblea costituente→ convergenza tra socialisti, cattolici e democratici formò un governo di coalizione a guida socialdemocratica + approvazione di una nuova costituzione nel agosto 1919⟾ COSTITUZIONE DI WEIMAR (fortemente democratica) - larghe autonomie regionali - suffragio universale maschile e femminile - governo responsabile di fronte al parlamento - presidente della repubblica eletto direttamente dal popolo Questo non fermò i moti rivoluzionari, si erano spostati in Baviera dove si proclamò una repubblica dei consigli, stroncata dai freikorps. Minaccia era anche di destra→ freikorps e i capi dell’esercito, a seguito dell’armistizio diffusero la storia della “pugnalata alla schiena”= l’esercito tedesco avrebbe potuto ancora vincere se non fosse stato tradito da una parte del paese. → getta discredito sulla Repubblica che aveva firmato l’armistizio. Anche nella nuova Repubblica austriaca governo dei socialdemocratici, mentre i comunisti tentavano l’insurrezione. 1920 vinse il clero e i conservatori. Repubblica democratica di Ungheria finì presto, quando i socialisti si unirono ai comunisti e instaurano nel marzo 1919 la Repubblica sovietica→ politica di dura repressione. Primi di agosto il regime guidato da Bela Kun cadde sotto le forze conservatrici dell’ammiraglio Horthy e dalle truppe rumene che avevano invaso il paese con l’appoggio della Gb e Francia. Horthy = terrore bianco. Nonostante i problemi all’inizio, la Repubblica nata dalla costituente di Weimar = modello di democrazia parlamentare + avanzata→ germania divenne il centro + vivace di cultura Ma debolezze della nuova repubblica: - frammentazione dei gruppi politici (SPD rimase il partito + forte ma dovette misurarsi con cattolici e liberali e destra conservatrice)⟾ Repubblica di Weimar è associata alla sconfitta e all’umiliazione di Versailles. - riparazioni di guerra che il paese era tenuto a pagare erano elevatissime (1921 le potenze alleate stabilirono l’ammontare dei risarcimenti)→ l’annuncio dell'entità della somma suscitò nel paese un’ondata di proteste⟾ gruppi di destra nazionalista (tra i quali il partito nazionalsocialista di Hitler) fecero un’offensiva terroristica vs la classe dirigente repubblicana, accusata di tradimento. 12 ↳ fallimento→ 1920 la produzione industriale era 7 volte meno quella del 1913. Le città si sono svuotate per la disoccupazione e per la fame, e il commercio privato continuava nell’illegalità. Situazione si fece + grave con l’avvento della siccità primavera-estate 1921 nelle campagne della Russia e dell’Ucraina→morti tanti contadini. Iniziava anche dissenso tra gli operai delusi dalla gestione dell’economia, maggiore tensione→ primi di marzo 1921 ribellione al governo da parte dei marinai della base di Kronstadt (vicino Pietrogrado) = volevano maggiori libertà politiche e sindacali ↪ sanguinosa repressione Sempre nel 1921 venne promulgata la NEP = politica economica che prevedeva la parziale liberalizzazione nella produzione e negli scambi→ x portare generi alimentari nelle città → i contadini potevano vendere le eccedenze al mercato, dopo aver versato un quota fissa di raccolti agli organi statali → venne liberalizzato anche il commercio e la piccola industria Lo stato mantenne il controllo delle banche e dei maggiori gruppi industriali. La Nep ebbe conseguenze top per l’economia ma meno a livello sociale→ riemerge il ceto dei contadini benestanti (kulaki) e nascita di una nuova classe di affaristi. La Russia comunista aveva varato la sua prima costituzione nel luglio del 1918→ con una dichiarazione dei diritti del popolo lavoratore e sfruttato - potere apparteneva unicamente alle masse lavoratrici e ai loro organismi rappresentativi→ i soviet - al vertice del potere c’era il congresso dei soviet - lo stato aveva un carattere federale e rispettava l’autonomia delle minoranze etniche→ aperto all’unione con altre future Repubbliche sovietiche In realtà fu solo l’unione di ex province dell’impero zarista alla repubblica russa, dove i comunisti avevano preso il potere con la forza dell’armata rossa. 1922 URSS (unione delle repubbliche socialiste) ma non c’era nessun meccanismo federativo, c’erano solo i russi erano la nazionalità dominante. Nel 1924 varata nuova costituzione - vertice del potere stava al congresso dei soviet, ma nella realtà era in mano al Partito Comunista (1925 si fa chiamare partito comunista dell’ unione sovietica, Pcus) - il partito era guidato dal segretario generale e aveva come organo fondamentale l’Ufficio politico del Comitato centrale. - il partito era responsabile delle direttive ideologiche e politiche - il partito controllava la polizia (Ceka, poi Gpu)→ target principali erano gli oppositori politici = “nemici del popolo” - il partito proponeva i candidati alle elezioni dei soviet che erano a lista unica. Il Partito era diventato lo Stato. I comunisti russi miravano a cambiare la società la società nel profondo e creare una nuova cultura, in due direzioni: - alfabetizzazione della massa→ indispensabile per lo sviluppo economico porta all’obbligo scolastico fu elevato fino 15 anni innovando materie e metodi di studio→ privilegiano l’istruzione tecnica a quella umanistica. Alla formazione ideologica si occupa l’organizzazione giovanile del partito = Komsomol 15 - lotta contro la Chiesa ortodossa→ la scristianizzazione fu molto dura e comportava la confisca dei beni ecclesiastici, chiusura delle chiese e l’arresto dei capi religiosi. Ma l’influenza della chiesa non fu del tutto eliminata. Venne riconosciuto solo il matrimonio civile e semplificate le procedure del divorzio. 1920 venne legalizzato l’aborto. Venne proclamata la parità dei sessi e i figli illegittimi vennero equiparati a quelli legittimi→ liberalizzazione dei costumi Anche le arti subirono la rivoluzione e si riteneva che dovessero essere a pari con la politica = rottura dei canoni tradizionali e ricerca di nuove forme espressive. → le avanguardie finirono subito 1920 perché vennero condizionate dalla propaganda e dall’invadenza del potere politico. Le tendenze autoritarie si consolidano con l’ascesa al vertice del Pcus di STALIN→ ex commissario alle nazionalità, nominato segretario generale del partito nell’aprile del 1922, poco dopo Lenin venne colpito per la prima volta dalla malattia che lo porta alla morte nel 1924. Comincia la lotta per il successore TROTSKY VS STALIN⇒ RIVOLUZIONE PERMANENTE→ la repubblica dei soviet doveva estendere il processo rivoluzionario verso altri paesi capitalistici. ANTI NEP→ faceva rinascere il capitalismo nelle campagne, voleva un rilancio dell’industrializzazione anche a spese dei contadini privilegiati (sostenuta da Zinov’ev e Kamenev) SOCIALISMO IN UN SOLO PAESE→ la vittoria del socialismo in un solo paese era possibili e le forze russe bastavano a fronteggiare l’ostilità capitaliste (andava contro quello che avevano sempre sostenuto i bolscevichi) PRO NEP→ (sostenuta da Bucharin) Trotsky insieme ai suoi amichetti vennero allontanati dagli organi dirigenti e nel 1927 espulsi dal partito. → chiusura prima fase della rivoluzione russa (costruzione di uno stato) e si apre quella di una continua crescita di potere personale di Stalin e il suo tentativo di far diventare l’URSS una grande potenza industriale e militare. DOPO GUERRA E FASCISMO IN ITALIA LE TENSIONI DEL DOPOGUERRA L’italia esce dalla guerra come vincitrice ma con diversi problemi politici e tensioni sociali come i resto dell'Europa. → economia era in crisi - sviluppo abnorme di alcuni settori industriali durante la guerra e c’era il problema di doverli riconvertire - sconvolgimento dei flussi commerciali - deficit del bilancio statale - inflazione Rispetto agli altri stati i problemi si presentavano in modo più acuto→ strutture economiche meno avanzate e le istituzioni politiche meno radicate nella società La WWI aveva accelerato il processo di avvicinamento delle masse allo stato, ma in modo traumatico e mentre aveva alimentato un rifiuto per la guerra, aveva anche generato un assuefazione alla 16 violenza. Tendenza che si inseriva in un contesto storico segnato dalla radicalità dello scontro politico e sociale. ↪ tensioni sociali x l’aumento dei prezzi di consumo (giugno e luglio 1919)→ violenti tumulti contro il caro-viveri. Le industrie erano investite da un’ondata di scioperi x aumentare i salari. Sciopere nel settore dei servizi pubblici con astensioni dal lavoro. E anche lotte dei lavoratori agricoli - Val padana guidate dalle “leghe rosse” controllate dai socialisti - centro erano guidate dalle “leghe bianche”, cattoliche - centro-sud ci fu il movimento per l’occupazione di terreni incolti da parte dei contadini poveri o ex combattenti L’Italia era agitata anche da una cattiva gestione della pace (clima di un paese sconfitto)⇒ avevamo ottenuto - trento e trieste - terre irridente fino a raggiungere il confine naturale delle alpi - Sud Tirolo e Istria La dissoluzione dell’Austria e la nascita dello stato Jugoslavo portava dei problemi. L’italia avrebbe dovuto ottenere anche la Dalmazia, abitata da slavi e la città di Fiume, abitata da italiani, sarebbe rimasta all’impero asburgico→ alla conferenza di Versailles il presidente del consiglio Orlando e il ministro degli esteri Sonnino chiesero anche l’annessione di Fiume, sulla base del principio di nazionalità. Gli USA, in particolare, si opposero→ per protesta nell’aprile 1919 i due se ne andarono da Versailles e tornarono in italia. A maggio dovettero tornare a Parigi senza aver ottenuto alcun risultato⇒ fine governo di Orlando→ sale Nitti ↪ “vittoria mutilata” cit. D’Annunzio → settembre 1919 alcuni reparti volontari insieme a D’Annunzio occuparono la città di Fiume e proclamarono l’annessione all’Italia. Occupazione durata 15 mesi dove D’Annunzio istituì una provvisoria reggenza. In questa fase di crisi→ politica: - liberali = contestati e isolati, non si dimostrarono in grado di dominare il fenomeno di mobilitazione di massa - cattolici = abbandonano la linea astensionistica e nel gennaio 1919 formano il partito popolare italiano PPI, aveva come segretario il sacerdote Sturzo e aveva un programma di impostazione democratica e si dichiarava non confessionale→ in realtà era strettamente legato alla Chiesa. La stessa nascita del partito è avvenuta grazie a un nuovo atteggiamento del papa dopo la guerra che voleva limitare la minacci socialista. Nel partito erano confluiti gli eredi della democrazia cristiana e i capi delle leghe bianche. - socialisti = prevalenza della corrente di sinistra, massimalista vs riformista. Leader dei massimalisti era il direttore di “Avanti” Serrati e avevano come obiettivo l'instaurazione della repubblica socialista fondata sulla dittatura del proletariato, loro però non facevano la rivoluzione ma aspettavano il suo inevitabile arrivo. Si formarono dei gruppi di estrema sinistra che invece volevano un impegno rivoluzionario → gruppo napoletano con a capo Bordiga = puntava a,la creazione di un partito rivoluzionario modi bolscevichi → gruppo torinese con a capo Gramsci = affascinati dai soviet visti come strumenti di lotta contro l’ordine borghese 17 - popolari = rafforzati - liberal-democratici = posizioni migliori ma non abbastanza →maggiore novità = ingresso nella camera di 35 deputati fascisti capeggiati da MUSSOLINI. Giolitti si dimise all’inizio luglio 1921→ successore è l’ex socialista Bonomi che nell’agosto 1921 fece firmare un patto di pacificazione tra socialisti e fascisti→ dovevano rinunciare alla violenza e sciogliere le loro formazioni armate. - Socialisti accettarono di sconfessare le formazioni degli Arditi del popolo (gruppi militanti vs squadrismo fascista) - Mussolini accetta perché voleva entrare nella politica ufficiale→ non visto molto bene dai fascisti intransigenti = i ras→ sabotarono il patto di pacificazione e misero in discussione l’autorità di Mussolini. Primi di novembre 1921 a Roma i Fasci si sanano⇒Mussolino sconfessa il patto di pacificazione→ i ras furono ok nel far diventare il movimento fascita in un partito⇒ Partito nazionale fascista Pnf. Il ministero di Bonomi cadde a febbraio 1922→ sale al governo Facta, un giolittiano. La violenza fascista non ebbe fine, anzi bloccano con la forza uno sciopero generale in difesa delle libertà costituzionali. → ottobre 1922 i riformisti guidati da Turati abbandonarono il Psi per formare il partito socialista unitario, Psu. Doppio gioco di Mussolini - Fece trattative con i + autorevoli esponenti liberali per la partecipazione fascista a un nuovo governo. Rassicura la monarchia sconfessando le simpatie repubblicane. Si guadagna il favore degli industriali dicendo di voler restituire spazio all’iniziativa privata. - Fece sì che l’apparato militare si preparasse alla presa del potere ↪MARCIA SU ROMA 28 ottobre 1922 → Vittorio Emanuele III spaventato dall’avvento di una guerra civile non firmò lo stato d’assedio, che avrebbe permesso il passaggio del potere alle autorità militari, preparato dal governo Facta. ⇒ via libera delle camicie nere al colpo di Stato Mussolini chiese e ottenne di essere chiamato a presiedere il governo→ 30 ottobre 1922 il nuovo ministero era già formato (liberali giolittiani, liberali di destra, democratici e popolari). ↪ riuscì a consolidare il suo potere anche senza avere la maggioranza grazie al sostegno delle forze liberali, cattoliche e moderate→ fiancheggiatori Dicembre 1922 venne istituito il GRAN CONSIGLIO DEL FASCISMO = indicare le linee generali della politica fascista e come raccordo tra Partito e governo. Gennaio 1923 le squadre fasciste diventarono Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, doveva proteggere la rivoluzione e limitare lo squadrismo e i ras. L’istituzione della milizia non limitò le violenze ma si sommò alla repressione illegale la repressione legale condotta dalla magistratura e dalla polizia >> vittime principali furono i comunisti. Il numero di scioperi scese a livelli nulli nel 1923 e i salari subirono una riduzione. Politica economica: - compressione dei salari - libertà d’azione e profitto all’iniziativa privata - alleggerito il carico fiscale delle imprese 20 - contenuta la spesa statale - sfoltimento dei dipendenti pubblici → discreti successi economici = aumento della produzione e pareggio del bilancio dello Stato tra il 1922 e il 1925. Mussolini ebbe grande sostegno dalla Chiesa (dopo l’elezione del nuovo papa Pio XI, febbraio 1922) ↪ il fascimo aveva allontanato il pericolo di una rivoluzione socialista e Mussolini era disposto a importanti concessioni. Riforma scolastica nella primavera 1923, RIFORMA GENTILE, prevedeva l’insegnamento della religione nelle scuole elementari e dell’esame di stato da un ciclo di studi all’altro (cosa già chiesta dai cattolici). Vittima dell’avvicinamento tra fascismo e Chiesa fu il partito popolare→ aprile 1923 Mussolini impone le dimissioni ai ministri popolari dal suo governo e Don Sturzo lasciò la segreteria del Ppi. Mussolini doveva crearsi una maggioranza parlamentare→ 1923 nuova legge elettorale maggioritaria → LEGGE ACERBO⇒ avvantaggia la lista che ha la maggioranza relativa (almeno il 25% dei voti) assegnando i⅔ dei seggi. 1924 la Camera fu sciolta e molti liberali e cattolici conservatori si unirono alle liste nazionali dei fascisti. → le forze antifasciste erano molto divise = ognuno la sua lista (socialisti, comunisti, popolari, liberali di opposizione guidati da Giovanni Amendola e altri partiti minori) 6 aprile 1924 vincono i fascisti “liste nazionali” e ottengono il 65% dei voti e + dei ¾ di seggi. Il successo maggiore fu nel Mezzogiorno e nelle isole. 10 giugno 1924 DELITTO MATTEOTTI→ il deputato socialista, che 10 giorni prima aveva denunciato le violenze dei fascisti e contestato la validità dei risultati elettorali, viene rapito a Roma da un gruppo di squadristi e trovato morto 2 mesi dopo. → ondata di indignazione contro il fascismo ↪ ma l’opposizione non poteva mettere in minoranza il governo ne fare un mobilitazione di piazza⇒ SECESSIONE DELL’AVENTINO = si astengono dai dibattiti in parlamento finché non fosse ripristinata la legalità democratica. → abbastanza inutile anche perchè il re fa lo gnorri e i fiancheggiatori non tolgono l’appoggio al governo. L’ondata antifascista riflusso. 3 gennaio 1925 Mussolini fa un discorso alla Camera dove si prende la responsabilità politica, storica e morale del delitto→ in + minaccia l’opposizione a usare la forza→ nei giorni successivi, arrestati tanti ministri dell’opposizione e sui loro organi di stampa. La crisi Matteotti aveva messo fine ai partiti democratici e accelerato il passo verso la dittatura. Aprile 1925 si diffuse il MANIFESTO DEGLI INTELLETTUALI FASCISTI vs il contromanifesto degli antifascisti redatto da Croce. DITTATURA 1925-1926 →giunse a compimento il processo di fascistizzazione dello Stato. Molti esponenti antifascisti andarono in esilio e gli organi di stampa antifascisti vennero chiusi. I quotidiani che avevano parlato male del governo dopo il delitto Matteotti vennero “fascistizzati” (licenziarono i direttori antifascisti). Ottobre 1925 PATTO DI PALAZZO VIDONI = la rappresentanza dei lavoratori era solo dei sindacati fascisti. 21 Il governo non si accontentò più di esercitare una dittatura di fatto→ dicembre 1925 LEGGI FASCISTISSIME (maggior artefice giurista Rocco) - rafforzo poteri del capo del governo > parlamento e altri ministri - (febbraio 1926) riforma amministrazioni locali: abolita elettività dei sindaci e dei consigli comunali - (aprile 1926) proibito lo sciopero e solo i sindacati riconosciuti (fascisti) avevano il diritto di stipulare contratti collettivi - provvedimenti per la difesa dello stato (dopo attentato a Mussolini, novembre 1926) - sciolti tutti i partiti antifascisti e soppresse le pubblicazioni contrarie al regime - dichiarati decaduti dal mandato i deputati dell’aventino - reintrodotta la pena di morte per i colpevoli di reati contro la sicurezza dello stato, che venivano giudicati da un Tribunale speciale che come giudici hanno ufficiali delle forze armate e della milizia. - Ultima legge 1928 : legge elettorale che introduce la lista unica e la costituzionalizzazione del Gran consiglio che diventa un organo di stato → regime a partito unico in cui non c’era più la separazione dei poteri e tutte le decisioni erano in mano a Mussolini. REGIMI AUTORITARI DEGLI ANNI ‘20 Il successo del fascismo in Italia fece da modello in altri paesi: 1) Ungheria dell’ammiraglio Horthy nel 1920. Il regime rappresentativo sopravvisse solo formalmente e le libertà politiche e sindacali furono limitate. 2) Polonia nel 1926 dell’ex socialista Pilsudski. Marcia su Varsavia e modifica la costituzione in modo autoritario 3) Austria nel 1934 con il cancelliere Dollfuss. Mette fuorilegge il partito socialdemocratico e vara una nuova costituzione di ispirazione clericale e corporativa. 4) Grecia 1924 nasce il regime repubblicano continuamente interrotto da interventi militari e dai gruppi monarchici che le 1935 prendono il sopravvento. 5) Bulgaria 1923 l’esperimento democratico finì con un colpo di stato militare. 6) Jugoslavia ci sono i croati che si sentono oppressi dai serbi e il re Alessandro I attua nel 1929 un colpo di stato 7) Spagna 1923 ci fu un colpo di stato da parte del generale Primo de Rivera con l’appoggio del sovrano Alfonso XIII. 1930 fu costretto a dimettersi per la minaccia delle proteste popolari. Alle elezioni del 1931 si forma la repubblica, destinata a vita breve e travagliata. 