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Storia Culturale del clima - Behringer, Sintesi del corso di Sociologia Dell'ambiente

Riassunto del libro di Behringer "Storia culturale del clima"

Tipologia: Sintesi del corso

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Scarica Storia Culturale del clima - Behringer e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia Dell'ambiente solo su Docsity! Riassunto Storia culturale del clima – Behringer < Il Rapporto Intergovernmental Panel on Climatic Change [IPCC] (1990) contiene 3 sezioni: • Andamento temperatura nell’era glaciale: i periodi interglaciali (più caldo) ci appaiono come rare eccezioni • Oscillazioni temperatura negli ultimi 10000 anni: cambiamenti lievi fino all’ultima era glaciale • Andamento temperatura ultimi 1000 anni: optimum in corrispondenza del Basso Medioevo, fino al 1990 non si raggiunse mai quel valore Fu una sorpresa vedere tanta variabilità nella temperatura globale, in un periodo in cui si temeva un raffreddamento globale piuttosto che un riscaldamento globale. Bastone da Hockey La rivista Nature del 2005 aprì con un fascicolo del deputato texano Joe Barton (Repubblicano) dove richiedeva analisi dello studio del 1990, accusando gli scienziati di aver compiuto ricerche errate. Nel 2001 infatti la stessa IPCC aveva criticato l’amministrazione Bush per la sua politica ambientale, e per questo molti scienziati ambientalisti subirono ripercussioni. Lo scontro sull’IPCC divenne politico (Democratici contro Repubblicani). Al centro delle questioni ci finirono gli scienziati Mann, Bradley e Hughes che nel 1998 teorizzarono la “Teoria del Bastone da Hockey”, ovvero uno studio sul riscaldamento globale degli ultimi 600 anni, da cui si evinceva di come gli anni 90 del 900 fossero il decennio più caldo della storia e di come questo sia un fatto “antropogenico”. Il nome deriva dalla forma della curva climatica che si è andata formando nel periodo preso in considerazione. Il riscaldamento globale come problema politico La controversia riguardo la Teoria del bastone da hockey continua tutt’oggi. Le due parti in causa si rivolgono continuamente accuse di corruzione (soprattutto i negazionisti dell’ambientalismo collusi con le multinazionali). Inoltre, le ripercussioni politiche, ed in generale la demonizzazione degli studi ambientalisti da parte del governo USA, hanno portato gli studi di climatologia ad essere considerati poco attendibili da larghe fette della popolazione. Scienziati propongono la pubblicizzazione di scenari apocalittici per far dare la giusta attenzione al problema climatico, anche se viene considerata un’idea controproducente. Anche se tutta la classe scientifica concorda sul fatto che il riscaldamento globale, che sia a medio o breve termine, non sia sostenibile. CAPITOLO 1 – COSA SAPPIAMO DEL CLIMA? 1 - Fonti della storia climatica Gli archivi della Terra Per Archivi della Terra, s’intendono tutti i sedimenti naturali tramite i quali, seguendo metodi scientifici, possiamo ricavare informazioni sul clima del passato. La radioattività ha favorito lo sviluppo di questo campo di ricerca, nello specifico la conoscenza dei tempi di dimezzamento ci fornisce un’indicazione sull’età. Determinante è stata anche la conoscenza delle particolarità geochimiche e del punto di fusione di minerali e rocce. Metodo degli isotopi dell’ossigeno, inventato nel 1947 dal chimico Urey: usare gli isotopi dell’ossigeno per calcolare la temperatura del mare nell’epoche passate, poiché a seconda della temperatura, l’acqua immagazzina gli isotopi in forma specifica. Quando è fredda, immagazzina O18 mentre quando è calda immagazzina O16. Altro metodo è il Metodo del radiocarbonio: sviluppato da Libby, serve a determinare l’età dei reperti successivi all’evoluzione dell’Homo sapiens, dove si calcola il decadimento del carbonio 14, dopo la morte dell’organismo (dove ha inizio il decadimento). Ulteriori informazioni ci vengono dall’analisi dei sedimenti, che di danno informazioni su climi freddi, caldi, secchi o umidi testimoniando la presenza di depositi organici e sedimenti vulcanici, e sul livello del mare e terrazze fluviali. Paleobotanica e paleozoologia servono a stabilire l’età dei reperti delle piante e degli animali Altra tecnica è la tecnica del carotaggio del ghiaccio, ideata da Dansgaard, che sfrutta l’abilità conservatrice del ghiaccio. Nelle carote di ghiaccio le sedimentazioni si conservano, presentandosi in strati chiari e scuri. Utilizzando il metodo degli isotopi, si può ricavare la temperatura. Il ghiaccio inoltre presenta bolle d’aria e polveri, dove quest’ultime possono essere applicate il metodo della termoluminescenza, ovvero l’analisi dei livelli di solfato. L’analisi del carotaggio del ghiaccio può essere eseguita su due masse glaciali più grandi della Terra: Antartide e la Groenlandia. Altri metodi di analisi sono: computo delle varve (analisi depositi stratificati nei sedimenti argillosi), palinologia (studio dei sedimenti paludosi). Lichenometria (misurazione dei licheni) e dendrocronologia (computo e analisi degli anelli degli alberi). Quest’ultima però presenta margini di incertezza, poiché le informazioni sono relative esclusivamente a quel singolo ceppo. Archivi della società Per archivi della società intendiamo ogni genere di trasmissione consapevole delle informazioni che si serva di archivi, biblioteche, file [etc.] pubblici o privati. Tra tutti i tipi, le informazioni scritte sono quelle più importanti, poiché è possibile scoprirli sin dal mondo antico. Un tipo di registrazione storica importante è il diario meteorologico: genere testuale tipico della modernità, nel Rinascimento si ebbe l’astronomia (ed il legame tra eventi estrali ed eventi atmosferici) elevata a scienza, con il Regiomontano; ma successivi confronti con dati scientifici portò alla conclusione dell’errore di questa considerazione. Molti dati dei diari riguardano la qualità dei raccolti ed in generale informazioni sulle condizioni agrarie. Nel Tardo Medioevo era solita l’abitudine di registrare le condizioni climatiche su carta per poi farne un grande registro climatico, che ci hanno permesso di ricostruire la condizione del clima nell’Europa 500esca. Il rilevamento strumentale dei dati Le prime misurazioni della temperatura tramite strumenti si devono a Galileo Galilei che nel 1597 inventò il termometro. Successivamente Torricelli inventò il barometro (pressione), e anche in Inghilterra la Royal Society (600) si interessò alle misurazioni strumentali del clima. Ma queste divennero comuni solo nel corso del XIX secolo nell’Impero britannico, con l’introduzione di mezzi di comunicazione rapidi che permisero la collezione di dati a livello globale. Solo negli anni 60 i satelliti hanno dato un contributo materiale alla ricerca. 