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Storia d'Italia prima della prima guerra mondiale: Capitoli 1, 3, 8,12 del libro il mondo contemporaneo dal 1848 a oggi - Sabbatucci - Vidotto, Sintesi del corso di Storia Contemporanea

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Tipologia: Sintesi del corso

2012/2013

Caricato il 07/01/2013

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Scarica Storia d'Italia prima della prima guerra mondiale: Capitoli 1, 3, 8,12 del libro il mondo contemporaneo dal 1848 a oggi - Sabbatucci - Vidotto e più Sintesi del corso in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! STORIA D’ITALIA PRE 1° GUERRA MONDIALE:CAPITOLI 1, 3, 8,12 CAPITOLO 1 LE RIVOLUZIONI DEL 1848 Una rivoluzione europea F 0 E 0rivoluzione e non moto poiché fu un grande salto qualitativo e segnó la sostituzione del sistema esistente con un altro mentre MOTO[come 1820-21] F 0 E 0destabilizzante ma non permanente FENOMENO URBANO[cittá=piu progressiva, avanzata, politicizzata] in contrasto con le CAMPAGNE F 0 E 0restano a volta indifferenti, altre ostili poiché ancorate a ritmi tradizionali e i contadini spesso, se gli si assicura una base tradizionale di valori di sussistenza (famiglia, religione, casa), sono legittimisti, invocano il sovrano e non esprimono esigenze particolarmente sofisticate 1848 F 0 E 0scoppia una CRISI RIVOLUZIONARIA di ESTENSIONE E RAPIDITÁ ECCEZIONALI: • si diffonde con VELOCITÁ in tutta l’Europa Continentale, ad eccezione di Russia (dove l’arretratezza della società civile e l’efficienza dell’apparato repressivo impedivano l’emergere dei fermenti democratici) e Gran Bretagna(sistema politico molto avanzato in cui giá negli anni ’30 vi erano stati provvedimenti che avevano attenuato i problemi sociali) • Grazie a FATTORI COMUNI a tutta la societá europea: 1 SITUAZIONE ECONOMICA- nel biennio 1846-47 l’Europa aveva attraversato una crisi che aveva investito tutti i settori, provocando ovunque carestia,miseria, disocc ed un clima generalizzato di malessere. Inoltre, la crisi eco aveva causato una forte crisi finanziaria. 2 L’AZIONE CONSAPEVOLE svolta dai DEMOCRATICI di tutta Europa, depositari di una tradizione comune che affondava le sue origini nella rivoluzione francese. 3 ATTESA DI UN GRANDE SOMMOVIMENTO che avrebbe dovuto ridare slancio al moto di emancipazione pol iniziato alla fine del ‘700 e provvisoriamente interrotto dalla Restaurazione • simile ai moti del 1820-21e 1830 per CONTENUTO(richiesta di libertà politiche e di democrazia e spinta verso l’emancipazione nazionale) e DINAMICA (articolati in”giornate rivoluzionarie” ossia grandi dimostrazioni popolari nelle capitali, sfociate poi in scontri armati) • apre una nuova epoca, caratterizzata dall’ INTERVENTO delle MASSE POPOLARI e dall’emergere degli OBIETTIVI SOCIALI accanto a quelli politici • INFLUENZA della pubblicazione, nello stesso anno, del MANIFESTO DEI COMUNISTI di Marx ed Engels LA RIVOLUZIONE DI FEBBRAIO IN FRANCIA Perché nasce in Francia? La MONARCHIA LIBERALE di Luigi Filippo d’Orleans era uno dei regimi europei meno oppressivi. Esso favorisce una maturazione economica, civile e culturale che fa apparire sempre meno tollerabili i limiti oligarchici di quel regime. Si andò così coalizzando un vasto FRONTE DI OPPOSIZIONE composto da molte forze politiche, tra cui i DEMOCRATICI →obiettivo: suffragio universale. MA sono minoritari in parlamento. Cercano quindi di trasferire la loro protesta nel “paese reale”. Lo strumento scelto fu la cosiddetta campagna dei banchetti: riunioni in forma privata che aggiravano i divieti governativi e consentivano ai capi dell’opposizione di far propagandae tenersi in contatto per la riforma elettorale. 22 febbraio 1848,Parigi → proibizione di un banchetto----- INSURREZIONE PARIGINA di lavoratori e studenti. Per impedirla, il governo ricorse alla Guardia Nazionale, il corpo volontario di cittadini armati. Ma questa volta, chiamata a difendere un governo largamente impopolare, finì col fare causa comune con i dimostranti. Il successivo intervento dell’esercito radicalizzò la situazione e rese impossibile qualsiasi soluzione di compromesso. Dopo due giorni di barricate e violenti scontri, gli insorti erano padroni della città. Luigi Filippo abbandonò Parigi. All’Hotel de Ville (il municipio parigino) veniva costituito un GOVERNO PROVVISORIO che si pronunciava a favore della repubblica e annunciava la convocazione di un’Assemblea Costituente da eleggere a suffragio universale. La SECONDA REPUBBLICA FRANCESE: 1 Vi figuravano tutti i capi dell’opposizione democratico-repubblicana ed erano presenti anche due socialisti (tra cui Louise Blanc) 2 Clima di generale entusiamo rivoluzionario 3 Prime riforme moderate [abrogata ogni limitazione della libertà di riunione, abolita la pena di morte per i reati politici, impegno a rispettare l’equilibrio europeo, rinunciando così ad “esportare la rivoluzione oltre i suoi confini”---scontento per gli estremisti. Il governo provvisorio aveva stabilito in 11 ore la durata massima della giornata lavorativa e aveva affermato il diritto al lavoro, per cui furono istituiti degli “ateliers nationaux”= opifici nazionali, motivo di contrasto con i moderati che ritengono pericoloso un intervento diretto nel mercato della manodopera] Una prima secca sconfitta per le correnti di estrema sinistra venne dalle ELEZIONI PER LA COSTITUENTE(aprile)→ Il suffragio universale portò infatti alle urne un elettorato rurale di gran lunga più conservatore della popolazione delle città. I veri vincitori furono quindi i repubblicani moderati. Si formò così un NUOVO GOVERNO dal quale furono ESCLUSI I SOCIALISTI ↔ tentativo di manifestazioni di piazza, che fu represso: furono chiusi gli atelier nationauxe ci furono molti arresti. Questa dura reazione provocò il nascere dell’ INSURREZIONE OPERAIA DI GIUGNO → dura repressione e riflusso conservatore Approva a stragrande maggioranza una COSTITUZIONE DEMOCRATICA, ispirata al modello statunitense (ossia più poteri al presidente) che prevedeva un presidente eletto direttamente dal popolo per la durata di 4 anni e un’unica assemblea legislativa eletta anch’essa a suffragio universale. Ma alle ELEZIONI PRESIDENZIALI di dicembre i repubblicani si presentarono divisi, mentre i conservatori di ogni gradazione fecero blocco sulla candidatura di Luigi Napoleone Bonaparte. Bonaparte assicurava, per la sola forza del suo nome, una forte presa su vasti strati dell’elettorato popolare. Il calcolo si rivelò esatto. Una vera e propria valanga di voti si riversò su Bonaparte, che incanalò le esigenze di ritorno all’ ordine ed il prestigio del nome. Si chiudeva così la fase democratica della seconda repubblica francese. 