8) Portogallo 1926 intervento militare vs la democrazia parlamentare. Salazar assume il ruolo di guida del regime autoritario, clericale e corporativo. LA GRANDE CRISI CROLLO DELLA BORSA DI WALL STREET Seconda metà anni ‘20→ in Europa sembrava dovesse prosperare⇒ distensione dei rapporti tra le grandi potenze e l’economia occidentale trainata dagli USA si stava riprendendo. Ma in Europa, durante la guerra, gli apparati produttivi erano stati impiegati nella produzione bellica e la domanda di materie prime era stata soddisfatta da paesi extraeuropei→ fine guerra = sovrapproduzione cronica 22 - svaluta del dollaro per rendere competitive le esportazioni - nuovi strumenti di intervento es. AAA (Agricultural Adjustment Act = limita la sovrapproduzione nel settore agricolo) NIRA (National Industrial Recovery Act = evitare la concorrenza troppo accanita e tutelare i diritti dei lavoratori) e la TVA (Tennessee Valley Authority = sfruttare le risorse idroelettriche. La TVA ebbe successo, le altre meno, ebbero effetti lenti e contraddittori che portò a un allargamento della spesa pubblica e intensificò le riforme sociali. I risultati non ottimali del New Deal portarono alla formazione di un'ampia coalizione avversa al presidente e tra il 1935 e 1936 la Corte Suprema bloccò le riforme di Roosevelt, dichiarando l’incostituzionalità della AAA e della Nira, che Roosevelt presenta leggermente modificate dopo le elezioni del 1936. Se da un lato l’azione di Roosevelt contraddice il principio cardine del liberismo (lasciare libero il corso del mercato) dall’altro non riuscì a conseguire del tutto il suo fine→ per tutti gli anni 30 l’economia ebbe bisogno di iniezioni di denaro pubblico. CULTURA E INNOVAZIONE Dopo il 29 si iniziò ad avere meno fiducia nel mercato e si era sempre più affascinate da economie collettiviste come quella Staliniana e gli esperimenti corporativi dell’italia fascista. Ovunque lo Stato assunse nuovi compiti riguardanti l’ambito economico. Nel 1936 Keynes, economista inglese, scrisse “Occupazione, interesse e moneta. Teoria generale”→ confuta alcuni elementi della teoria economica classica es. il mercato tenderebbe spontaneamente a produrre equilibrio tra domanda e offerta. X Keynes era compito dello Stato quello di sostenere la domanda con aumento della spesa pubblica anche a costo di allargare il deficit di bilancio statale. Keynes era vicino al progetto politico di Roosevelt. Dopo il 29 tutto l’Occidente industrializzato si impoverì e il processo di inurbazione aumentò a causa della crisi del settore agricolo. Crescita città => sviluppo settore edilizio→ conseguenze notevoli sull’economia ma anche sul modo di vivere delle masse urbane. Le nuove case in costruzione avevano elettricità e acqua corrente + si trovavano in zone periferiche, quindi aumento dei trasporti pubblici. La grande crisi aveva accentuato le distanze tra ricchi e poveri, per un altro determinò un certo miglioramento nella retribuzione di quei lavoratori che avevano mantenuto le loro occupazioni. Così si spiega come mai proprio negli anni 30 in Europa i ceti medi poterono fruire per la prima volta su larga scala di quei beni di consumo durevoli che si erano diffusi negli Stati Uniti durante il decennio precedente. La produzione europea di veicoli a motore fece registrare consistenti progressi, iniziarono a comparire le prime macchine popolari; i primi apparecchi per la trasmissione del suono senza l’ausilio di fili erano stati realizzati da Marconi e durante i primi vent’anni del 900 la tecnica radiofonica aveva avuto continui progressi, la radio inaugura un’era nuova nell'ambito delle telecomunicazioni di cui se ne resero conto gli uomini politici come Roosevelt e Mussolini, che tennero in radio i loro discorsi più importanti. Gli anni del trionfo della radio videro anche l’affermazione di un’altra forma di comunicazione di massa tipica del nostro tempo: il cinema. Era lo spettacolo popolare di eccellenza e non era solo un mezzo di svago ma era anche un modo di divulgare messaggi ideologici. Furono soprattutto i regimi autoritari a sfruttare le possibilità dei nuovi mezzi di comunicazione. 25 Inoltre negli anni fra le due guerre mondiali, l’onda lunga della rivoluzione scientifica e tecnologica cominciata negli ultimi decenni dell’ottocento continuò a far sentire i suoi effetti sulla vita quotidiana. Ci furono studi e esperimenti sul nucleo dell’atomo ed alla fine degli anni 30 si scoprì anche la scissione del nucleo di un atomo di materiale radioattivo, grazie alla quale era possibile liberare enormi quantità di energia. L’aeronautica compì in tutti i paesi industrializzati progressi notevoli. Anche per la cultura europea, gli anni 20/30 furono anni di crisi e di mutamenti profondi. Si accentuarono in questo periodo i fenomeni di disgregazione e di perdita dell’unità che già si erano delineati negli anni precedenti il primo conflitto mondiale con l’irruzione dell’irrazionale e del relativismo nel campo delle scienze e delle arti. Le maggiori scuole di pensiero sorte dopo la guerra avevano metodologie e interessi molto distanti fra loro e procedettero quindi senza influenzarsi in modo significativo. Nell’ambito artistico e musicale, .a rottura delle forme canoniche portò a correnti d’avanguardia ad es. il surrealismo, che vedeva l’arte come espressione delle tendenze profonde dell’inconscio e questo si vede anche nella letteratura dove si promuoverà una rottura con l’universo borghese. EUROPA ANNI 30: TOTALITARISMI E DEMOCRAZIE La democrazia si trova nella sua fase più buia→ x ampi strati della popolazione le democrazie erano troppo deboli e che la vera alternativa era tra comunismo sovietico e totalitarismo di destra (molto in voga negli anni 30). Caratteristiche dei movimenti e regimi fascismi - si propongono come artefici di una propria rivoluzione - danno vita a un nuovo ordine politico e sociale - accentramento del potere e gerarchizzazione dello stato - rigido controllo della popolazione, informazione e cultura - il fascismo aveva inventato una terza via tra comunismo e capitalismo→ intervento statale in economia - tendenza a risolvere i problemi con la forza - scarsa considerazione della vita umana→ la prima guerra mondiale ha abituato a parlare in termini di efficienza collettiva, di massa => l’individuo viene visto come un’entità collettiva. Questa nuova politica piaceva agli strati intermedi xchè dava la sensazione di appartenere a una comunità e di uscire dall’anonimato dato dalla massificazione. → reazione contro la società di massa ma che allo stesso tempo i fascismi però sfruttano al massimo la società di massa es. i mezzi di propaganda, canali di info e istruzione e le strutture associative (giovani Balilla) => dominio totale sulla società non solo per i comportamenti ma anche la mentalità dei cittadini = totalitarismo. Con la prima guerra mondiale non solo si produsse una generale assuefazione alla morte di massa ma abituò a ragionare in termini di salute ed efficienza collettiva più che benessere dei singoli. L’applicazione del principio di nazionalità creò problemi di convivenza fra gruppi etnici. Nell’idea di nazione come entità collettiva da proteggere a tutti i costi→ EUGENETICA = perfezionamento non spontaneo della specie umana. Essa viene presa come scusa dalle ideologie razziste per sterminare tutti i soggetti ritenuti estranei dalla comunità. 26 In Germania, le misure di sterilizzazione forzata e poi di soppressione degli individui malati per creare una società basata sulla purezza della razza eletta. Si unì allo sterminio razziale vs gli ebrei. Anche Stalin adottò politiche di sterminio su base ideologica ad es i kulaki. ASCESA DEL NAZISMO Il successo del nazismo è strettamente legato alla crisi del 29. Infatti da novembre del 1923 (quando viene incarcerato Hitler dopo l’attentato a Monaco) fino al 1930 il Partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi Nsdap era un gruppo minoritario che aveva la sua forza nell’organizzazione armata SA con comandante Rohm. Ma nel 1933 Hitler era a capo del partito che rappresentava un terzo dell’elettorato tedesco. I progetti di Hitler vennero scritti da lui durante il periodo in carcere e pubblicati poi in un libro “Mein Kampf” nel 25: - denuncia al trattato di Versailles→ riunione di tutti i tedeschi in una grande Germania. Recuperare i territori perduti e espandersi verso est vs gli slavi (popolo inferiore) => crociata contro il comunismo. - razza superiore, ariana, che era stata inquinata con razze inferiori→ ebrei (popolo senza patria), che fanno da capro espiatorio per la crisi in Germania e in generale della decadenza europea. All’inizio questo programma ha scarsi consensi nella Germania del 1928, dove alle elezioni i nazisti ottengono il 2,5% dei voti. Con lo scoppio della crisi, i cittadini persero fiducia nella repubblica di Weimar e Hitler fece leva sui borghesi, ceto medio e disoccupati promettendo di ristabilire l’ordine. Settembre 1930→ nuove elezioni, i partiti fedeli alla repubblica non avevano più la maggioranza→ aumentano i voti a favore di Hitler. Il ministero Bruning continuò a governare per altri 2 anni grazie al sostegno di Hindenburg, che si valse sistematicamente dei poteri straordinari previsti dalla Costituzione nei casi d’emergenza. 1932, la crisi economica è al suo apice→ aumento della disoccupazione => sempre più persone pro nazismo→ riempivano le piazza di comizi e cortei. Nelle città avvennero scontri sanguinosi tra nazisti e comunisti. Violenza + crisi economica = collasso politico→ tentativo ultimo, nel marzo 1932 con le elezioni per la presidenza della Repubblica, dei partiti democratici di sbarrare la strada a Hitler = rielezione di Hindenburg. Ma egli cedette alle pressioni militari e diede la guida del governo alla destra conservatrice, entrambi i tentativi furono fallimentari. Il 30 gennaio 1933 Hitler venne convocato dal presidente della repubblica e accettò di capeggiare un governo in cui i nazisti avevano solo 3 ministeri su 11. Credevano di averlo fregato ma Hitler in pochi mesi trasformò la repubblica in dittatura. Inizio→ INCENDIO DEL REICHSTAG 27 febbraio 1933 (parlamento nazionale) una settimana prima della nuova consultazione elettorale, per esso venne arrestato un comunista olandese→ pretesto per un’operazione di polizia contro i comunisti. Il Reichstag appena eletto ha approvato una legge che conferiva al governo pieni poteri, anche quello di modificare la costituzione. Mano mano tutti i partiti vennero sciolti (la Spd fu sciolta, il Partito tedesco nazionale si auto scioglie su pressione dei nazisti come anche il Centro Cattolico) e a luglio 1933 venne varata una legge che proclamava il partito nazionalsocialista unico partito legale della Germania. 27 giorni dopo, il ritiro dalla Società delle Nazioni. Con queste azioni, Hitler si dimostrava chiaramente non legato ai trattati di Locarno. Anche l'Italia si preoccupa di Hitler che nel luglio del 1934 tentò di impadronirsi dell'Austria, uccidendo il cancelliere Dollfuss→Mussolini costrinse Hitler a fermarsi, mettendo delle truppe al confine. Nell'aprile 1935 Hitler reintrodusse la coscrizione obbligatoria (vietata dal trattato di Versailles)→ attacco al trattato di Versailles => IT, FR e GB fecero la CONFERENZA DI STRESA dove ribadirono la loro alleanza. Mentre si accordava con le potenze occidentali contro il riarmo della Germania, Mussolini stava già preparando l'attacco all'Etiopia avvicinando Italia e Germania. I successi di Hitler indussero Stalin a una cooperazione internazionale→ settembre 1934 l'URSS entra nella Società delle Nazioni e a maggio 1935 fa un'alleanza militare con la Francia. L'avvicinamento dell'URSS alle democrazie occidentali portò a un capovolgimento della linea seguita dal Comintern e dai partiti comunisti europei→ accantonata la contrapposizione alle forze democratiche borghesi e alle socialdemocrazia. Adesso si indicava come nemico principale il fascismo → nascita dei "fronti popolari" negli altri paesi, allo scopo di appoggiare i governi democratici per combattere il fascismo. Questo non impedì però che Hitler nella primavera del 1936 violasse ancora il trattato di Versailles reintroducendo le truppe tedesche nella Renania e che Mussolini aggredisce nel 1935 l’Etiopia. Il solo risultato concreto della politica dei fronti popolari→ restituire un po 'di unità al movimento operaio europeo→ febbraio 1936 una coalizione di fronte popolare vince le elezioni in Spagna e in Francia le sinistre ebbero successo elettorale = governo guidato dal socialista Leon Blum. L'entusiasmo portò a una ondata di scioperi, aumento salari e riduzione della settimana lavorativa→ ok ma mise in difficoltà l'economia francese => in governo Blum cadde nel 1937 e nel 1938 l'esperienza del Fronte Popolare si era chiusa. GUERRA CIVILE SPAGNOLA 1936-1939 Finisce la dittatura di Primo de Rivera e cade la monarchia. La Spagna attraversa un periodo di forte instabilità (fallito colpo di stato militare del 1932 e insurrezione anarchica nel 1934). Con la grande depressione anche la Spagna entra in crisi e il proletariato subisce le influenze delle ideologie anarco-sindacaliste. Febbraio 1936 le sinistre unite nel Fronte popolare vinsero le elezioni politiche e presero questo fatto come l'inizio di una rivoluzione sociale. Il gruppi di destra risposero alla violenza di sinistra con la formazione della Falange (ispirata al modello fascista). A guida della ribellione contro il governo repubblicano c'è Francisco Franco→ ribelli = nazionalisti, inizialmente avevano il controllo di gran parte della Spagna occidentale. Le prime fasi del confronto erano favorevoli al governo repubblicano che aveva il controllo della capitale e delle regioni a nord-est industrializzate. A favore di Francisco Franco si schierarono IT e GE. Nessuno aiutò la repubblica→ il Fronte popolare FR si astenne, e provò ad aiutare facendo sottoscrivere un patto di non intervento nel 1936, che venne rispettato solo da FR e GB, nonostante l’avessero sottoscritto anche IT e GER. L'unico stato a favore della repubblica era L'URSS→ non solo fornirono armi ma formarono delle Brigate internazionali, volontari comunisti e antifascisti (molti tedeschi e italiani combattevano contro i loro compatrioti). Ma non bastano in confronto agli aiuti dei franchisti. 30 I repubblicani furono indeboliti da divisioni interne→ contrasto anarchici e comunisti (1937 scontro fra i 2 a Barcellona). Mentre i franchisti, oltre ai consistenti aiuti, avevano anche molta parte della popolazione dalla loro parte e unirono tutte le destre in un partito unico => la FALANGE nazionalista. Nella primavera del 1938 i franchisti riescono a separare Madrid dalla Catalogna e nel marzo del 1939 Madrid cadde. La guerra civile spagnola anticipò la WII non solo per gli schieramenti ma anche per l'idea della guerra ideologica. L'EUROPA VERSO LA GUERRA La politica di appeasement (pacificazione) di GB e FR favorì le mire espansionistiche di Hitler, che decise di accelerarei tempi. I piani di Hitler non comportavano una guerra contro le potenze occidentali, voleva evitare lo scontro con la Gb a patto di poter liberamente operare in Europa centro orientale. Questa politica venne messa in atto da Neville Chamberlain nel 1937, che portò ad accontentare Hitler nelle sue rivendicazioni più "ragionevoli" così da ammansirlo. Il rivale di Chamberlain è Winston Churchill convito di dover dichiarare guerra. La FR aveva caga della GE ma più della guerra e seguendo la linea pacifista dei socialisti si adottarono alla GB. Hitler allora se ne approfittò per attuare l'Anschluss = l'annessione dell'Austria nel marzo 1938. E Mussolini al contrario del 1934 non si oppose. Un plebiscito sanzionò a maggioranza l'annessione. Hitler adesso puntava sui Sudeti (tedeschi che vivevano nei confini della Cecoslovacchia). Spinse i nazisti locali a fare richieste sempre più pressanti al governo ceco. A settembre del 1938 a Monaco di Baviera, Chamberlain e Daladier accettarono un progetto italiano che in realtà accoglieva quasi alla lettera le richieste tedesche tra cui l'annessione dei Sudeti. E i cecoslovacchi furono obbligati ad accettare. IL REGIME FASCISTA IN ITALIA Nella storia dei regimi autoritari, quello italiano è di grande rilievo. Caratteristica principale del regime fascista→ sovrapposizione tra 2 strutture di 2 gerarchie - stato (gerarchia del vecchio stato monarchico) - il partito Al di sopra di tutti Mussolini esercitava il potere facendosi chiamare duce del fascismo. Al contrario di altri regimi totalitari, l’apparato dello stato ebbe una netta preponderanza sul partito. Mussolini x governatore usufruire + dei tradizionali prefetti che degli organi locali del partito fascista es. x l'ordine pubblico utilizzava la polizia di stato, la milizia era ausiliaria. Alla fine degli anni '20 l'iscrizione al partito era una pratica di massa e necessaria se volevi un posto nell'amministrazione statale. Facevano capo al partito anche organizzazioni collaterali es. Operazione nazionale dopolavoro, l'operazione nazionale Balilla (organizzazione giovanile)⇒ 1926 x i ragazzi dagli 8 ai 18 (ed. fisica, istruzione e indottrinamento), c'era anche x le ragazze→ figlie della lupa. Le organizzazioni sono imp. xchè il fascismo voleva plasmare anche la società. I principali ostacoli nel fare ciò: Chiesa⇒ la parrocchia è da sempre l'unico luogo di aggregazione sociale e culturale xchè tutti si dichiaravano cattolici. Mussolini allora decisi di trattare con la Chiesa→ 11 febbraio 1929 I PATTI LATERANENSI tra Mussolini e Gasparri (segretario della Chiesa). Il patto si divide in tre parti: - trattato internazionale→ la santa sede riconosceva lo stato italiano e la sovranità sullo Stato della Città del vaticano. 31 - una convenzione finanziaria→ lo stato dava una grossa somma alla Chiesa. - un concordato→ regolava i rapporti interni tra i 2. I sacerdoti erano esonerati dal servizio militare, i preti spretati erano esclusi dagli uffici pubblici, il matrimonio religioso avrebbe effetti civili e la dottrina cattolica diventava fondamento dell'istruzione pubblica. Grazie ai patti lateranensi, Mussolini, nelle elezioni del marzo 1929, ebbe il 98% dei voti. E il Vaticano in cambio della rinuncia al potere temporale la Chiesa acquistò una posizione di rilievo nei rapporti con lo Stato. L'unico contrasto tra Stato e Chiesa emerse nel 1931 con l'organizzazione di Azione cattolica, nel settore giovanile (non andava bene perché Mussolini voleva il pieno controllo di tutte le associazioni). Ma il Vaticano ha ribadito subito il carattere non politico della sua associazione assicurandosi un margine di autonomia. La Chiesa usò questi spazi per formare giovani non plasmati dell'ideologia fascista. Re⇒rimaneva lui il potere più alto in carica, sopra a Mussolini. Rimaneva una debolezza del partito. A causa della sua presenza, il totalitarismo italiano si definisce imperfetto. L'Italia rimaneva un paese arretrato rispetto al resto dell'Europa, cosa che andava per certi versi bene al fascismo che promuoverà un ritorno alle campagne, scoraggiando l’afflusso dei lavoratori verso i centri urbani. Il regime cercò di incoraggiare la crescita della popolazione con assegni familiari ai lavoratori, premi alle coppie più prolifiche, venne imposta una tassa sui celibi. Sulla stessa linea, ostacolò il lavoro delle donne, opponendosi all'emancipazione femminile. Il fascismo non era solo un regime conservatore e immobilità, voleva creare l'uomo nuovo. Mussolini voleva che tutta la popolazione fosse pronta a morire per la patria e la sua grandezza. E l’arretratezza del paese ne era un ostacolo. Le scarse risorse rendevano difficile l'attuale un'applicazione economica che andasse a genio alla classe lavoratrice→ 1927 venne varata la CARTA DEL LAVORO che però non era abbastanza e non ripagata il calo dei salari. Il fascismo faceva più presa sulla media e piccola borghesia. CULTURA E FORMAZIONE Il fascismo cercò di esercitare uno stretto controllo sulla scuola e sulla cultura. L'università, rispetto alle elementari che dal 1930 avevano i testi imposti dal regime, aveva più autonomia→ venne imposto nel 1931 il giuramento di fedeltà, che vide l'approvazione di quasi tutti gli insegnanti, anche quelli dichiaratamente antifascisti. Il controllo stretto si ebbe anche sui mezzi di comunicazione di massa, affidato a uno specifico ministero che si occupava della stampa politica→Minculpop, non si occupava della semplice censura ma dava precise direttive sugli articoli. Veniva controllata, la stampa, la radio (le trasmissioni erano affidate a un ente di stato la Eiar progenitore della Rai) cge prese piede nel 1935 e usata come vero e proprio mezzo di propaganda e anche il cinema→ i cinegiornali di attualità dell'istituto Luce. POLITICA ECONOMICA E ESTERA Il fascismo proponeva un modello economico corporativo = la gestione diretta da parte delle categorie produttive organizzate in corporazioni formate da imprenditori e lavoratori→ progetto che rimase sulla carta. Tra il 1922 e il 1925 il governo aveva adottato una linea liberista, che incoraggiata l'iniziativa privata, aveva creato un incremento produttivo, un riaccendersi dell'inflazione→ deterioramento del altre della lira. Dal 1925 si passò al protezionismo, con un forte intervento statale in economia. Prima 32 NAZIONALISMO ARABO E SIONISMO Il crollo dell’impero ottomano fece sentire le sue conseguenze anche in Medio Oriente,regione abitata da popolazioni arabe di religione musulmana. Il nazionalismo arabo nel 1915 era ancora in embrione, quando i britannici si accordano con l’emiro della Mecca promettendo l’appoggio alla creazione di un regno arabo indipendente comprendente l’Arabia, Mesopotamia e Siria, in cambio della collaborazione militare contro l’impero ottomano. 