2- Le cause del mutamento climatico Il Sole come fonte di energia L’energia del Sole è il fondamento di tutti i processi chimici, biologici e climatici che avvengono sulla Terra. Nel XVII secolo si scoprì il legame tra bilancio termico e macchie solari (mancano le macchie, la Terra si raffredda). L’astronomo jugoslavo Milankovic spiegò attraverso queste il ciclo dei periodi di glaciazione, Beringia e la globalizzazione dell’umanità Il termine Beringia indica il corridoio di terra tra l’Asia e l’America. Durante l’ultima era glaciale emerse più volte, mentre oggi si trova sommerso dal Mare di Bering. Appare inverisimile un trasferimento di esseri umani attraverso di esso zattere (come avvenne per esempio in Australia, Nuova Guinea etc.), anche se tra i 14000 e 25000 anni fa le condizioni furono favorevoli per il livello basso del mare. Con l’inseguimento della selvaggina, i cacciatori arrivarono all’Alaska e da lì nel continente americano. Il primo reperto archeologico che testimoni la presenza umana in Nordamerica risale a 15000 anni fa, in Canada. All’inizio dell’Olocene e alla sommersione della Beringia, si formò il primo gruppo culturale genuinamente americano: ovvero la società di cacciatori della cultura clovis. L’Europa durante la glaciazione Wurm 50000 anni fa l’Homo sapiens dalla Palestina cominciò a spostarsi verso l’Europa, che si presentava con un clima rigido (ghiaccio fino alla Germania settentrionale) e le Isole Britanniche erano ancorate al continente europeo. Dai ghiacciai delle montagne si formarono Urstromtaler, ovvero delle valli glaciali dell’Europa centro-settentrionale, da cui nacquero i laghi. Anche se le temperature erano stabili senza grandi sbalzi. La vegetazione era sparuta ma vi erano abbondanze d’acqua dovute ai ghiacciai, che favorì la formazione di megafaune, tra cui molti predatori e mammiferi erbivori I primi europei e la nascita dell’arte Nel Paleolitico superiore inizia la suddivisione della storia umana in periodi stilistici e in culture identificabili in termini geografici. Tra il 40000 e 30000 si riconosce un’unità culturale denominata aurignaziana, caratterizzata dalla più antica tecnica di preparazione di lame. Questa cultura si caratterizza per la grande quantità di statuine e ornamenti, dove si celebrava la fecondità femminile. A questa cultura risale la grotta Chauvet, pitture rupestri in Dordogna (Francia). Gli uomini di Cro-Magnon che sopravvissero alla glaciazione si stabilirono nell’Europa meridionale circa 20000 anni fa, e furono caratterizzati dalla cultura solutreana, caratterizzata da una lavorazione ad alte temperature delle pietre grezze. Tra glaciazione e Olocene: la cultura del Magdaleniano Dopo il periodo di minimo termico, il mondo divenne più caldo e più umido, caratterizzato da sbalzi termici denominati Dansgaard-Oeschger-Events. Sciolti i ghiacciai, si formò vegetazione e fauna nel Nord. La cultura del Magdaleniano, databile 18.000 e 10.000 a.C., si estendeva dalla Spagna settentrionale fino all’Europa centrale e Russia. Il numero di individui salì a 9000 individui, che mostrarono la prima evoluzione sociale suddividendosi in gruppi e stabilendo gerarchie sociali. La fine della megafauna Questa cultura terminò con l’inizio dell’Olocene, quando si estinse la fauna di grossa taglia. Sulle cause ci sono forti disaccordi: una parte degli studiosi dà la colpa ai cacciatori che hanno condotto un’intensa attività di caccia fino allo sterminio, anche se fauna grosse sopravvisse come dimostra l’Elefante in Africa. Ad oggi si riconosce il cambiamento climatico come colpa principale dell’estinzione degli animali di grossa taglia Riscaldamento globale e civilizzazione Fu il riscaldamento globale dell’Olocene a rendere possibile i climi propizi allo sviluppo della civiltà. Il termine Olocene fu coniato nel 1885 dal Congresso internazionale dei geologi per denominare un periodo recente differenziato dall’età glaciale per il clima più mite. In questa fase l’uomo cominciò ad intervenire in maniera massiccia sulla natura, trasformandola in un paesaggio culturale. Si svilupparono agricoltura e allevamento, con la creazione di insediamenti stabili. Questo periodo fu denominato Rivoluzione neolitica (Età della pietra nuova) e si svilupparono così le prime civilizzazioni antiche. Prime costruzioni templari nell’età d’oro del periodo di Allerod Tra l’ultima grande glaciazione e il periodo postglaciale dell’Olocene, il clima era secco e freddo. Nei periodi di Allerod, le foreste cominciarono a estendersi, grazie al supporto della temperatura e dell’umidità. La cultura Magdaleniana si spostò a nord, dove si costruirono abitazioni circolari dotate di fuoco interno. Nel Vicino oriente si ebbe una simile evoluzione. Tra cui l’area del Gobekli Tepe (Monte ombelico), che è il sito templare più antico del mondo (12.000 anni fa). La cultura natufiana (Palestina) è opera di coloni dell’Età della pietra, sconosciuti all’agricoltura e all’allevamento, che a causa dell’ambiente favorevole alla caccia e all’agricoltura selvatica riuscirono a sopravvivere. Il Dryas recente: ritorna il freddo e la civiltà fa un passo indietro Queste condizioni favorevoli terminarono attorno al 9000 a.C. Il clima divenne più secco e fresco, così ritornarono