1.3 LA RIVOLUZIONE NELL’EUROPA CENTRALE La più importante: STATUTO ALBERTINO, che sarebbe poi divenuto legge fondamentale del Regno d’Italia. Prevedeva una camera dei deputati, un senato di nomina regia e una stretta dipendenza del governo dal Re. Lo scoppio della rivoluzione in Francia e nell’Impero asburgico giunse a mutare i termini del problema, causando un contagio rivoluzionario e riportando in primo piano la questione nazionale. Venezia F 0 E 0 Un governo provvisorio proclamava la costituzione della Repubblica veneta. Milano F 0 E 0 l’insurrezione inizio con un assalto al palazzo del governo, e si protrasse per 5 giorni (“le 5 giornate di Milano”), fino alla formazione di un governo provvisorio. Piemonte F 0 E 0 dichiara guerra all’Austria. Diverse furono le ragioni che spinsero Carlo Alberto: la pressione congiunta dei liberali e dei democratici, che vedevano l’occasione per liberare ‘Italia dagli austriaci; la tradizionale aspirazione della monarchia sabauda ad allargare i confini ad est; infine il timore che il Lombardo-veneto diventasse un centro di agitazione repubblicana. L’esempio di un sovrano finì col condizionare gli altri, così che Ferdinando II, Leopoldo II e Pio IX,preoccupati per l’agitazione democratica e patriottica, decisero di unirsi alla guerra antiaustriaca, accompagnati da un grande entusiasmo popolare, assieme a folte colonne di volontari----- la guerra piemontese divenne una guerra di indipendenza nazionale. Ma l’illusione durò poco. Carlo Alberto mostrò scarsa risolutezza nel condurre le operazioni militari e si preoccupò soprattutto di preparare l’annessione del Lombardo- veneto al Piemonte-----gli altri sovrani abbandonarono: Particolarmente imbarazzante era la posizione di Pio IX, che si trovava in guerra contro una grande potenza cattolica. Il Papa annunciò il ritiro delle sue truppe, lo imitavano Leopoldo II e poco dopo Ferdinando II che intanto aveva sciolto il parlamento appena eletto. Rimasero i volontari toscani e giunse dal Sud America Giuseppe Garibaldi, che si mise a disposizione del governo provvisorio lombardo, ma il contributo dei volontari fu poco e male utilizzato da Carlo Alberto. Mentre venivano indetti nei territori liberati frettolosi plebisciti per sancire l’annessione al Regno sabaudo, l’iniziativa tornò nelle mani dell’esercito asburgico, nella prima grande battaglia campale, che si combattè a Custoza, le truppe di Carlo Alberto furono nettamente sconfitte. Il 9 agosto 1848 fu firmato l’armistizio con gli austriaci. 1.5 LOTTE DEMOCRATICHE E RESTAURAZIONE CONSERVATRICE Dopo la sconfitta del Piemonte, a combattere l’Austria rimangono solo 1 Ungheresi → lo scontro assume il caratteredi una guerra nazionale 2 DEMOCRATICI ITALIANI → vorrebbero una guerra di popoo che unisse la liberazione nazionale all’emancipazione politica ma è impossibile poiché possono contare su di una base sociale ristretta (piccola e media borghesiae e ceti artigiani) poiché le masse contadine sono estranee (e spesso ostili)alla protesta! Autunno ’48→ situazione in Italia: Sicilia→ restava sotto il controllo dei separatisti che si erano dati un proprio governo Venezia→rimasta in mano degli insorti anche dopo la battaglia di Custoza, aveva proclamato nuovamente la repubblica Toscana→ il granducato fu costretto dalla pressione popolare a formare un ministero democratico. Roma→ l’uccisione in un attentato del primo ministro pontificio, aveva indotto il Papa ad abbandonare la città e a rifugiarsi a Gaeta sotto la protezione di Ferdinando II. Nella capitale presero il sopravvento i gruppi democratici. In tutti i territori dello Stato pontificio si tennero le elezioni, a suffragio universale, per l’Assemblea costituente, la quale, appena eletta, proclamò la decadenza del potere temporale dei papi e annunciò che lo Stato avrebbe assunto il nome glorioso di “Repubblica romana”. Gli sviluppi della situazione a Roma ebbero immediate ripercussioni • in Toscana: Leopoldo II abbandonò il paese mentre veniva convocata un’Assemblea costituente e i poteri effettivi passavano ad un triumvirato • in Piemonte: pressioni democratiche----- RIPRESA GUERRA PIEMONTESE ma grave sconfitta presso Novara----- per non mettere in pericolo le sorti della dinastia, Carlo Alberto abdicava in favore del figlio Vittorio Emanuele II. Questi firmò un nuovo armistizio con gli austriaci. Gli Asburgo potevano ora procedere alla restaurazione dell’ordine in tutta la penisola. Le truppe imperiali strinsero d’assedio Venezia, occuparono il territorio delle legazioni pontificie e posero fine all’esperienza della repubblica toscana, nel frattempo Ferdinando II riusciva a riconquistare la Sicilia. Più lunga e gloriosa fu la resistenza della Repubblica romana (centro della rivoluzione democratica) il cui governo si qualificò per l’energia con cui cerco di portare avanti l’opera di laicizzazione dello stato e di rinnovamento politico e sociale, oltre ad un tentativo di riforma agraria. Da Gaeta, Pio IX si era rivolto alle potenze cattoliche per essere ristabilito nei suoi territori. Risposero all’appello Spagna, Austria, Regno di Napoli e Francia. Il presidente Bonaparte – sia per assicurarsi l’appoggio dei cattolici sia per prevenire un intervento austriaco – si riservò il ruolo principale nella restaurazione pontificia, inviando nel Lazio un corpo di spedizione che attaccò all’inizio di giugno del’49. I repubblicani riuscirono a tenere in scacco i francesi per più di un mese e mentre i francesi entravano a Roma Garibaldi lasciava la città nel vano tentativo di salvare almeno la repubblica Veneta (invano) -----FINE DELLA REP ROMANA. L’unico focolaio di rivolta in Europa restava l’Ungheria di Kossuth. Per venire a capo della ribellione il governo austriaco chiese l’aiuto dello Zar di Russia, preoccupato dalla persistenza di un focolaio rivoluzionario ai confini del suo impero. Attaccato da due eserciti contemporaneamente, L’Ungheria soccombe. Due settimane dopo capitolava anche Venezia. CAUSE della SCONFITTA DEMOCRATICA: profonde fratture che attraversavano al loro interno le forze della rivoluzione. Infatti, i gruppi liberal-moderati, spaventati dalla minaccia della rivoluzione sociale (identificata con lo “spettro del comunismo”), si ritirano lasciando i democratico-radicali soli a sostenere lo scontropolitico e militare contro l’antico regime. Ma, i democratico-radicali, privi di un’autentica base sociale dimassa, soccombono. 