1916 l’emiro lancia una guerra santa contro i turchi con l’aiuto dell’impero britannico, tra cui l’agente britannico, Lawrence d’Arabia. Durante la prima guerra mondiale, GB e FR cercarono di sfruttare la crisi dell’impero ottomano per imporre la loro egemonia sull’area mediorientale prospettando una spartizione in zone di influenza: Iraq (Mesopotamia) e Palestina ai britannici, Siria e Libano ai francesi→ accordi SYKES-PICOT del 1916. Cosa non molto apprezzata dal futuro regno arabo, che in compenso di questa rinuncia portò alla creazione di due nuovi stati per mano Inglese→ Iraq (Mesopotamia) e Transgiordania (attuale Giordania). Nel 1932 nasce anche l’Arabia Saudita. Questo impegno contrastava però con il riconoscimento da parte britannica del diritto del popolo ebraico a fondare un proprio Stato in Palestina, come richiesto dal movimento sionista→ dichiarazione BALAFOUR 1917. Tra il 1920 e il 1921 iniziarono i primi scontri tra i coloni ebrei e i residenti arabi→ si ponevano così le premesse per un conflitto fra ebrei e palestinesi destinato a prolungarsi per oltre un secolo. LA LOTTA PER L'INDIPENDENZA DELL'INDIA La Gran Bretagna si orientò verso un ridimensionamento della sua posizione imperiale, attraverso la concessione graduale di maggiori autonomie ai suoi possedimenti extra europei. Questo portò alla creazione dei nuovi regni arabi e alla rinuncia al protettorato sull’Egitto, trasformato regno autonomo nel 1922 e che ottenne piena indipendenza nel 1936. Una tappa importante nel processo di graduale smobilitazione dell’impero britannico fu rappresentata dalla conferenza imperiale che si tenne a Londra e nella quale i dominions bianchi furono riconosciuti come comunità autonome e unite dal comune vincolo di fedeltà alla corona inglese e associati come membri del Commonwealth britannico 1926, ossia una libera federazione tra Stati. Il paese in cui il processo di emancipazione assunse un valore esemplare fu senza dubbio l’India. Le aspirazioni di indipendenza si erano fatte sentire durante il primo conflitto mondiale e avevano trovato un canale di espressione nel Congresso nazionale indiano. Il governo britannico aveva premiato il lealismo manifestato dalla classe dirigente locale in occasione della guerra, promettendo ufficialmente un graduale sviluppo di forme di autogoverno. Queste premesse non bastarono però a bloccare lo sviluppo del movimento nazionalista. Quando le truppe britanniche repressero sanguinosamente una manifestazione popolare di protesta nel 1919, la frattura fra colonizzatori e colonizzati si approfondì irrimediabilmente. Intanto, nel congresso nazionale indiano riscuoteva sempre maggiori consensi la predicazione di un nuovo leader indipendentista, Gandhi. Adottando nuove forme di lotta, basate sulla resistenza passiva e sulla non violenza Gandhi acquista in breve tempo un’immensa popolarità. Alla crescita del movimento indipendentista i britannici risposero alternando gli interventi repressivi alle concessioni. 35 Nel 1919 col Government of India Act, venne riconosciuto maggiore spazio gli indiani nell’amministrazione e altri provvedimenti che tuttavia non valsero a fermare la marcia dell’India verso la piena indipendenza, ma offrirono al movimento nazionale indiano canali legali attraverso cui esprimersi. LA GUERRA CIVILE IN CINA Per tutta la prima metà del 900 la Cina fu sconvolta è paralizzata da una lunga e sanguinosa guerra civile. La repubblica democratica creata dalla rivoluzione del 1911, fondato da Sun Yat-sen (leader del partito nazionalista cinese) fu costretto all’esilio dopo 2 anni. Al suo posto ne, 1913 si instaurò il regime autoritario di Yuan Shi-kai e la Cina precipitò in una situazione semi-anarchica. Nel 1917 la Cina decise di intervenire nella prima guerra mondiale a fianco dell’Intesa per andare contro il Giappone che si era schierato con gli Stati imperiali. Nella conferenza di pace, la Cina subì lo smacco di dover accettare che il Giappone avesse il diritto di subentrare alla Germania sconfitta nel controllo economico della regione dello Shantung→ risveglio agitazione nazionalista. Fino alla metà degli anni 20 il contrasto principale fu quello tra i nazionalisti del Kuomintang, alleati con i comunisti, e il governo centrale. La lotta di Sun Yat-sen contro il governo centrale, che nel 1921 formò un proprio governo a Canton, vide l'alleanza del partito comunista cinese, con Mao Zedong e anche dell'URSS, che mandava loro aiuti. L'alleanza tra nazionalisti e comunisti non sopravvisse alla morte di Sun Yat-sen del 1925 e nel 1926 iniziarono i contrasti tra i nazionalisti (guidati da Chiang Kai-shek) e comunisti. Sconfitto il governo centrale i nazionalisti nel giugno del 1928, proseguirono nella loro lotta contro i comunisti. Solo nel 37, sotto gli auspici dell’Urss, comunisti e nazionalisti si accordano in funzione anti giapponese. GIAPPONE La partecipazione alla prima guerra mondiale lo aveva eletto a massima potenza asiatica. In Giappone, infatti, il dinamismo dell’economia e la struttura della classe dirigente spinsero il paese verso una politica imperialistica che aveva come principale obiettivo la Cina. Nel 1920 fecero comparsa i movimenti autoritari di destra che si ispiravano al modello fascista. Tendenze favorite dalla grande crisi. Dal 1928 l'autoritarismo crebbe. L’attacco del Giappone alla Cina nel 1937 portò nel giro di due mesi gli aggressori a occupare la capitale Nanchino e l’avanzata proseguì sistematicamente anche se lentamente: nel 1939 il Giappone occupava buona parte della zona costiera, il nord-est e quasi tutte le città più importanti. AFRICA E AMERICA LATINA L'Africa subsahariana non mostrava crisi, ma rimaneva marginale a livello economico e politico. Con il fatto che i figli delle famiglie più ricche andavano a studiare in Europa nacquero all’inizio anni 20 le prime organizzazioni autonome dei nativi. Tra il 19 e 27 si svolsero i primi congressi panafricani che pensarono per la prima volta a federazioni per le colonie, il tema dell'indipendenza era ancora assente. La grande crisi intacca invece l'America latina, perché legata economicamente agli Usa. In molti stati si affermavano delle dittature personali e governi autoritari, come quelle di Fulgencio Batista a Cuba nel 1933. Nel 1930 in Argentina e in Brasile avvennero due sovvertimenti politici. In Argentina un 36 colpo di stato rovesciò le istituzioni democratiche. In Brasile ci fu una rivolta popolare contro le oligarchie che fece salire al potere Vargas, fondatore del regime autoritario populista (forte contatto dittatore-civili). Un altro partito populista si sarebbe affermato in Argentina durante la seconda guerra mondiale, al seguito del colonnello Peron. O anche in Messico sotto Cardenas 1934-1940. LA SECONDA GUERRA MONDIALE Le democrazie occidentali si erano illuse, nella conferenza di Monaco, di aver placato la Germania con la cessione dei Sudeti. In realtà già nell’ottobre del 1938 Hitler aveva pronti i piani per l’occupazione della Boemia e della Moravia, la Repubblica cecoslovacca, già indebolita dalla perdita dei Sudeti e minata da una lotta interna tra diverse nazionalità. Nel marzo 1939 Hitler dava vita al→ mentre la Slovacchia si dichiarava indipendente con l'appoggio dei tedeschi, iniziava il “protettorato di Boemia e Moravia". La distruzione dello stato cecoslovacco determinò una svolta nell’atteggiamento delle potenze occidentali. Accantonata la politica dell’appeasement nel maggio del 1939, GB e FR diedero vita a un’offensiva diplomatica volta a contenere l’aggressività delle potenze dell’asse => patti di assistenza militare con i paesi più direttamente minacciati dall’espansionismo tedesco→più importante fu quello con la Polonia (il Fuhrer aveva rivendicato il possesso di Danzica e il diritto di passaggio attraverso il corridoio che univa la città al territorio polacco). L'alleanza tra Gb, Fr e Polona significava che le potenze occidentali erano pronte alla guerra. All'inizio Mussolini cercò di contrapporre a Hitler una propria iniziativa unilaterale→ occupazionedel Regno di Albania aprile 1939 ma nel maggio 1939 Mussolini, convinto che l’Italia non potesse restare neutrale nello scontro che si andava profilando e sicuro della superiorità della Germania, decise di accettare le pressanti richieste tedesche di trasformare il generico vincolo dell’asse Roma Berlino in un avere propria alleanza militare, che fu significativamente chiamata “PATTO D'ACCIAIO" = se una delle due parti si fosse trovato impegnato in un conflitto per una qualsiasi causa, l’altra sarebbe stata obbligata a scendere in campo al suo fianco→Mussolini e il ministro degli esteri Ciano confidavano nella promessa di Hitler di aspettare a iniziare la guerra dopo 2 o 3 anni, così che l'Italia potesse prepararsi. E la principale incognita era costituita a questo punto dall’atteggiamento dell’Urss. Un’adesione sovietica alla coalizione antitedesca avrebbe probabilmente bloccato i piani di Hitler, infatti nel 23 agosto 1939 i ministri degli esteri tedesco e sovietico, Ribbentrop e Molotov, firmarono un patto di non aggressione fra i due paesi per 5 anni→ patto MOLOTOV-RIBBENTROP. L’annuncio dell’accordo fra i due regimi ideologicamente contrapposti rappresenta uno dei più grandi colpi di scena della storia della diplomazia di ogni tempo e fu accolto in tutto il mondo con un misto di stupore e di indignazione. L’Urss non solo allontana momentaneamente la minaccia tedesca dei suoi confini ma otteneva anche un riconoscimento delle sue aspirazioni nei confronti degli Stati Baltici, dalla Romania alla Polonia. Hitler poteva risolvere la questione polacca senza correre il rischio di una guerra su due fronti. Il 1 settembre 1939, le truppe tedesche attaccarono la Polonia→3 settembre GB e FR dichiararono guerra alla Germania, mentre l’Italia, il giorno stesso dello scoppio delle ostilità, si affrettò a proclamare la sua “non belligeranza". 37 decisivo verso Mosca fu sferrato troppo tardi e fu bloccato a poche decine di chilometri dalla capitale causa maltempo, che rese impraticabili molte strade e rallentò il movimento degli automezzi. Mancavano anche le risorse, perché l’assedio era troppo distante dalla patria e i sovietici, nella ritirata, avevano fatto terra bruciata. I sovietici attaccarono in dicembre, allontanando la minaccia da Mosca. Hitler era costretto a tenere il grosso del suo esercito in mobilizzato nelle pianure russe alle prese con un terribile inverno e con una resistenza sempre più accanita. La guerra difensiva di Stalin era più efficace del previsto, soprattutto per il grande capitale umano disponibile. Si ritorna alla guerra d’usura. Nello stesso anno gli Stati Uniti entrarono in guerra schierati a fianco di Gran Bretagna e Urss. → gli Stati Uniti approvarono una legge detta “degli affitti e dei prestiti“ marzo 1941 = fornitura di materiale bellico. Questa politica degli Stati Uniti ebbe il suo suggello ufficiale nell’incontro fra Roosevelt e Churchill nel 14 agosto del 1941 sull’isola di Terranova→ sottoscrissero la CARTA ATLANTICA => documento in cui i due ribadivano la condanna dei regimi fascisti e fissavano le linee di un nuovo ordine democratico da costruire a guerra finita. A trascinare gli Stati Uniti nel conflitto fu però l’aggressione improvvisa nel Pacifico da parte del Giappone→aveva approfittato del conflitto europeo per le sue aspirazioni espansionistiche, luglio 1941 i giapponesi invadono l’Indocina francese, allora Usa e Gb reagiscono bloccando le esportazioni verso il giappone. Il 7 dicembre 1941 l'aviazione giapponese attaccò senza la flotta degli Stati Uniti ancorata a Pearl Harbor, nelle isole Hawaii e la distrusse in buona parte. Nei mesi successivi raggiunsero tutti gli obiettivi che si erano prefissati: le Filippine, la Malesia, l’Indonesia. Ed erano in grado di minacciare l’Australia e la stessa India. Poco dopo l’attacco a Pearl Harbor Ger e It dichiarano guerra agli USA. Gli anglo americani e i sovietici si posero subito il problema di elaborare una strategia comune per battere le potenze fasciste e nella conferenza che si tenne a Washington fra 41 e 42, tutte le nazioni in guerra contro la Germania, Italia e Giappone si riunirono e sottoscrissero il patto delle Nazioni Unite: gli alleati, 26 stati, si impegnano a tener fede ai principi della carta atlantica e a combattere le potenze fasciste. Nella primavera-estate del 1942 l’asse Roma-Berlino-Tokyo raggiunge la massima espansione. L’Italia aveva un ruolo molto marginale, invece il Giappone come la Germania cercò di costruire un nuovo ordine nelle zone sotto controllo. Il Giappone però si appoggiava ai movimenti indipendentisti e fece propria la causa della lotta contro l’imperialismo, invece la Germania non concesse nulla ai paesi sottomessi, popolazioni considerate inferiori e subordinate. Un trattamento particolarmente duro fu verso gli slavi, deportati e sfruttati nei campi di lavoro e uccisi. Episodi di resistenza all’occupazione nazista si manifestarono già nella prima fase di guerra in tutti i paesi invasi dai tedeschi. Le file della resistenza si ingrossavano dopo l’attacco tedesco all’Urss, che portò i comunisti di tutta Europa a impegnarsi attivamente nella lotta armata contro il nazismo. Però la resistenza non sempre trovava una linea comune, grande diffidenza tra la resistenza e la resistenza comunista. Hitler trovò, inoltre, molti collaboratori per combattere la resistenza. LA SHOAH Nel 30 gennaio 1939 Hitler aveva ribadito la necessità di liberare definitivamente la Germania dalla presenza degli ebrei, dovevano essere puniti per le loro responsabilità finanziaria nello scoppio della guerra. Prima i massacri indiscriminati degli ebrei polacchi poi la deportazione degli ebrei dai territori occupati nei campi di lavoro forzati divenne l'eliminazione fisica dei deportati e cominciò così 40 quell’operazione di sterminio definita shoah. Inizialmente furono reparti speciali di SS a seguire fucilazioni di massa, ma questa procedura richiede tempi lunghi e dal 1941 in poi erano state impiegate camere a gas in cui gli ebrei venivano uccisi dall’ossido di carbonio dei motori. Nel frattempo a Belzec si stava costruendo il primo campo di concentramento = Lager. Soprattutto ad Auschwitz cominciarono a giungere i deportati provenienti da tutta Europa: all’arrivo veniva compiuta una selezione che divideva gli abili al lavoro dei più deboli che venivano immediatamente portati nelle camere a gas. Questa gigantesco operazione di sterminio sottrasse truppe e risorse all’impegno bellico tedesco. In tutto vennero ucciso pochi meno di 6 milioni di ebrei e tra le vittime vanno ricordati gli zingari, rom e sinti il cui numero di vittime ammonta tra i 220 mila e i 500 mila + i commissari dell'armata rossa, prigionieri polacchi e sovietici. I superstiti nell'inverno del 1945 dovettero intraprendere lunghe marce per tornare a casa. A causa di questi orrori, nella giustizia penale si aggiunsero i crimini contro l'umanità. LE BATTAGLIE DECISIVE Fra il 1942 al 1943 la guerra subì una svolta decisiva→ l'avanzata dell'asse si arrestò. Nel Pacifico→i giapponesi furono fermati dagli americani => 2 battaglie del 1942 del Mar dei Coralli, della nuova Guinea e delle isole Midway: le prime battaglie navali in cui le flotte si affrontavano bombardando a vicenda. Gli Stati Uniti conquistarono le posizioni perdute nel Pacifico, costringendo il Giappone a porsi sulla difensiva. Nell'Adriatico→ dalla fine del 1942 la battaglia sottomarina contro i convogli degli USA in aiuto alla GB vennero limitati con una serie di innovazioni tecniche es. radar, bombe di profondità. A segnare la svolta furono però due grandi battaglie di terra combattute in: - Egitto => Nell’estate del 1943 nei pressi della cittadina costiera di El Alamein, si affrontarono il generale Montgomery, comandante delle forze britanniche, e l'esercito italo-tedesco col comandante Rommel, che fu costretto a una lunga ritirata. - Russia => scontro a Stalingrado. Nel 1942 le armate tedesche misero sotto assedio la città, che se conquistata avrebbe aperto la strada per i bacini petroliferi della regione del Don e del Caucaso. Ma i sovietici contrattaccano efficacemente e chiudono i tedeschi in una morsa. L’armata tedesca fu costretta ad arrendersi. La controffensiva sovietica travolse anche il corpo di spedizione italiano, schierato nella regione del Don che fu costretto a una tragica ritirata nell’inverno russo. Si apriva ora per gli alleati il problema dell’attacco all’Europa. Churchill intendeva chiudere prima di tutto la partita in Africa per poi intervenire in Europa. Con la conferenza a Casablanca in Marocco del 1943 si decise che per prima sarebbe stata attaccata l’Italia e gli anglo americani si accordano sul principio della resa incondizionata da imporre agli avversari: la guerra sarebbe continuata fino alla vittoria totale, senza patteggiamenti. SBARCO IN SICILIA E IN NORMANDIA La campagna militare contro l’Italia ebbe inizio il 12 giugno 1943 con la conquista alleata dell’isola di Pantelleria. I primi contingenti anglo americani sbarcarono in Sicilia e in poche settimane si impadronirono dell’isola. Lo sbarco determinò non solo il crollo del regime fascista, ma anche l’occupazione da parte dei tedeschi dell’Italia centro settentrionale, mentre gli alleati rimasero bloccati a Roma. 41 Intanto i sovietici, dopo aver respinto l’ultima offensiva tedesca nella battaglia di Kursk luglio 1943, iniziarono una lenta ma inarrestabile avanzata che si sarebbe conclusa nel 1945 con la conquista di Berlino. Il nuovo ruolo dell’Urss emerse chiaramente nella conferenza interalleata di Teheran del novembre/dicembre 1943, la prima in cui i “tre grandi" -Roosevelt, Stalin e Churchill- si incontrarono personalmente. Questa volta Stalin ottenne dagli anglo americani l’impegno per uno sbarco sulle coste francesi da attuarsi nel 1944→ lo sbarco in Normandia o operazione Overlord o D-day, ebbe luogo nel 6 giugno 1944 nonostante un'accanita resistenza tedesca, riuscirono a far sbarcare in territorio francese gli alleati tra bombardamenti e lanci di paracadutisti. Per la riuscita dello sbarco è stata fatta un’accurata campagna di disinformazione circa il luogo esatto dello sbarco. Gli anglo americani e i reparti di De Gaulle, il 25 agosto entrarono a Parigi, già liberata dai partigiani e la Francia era quasi completamente liberata. ITALIA: CADUTA DEL FASCISMO E L'ARMISTIZIO Lo sbarco angloamericano in Sicilia = il colpo di grazia per il regime fascista, già in profonda crisi. Un segnale allarmante era venuto nel 1943 dei grandi scioperi operai che partendo da Torino, avevano interessato tutti i maggiori centri industriali del Nord→ diffuso disagio popolare per il carovita, disagi alimentari e bombardamenti degli alleati che avevano fiaccato il fronte civile. A determinare la caduta di Mussolini furono però, non le proteste popolari, ne le iniziative dei partiti antifascisti, ma una sorta di congiura che faceva capo al re e vedeva tutte le componenti moderate del regime unite nel tentativo di portare il paese fuori da una guerra ormai perduta e di assicurare la sopravvivenza della monarchia. → pretesto formale per l’intervento del re fu una riunione del gran consiglio del fascismo, tenutasi nella notte fra il 24 il 25 luglio 1943 e conclusasi con l’approvazione a larga maggioranza di un ordine del giorno presentato dall’ex ministro Dino Grandi→si auspica il “ripristino di tutte le funzioni statali" => il ritorno alle regole dello statuto Albertino. Si invitava il sovrano a assumere le sue funzioni di comandante supremo→mozione di sfiducia al duce. Il 25 luglio Mussolini fu convocato da Vittorio Emanuele III e invitato a rassegnare le dimissioni e immediatamente arrestato dai carabinieri. Capo del governo (d'emergenza) fu nominato il maresciallo Badoglio, già comandante