le faune nel Nord Europa e ricomparvero società di cacciatori. Ci troviamo nell’ultima fase dell’Età della pietra, il Paleolitico superiore. Medesimi effetti si ebbero nell’area mediterranea, con l’abbandono degli insediamenti del Natufiano. Si pensò che il peggioramento del clima fosse dovuto all’ira delle divinità, che fecero sparire il paradiso. Dryas recente= tempo della perdita del paradiso Il riscaldamento globale dell’Olocene e i mutamenti nel mondo naturale Il Dryas recente terminò bruscamente, dopo 1000 anni. Solo con l’Olocene nacque quel tipo di ambiente percepito oggi come “naturale”. L’aumento del livello del mare dette forma ai continenti vicina a quella odierna, e flora e fauna si adattarono alle nuove condizioni Il diluvio universale della bibbia e il mutamento delle linee costiere Lo scioglimento dei ghiacci rimodellò le coste. Circa nel 6400 a.C. il Bosforo venne sfondato dall’acqua dei ghiacciai, a cui seguì un innalzamento del livello del Mediterraneo più velocemente del mare interno. La Beringia scomparì cosi come anche i ponti naturali tra Giappone ed Indonesia, Africa e Madagascar etc. etc. Nacquero nuovi stretti come quello di Bering o nuovi mari come il Mar Rosso. Il mare pose fine alle culture costiere: gli uomini si spostarono verso l’interno. Passaggio al Mesolitico Mesolitico indica l’Età della pietra media, l’ultima cultura della caccia e della raccolta che sia esistita in Europa, che fu condizionata dall’Olocene, che portò alla scomparsa della grossa taglia e alla costrizione degli uomini a diventare sedentari. Gli uomini quindi sarebbero intervenuti pesantemente sulla vegetazione, iniziando a trasformare la natura in un paesaggio culturale. L’Optimum climatico della Fase atlantica e la Rivoluzione neolitica A metà Olocene, il clima divenne più umido. Si utilizza il termine Fase atlantica per indicare i periodi di tempo dal 6000 al 3000 a.C. Si tratta della fase più calda e più lunga dell’Olocene. L’espressione Optimum climatico lascia intendere che questo periodo interglaciale fosse particolarmente favorevole allo sviluppo della civiltà. Durante la Fase atlantica si ebbe un miglioramento dell’attrezzatura, che segnò il passaggio al Neolitico, dove si subentrò completamente in una società sedentaria di contadini e allevatori. Grazie a questo passaggio, ci si liberò dalla dipendenza della caccia, pesca e frutta selvatica. Luogo d’origine della civiltà umana intesa in senso di cultura (dal latino colere, coltivare), è da ritrovarsi nella Mezzaluna fertile. In Cina la coltivazione del riso trasforma il paesaggio In Asia occidentale, Europa India settentrionale e Indo, l’agricoltura significava coltivazione di cereali. I cereali il più delle volte venivano coltivati nei luoghi di origine, senza troppi impatti ambientali. Il riso, che richiedeva mesi di copertura d’acqua, portò i contadini ad opere di irrigazione e defilamento dell’acqua. I terreni lavorati liberarono metano e vapore, danneggiando l’ambiente circostante. L’origine della coltura del riso si ritrova nel sud della Cina, durante l’inizio dell’Olocene. La coltivazione sistematica del riso rese possibile un aumento esponenziale della popolazione. L’interglaciale stabile, fondamento delle civiltà avanzate del mondo antico Durante il Neolitico e l’Età del bronzo il clima restò costantemente mite. In questo periodo si aprirono le vie commerciali di terra e di mare, con esportazioni fino al mediterraneo da Inghilterra e Baltico. Rivoluzione cittadina indica il passaggio dalla vita rurale alla civiltà avanzata, costituendo una nuova forma di insediamento, in cui la divisione del lavoro era maggiore. Le prime città nacquero come villaggi, che con l’aumento della popolazione richiesero espansione. Il prosciugamento del Sahara e l’ascesa dell’Egitto L’optimum postglaciale favorì le latitudini settentrionali e i territori secchi. In Egitto si esisté alla comparsa di villaggi contadini tra il 5000 e il 4000 a.C., attorno al Nilo e alle sue inondazioni. Con le culture Naqada II e Naqada III l’Egitto conobbe un primo periodo di fioritura. L’unificazione politica seguì anche lo sviluppo della scrittura. L’economia egiziana si servì del Nilo e dell’inondazioni di questo, che favorivano l’agricoltura con il Limo. Otzi e l’ultima fase del periodo interglaciale Durante il Neolitico, le trasformazioni umane resero l’Europa centrale un paesaggio culturale. Gli uomini dividevano i terreni in base alla loro destinazione agricola o pascolare. Nel corso della Fase Atlantica, le Alpi rimasero libere dai ghiacci. Otzi è una mummia di una valle alpina che fu ritrovato in uno stato di perfetta conservazione. Il collasso della civiltà avanzate intorno al 2150 a.C. Le crisi delle civiltà avanzate sono legate alle fluttuazioni climatiche. L’Antico Regno finì con l’inizio del Primo periodo intermedio, che coincide con il venir meno delle inondazioni del Nilo durante il periodo subboreale, che seguirono a carestie e quindi al crollo del potere faraonico. Discorso simile può essere fatto in relazione alla Mesopotamia, e alla città di Ur ed Eridu, che fiorirono per la loro vicinanza al mare, ma con l’arrivo del Subboreale, che con la siccità e il clima secco fecero ritirare le acque lasciando un terreno fangoso. L’alternarsi di civiltà diverse negli altipiani e bassipiani del Perù Civiltà moche, peruviana, fu favorita dalle precipitazioni sostenuti, che dettero risorse idriche, canali e acquedotti. Il loro crollo è la solita storia: invasioni, cambiamenti climatici. Le piogge torrenziali del periodo sono assimilabili ad un uragano. Gli effetti a distanza del Niño El Niño è un fenomeno climatico regionale, ovvero l’alternanza di siccità del sud e forti precipitazioni nel nord, ogni 3/7 anni. El Niño Southern oscillation si riferisce al mutamento delle correnti marine. Il Mega Niño rappresenterebbe il Niño i cui effetti però perdurano per decenni, riferendosi però non solo al Sudamerica ma a tutto l’emisfero meridionale: aumentando umidità, temperatura ad ovest; clima secco