1.6 LA FRANCIA DALLA SECONDA REPUBBLICA AL SECONDO IMPERO Portato al potere da una coalizione di conservatori, Luigi Napoleone Bonaparte mostrò subito di voler mantere gli impegni assunti col partito dell’ordine. • Una delle prime conseguenze delle elezioni fu la decisione del governo di affrettare i tempi dell’intervento militare nel Lazio contro la Rep Romana. Le proteste dei democratici contro questa decisione furono energicamente represse. • 1850 Adozione di ≠ misure conservatrici: →legge sull’istruzione che riapre le porte delle scuole e delle università al clero →nuova legge elettorale priva circa 3 milioni di nullatenenti del diritto di voto MA I gruppi che avevano favorito l’elezione di Bonaparte iniziavano a guardare con sospetto l’ eccessivo rafforzamento del suo potere personale----il rapporto presidente-maggioranza si incrina. 1851 Camera respinge la proposta di modificare l’articolo della costituzione che impediva la rielezione di un presidente alla scadenza del mandato----- Pochi mesi dopo, un COLPO DI STATO attuato con l’appoggio dell’esercito →consentì a Bonaparte di sbarazzarsi sia della maggioranza che dell’opposizione →la camera fu occupata dalle truppe e sciolta →oppositori arrestati e deportati oltremare →tentativi di resistenza repressi dall’esercito →un plebiscito a suffragio universale sanzionò l’operato di Bonaparte e gli attribuì il compito di redigere una nuova costituzione [promulgata nel 1852] • stabiliva in 10 anni la durata del mandato presidenziale • ripristinava il suffragio universale • toglieva alla camera l’iniziativa legislativa riservandola al presidente • Istituiva un senato vitalizio di nomina presidenziale Nel dicembre 1852 un nuovo plebiscito approvava la restaurazione dell’impero. Luigi Napoleone assumeva così il nome di Napoleone III col diritto di trasmettere il titolo imperiale ai suoi eredi. 1855 →Piem accetta l’invito di Fr e Ingh nella guerra↔Russia ed invia in Crimea un corpo di 18.000 uomini con a capo il generale La Marmara. In questo modo il Piemonte ottenne di sedere come stato vincitore alla conferenza di Parigi del 1856 → in questa occasione sollevò la questione italiana ma senza risultati concreti. Cavour uscì quindi dall’esperienza del congresso di Parigi convinto che era necessario, da un lato, mantenere viva l’agitazione patriottica ( con l’appoggio alla Società Nazionale); dall’ altro, assicurarsi l’appoggio dell’unica grande potenza europea veramente interessata ad una modifica dello status quo: la Francia di Napoleone III. L’alleanza franco-piemontese fu acellerata da un evento: 1858, Felice Orsini, un mazziniano, attentò alla vita dell’imperatore ma fallì l’obiettivo. Orsini aveva agito di propria iniziativa. Ma il suo gesto gettò ulteriore discredito sul movimento mazziniano e diede spunto a Cavour per ribadire l’urgenza di una soluzione del problema italiano. Ebbe così la strada spianata verso la conclusione di un’ALLEANZA FRANCO- PIEMONTESE sancita in incontro segreto svoltosi nel 1858 a Plombières, secondo il quale: • It divisa in 3 stati (regno dell’Alta Italia sotto la casa sabauda; un regno dell’Italia centrale; un regno meridionale liberato dai Borboni) • Al Papa sarebbe stata offerta la presidenza della futura Confederazione italiana. MA dietro questo progetto si celavano due diversi disegni: →quello di Napoleone III, che mirava a porre l’Italia sotto il suo controllo →quello di Cavour, che vorrebbe rafforzare il Piemonte Premessa indispensabile per la riuscita dei progetti di Cavour era la guerra contro l’Austria. Il governo piemontese fece il possibile per far salire la tensione con lo stato vicino tanto che fu lo stesso governo asburgico a creare il tanto sospirato casus belli inviando un secco ultimatum (1859) al Piemonte e che Cavour respinse------- INIZIA LA SECONDA GUERRA DI INDIPENDENZA Gli austriaci subiscono tante sconfitte, al punto che, in questa situaz favorevole, NapIII interrompe la campagna e propone agli austriaci un ARMISTIZIO------ ARMISTIZIO DI VILLAFRANCA. La notizia dell’armistizio suscitò lo sdegno dei democratici italiani e colse di sorpresa lo stesso Cavour che rassegno le dimissioni. Lo succedette La Marmora. Motivi della decisione di armistizio da parte di NapIII: 1) pressioni dell’opinione pubblica francese, impressionata dagli alti costi umani ed eco della guerra 2) minaccia di un intervento della Confederazione germanica a fianco dell’Austria 3) la nuova situazione nell’Italia centro-settentrionale che vanificava il progetto ideato a Plombières→ A Firenze e nei ducati Modena e Parma, una serie di insurrezioni aveva costretto alla fuga i vecchi sovrani. Poco dopo la sollevazione si estese anche allo stato della chiesa; i moti furono saldamente controllati dai moderati e i governi provvisori che si costituirono si pronunciarono per l’annessione al Piemonte. 1860 PACE DI ZURIGO firmata da NapIII, con l’Austria 3.5 GARIBALDI E LA SPEDIZIONE DEI MILLE Stato sabaudo→ Allargando i suoi confini verso la Lombardia e l’Italia centrale, si avviava a diventare uno Stato nazionale MA un simile risultato(che poteva apparire soddisfacente a Cavour e ai moderati) non accontentava i democratici, che vogliono rilanciare l’iniziativa rivoluzionaria nel Mezzogiornoe nello Stato della Chiesa----- Furono due mazziniani siciliani esuli in Piemonte, Francesco Crispi e Rosolino Pilo, a concepire il PROGETTO DI UNA SPEDIZIONE IN SICILIA → differente rispetto a Pisacane perché –è organizzata una rivolta locale prima dello sbarco dei volontari (Palermo, 1860) -si assicura alla spedizione un’efficiente guida politica e militare→ in questo senso Crispi si adoperò per convincere Giuseppe Garibaldi ad assumere la guida della spedizione. [G.era infatti il capo militare più prestigioso del mov patriottico e l’unico leader capace di unificare attorno a sé lediverse componenti dello schieramento. Repubblicano convinto,si è allontanato da Mazz perché convinto del non successo del partito d’azione. Aderisce alla soc nazionale e colabora con la monarchia sabauda.] Reazioni nei confronti della spedizione: Cavour, che temeva le complicazioni internazionali e vedeva nella spedizione un’occasione per il rilancio per i mazziniani, la avversò, pur senza far nulla di serio per impedirla. Vittorio Emanuele II guardava invece con simpatia al tentativo di Garibaldi. Modalità spedizione: maggio 1860 SPEDIZIONE DEI MILLE poco più di mille volontari presero il mare a Quarto, presso Genova. Pochi giorni dopo, i volontari sbarcarono a Marsala e penetrarono nell’entroterra, accolti con entusiasmo dalla popolazione. Battaglia di Calatafimi vittoria, poi Liberazione di Palermo: → Garibaldi assunto la dittatura in nome di Vittorio Emanuele II e proclamò la decadenza della monarchia borbonica → In Sicilia si forma un GOVERNO PROVVISORIO sotto la guida di Crispi, e che opera un primo processo di riforma sociale → Giungono molti uomini dall’It settentrionale in aiuto a Garibaldi----- le