delle forze armate. L’annuncio della caduta di Mussolini fu accolto dalla popolazione con incontenibile manifestazioni di esultanza. La gente scese per le strade e sfoga il suo risentimento contro sedi e simboli del regime. Entusiasmo popolare era dovuto non tanto alla gioia per la riconquista della libertà, quanto alla diffusa speranza di una possibile fine della guerra. Non ci furono spargimenti di sangue perché il Partito fascista scomparve nel nulla prima ancora che il governo lo sciogliesse. I tedeschi si affrettarono a rafforzare la loro presenza militare nella penisola per prevenire la ormai prevedibile defezione dell’alleato. Il governo Badoglio proclamò che nulla sarebbe cambiato nell’impegno bellico italiano (“la guerra continua“), ma intanto allacciò trattative segretissime con gli alleati per raggiungere una pace separata (dice una cosa per rassicurare i tedeschi ma in realtà mette in dubbio sia i tedeschi che gli alleati). L'IT firma il 3 settembre l’armistizio a Cassibile in Sicilia, che fu reso noto solo l’8 settembre 1943 dagli alleati, in coincidenza con lo sbarco di un contingente alleato a Salerno. L’annuncio dell’armistizio comunicato al paese con un messaggio radiofonico gettò l’Italia nel caos più completo. Mentre il re e il governo abbandonarono la capitale per scappare a Brindisi (cosa che fu vista come una fuga dal popolo), sotto la protezione degli alleati appena sbarcati in Puglia, i tedeschi procedono all’occupazione dell’Italia centro settentrionale. Le truppe si sbandarono senza 42 liberando poi Vienna e Praga. Gli angloamericani avevano attraversato il Reno e penetravano nel territorio tedesco. Il 25 aprile 1945 gli alleati in Italia sfondarono la linea gotica, il CLN lanciava l’ordine dell’insurrezione generale contro nemico in ritirata e i tedeschi abbandonavano Milano. Mussolini fu catturato e fucilato dai partigiani insieme ad altri gerarchi i loro cadaveri furono esposti a piazzale Loreto appesi per i piedi. Hitler invece si suicidò nel bunker sotterraneo dove era stata trasferita la sede del governo. Il 7 maggio 1945 fu firmato l’atto di capitolazione delle forze armate tedesche. La guerra europea si concludeva così, con la morte dei due dittatori che più degli altri avevano contribuito a scatenarla. Restava aperto solo il fronte Pacifico. Nel 1945 gli americani attaccarono in forze il Giappone, ormai isolato e sottoposto a continui bombardamenti ma ancora deciso a combattere. Il nuovo presidente americano Truman decise allora di impiegare contro il Giappone la nuova arma “totale“, la bomba atomica, così da concludere una volta del tutto la guerra e per affermare la propria potenza militare al mondo: il 6 agosto 1945 un bombardiere americano sganciava la prima bomba atomica sulla città di Hiroshima e tre giorni dopo su Nagasaki. Il Giappone fu costretto a firmare l’armistizio e il 2 settembre 1945 si concludeva così il secondo conflitto mondiale. LA GUERRA FREDDA Questa guerra produsse un generale desiderio di relazioni internazionali + stabili→ nascita dell’organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) => Fondata in una conferenza tenuta San Francisco tra l’aprile e il giugno del 1945, quando la guerra non era ancora finita. Era all’inizio come un prolungamento del “patto delle Nazioni Unite“ che aveva legato gli Stati in lotta contro le potenze dell’asse. L’obiettivo era però quello di dar vita a un’organizzazione permanente e a carattere tendenzialmente universale. Lo statuto dell’ONU porta l’impronta di due diverse concezioni: - l’utopia democratica che era stata di Wilson→ i principi dell’universalità dell’organizzazione dell’uguaglianza fra le nazioni si realizzarono nell’assemblea Generale degli Stati membri, che si riunisce annualmente. - l’approccio realistico tipico di Roosevelt, convinto nella necessità di un “direttorio”→ è invece alla base del consiglio di sicurezza, organo permanente che ha il potere di prendere decisioni vincolanti per gli Stati membri e adottare misure che possono giungere fino all’intervento armato. Il consiglio si compone di 15 membri: le cinque maggiori potenze vincitrici - USA, Urss, GB, FR e Cina - sono membri permanenti di diritto, mentre gli altri 10 vengono eletti a turno. Ciascuno dei membri permanenti gode inoltre di un diritto di veto col quale può paralizzare l’azione del consiglio. Al fianco di questi organi, operano altri enti: in primo luogo il consiglio economico e sociale, da cui dipendono le “agenzie specializzate“, come la FAO, l’UNESCO, l’Unicef e la Corte internazionale di Giustizia. Parallelo fu il tentativo di aggiornare e codificare il diritto internazionale→ tribunali militari per giudicare i colpevoli di crimini più odiosi. I processi es. quello di Norimberga del 1945 contro i capi nazisti e quello di Tokyo del 1946 contro i dirigenti Giapponesi, si conclusero con numerose condanne a morte. La rifondazione dei rapporti internazionali si estese anche al campo economico→ opera di riforma improntata alla filosofia economica e agli interessi del capitalismo americano. Vennero ridimensionati i vincoli protezionistici. A luglio del 1944 si fecero gli accordi di Bretton Woods dove 45 fu creato il Fondo monetario internazionale, per costruire un ammontare monetario mondiale, cui gli Stati membri possano attingere in caso di necessità, per assicurare la stabilità dei cambi venne ancorato all’oro e al dollaro→ supremazia del dollaro = valuta internazionale. Al Fondo monetario fu affiancata la Banca Mondiale. Sul piano commerciale fu fondato un sistema di libero scambio instaurato a Ginevra nell’ottobre del 1947. I NUOVI EQUILIBRI MONDIALI A partire dal 1941 Stati Uniti e Urss avevano combattuto insieme contro le potenze fasciste e, nell’ultimo anno di guerra, avevano provato insieme a gettare le basi di un nuovo ordine internazionale centrato sulla creazione dell’ONU. Ma, proprio in quella fase, erano emersi fra i futuri vincitori divergenze profonde sul futuro del mondo e in particolare dell’Europa. → Gli USA puntavano a una ricostruzione nel segno dell’economia di mercato e della libertà degli scambi internazionali → l’URSS pretendeva la punizione degli Stati aggressori, riparazioni economiche e soprattutto garanzie territoriali contro ogni possibile attacco lanciato da Occidente. Questa esigenza di sicurezza ossessiva di Stalin si traduce nella richiesta di spingere le proprie frontiere + a ovest x non avere regimi ostili negli stati confinanti. Nell’aprile del 1945 Roosevelt morì e con lui tramontò il “grande disegno” di cooperazione fra Occidente e URSS. Il successore di Roosevelt, Truman, si mostrò subito meno aperto alle istanze di Stalin. Nei paesi occupati dall’Armata Rossa -Germania est, Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Romania e Bulgaria- l'Urss puntò sui partiti comunisti locali e portarli al potere. I contrasti emersero chiaramente già nella conferenza interalleata che si tenne a Potsdam nel 1945. Sei mesi dopo Churchill pronunciò un discorso in cui denunciava il comportamento dei sovietici in Europa orientale (Da Stettino, su Baltico, a Trieste, nell'Adriatico, una cortina di ferro è calata sul continente)→ la grande alleanza era ormai in frantumi il processo negoziale sui trattati di pace né subì conseguenze => i lavori sulla conferenza di pace, a Parigi nel 1946, si interruppero a metà, ma vennero fissati i nuovi confini fra URSS, Polonia e GR: URSS→ ex repubbliche baltiche (estonia, lettonia e lituania), Polonia est e Prussia orientale. Polonia→ si rifaceva a ovest a spese della GR Gli Stati Uniti si dichiararono pronti a intervenire militarmente il sostegno di quei paesi che si sentissero minacciati dalle nuove mire espansionistiche dell’Urss o dal tentativo rivoluzionario→ 1947 dottrina Truman. Si dava origine a un nuovo sistema bipolare imperniato su due blocchi contrapposti: un blocco occidentale, che riconosceva l’egemonia politica e culturale degli Stati Uniti e si ispirava gli ideali della democrazia rappresentativa, del libero scambio; e uno orientale guidato dall’Urss e organizzato secondo i principi del comunismo e dell’economia pianificata → la “guerra fredda“ = una guerra combattuta con armi ideologiche e propagandistiche fra due blocchi. Le due superpotenze non si combatterono mai direttamente, soprattutto perché dal 1949 anche l’Urss si dotò dell’arma nucleare: da quel momento fu chiaro a tutti che un conflitto atomico avrebbe avuto conseguenze terrificanti per il mondo intero. Ma non mancavano le occasioni di scontro a livello scientifico e anche in guerre in cui si alleavano in opposizione all’altro. 46 RICOSTRUZIONI E RIFORME Gli Stati Uniti assumevano le forme di egemonia culturale→ imitazione degli stili di vita americani = il mito americano. Gli Usa si impegnarono a rilanciare le economie dei paesi europei: nel giugno 1947 fu lanciato l’European Recovery Program, detto piano Marshall 1948-1951 = prestiti a condizioni di favore e aiuti materiali di ogni genere per i paesi che avrebbero sostenuto il blocco occidentale. Il processo di ricostruzione si accompagnò a una forte spinta verso le riforme sociali e un ricorso all’intervento statale. es. Usa, Truman rieletto nel 1948 rimase fedele al New Deal e incrementò i programmi di assistenza, anche se la politica riformista si8 realizzò in parte a causa delle resistenze del Congresso e dei democratici del Sud, contrari all’integrazione razziale. FR, le nazionalizzazioni e politiche sociali furono varate dal governo provvisorio di De Gaulle fra il 1944 e 45. Nel 1946 fu varato il piano Monnet, piano quadriennale liberista, con carattere riformista. GB 1945 Churchill fu battuto da Attlee che fino al 1951 con i laburisti attuò un vasto programma di interventi pubblici in campo fiscale e assistenziale→Welfare State. Il lancio del piano Marshall ebbe l’effetto di irrigidire le contrapposizioni→ in origine il piano aveva infatti come destinatari tutti i paesi europei, compresi quelli dell’est. Ma i sovietici respinsero il progetto e imposero di fare altrettanto ai paesi dell’Europa orientale, ai quali venne imposto un modello politico ed economico sovietico (stati satelliti dell’URSS, democrazie che di fatto erano state svuotate di tutti i poteri e messi in mano ai comunisti). Un caso a parte fu quello della Cecoslovacchia che in politica estera seguiva una linea non ostile all’Urss. Il governo era guidato dal leader comunista Gottwald e si fondava sull’alleanza fra i partiti di sinistra. La coalizione si ruppe però quando si trattò di decidere circa l’accettazione degli aiuti del piano Marshall, osteggiato dai comunisti, che lanciarono una violenta campagna contro le altre forze politiche, costringendo il presidente della Repubblica ad affidare il potere a un nuovo governo da loro completamente controllato. Ancora diverso fu il caso della Jugoslavia→ i comunisti, sotto la guida di Tito si imposero da soli al potere con ampio uso della violenza contro i loro avversari. La rottura si consumò nel 1948, quando si manifestarono le ambizioni jugoslavi di svolgere un ruolo-guida fra i paesi Balcani: vennero accusati da Stalin di “deviazionismo“ e i comunisti jugoslavi furono espulsi dal Cominform. Completamente isolata dal mondo comunista la dirigenza Jugoslavia resistette alle pressioni sovietiche e cominciò a sperimentare una linea autonoma di politica estera, basata sull’equidistanza fra i due blocchi. L’esperienza jugoslava suscitò interesse in Occidente, perché rappresentò in quegli anni l’unica ribellione riuscita al dominio sovietico in Europa orientale. Dalla fine della guerra, la Germania era divisa in quattro zone di occupazione e la capitale Berlino, che si trovava all’interno dell'area sovietica, era a sua volta divisa in quattro zone. Gli USA e GB nel 1947, avviarono l’integrazione delle loro zone, introducendo una nuova moneta e rivitalizzando l'economia poi con gli aiuti del piano Marshall. Stalin reagì con la prova di forza del blocco di Berlino. Nel 1948 i sovietici chiusero gli accessi alla città impedendo il rifornimento, x indurre gli occidentali ad abbandonare la zona. Gli americani organizzarono un ponte aereo per rifornire la città finché nel 1949 i sovietici decisero di togliere il blocco. Nello stesso mese furono unificate tutte le zone occidentali della Germania e fu proclamata la Repubblica federale tedesca, con capitale Bonn. L’URSS creò nella parte orientale del paese una Repubblica democratica tedesca, con capitale Pankow. 47 con un’aspirazione di fondo liberista. La disoccupazione fu quasi completamente riassorbita, il marco divenne la più forte fra le monete europee. Diversi furono i fattori alla base del miracolo tedesco: - la stretta integrazione del blocco occidentale→ gli Stati Uniti rinunciano alle ripartizioni di guerra loro dovute e consentirono alla Repubblica federale di beneficiare di aiuti del piano Marshall. - disponibilità di manodopera dei profughi - notevole stabilità politica→ costituzione del 1949, a guidare il nuovo stato furono soprattutto le forze di cooperazione cristiana→ l’Unione cristiano-demicratica e l’Unione cristiano-sociale che mantennero fino al 1963 la guida del governo Gli stati europei attuarono una nuova spinta verso l’integrazione→ l’ideale di un’Europa unita nel segno della pace e della democrazia e della cooperazione economica. La prima tappa significativa di questo processo si ebbe nel 1951 con la creazione della comunità europea del carbone dell’acciaio (Ceca) che aveva il compito di coordinare la produzione e i prezzi in settori chiave della grande industria. Il successo della Ceca incoraggiò i governi dei paesi membri (Francia, Germania federale, Italia, Olanda, Belgio e Lussemburgo) a proseguire sulla strada dell’integrazione. Nel marzo 1957 i sei paesi membri della Ceca giunsero così alla firma dei trattati di Roma, che istituirono la comunità economica europea (Cee)→ lo scopo primario della CEE era quello di creare un mercato comune mediante il graduale abbassamento delle tariffe doganali e intervento a favore dei settori in crisi. Gli organi principali della CEE sono: - commissione = organismo tecnico→ proporre piani di intervento - consiglio = formato dai delegati dei governi dei paesi membri - corte di giustizia = dirime le controversie fra stato e stato - parlamento europeo = funzioni consultive Nel complesso, le democrazie europee mantennero in questo periodo una notevole stabilità delle istituzioni, nonostante le tensioni della guerra fredda. Fece eccezione la Francia, che aveva vissuto una difficile fase costituente, conclusa nel 1946 col varo di una Costituzione. Il sistema politico della quarta Repubblica, già fragile di per sé, non resse alle tensioni provocate dalla smobilitazione dell’impero coloniale francese e nel maggio 1958 giunse al culmine la crisi legata al problema algerino. Nel pieno della crisi il generale de Gaulle fu chiamato a formare un nuovo governo di coalizione→ egli cercò di risollevare il prestigio internazionale del paese facendosi promotore di una politica estera che tendeva a svincolare la Francia da legami troppo stretti con gli Stati Uniti e a porla come guida di una futura Europa indipendente dei due blocchi. GLI ANNI DI KENNEDY E KRUSCEV Le speranze e le contraddizioni di questa stagione furono ben incarnate dalle figure dei due leader e che si trovarono allora alla testa delle due superpotenze: Krusciov e Kennedy. Kennedy, domocratico, venne eletto nel novembre 1960 e suscitò immediatamente ampi consensi e promosse l’idea di una “nuova frontiera”, non più di tipo materiale, ma spirituale, culturale e scientifica. In politica interna: aumento della spesa pubblica e sostegno al movimento per i diritti civili dei neri guidato da Martin Luther King. Politica estera: seguì una linea ambivalente→ primo incontro fra i due avvenuto a Vienna nel 1961 riguardante il problema di Berlino Ovest (gli americani pensavano parte della Germania federale, i sovietici avrebbero voluto trasformarla in città libera) si risolse in un fallimento→i sovietici risposero con la costruzione di un muro che separava le due 50 parti della città di Berlino rendendo pressoché impossibili le fughe dal settore orientale a quello occidentale. In questo periodo il confronto più drammatico fra le due superpotenze, tra il 1961 e il 1962, ebbe per oggetto l’isola di Cuba, dove si era affermato il regime socialista di Fidel Castro. La presenza di uno Stato ostile vicino alle coste della Florida fu sentita dagli Stati Uniti come una minaccia alla sicurezza del paese. Per questo Kennedy tentò di soffocare il regime cubano, sbarcarono nella Baia dei porci che avrebbe dovuto suscitare un’insurrezione contro Castro ma si risolse in un totale fallimento, in un gravissimo scacco per l’amministrazione Kennedy. Nella tensione così creatasi si inserì l’unione sovietica, che non solo offrì ai cubani assistenza economica e militare, ma iniziò l’installazione nell’isola di alcune basi di lancio per missili nucleari. Kennedy ordinò un blocco navale attorno a Cuba per impedire alle navi sovietiche di raggiungere l’isola. Per sette giorni si teme un terzo conflitto atomico. Alla fine Krusciov cedette e acconsentì a smantellare le basi missilistiche, ma in cambio gli Stati Uniti si impegnano ad astenersi da azioni militari contro Cuba e a ritirare i loro missili nucleari dalle basi Nato in Turchia. Lo scontro mancato riaprì la strada del dialogo fra le superpotenze→ 1963 USA e URSS firmarono un trattato per la messa al bando degli esperimenti nucleari nell’atmosfera. Nello stesso periodo si creò una linea diretta (la linea rossa) tra la Casa Bianca e il Cremlino. Il 22 novembre 1963 Kennedy venne ucciso a Dallas in Texas in un attentato e prese il suo posto il vicepresidente Johnson. Nell’ottobre del 1964 Kruscev fu estromesso da tutte le sue cariche e sostituito da Breznev. GUERRA DEL VIETNAM E CRISI MAROCCHINA Fra il 1964 e il 1975 gli USA furono coinvolti in una guerra, questa volta in Vietnam, che logorò la superpotenza americana economicamente e militarmente, ne sfigurò l’immagine e ne divise profondamente l’opinione pubblica. Gli accordi di Ginevra del 1954 avevano diviso il Vietnam in due repubbliche: quella del Nord, retta dai comunisti di Ho Chi-Minh e quella del sud, governata da un regime semi-dittatoriale appoggiato dagli USA. Contro il governo del sud si sviluppò un movimento di guerriglia→ i Vietcong, guidato dai comunisti e sostenuti dal Vietnam del nord contro cui gli USA inviarono un contingente armato, che divenne presto aperto intervento bellico→ in risposta ad un attacco subito nel 1964, il presidente ordinò il bombardamento di alcuni obiettivi militari del Vietnam del Nord. In seguito i bombardamenti divennero sistematici, mentre crescevano le dimensioni del corpo di spedizione impegnato nel sud, cresceva anche l’impegno militare americano ma di fronte a un nemico inafferrabile, l’esercito statunitense entrò in una profonda crisi. Negli Stati Uniti, infatti, il conflitto vietnamita apparve all’opinione pubblica come una guerra fondamentalmente ingiusta, ci furono manifestazioni di protesta che spesso si intrecciano con la mobilitazione dei neri e molti in età di leva, si rifiutarono di indossare la divisa. In marzo del 1968 Johnson decise di sospendere i bombardamenti sul Nord e annunciò contemporaneamente la sua intenzione di non ripresentarsi alle lezioni di quell’anno. Il suo successore, il repubblicano Nixon avviò negoziati ufficiali con il Vietnam del Nord e ridusse progressivamente l’impegno militare americano, ma allo stesso tempo allargò le operazioni belliche agli stati confinanti, il Laos e la Cambogia (dove erano attivi movimenti di guerriglia comunisti per tagliare ai Vietcong le vie di rifornimento). Solo nel 1973, americani e nord vietnamiti firmarono a Parigi un armistizio che prevedeva il graduale ritiro delle forze statunitensi. Dopo l’inizio del ritiro americano, la guerra continuò per oltre due anni: fino a quando nel 1975 le 51 truppe nord vietnamite entrarono a Saigon, capitale del sud. Tutta l’Indocina (Laos, Cambogia e Vietnam) era così diventata comunista al termine della guerra→ grande sconfitta degli USA. Breznev dovette confrontarsi con le inquietudini dei paesi satelliti e accentuò la repressione di ogni forma di dissenso. In economia: fu varata una riforma che consentiva un pò di autonomia alle