verso Australia e filippine. I monsoni vengono annullati. In America del Nord diventa più caldo mentre in africa equatoriale diventa più freddo. Vi è relazione tra Nilo ed effetti del Niño. L’Interglaciale del Basso Medioevo (1000-1300) La tesi di un periodo interglaciale nel Medioevo fu formulata da Lamb nel 1965, collocato tra il 1000 e il 1300. Ma questa teoria fu costruita alla leggera e venne smontata dai sostenitori della teoria del bastone da hockey; si è proposto alternativamente ad un Medieval Climatic Anomaly. L’interglaciale del basso medioevo sarebbe legato al ritiro dei grandi ghiacciai tra 900-1300. Pierre Alexandre sostiene che il Basso medioevo si caratterizzò per l’aumento delle piogge, gli inverni erano più freddi e le primavere più calde. Due specialisti americani degli isotopi hanno dimostrato l’esistenza dell’Interglaciale. Anni torridi e bizzarrie meteorologiche in Europa Aumentano la temperatura quindi si prosciugano i corsi d’acqua, infatti i raccolti vanno perduti. Le primavere medievali, come gli autunni, si alternano tra miti a primavere fredde o addirittura torride In media la temperatura del XIV secolo è stata inferiore a quella del secolo precedente. I raccolti sfavorevoli sono aumentati fino all’inizio del 400, ovvero l’inizio della Piccola era glaciale Piante e insetti meridionali nelle distese del Nord Il limite della vegetazione arborea, nel Basso medioevo, è fissato nelle Alpi a quota 2000 m. Il limite della vegetazione arborea è un indicatore dello spostamento dell’intero ecosistema. Da questi si può capire la situazione del clima attuale e quella precedenti, poiché le colture si adattano al clima che trovano, o non sono compatibili (o non lo sono più). In generale lo spostamento del limite avviene verso Nord. La fine della fame e la fioritura della civiltà avanzata europea Il Basso Medioevo portò con sé una diminuzione delle carestie e un progresso sociale duraturo. Le tecniche agricole migliorarono, con l’introduzione di strumenti nuovi e di nuove colture: diversificando cereali e colture si è riusciti ad evitare cattivi raccolti o l’incidenza di questi. Si può parlare di vero e proprio boom economico, con il miglioramento di industrie precedenti (come le nuove costruzioni in pietra e ferro, o l’industria tessile) o la creazione di nuove (coltivazione del lino e piante coloranti). Aumento della popolazione e crescita insediamenti Il Basso Medioevo portò con sé la fondazione di nuovi villaggi, specialmente nelle regioni periferiche e di confine. Si fondò un ordine religioso dedito alla coltivazione e dissodamento della terra: i cistercensi. La conquista di nuovi territori coltivabili andava di pari passo con l’Interglaciale del Basso Medioevo. Tutte le nuove città si trovavano in posizioni una volta considerate sfavorevoli. Intorno al 1050, vi erano 46 milioni di abitanti, e l’aumento costante fino ad arrivare a 60 nel 1200 portò la fondazione di grandi città, o l’ingrandimento delle precedenti, poiché i villaggi non potevano più soddisfare completamente le necessità delle nuove generazioni. La densità urbana odierna è nata con l’optimum climatico del Basso Medioevo. L’espansione dei vichinghi e gli stati del Nord Europa I vichinghi dominarono l’epoca del Basso Medioevo. Essi conquistarono l’Inghilterra e parti dell’isola a metà dell’800, crearono nel 900 una regione (Normandia) e un regno in Sicilia. Il clima favorevole del Basso Medioevo permise la fioritura di stati nel Nord Europa che sono giunti fino ai giorni nostri (Norvegia, Danimarca, Svezia). Si colonizzò anche l’Islanda, in cui l’Interglaciale si dimostrò come il suo periodo migliore, soprattutto a causa delle sue condizioni poco favorevoli (tra ghiacciai e vulcani), che si spezzò con l’eruzione dell’Hekla, nel 1104, che desertificò il fiume Pjorsa, la zona più abitata dell’isola. Soltanto nel 900 la popolazione tornò ai livelli del basso medioevo (80.000 abitanti). La colonizzazione della Groenlandia Dall’Islanda i Vichinghi, con Erik il Rosso, arrivarono in Groenlandia, e nel 985 tornarono colonizzandola e costruendo 2 insediamenti. Il traffico tra Norvegia e i due insediamenti rimase costante per tutto il Basso Medioevo, ottenendo anche una diocesi romana in Groenlandia. Da quest’isola i vichinghi proseguirono le esplorazioni e le colonizzazioni, arrivando all’attuale Labrador (Canada) e superandolo, ma i nativi americani, ostili ai vichinghi, resero più difficile la colonizzazione di questo territorio, che arrivarono al collasso. CAPITOLO 3 – Riscaldamento globale: la Piccola era glaciale 1-Il concetto di “Piccola era glaciale” Il concetto di Piccola era glaciale fu coniato alla fine degli anni 30 dal glaciologo americano Matthes. I suoi studi si concentravano sugli ultimi 3000 anni. Per lui i ghiacciai presenti nel nord America risalgono ad un’epoca recente. Definì il periodo XIII-XIX sec little ice age. Grazie alle ricerche di Lamb e altri, l’esistenza delle fluttuazioni climatiche è data. Accanto a un gran numero di annate fredde e umide si ebbero anche periodi normali e caldi. In base ai dati, la piccola era glaciale cominciò nel XIV secolo Possibili cause del raffreddamento globale Le cause della Piccola era sono ignote, a causa delle scarse fonti. Un lieve diminuzione dell’attività solare viene considerata come spiegazione più attendibile. La diminuzione delle macchie fu interpretata come un calo nell’attività solare. La fase tra 1675 e 1715 è denominata Minimo di Maunder. Un gruppo di geofisici danesi diretti da Hammer richiamò l’attenzione su due vulcanismi, che coincidevano con l’apice della Piccola era glaciale. L’analisi delle carote di ghiaccio in Groenlandia e Antartide ci ha permesso di datare l’esplosione del vulcano Kawae tra 1452 e 1453. Altra eruzione importante su quella nel Peru meridionale, che con le sue ceneri, entrate nell’atmosfera, andarono ad irradiarsi in tutto il pianeta. 