truppe borboniche sono definitivamente sconfitte e costrette a a rifugiarsi sul continente [BATTAGLIA DI MILAZZO] Di fronte all’inatteso successo dell’azione garibaldina, Cavour dovette rivedere la sua strategia. • mostrò, da un lato, di volerne agevolare il buon esito , favorendo l’afflusso di armi e di volontari in Sicilia • dall’altro, tentò di bloccare gli ulteriori sviluppi , suscitando un movimento di opinione pubblica favorevole all’annessione al Piemonte MA sarà la situazione createsi nell’isola a lavorare a favore dell’annessione. Si è infatti dissolto il clima positivo che aveva accolto i garibaldini poiché i contadini hanno iniziato adintravedere la possibilità di liberarsi, oltre che del governo borbonico, dello sfruttamento a cui erano sottoposti da secoli----- scoppiano VIOLENTE AGITAZIONI per cui patrioti giunti dal nord↔contadini insorti. Nasce così un contrasto insanabile , sfociato in episodi di dura repressione (più famoso:Bronte) Intanto i proprietari terrieri, spaventati dalle agitazioni agrarie, guardavano sempre più all’annessione al Piemonte come all’unica efficace garanzia per la tutela dell’ordine sociale. 3.6 L’INTERVENTO PIEMONTESE E I PLEBISCITI Garibaldi→ sbarca in Calabria e poi risalì velocemente la penisola; fino alla LIBERAZIONE DI NAPOLI→ La città liberata rischiava di trasformarsi in una base per una spedizione democratica nello Stato pontificio, che avrebbe provocatol’intervento francese ------ Non restava, per il governo piemontese, altra scelta se non quella di prevenire l’iniziativa garibaldina con un intervento militare. Dopo che Cavour ebbe ottenuto l’assenso di Napoleone III, le truppe regie varcarono i confini dello Stato e l’esercito sabaudo iniziò la marcia verso il mezzogiorno. Contemporaneamente, Garibaldi batteva in diversi scontri i borbonici. Pochi giorni dopo, il parlamento piemontese approva una legge proposta da Cavour: il Gov è autorizzato a decretare l’annessione, senza condizioni, di altre regioni italiane allo stato sabaudo, purchè le popolazioni interessate esprimessero la loro volontà in tal senso tramite PLEBISCITI----- in tutte le province meridionali e in Sicilia si tennero plebisciti a suffragio universale maschile, nella forma voluta da Cavour: gli elettori potevano sol accettare o respringere in blocco l’annessione allo stato allo stato sabaudo. A Garibaldi non restò che attendere l’arrivo dei piemontesi (Incontro di Teano, 1860) per cedere loro ogni responsabilità nel governo delle province liberate. G.isolamento volontario, Mazzini esilio. L’esercito sabaudo elimina le ultime resistenze borboniche. Il 17 marzo 1861, il primo parlamento nazionale proclamava Vittorio Emanuele II re d’Italia. 3.7 LE RAGIONI DELL’UNITA’ L’Italia unita →è il risultato dell’allargamento di uno Stato regionale, che va ad imporre all’intero paese sovrano, istituzioni e ordinamenti. Non è il frutto di una rivoluzione dall’alto ma l’unità fu preparata da 1 ampio moto di opinione pubblica che coinvolse diversi strati sociali e Piemonte→ in questo propcesso ebbe ruolo egemone grazie ai suoi progressi economici e al modello istituzionale più avanzato e liberale rispetto agli altri stati----- Lo stato nazionale nacque quindi dalla combinazione di: 1) Un’INIZIATIVA DALL’ALTO (la politica di Cavour e della monarchia sabauda) 2) Un’INIZIATIVA DAL BASSO (le insurrezioni nell’Italia centralee la spedizione dei 1000 ed in un certo senso purei plebisciti, benchè fossero poco espressividei reali orientamenti delle pop interessate ma furono più che altro un omaggio all’idea di sovranità popolare. Unità raggiunta pure grazie ad una serie di FAVOREVOLI FATTORI INTERNAZIONALI: 1.neutralità della Gran Bretagna 2.l’isolamento del Regno delle due Sicilie e dell’Impero asburgico 3.l’appoggio di Napoleone III nella guerra del ’59. I governi della destra storica dovettero affrontare il PROBLEMA DELL’UNIFICAZIONE ECONOMICA DEL PAESE • la legislazione doganale vigente nel regno sardo (ispirata a principi liberisti, con dazi bassissimi all’entrata) è estesa a tutto il regno • sviluppo di un’efficiente rete di comunicazioni, soprattutto ferroviarie • crescita dell’agricoltura, in particolare aumento produzioni agricole più specificamente rivolte all’esportazione, in particolare le colture specializzate in alcune zone del Mezzogiorno MA questo si accompagnò ad un MANCATO SVILUPPO del SETTORE INDUSTRIALE: • penalizzato dalla grande concorrenza internazionale • molti settori in perdita • si sviluppa solo idustria seta, poco avazata tecnologicamente • problema non risolto dallo stato perché esiste un modello liberista • la scommessa liberista è verso l’agricoltura----- è così possibile l’integrazione nel contesto europeo e l’accumulazione di capitali che consentono di realizzare infrastrutture indispensabili per il successivo sviluppo industriale Responsabile principale di questa situazione: la durissima POLITICA FISCALE dettata dalla necessità di coprire i costi dell’unificazione → dopo il ’66, in conseguenza di una crisi internazionale e delle spese sostenute per la guerra contro l’Austria, la situazione si aggrava---- per sostenere le casse statali: 1. 1867 introduzione del CORSO FORZOSO = circolazione obbligatoria della carta- moneta emessa dalle banche autorizzate 2. inasprite le imposte indirette 3. creazione di una nuova imposta indiretta: TASSA SUL MACINATO → colpisce soprattutto le classi + povere, accresce l’impopolarità della classe dirigente e provoca, all’inizio del 1869, le PRIME AGITAZIONI SOCIALI su scala nazionale della storia dell’Italia unita → REPRESSIONE DURISSIMA La dura politica fiscale ottenne alla fine l’effetto sperato: 1875 PAREGGIO DI BILANCIO Ma AUMENTANO GLI SCONTENTI → si agiungono le pressioni degli industriali e dei gruppi bancari per una politica economica meno rigida che lasciasse + spazio alla formazione della ricchezza privata → il peso di questi interessi porterà alla caduta della destra 8.5 IL COMPLETAMENTO DELL’UNITA’ [riunire cioè alla madrepatria il Veneto, il Trentino e il Lazio] → leader della destra: si affidavano ai tempi lunghi della diplomazia → sinistra: rilancio dell’iniziativa democratica per liberare Roma In realtà era proprio la presenza del Papa a Roma a costituire il problema più spinoso, per via dei rapporti con la Francia che manteneva il suo corpo d’occupazione a Roma e costituiva per l’Italia l’alleato più sicuro e il principale partner economico. → strada indicata da Cavour: “libera chiesa in libero stato” MA fallimento dei tentativi di accordo con la Chiesa finì col ridare spazio all’iniziativa dei democratici → 1862 Garibaldi rilanciò pubblicamente il progetto di una spedizione contro lo stato pontificio. MA