imprese, ma non furono brillanti. In politica estera: decisa politica di riarmo e fu ribadito il vincolo di subordinazione degli stati satelliti allo stato guida. → nel gennaio 1968 salì alla segreteria del partito comunista cecoslovacco Dubcek, che varò un programma che cercava di conciliare il mantenimento del sistema economico socialista con l’introduzione di elementi di pluralismo economico e soprattutto politico e con la più ampia libertà di stampa e di opinione→ l’ideale di un “socialismo dal volto più umano“. Questo venne visto come una minaccia da Breznev così il 21 agosto 1968, militari dell’URSS occuparono Praga e il resto del paese→ ci fu una resistenza passiva di breve durata = la primavera di Praga. Venne rimosso Dubcek e sostituito da Husak→ fase di normalizzazione. LA CINA DI MAO ZEDONG La Cina di Mao accentuava i tratti radicali del suo regime e si proponeva, in concorrenza con l’URSS, come guida per i movimenti rivoluzionari di tutto il mondo. La Cina di Mao Zedong tendeva a contestare lo status quo internazionale e a appoggiare la causa dei movimenti rivoluzionari di tutto il mondo. Nel 1958 per accelerare il rilancio della produzione agricola la dirigenza comunista varò una nuova strategia che fu definita del “grande balzo in avanti”→ creazione di comuni popolari, ciascuna delle quali doveva tendere all'autosufficienza economica. I risultati furono però fallimentari: la produzione agricola crollò, provocando una spaventosa carestia. Le scelte politiche attuate dalla Cina fecero precipitare i rapporti con l’URSS, che rifiutò di fornire assistenza in campo nucleare, i battibecchi continuarono fino alla messa in discussione dei confini. Il fallimento del grande balzo in avanti favorì la salita al potere di componenti meno ostili all’URSS. Mao, avvalendosi del sostegno dell'esercito, si appello ai giovani, esortandoli a ribellarsi contro i dirigenti sospettati di ripercorrere la via capitalistica. Si scatenò così una rivolta generazionale apparentemente spontanea tra il 1965 e il 1968, ma in realtà orchestrata dall’alto che contestava ogni potere burocratico e ogni autorità basata sulla competenza tecnica. La rivoluzione culturale si esaurì nel giro di pochi anni: quanti furono necessari per eliminare i dirigenti contrari alla linea maoista. Tuttavia successivamente lo stesso Mao cominciò a porre un freno al movimento da lui suscitato che stava provocando profonde spaccature nella base comunista. Fondamentale fu Chou En-lai, il più autorevole dopo Mao che avviò nel 1970 una linea di normalizzazione anche in campo internazionale. Dal momento che i rapporti con l’URSS restano pessimi, si tradusse in una clamorosa apertura agli USA, sancita dall’ammissione all’ONU della Cina comunista. LA DECOLONIZZAZIONE E IL TERZO MONDO Le due superpotenze vincitrici trovano un terreno di convergenza nell’opporsi al vecchio sistema di dominio. Il principio di autodeterminazione dei popoli (il diritto di tutti i popoli a scegliere la forma di governo da cui intendono essere eletti) si impose così come basi di un nuovo codice etico-politico internazionale. Non mancarono tuttavia le resistenze nella fase di attuazione. Il processo di decolonizzazione si compie attraverso vicende alterne, che risentono sia della natura dei nazionalismi locali, sia della consistenza numerica della colonizzazione bianca, sia delle politiche dei paesi europei. 52 attenti alle istanze di modernizzazione e sviluppo economico. Questa seconda tendenza si affermò negli anni 50 trovando il suo centro e la sua guida nell’Egitto. L’Egitto, indipendente dal 1922, era retto da un regime monarchico strettamente legato alla GB, che manteneva sul paese una sorta di protettorato e conservava, assieme alla FR, il controllo della compagnia del Canale di Suez. La monarchia fu rovesciata da un colpo di stato militare nel 1952 e il potere fu assunto da un comitato guidato da Naguib e Nasser. Nel 1954 Nasser allontanò il più moderato Naguib e si impose come unico leader del paese, instaurando di fatto una dittatura personale. Il nuovo regime avviò subito una serie di riforme nel segno socialista e tentò di proporre l’industrializzazione. In politica estera, Nasser si propose come guida nella lotta dei paesi arabi contro Israele. In risposta a quello che appariva come uno scivolamento verso posizioni filosovietiche, gli USA bloccarono il finanziamento di una diga sull’alto Nilo, necessaria per l’elettrificazione del paese per l’irrigazione di ampi territori desertici. Nasser rispose nazionalizzando la compagnia del Canale di Suez. Si aprì a questo punto una crisi internazionale di vasta portata. Israele nel 1956, in intesa con i governi di Londra e Parigi attaccò l’Egitto e lo sconfisse. A far fallire l’operazione fu l’atteggiamento delle due superpotenze: gli USA non diedero alcun appoggio all’impresa e l’URSS inviò un ultimatum FR, GB e Israele. I franco-britannici dovettero fermare la loro offensiva e abbandonare la zona del canale. Le conseguenze di questa crisi ebbero come effetto più immediato quello di rafforzare la posizione dell’Egitto e quella personale di Nasser tramite il rilancio della causa del panarabismo (ossia dell’unità fra tutti i popoli arabi). Nel 1958, Nasser annuncia la fusione fra Egitto e Siria in una Repubblica araba unita, ma il progetto fallì in pochi anni. L’INDIPENDENZA DEL MAGHREB Sia il Marocco che la Tunisia si crearono movimenti indipendentisti che portarono la Francia a cedere loro l’indipendenza. Cruenta fu la lotta di liberazione in Algeria, dove la presenza francese aveva radici più profonde. Il movimento nazionalista algerino dal 1954 si organizzò nel Fronte di liberazione nazionale guidato da Mohammed Ben Bella. Cominciava uno scontro che culminò nel 1957 con la battaglia di Algeri. I francesi riuscirono a piegare l’insurrezione con un massiccio invio di reparti speciali con una repressione particolarmente brutale. Nel 1958 con il ritorno al potere di de Gaulle inizialmente favorevole al mantenimento di una presenza nella colonia, si capì ben presto che la causa del “Algeria francese“ era ormai perduta e si agì per far uscire il paese da una guerra sempre più difficile. Si apriva così la strada dell’indipendenza algerina che fu sancita dagli accordi di Evian nel marzo del 1962. Ci fu anche una rivoluzione in Libia, nel 1969, che depose la monarchia e portò al potere i militari guidati dal colonnello Gheddafi→ voleva realizzare una versione del socialismo islamico. LE GUERRE ARABO-ISRAELIANE Dopo la crisi di Suez, il Medio Oriente continua a rappresentare un pericoloso focolaio a causa della permanente ostilità fra Israele i paesi arabi, che rifiutavano di riconoscere lo Stato ebraico→ l’URSS protettrice dell’Egitto, egli USA, che assecondavano con decisione Israele. Nel 1967 Nasser dichiarò la chiusura del Golfo di Aqaba, unico sbocco israeliano sul mar rosso e strinse un patto militare con la Giordania. Il 5 giugno gli israeliani fecero un attacco preventivo contro egitto, giordania e siria→scoppiò la “guerra dei sei giorni”, la seconda guerra arabo-israeliana, 55 che si concluse con un esito disastroso per gli arabi. La disfatta in questa guerra ebbe per gli arabi conseguenze di vasta portata→ declino di Nasser, che perse il Sinai, e della sua politica e la Giordania perse tutti i territori sulla riva del Giordano, inclusa la parte orientale di Gerusalemme. La disfatta determinò il distacco dei movimenti di resistenza palestinese riuniti nell’Olp, che pose le sua basi in Giordania, una sorta di stato nello stato. Al re di Giordania sta cosa non piace e nel 1970 inizia il settembre nero dove si scontrano palestinesi e truppe della giordania. Da allora l’Olp estese la sua lotta terroristica sul piano internazionale es. Attentato a Monaco contro gli atleti israeliani alle olimpiadi del 1972. Nasser muore nel 1970 e il suo successore, deciso a recuperare il Sinai, preparò accuratamente il confronto con Israele e nel giorno della festa ebraica dello Yom Kippur del 1973, (guerra del Kippur) le truppe egiziane investirono di sorpresa le linee israeliane sul Canale di Suez e dilagarono nel Sinai. Israele tuttavia riuscì a respingere gli attaccanti e a passare all’offensiva, penetrando in territorio egiziano. Quando, con la mediazione degli USA, si giunse a una fine, la guerra si chiuse senza vincitori né vinti. La chiusura del Canale di Suez per 2 anni portò a una crisi di dimensione globale. TRADIZIONALISMO E MODERNIZZAZIONE IN TURCHIA E IRAN Il contrasto fra tradizionalismo e modernizzazione caratterizzò la storia di due paesi musulmani non arabi del Medio Oriente, che avevano conosciuto il dominio coloniale: la Turchia e l’Iran. La Turchia aderì a un sistema di alleanze occidentali, mentre in politica interna proseguì il cammino di modernizzazione. In Iran, sottoposto a regime autoritario dell’imperatore, fallì rapidamente l’esperimento di democratizzazione avviato dal Primo Ministro, che aveva tentato di nazionalizzare le compagnie petrolifere, che fu deposto da un colpo di Stato che restituì il potere all'Imperatore. L’INDIPENDENZA DELL’AFRICA NERA A sud del Sahara, nell’Africa nera, il processo di decolonizzazione si compì fra la fine degli anni 50 e l’inizio degli anni 60. Fu un processo pacifico, tranne per pochi casi dove c’erano interessi in gioco o c’era la presenza di coloni bianchi, come quello del Kenya o del Congo. Le nuove istituzioni politiche erano fragili e lasciavano spazio a regimi militari. L’ultima roccaforte del potere bianco nel continente rimaneva l’Uniione sudafricana, il dominio della minoranza bianca, che si reggeva su un regime di segregazione razziale (apartheid), che fu inasprito già dagli anni 50. Solo nell’ultimo decennio del 1900 si sarebbe giunti a una soluzione pacifica del contrasto. Altro caso di decolonizzazione particolarmente drammatico fu quello del Congo, lasciato alla dominazione belga, in condizione di grande arretratezza. L’indipendenza venne data nel 1960 senza alcuna preparazione e si accompagnò a una sanguinosa guerra civile e organizzarono una secessione nella provincia mineraria del Katanga. L’unità del paese fu ristabilita dalle Nazioni Unite. Ci furono altri conflitti sulla scia di quello congolese che misero in evidenza la fragilità degli Stati africani e delle loro istituzioni. La instabilità politica si accompagnava a una debolezza economica che rischiava di procurare una rinnovata dipendenza dai paesi industrializzati→ forme di neocolonialismo. IL TERZO MONDO Fra il 18 e il 24 aprile 1955 ci fu una conferenza Asia-Africa a Bandung, in Indonesia. La conferenza si concluse con l’approvazione di un documento che proclamava l’eguaglianza fra le nazioni e il 56 sostegno ai movimenti impegnati nella lotta al colonialismo e il non allineamento con le superpotenze. Da allora si tennero periodicamente altre riunioni per risaldare il legame tra paesi terzi. Questi paesi riconoscevano di avere interessi e aspirazioni comuni che non potevano essere contenuti nella logica della competizione fra i due blocchi: sapevano di far parte insomma di un “terzo mondo“ distinto sia dall’Occidente capitalistico sia dall’est comunista. Sul piano economico, i paesi del terzo mondo erano accomunati dalla realtà del sottosviluppo→ accusavano l’Occidente di aver costruito il suo benessere con lo sfruttamento coloniale. DITTATURE E POPULISMI IN AMERICA LATINA I paesi dell’America Latina godevano da tempo dell’indipendenza politica ma si trovavano in condizioni di dipendenza economica degli Stati Uniti. in Messico i capitalistico statunitensi concorsero alla crescita industriale, in altri casi, come in America Centrale gli americani si trovarono alleati alle oligarchie terriere locali, combattendo ogni forma di rinnovamento. Nel 1948 fu creata l'Organizzazione degli stati americani, che doveva realizzare una più stretta cooperazione economica, ma aveva un preciso scopo politico: impedire l'aggravarsi dell’instabilità politica che potesse dare spazio ai comunisti. La politica dell’America centrale fu un'alternanza tra governi liberali e regimi autoritari→ di stampo populista fu il regime instaurato in Argentina dal colonnello Peron eletto nel 1946 (sostegno dei sindacati, incentivi sull’industria, aumenti salariali, lotta contro i monopoli; ma anche aspetti dei regimi fascisti come il dialogo nelle piazze, pressione sulla stampa e la cultura del leader carismatico) Peron, osteggiato dai conservatori venne tolto dal potere nel 1955 con un colpo di stato militare. Nel 1973 furono gli stessi militari a sollecitare il ritorno di Peron che però fallì il compito di riportare l’ordine al paese. Dal 1976 riprese il potere i militari che usò il pugno di ferro per mettere in riga il paese. In Brasile si sviluppa negli anni 30 il primo esperimento di governo populista nell’america latina, quello di Vargas, rovesciato dai militari, però tornato al potere nel 1950. Nel 1954 Vargas si suicidò, i suoi successori misero in atto una politica di non allineamento, industrializzazione e modernizzazione. Nel 1964 avvenne un nuovo colpo di stato appoggiato dagli stati uniti che portò il potere ai militari. Di grande rilievo fu la rivoluzione cubana guidata da Castro nel 1959 che rovesciò il regime dittatoriale di Batista, diede al nuovo regime un orientamento comunista. Gli Stati Uniti iniziarono un atteggiamento ostile nei confronti del nuovo regime e iniziarono un boicottaggio economico. Castro si rivolse all’Urss che portò a una statalizzazione dell’economia e venne istituito un regime a partito unico. Per la prima volta in un continente americano si affermava una regime marxista e filosovietico che mirava a esportare il suo modello rivoluzionario in tutti i paesi del terzo mondo. In Cile, nel 1970 Salvador Allende aveva assunto la presidenza a capo di una coalizione di Unità popolare. Tentò di realizzare un programma di nazionalizzazione a seguito di radicali riforme sociali ma si scontrò con la borghesia, gli USA e gli estremisti. Nel 1973 Allende fu rovesciato da un colpo di stato militare e ucciso. Salì al potere da Pinochet che diede vita a un regime autoritario. L’ITALIA REPUBBLICANA Fra il 1945 e il 1949→ Nuova fase unitaria. L’Italia viene guidata dai partiti che si erano posti a regime mussoliniano, si diede un nuovo ordinamento repubblicano, una nuova costituzione 57 atto le leggi, il potere giudiziario = potere di punire chi non rispetta la legge), senza apprezzabili differenze di funzioni. Alle camere spetta il compito di scegliere un presidente della Repubblica con un mandato settennale. Era inoltre previsto che un consiglio superiore della magistratura assicurasse l’autonomia dell’ordine giudiziario, che una corte costituzionale vigili sulla conformità delle leggi alla costituzione, che le leggi potessero essere sottoposte a referendum abrogativo. Nel complesso, i costituenti sentirono più l’esigenza di garantire spazi di rappresentanza tutte le forze politiche, grandi e piccole, che non quella di assicurare stabilità al potere esecutivo. La costituzione rappresenta un compromesso equilibrato tra le istanze delle diverse forze che avevano contribuito a realizzarla. Lo scontro più clamoroso si verifica quando si discusse la proposta democristiana di inserire nella costituzione un articolo (articolo 7) in cui si stabiliva che i rapporti tra Stato e chiesa erano regolati dal concordato stipulato nel 1929 fra chiesa e Stato fascista. La proposta sembrava destinata essere respinta, ma Togliatti annunciò il voto favorevole del partito comunista e l’articolo 7 fu così approvato. Nel 1947 l’assemblea costituente fu chiamata ad affrontare la ratifica del trattato di pace che il governo aveva firmato con gli Stati vincitori della guerra mondiale. Fu trattata a tutti gli effetti come una nazione sconfitta→ l'italia si impegnò a pagare le riparazioni agli Stati che aveva attaccato e dovette ridurre le sue forze armate perdendo tutte le colonie. Mantennero il confine col Brennero e quindi anche la regione del Trentino Alto Adige, ma vennero concesse ampie autonomie. Molto dolorose furono invece le mutilazioni subite sul confine orientale, dove l’Italia aveva da misurarsi con uno stato vincitore, la Jugoslavia. L’esercito jugoslavo comandato da Tito aveva occupato l’Istria e rivendicava il possesso di Trieste. Migliaia di italiani a Trieste e Gorizia, vennero uccisi o deportati. Alla fine del 1946 fu attuata una sistemazione provvisoria, che lasciava la Jugoslavia la penisola istriana, eccetto una striscia comprendente Trieste che a sua volta fu divisa in una zona occupata dagli alleati e una zona tenuta dagli jugoslavi. All’inizio del 48 i partiti si impegnarono in una sempre più grande gara in vista delle elezioni politiche, convocate per l’aprile di quell’anno, che avrebbero dato alla Repubblica il suo primo parlamento→ ci fu la polarizzazione fra due schieramenti contrapposti: - quello governativo guidato dalla DC e comprendente anche i partiti laici minori - quello di opposizione, in cui il partito socialista il partito comunista si trovarono uniti sotto l’insegna del fronte popolare. Nella sua campagna elettorale il partito di De Gasperi poté giovarsi dell’aiuto di due potenti alleati→ la chiesa, che già da prima appoggiava la DC, e gli USA, che consentì ai democristiani di presentarsi come più accreditati i rappresentanti della massima potenza mondiale e di agitare la concreta minaccia di una sospensione degli aiuti del piano Marshall in caso di vittoria delle sinistre. Socialisti e comunisti risposero facendo appello ai lavoratori, ma la loro propaganda fu fortemente danneggiata da una stretta adesione alla causa dell’URSS e alla politica estera di Stalin. Le elezioni si risolsero in un travolgente successo del partito cattolico che ottenne la maggioranza assoluta dei seggi alla camera. Cadevano le speranze della sinistra di guidare la trasformazione del paese, mentre si rafforzava l’egemonia del partito cattolico. L’insofferenza dei militanti di sinistra per questo risultato esplose quando il segretario comunista Togliatti fu ferito da un giovane di destra nel luglio del 1948→ scesero in piazza scontrandosi con le forze dell’ordine. Il moto si esaurì in pochi giorni ma le tensioni continuarono. Un’altra conseguenza 60 fu la rottura all’interno della Cgil→ la componente cattolica diede vita alla Cisl e i sindacalisti repubblicani e socialdemocratici fondarono una terza organizzazione la Uil. Sul terreno della politica economica, i governi dell’immediato dopoguerra non introdussero riforme strutturali di rilievo: perché la corrente di pensiero dominante fra gli economisti vedeva nella pianificazione un prodotto dei regimi autoritari. Einaudi, un economista, attuò una manovra economica, la linea Einaudi, che aveva come scopi principali la fine dell’inflazione, il ritorno alla stabilità monetaria e il risanamento del bilancio statale→ ottenne i risultati che si era prefissata. L’operazione ebbe però costi sociali, legati alla disoccupazione I fondi del piano Marshall furono utilizzati per finanziare le importazioni ma non per sviluppare la domanda interna. Quando nel 1948 furono gettate le basi per il patto Atlantico il governo italiano decise di accettare la proposta di adesione che era stata rivolta all’Italia, nonostante l’opposizione di socialisti e comunisti→ adesione alla Nato. DE GASPERI E IL CENTRISMO I cinque anni della prima legislatura repubblicana (1948-1953) segnarono il periodo di massima egemonia della democrazia cristiana. Nonostante potesse contare sulla maggioranza assoluta dei seggi della camera, la DC mantenne alleanza con i partiti laici minori. Fu questa la formula del centrismo, che vedeva una DC molto forte occupare il centro dello schieramento politico, lasciando fuori dalla maggioranza sia la sinistra sociale comunista, sia la destra monarchica e neofascista. L’iniziativa più importante fu la riforma agraria del 1950, che prevedeva l’esproprio e il frazionamento di parte delle grandi proprietà terriere in ampie aree geografiche del mezzogiorno e delle isole e anche del centro Nord. Gli obiettivi a più lungo termine erano l’incremento della piccola impresa agricola, il rafforzamento del ceto dei contadini indipendenti, tradizionalmente considerato un fattore di stabilità sociale e largamente egemonizzato della DC→ obiettivi illusori. Contemporaneamente fu varata un’altra