2- Mutamenti ambientali Crescita dei ghiacciai e aumento dell’aridità su scala planetaria Jean Grove ha sottolineato come dopo l’optimum climatico del Basso Medioevo ci siano stati diversi secoli caratterizzati da ondate di freddo, con il conseguente aumento dei ghiacciai. Secondo Grove il raffreddamento globale cominciò all’inizio del XIV secolo, ma nel profondo Nord. Nelle regioni calde, durante la Piccola era glaciale, non vi furono fenomeni glaciali quanto piuttosto un drastico dimezzamento delle precipitazioni. Gli effetti dell’aumento dei ghiacciai furono l’avanzata dei ghiacciai e la loro potenza distruttrice dei villaggi alle pendici dei monti Congelamento di laghi, fiumi e mari I laghi cinesi gelarono tra il 1460 e 1850. In Europa, i seegfromen (congelamento laghi alpini) furono numerosi tra il XV e XVI secolo. Con la PEG (Piccola era glaciale), la frequenta dei seegfromen aumentò, tra xv e xvi se ne ebbero 7. Esempio di congelamento lungo è stato quello del Lago di Costanza. Altri laghi furono quello di Lucerna e Zurigo. Riguardo ai fiumi, si può parlare del Reno e Tamigi, dove su quest’ultimo si crearono fiere riguardanti il gelo del fiume. Nell’area mediterranea si ebbero casi di gelo di fiumi e delle baie, come a Marsiglia o alla Senna, anche il Po’. Anche nei Mari del Nord si ebbero formazioni di iceberg anche nel Sud del Nord Europa (Danimarca e Mar Baltico). L’Islanda divenne accessibile solo in determinati periodi dell’anno Cambiamenti della flora e della fauna I cambiamenti climatici colpirono fortemente le colture dei cereali e dell’uva, dove in alcuni posti d’Europa si dovette abbandonare sia i primi che la seconda. Con il raffreddarsi del clima ed il suo irrigidirsi, la cultura della vite si sposto sempre più a Sud, medesimo discorso si può fare per l’olivo. Si può affermare che in anni di clima molto rigido o in condizioni particolarmente sfavorevoli la varietà di vegetazione potrebbe essersi ridotta. Quanto alla fauna, si ebbe una riduzione della fauna ittica nel Nord Europa. Riguardo alla terra ferma, si ebbe l’estinzione del Gipeto. Johann Wick, riferendosi al freddo indicibile, rilevò il ricrearsi di branchi di lupi che dilagavano in Europa. I pascoli soffrivano sia gli scarsi raccolti che i predatori. In Nord Europa, scomparve l’allevamento dei bovini, che venne sostituito con quello ovino. Medesimo discorso nelle Alpi, con la scomparsa dei prati d’alpeggio. Anche per insetti e microorganismi, la situazione peggiorò radicalmente, come la Zanzara anofele , che con la sua scomparsa venne messa fine alla malaria. Dato il freddo e l’aumento di indumenti, a dispetto dell’igiene, anche pulci (Agenti della Peste) e zecche proliferano. Soprattutto i pidocchi anche. La fine dei vichinghi in Groenlandia I paesi più colpiti dal raffreddamento furono quelli settentrionali, in Groenlandia gli insediamenti furono abbandonati, date le condizioni invivibili. La loro scomparsa è dovuta a carestie, fame e malattie. I vichinghi soffrirono pesantemente queste condizioni (sia condizioni ambientali difficili, che la Chiesa ostile ai loro dei pagani), data la loro società basata su allevamento e agricoltura (retaggio del neolitico) mentre gli eschimesi non soffrirono questi problemi (basata su caccia e pesca). Il declino di Islanda e Norvegia Simili gli esiti in Islanda e Norvegia. In Danimarca solo nel 1200 gli insediamenti divennero stabili. In Norvegia due volte i villaggi furono abbandonati: -VI SECOLO: durante le grandi migrazioni -1300: PEG Wharram Percy e i villaggi perduti della Gran Bretagna Il calo demografico iniziò nel 1315-1322. Il Wharram Percy, nel North Yorkshire, sparì a seguito del brusco calo delle temperature, creando un ambiente freddo e umido. Mutamenti antropogenici Economia dei peccati L’Economia dei peccati creava un punto di congiunzione tra l’evento meteorologico e la sua questione sociale. Ogni tipo di catastrofe era attribuita ad una mancanza di tipo morale. Questo era uno strumento escogitato dai teologi per interpretare il peggioramento climatico senza andare in cerca di capri espiatori. Conseguenze del raffreddamento sulla organizzazione della vita quotidiana L’aumento della pioggia, freddo e neve ha portato gli abitanti a dotarsi di maggior legname., che ha aumentato la scarsità di risorse. Le città si sostituirono allo stile gotico con lo stile barocco, con la costruzione in pietra (ignifuga). Anche a livello d’abbigliamento i popolani si adattarono alle nuove condizioni. 3 – Il fresco sole della ragione L’esigenza di un nuovo ordine Le società agrarie erano esposte alle crisi a causa delle condizioni climatiche sfavorevoli, quanto piuttosto dai fattori culturali: -Strutturazione ineguale della proprietà privata -Assetto politico o economico difettoso - sistema educativo deficitario etc etc Una nuova tendenza ad un nuovo ordine caratterizzò l’Europa della prima modernità. La formazione dello stato moderno fu la risposta all’insicurezza in un periodo di tensioni crescenti, finalizzata al miglioramento di infrastrutture, sistema educativo, cure mediche ed igiene. Questo adattamento è stato favorito dalla mentalità “peccante” del popolo: qualsiasi evento infausto era originato da un eventuale peccato compiuto e non espiato. Inoltre, i nuovi mezzi di comunicazione hanno portato a razionalizzare le società, portando più autocontrollo. Reazione al fanatismo religioso Agli inizi dell’età moderna la società cominciò a liberarsi dal predominio del pensiero religioso, la cosiddetta secolarizzazione del pensiero. In campo agrario si ha la proposta di utilizzare concimi per migliorare la resa delle piante da frutto (Rivoluzione agraria). In caso di scritti di argomento meteorologico, si hanno influenze ecclesiastiche, dove all’osservazione della natura segue una previsione del futuro o una valenza teologica. Il processo di razionalizzazione del pensiero deriva dall’estinzione dello zelo religioso. Johann Carokus inventò la stampa periodica, affermando che i nuovi media fossero all’ordine del giorno. In questo periodo gli intellettuali vogliono discutere dei loro temi senza alcuna influenza religiosa, per questo le principali