quando Napoleone III fece capire di essere deciso a impedire con la forza un attacco contro Roma, Vittorio Emanuele II fu costretto a sconfessare con un proclama l’impresa garibaldina → 1864 CONVENZIONE DI SETTEMBRE in base al quale garantire il rispetto dei confini dello stato pontificio, ottenendo in cambio il ritiro delle truppe francesi dal Lazio. A garanzia del suo impegno il governo decideva di trasferire la capitale da Torino a Firenze. → 1866 proposta di alleanza militare italo-prussiana rivolta al governo italiano da Bismarck, che si apprestava allora ad affrontare la guerra con l’impero asburgico. La partecipazione italiana fu decisiva in quanto impegnò una parte dell’esercito austriaco sul fronte sud. Ma per le forze armate nazionali chiamate alla loro prima prova impegnativa, la guerra si risolse in un clamoroso insuccesso. Frattanto la Prussia, avendo raggiunto i suoi obiettivi, aveva avviato le trattative per l’armistizio. Dalla successiva pace di Vienna del 3 ottobre ’66, l’Italia ottenne solo il Veneto, senza la Venezia Giulia e il Trentino. → La situazione deludente diede slancio ancora una volta all’attività dei gruppi democratici d’opposizione ----- Garibaldi ricominciò a progettare una spedizione a Roma, che fallì a causa dell’ intervento francese (1870, SCONFITTA DI MENTANA) → 1870 PRESA DI ROMA il governo italiano decise di mandare un corpo di spedizione nel Lazio e di avviare contemporaneamente un negoziato col Papa per giungere a una soluzione. Pio IX rifiutò ogni accordo. Le truppe italiane, dopo aver aperto una breccia nella cinta muraria, entravano nella città presso Porta Pia. Pochi giorni dopo un plebiscito sanzionava a schiacciante maggioranza l’annessione di Roma e del Lazio al regno d’Italia. → 1871 Il trasferimento della capitale da Firenze a Roma fu effettuato dopo che lo stato Italiano ebbe regolato con la LEGGE DELLE GUARENTIGIE (cioè delle garanzie, in quanto con essa lo stato italiano si impegnava unilateralmente a garantire al pontefice le condizioni per il libero svolgimento del suo magistero spirituale) i rapporti con la Santa Sede. → 1874, NON EXPEDIT pronunciato da Pio IX = esplicito divieto riassunto nella forma del “non expedit” (“non è opportuno” che i cattolici partecipino alle elezioni politiche). 8.6 LA SINISTRA AL POTERE Situazione politica nella prima metà degli anni ’70: • si accentuarono le fratture interne alla destra • accanto alla vecchia sinistra piemontese guidata da Agostino DePretis, e alla cosiddetta sinistra storica degli ex garibaldini Crispi e Zanardelli, veniva emergendo una sinistra giovane, espressione di una borghesia moderata (soprattutto meridionale), poco sensibile alla tradizione democratico- risorgimentale ------- 1876 la destra si presentò divisa nella discussione alla Camera di un progetto governativo per il passaggio alla gestione statale delle ferrovie. Il governo Minghetti, messo in minoranza, rassegnò le dimissioni. Pochi giorni dopo il re chiamò DePretis per formare il nuovo governo. •..1 Giungeva al potere un ceto dirigente quasi del tutto nuovo a esperienze di governo •..2 Mazziniano in gioventù, approdato poi a posizioni più moderate, riuscì a contemperare con molta abilità le spinte progressiste e le tendenze conservatrici che coesistevano all’interno della nuova maggioranza •..3 Si allontanava l’età delle lotte risorgimentali mentre scomparivano gli ultimi protagonisti di quella stagione: Mazzini nel 1872, Vittorio Emanuele II e Pio IX nel 1878, Garibaldi nel 1882. •..4 La nuova classe dirigente riuscì ad esprimere in qualche modo il desiderio di democratizzazione della vita politica diffuso in larga parte della società; seppe venire incontro alle esigenze di una borghesia in crescita meglio di quanto non seppe fare la destra. •..5 Il programma della sinistra era basato su pochi punti fondamentali: allargamento del suffragio elettorale; riforma dell’istruzione elementare; sgravi fiscali nel settore delle imposte indirette. •..6 La prima riforma attuata fu quella dell’istruzione elementare: nel 1877 la LEGGE COPPINO ribadiva l’obbligo della frequenza scolastica portandolo fino a 9 anni e aggiungendo delle sanzioni per i genitori inadempienti. Fino alla fine del secolo, la percentuale degli analfabeti si mantenne elevata, pur diminuendo costantemente. •..7 1882 LEGGE ELETTORALE e concedeva il diritto di voto a tutti i cittadini che avessero compiuto i 21 anni e avessero superato l’esame finale del corso elementare obbligatorio. Il requisito del censo abbassato di circa la metà ----- Le prime elezioni a suffragio allargato videro il rafforzamento dell’estrema sinistra e l’ingresso alla Camera del primo deputato socialista. Furono le preoccupazioni suscitate dall’allargamento del suffragio e dal conseguente prevedibile rafforzamento dell’estrema sinistra a favorire quel processo di convergenza fra le forze moderate che nacque da un accordo elettorale fra DePretis e il leader della destra Minghetti e che prese il nome di TRASFORMISMO → modello basato su un grande centro che tendeva a inglobare le opposizioni moderate e a emarginare le ali estreme (ossia radicali e conservatori) La maggioranza veniva costruita giorno per giorno a forza di compromessi e patteggiamenti: il che provocava un sostanziale immobilismo dell’azione di governo. 8.7 CRISI AGRARIA E SVILUPPO INDUSTRIALE SINISTRA STORICA: • 1884 ABOLIZIONE TASSA SUL MACINATO • AUMENTO SPESA PUBBLICA per coprire le aumentate spese militari. Questa politica, se da un lato, favorì l’avvio di un processo di industrializzazione, dall’altro provocò la ricomparsa di un forte e crescente deficit nel bilancio statale. • SETTORE AGRICOLO sviluppi più quantitativi che qualitativi. A partire dal 1881, l’Italia cominciò a risentire gli effetti della crisi agraria. La crisi si manifestò in un brusco abbassamento dei prezzi che colpì in primo luogo i cereali e poi tutto l’insieme della produzione agricola, ad eccezione delle colture da esportazione che non subivano la concorrenza dei prodotti d’oltreoceano. Gli effetti sociali della crisi agraria furono: l’aumento della conflittualità nelle campagne; il rapido incremento dei flussi migratori verso i centri urbani e verso l’estero • POLITICA ESTERA avversi all’intervento dello stato nell’economia. Queste convinzioni liberiste furono però scosse dall’andamento tutt’altro che brillante dell’economia nazionale e dall’esempio che veniva dalla Germania. Un primo mutamento di rotta si ebbe nel 1878, con l’approvazione di una serie di dazi doganali. Si giunse nel 1887 al varo di una nuova tariffa generale che metteva al riparo dalla concorrenza straniera importanti settori dell’industria nazionale, colpendo le merci di importazione con pesanti dazi d’entrata. La tariffa dell’87 ebbe infatti come conseguenza una rottura commerciale, poi degenerata in una vera e propria guerra doganale, con la Francia, il maggior acquirente dei prodotti agricoli del sud. 8.8 LA POLITICA ESTERA: LA TRIPLICE ALLEANZA E L’ESPANSIONE COLONIALE 1882 TRIPLICE ALLEANZA con Germ e Austria , voluta soprattutto dal re e dagli ambienti militari –obiettivi: uscire da una situazione di isolamento. La Triplice era un’alleanza di carattere difensivo, che impegnava a garantirsi reciproca assistenza in caso di aggressione. 