legge importante→ istituiva la cassa per il mezzogiorno = nuovo ente pubblico che aveva lo scopo di promuovere lo sviluppo economico e civile delle regioni meridionali attraverso il finanziamento statale per le infrastrutture, intervento che durò per 30 anni ed ebbe un esito positivo ma non bastò a colmare il divario tra Nord e Sud. Le riforme dei governi centristi (tra cui la legge Fanfani sul finanziamento alle case popolari e la riforma tributaria di Vanoni, che introduceva l’obbligo di dichiarazione dei redditi) furono avversate dalle destre. Dall’altro canto le sinistre continuarono a condurre contro i governi De Gasperi un’opposizione dura, motivata anche dallo stato di disagio in cui ancora versavano le classi lavoratrici → ancora alta disoccupazione. Costretti a fronteggiare la pressione della sinistra e minacciati dalla crescita della destra, De Gasperi i suoi alleati tentarono, nell’imminenza delle elezioni del 1953, di rendere inattaccabile la coalizione centrista attraverso una modifica dei meccanismi elettorali. Il sistema scelto fu quello di assegnare il 65% dei seggi alla camera a quel gruppo di partiti che ottenesse almeno la metà +1 dei voti. Dal momento che nell’opposizione di sinistra né quella di destra potevano aspirare a raggiungere un simile risultato. La riforma elettorale che viene introdotta, fu ribattezzata dalle sinistre “legge truffa“. Nelle elezioni tuttavia la coalizione di governo fu sorprendentemente sconfitta e l’obiettivo del 50% fu mancato, per questo la legge fu abrogata. De Gasperi, si dimise nel 1953, e i successivi governi a guida democristiana continuarono ad appoggiarsi a una maggioranza centrista. Nel frattempo la crescita economica si consolidava e si rafforzarono i legami con l’Europa più avanzata. Nel 1955 fu presentato al Parlamento il piano Vanoni che ha come obiettivo l’assorbimento della disoccupazione e la cancellazione del divario Nord e Sud. 61 Altra novità importante fu l'insediamento della Corte costituzionale nel 1956, composta da magistrati e membri nominati dal Parlamento e dal presidente della Repubblica, con la funzione di adeguare la vecchia legislazione ai principi costituzionali. Nella democrazia cristiana emerge la nuova generazione cresciuta nell’azione cattolica, legata alle problematiche del cattolicesimo. Il principale esponente di questa generazione fu Fanfani, che cercò di svincolare il partito dai condizionamenti dell’industria privata, collegandolo con le imprese dello stato, in particolare l'Eni di Mattei. Frattanto cominciavano a delinearsi significativi mutamenti degli scenari politici nazionali→ passaggio imp verso nuovi equilibri fu rappresentato dalle ripercussioni dei fatti d'Ungheria del 1956 => mentre il partito comunista approvò l’intervento sovietico, il partito socialista lo condanno. Il partito socialista si rendeva disponibile a una collaborazione con la DC→ si creavano così le premesse politiche per un’apertura a sinistra. IL MIRACOLO ECONOMICO Il processo di crescita dell’economia italiana giunse al culmine fra il 1958 e il 1963: gli anni del “miracolo economico“. Lo sviluppo interessò soprattutto l’industria manifatturiera, ma anche il settore siderurgico, meccanico e chimico. La crescita fu alimentata dallo sviluppo delle esportazioni, soprattutto per gli elettrodomestici e la moda. Portò anche a un netto miglioramento delle condizioni dei lavoratori→ il calo della disoccupazione, la conseguenza dello sviluppo industriale, accrebbe la capacità contrattuale dei sindacati, che riuscirono a ottenere notevoli miglioramenti salariali. Fu invece limitata la modernizzazione delle attività agricole. Negli anni del boom, la società italiana subì una serie di profonde trasformazioni => l’Italia entrò nella civiltà dei consumi. L’aumento salariale che i sindacati riuscirono a ottenere, però, ridusse il profitto e la messa in moto di un processo inflazionistico che arrestò il boom economico, il quale riprese con fatica nel 1966. Il fenomeno più importante fu il massiccio esodo dal sud verso il Nord e dalle campagne verso le città. Le grandi migrazioni interne e la rapida urbanizzazione erano indubbiamente il segno di un progresso economico del paese: le migrazioni verso l’estero si ridusse fino a scomparire, i livelli di istruzione migliorarono significativamente e la dieta degli italiani divenne più ricca. L’espansione delle città avvenne spesso in modo caotico e senza un adeguato intervento dei poteri pubblici. La televisione e l'automobile furono i simboli principali di questo cambiamento. I primi televisori si diffusero nel 1954 e trasmettevano la Rai, ente di stato, ma il boom si ebbe negli anni 60. La televisione non era solo un mezzo di svago ma anche un modo di insegnare la lingua italiana nazionale, parlata ancora da pochi. IL CENTRO SINISTRA E LE RIFORME All’inizio degli anni 60 i mutamenti economici e sociali legati al “miracolo economico“ si accompagnarono all’allargamento delle basi del sistema politico, con l’ingresso dei socialisti nell’area di governo. Il presidente del consiglio Tambroni, nella primavera del 1960, non trovando un accordo con i socialdemocratici e repubblicani formò ugualmente un governo “monocolore“ composto da soli democristiani→ proteste dei partiti laici ed è la stessa sinistra della DC. La tensione esplose in un’autentica rivolta popolare e alla fine il governo cedette e Tambroni fu sconfessato dalla stessa DC è costretto a dimettersi. Per superare la crisi, fu formato un nuovo governo monocolore presieduto da Fanfani, nell’agosto del 1960, con l’astensione dei socialisti, 62 delle informazioni e dei messaggi. Protagonisti di queste trasformazioni furono i mezzi di comunicazione di massa. La rivoluzione in questo campo era cominciata con l’affermazione della radio del cinema, ma la vera protagonista di questa fase della storia della comunicazione di massa fu la televisione. L’uso dei satelliti per telecomunicazioni consente la trasmissione dei segnali televisivi da un capo all’altro del mondo. Si diffuse, soprattutto tra i giovani, la musica leggera. La canzone diventa ancora più popolare con i registratori e le cassette. La diffusione di queste nuove tecnologie, principalmente americane e anglosassoni, portarono alla diffusione dell’inglese. CRITICA DEL CONSUMISMO E CONTESTAZIONE GIOVANILE Come tutti i grandi processi di trasformazione, anche l’avvento della civiltà dei consumi e del boom dei mass-media suscitarono dibattiti e reazioni contrastanti fra gli intellettuali. Si diffuse un atteggiamento di rifiuto nei confronti della civiltà dei consumi, accusata di sottoporre gli individui a una nuova tirannia tecnologica. Iniziarono a crearsi le scienze sociali come la sociologia, psicologia, scienza della politica e economia. La protesta si espresse dapprima nella forma di rifiuto delle convenzioni, della fuga dalla società industrializzata -fu il caso delle comunità hippie- e quindi nella creazione di una cultura alternativa. In seguito la rivolta giovanile assunse forme più politicizzate e trovò i suoi centri nelle università, il fenomeno prese avvio dagli USA dove la mobilitazione si intrecciò con la protesta contro la guerra in Vietnam e col movimento contro la segregazione razziale. Mentre la protesta studentesca ebbe un carattere prevalentemente pacifico e si espresse in marcie, occupazioni, la mobilitazione dei neri esplose, nel 1965-1967 in una serie di rivolte dei quartieri poveri ispirati all’ideologia del Black Power, che univa la protesta sociale alla rivendicazione da parte dei neri d’America di una propria identità culturale. A partire dalla metà dal 66-67 la rivolta giovanile si estese ai maggiori paesi dell’Europa occidentale. Anche per questo “il 68“ assunse un significato simbolico che andava aldilà dei risultati immediati ottenuti dal movimento, nel complesso modesti: nei paesi toccati dalla contestazione non vi furono significative conseguenze politiche. Tuttavia le lotte del 68 lasciarono un segno profondo nella società occidentale: rilanciare nel mito di una trasformazione rivoluzionaria della società. NUOVO FEMMINISMO La grande ondata di contestazione si accompagnò a un rilancio della questione femminile. All’inizio del 900 i primi movimenti femministi avevano lottato soprattutto per l’emancipazione politica delle donne. All’indomani della seconda guerra mondiale, molte di queste battaglie potevano considerarsi vinte: anche se permanevano norme discriminatorie e soprattutto barriere che ostacolano l’eguaglianza retributiva in accesso alle professioni. Il problema principale non stava tanto nelle leggi, quanto negli equilibri e nei ruoli interni alla famiglia tradizionale -sempre strutturata in base un modello patriarcale-. Questa problematica fu al centro della nuova corrente femminista che ebbe origine negli Stati Uniti, che allargò ovunque il suo seguito e conobbe però le prime divisioni interne intorno agli anni 70. Da una parte si insisteva sulla parità con l’uomo per la progressiva riduzione delle differenze nel comportamento quotidiano. Dall’altra si tornava a rivendicare la specificità femminile, attraverso la rivalutazione di quelli che da sempre erano considerati tratti tipici della donna. 65 CHIESA E SOCIETA’ Anche la società consumista trova un critico severo e un avversario tenace nella chiesa di Roma. I cattolici non potevano non guardare con preoccupazione al progressivo declino delle pratiche religiose tradizionali nelle aree industrializzate, al diffondersi di comportamenti e di costumi contrari agli insegnamenti della chiesa. Questa volta però la reazione non si espresse in una chiusura quasi totale alle novità del mondo esterno, ma sfociò in un tentativo di rinnovamento interno, accompagnato da una maggiore attenzione alla realtà sociale. Il mondo cattolico fece proprio il principio della libertà religiosa come diritto fondamentale della persona. Il nuovo corso ebbe inizio con il pontificato di Giovanni XXIII, nel 1958. Egli convocò un concilio Vaticano II nel 1962 da cui la chiesa ne uscì rinnovata con un aperto dialogo con le realtà esterne. ANNI DI CAMBIAMENTO All’inizio degli anni 70 si interruppe il ciclo espansivo dell’economia mondiale che aveva contraddistinto l’intero dopo guerra. La svolta fu segnata soprattutto da due eventi - Il primo del 1971 fu la scelta degli Stati Uniti di sospendere la convertibilità del dollaro in oro, convertibilità che costituiva il pilastro del sistema monetario internazionale. Tale decisione era il segno più evidente delle difficoltà dell’economia americana appesantita dagli enormi costi della guerra in Vietnam. Inizio di una fase di instabilità monetaria. - Ancora più gravida di conseguenze fu la decisione presa dei principali paesi produttori di petrolio nel 1973, in seguito alla guerra arabo-israeliana, di quadruplicare il prezzo della materia prima. Lo “shock petrolifero“ colpì in varia misura tutti i paesi industrializzati, in particolare quelli che dipendevano quasi completamente dalle importazioni per il loro fabbisogno energetico, come l’Italia→ profonde crisi economiche. Ovunque fra il 1974 e 1975 la produzione industriale fece registrare un brusco calo, per poi riprendere a crescere dal 76 con ritmi più lenti. Questa crisi si accompagnò alla crescita dell’inflazione e l’aumento del costo vita. Sul piano sociale con la crisi crebbe la disoccupazione ma il problema si poteva in parte risolvere con i sussidi di disoccupazione. A subire gli effetti della crisi fu lo stesso modello di Welfare State che affermatosi come strumento di stabilizzazione economica, cominciò allora a mostrare chiari segni di difficoltà. Negli anni 70 e 80, di fronte alla difficoltà di controllare una spesa pubblica in continua crescita, molti governi occidentali adottarono politiche monetariste; Secondo i monetaristi, è l’ammontare di moneta resa disponibile dalla Banca centrale a determinare, almeno nel lungo periodo, il livello dei prezzi e della produzione. Regolando il quantitativo di moneta in circolazione, le autorità pubbliche di uno Stato possono intervenire efficacemente sull’andamento generale dell’economia. Il primo problema che la crisi petrolifera del 1973 rese evidente fu quello del carattere limitato e dunque esauribile delle risorse naturali del pianeta. AMBIENTALISMO Alla protesta ideologica contro la civiltà dei consumi si sovrappose una critica più concreta animata dei movimenti ambientalisti, attenta soprattutto alle tematiche dell’ecologia. Il degrado dell’ambiente aveva radici lontane, legate ai primi passi della rivoluzione industriale; ma nel corso del XX secolo si era aggravato, soprattutto per il crescente utilizzo dei combustibili fossili, il carbone e il petrolio. 66 All’indomani della crisi petrolifera, i governi→ da un lato adottarono politiche di risparmio energetico, cercando di limitare la circolazione dei mezzi di trasporto privati e di contenere i consumi di elettricità, dall’altro promossero la ricerca e l’uso di nuovi fonti di energia. Alcuni Stati puntarono sullo sviluppo delle centrali nucleari, come la FR, in grado di fornire energia a costi inferiori, ma vennero contestati dagli ecologisti per i problemi legati allo smaltimento delle scorie e per i danni irreversibili che potevano provocare: Chernobyl in Ucraina nel 1986. Si avviò anche lo sfruttamento di energia solare e eolica. Tra la fine degli anni 80 e l’inizio dei 90, l’emergenza ambientale sembra per molti aspetti ridimensionarsi: la scoperta di nuovi giacimenti petroliferi, se da un lato rallentò la spinta alla ricerca di fonti alternative dall’altro fece apparire eccessivi gli allarmi lanciati negli anni della crisi. Iniziò una nuova fase di crescita produttiva e ottimismo. Ma la ricerca per lo sviluppo sostenibile restò al centro dei dibattiti→ la Commissione sull’ambiente e sullo sviluppo delle Nazioni Unite fece il rapporto Brundtland del 1987 (lo sviluppo deve rispondere ai bisogni del presente senza compromettere le generazioni future). I governi avviarono politiche ambientaliste→ 1992, conferenza dell’ONU a Rio de Janeiro dove 140 paesi si impegnano a limitare l’inquinamento atmosferico, ma i risultati furono inferiori. Così nel 1997→ Protocollo di Kyoto = obbligare gli Stati a ridurre le emissioni di anidride carbonica entro 15 anni, che non fu approvato dagli USA, Cina e India. CRISI DELLE IDEOLOGIE E TERRORISMO Le trasformazioni economiche e sociali si accompagnarono, nella società industriale dell’Occidente, a un mutamento profondo nelle ideologie e nelle culture politiche. Negli anni 60 e 70 la cultura di sinistra era stata quella egemone sia nella versione riformista, che accettava la società del benessere, sia in quella rivoluzionaria, che la condannava. Nei paesi comunisti era ormai evidente l’incapacità del modello collettivistico di offrire soluzioni ai problemi della società contemporanea. L’URSS vedeva appannarsi la sua immagine, sia per le continue denunce da parte degli esuli, sia per gli insuccessi in campo economico. Alcuni partiti comunisti dell’Europa occidentale cominciarono a prendere le distanze dall’URSS. Si parlò allora di “grande riflusso“ per indicare la caduta dei più ambiziosi progetti di trasformazione politica e sociale. Si assiste in alcuni paesi dell’Europa occidentale a una drammatica esplosione di un terrorismo politico accentuato da piccoli gruppi clandestini militarizzati: le brigate rosse in Italia, la RAF In Germania e l’action directe in Francia→ si ispiravano a una versione estremizzata del marxismo-leninismo. Queste formazioni colpivano con gesti esemplari (omicidi ferimenti e sequestri) quei personaggi o quelle istituzioni che loro occhi più si identificavano col sistema da abbattere. Tra la fine degli anni 70 e inizio 80 i gruppi terroristici italiani e tedeschi, vennero sconfitti politicamente ma il terrorismo internazionale non scomparve→ 13 maggio 1981 attentato a papa Giovanni Paolo II da un terrorista turco, Ali Agca, di un gruppo nazsionalista di estrema destra. GLI USA→ TRA NIXON E REAGAN Negli anni 70 gli Stati Uniti attraversarono una delle fasi più difficili della loro storia, a causa dell’instabilità del dollaro, del fallimentare guerra in Vietnam e dei problemi politici interni. Il repubblicano Nixon pose fine all’impegno militare in Vietnam, ma fu travolto nel 1974 da uno scandalo legato alla campagna elettorale→ caso Watergate (alcuni collaboratori del presidente 67 AMERICA LATINA E LA FINE DELLE DITTATURE A partire dall’inizio degli anni 80, in America Latina la caduta delle dittature diede di nuovo spazio alle democrazie. In Argentina, la dittatura dei generali cadde dopo l’occupazione argentina delle isole Malvine, da secoli britanniche, liberate in poche settimane dalle truppe britanniche. I generali subirono un’ondata di impopolarità e si fecero da parte nel 1983 per le libere elezioni vinte da Alfonsin. In Brasile, Perù, Uruguay e Bolivia si ebbero tra 1984-85, libere consultazioni. Nel 1988, in Cile, fu sconfitto da un referendum il dittatore Pinochet. Anche in Paraguay, nel 1989 fu rovesciata la dittatura. Ovunque la democrazia trovò gravissimi ostacoli anche economici: i maggiori problemi furono di inflazione e i debiti con l’estero. NUOVI CONFLITTI NELL’ASIA COMUNISTA Nell’età della decolonizzazione, la vittoriosa guerriglia dell’Indocina, prima per l’indipendenza dalla Francia poi contro la presenza americana, aveva rappresentato un punto di riferimento per i rivoluzionari di tutto il mondo. Tanto più amara la delusione dell’opinione pubblica progressista fu di fronte alle vicende che seguirono la presa del potere da parte dei comunisti in Vietnam, Cambogia e Laos. Successivamente in Vietnam i nord vietnamiti (comunisti) attuarono una politica di annessione del sud da parte del Nord e di sistematica emarginazione dei sostenitori del vecchio regime, dando vita a una dittatura comunista. Nel 1978, la numerosa comunità di origine cinese fu espropriata dei suoi averi e centinaia di persone abbandonarono il paese. Ancora più tragiche furono le vicende della vicina Cambogia, dove i guerriglieri comunisti sotto la guida del loro capo Pol Pot, tra il 1976 e 78, tentarono di cancellare ogni traccia della vecchia società e di costruire una nuova da zero: i comunisti cambogiani consumarono uno spaventoso massacro, non solo eliminando fisicamente coloro che avevano servito sotto il regime precedente, ma provocando anche la morte per fame e per stenti di cittadini comuni. Il denaro fu abolito. Vennero distrutti tutti gli edifici, come templi, biblioteche etc. Il regime di Pol Pot, appoggiato dalla Cina, costituiva però un ostacolo per i piani del Vietnam, che intendeva ridurre l’intera Indocina sotto la sua influenza (come stava già facendo con il Laos). Nel 1978 soldati vietnamiti invadevano il paese cambogiano e installavano un governo “amico“ rovesciando quello installato in Cambogia, che con il sostegno della Cina, avrebbe continuato un’ostinata guerriglia. I cinesi effettuarono una spedizione punitiva nel Vietnam senza però raggiungere lo scopo di costringere il governo vietnamita a ritirare le truppe di occupazione dalla Cambogia. Solo nel 1988 grazie alla mediazione dell’ONU le forze vietnamite cominciarono a ritirarsi. LA CINA DOPO MAO Dopo la morte di Mao Zedong, nel 1976, si aprì nella Cina comunista un processo di revisione interna, ideologica, economica e politica. Artefice principale della “demaoizzazione” fu Xiaoping, che emerse progressivamente come il vero leader del paese e condusse la lotta contro gli ultimi eredi politici della rivoluzione culturale. Nel giro di pochi anni egli promosse una serie di modifiche nella gestione dell’economia: una trasformazione profonda che provocò notevoli mutamenti nella stratificazione sociale, nella mentalità e nel costume (come l’Urss ai tempi della Nep). Proprio il contrasto fra una modernizzazione economica e il mantenimento della struttura burocratico-autoritaria del potere fu all’origine di un vasto e spontaneo fenomeno di contestazione, alla fine degli anni 80. Protagonisti 70 della protesta furono gli studenti dell’Università di Pechino, che misero in atto imponenti e pacifiche manifestazioni in piazza per chiedere più libertà e più democrazia. Dopo qualche tentativo di dialogo, il gruppo dirigente comunista rispose con una brutale repressione militare, nel giugno 1989→ massacro di piazza Tienanmen. IL