associazioni scientifiche decisero di escludere i teologi dalle loro discussioni La Rivoluzione scientifica e l’inizio della fiducia ottimistica nel progresso Durante il XVI secolo, crebbe la passione per le scienze occulte, e con essa l’ortodossia religiosa. Vari studiosi del 600-700 (Keplero, Cardano, Galilei) riuscirono a dare un’oggettività ai fenomeni astrologici, Galilei soprattutto poiché impostò il pensiero matematico nella scienza naturale. In questo modo maghi teologi alchimisti persero d’importanza a favore degli scienziati che si muovessero sotto un piano sperimentale e di discussione sistematica dei risultati. Nacque così il pensiero libero da Chiesa e da Stato. Il dominio dei “Re Sole” Cessate le guerre del XVII secolo, l’autorità politica si rifece alla presenza degli eserciti permanenti. Troviamo tra i regnanti che si definirono “Re Sole” Luigi XIV di Francia e l’Imperatore Leopoldo I. Questo periodo coincide con l’ascesa di alcune ondate di freddo pesanti durante il Minimo di Maunder: in queste annate si ebbero carestie, miseria e fame, a cui si aggiunsero le guerre personali condotte dai due regnanti. L’inverno tra il 1683 e 1684 fu tra i più freddi (Da ottobre a Pasqua), dove dalla Finlandia al Sud della Francia vi furono carestie alimentari, a cui le burocrazie non riuscivano a porre un freno. Nell’Illuminismo ci si abituò a pensare che le crisi alimentari fossero una conseguenza di malagestione, eliminando completamente il carattere religioso delle stesse (che fossero mandate come punizioni divine), per questo le critiche si mossero verso l’autorità. L’introduzione di strade, canali, servizi di trasporto regolari permisero un approvvigionamento costante delle risorse. La Rivoluzione Agraria, iniziata nei Paesi Bassi, riuscì a risolvere il problema alla radice, ottimizzando la produzione agricola con bonifiche, rotazione delle coltivazioni e nuovi sistemi di irrigazione. Grazie a questo i Paesi Bassi diventarono, durante la PEG, il polo centrale di trasporto di cereali. L’inverno 1739-1740 Nonostante l’Illuminismo abbia avuto come suo punto cardine la secolarizzazione del pensiero, nei periodi di crisi e catastrofi i predicatori più conservatori aizzavano la popolazione contro le autorità illuminate. Il clima influenzava ancora la vita degli strati bassi della popolazione. Nei Paesi Bassi e in Inghilterra, il clima marino mite favorì i raccolti ed il pensiero illuminista, nel resto d’Europa qualsiasi crisi agraria rappresentò un test per l’Illuminismo. Durante l’Inverno 39-40, la condizioni climatiche in Europa furono durissime, con morti per fame e per freddo ovunque. I governi, alle prime avvisaglie della crisi, avevano provveduto a creare riserve di cereali disponibili, comprando anche da territori extraeuropei (L’Inghilterra si rifornì dall’Egitto e dall’America del Nord) Fumo ad alta quota Il clima sfavorevole degli anni 80 del 700 fu causato dall’eruzione del Laki e di altri vulcani in Islanda e in Giappone. L’eruzione del vulcano Asama (Giappone), vicino Edo (Tokyo) comportò alla creazione di nuvole di cenere, con la conseguenza di forti piogge e temperature basse, con i conseguenti danni per le colture e conseguenti rivolte contadine verso lo Shogun. L’eruzione del crepaccio Laki, Islanda, nel maggio del 1783 durò 8 mesi, durante i quali il cielo rimase scuro. Le emissioni nell’atmosfera provocarono problemi di vista e respirazione alla popolazione europea. Nella stessa Islanda si verificarono piogge acide che distrussero i raccolti, che si trasferirono poi in Scandinavia e nei Paesi Bassi. In un primo momento si detterò spiegazioni superstiziose dell’evento, successivamente le indagini scientifiche colsero il legame tra le emissioni del crepaccio e le piogge acide. L’accumularsi di periodi freddi portò a nevicate, gelate, rese scarsi i raccolti dell’uva e dei cereali. Lo scioglimento della neve portò ad inondazioni dei fiumi, con distruzione dei raccolti Rivoluzione Francese Dopo le eruzioni vulcaniche, i prezzi dei generi alimentari crebbero in tutto il mondo. Le conseguenze del clima andavano di pari passo con il contesto culturale che si trova. Secondo Goldstone, le cause della Rivoluzione francese sono da ritrovarsi nell’incapacità dei fondi agricoli di tenere il passo dell’aumento demografico, soprattutto a causa della loro arretratezza. La situazione con Luigi XVI peggiorò, in concomitanza ad una nuova crisi alimentare, e all’incapacità dello Stato di porre rimedio a questi problemi, favorendo comunque la nobiltà sul popolo. All’inizio del 1789 il tempo di disgelo provocò inondazioni con conseguenti rivolte contadine. Il clima pesante che si sviluppò successivamente, con la siccità del 1789, portò ad una fame dilagante, tanto che si può stabilire una relazione tra la Rivoluzione Francese e il clima: il prezzo dei cereali, a causa della siccità, raggiunse il punto massimo il 14 Luglio 1789, giorno della Presa della Bastiglia. Il freddo del Tambora, la democratizzazione della società e il colera Il raffreddamento vulcanico del Tambora (1815) provocò un abbassamento della temperatura globale di 3-4 gradi. Le emissioni provocarono fenomeni atmosferici, carestie ed epidemie. Il Freddo del Tambora delegittimò molti governi, a cause delle conseguenze, e portò alla diffusione di un’epidemia specifica: il colera, favorendo la sua diffusione dall’India alla Russia, infine all’Europa. La forte urbanizzazione e le pessime condizioni igieniche contribuirono a diffonderla. Fame, emigrazione, rivoluzione Le monoculture possono avere, in alcuni casi, effetti peggiorativi nelle carestie. L’arrivo di un fungo, nocivo per la coltura delle patate, negli anni 40 dell’800, portò pochi danni nell’Europa continentale (in Germania risolsero il problema importando altre colture dall’estero), mentre in Irlanda, dove la popolazione si nutriva principalmente di patate, il fungo ebbe effetti devastanti sulla stessa, che inizialmente te riuscì a creare riserve (1845), che si esaurirono però l’anno dopo, e senza gli aiuti di Londra la situazione sprofondò. 5- Riscaldamento globale: il Periodo interglaciale moderno 1. L’apparente affrancamento dalle forze naturali La rivoluzione dell’agricoltura Prima dell’avvento dell’industrializzazione, la resa del lavoro agricolo era molto bassa, cosicché ad ogni carestia il prezzo degli alimenti salisse senza limiti, aggiungendosi a fattori quali malattie e alto tasso di mortalità. Per risolvere la questione nutrizionale, furono necessari interventi sulla natura: da un lato si modificò il paesaggio, per aumentare le terre coltivabili e per migliorare quelle già esistenti, con una miglior irrigazione (In particolare, il caso del Reno in cui vennero costruite dighe sia per avere riserve d’acqua sia per produrre energia elettrica, successivamente); dall’altro l’economia agricola venne migliorata grazie all’introduzione di metodi di coltivazione innovativi, come concimi migliorati e nuove colture. Per la prima volta tecniche e macchine trovarono applicazione massiccia in agricoltura. Igiene e prevenzione sanitaria Il miglioramento dell’alimentazione fu una via più sicura per il miglioramento dell’aspettativa di vita (e quindi dell’incremento demografico, che significava maggiore forza). Un altro punto fermo era l’igiene. Sin dal Tardo Medioevo ci si preoccupò di tener pulite le strade, anche se la pavimentazione di queste avverrà dal 1600 in poi, come anche la ricostruzione in pietra delle città. Altri miglioramenti si ebbero nelle cure mediche, anche se si tratta ancora di terapie rudimentali (ed il più delle volte inefficaci). L’aumento dell’interesse nella medicina dimostra comunque una consapevolezza dell’importanza della materia. Nel periodo illuminista nacque la struttura dell’ospedale, inteso come luogo di cura e di studio delle malattie. Il primo ospedale fu fondato a Vienna nel 1784 da Giuseppe II Tutti questi miglioramenti portarono ad un aumento demografico dei paesi industriali, con una grande disponibilità di forza lavoro (e quindi di salari bassi). La Rivoluzione industriale e lo sfruttamento delle energie fossili Già prima della rivoluzione industriale, l’industria non si affidava al lavoro dei singoli individui (tra mulini ad acqua e vento sin dall’alto medioevo). La rivoluzione industriale rappresentò un salto qualitativo, sia perché la produttività aumentò rapidamente sia perché la divisione del lavoro permise di produrre merci meno care: prese così forma la futura società dei consumi. Il passaggio da una società agricola ad una industriale si segna dal fatto che la maggior parte della popolazione comincerà ad essere impiegata nell’industria, mossa da macchine nuove come la macchina a vapore di Watt. Mezzo di produzione energetica fu, a causa dello scarso legname inglese, il carbon fossile, la cui produzione era legata a ferro e acciaio, di cui venne aumentata la produzione. Il vero settore guida della rivoluzione non fu comunque né la macchina a vapore né il carbon, quanto piuttosto il settore tessile, in particolare quella del cotone, data la divisione del lavoro che richiedeva questa industria (Materia prima: USA, commercianti importavano la materia per poi farla lavorare) Il terzo rapporto del Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Globale (IPCC) insiste con maggiore veemenza sulla tendenza al Riscaldamento Globale e sulle responsabilità politiche degli inquinatori, sottolineando il ruolo dell’uomo in quanto causa del riscaldamento. Indici di una nuova consapevolezza Il protocollo di Kyoto, nonostante l’uscita degli Usa con Bush jr., venne ratificato da sempre più paesi, raggiungendo nel 2005 i 141 stati. La prima conferenza degli stati firmatari avvenne a Montreal, in Canada, nel 2005, interrogandosi sull’azioni da compiere dopo il 2012 (fine del Protocollo di Kyoto) Quarto rapporto IPCC (2007) In questo rapporto si confermò al 90% la colpa umana nel riscaldamento globale, e che i gas serra di natura antropica sono la causa più importante del mutamento climatico, sia di natura diretta (industrializzazione, etc.) che di natura indiretta (disboscamenti, etc.). L’inquinamento antropogenico dell’aria comporta ad una mitizzazione degli effetti dei gas serra. Connesso al riscaldamento è il fenomeno dell’aumento del livello del mare, facendo diluire l’acqua. In base a questo rapporto, sono stati creati vari modelli per una considerazione del futuro: Modello A1: muove dall’ipotesi di una crescita mondiale economica e demografica seguita da un calo di entrambe. Il modello A1 si suddivide in: A1T (energia non fossile), A1FI (energia fossile) e A1B (mix delle due) Modello A2: crescita della popolazione e dell’economia in modo diseguale e lenta. Modello B1: crescita come nel modello A1, ma accompagnata da tecnologie più pulite, il modello è noto anche con il nome rivoluzione tecnica bio-industriale Modello B2: crescita demografica costante e lenta, economica uguale, rapportata ad un’evoluzione tecnologica lunga a maggior coscienza ambientale Secondo questi modelli, il riscaldamento interesserà solo l’emisfero settentrionale, nella seconda metà del XXI secolo le temperature dovrebbero salire si nell’emisfero meridionale che in Antartide. Ma i danni maggiori si avrebbero al Polo Nord, poiché le temperature qui si alzerebbero a 2 gradi nel 2030 e a 9 gradi a fine secolo, decretando la fine del ghiaccio nella zona. La grande migrazione è cominciata Con il riscaldamento del clima, gli effetti sono, oltre lo scioglimento dei ghiacciai, la limitazione della vegetazione e il trasferimento della fauna verso i Poli. Anche l’ambiente stesso muta, con l’alzamento del livello del mare e l’aumento della frequenza delle inondazioni. Il riscaldamento attuale è iniziato attorno agli anni 90 dell’800, o dagli anni 70 del 900 se si considera il Global Cooling. Il nuovo Global Warming può essere catalogato come Optimum moderno. Per questo possiamo ritrovare, verso il Nord, specie animali e vegetali che prima erano proprie della zona mediterranea (come la Zanzara Anofele). Anche in montagna cambia il clima, favorendo però le nuove specie che si adattano su quelle proprie del territorio. Medesimo discorso si può applicare per le migrazioni marine. Anche per le coltivazioni si riscontra uno spostamento più a sud delle colture (come quella del vino). Le migrazioni però non sono possibili ovunque, poiché determinare aree protette o comunque aree terresti possono essere esposte ad eventi naturali, che possono essere slegati dal cambiamento climatico (Es. Atollo Tegua, che fu colpito da una calamità naturale completamente svincolata da questioni di riscaldamento globale). Anche se l’innalzamento del livello del mare potrà portare problemi a quei paesi a quota 0 o al di sotto di questa (Paesi Bassi, Bangladesh, etc.). Riscaldamento globale e la sottovalutazione delle sue conseguenze Ad oggi non sappiamo in che modo gli effetti, positivi o negativi, si distribuiranno. Attualmente, si può prevedere che vi saranno aree geografiche sottoposte a siccità, specialmente quelle che hanno approfittato dei periodi interglaciali (Irrigazione del Sahara nel Periodo Atlantico). È improbabile che il riscaldamento globale vada ad attaccare duramente le economie dei paesi sviluppati, che subiranno comunque dei mutamenti a livello migratorio e del mercato immobiliare- turistico I popoli indigeni saranno quelli che subiranno maggiormente gli effetti del Riscaldamento. In generale si può affermare che il riscaldamento porterà a movimenti migratori di vaste dimensioni, con tutti i problemi connessi. La società per la salvezza del mondo e il Piano B Nonostante gli obbiettivi del Protocollo di Kyoto, siamo ben lontani dall’aver ridotto i gas serra, soprattutto a causa dell’assenza di paesi industriali come USA o India, Cina e Brasile che hanno ottenuto il diritto di inquinare illimitatamente, basandosi sulla loro condizione di “Paese in via di sviluppo”. Ad aggiungere problemi, determinati paesi del Protocollo neanche vogliono rispettare gli impegni presi. Il Piano B al protocollo di Kyoto, oltre alla riduzione dei gas di scarico, prevede una soluzione tecnica: Geo- Engineering: tra le proposte c’è quella dello stoccaggio della CO2, all’interno di fondali marini o abissi oceanici, dopo un’operazione di filtraggio dei gas serra. Altra proposta è quella dell’aumento dell’effetto albedo nella stratosfera, utilizzando emissioni di zolfo che rifletterebbero la luce solare. 6. Epilogo: peccati contro l’ambiente ed effetto serra Una nuova religione: l’interpretazione del clima Robert F. Kennedy jr., dopo gli effetti dell’Uragano Katrina, incolpò il governatore del Mississippi Barbour (Petroliere), per la sua influenza su Bush jr nella non ratifica del Protocollo di Kyoto e dell’abbandono della politica ambientalista. Il MIT dimostrò che il passaggio di uragani distruttivi dipenderebbe proprio dal riscaldamento del pianeta provocato dall’uomo. L’idea di peccati contro l’ambiente, che ci riporta all’economia dei peccati del tardo Medioevo, è un richiamo religioso, uscendo dal contesto scientifico, dando ai climatologi il compito di denunciare le infrazioni della legge (divina) ambientale. L’equilibrio perduto con la natura James Hansen scrive che il riscaldamento globale sta portando la Terra fuori dal suo equilibrio naturale. Anche se il concetto di “equilibrio” è colmo di ambiguità, poiché il clima non ha mai trovato un “equilibrio”, quanto piuttosto una mutazione costante nell’arco di 5 miliardi di anni. Per definizione questo non può che essere uno stato di equilibrio. L’uomo ha iniziato ad influire sulla Terra sin dall’Olocene, influenzando la composizione della superficie terrestre (disboscamenti, coltivazioni, etc.), lasciando inalterato però il clima. Dal Neolitico, l’umanità ha modificato pesantemente l’ambiente, ma da 200 anni, con la Rivoluzione Industriale, questi effetti sono aumentati intensamente. Dalla metà del XX secolo, si ritiene che l’uomo sia in completo dominio del sistema Terra, influenzando tutte le sue componenti (atmosfera, terra, clima). Dividendo l’Antropocene in livelli: 1- Rivoluzione Neolitica 2-Rivoluzione Industriale 3- Dopo il 1950. Si potrebbe individuare un quarto livello, relativo al XXI secolo, che dovrebbe includere un comportamento più responsabile da parte dell’essere umano Protezione dell’uomo o della natura? Dall’allunaggio del 1969, si ha la consapevolezza della fragilità della terra. Il riscaldamento globale, e la sua primaria importanza, ha portato a considerare non il singolo industriale (nel caso di disboscamenti, ad esempio) ma il singolo abitante della Terra come colpevole. La Terra ha sempre subito degli sbalzi di clima, molto più pesanti nel passato, mentre al giorno d’oggi è aumentato il tasso di variabilità. Ma tutti i cambiamenti dell’ecosistema sono neutrali, al peggioramento delle condizioni di una specie si assiste al miglioramento dell’altra. Il concetto di “protezione della natura” nasconde non tanto una vera volontà di protezione ambientale, quanto piuttosto di una protezione dell’uomo. L’ambientalista non vuole preservare la natura, ma una forma naturale di questa. La comunità mondiale ha interesse a contenere i cambiamenti climatici entro certi limiti, adattandosi a una grande trasformazione del clima, ma al tempo stesso impedendo che questa sia grossa La politica climatica Vi è ampio consenso sull’esistenza del Riscaldamento Globale, come anche sulle sue cause antropiche. James Havelock ha postulato l’ipotesi di Gaia: la Terra è capace di autoregolare il suo termostato naturale. Il Riscaldamento globale sarà il problema delle generazioni future, per questo la politica odierna non deve interrogarsi su cause quanto piuttosto lavorare per le dovute precauzioni. Tra le misure che si possono adottare, si ha la fine delle sovvenzioni ai combustili fossili, la riduzione dei gas serra, la protezione dei boschi… Alcune di queste misure non sono necessariamente appannaggio esclusivo degli stati, ma possono essere iniziate anche a livello locale e regionale.
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