1887 RINNOVO TRIPLICE → inserite nel trattato due nuove clausole. La prima stabiliva che eventuali modifiche territoriali nei Balcani sarebbero avvenute di comune accordo tra Italia e Austria e che ogni vantaggio di una delle due potenze sarebbe stato bilanciato da 4. politica interna: idee piuttosto avanzate → nel periodo in cui fu capo del governo e ministro degli interni si astenne infatti da misure preventive nei confronti del movimento operaio e delle organizzazioni popolari ↓ Giolitti non venne meno a questa linea quando, fra il ’92 e il ’93, si sviluppò in Sicilia il MOVIMENTO DEI FASCI SICILIANI → un vasto movimento di protesta sociale che sfociò nella formazione di una fitta rete di associazioni popolari =fasci dei lavoratori [NB:fasci=unioni] → protesta contro tasse troppo pesanti ed il malgoverno locale → chiedevano per i contadini terre da coltivare e patti agrari più vantaggiosi → lo sviluppo dei fasci suscitò forti preoccupazioni nella classe dirigente locale e fra i conservatori di tutta Italia, che intensificarono le loro pressioni su Giolitti perché adottasse nell’isola misure eccezionali. Alla caduta di Giolitti contribuì l’ostilità dei conservatori MA fu dovuta soprattutto alle conseguenze di un grave scandalo politico-finanziario: lo SCANDALO DELLA BANCA ROMANA → Questa avendo impegnato somme cospicue nell’edilizia, negli anni in cui la capitale era stata attraversata da una vera e propria febbre speculativa, si era poi trovata in serio imbarazzo quando alla fine degli anni ’80, la crisi economica aveva colpito il settore delle costruzioni facendo fallire molte delle imprese debitrici. Per uscire dalle difficoltà, i dirigenti della banca si erano resi colpevoli di gravi irregolarità ed un’inchiesta parlamentare rivelò il legame tra mondo politico e ambienti speculativi. Il gov pure si era servito della banca per avere anticipi di denaro per influenzare stampa ed opinione pubblica in campagna elettorale. Accusato di aver coperto le irregolarità della banca in quanto ministro del tesoro nel governo Crispi, Giolitti fu costretto a dimettersi nel dicembre 1893. le accuse non erano prive di fondamento, ma furono manovrate dei gruppi conservatori e dallo stesso Crispi, altrettanto se non più colpevole, per sbarazzarsi di un presidente del consiglio troppo debole. 8.12 IL RITORNO DI CRISPI 1893 E LA SCONFITTA DI ADUA ↓ 1. campo economico: politica di risanamento del bilancio basata su pesanti inasprimenti fiscali e riforma bancaria → Giolitti aveva istituito la Banca d’Italia; ora ottiene il monopolio d’emissione e compiti di controllo sull’intero sistema bancario 2. ordine pubblico → 1894 proclamazione stato d’assedio in Sicilia e Lunigiana (dove si era verificato un tentativo insurrezionale anarchico) ----- repressione militare dura e sanguinosa 3. 1894 leggi antianarchiche (limitazioni libertà di stampa, di riunione e di associazione) che hanno come obiettivo principale il partito socialista, che è dichirato fuori legge MA le persecuzioni non riuscirono a distruggere la solida rete organizzativa su cui si reggeva il partito ed accrebero le simpatie di cui i socialisti godevano nella sinistra democratica e soprattutto negli ambienti intellettuali → la nuova situazione spinse i dirigenti socialisti a riannodare i contatti quella democrazia borghese impersonata dai radicali e dai repubblicani. Questa scelta fu premiata nelle elezioni politiche del 1895, dove i socialisti riuscirono a fare eleggere 12 candidati. Questo successo aumento le difficoltà di Crispi. ↓ • Anche a causa della questione morale sollevata nei suoi confronti dalla sx estrema sulla base delle rivelazioni che pian piano emergevano in quanto alle reponsabilità di crispi nello scandalo della banca romana • MA il colpo definitivo venne dal fallimento del suo tentativo di conciliare la politica di austerità finanziaria col mantenimento di un alto livello di spese militari e con una ripresa di iniziativa in campo coloniale ↓ Crispi aveva intavolato col nuovo negus Menelik trattative che portarono, 1889, alla firma del trattato di Uccialli. Ma il trattato redatto in due versioni conteneva notevoli ambiguità: mentre gli italiani vi lessero un riconoscimento del loro protettorato sull’Etiopia, Menelik lo interpretò come un normale patto di amicizia e collaborazione. Quando l’equivoco venne alla luce i rapporti italo-etiopici si deteriorarono. Nel 1895, gli italiani ripresero la loro penetrazione in Eritrea, sollecitati in tal senso da Crispi, decisero di attaccare il grosso dell’esercitò etiopico. L’azione si risolse in un disastro: il primo marzo 1896 DISFATTA DI ADUA nella conca di Adua, un esercitò di circa 16.000 uomini fu praticamente distrutto dalle soverchianti forze abissine. La sconfitta ebbe immediate ripercussioni in Italia: → manifestazioni contro la guerra d’Africa in molte città italiane → Il governo è costretto a dimettersi----- Crispi usciva definitivamente dalla scena politica. Al suo successore, ancora DiRudinì, non restò che concludere in tutta fretta una pace con l’Etiopia che garantisse almeno la presenza italiana in Somalia ed Eritrea. CAPITOLO 12 L’Italia giolittiana 12.1 LA CRISI DI FINE SECOLO Ultimi anni del secolo XIX l’Italia fu teatro di una crisi politico istituzionale che si concluse con un’affermazione delle forze progressiste. La caduta di Crispi (marzo 1896) non pose fine ai tentativi di risolvere le tensioni politiche e sociali con una restrizione delle libertà. Al contrario si delineò fra le forze conservatrici la tendenza a ricomporre un fronte comune contro i “nemici delle istituzioni”, socialisti repubblicani o clericali che fossero→ Questa tendenza si esprimeva, da un lato, nella proposta di Sidney Sonnino: tentativo di interrompere la prassi parlamentare e ritornare ad un’interpretazione restrittiva dello Statuto, rendendo il governo responsabile di fronte al sovrano; dal’altro, in una ripresa dei metodi crespini in materia di ordine pubblico, volti a colpire indiscriminatamente ogni forma di protesta sociale. Primavera 1898 esplode la tensione: I MOTI PER IL PREZZO DEL PANE [manifestazioni popolari in larga parte spontanee in tutto il paese]. ------ REPRESSIONE DURISSIMA e proclamazione stato d’assedio. Culmine: a Milano nelle giornate dell’8 e 9 maggio, quando le truppe del generale Bava Beccarsi fecero uso dell’artiglieria contro la folla inerme e molti capi socialisti,radicali, repubblicani ed il mov cattolico intransigente furono arrestati e condannati a pene durissime. Riportato l’ordine nel paese, lo scontro si trasferì dalle piazze alle aule parlamentari, dove si cercò di dare una base legislativa all’azione repressiva. Caduto un primo progetto presentato da Rudinì, che dovette dimettersi a causa di contrasti con il re e dissensi all’interno del governo, il tentativo fu ripreso dal suo successore, Luigi Pelloux [1898] → alla presentazione di un pacchetto di provvedimenti che limitavano il diritto di sciopero e le stesse libertà di stampa e di associazione, i gruppi di estrema sinistra risposero mettendo in atto la tecnica dell’OSTRUZIONISMO (x quasi 1 anno): prolungare all’infinito le discussioni paralizzando l’azione della maggioranza. Pelloux → incapace di venire a capo dell’ostruzionismo, e indebolito dall’opposizione dei gruppi liberal-progressisti che facevano capo a Zanardelli e Giolitti, scioglie la Camera. 1900 elezioni → lo schieramento governativo perse parecchi seggi----- Pelloux, pur potendo ancora contare su una esigua maggioranza preferì dimettersi. Affidando la successione al senatore Giuseppe Saracco, un moderato, ritenuto al di sopra delle parti, Umberto I dimostrava di prendere atto del fallimento di quella politica repressiva di cui era esponente. Il 29 luglio 1900, il re cadeva vittima di un attentato per mano di un anarchico, Gaetano Bresci, venuto appositamente dagli USA per vendicare le vittime del ’98. 12.2 LA SVOLTA LIBERALE governo Saracco → inaugurò una fase di distensione nella politica italiana, indubbiamente favorita dal buon andamento dell’economia. Quando il governo Saracco fu costretto a dimettersi (a causa di un comport incerto e contraddittorio tenuto in occasione di un grande sciopero generale indetto dai lavoratori genovesi) il nuovo re Vittorio Emanuele III seppe ben interpretare il nuovo clima politico chiamando alla guida del governo, nel 1901, il leader della sinistra liberale Zanardelli, che affidò il ministero degli interni a Giolitti. Governo Zanardelli-Giolitti → condusse alcune importanti riforme: 1. estese le norme che limitavano il lavoro minorile e femminile nell’industria 2. migliorata la legislazione relativa alle assicurazioni per la vecchiaia e per gli infortuni sul lavoro 3. istituito un Consiglio Superiore del lavoro, organo consultivo per la legislazione sociale maggioranza parlamentare. E vita ancora più breve ebbe il successivo ministero guidato da Sidney Sonnino, che si presentava come il più autorevole antagonista di Giolitti. 1906 Giolitti IL LUNGO MINISTERO GIOLITTI 3 anni e mezzo! La congiuntura economica favorevole che durava dal 1896 si interruppe nel 1907 MA la crisi fu però superata in tempi relativamente brevi grazie anche al tempestivo intervento della Banca d’Italia. Già dal 1908 la crescita riprese MA inasprimento lotte sociali e l’atteggiamento degli industriali – che nel 1910 diedero vita a Confindustria– si fece più duro nei confronti degli operai e più diffidente nei confronti delle iniziative sociali dei pubblici poteri. 1909 Giolitti attuò una nuova ritirata strategica, aprendo la strada a un nuovo governo Sonnino, destinato anch’esso a vita brevissima, e a un successivo governo Luzzatti → fa la riforma scolastica che da allo stato, togliendolo ai comuni, l onere dell istruzione elementare 1911 Giolitti tornò al governo con un programma decisamente orientato a sinistra, i cui punti cardine erano: 1. suffragio universale maschile - cittadini maschi che avessero compiuto 30 anni e a tutti i maggiorenni che sapessero leggere e scrivere o avessero prestato servizio militare 2. istituzione di un monopolio statale delle assicurazioni sulla vita, i cui proventi sarebbero andati a finanziare il fondo per le pensioni di invalidità e vecchiaia per i lavoratori. Le due leggi furono approvate nel 1912 e sono il punto più altro del riformismo di G! ma il loro peso politico fu oscurato dalla decisione di procedere alla conquista della Libia, che mise in crisi il sistema giolittiano. 12.6 IL GIOLITTISMO E I SUOI CRITICI Quella di giolitti fu una DITTATURA PARLAMENTARE molto simile (ma piu aperta nei contenuti) a quella di DEPRETIS 76-87. Tratti caratteristici: 1. sostegno costante alle forze più moderne della società italiana (borghesia industriale e proletariato organizzato) 2. tentativo di condurre nell’orbita del sist libeale gruppi e movimenti che fino a poco prima erano considerati nemici delle istituzioni 3. tendenza ad allargare l’intervento dello stato per correggere gli squilibri sociali MA contraddizione: Questa linea politica si realizzò in una dimensione liberal-parlamentare di stampo ottocentesco in cui elemento fondamentale del sistema era il controllo delle camere,ottenuto a prezzo della perpetuazione dei vecchi sistemi trasformistici e di un’ ingerenza elettorale forte, sop.tto nel Mezzogiorno. Critiche socialisti rivoluzionari e cattolici democratici: G. è colpevole di far opera di corruzione all’interno dei rispettivi movimenti, dividendoli e cooptandone le componenti moderate entro il suo sistema di potere trasformista. Critiche liberal-conservatori (tipo Sonnino): G. attenta alle tradizioni risorgimentali, venendo a patti con i nemici delle istituzioni e mettendo cosi in pericolo l autorita dello stato. Critiche dei meridionalisti come Salvemini: la denncia del malcostume politico imperante nel sud si legava alla critica severa della politica eco governativa, che avrebbe favorito l industria protettae le oligarchie operaie del nord, ostacolando lo sviluppo nel sud. La critica storica più recente ha ridimensionato queste critiche eccessive MA negli anni in cui sono state fatte, infuenzarono molto l’opinione pubblica borghese -----nonostante il sostegno continuo della maggioranza parlamentare, G. deve fare i conti con una crescenteimpopolarità, sintomo di interna debolezza di tutto il sistema, oltre che di distacco tra classe dirigente e pubblica opinione. Queste difficoltà aumentano con la Libia. 12.7 LA POLITICA ESTERA, IL NAZIONALISMO, LA GUERRA IN LIBIA. A partire dal 1896, anno della caduta di Crispi: SVOLTA DELLA POLITICA ESTERA ITALIANA: fu attenuata, per senza rinnegare il vincolo con la Triplice, la linea rigidamente filotedesca.----- miglioramento rapporti con la Francia: 1898 fine guerra doganale e 1902 accordo per la divisione in sfere d’influenza dell’Africa settentrionale: l’Italia otteneva il riconoscimento dei diritti di priorità sulla Libia, lasciando alla Francia il Marocco. MA tensione con l Austria: Il riconoscimento italiano delle aspirazioni francesi sul Marocco non piacque ai tedeschi. E meno ancora piacque agli italiani il modo in cui l’Austria procedette unilateralmente all’annessione della Bosnia-Erzegovina nel 1908----- l italia è chiaramente il partner piu debole della triplice. In questo clima politico poté sorgere e affermarsi un movimento nazionalista che si diede una struttura organizzativa nel 1910 con la fondazione dell’ Associazione nazionalista italiana → nata dall unione di diverse componenti, vide ben presto emergere un gruppo imperialista e conservatore che diede vita ad una martellante campagna a favore della conquista della Libia. → in questa campagna i nazionalisti trovarono potenti alleati nei gruppi cattolico-moderati legati alla finanza vaticana da anni impegnata in un opera di penetrazione economica in terra libica. MA la spinta decisiva venne però dalle vicende della politica internazionale. Quando apparve chiaro che la Francia si apprestava a imporre il suo protettorato sul Marocco, il governo italiano ritenne giunto il momento di far valere gli accordi del 1902 e, nel settembre 1911 GUERRA ITALO TURCA inviò sulle coste libiche un contingente, scontrandosi però contro la reazione dell’impero turco. La guerra fu più difficile del previsto perché i turchi anziché accettare uno scontro campale, preferirono fomentare la guerriglia delle pop arabe. 1912 PACE DI LOSANNA rinunciando alla sovranità politica sulla Libia. Dal punto di vista economico la conquista della Libia si rivelò un pessimo affare in quanto alti costi e poche risorse naturali, al contrario del promesso. Oppositori alla guerra: socialisti, una parte dei repubblicani e dei radicali più intellettuali indipendenti, che fanno manifa contro la guerra. Consenso: la maggior parte dell opinione pubblica borghese, che la appoggiò con manifa patriottiche. MA il successo propagandistico e politico dell’impresa non si risolse però in un durevole rafforzamento del governo; al contrario la guerra di Libia rafforzò le ali estreme. Perché? Dx estrema felici di un successo che avevano fortemente sostenuto. Il socialismo si oppone fermamente alla guerra e le correnti di sx collaborazioniste si indeboliscono. 12.8 RIFORMISTI E RIVOLUZIONARI RIFORMISMO SOCIALISTA: La svolta liberale dell’inizio del ‘900 ha avuto nei socialistiprotagonisti attivi. Turati pensava che la via delle riforme e della collaborazione con la borghesia progressista, pur nel rispetto della propria autonomia di classe, fosse per il movimento operaio l’unica capace di assicurare il consolidamento dei risultati appena conseguiti. → le tesi di Turati cominciarono a incontrare opposizioni crescenti a causa: 1. situaz del sud (i conflitti a volte sanguinosi fra lavoratori e forza pubblica nelle campagne mostravano la vera natura dello stato monarchico e borghese) 2. della diffusione del sindacalismo rivoluzionario francese 3. della diffusione della teoria dello sciopero generale. 1904 → correnti rivoluzionarie strappano ai riformisti la guida del partito → la protesta dei lavoratori per l’ennesimo eccidio proletario sfociava nel primo sciopero generale nazionale della storia d’Italia – no manifestazioni violente ma minaccia per la borghesia, che invoca l intervento governativo MA Giolitti, fedele alla sua linea, non interviene ma sfutta poi i timori dell opinione pubblica per convocare elezioni in cui le sinistre hanno risultati fallimentari. Per il movimento operaio lo sciopero fu una prova di forza, ma anche una rivelazione di alcuni gravi limiti: la distribuzione territoriale squilibrata e la mancanza di coordinamento fra le organizzazioni locali e l’assenza di un organo sindacale centrale----- 1906 nasce la CGL, controllata da riformisti. Minoritari nel sindacato, i rivoluzionari pure nel partito perdono peso e la corente più estremista fu progressivamente emarginata finchè allontanata dal PSI e nel 1911 da vita all’ UNIONE SINDACALE ITALIANA USI. Prime divisioni interne dei riformisti: In questi anni si andò delineando una tendenza revisionista che faceva capo a Leonida Bissolati e a Ivanoe Bonomi e che, ispirandosi alle teorie di Bernstein e all’esperienza del laburismo inglese, prospettava la trasformazione del PSI in un partito del lavoro privo di connotazioni ideologiche troppo nette e disponibile per una collaborazione di governo con le forze democratico liberali. A far precipitare i contrasti fu l’atteggiamento non contrario assunto Bissolati e Bonomi di fronte all’impresa libica! 1912 Congresso di Reggio Emilia, i rivoluzionari riuscirono ad imporre l’espulsione dal PSI dei riformisti di destra, che diedero vita al Partito socialista riformista italiano. I riformisti rimasti nel PSI furono ridotti in minoranza e la guida del partito tornò nelle mani degli intransigenti, fra i quali venne emergendo la figura di un giovane agitatore romagnolo, Benito Mussolini, che fu chiamato alla direzione del quotidiano del partito, “l’Avanti”- questo coglione porta nella propaganda socialista uno stile nuovo, basato sull’ appello diretto alle masse e sul ricorso a formule agitatorie prese a prestito dal sindacalismo rivoluzionario. 12.9 DEMOCRATICI CRISTIANI E CLERICO-MODERATI Nel corso dell’età giolittiana, anche il movimento cattolico italiano conobbe grandi sviluppi e trasformazioni!! Il fatto nuovo: l’affermazione del movimento democratico-cristiano (9.10), Leader: Romolo Murri, approdato a posizioni audacemente riformatrici, in cui la polemica contro il capitalismo e lo stato borghese si riempiva di componenti progressiste. Nei primi anni del ‘900, i democratici cristiani fondarono riviste e circoli politici, diedero vita alle prime unioni sindacali cattoliche. Tollerata da Leone XIII l’azione dei democratici cristiani, fu invece duramente osteggiata da Papa Pio X → 1904, temendo che l’Opera dei congressi potesse finire sotto il controllo di Murri, la scioglie. In cambio, crea 3 organizzazioni distinte fortemente dipendenti dalla gerarchia ecclesiastica: Unione popolare, Unione economico-sociale, Unione elettorale, più tardi unite nella Direzione generale dell’azione cattolica. Murri che rifiutava di sottostare alle direttive pontificie, fu sconfessato e più tardi sospeso dal sacerdozio. La condanna di Murri e della democrazia cristiana non impedì peraltro al movimento di continuare a svilupparsi, soprattutto in Lombardia e in Veneto. Il movimento contadino cattolico si sviluppò anche in Sicilia, sotto la guida di un prete di Caltagirone, Luigi Sturzo.
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