GIAPPONE Il Giappone era diventato la terza potenza economica del mondo dopo USA e URSS. La crisi petrolifera colpì il Giappone più di altri paesi industriali e provocò la prima brusca caduta della produzione. La crisi fu superata abbastanza rapidamente, ma sul piano politico la tradizione stabilità del paese fu messa a dura prova da una serie di scandali finanziari che investirono il partito liberale-democratico e lo portarono a perdere la maggioranza assoluta dei seggi in parlamento. LA CADUTA DEI COMUNISMI IN EUROPA Nell’ultimo decennio del 900 e l’equilibrio internazionale basato sul bipolarismo USA-URSS si ruppe definitivamente a causa del cedimento repentino di uno dei pilastri su cui si fondava. Nel momento in cui il riformismo di Gorbaciov aprì le prime brecce nel sistema, rinunciando all’uso della forza nei confronti dei paesi satelliti, l’intera costruzione crollò. Gli effetti del nuovo atteggiamento dell’URSS si fecero sentire in tutte le Europa orientale→ la Polonia => già fra il 1980 e 1981 era nato un sindacato indipendente a forte base operaia e di ispirazione cattolica, chiamato Solidarnosc. Questo sindacato fu messo fuorilegge dal capo del governo che per evitare una concreta minaccia di intervento sovietico assunse pieni poteri. Egli allentò le misure repressive e ricercò il dialogo con la Chiesa e con il sindacato. Dopo la svolta di Gorbaciov in unione sovietica il dialogo si intensificò fino all’apertura, all’inizio dell’89, di un tavolo ufficiale di negoziato. Ne uscì un accordo su una riforma costituzionale che prevedeva lo svolgimento di libere elezioni, le prime in un paese comunista, che si tennero nel 1989 e videro la vittoria di Solidarnosc. Gli avvenimenti polacchi diedero avvio a una reazione a catena. Il primo paese a seguire la Polonia sulla via delle riforme fu l’Ungheria, all’inizio 1989, in cui nuovi dirigenti comunisti riabilitarono solennemente i protagonisti della rivolta del 56, legalizzarono i partiti e indissero libere elezioni per l’anno successivo. La decisione più importante e più gravida di conseguenze fu la rimozione dei controlli polizieschi e delle barriere di filo spinato al confine con l’Austria: per la prima volta si apriva una breccia nella cortina di ferro che da quasi mezzo secolo impediva la libera circolazione delle persone fra le due europe. IL CROLLO DEL MURO A partire dall’estate dell’89, decine di migliaia di cittadini della Germania comunista abbandonarono il loro paese per raggiungere la Repubblica federale attraverso l’Ungheria e l’Austria. La fuga in massa, insieme alle manifestazione mise in crisi il regime comunista. Il 9 novembre del 1989 dopo che è un portavoce del governo tedesco-orientale aveva annunciato il ripristino della libera circolazione fra le due metà di Berlino, divisa a partire dal 1961 da un muro di separazione, un numero crescente di berlinesi cominciò a smantellare materialmente il muro e a portarmi i pezzi a casa come ricordo. Il crollo del muro rappresenta simbolicamente la fine della guerra fredda e il rilancio della questione dell’unità tedesca. Nel marzo 1990 si tennero le libere elezioni nella Germania dell’Est→ la vittoria fu dei cristiano-democratici, in accordo con la Germania Ovest. Il governo guidato da Kohl preparò un’operazione di riunificazione del paese. In maggio i due 71 governi tedeschi firmarono un trattato di unificazione economica e monetaria e il 3 ottobre 1990 entrò in vigore il trattato di unificazione politica. LA FINE DELLE DEMOCRAZIE POPOLARI L’abbattimento della cortina di ferro provocò la caduta di tutti i regimi comunisti dell’Europa orientale. La caduta dei regimi comunisti avvenne maggiormente in forma pacifica, con eccezione della Romania, dove il dittatore Ceausescu tentò di reprimere l’insurrezione popolare del dicembre del 1989, ma fu catturato e giustiziato. Un caso diverso fu quello Jugoslavo, dove già alla morte di Tito, nell’80, si era aperta una crisi economica e istituzionale che si innestava con contrasti etnici. In Cecoslovacchia una serie di imponenti manifestazioni popolari, che videro tornare sulla scena Dubcek e gli altri esponenti della primavera di Praga, costrinse alle dimissioni il gruppo dirigente comunista. Passate le euforia per la libertà riconquistata i paesi ex satelliti dell'URSS dovettero affrontare i problemi legati alla riconversione dell’apparato produttivo in funzione del mercato, con la chiusura di molte imprese di Stato e la conseguente crescita della disoccupazione. LA DISSOLUZIONE DELL’URSS L’URSS aveva perso il suo impero esterno. Negli anni successivi subì una progressiva disgregazione interna→ 1990 la stessa Repubblica russa rivendicò la propria autonomia e elesse il riformista Eltsin. La crisi dell’URSS si acutizzò tra il 1990-91, con l’aggravarsi della situazione economica. Nel 1991 un gruppo di esponenti della dirigenza sovietica tentò la carta del colpo di Stato per bloccare il processo di rinnovamento. I congiurati sequestrarono lo stesso Gorbaciov ma il colpo fallì clamorosamente di fronte a un’inattesa protesta popolare e il mancato sostegno delle forze armate. Il fallimento del golpe spazzò via quanto restava del potere comunista, ma accelerò la crisi dell’autorità centrale e si facevano sempre più forti le istanze separatiste→ l’URSS era un impero plurinazionale. Abbiamo già visto come le riforme di Gorbaciov avessero prodotto una serie di spinte, aprendo spazi anche alle rivendicazioni nazionali dei territori non russi dell’ex impero zarista. Le prime a muoversi, rivendicando la piena indipendenza, erano state le repubbliche baltiche (Lettonia, Estonia e Lituania), le repubbliche caucasiche e quelle musulmane dell’Asia centrale. Fra il 1990 e il 1991 tutte queste repubbliche proclamarono la loro indipendenza; e lo stesso fecero l’Ucraina e la Bielorussia. Gorbaciov tentò di bloccare questo processo ma la sua iniziativa fu scavalcata da quella dei presidenti delle tre repubbliche slave (Russia, Ucraina e Bielorussia ) che si accordarono sull’ipotesi di una comunità di Stati sovrani ottenendo il consenso delle altre repubbliche ex sovietiche. Il 21 dicembre 1991, ad Alma Ata, i rappresentanti di 11 repubbliche diedero vita a una comunità degli Stati indipendenti e sancirono la scomparsa dell’unione sovietica. JUGOSLAVIA Nei territori dell’ex Unione sovietica nacquero movimenti indipendentisti e si accesero conflitti per il possesso di territori contesi: Jugoslavia e Cecoslovacchia. In Cecoslovacchia, le aspirazioni separatiste della minoranza slovacca portarono nel 1992 alla separazione delle due repubbliche. Drammatico e cruento fu il processo di disgregazione della Jugoslavia, dove la crisi del regime a partito unico fece saltare gli equilibri fra le nazionalità su cui il paese si reggeva. L’esito delle prime 72 nazionali, entrò in funzione il sistema monetario europeo (SME) = sistema di sca,bi fissi fra le monete dei paesi membri, salvo la GB. I 12 paesi membri della Comunità europea decisero di dare un nuovo impulso al processo di integrazione→ nel febbraio 1986, a Lussemburgo, fu sottoscritto l’Atto unico europeo (economia e cooperazione politica) e si stabiliva che nel 1992 sarebbero state rimosse le barriere alla circolazione delle merci e dei capitali. Nel febbraio 1992 nella città di Maastricht venne istituita l’Unione Europea = completa unificazione dei mercati nel 1993 e allargava l’area di competenza delle istituzioni europee a campi come l’istruzione, sanità, ricerca etc., prevedeva anche una politica estera di sicurezza comune. La decisione più significativa fra quelli assunti a Maastricht fu però l’impegno a realizzare entro il 1999 il progetto di una moneta comune e di una Banca centrale europea. Si fissò al 1 gennaio 1999 l’entrata in vigore della moneta unica, destinata tre anni dopo a sostituire interamente le valute nazionali. A partire da gennaio 2002 l’euro sostituì le monete nazionali (tranne in GB, Danimarca e Svezia). L'avvio della circolazione dell’euro rappresenta il più tangibile dei progressi raggiunti nel processo di integrazione europea. La scena politica europea vide nella prima metà del ‘90 la prevalenza dei moderati, poi vinti dai socialisti nella seconda metà. Nel decennio successivo, conservatori e progressisti continuarono ad alternarsi alla guida dei governi europei. All’inizio del nuovo secolo, l’unione accolse le richieste di adesione di quasi tutti i paesi ex comunisti dell’Europa orientale e anche da paesi della sponda sud del mediterraneo, arrivando a coincidere con il continente europeo (Russia esclusa). Nel 1997, dopo una lunga valutazione dei requisiti fu deciso che dal 2004 sarebbero entrati 10 stati. Nel 2013 il numero degli Stati membri arrivó a 28. La crisi economica del 2007-2008 introdusse nuovi elementi di contrasto all’interno dell’unione, dando spazio alle forze avverse all’integrazione. Queste forze ebbero il sopravvento in GB, provocando l'uscita dall’Unione Europea in seguito all’esito di un referendum del 2016 (Brexit). IL NODO DEL MEDIO ORIENTE Dopo la fine della guerra fredda i principali focolai di tensione del sistema internazionale si manifestarono in Medio Oriente, ovvero in quella vasta area abitata da popolazioni di religione musulmana che andava dal Nordafrica al Golfo Persico. La centralità di quest’area fu accentuata dall’insorgere di nuovi motivi di scontro. - il primo fattore era costituito dal crescente interesse del mondo industrializzato per il petrolio, interesse che crebbe dopo la guerra del Kippur nel 1973 e la conseguente crisi petrolifera - il secondo fattore fu l’aggravarsi del conflitto arabo- israeliano per la Palestina. - il terzo fattore fu infine la rinascita del fondamentalismo islamico, quella corrente che sulla base di un’interpretazione rigida delle norme del Corano, mirava a una reislamizzazione della società, richiamava i musulmani alla Jihad (Guerra santa) contro gli infedeli e gli eretici. Radicato soprattutto negli strati più poveri delle società islamiche. A partire dagli ultimi decenni del 900, il rilancio dell’Islam fondamentalista si accompagnò al riacutizzarsi anche delle antiche divisioni religiose interne al mondo musulmano a cominciare da quella fra sunniti e sciiti, che risaliva alle dispute scoppiati dopo la morte di Maometto fra i discendenti. 75 LA PACE TRA EGITTO E ISRAELE All’indomani della guerra del Kippur che si era conclusa senza vinti né vincitori ma aveva ancora una volta messo a nudo la debolezza militare degli Stati arabi, il presidente egiziano Sadat si convinse della necessità di far uscire il suo paese da un perenne stato di guerra e di trovare una soluzione pacifica il conflitto con Israele. La premessa della svolta fu il riavvicinamento agli USA→ Sadat, nel 1974-75 attuò un clamoroso riavvicinamento di alleanze congelando i rapporti con l’URSS e imprimendo alla sua politica un orientamento filo occidentale. Nel 1977 il presidente egiziano si recò in visita a Gerusalemme e formulò personalmente la sua offerta di pace al parlamento israeliano, che accolse la proposta. A Camp David, nel 1978 i due leader sottoscrissero un accordo che prevedeva un trattato di pace fra i due paesi (in cambio l’Egitto ottenne la restituzione del Sinai occupata da israele nella guerra dei 6 giorni del 1967), tuttavia la scelta di Sadat fu condannata dalla maggioranza degli Stati arabi e il presidente egiziano fu ucciso in un attentato, nel 1981, organizzato da un gruppo fondamentalista islamico. LA RIVOLUZIONE IRANIANA Il rilancio del fondamentalismo islamico prese le mosse dal verificarsi di due eventi: intervento sovietico in Afghanistan nel 1979 che provocò per reazione una mobilitazione internazionale di combattenti islamici e la rivoluzione scoppiata nel 1979 in Iran→ governato con metodi autoritari dallo scià, l’Iran era stato fino ad allora un pilastro fondamentale della presenza occidentale Medio Oriente è un importante fornitore di petrolio. Lo scià, dagli anni 60, aveva avviato una politica di modernizzazione accelerata che suscitò una crescente opposizione sia da parte dei gruppi di sinistra sia dalla parte del clero islamico che assunse la guida di un vasto movimento di protesta popolare. Lo scià dovette lasciare il paese e rientrò nella capitale Teheran la massima autorità spirituale dei musulmani sciiti. Le componenti laiche e di sinistra furono subito emarginate e in Iran si instaurò così una Repubblica islamica ispirata a un vago riformismo basato sui dettami del Corano, guidata di fatto dal clero sciita. Rigidamente tradizionalista e oscurantista in materia di costumi e di controllo sulla vita privata, e violentemente anti occidentali, il nuovo regime entra subito in contrasto con gli USA→ accusati di aver sostenuto lo scià. Nel Golfo Persico, area importante della produzione petrolifera mondiale, si afferma così un regime ostile agli USA. L’Iran fu attaccato dal vicino Iraq, nel 1980, che, appoggiato in questa circostanza dagli USA, cercò di profittare della situazione per impadronirsi di alcuni territori da tempo contesi fra i due paesi. Il cessate il fuoco stabilito nel 1988 trovò i contendenti sulle stesse posizioni dell’inizio del conflitto. LA GUERRA DEL GOLFO Saddam Hussein, il dittatore dell’Iraq, già protagonista della guerra di aggressione contro l'Iraq, invase l’emirato del Kuwait, nell’agosto 1990, affacciato sul Golfo Persico, uno dei maggiori produttori mondiali di petrolio, tradizionalmente filoccidentale e ne proclamò l’annessione alla Repubblica irachena. L’invasione del Kuwait fu subito condannata dalle Nazioni Unite. Gli USA inviarono in Arabia Saudita un corpo di spedizione allo scopo di costringere Saddam Hussein a ritiro. Alla spedizione si unirono anche alcuni paesi europei e una parte dei paesi arabi. Decisivo fu l’atteggiamento dell'Unione sovietica: Gorbaciov aveva bisogno dell’appoggio occidentali, non si oppose all’intervento armato. Il consiglio di sicurezza dell’ONU approvò una risoluzione che imponeva all’Iraq di ritirarsi dal Kuwait entro il gennaio del 1991, autorizzando in caso contrario l’impegno della forza. Saddam rispose lanciando missili in Arabia Saudita e Israele e minacciando il ricorso alle armi 76 chimiche. Infine l’esercito iracheno cedette abbandonando precipitosamente il Kuwait occupato, non prima però di averne incendiato gli impianti petroliferi. Saddam Hussein sopravvisse politicamente alla sconfitta. LA QUESTIONE PALESTINESE Gli accordi di Camp David del 1978 prevedevano anche negoziati per la soluzione del problema palestinese, ma i negoziati non ci furono. L’ostacolo principale venne dagli Stati Arabi e dall’Olp, che denunciano il tradimento dell’Egitto. Dalla metà degli anni ‘80, gli stati arabi moderati e la stessa dirigenza dell’Olp e si dissero disposti a trattare con Israele e a riconoscere l’esistenza in cambio del ritiro dalla Cisgiordania e dalla striscia di Gaza. I dirigenti dello stato ebraico rifiutarono la trattativa con l’Olp, considerata un’organizzazione terroristica. La tensione crebbe quando dalla fine del 1987, i palestinesi dei territori occupati iniziarono una rivolta (intifada = risveglio) contro gli occupanti, che reagirono con una dura repressione. La questione irrisolta si fece sentire anche in Libano, dove l’Olp aveva traferito nel 1970 le sue basi dopo il settembre nero. Dal 1975 il Libano entra in una sanguinosa guerra civile, che si aggrava nel 1982, quando l’esercito israeliano invade il paese spingendosi fino a Beirut per cacciarne le basi dell’Olp. Venne mandata una forza multinazionale di pace per calmare la situa ma non ci riuscirono molto. Nel 1991, grazie soprattutto a Bush, fu convocata a Madrid la prima sessione della conferenza di pace in Medio Oriente. Il dialogo riprese nel 1993 quando a Oslo il primo ministro israeliano Rabin e il leader palestinese Arafat firmarono un accordo che prevedeva la graduale restituzione dei territori e la nascita dell’autorità nazionale palestinese (un organismo elettivo riconosciuto), sancita ufficialmente a Washington. L’intesa fu tuttavia minacciata dall’azione dei gruppi estremisti di Israele, che uccisero il premier Rabin a Tel Aviv nel novembre 1995, alle elezioni del 1996 salì al potere la destra che segnò una battuta d’arresto verso la pace. Ma nel 1988 il nuovo presidente Israeliano e Arafat firmarono un nuovo trattato che fissava i tempi del ritiro israeliano dai territori occupati in cambio di un più forte impegno da parte dei palestinesi nella repressione del terrorismo. Ma la pace mancò per poco, infatti nel 2000 si innescò lo scontro a causa della visita del generale Sharon, leader della destra israeliana alla spianata delle Moschee a Gerusalemme→ provocazione verso i palestinesi. La seconda intifada scoppiò e coinvolse anche le città israeliane, teatro di numerosissimi attentati condotti da organizzazioni estremistiche come Hamas→movimento terroristico islamista che si era radicato tra gli strati più poveri della società palestinese. DIFFUSIONE DELL’INTEGRALISMO ISLAMICO Il successo di Hamas era solo una delle facce della generale diffusione di tutto il mondo islamico delle correnti fondamentaliste. In Afghanistan, nel 1996 e 97, alcuni gruppi fondamentalisti detti talebani approfittarono della situazione di caos creata dal ritiro sovietico e assunsero il controllo di buona parte del paese, imponendo un regime di intollerante oscurantismo, soprattutto nei confronti delle libertà femminili. Correnti islamiste avevano ottenuto anche successo in Algeria, dove la reazione dei gruppi fondamentalisti all'annullamento delle elezioni del 1992, che avevano vinto gli integralisti Fis, provocò una serie di spaventosi massacri. Un caso se era quello della Turchia, paese membro della Nato dove erano ancora vigenti istituzioni rappresentative di tipo occidentale. Anche qui si ebbe una generale ripresa delle pratiche religiose 77 trattare con i terroristi per il rilascio di Moro. Moro fu ucciso, il 9 maggio e il suo cadavere abbandonato nel bagagliaio di un’auto in una strada del centro di Roma. Nel difficile clima politico creato dopo l’assassinio di Moro, il governo cerco di avviare il risanamento dell’economia, aiutato in questo dall’atteggiamento dei comunisti, che si fecero sostenitori di una linea di austerità. POLITICA, ECONOMIA E SOCIETA’ DEGLI ANNI 80 I risultati delle elezioni del 79 e le successive del 83 fecero registrare alcuni significativi movimenti nel panorama politico→ l’unica strada praticabile fu il ritorno alla coalizione di centro-sinistra (DC, PSI, Pri, PSDI) allargata anche al partito liberale, in una nuova formula di governo definita pentapartito. Ma la novità più importante si ebbe al vertice dell’esecutivo→ la DC cedette la guida del governo affidato a dopo le elezioni dell’83 al leader del PSI Bettino Craxi. Fra i primi atti significativi del governo a guida socialista, va ricordata la firma del 1984 di un nuovo concordato con la Santa sede, che ritoccava gli accordi del 29. L’esperienza di Craxi, durata fino al 1987, si caratterizza per un tentativo di potenziare il ruolo del presidente del consiglio e di affermare maggiormente in politica estera l’italia. I sindacati vennero ridimensionati. Nel 1984 l’economia ebbe una ripresa, con aumento dell’esportazioni e rinnovamento tecnologico→ma crescita della disoccupazione. Tra i problemi affrontati dall’esecutivo→ espansione della spesa pubblica e il dilagare della criminalità organizzata (corruzione politica→ scandalo della Loggia P2, banca segreta della Massoneria + assassino di Carlo Alberto Dalla Chiesa nel settembre del 1982, inviato a Palermo per contrastare la mafia). LA CRISI DEL SISTEMA POLITICO La fine della lunga emergenza terroristica, grazie anche alla dichiarazione dei pentiti di sinistra, non servì a restituire credibilità a un ceto politico che appariva bloccato→ quello fondato sull’alleanza fra DC e PSI. Si giunse così, nel 1987, alla crisi del governo Craxi. Le elezioni che si tennero segnarono una discreta affermazione del PSI e un nuovo calo dei comunisti, con una lieve ripresa della DC. Ma la maggiore novità fu l’apparizione di nuovi gruppi, estranei ai partiti tradizionali: ad esempio Lega Nord, sotto la guida di Bossi, che avrebbe ottenuto notevoli successi. Le radici della crisi politica furono individuate nel meccanismo elettorale proporzionale, alla debolezza dell’esecutivo e nell’impossibile alternanza al governo di schieramenti contrapposti. Nel linguaggio corrente è ormai consuetudine indicare con l’espressione “seconda Repubblica“ l’assetto politico-istituzionale determinatosi in Italia nella prima metà degli anni 90 con il controllo dei vecchi partiti, la nuova legge elettorale maggioritaria e il profondo rinnovamento della classe politica in direzione di un sistema bipolare. La nascita del nuovo sistema fu però il risultato di una serie di passaggi imprevisti che si consumarono nel giro di anni. Segnali negativi venivano dall’economia: si interruppe la crescita del 1980, molte imprese italiane perdono competitività e aumenta il debito pubblico. E anche a livello civile→ ripresa offensiva mafiosa e corruzione. Sul piano della vita politica la prima importanti novità fu la trasformazione del PCI nel nuovo partito democratico della sinistra (Pds). Sull’opposto versante politico si consolidarono le posizioni della Lega Nord. Le elezioni del 1992 registrarono alcune clamorose novità→ venivano seccamente sconfitti DC e il Pds, mentre il PSI subiva una leggera flessione; crescevano invece le forze politiche nuove come la 80 Lega Nord. All’indomani delle elezioni, in drammatica coincidenza con un nuovo e più terribile attentato della mafia (Falcone) il parlamento eletto alla presidenza il democristiano Scalfaro. Un nuovo gravissimo scandalo stava coinvolgendo un numero crescente di uomini politici accusati di aver preteso e ottenuto tangenti per la concessione di appalti pubblici. L’inchiesta "mani pulite" avviata dalla magistratura milanese, svela un diffuso sistema di finanziamento illegale dei partiti e dei singoli uomini politici che fu denominato “Tangentopoli“. Destinatari i principali erano i partiti della maggioranza: la DC e il PSI. Il susseguirsi delle inchieste giudiziarie contri i politici, si accompagnava a una offensiva mafiosa contro i poteri dello stato→maggio 1922 attentato a giovanni Falcone e due mesi dopo di Paolo Borsellino, morte che sconvolse l’opinione pubblica e stimolò il potenziamento della magistratura e della polizia→ gennaio 1993 arresto del capo dei capi Salvatore Riina. Restava inoltre aperto il problema della legge elettorale: l’introduzione di un sistema maggioritario uninominale. Il voto a favore di singole personalità avrebbe ridotto al minimo l’ingerenza dei partiti. Nel 1993 i cittadini approvarono a larghissima maggioranza il quesito che introduceva il sistema maggioritario uninominale al Senato. All’indomani del referendum Amato rassegnò le dimissioni e Ciampi diventò presidente della Repubblica. Le elezioni del 94, tenutisi con il nuovo sistema maggioritario uninominale, si svolsero in un quadro politico trasformato: mentre il PSI non riusciva recuperare la sua immagine, la DC assumeva il nome di partito popolare italiano. Nasceva una nuova forza politica, Forza Italia, ad opera di Berlusconi che vinse le elezioni contro la coalizione di centro-sinistra. Il governo Berlusconi tuttavia cadde dopo pochi mesi per i contrasti con la lega. Gli succedette, nel 1995 un ministero di tecnici presieduto da Dini che si dimise nel dicembre del 95 e nel 96 avvennero le nuove elezioni vinte dall’Ulivo, nuovo partito di centro-sinistra. Il nuovo governo presieduto da Prodi affronta il grave problema del deficit di bilancio riuscendo a ridurlo, fino a rientrare nei parametri indicati dal trattato di Maastricht per l’ingresso dell'Italia nell’unione monetaria. Nel 1998 il governo Prodi cadde e fu sostituito da un nuovo centro-sinistra guidato da D'Alema, leader dei democristiani. Nel 1999 l’Italia partecipò con gli altri paesi della Nato all’intervento militare in Kosovo. Nel 2000 il governo D’Alema succedette ad un altro centro-sinistra → Amato LA TERZA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE E LA GLOBALIZZAZIONE Negli ultimi decenni del 900 il mondo industrializzato fu investito da un’ondata di innovazioni tecnologiche. L’emergere di nuove tecnologie e di nuovi settori produttivi aveva mutato profondamente le strutture economiche e la stessa vita quotidiana dei paesi più sviluppati, così ora si assisteva al declino di interi settori industriali che avevano svolto un ruolo centrale per oltre un secolo, all’affermarsi di nuove produzioni, all’aprirsi di nuovi campi di attività. Il nucleo propulsore di questo processo di trasformazione stava nell’elettronica, i progressi dell’elettronica si intrecciarono con lo sviluppo di una nuova disciplina: l’informatica, ossia la scienza che si occupa della gestione delle informazioni mediante procedure automatiche. Da qui nacque la telematica, ossia l’applicazione delle tecniche dell’informatica al settore delle telecomunicazioni. Protagonista è simbolo di questa rivoluzione tecnologica fu l’elaboratore elettronico, computer. Un ulteriore salto qualitativo fu compiuto con l’introduzione del circuito integrato (chip): una piastrina sulla quale si possono essere riprodotti, in forma miniaturizzata, le funzioni di una intera 81 rete di transistor. Alla metà degli anni 70 videro la luce alcune imprese che avrebbero dato un contributo fondamentale allo sviluppo del settore (Apple, Microsoft). Una delle più importanti novità collegate alla rivoluzione informatica fu lo sviluppo rapidissimo di Internet. All’inizio del III millennio, nuovi cambiamenti rivoluzionarono le forme di utilizzo di Internet e introdussero nuove possibilità di partecipazione. L’utente, che nei primi anni era perlopiù un lettore di contenuti scritti da altri, fu messo in condizione di intervenire attivamente attraverso i blog, le chat, di partecipare alla realizzazione di progetti comuni e di condividere fotografie: la nascita di social network. ECONOMIA GLOBALE E FINANZA INTERNAZIONALE Negli ultimi decenni del XX secolo il mondo entrò in una fase di crescente integrazione economica che oggi viene generalmente definita globalizzazione. Un fondamentale contributo dell’integrazione economica internazionale venne dai progressi nei sistemi di comunicazione e dall’uso di una lingua veicolare comune, l’inglese, che resero più veloce la circolazione delle idee e delle informazioni. Anche la globalizzazione della finanza fu il risultato sia dei miglioramenti tecnologici che consentirono di far circolare informazioni da una parte all’altra del mondo in pochi istanti, sia delle scelte dei governi nazionali. Nell’epoca della globalizzazione, i governi delle maggiori potenze occidentali si impegnarono non solo per la riduzione di vincoli e ostacoli agli scambi, ma anche per l’istituzione di regole condivise e di nuovi organismi sovranazionali. La prima iniziativa si tradusse nella convocazione di una serie di vertici annuali fra i governi dei paesi più industrializzati: all’inizio erano solo cinque (USA, Giappone, Germania, Francia, Gran Bretagna), poi diventarono sette, con l’ammissione di Italia e Canada e infine otto-da cui la sigla G8, dove gita per “gruppo“-con l’ingresso della Russia post comunista. La volontà di incentivare gli scambi fu poi all’origine dell’istituzione della Wto (World Trade organization). Contro gli assetti economici internazionali e le forme assunti dalla globalizzazione, e contro la mancata attenzione al problema ambientale, prese sempre più forte un movimento di protesta, nato già agli inizi degli anni 90. Il movimento non trova spazio fino a quando nella città statunitensi di Seattle furono organizzate le prime manifestazioni di protesta: per questo inizialmente fu denominato “popolo di Seattle“ mentre, in seguito venne noto genericamente come movimento “no global“. I processi di globalizzazione si accompagnarono anche ai profondi cambiamenti nel mondo del lavoro. In particolare diventarono sempre più frequenti gli spostamenti della produzione da una nazione all’altra. La velocità delle comunicazioni consentì a molte imprese di decentrare la produzione nei paesi dove il costo del lavoro era più basso, soprattutto in Europa orientale, in Asia e in America latina, riuscendo a mantenere elevata la qualità ed ad abbassare i costi grazie alla disponibilità di una manodopera disposta ad accettare salari ridotti, orari più lunghi, e dure condizioni di lavoro. La cosiddetta “delocalizzazione“ determinava così la propagazione di drammatiche forme di sfruttamento, anche minorile. La delocalizzazione, insieme alle conseguenze della rivoluzione elettronica, accelerò la transizione dei paesi occidentali verso un tipo di società che è stato definito postindustriale. Anche l’organizzazione del lavoro in fabbrica era ormai cambiata: al modello produttivo fordista fondato sulla catena di montaggio e sulle grandi fabbriche introdotto negli Stati Uniti all’inizio del 900, se ne era sostituito un altro, definito con il termine “post fordismo“ che era stato adottato fin 82 Inizialmente la Cina, si specializzò nelle lavorazioni a basso costo attirando, grazie ai bassi salari, grandi capitali dall’estero, per poi manifestare una crescente autonomia aumentando gli investimenti esteri. La Cina fece una serie di riforme economiche riorganizzandosi in una economia più capitalistica. Si ebbe anche un notevole sviluppo nella ricerca scientifica e innovazione tecnologica→ superpotenza tecnico-scientifica. Ai successi economici si accompagnarono importanti risultati in politica internazionale→ un obiettivo di indubbio prestigio fu raggiunto quando la Cina ristabilì la propria sovranità sull’antica colonia inglese di Hong Kong, nel giugno 1997, uno dei centri più attivi dell’economia asiatica e successivamente, nel 1999, fu la volta di Macao, ancora appartenente al Portogallo e ultima traccia della presenza coloniale europea sul continente asiatico. I successi politici ed economici conseguiti dalla Repubblica popolare non cancellavano però le contraddizioni della società cinese. Il processo di industrializzazione fu accompagnato da un’intensa urbanizzazione. Alle aree rurali più povere, in cui le condizioni di vita non sembravano aver fatto grandi passi in avanti, si affiancano le grandi città pienamente inserite nei flussi globali, come Pechino e Shanghai. In coincidenza con la crisi economica internazionale del 2008, scoppiarono scioperi e proteste che coinvolsero soprattutto i settori industriali→ il governo reagì da un lato con misure volte a migliorare parzialmente le condizioni degli operai più poveri, dall’altro con un rigido controllo sull’informazione e la repressione delle proteste più politiche, quelle che mettevano in discussione l’autorità del partito comunista. Il boom economico cinese si svolse nella piena continuità politica. Morto nel 1997 Xiaoping, i suoi eredi non deviarono dalla linea da lui tracciata che consisteva nel lasciare ampio spazio all’iniziativa privata pur nel quadro di uno stretto controllo statale e all’interno di un regime autoritario e monopartitico. Qualche segno di allentamento si ebbe nel 2013, con l’avvento del nuovo presidente della Repubblica Xi Jinping→maggiore apertura alle riforme sul terreno delle libertà personali. Tuttavia a quel tempo egli andò rafforzando il suo potere personale e il suo “pensiero“ divenne dottrina ufficiale e fu inserito nella costituzione. L’occidente guarda con favore l’evoluzione della Cina, chiudendo un occhio sulla repressione del dissenso, correnti violazioni dei diritti umani, applicazione della pena di morte e la dura dominazione del Tibet, inclusa a forza nella Repubblica popolare cinese nel 1950. IL GIAPPONE E LE TIGRI ASIATICHE Negli anni fra i due secoli, i paesi asiatici che per primi avevano intrapreso un percorso di industrializzazione e sviluppo economico -il Giappone, Corea del sud, Taiwan, Singapore e Hong Kong, detti tigri asiatiche- conobbero vicende diverse. Ma tutti dovettero misurarsi con le difficoltà derivanti da una grave crisi finanziaria scoppiata nel 98, originata da un eccesso di produzione. La ripresa più difficile fu quella del Giappone. L’economia entrò in una fase di declino per dar luogo a una lunga stagnazione. Ad aggravare la situazione contribuirono anche le difficoltà politiche. Il declino del partito liberal-democratico diede luogo a un periodo di instabilità, testimoniata dalla breve durata dei governi e aggravata dai frequenti scandali legati a fenomeni di corruzione. La maggiore novità di questi anni fu la vittoria nel 2009 del Partito democratico del Giappone. A differenza del Giappone, le tigri asiatiche seppero uscire in pochi anni dalla crisi e rilanciare la crescita grazie a un peculiare modello di governo dell’economia: un modello basato da un lato sull’incoraggiamento all’iniziativa privata, dall’altro su un attivo intervento dello Stato per favorire gli investimenti e sostenere la capacità delle imprese di esportare. Le tigri costituirono un modello da cui trarre ispirazione. 85 L’INDIA Anche l’India divenne protagonista della scena economica mondiale. La rincorsa si ebbe alla fine degli anni ‘80 quando il figlio di Indira Gandhi, Rajiv, leader del partito del Congresso, smantellò il sistema di economia pianificata. Per rendere più competitivo il paese e rafforzare l’iniziativa privata, furono privatizzate numerose aziende pubbliche, liberalizzati gli scambi e incoraggiati gli investimenti. Lo sviluppo economico si realizzò in presenza di vaste sacche di arretratezza e di notevoli tensioni politiche. All’inizio del nuovo secolo, la maggioranza della forza lavoro risultava ancora impiegata nell’agricoltura e circa mezzo miliardo di persone continuava a vivere in condizioni di povertà. Molto alto era anche il numero di analfabeti mentre permanevano le divisioni di casta; gravi discriminazioni di genere erano largamente diffuse nella società. Le tensioni erano prodotte soprattutto dagli attriti fra i diversi gruppi etnico-religiosi che da sempre dividevano il paese e che diedero luogo a una serie di sanguinosi attentati di diversa matrice. AMERICA LATINA Negli anni 90 del 900 molti paesi dell’America Latina, usciti dall’esperienza delle dittature, ancora afflitti da gravi problemi economici, adottarono politiche liberiste orientate al risanamento delle finanze pubbliche e tentarono il rilancio dell’economia mediante l’apertura ai mercati internazionali. In questo periodo i rapporti economici tra America Latina e Usa si rafforzarono. I maggiori paesi del continente, Brasile e Argentina, dovettero però affrontare, nel 1998, una nuova crisi, determinata dalla scelta di ridurre le misure di austerità, che negli anni precedenti avevano bloccato l’inflazione, dal ritorno a politiche di spesa facile ed alle difficoltà del sistema finanziario internazionale, rispetto al quale erano fortemente indebitati→ debito estero. Al contrario rispetto quanto accaduto in precedenza la crisi non portò alla fine delle istituzioni rappresentative e democratiche ma in molti paesi si formarono partiti di coalizione di sinistra o centro-sinistra. I gruppi liberal-conservatori rimasero in Colombia e in Messico→ fronteggiare la sfida dei movimenti di guerriglia sociale e le organizzazioni dei narcotrafficanti (stati nello stato). Superate le varie difficoltà i paesi dell’America Latina ebbero quasi tutti una crescita economica, insieme all’avvio della modernizzazione delle strutture produttive e liberandosi del latifondismo. Rimaneva il problema delle diseguaglianze sociali che aumenta la protesta popolare. SUD AFRICA In una mappa aggiornata dell’economia globale all’inizio del XXI secolo trova posto, tra i paesi capaci di intraprendere la strada dello sviluppo, anche in Sudafrica. Il paese si liberò dell’odioso regime di discriminazione razziale (apartheid), nei primi anni ‘90 e aprì una fase di radicale novità. Alla fine degli anni ‘80 il primo ministro aprì i trattati con Nelson Mandela, leader del movimento antisegregazionista, uscito dal carcere nel febbraio 1990. Nel maggio 1994 si svolsero le prime elezioni a suffragio universale, vinte dall’Anc e Mandela divenne capo dello Stato. Le forti lacerazioni interne vennero superate grazie all’istituzione nel 1996 della commissione nazionale per la verità e la riconciliazione. Il ritiro di Mandela nel 1999, nonostante la continuità politica dell’Anc, aprì una fase complessa→ nonostante i successi in campo economico, la classe politica del dopo Mandela non riuscì a dare pienamente vita all’ideale di una nazione finalmente pacifica e capace di integrare tutte le sue componenti etniche. 86 L’AFRICA SUBSAHARIANA All’inizio del nuovo millennio la situazione più critica era quella di alcune aree dell’Asia meridionale, e soprattutto dell’Africa Subsahariana, dove alla povertà, alle epidemie e alle guerre intestine, tradizionali fattori di mortalità in quest’area, si aggiunse, negli ultimi decenni, la diffusione di nuove e vecchie malattie, come l’AIDS e il virus dell’Ebola. In questa zona dell’Africa i problemi erano aggravati dalla crescita demografica: la popolazione continuò ad aumentare con tassi elevatissimi, anche per l’assenza di politiche di controllo delle nascite, accrescendo così la pressione sulle già scarse risorse alimentari. Un altro problema fu quello del debito estero: molti paesi trovavano difficoltà a restituire i prestiti contratti negli anni passati con gli stati più ricchi allo scopo di favorire lo sviluppo. L’Africa centrale e meridionale vide i suoi mali aggravati anche da un’esasperata conflittualità politica, causa di frequenti colpi di Stato e di sanguinose guerre civili. In alcuni casi i conflitti trovarono una soluzione pacifica: la lunga lotta degli eritrei contro la dominazione etiopica si concluse con la conquista dell’indipendenza; in molti altri casi i conflitti divennero cronici e si trascinarono fino a mettere in crisi ogni autorità centrale. Dagli anni 90, nei conflitti che laceravano gli Stati africani della fascia subsahariana, si inserì un nuovo protagonista: il fondamentalismo islamico, presente in varie aree del continente, conflitti etnco-religiosi in Sudan e Nigeria. I diversi conflitti traevano origine per lo più da vecchie e nuove rivalità tribali. Ma a volte nascondevano scontri relativi allo sfruttamento delle risorse naturali del continente, che a loro volta celavano contrasti tra le potenze occidentali. IL MONDO ISLAMICO E LO SCONTRO CON L’OCCIDENTE La mattina dell’11 settembre 2001 due aerei di linea americani si schiantarono contro le Twin Towers, gli edifici più alti di New York provocando l'incendio e il crollo. Un altro aereo si abbatté a Washington sul Pentagono. I tre apparecchi erano stati sequestrati da commandos suicidi e guidati sul bersaglio dagli stessi dirottatori, debitamente addestrati. Un quarto aereo, forse diretto verso la casa bianca precipitò. I kamikaze erano tutti provenienti da paesi arabi: di alcuni di loro si accertò l’appartenenza a un’organizzazione terroristica internazionale detta Al Qaeda. Quest’ultima, che aveva la sua principale base operativa nell’Afghanistan dei talebani, si ispirava all’integralismo islamico. A guidarla era Osama Bin Laden, da tempo assertore di una guerra santa da condurre in ogni luogo e con ogni mezzo contro i nemici dell’Islam, in particolare contro gli USA. Gli USA prima potenza mondiale avevano subito per la prima volta una pacco sul loro stesso territorio e l’intero Occidente scopriva la propria vulnerabilità di fronte all’offensiva di un nemico che risultavano tanto più è inafferrabile in quanto non si identificava con un singolo Stato ma agiva all’interno di società aperte e multietniche. L’amministrazione statunitense guidata da Bush junior riuscì a riprendere il controllo della situazione, contando anche sulla compattezza patriottica del paese e della sua classe politica. Il presidente si preoccupò di predisporre le condizioni politiche per un’azione militare adeguata: l’obiettivo primario era questa volta l’Afghanistan, che ospitava il capo dei terroristi era diventato il riferimento di tutti i gruppi integralisti. Dopo essersi assicurata l’appoggio degli alleati della Nato e delle potenze russe e cinesi, la diplomazia americana cercò anche quello degli Stati musulmani filo occidentali, compresi quei paesi come Arabia Saudita e Pakistan che erano sospettati di intrattenere rapporti ambigui con i gruppi integralisti. L'obiettivo era quello di isolare i regimi più estremisti. Gli Stati arabi, eccetto l’Iraq, manifestarono comprensione alla superpotenza. 87
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved