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STORIA DALLA PRIMA GUERRA MONDIALE ALLA SECONDA GUERRA MONDIALE, Appunti di Storia

Sostituto del libro perfetto, tutto ciò che è da sapere in quinta è raccolto qui. Vi sono molto affezionato. Sono appunti completi e ben fatti, spero vi siano utili.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 26/09/2022

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Scarica STORIA DALLA PRIMA GUERRA MONDIALE ALLA SECONDA GUERRA MONDIALE e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! PRIMA DELLA GUERRA LA BELLE ÉPOQUE Alla fine del XIX secolo lo sviluppo in ambito economico, industriale e tecnologico portarono a miglioramenti che introdussero nella quotidianità delle persone nuovi stili di vita, euforia e fiducia nel progresso. Vi furono cambiamenti però anche sociali che misero in crisi le certezze e i valori del passato, come ad esempio la famiglia tradizionale. Abbiamo visto i progressi in ambito siderurgico, lo sviluppo delle prime vie di telecomunicazione e la nascita del cinema. Ad esempio in un caffè parigino il pubblico assistette alla prima rappresentazione cinematografica dei fratelli Lumière. Difatti con il cinematografo dei fratelli Lumière del 1895 ha inizio il cinema vero e proprio, composto da uno spettacolo di proiezione di fotografie cattate in rapida successione, in modo da dare l’illusione di movimento ad un pubblico radunato in una sala. IL MITO DELLA RAZZA Nonostante il periodo di progresso, si stava diffondendo in questo periodo una prima ventata ideologica che enfatizza la violenza, che tradotto sul piano politico, era il risultato di razzismo,xenofobia e nazionalismi. In questo clima si sviluppò il pangermanesimo, quale obiettivo in prima istanza era quello di riunire sotto un unico Stato tutti i popoli germanici, nonostante ciò, con la diffusione di ideologie che teorizzavano la diversità delle razze e la superiorità della razza ariana, si trasformò nell’esaltazione della stirpe germanica la quale si credeva essere l’unica degna di guidare il mondo, soprattutto dopo l’ascesa al trono di Guglielmo II. E nel bel mezzo di questo clima di intolleranza gli Ebrei aspiravano a creare uno Stato Ebraico in Palestina per non dover più scappare ed essere perseguitati, facendo nascere così il partito Sionista. QUADRO POLITICO EUROPEO Dopo il conflitto franco-prussiano (1871), L’Europa sembrava attraversare un lungo periodo di pace, ma in realtà durante questo periodo si iniziarono a fomentare sempre di più i sentimenti contrastanti tra potenze europee sia in ambito politico che economico. Internamente la società Francese era divisa in due, una parte repubblicana e democratica e l’altra nazionalista la quale covava ancora rancore verso la vittoria della Germania. Difatti ricordiamo come gli animi dei francesi fossero divisi anche nell’episodio dell’affare Dreyfus. Nel 1894 Alfred Dreyfus (1859-1935), capitano dell'esercito francese di famiglia ebrea, fu accusato di spionaggio a favore della Germania e condannato alla deportazione a vita. Nonostante fossero in seguito emerse prove certe della sua innocenza, l'onore militare e la sua origine ebraica ostacolarono la revisione del caso; ne scaturì uno scontro politico che divise la società francese. L’Inghilterra continuava a primeggiare come potenza europea sotto il dominio della regina Vittoria fino al 1901 e anche poi con la vittoria nel 1906 dei Liberali e del Partito Laburista proseguì con una politica progressista e del Welfare State, ovvero uno Stato che assicurasse a tutti una vita dignitosa, con diritti fondamentali come l’istruzione. È qui infatti che le donne iniziano a rivendicare un ruolo attivo nella società e nella vita politica, lottando per l’emancipazione della donna che avevano come obiettivo il suffragio elettorale (da qui il termine suffragiste che si tradusse poi in suffragette in modo dispregiativo-- Olympe de Gouge). Nonostante ciò rimaneva aperta la questione Irlandese che chiedeva l’indipendenza dall’inghilterra (da qui la divisione tra Irlanda del Nord e Sud). Mentre in Germania la presa autoritaria di Guglielmo II, fece in modo che si creasse un clima di insicurezza tale che si crearono i due blocchi di alleanze principali della Triplice Alleanza (Germania, Austria, Italia) e Triplice Intesa (Francia, Russia,Inghilterra). QUADRO POLITICO NEL RESTO DEL MONDO In Oriente vediamo invece il Giappone che avviò una politica imperialista verso la Cina e cominciò a progredire dal punto di vista industriale con un atteggiamento autoritario. In Russia invece abbiamo trovato un paese ancora povero e arretrato; qui l’industria non aveva portato arricchimento ma favorì piuttosto la crescita del proletariato, delle teorie Marxiste e del partito socialista socialdemocratico. Gli Stati Uniti consolidarono la propria potenza sul piano internazionale e sono sempre più ricche, dove l’industria cominciò a tradursi in un espansione imperialista verso centro America e Pacifico. L'ETÀ GIOLITTIANA In Italia vediamo come sovrano Vittorio Emanuele III (fino al 1946) che intraprese una politica meno reazionaria rispetto a quella del padre Umberto I. Nel 1901 affidò l'incarico di formare il governo a Giuseppe Zanardelli (esponente più in vista della sinistra che aveva costituito il primo codice penale italiano nel quale venivano abolite la pena di morte e in cui veniva riconosciuto il diritto allo sciopero). Tuttavia costui poi si ritirò e a capo del governo salì Giovanni Giolitti per più di un decennio; costui fu in grado certamente di promuovere un’avanzata nella legislazione sociale e anche a favorire la crescita dell’industria italiana, ponendosi in maniera risoluta di fronte alle proteste sociali, le quali non dovevano essere oppresse dallo Stato con la violenza ma limitarsi a mantenere l’ordine pubblico e in più pensava che la tranquillità dello Stato e della nazione fosse possibile solo al miglioramento delle condizioni socio-economiche della popolazione. ATTIVITÀ LEGISLATIVA IN AMBITO SOCIALE Per attuare il progresso Giolitti utilizzò le riforme. Quindi vediamo ampliata la legislazione per i lavoratori anziani, infortunati o invalidi (difatti fu introdotta l’assicurazione obbligatoria sul lavoro). Vennero emanate norme per tutelare il lavoro per donne e minori, e fu introdotto il giorno di riposo settimanale. Giolitti seppe ascoltare le lamentele degli operai che rivendicavano salari maggiori attuando riforme che migliorassero le retribuzioni che di conseguenza favorivano il circolo della moneta, grazie alla richiesta maggiore di beni di consumo. Mentre dal punto di vista dell’istruzione si alzò l’età obbligatoria le cui spese passarono dal Comune allo Stato, per conseguirne poi una diminuzione dell’analfabetismo. Nella sanità pubblica, la distribuzione gratuita di medicine che ridussero le malattie. Tutto ciò portò a un aumento demografico in tutta la penisola e un miglioramento delle condizioni di vita delle persone. La più importante però fu la nuova legge elettorale approvata nel 1912, il suffragio universale maschile che avessero 21 anni (30 se analfabeti o senza aver prestato servizio militare) passando da 3 a 8 milioni di elettori. LA POLITICA ECONOMICA Il benessere generale apportò, come detto prima, un’incremento della circolazione della moneta che a sua volta rese più facile risanare le casse dello stato arrivando al pareggio di bilancio; in più una politica monetaria oculata permise il crescere del prestigio della lira sul piano internazionale. La favorevole situazione economica poi permise alla popolazione di risparmiare e quindi di costituire depositi nelle banche che poterono finanziare numerose imprese. POLITICA INDUSTRIALE E AUMENTO ATTIVITÀ PRODUTTIVE La promozione Giolittiana dell’industria si manifestò soprattutto nei provvedimenti di protezionismo doganale per favorire la compravendita di prodotti italiani e sulle commesse pubbliche di servizi e costruzioni. Ciò favorì poi a sua volta la produzione agricola, l’industria meccanica, chimica,tessile e alimentare; portando poi l’affermarsi delle nuove industrie automobilistiche (Fiat), l’industria della gomma e l’industria idroelettrica. LA GRANDE MIGRAZIONE Dopo il grande periodo di migrazione dall’italia unita nell’ultima parte dell’ottocento dovuta alla ‘grande depressione’ economica e l’ampia libertà di circolazione all’interno di un mercato del lavoro di dimensioni mondiali, vediamo che il flusso di italiani che partivano per l’estero non smise durante il governo di Giolitti nel quale abbiamo visto tanto arricchimento e ripresa economica, anzi, questo fu proprio questo il periodo della ‘grande migrazione’ in cui più di 9 milioni di Italiani partirono; ciò provocò grandi cambiamenti sociali come la disgregazione di famiglie poiché non vi erano progetti concreti di ritorno e, dato che la maggioranza di persone che partivano erano uomini di 18-45 anni nel pieno delle loro capacità lavorative, in Italia era difficile creare anche nuovi nuclei famigliari poiché il numero di donne era maggiore a quello degli uomini. Tuttavia dal punto di vista economico, la mancanza di manodopera promise una maggiore disponibilità di posti di lavoro e un aumento dei salari per quelli che rimasero in patria. Inoltre le rimesse dai familiari che lavoravano all’estero verso i familiari in italia, favorì la circolazione della moneta estera che aiutò la nascita dell’industria italiana. Nonostante ciò, fino al 1900 la migrazione fu totalmente libera e organizzata con il sistema del viaggio prepagato gestito da agenzie truffatrici, poiché attraverso promesse vacue, cedevano un biglietto d'imbarco acquistato da un datore di lavoro estero che vincolava a sé l’emigrante che finiva per lavorare in condizioni di semischiavitù finché non avesse ripagato il debito (biglietti costavano tanto e non tutti avevano i soldi per partire). Solo con la legge Grispi e con la legge del 1901,lo Stato intervenne per regolamentare questa tratta, con nome e tutela degli emigranti sia in porto sia durante il viaggio. LA GUERRA 1915 Il fronte occidentale è in stallo, difatti nessuno dei belligeranti sembrava spostare l’ago della bilancia a proprio favore e le trincee diventano triste simbolo della prima guerra mondiale, nate come rifugio provvisorio divennero sempre più attrezzate, ampie e presto posti in cui la morte e la violenza divennero ‘casa’, in cui i soldati vivevano in balia della paura. Si andava invece poi a creare un fronte di posizionamento anche in oriente dal Mar Baltico al Mar Egeo, dove l’intesa continuava a subire duri colpi dopo che la Russia fu costretta a ritirarsi e dopo che la Bulgaria (1915 entrata in guerra) al fianco dell’esercito austro-tedesco vinse la Serbia. Inoltre l’Intesa non riuscì a riaprire le vie di rifornimento all’alleata Russia a causa della resistenza dei Turchi. È proprio in questo periodo, 1915 iniziò lo sterminio della minoranza degli Armeni, la quale era sospettata dal movimento politico dei Giovani Turchi di collaborare con il nemico Russo, perciò furono perseguiti (1a Istanbul), si contarono poi più di un milione di vittime (che tutt’ora non sono state riconosciute dal governo Turco che non si vuole prendere la responsabilità dell’accaduto). Mentre l’unico elemento positivo per l’Intesa fu l’entrata in guerra dell’Italia con l’esercito sotto il comando di Cadorna, riuscirono nonostante le difficoltà a subentrare in Austria fermandosi però in Gorizia a causa della resistenza degli Austriaci, fermandosi anche qui in una guerra di posizione durante le 4 battaglie dell’Isonzo. LA GUERRA 1916 Vediamo in questo anno due delle battaglie più sanguinose dai tedeschi in Francia a Verdun e dai francesi della Somme, concluse senza vincitori né vinti. In più i tedeschi attaccano il blocco navale Anglo-francese che aveva causato la mancanza di materie prime, aumentando la guerra sottomarina e attaccando attraverso sommergibili marini; una volta indebolito la tratta commerciale con gli Stati Uniti, i tedeschi provarono ad affrontare apertamente nella battaglia di Jutland gli inglesi, i quali però costrinsero i tedeschi a ritirarsi. Nel Maggio 1916, gli austriaci attuarono una ‘spedizione punitiva’ contro l’esercito italiano in Trentino per vendicare il tradimento dell’Italia; in prima istanza si dovette ritirare ma poi, grazie all’aiuto dei Russi, riuscì a riottenere i possedimenti perduti. In seguito l’Italia, sotto la guida del nuovo governo Boselli dichiarò guerra anche alla Germania, dopo che le truppe italiane avevano conquistato la Gorizia. Nel mentre si diffuse tra il popolo austriaco e tedesco la volontà di concludere il conflitto e trovare la pace, infatti i tedeschi chiesero l’aiuto del papa Benedetto XV e proposero all'Intesa di terminare la guerra, ma ciò non venne accolto dal nuovo primo ministro inglese David Lloyd George, sostenitore della guerra. Ulteriori istanze pacifiste provenivano dal movimento socialista internazionale, che considerava il conflitto deleterio per il proletariato e volevano che si concludesse anche senza vincitori o addirittura pensavano che sarebbe stato meglio sabotare il proprio paese e far vincere gli avversari piuttosto che continuare con la guerra (disfattismo rivoluzionario) . FRONTE INTERNO ED ECONOMIA DI GUERRA La guerra si combatteva anche nei cosiddetti "fronti interni". Tutta l'attività economica era infatti rivolta alle necessità militari: le industrie erano state convertite alla produzione bellica, gli alimenti erano stati razionati;anche le donne furono impiegate nella produzione, data la scarsità di manodopera maschile. Si iniziarono a fornire prestiti di guerra. Nonostante la serrata propaganda e il pesante controllo sull'informazione, erano numerosi gli episodi di insofferenza: frequenti tra le truppe erano i tentativi di ammutinamento e le diserzioni, e tra i civili le manifestazioni di protesta e gli scioperi che rivendicavano cibo e pace. GUERRA 1917-1918 Il 1917 fu l'anno decisivo. Dopo che le rivoluzioni Russe portarono Lenin al potere, essi stipularono con l'impero austro-ungarico e con la Germania l'armistizio di Brest-Litovsk, trasformato in pace nel marzo 1918. Il ritiro russo rappresentò un duro colpo per l'Intesa, poiché gli austro-tedeschi poterono concentrare le forze sul fronte occidentale, tanto che gli austriaci sfondarono le linee italiane a Caporetto (23-24 ottobre 1917). Tuttavia, il nuovo governo di unità nazionale, guidato da Orlando, e il nuovo comandante dell'esercito Diaz riuscirono però a fermare l'invasione. Nel frattempo, nell'aprile 1917, gli Stati Uniti avevano dichiarato guerra alla Germania, in nome anche degli ideali di libertà del presidente Wilson. L'intervento americano fornì all'Intesa un notevole apporto di uomini e mezzi e mise in crisi Germania e Austria, che scatenarono due offensive: una dei tedeschi contro gli anglo-francesi annullata nella seconda battaglia della Marna (luglio 1918); una contro gli italiani, annullata a sua volta sul Piave e seguita da una controffensiva terminata con la disfatta austriaca di Vittorio Veneto (24 ottobre 1918) e la firma dell'armistizio di Villa Giusti. Nel novembre 1918 anche la Germania firmò l'armistizio a Compiègne. Sull'onda della sconfitta, l'impero tedesco e quello austro-ungarico dichiararono decaduti i rispettivi regnanti e si trasformarono in repubbliche. IL DOPO GUERRA I TRATTATI DI PACE Il 18 gennaio del 1919 le potenze vincitrici si riunirono a Parigi per sancire una nuova organizzazione territoriale dell’Europa, e la pace inizialmente si pensava potesse seguire i 14 punti del presidente americano Wilson che mirava ad aumentare la democrazia politica e la libertà economica stimolando la cooperazione internazionale e rompere con l’isolazionismo statunitense. Essa seguiva principi come l'autodeterminazione dei popoli (come nella carta d’indipendenza statunitense di Thomas Jefferson); rendere pubblici tutti i trattati di pace e non più segreti (come il trattato di Londra); la libertà di navigazione nei mari in pace e in guerra; assicurare un'accoglienza benevola e una seconda possibilità anche alle nazioni della Triplice Alleanza(ad esempio la possibilità che l’Austria e l’Ungheria continuino nel loro sviluppo economico). Difatti la bellezza del Wilsonismo risiede nell’armonia ricercata tra tutte le nazioni del mondo, infatti vediamo presentata una vignetta del 1919 in cui Wilson è ritratto come un direttore d’orchestra che cerca la pace. In seguito, si venne a creare la Società delle Nazioni per regolare i dissidi tra Nazioni, tuttavia essa non ebbe successo poiché alla fine il congresso degli USA non aderì ai trattati di pace proposti da Wilson preferendo l’isolazionismo. TRATTATO DI VERSAILLES, SAINT-GERMAIN SÈVRES I paesi vincitori, una volta svanito il sogno di Wilson, concentrarono le decisioni nelle mani della Francia e Inghilterra che elaborarono 5 trattati di pace tra i quali vi fu innanzitutto quello di Versailles, imponendo clausole punitive e umilianti per la Germania tra cui ingenti perdite territoriali (tra cui L’Alsazia e la Lorena), sanzioni economiche pesantissime e la riduzione dell’esercito conseguendone poi la nascita di risentimento dei tedeschi. Poi vediamo il trattato di Saint-Germain che dava all’Italia i territori dell’Austria come Trentino, Alto Adige, Istria e il bacino dell’Isonzo; ma allo stesso tempo finì per far scomparire i grandi imperi: quello tedesco, austro-ungarico, ottomanno e Russo provocando la nascita di vari Stati Indipendenti trasformatesi in repubbliche come Austria, Ungheria, Cecoslovacchia, Iugoslavia derivanti dall’Impero Austro-Ungarico, mentre vi erano le repubbliche di Finlandia, Estonia,Lettonia,Lituania. Con il trattato di Sèvres, invece, limitava enormemente i confini dell’Impero Ottomano aggiungendo ingenti debiti di riparazione di guerra. Tuttavia, contrario alle pretese dell’Intesa, Mustafà Kemal Atatürk, portò alla proclamazione della repubblica turca, e all'annullamento delle clausole di Sèvres e alla loro sostituzione con altre più accettabili, siglate nel trattato di Losanna(1923). SCENARIO EXTRAEUROPEO TRA NAZIONALISMO E COLONIALISMO Nel Vicino Oriente la Francia ottenne il mandato su Siria e Libano, l'Inghilterra su Mesopotamia e Palestina. Ciò suscitò il risentimento delle popolazioni arabe, che osteggiavano il progetto di costituire in Palestina una sede nazionale ebraica. La spinta all'indipendenza dei popoli arabi aveva portato nel frattempo all'unificazione, fra il 1919 e il 1932, della penisola arabica e alla creazione del regno dell'Arabia Saudita. Con la fine della guerra ebbe inizio una nuova fase anche per i paesi coloniali, che divennero indipendenti dall'Inghilterra come l'Egitto (senza però perdere il controllo del canale di Suez). Così fece poi anche l'India, guidata dal Mahatma Gandhi attraverso il principio della non-violenza. Invece l'impero coloniale francese, si caratterizza di una politica di "assimilazione", cioè di totale integrazione delle colonie nelle strutture della madrepatria. LE RIVOLUZIONI RUSSE 1. RIVOLUZIONE 1905 All'inizio del XX secolo la Russia era un paese ancora agricolo e povero, dove il forte sviluppo industriale di alcune grandi città non aveva portato benefici diffusi. Aveva però favorito la crescita del proletariato, la diffusione delle dottrine marxiste e la nascita del Partito operaio socialdemocratico (1898), al cui interno la corrente rivoluzionaria marxista di Lenin (bolscevica, cioè "maggioritaria") prevalse sulla minoranza riformista (menscevica,"minoritaria"). Nell'illusione di distogliere l'attenzione del popolo dai problemi interni, lo zar Nicola II impegnò il paese in una guerra di espansione verso l'Estremo Oriente, ma si scontrò con gli interessi delle altre potenze europee e del Giappone, da cui fu clamorosamente battuto (guerra russo-giapponese, 1904-1905).La sconfitta alimentò un'ondata rivoluzionaria che si concretizzò in una manifestazione di popolo a San Pietroburgo ("domenica di sangue", 22 gennaio 1905) dove i rivoltosi si spinsero fino al palazzo dello Zar dove però vennero fucilati più di 1000 persone causando in seguito una serie di scioperi. Queste azioni di lotta, coordinate dai soviet o "consigli", indussero lo zar a fare alcune concessioni (Costituzione di Duma), che non furono però sufficienti a democratizzare il paese sopratutto poiché aveva solo valore consultivo e votata da una stretta cerchia di persone. ENTRATA IN GUERRA DELLA RUSSIA 1914 Lo zar Nicola II, convinto che il conflitto mondiale sarebbe stata una semplice guerra lampo, scelse di entrare in guerra a fianco dell’Intesa senza tener conto dell’opinione pubblica. Tuttavia alla fine dei 3 anni di guerra la Russia aveva perso ingenti quantità di uomini, mezzi e beni di prima necessità. 2. RIVOLUZIONE DI FEBBRAIO 1917 All’inizio del 1917, l’8 marzo (23 febbraio per il calendario ortodosso) scoppiò a Pietrogrado (San Pietroburgo) una protesta popolare contro la situazione di crisi dilaniante e questa volta però gli stessi eserciti repressivi parteciparono alla rivolta, oramai esausti iniziarono una sommossa generale contro lo zar facendo sì che abdicasse e fosse sostituito da un governo provvisorio liberale, guidato dal Vov. In parallelo ad esso rinascevano i soviet del partito socialdemocratico, le quali erano assemblee rappresentative delle classe operaie e meno abbienti che divennero sempre più disfattiste,e che a loro volta erano divise in Bolscevichi di stampo rivoluzionario marxista e i Menscevichi di stampo riformista ma più restio; verificandosi così un vero e proprio dualismo tra governo e soviet. Il tutto prese una svolta quando Lenin, fece ritorno in patria dall’esilio in Svizzera grazie ad una amnistia premeditata dai tedeschi i quali volevano sfruttarlo per scardinare la posizione Russa in guerra. Di fatto, costui promulgò le ‘Tesi di Aprile’ nelle quali si esprimeva la volontà di rendere la rivoluzione guidata dai borghesi a una guida proletaria secondo le ideologie Marxiste. Infatti l’obiettivo era quello di far cadere il governo Vov, passare tutto il potere ai soviet, consegnare le terre ai contadini e le fabbriche agli operai e stipulare una pace immediata (tuttavia fu esiliato nuovamente dai russi) 3.RIVOLUZIONE DI OTTOBRE 1917 Nel mese di Maggio si formò il nuovo governo Kerenskij sostituendo l’vov che abdicò, e costui affermò il volere di continuare la guerra che tuttavia portò ad altri insuccessi e a un aumento generale del malcontento del popolo che si riflesse in subordinazioni interne durante l’estate. In questo periodo di sommosse popolari interne e l’asprezza dei soviet, il nuovo governo vide dalla sua parte i reazionisti quali indissero un colpo di stato verso il soviet di Pietrogrado sotto la guida di Kornilov, che però fu sfuggito grazie l’intervento bolscevica. È in questo momento di instabilità che Lenin decise di ritornare clandestinamente, facendosi capo di tutto il partito socialdemocratico e occupando Pietroburgo e il Palazzo d’Inverno (sede del governo) il 6-8 novembre nella ‘rivoluzione d’ottobre’ con il corpo della Guardia Rossa. Ottenne così la nascita del ‘Governo dei Commissari del Popolo’ allontanando i borghesi e costituendo il nuovo Stato Sovietico (basato sui soviet), con affianco Stalin (commissario delle nazionalità) e Trotskij (commissario degli esteri). Allo stesso modo Lenin concesse la libertà di propaganda all'esercito, la soppressione di privilegi dei proprietari terrieri, ma più importante, fermò la guerra. Con la pace di Brest-Litovsk il 3 Marzo 1918 la Russia usciva dalla guerra pagando condizioni durissime, perdendo grandi territori, fonti di approvvigionamento e industrie. Così facendo però perse parte dell’appoggio che vinse al principio della riv. di Ottobre dei menscevichi, aprendo così il monopartitismo Bolscevico. Un’altra questione che il Consiglio dovette affrontare fu quello dell’assemblea costituente, sulla quale si doveva basare la formazione di uno Stato democratico, alle elezioni di novembre programmate durante il Governo Kerenskij, vinte dai rivoluzionari in contrasto con Lenin. Così essa fu sciolta in modo autoritario, e Lenin fu denominato come ‘l’affossatore dispotico della democrazia'. LA CRISI DEL 29’ IL CROLLO DELLA BORSA DI WALL STREET Nella convinzione che lo stato di benessere non potesse che crescere all'infinito, assistiamo negli Stati Uniti a una gara alla produzione industriale e agricola che coinvolse anche le banche finendo per innescare un giro di prestiti e di speculazioni pericolose. Infatti abbiamo visto che con l’arricchimento degli Stati Uniti e con la ventata illusoria degli ‘anni ruggenti’, le persone che iniziano ad avere da parte un capitale iniziano a ‘speculare’ per poter creare una società per azioni con diversi capitalisti; cioè si diffonde l’attività che consiste nell'acquistare o nel vendere merci, immobili, azioni o valuta con l'intento di ottenere il più alto profitto, sfruttando opportunamente la variazione dei prezzi. Difatti abbiamo visto come il capitalista riceve una % in base a quanto ha investito nella attività. Per far funzionare questo processo ci si rivolgeva alle banche che attraverso una politica di agevolazione creditizia finirono per far circolare tanta liquidità; e le aziende iniziarono a non utilizzare più i crediti ottenuti nella produzione ma bensì, in speculazioni finanziarie. Ebbe così inizio la ‘febbre speculativa’ che rese partecipi anche i piccoli risparmiatori attratti dalla speranza di arricchirsi, difatti erano messe in vendita le azioni delle aziende e, fino a quando il mercato fu fiorente assistiamo ad un sistema che si arricchisce in maniera sistematica, mentre quando arriviamo a un periodo di squilibrio del mercato (cioè quando offerta e domanda di produzione combaciano in armonia) vediamo la crisi di sovrapproduzione. Ciò fu causato da una chiusura dei mercati esteri nei confronti degli Stati Uniti (che già era limitata a causa della sua politica protezionista) e anche a causa della decisione di molti governi Europei nell'adottare una politica economica che puntava alla deflazione (cioè la diminuzione generale dei prezzi per rimediare alla forte inflazione, diminuendo il potere di acquisto dei salari diminuendo di conseguenza la domanda di merci). Vediamo così le conseguenze disastrose di queste scelte politiche che portarono a uno ristagno del mercato internazionale, poiché la diminuzione delle esportazioni portò a un accumulo di enormi quantitativi di prodotti agricoli e industriali invenduti, portando alla chiusura di molte aziende e determinando una crisi gravissima, con conseguenze a catena. I speculatori, ai primi segni di crisi, avviarono una corsa alla vendita delle azioni sperando nei guadagni promessi ma ciò fece scendere drasticamente il valore dei titoli e le banche finirono per andare in bancarotta e così il 24 Ottobre 1929 nel cosiddetto ‘Giovedì Nero’, la Borsa di Wall Street crollò. Le fabbriche chiusero e le banche fallirono; la produzione industriale calò vertiginosamente, mentre la crisi mutò diventando sociale. Crebbero disoccupazione e povertà, 15 milioni di persone persero il lavoro. Agli anni ‘ruggenti’ si andarono a sostituire gli anni Trenta della ‘grande depressione’. La crisi dagli Usa si propagò in tutto il mondo, soprattutto in Europa, dove il ritiro dei capitali americani e l'arrivo sui mercati di prodotti a prezzi bassissimi provocarono il tracollo della produzione e l’aumento drastico della disoccupazione. Inoltre, il crollo della Borsa di Wall Street, ebbe ripercussioni su sistemi economici fragili esteri come la Germania e l’Italia, le quali dipendevano ancora dalle risorse statunitensi dato il ‘piano Dawes’. La disoccupazione e l'inflazione in questi paesi europei aumentarono in maniera esponenziale. Persino la Gran Bretagna conobbe una crisi della produzione generata dalla generale crisi mondiale, portando il paese ad abbandonare le politiche economiche del libero commercio sostituendolo con misure più restrittive e miranti a privilegiare i rapporti fra i paesi del Commonwealth. NEW DEAL DI ROOSEVELT Ad avviare una risoluzione della crisi americana fu il presidente democratico Franklin Delano Roosevelt (eletto nel 1932), che varò il New Deal, un piano innovativo destinato a segnare il passaggio da un'economia libera a un'economia guidata, in cui lo Stato interveniva per porre alcuni limiti alla crescita produttiva e un controllo della libertà d'iniziativa privata. Roosevelt adottò un sistema di inflazione controllata (svalutando il dollaro per rialzare i prezzi, immettendo cartamoneta, controllando banche e Borse). Sul piano sociale difese i salari minimi, i contratti di lavoro, la riduzione dell'orario. Realizzò lavori pubblici per combattere la disoccupazione e concesse aiuti alle aziende in crisi per favorire la ripresa dell'industria. Concesse sussidi per favorire la ripresa dell'agricoltura. Per finanziare le misure necessarie ad attuare le riforme, Roosevelt applicò una politica fiscale più pesante nei confronti delle classi abbienti e privilegiate e ciò suscitò la loro opposizione alla sua linea di governo. La seconda presidenza Roosevelt (1936) confermò però il pieno consenso delle masse popolari e delle organizzazioni sindacali alla sua politica, basata sulle teorie dell'economista inglese John Maynard Keynes, assertore della necessità del controllo dello Stato sull'attività produttiva e monetaria. I VARI PARTITI NEL DOPOGUERRA Nel difficile contesto del primo dopoguerra lo schieramento liberale, che fino a quel momento aveva dominato la scena politica, andò perdendo influenza, mentre nel 1919 don Luigi Sturzo fondava il Partito popolare Ppi , partito sostenuto anche dal Papa e dai cattolici fu segno del definitivo abbandono del non expedit di PIo IX, con la speranza che l’apertura ai veri valori cattolici potesse far nascere un’armonica integrazione dei vari interessi. Questo partito si basava su un programma che prevedeva il voto a suffragio universale (donne comprese), voleva tutelare i diritti di tutte le classi popolari senza entrare in conflitto con le altre quindi era interclassista, una radicale riforma agraria con la quale attirare i ceti rurali e infatti crearono anche un sindacato di ispirazione cattolica, la Confederazione Italiana dei lavoratori e infine era apertamente laica, indipendente dalle gerarchie ecclesiastiche alla quale potevano partecipare cattolici e non. Ovviamente il partito di Sturzi entrava palesemente in conflitto con i socialisti (che teorizzavano la lotta tra classi ed erano anticlericali), inoltre non erano apprezzati neanche dai liberali che li accusavano di ‘bolscevismo bianco’. Gravi dissidi si manifestarono nel Partito socialista, al cui interno si scontravano la linea riformista di Turati la quale credeva in riforme progressive per raggiungere una trasformazione della società e quella massimalista di Menotti Serrati, contrario a ogni compromesso con lo Stato borghese e credente in una rivoluzione che non si realizzava; una terza linea, ‘L’Ordine Nuovo’ proposta da Bordiga, Gramsci e Togliatti, puntava alla creazione di un partito rivoluzionario sul modello di quello realizzato da Lenin in Russia, una ‘avanguardia operaia’ con il compito di organizzare e guidare la lotta armata del proletariato attraverso i consigli di fabbrica, come soviet Russi. MUSSOLINI E I FASCI DI COMBATTIMENTO In questo clima l'ex socialista Benito Mussolini fondò il movimento dei Fasci di combattimento (23 marzo 1919), cui riunione fondativa si tenne a Milano, in un palazzo di piazza San Sepolcro. Il programma si caratterizzava per un forte nazionalismo, con l'instaurazione di una repubblica con ampie autonomie regionali e comunali, il suffragio universale esteso alle donne, l'istituzione del referendum popolare, l'abolizione del Senato di nomina regia, dei titoli nobiliari, della polizia politica e della coscrizione obbligatoria; in più voleva il sequestro dei beni religiosi. Prevedeva inoltre il pagamento dei debiti dello Stato da parte delle classi più abbienti, la lotta alle speculazioni borsistiche e bancarie, la distribuzione della terra ai contadini, la partecipazione dei lavoratori agli utili delle aziende, la concessione di industrie e servizi pubblici a organizzazioni operaie, nonché la riduzione dell'orario di lavoro. I Fasci si proponevano come un movimento politico duttile ed elastico, capace di superare i tradizionali schieramenti di destra e sinistra (aristocratici e democratici, conservatori e progressisti, reazionari e rivoluzionari, a seconda delle circostanze di tempo, di luogo e di ambiente.) (PS: opinione mia personale tutto ciò equivarrà al pararsi il culo per qualsiasi cosa) I fascisti non hanno dottrine prestabilite: la loro unica tattica è l'azione". Lo stesso Mussolini nel suo discorso tenuto nella piazza dichiarò che Il programma fosse rivoluzionario, antidogmatico (contro dogma, verità non dimostrabili e date per assolute), anti demagogico (non fa false promesse). [Ciò ci anticipa gli aspetti fondamentali del primo fascismo: il nazionalismo, 'esaltazione dell'azione individuale e il ricorso alla violenza anche nell'attività politica, l'avversione nei confronti delle classi abbienti (antiplutocrazia) e verso i socialisti, e un sostanziale antiparlamentarismo.] Un primo esempio dato per effimero fu l’episodio del 15 aprile 1919, durante uno sciopero generale a Milano, i fascisti procedettero al saccheggio e all'incendio della sede dell'" Avanti!", il quotidiano del Partito socialista. LA CRISI DELLO STATO LIBERALE l'Italia doveva far fronte anche a un diffuso senso di frustrazione e di delusione riguardante l'esito della guerra. Si era infatti diffusa la percezione che i terribili costi umani e materiali del conflitto non fossero serviti a nulla, visto che l'Italia non era riuscita a ottenere tutti gli ampliamenti territoriali ai quali ambiva. Alla conferenza di pace di Parigi l'Italia era stata relegata a una posizione di secondo piano tuttavia bisogna ammettere che le posizioni portate avanti dai ministri Orlando e Sonnino furono per certi versi contraddittorie. Da una parte,i rappresentanti italiani avevano chiesto il rispetto del patto di Londra, che assegnava al nostro paese parte della Dalmazia, in violazione però del principio di nazionalità, perché abitata prevalentemente da slavi. Al tempo stesso l'Italia aveva rivendicato, in nome dello stesso principio, la città istriana di Fiume (assegnata alla Croazia e non attribuita all'Italia dal patto), poiché la popolazione era costituita in maggioranza da nostri concittadini e si era proclamata italiana dal 1918. Queste aspirazioni sulle regioni dalmate incontrarono però l'opposizione tanto del presidente americano Wilson, quanto di Francia e Inghilterra, le quali non vedevano di buon occhio un aumento dell'influenza italiana sull'Adriatico e così l'Italia venne ignorata. Presso l'opinione pubblica si diffuse così il mito della "vittoria mutilata". L’IMPRESA DI FIUME A causa di questi avvenimenti, nel giugno 1919 il governo Orlando cadde e fu sostituito da un altro liberale, retto da Saverio Nitti, il quale raggiunse con le altre potenze vincitrici un accordo in base al quale Fiume sarebbe stata evacuata dalle truppe italiane e affidata a reparti anglo-francesi in attesa di una soluzione definitiva del problema. Ciò irritò gli ambienti nazionalisti e il poeta Gabriele D'Annunzio si fece interprete di tali sentimenti e occupò con un gruppo di nazionalisti Fiume e ne proclamò l'annessione all'Italia. Nitti assunse una posizione ambigua, né favorevole né contraria agli eventi, quindi l'occupazione continuò fino ad instaurare un piccolo Stato autonomo. LA RIFORMA ELETTORALE Dopodiché vediamo le elezioni politiche del 1919 (le prime con il sistema proporzionale e con il suffragio universale maschile) [Nel sistema proporzionale i seggi sono attribuiti ai partiti in proporzione alla percentuale dei voti ottenuti; in quello uninominale i seggi sono assegnati ai candidati che nei rispettivi collegi abbiano ottenuto la maggioranza dei voti. Il primo sistema mira a garantire la massima rappresentatività politica; nel secondo la volontà della maggioranza degli elettori è l'unica a contare nell'attribuzione dei seggi]. A codeste elezioni vinsero più seggi i socialisti (156) e cattolici (100), organizzati in moderni partiti politici di massa, mentre evidenziarono la crisi dello schieramento liberale il quale perse per la prima volta la maggioranza assoluta evidenziandone la fragile compattezza (mentre i fascisti nel 19 non avevano ottenuto neanche un seggio). BIENNIO ROSSO (1919-1920) I governi liberali, privati così di una solida maggioranza in Parlamento, si trovarono a dover fronteggiare la difficile situazione sociale del paese. Nel 1919-1920 ci fu una fortissima conflittualità sociale: i lavoratori chiedevano sempre più compatti la riduzione della giornata lavorativa e l'aumento dei salari, ormai falcidiati dall'inflazione; gli industriali, a causa dei problemi derivanti dalla riconversione delle fabbriche insieme alle pesanti tasse imposte dal governo, sia dalla difficoltà a ottenere prestiti dalle banche, rifiutavano ogni concessione. Scoppiò una lunga serie di scioperi (+3500 nel biennio) e manifestazioni nelle industrie e nelle campagne. L'ampiezza e la diffusione della protesta furono tali che gli storici hanno chiamato gli anni 1919-1920 "biennio rosso". Nel febbraio del 1919 gli operai metalmeccanici riuscirono a ottenere, a parità di salario, una consistente riduzione dell'orario lavorativo settimanale, che scese da 70-62 ore a 48 estendendolo poi anche a tutti gli altri settori industriali (ovvero le 8 ore giornaliere, più un riposo settimanale) ; L'apice delle agitazioni nel settore industriale si ebbe tra l'agosto e il settembre 1920, quando circa mezzo milione di lavoratori metalmeccanici aderenti al sindacato Fiom (Federazione impiegati operai metallurgici) procedettero all'occupazione di oltre 600 fabbriche dove organizzarono produzione e lavoro secondo le forme dell'autogestione. A partire da quel momento in poi, in molti stabilimenti si diffusero consigli di fabbrica che si rifacevano al modello dei soviet russi; Poi dalle fabbriche la lotta si estese anche alle campagne, dove i contadini attendevano ancora che venissero mantenute le promesse fatte loro durante la guerra. Al Nord e al Centro i braccianti erano organizzati a livello locale in leghe rosse (di ispirazione socialista) e bianche (di ispirazione cattolica), a loro volta riunite in federazioni più ampie come la Federazione dei lavoratori della terra; Con scioperi e boicottaggi i braccianti rivendicarono aumenti salariali e una maggiore stabilità occupazionale. Nel Mezzogiorno, dove prevaleva il latifondo, i contadini erano in generale meno organizzati dal punto di vista sindacale e reclamarono la ridistribuzione delle terre con l'occupazione dei terreni incolti. LA MEDIAZIONE GIOLITTIANA La paura di una rivoluzione portò Giolitti ad intervenire al posto di Nitti, poiché si credeva fosse l'unico in grado di far uscire il paese dall'emergenza e infatti si oppose alla richiesta di usare la violenza e collaborò con i sindacati del Partito socialista, affinché non intraprendessero una rivoluzione raggiungendo un accordo. Gli operai posero fine alle occupazioni e, in cambio, gli industriali concessero aumenti dei salari e forme di controllo degli operai sulle aziende, concludendo così le sommosse in modo pacifico. Tuttavia, la mediazione suscitò l'insoddisfazione di tutti e l'esito delle grandi proteste del 1920 indebolì soprattutto il Partito socialista e ne acuì le spaccature interne tanto che, nel corso del congresso di Livorno, la corrente minoritaria di estrema sinistra uscì dal partito e dette vita, il 21 gennaio 1921, al Partito comunista italiano (Pci). Sotto la guida di Antonio Gramsci e di Amadeo Bordiga, aderendo anche alla Terza Internazionale dei Russi. Giolitti ottenne invece un successo nella risoluzione della questione fiumana: nel novembre 1920 Italia e regno dei Serbi, Croati e Sloveni firmarono il trattato di Rapallo, nel quale Fiume veniva dichiarata "città libera", mentre D'Annunzio e il suo esercito dovettero ritirarsi. Per la stessa ragione di non accendere tensioni internazionali, Giolitti rinunciò al mandato sull'Albania, di cui riconobbe l'indipendenza. SECESSIONE DELL'AVENTINO Il 27 giugno cominciò così la protesta detta "secessione dell'Aventino" (in ricordo di quella attuata nella Roma antica dalla plebe contro le prepotenze dei patrizi) per far cadere il fascismo su basi "morali'" non portò però ad alcun risultato a causa della mancata organizzazione del partito socialista a fare una lotta politica efficace e inoltre, l'assenza dell'opposizione dai lavori parlamentari fornì a Mussolini l'occasione di distruggere definitivamente le istituzioni democratiche e il 1° luglio 1924 dette vita a un governo composto solo di fascisti, dopo che Vittorio Emanuele III gli cesse il controllo su tutto il governo. IL DISCORSO DEL 3 GENNAIO 1925 Il 3 gennaio 1925 Mussolini rivendicò a sé ogni responsabilità di quanto accaduto a Matteotti. Questo atto rappresentò l'avvio della costruzione di un regime autoritario basato sulla soppressione di ogni libertà costituzionale e sull'uso della forza contro ogni forma di opposizione, dissenso instaurando una dittatura. Chiusero circoli e associazioni politiche antifasciste, con arresti di socialisti e comunisti. LEGGI FASCISTISSIME| 1925-1926, determinarono l'instaurarsi della dittatura le "leggi fascistissime" finalizzate a rafforzare il governo e ad abolire la separazione dei poteri legislativo, esecutivo e giudiziario, caposaldo della democrazia liberale. I principali elementi: • Il presidente del Consiglio dei ministri fu trasformata in quella di segretario di Stato,che veniva nominato e revocato dal re e che pertanto non dipendeva più dal Parlamento. • al governo vennero riconosciute ampie facoltà di emanare le leggi; •I prefetti, poterono sciogliere associazioni, enti, istituti, partiti, gruppi e organizzazioni politiche. Venne modificato l'ordinamento municipale attraverso l'eliminazione del Consiglio comunale e del sindaco (entrambi elettivi), ai quali subentrò il podestà di nomina governativa, che da solo esercitava le funzioni di sindaco, giunta e consiglio comunale; • decaduti tutti i deputati dell'opposizione • fu stabilito l'obbligo per tutti i dipendenti pubblici, compresi magistrati, professori universitari e insegnanti, di iscriversi al Partito fascista, pena il licenziamento; • il confino per i soggetti apertamente ostili al regime. Fu istituito un Tribunale speciale per la difesa dello Stato, le cui sentenze furono immediatamente esecutive e inappellabili, e ripristinata la pena di morte; • venne definitivamente soppressa ogni libertà di opinione e di stampa; Fu così che in soli ventiquattro mesi, dal 3 gennaio 1925 alla fine del 1926, il fascismo si trasformò in vero e proprio regime autoritario aprendo una nuova pagina della storia politica e istituzionale italiana. RIFORMA ELETTORALE 1929 |Nel maggio 1928,con la nuova legge elettorale introdotta, l'elettore era chiamato ad approvare o a respingere, per la Camera dei deputati, una lista unica nazionale di 400 candidati designati dal Gran consiglio del fascismo; il Senato rimaneva invece sempre di nomina regia. (Nel 1928, fra l'altro, il Gran consiglio divenne un organo costituzionale che doveva esprimere un parere sulla successione al trono, ma soprattutto il potere di nominare il capo del governo. Nominalmente, questo potere era detenuto dal re, che però d'ora in avanti avrebbe dovuto scegliere all'interno di una rosa di nomi proposta dal Gran consiglio.) Il 24 marzo 1929 si svolse una consultazione plebiscitaria in cui i cittadini, dovevano limitarsi a votare con un "sì" o con un "no" l'unica lista compilata dal governo, sapendo che il loro voto non era più né segreto né libero, in quanto la scheda del "sì" era facilmente riconoscibile dall'esterno perché tricolore, mentre quella del "no" era bianca e chi la depositava nell'urna diventava bersaglio di violenze. (Ciò spiega i risultati delle votazioni, con 8.506.576 voti favorevoli alla lista unica e soltanto 136.198 contrari). La Camera vide profondamente snaturato il proprio ruolo, che non fu più quello di votare le leggi in una libera e autonoma dialettica parlamentare, bensì di "collaborare" con il governo. Il Parlamento perdeva inoltre la sua essenziale funzione rappresentativa, essendo i nuovi eletti espressione del partito unico al potere, non del popolo. Nel 1939 la Camera dei deputati fu addirittura soppressa e sostituita dalla Camera dei fasci e delle corporazioni. [Nel diritto moderno per plebiscito si intende una diretta manifestazione della volontà del popolo riguardo alle questioni relative alla struttura dello Stato o alla sovranità territoriale. Non implica, dunque, come nelle elezioni, la scelta di un candidato o di un partito tra tanti, ma l'approvazione o meno di un determinato quesito istituzionale. Durante gli anni delle dittature totalitarie il plebiscito perse infatti il valore di interrogazione della volontà collettiva e assunse quella manifestazione plateale di un consenso unanime.] CULTO DEL DUCE E PROPAGANDA: Per consolidare il MITO DELL’UOMO FASCISTA (lavoratore, padre di famiglia, atleta), IL CONSENSO, L’APOLOGIA e IL REGIME , Mussolini (che iniziò a farsi chiamare duce per sottolineare il ruolo di guida assoluta richiamando l’antica roma, periodo più longevo per l’espressione della forza italiana) ricorse a una martellante propaganda e censura, guidato dall’Istituto Luce e attuata attraverso un completo controllo della stampa(mezzo principale), della radio, delle organizzazioni di partito per sopprimere la coscienza critica e il ricordo delle libertà civili. In questa volontà di indottrinamento del popolo anche la scuola, riformata con un'impronta militare da Giovanni Gentile, divenne mezzo di propaganda sfruttato al massimo per radicare nei giovani l’ideologia fascista. Allo scopo di pianificare in modo capillare il tempo libero e fascistizzare la cultura vennero istituiti organismi di inquadramento di massa come l'Opera Nazionale Balilla (che completava la riforma scolastica trasformando la scuola in una istituzione parascolastica preposta all’istruzione ginnico-sportiva e pre-militare dei ragazzi 6-18 anni), i Gruppi universitari fascisti (per formare la futura classe dirigente), l'Opera nazionale dopolavoro (controllo tempo libero). Le ADUNATE FASCISTE miravano invece a esaltare la fede collettiva della nazione. ->faccette nere, schede grillandi REPRESSIONE ANTIFASCISMO: Mussolini inasprì inoltre la repressione delle attività antifasciste, attraverso il controllo e la censura della polizia politica (Ovra). Nonostante queste iniziative gli oppositori al regime aumentarono e tra essi molti erano gli intellettuali soprattutto comunisti e del partito fondato da Salvemini, Giustizia e Libertà cui l’obiettivo di ripristinare la repubblica democratica attuando sia in Italia che all’estero (ricordiamo Croce con il Manifesto degli intellettuali antifascisti, rivendicava la libertà di pensiero e la denuncia del regime autoritario; Gramsci, i fratelli Rosselli, Turati) tuttavia, questi tentativi vennero soffocati immediatamente e la lotta antifascista potè continuare solo in esilio o in clandestinità. CONTRASTO CON LA CHIESA: Infine, per far tacere il dissenso cattolico, (molto radicata nella società) raggiunse con papa Pio XI un accordo che metteva fine alla questione romana apertasi con l'annessione di Roma al regno d'Italia (1870 quando il papa fu confinato al vaticano dopo che crollò lo stato pontificio, diventato Lazio): sottoscritti l'11 febbraio 1929, i Patti lateranensi riconobbero la sovranità esclusiva del papa sullo Stato della Città del Vaticano (risarcendo anche i danni), stipulava che la religione Cattolica fosse l’unica religione dello Stato, in più garantiva alla Chiesa il libero esercizio del potere spirituale e del culto in tutto il territorio nazionale, si esoneravano i sacerdoti dal servizio militare, si introduceva l'insegnamento religioso nelle scuole e si riconoscevano effetti civili al matrimonio religioso. In cambio la chiesa riconosceva l’esistenza del regno d’Italia. Tuttavia nel 1931 il regime emanò un provvedimento di immediata chiusura dell'Azione cattolica, colpevole di fare concorrenza ideologica alla Fondazione Balilla. Nonostante ciò, Il decreto fu revocato e si arrivò a un accordo, poiché Pio XI promulgò un’enciclica durissima con la quale condannava il fascismo come dottrina autoritaria e dichiarava come illecito il giuramento di fedeltà al duce; ma la reciproca diffidenza tra laicato cattolico e organizzazioni fasciste rimase. LA POLITICA SOCIALE ECONOMICA: Vediamo come il regime appoggiò l'alta finanza e la grande borghesia capitalistica, industriale e agraria: evitò di colpirne gli esponenti con forti tasse, ma soprattutto soffocò le rivendicazioni operaie attraverso l'abolizione delle commissioni interne delle fabbriche (anche 1 maggio tolto), del diritto di sciopero e dei liberi sindacati grazie l'entrata in vigore del nuovo Codice penale (1930), di Alfredo Rocco. I sindacati furono sostituite dalle corporazioni, organi statali che raggruppavano lavoratori e datori di lavoro delle diverse categorie produttive; pubblicò inoltre la Carta del lavoro, per ribadire la collaborazione tra le classi in nome dei superiori interessi della produzione (contrario dei socialisti). Dopo la fase liberista, si passò al PROTEZIONISMO mediante un consistente inasprimento dei dazi sui cereali, la creazione di ostacoli di ogni genere all'investimento dei capitali esteri in Italia e un pesante aumento delle tariffe doganali. Questa strategia rispondeva alla precisa necessità di limitare la dipendenza dall'estero ma anche a un'esigenza di prestigio nazionale oltre che di ordine interno, visto che il risanamento dell'economia avrebbe contribuito alla definitiva stabilizzazione del regime. LA LIRA: La rivalutazione della lira, che Mussolini difese con ogni mezzo per riportarla a "quota novanta" nei confronti della sterlina per rinvigorire il mercato e difendersi dall'inflazione, ma comportò invece il ristagno economico e l'impoverimento dei ceti più deboli poiché la produzione italiana non era in grado di sostenere la rivalutazione (rallentamento della produzione, calo delle esportazioni, disoccupazione triplicata, tagli ai salari). CRISI DEL 29’: Per fronteggiare la crisi del 1929, il regime puntò a controllare direttamente l’economia e a divenire uno Stato imprenditore, costruendo una gerarchia che riconducesse sempre al duce. Favorì le partecipazioni pubbliche e promosse la formazione di grandi gruppi di imprese iniziando con 1 l’acquisto di industrie e banche; 2 la Concessione di prestiti a imprese in difficoltà; 3 Potenziamento della marina mercantile e creazione dell'aviazione civile. Codeste iniziative si ispiravano al dirigismo statale (forma di intervento pubblico nell’economia a metà strada tra una vera e propria pianificazione e semplici manovre di politica fiscale e monetaria) provocò la reazione dei borghesi che mal tolleravano le eccessive ingerenze che aveva conquistato lo Stato. Infine il dirigismo statale si propugnò attraverso l'autarchia, cioè l'autosufficienza della produzione nazionale senza dipendere in nessun campo dall’estero, da realizzare attraverso 1 misure di sviluppo dell’attività industriale; 2 la realizzazione di grandi opere di risanamento; 3 aumento dei lavori di pubblica utilità e la conduzione di battaglie mirate-> la battaglia del grano per lo sviluppo della produzione agricola; la battaglia della palude, con vari bonifici dei terreni paludosi per operare nel risanamento della delle zone incolte e insane che ridussero di conseguenza anche la disoccupazione (nelle paludi pontine vi fu anche Mussolini ritratto a lavorare, ovviamente per aumentare il culto della propria persona tuttavia sappiamo che solo il 20% dei bonifici fatti e propagandati erano veri); si fece promotore di una battaglia demografica per incrementare il numero della popolazione come con la tassa sul celibato, infatti, Mussolini riteneva che la forza di uno stato si misurasse anzitutto con il numero dei suoi abitanti, Riconosciamo che diminuì la mortalità infantile di molto attraverso l'Opera nazionale maternità e infanzia (Onmi) che si occupava dell'assistenza alle ragazze madri e ai bambini orfani, della formazione di personale medico specializzato, della prevenzione di malattie infantili e delle morti per parto; Oltre a ciò vennero varati provvedimenti a favore della natalità, sostenendo economicamente le famiglie più numerose. I padri di famiglia furono avvantaggiati nell'assegnazione di posti di lavoro e di case popolari, stipendi più elevati, di agevolazioni fiscali e di scatti di carriera anticipati. Per le famiglie con più di sei figli furono inoltre previsti compensi in denaro, mentre le donne con più di sette figli vennero premiate con una medaglia d'argento. LA POLITICA ESTERA: In politica estera Mussolini ricercò in una prima fase (1922-1926) alleanze esterne, in particolare con l'Inghilterra, e si propose di assicurare la pace e migliorare l'immagine dell'Italia all'estero. Al contempo, però, le mire espansionistiche lo spinsero a richiedere la revisione dei trattati di pace considerati ingiusti (revisionismo). Successivamente (1926-1932) inasprì i rapporti internazionali soprattutto con la Francia. La via della diplomazia fu abbandonata quando Mussolini nel 1935 dette inizio a una politica di espansione in Africa ai danni dell'Etiopia del negus (re) Hailé Selassié. L'impresa provocò l'applicazione nei riguardi dell'Italia di sanzioni economiche da parte della Società delle Nazioni come il blocco fornitura d’armi, prestiti e divieto di acquisto delle merci italiane. Tuttavia le sanzioni furono pressoché inutili dato che gli Stati Uniti e la Germania continuavano i traffici con l’Italia, infatti l’impresa in questi territori ancora inoccupati dalle potenze occidentali dette modo al fascismo di avere spunti propagandistici per esaltare la prova di fermezza offerta dal regime. La guerra d'Etiopia si concluse vittoriosamente nel 1936 permettendo al duce di raggiungere il massimo consenso, ma costò l'uscita del paese dalla Società delle Nazioni e il suo isolamento in ambito europeo. In tale situazione Mussolini si risolse a cercare un'alleanza con la Germania di Hitler, che si concretizzò il 24 ottobre 1936 con l'Asse Roma-Berlino, dove si ufficializzava l’avvicinamento tra le due potenze e portando a una netta spaccatura dell’Europa. Inizialmente la Germania aveva nettamente maggiore influenza in Europa (soprattutto dopo l’annessione dell’Austria e della Cecoslovacchia), perciò Mussolini decise di occupare l’Albania (che era stato dichiarato dipendente nel 1920). LE LEGGI RAZZIALI: L'avventura etiopica sollecitò nel 1937 l'emanazione della prima legislazione razziale del fascismo, indirizzata alle popolazioni africane delle colonie italiane e volta a scoraggiare le relazioni con gli italiani per evitare ogni forma di contaminazione razziale. Nel 1938, fu pubblicato un Manifesto di difesa della razza, che dichiarava l'adesione del fascismo alle teorie razziste. I provvedimenti avevano come obiettivo la discriminazione e la persecuzione degli ebrei. Vediamo infatti che numerosi scienziati e intellettuali ebrei, colpiti dai provvedimenti fascisti, emigrarono negli Stati Uniti. Ciò portò all’inizio della perdita del consenso raggiunto fino ad ora da Mussolini, poiché l’atto fu molto forte. Alcuni dei provvedimenti furono: • l'esclusione dalle scuole pubbliche; • il divieto di matrimonio con italiani; • il divieto di possedere aziende, attività commerciali e beni immobili (ammessi solo entro certi limiti); • il divieto di prestare servizio nelle forze armate,nell'amministrazione statale e parastatale; • forti limitazioni all'esercizio di lavori e professioni in qualsiasi campo; • il divieto di svolgere l'attività di notaio e giornalista e qualsiasi incarico che comportasse funzioni di pubblico ufficiale. Primo de Rivera. Si aggiunga che movimenti fascisti nacquero ed ebbero seguito anche in stati governati da democrazie liberali e parlamentari come la Francia e l'Inghilterra. Solo a metà degli anni 30 iniziarono a cercare di risolvere la situazione attraverso vie diplomatiche (paura ricordo 1a guerra mondiale). Infine, non dispiaceva la grande avversione che Hitler manifestò contro il comunismo bolscevico definito come "pericolo rosso". COS’È UN TOTALITARISMO? Il termine totalitarismo fu coniato da Giorgio Amendola per esprimere la vocazione del fascismo a dominare la società in ogni suo ambito, e fu poi lo stesso Mussolini ad appropriarsi di tale termine. Il totalitarismo è un sistema politico che si caratterizza per tre aspetti centrali: 1 un partito unico di massa alla direzione dello Stato, guidato da un dittatore e strutturato in modo gerarchico; 2 una ideologia ufficiale che riguarda ogni aspetto dell'attività e dell'esistenza dell'uomo e che tutti i membri della società devono abbracciare; 3 il terrore poliziesco, che serve a tradurre in realtà l’ideologia e che colpisce non solo i nemici reali, ma anche classi intere della popolazione scelte arbitrariamente. A questi elementi cardine del totalitarismo moderno, gli storici ne aggiungono altri, tra i quali 4 il controllo monopolistico dei mezzi di comunicazione di massa, come la stampa, la radio e il cinema, 5 la direzione centrale di tutta l'economia e 6 la centralità della figura del capo che tiene nelle sue mani le fila dell'ideologia, del terrore e dell'intera organizzazione totalitaria. Tutti questi elementi conferiscono al regime totalitario una forza di penetrazione e mobilitazione della società nuova rispetto ai regimi autoritari o dispotici del passato. L’IDEOLOGIA NAZISTA E L’ANTISEMITISMO I fondamenti dell'ideologia nazionalsocialista vennero delineati da Hitler nella sua opera Mein Kampf (in italiano "La mia battaglia"), scritto durante la prigionia per il fallito Putsch di Monaco,e fu distribuito in modo capillare. L'ideologia hitleriana si fondava su una specie di sentimento mistico, su un miscuglio di aspirazioni nazionalistiche e di teorie eugenetiche, (Disciplina che si prefigge di migliorare la specie umana utilizzando le leggi dell'ereditarietà genetica,cercando di impedire la riproduzione dei caratteri disgenici, cioè "sfavorevoli") che avevano come punto di raccordo due elementi fondamentali: quello della razza, considerata essenza della storia e della società , e quello dell'ineguaglianza, ritenuta legge fondamentale della natura e, come tale, motivo determinante della sottomissione delle masse ai capi e delle razze inferiori a quelle superiori. Il nazismo sosteneva infatti la teoria della superiorità assoluta e indiscutibile della cosiddetta "razza ariana", alla quale andava attribuito il merito esclusivo del progresso dell'umanità e la cui purezza doveva essere difesa contro ogni pericolo di contaminazione quindi si rese necessario un processo di “purificazione”. Era questa la base ideologica dell'espansionismo nazista: se una razza dominante necessitava di uno "spazio vitale", aveva pienamente il diritto di occuparlo, eliminando o riducendo in schiavitù le "razze locali". -> guarda immagini pag 257. PERCHÉ IL POPOLO EBRAICO? Il popolo ebraico, fu considerato come l'origine di tutti i mali del mondo, come una malattia da cui discendevano il liberalismo, la democrazia e il marxismo, tutti "pericoli" che dovevano essere estirpati. Ne conseguì una spietata persecuzione (poi sterminio) degli ebrei, ritenuti una razza impura, "anti razza". In principio vi furono provvedimenti discriminatori per impedire agli ebrei la frequenza scolastica e l'esercizio della libera professione. La persecuzione divenne poi sistematica con la promulgazione delle leggi di Norimberga (15 settembre 1935):privati della cittadinanza, vietato fare matrimoni con altri cittadini tedeschi e furono obbligati a esibire sugli abiti la stella gialla di David, in modo da essere ben riconoscibili in pubblico.-> in molti emigrarono negli Stati Uniti. LA NOTTE DEI CRISTALLI Nella notte fra il 9 e il 10 novembre 1938 - con il pretesto di una ritorsione in seguito all'uccisione a Parigi di un diplomatico nazista per mano di un giovane ebreo - in molte città del Reich vennero devastati i luoghi di culto, gli esercizi commerciali e le abitazioni private degli ebrei; alcuni uccisi, mentre migliaia arrestati e internati in campi di concentramento. Poiché furono infrante le vetrine dei negozi e le vetrate delle sinagoghe, l'azione venne definita "notte dei cristalli". L’odio si coniugò anche per delle ragioni di tipo economico: la persecuzione degli ebrei permetteva di mettere le mani sui loro patrimoni, in alcuni casi davvero ragguardevoli. In questa fase le autorità naziste spinsero anche all'emigrazione (facendo si che i numeri degli ebrei si riducesse notevolmente all’interno del paese). L’antisemetismo però fu dovuto anche alla propensione umana a individuare un "capro espiatorio" su cui scaricare le proprie frustrazioni e, in definitiva, a farsi manipolare. LA POLITICA ESTERA AGGRESSIVA DI HITLER Appena nominato cancelliere, Hitler ritirò la Germania dalla Società delle Nazioni (ottobre 1933). In seguito alla riannessione della Saar (1935, ricca regione mineraria confiscata dai francesi), iniziò a potenziare l'esercito (Wehrmacht) e nel marzo 1936 occupò la Renania, andando contro il Trattato di Versailles e allontanandosi ufficialmente dallo ‘spirito di locarno’ senza preoccuparsi poiché Francia, Inghilterra e Italia si limitarono a esprimere una generica condanna di nessun valore nell’incontro a Stresa in Piemonte. Nel frattempo Hitler si avvicinò a Mussolini il quale, dopo la morte del cancelliere austriaco Dollfuss e soprattutto dopo la guerra d'Etiopia, si trovò isolato e scelse perciò di allearsi con la Germania attraverso l'Asse Roma-Berlino (1936) (cui prova di intesa di idee fu l’intervento nella guerra civile Spagnola). Germania e Italia trovarono anche il sostegno del Giappone che, dopo l'occupazione della Manciuria, era uscita dalla Società delle Nazioni (1933) e che pochi anni dopo aderì in procinto della 2 Guerra Mondiale all'Asse Roma-Berlino-Tokyo (1940). La cauta politica di Francia e Inghilterra rassicurò Hitler e Mussolini che continuarono ad agire senza problemi. Nel marzo 1938 i tedeschi occuparono l'Austria, (già dominata in realtà dal partito austriaco filo nazista quindi non fu una vera e propria invasione quella attuata a Vienna) annessa (Anschluss) con un plebiscito; Le volontà espasionistiche non si fermarono qui, infatti aveva pretese sulla Cecoslovacchia che fu obbligata a cedere i territori dei Sudeti nel 1938 dopo la conferenza internazionale di Monaco (alla quale i cecoslovacchi non furono neanche invitati a partecipare) dove Londra e Francia per paura di una guerra, invece di aiutare i Cecoslovacchi, acconsenirono all’acquisizione del territorio ad Hitler, il quale poi nel marzo del 1939 invase anche la Cecoslovacchia (occupando Praga e creando un protettorato tedesco). Dopo questi avvenimenti, quindi il Fuhrer rivendicò dalla Polonia il "corridoio di Danzica" e solo allora le democrazie occidentali si resero conto che era necessario fermare Hitler e si decisero di offrire protezione alla Polonia, ma era troppo tardi. Il 22 maggio Mussolini e Hitler siglarono il ‘Patto d'acciaio’, che li impegnava a prestarsi aiuto in caso di guerra, e 3 mesi dopo, Il 3 agosto Hitler sottoscriveva anche un patto di non aggressione con l'Urss di Stalin (patto Molotov-Ribbentrop), in vista di una spartizione della Polonia. (l’accordo è stato fatto a dispetto dell'avversione dimostrata da Hitler per il comunismo, per la necessità della Germania di proteggersi le spalle in caso di conflitto con le potenze occidentali. Da parte sua Stalin, oltre che dai vantaggi territoriali, era stato spinto a legare l’accordo dall'atteggiamento di Francia e Inghilterra, che avevano assecondato l'espansione tedesca verso est per garantirsi tranquillità a occidente.) L’ASCESA DI STALIN COME DEMOCRATURA E L'INDUSTRIALIZZAZIONE: Nel 1924, alla morte di Lenin, era in corso una discussione interna allo schieramento bolscevico, che si concretizzò su due linee opposte: 1 quella della "rivoluzione permanente" da diffondere gradualmente su scala mondiale, difesa da Trotskij; 2 quella del "socialismo in un paese solo" sostenuta da Stalin, per il quale prima di esportare la rivoluzione era necessario consolidare l'economia socialista e lo Stato sovietico in Russia per poi mettersi in vista sui fronti internazionali e influire su di essi. Stalin divenne successore di Lenin alla guida dello Stato, liquidando con la ‘destra’ guidata da Bucharin le opposizioni come Trotskij esiliandolo, ed eliminando anche i vecchi collaboratori prendendo tutto il potere (si sbarazzò poi anche di Bucharin). Come prima cosa, egli intraprese la via dell'industrializzazione per incentivare lo sviluppo del paese fermando bruscamente la Nep . A tale scopo, promosse dapprima la collettivizzazione forzata della terra che venne nazionalizzata allo scopo di attingere dal settore agricolo le risorse necessarie a creare le industrie. Il controllo totale delle campagne fu ottenuto attraverso la soppressione dei kulaki (i contadini più abbienti della media proprietà agraria) che provarono a resistere ma furono costretti a entrare in grandi aziende agricole dipendenti dallo Stato, Kolchoz e Sovchoz; Molti furono tuttavia uccisi, arrestati e deportati, si contano milioni di vittime. In seguito predispose i piani quinquennali, che avevano lo scopo di incrementare ulteriormente la produzione industriale. Il primo piano (1929) divenne il perno dell'economia sovietica e cancellò ogni traccia di libertà economica introdotta dalla Nep. Esso affermò la priorità dei beni strumentali (cioè quelli destinati a essere usati a loro volta per alimentare attività produttive) su quelli di consumo, (cioè quelli destinati a soddisfare un bisogno). Di conseguenza, furono favorite l'industria pesante siderurgica, elettrica, mineraria ed estrattiva (il territorio dell'Urss è infatti ricco di grandi giacimenti di minerali e altre risorse naturali). Proprio mentre i paesi capitalistici stavano subendo le conseguenze della crisi del '29, l'Unione Sovietica, realizzò un fortissimo processo di industrializzazione: sorsero grandi città industriali, (collegate da una capillare rete di comunicazioni ferroviarie e stradali) e furono costruite potenti centrali idroelettriche e moderne raffinerie di petrolio. L'Urss realizzò straordinari progressi economici, grazie soprattutto a un intenso sfruttamento della forza-lavoro infatti fu usato ogni mezzo tra vari incentivi, lo spirito di emulazione e la propaganda per sollecitare l'impegno collettivo dei lavoratori, allo scopo non solo di modernizzare il paese, ma anche di dimostrare la superiorità del sistema di lavoro socialista. A tal fine nacque il movimento dello stakanovismo, dal nome del minatore Aleksej Stachanov. un minatore ucraino diventato celebre per aver battuto più volte il record di estrazione di carbone, che fu considerato un eroe che suscitò ammirazione e fu per tutti di stimolo a superare le quote stabilite. Come rovescio della medaglia, lo sforzo lavorativo portò a molte gravi forme di stress ed esaurimento, e allo scontento e ribellione tra lavoratori poco nutriti e male attrezzati. IL TERRORE STALINIANO E I GULAG: Per portare avanti la sua strategia economica Stalin utilizzò l'arma del terrore e della repressione, annullando ogni fermento di democrazia e creando un sistema dittatoriale fondato su un potere personale e tirannico. Il terrore fu inizialmente utilizzato contro operai e contadini, ma ben presto fu esteso anche ai membri più influenti dello stesso partito, che Stalin voleva eliminare per non avere più avversari. Ebbe inizio così il periodo delle "grandi purghe" (1936-1938), caratterizzato da numerosissimi ‘processi farsa’ e condanne a morte contro i membri della vecchia guardia bolscevica, dirigenti del partito e alti esponenti dell'esercito che erano accusati di essere anticomunisti ma in realtà innocenti o avevano solo cercato di frenare gli eccessi della polizia staliniana . Tra le vittime vi furono nomi eccellenti come Trotskij. Kamenev, Zinoviev, Rodek, Bucharin, oltre a circa 35.000 ufficiali di alto e medio grado e quasi la metà dei quadri dell'intero esercito. I GULAG: Questi arresti di massa furono possibile grazie alla realizzazione e l'organizzazione di campi di lavoro coatto, i gulag, pensati inizialmente come luoghi di detenzione e "rieducazione" per criminali di ogni tipo, questi campi furono utilizzati soprattutto come mezzo di repressione degli oppositori politici. Essi hanno origine durante il governo dello Zar, per poi essere ampliati da Lenin con il fine di rinchiudervi i ‘nemici del popolo’ per poi raggiungere durante il periodo staliniano raggiunse la massima estensione, e dopo la morte di Stalin, gli ultimi Gulag diventati "normali" prigioni furono chiusi solo nel 1987. Nel clima di terrore di Stalin, ogni cittadino poteva essere riconosciuto colpevole, anche in seguito a un'accusa anonima o infondata, arrestato, sommariamente giudicato e trasferito nei gulag. I campi non servivano solo per reprimere ogni dissenso, ma anche per creare una manodopera sfruttabile a piacimento. Infatti esisteva il numero dei detenuti che avrebbe dovuto popolare un campo veniva deciso a inizio anno secondo le direttive dello stesso Stalin, che fece del lavoro coatto una delle basi dell'industrializzazione della Russia. Creavano le strutture necessarie al popolamento di regioni ancora semideserte e per sfruttare le immense risorse naturali russe, costituite in primo luogo da minerali e legname: taglio e trasporto di legname, nel lavoro in miniera, nella costruzione di strade e ferrovie e in altre opere gigantesche realizzate al prezzo di tante vite umane. Le ubicazioni dei campi di lavoro erano scelte appositamente per isolare i prigionieri ed erano situati nei territori remoti della Siberia. Nei gulag non venne attuata un'azione di sterminio simile a quella compiuta nei Lager nazisti, tuttavia furono milioni le vittime a causa del durissimo lavoro e delle disumane condizioni di vita a cui erano costretti. I condannati vivevano e lavoravano in catene, alloggiavano in baracche umide, fredde e sovraffollate; la sorveglianza era strettissima: cani da guardia, filo spinato e territori impervi toglievano ogni speranza di fuga. Quote di produzione assurde sottoponevano a massacranti turni di lavoro i detenuti, malnutriti e non adeguatamente vestiti, venivano puniti dalle guardie, e, se malati o feriti, non venivano curati. Il totale dei morti è stimato a più di due milioni di persone, senza dimenticare che i sopravvissuti soffrirono danni fisici e psicologici permanenti. IL CONSOLIDAMENTO DELLO STATO TOTALITARIO: Il regime poté consolidarsi anche attraverso una massiccia opera di propaganda attraverso i mezzi d’informazione che celebravano continuamente la grandezza dello Stato Sovietico, in cui non vi erano distinzioni di classe e in cui tutti contribuivano con spirito di abnegazione a costruire una società migliore; ma la propaganda copriva anche la censura, e la compressione della libertà individuali e l’oppressione fisica. Poi vediamo come la propaganda portò all’esaltazione della figura di Stalin, intorno a cui si costruì un vero e proprio culto della personalità. Stalin era il successore degno di Lenin, il prosecutore della rivoluzione, colui che stava trasformando un paese agricolo e arretrato in una grande potenza industriale. Fu così che il bene del paese si identificò con la leadership di Stalin, capo unico e infallibile del partito che aveva costruito lo Stato socialista. D'altra parte i governi occidentali abbandonarono la diffidenza nei confronti dell'Urss a causa dell'avvento del nazionalsocialismo in Germania e CAUSE REMOTE DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE 1. la politica espansionista aggressiva intrapresa dalla Germania. 2. la politica dell'appeasement da parte di Francia e Inghilterra. (Zelenski ucraina stessa cosa con putin) 3. Gli avvenimenti dal 36-39: - Asse Roma-Berlino (che diedero aiuti a Franco in spagna) - Italia invade l’Etiopia e L’Albania aumentando gli attriti con la società delle nazioni - il seguente patto d’acciaio tra Italia e Germania. 5. La richiesta del corridoio di Danzica da parte di Hitler inaccettabile portò alla decisione di Inghilterra e Francia di dare il proprio appoggio alla polonia in caso di attacco tedesco; 6. tuttavia era troppo tardi perché vi fu il Patto segreto Molotov- Ribbentrop (patto di non aggressione tra Unione Sovietica e Germania) che portò Hitler ad invadere la Polonia l’1 Settembre 1939. INIZIO SECONDA GUERRA MONDIALE La data del 1 settembre del 1939 rappresenta il pretesto concreto che diede inizio alla guerra, ufficializzata il 3 settembre del 1939, da Inghilterra e Francia. Da qui, tutte le richieste di abrogare la guerra furono inutili poiché Hitler insieme al suo esercito si affacciò al mondo come una macchina da guerra inarrestabile. Nonostante ciò, vediamo che USA e Giappone, si dichiararono neutrali. Mentre l’Italia non fu neutrale, perché apertamente alleata alla Germania, ma si dichiarò temporaneamente ‘non belligerante’ nonostante le clausole del patto d’acciaio. GUERRA LAMPO: Contro la Polonia la macchina bellica nazista, equipaggiata di una formidabile massa di mezzi corazzati utilizzò la tattica di sfondamento della guerra-lampo, che unita ai bombardamenti aerei diretti anche verso i civili, portarono l’esercito polacco a non poter fare nulla resistere. Soprattutto perché all’attacco tedesco si aggiunse l’attacco delle armate sovietiche (URSS) il 17 settembre 1939, secondo le clausole del patto Molotov-Ribbentrop; Infatti violarono il confine e conquistarono rapidamente territorio. Chiuso in una morsa, l'esercito polacco fu costretto ad arrendersi. A meno di un mese dall'inizio delle ostilità la Polonia cessò di esistere e il suo territorio fu diviso fra la Germania e l'Unione Sovietica. LA GUERRA SI SPOSTA NEL NORD EUROPA NELLA PENISOLA SCANDINAVA: l'esercito sovietico poneva sotto il proprio controllo le repubbliche baltiche di Estonia, Lettonia e Lituania, nate alla fine della Prima guerra mondiale, e attaccava la Finlandia. Nella primavera del 1940 Hitler, allo scopo di assicurarsi l'approvvigionamento di materie prime e più ampie basi di attacco contro l'Inghilterra, si impadronì anche di Danimarca e Norvegia. FRONTE OCCIDENTALE: Nel maggio 1940 i tedeschi invasero la Francia, affrontandoli sulle linee di fortificazione ritenute inespugnabili della linea Maginot e Sigfrido (400 km tra Lussemburgo e Svizzera costruita tra le due guerre). Durante i primi mesi la guerra fu definita dai francesi anche ‘drole de guerre’ perché non avvenirono avvenimenti particolari fino a quando il 10 maggio penetrarono il territorio della Francia aggirando la linea difensiva Maginot dal Nord, violando la neutralità di Belgio, Olanda e Lussemburgo (in modo simile alla 1a guerra mondiale). Qui presero molto velocemente la costa della Manica, mentre il corpo Britannico sbarcato fu decimato e costretto a reimbarcare nel porto di Dunkerque. APPROFONDIMENTO- LO SPIRITO DI DUNKERQUE: Verso la fine di Maggio del 1940 circa 400 mila uomini della Bef (corpo di spedizione britannico) si ritrovarono accerchiati, senza via di scampo, dalle truppe tedesche sulle coste della Manica all'altezza della cittadina francese di Dunkerque. Il primo ministro Winston Churchill ordinò allora l'evacuazione via mare delle truppe ("operazione Dynamo"), ma i grossi cacciatorpediniere della marina britannica inviati per le operazioni di salvataggio non erano in grado di raggiungere le acque basse della riva. Le autorità inglesi fecero così appello a tutti i proprietari di barche del Sud dell'Inghilterra affinché accorressero in soccorso delle truppe: nei giorni successivi centinaia di piccole imbarcazioni civili, tra cui navi da pesca, da diporto e addirittura scialuppe di salvataggio, spesso guidate degli stessi proprietari, raggiunsero le coste francesi della Manica contribuendo a mettere in salvo migliaia di soldati. L’ITALIA ABBANDONA LA ‘NON BELLIGERANZA’: Fino a quel momento l'Italia aveva mantenuto la sua posizione di "non belligeranza", a causa di tre motivi: • .l'impreparazione dell'esercito, logorato dalle campagne di Etiopia e di Spagna; • le insufficienti risorse industriali e la conseguente dipendenza dell'Italia da quelle estere; • le tensioni con l'alleato tedesco, che aveva scatenato la guerra senza una consultazione preliminare; anche perché l'Italia aveva chiarito che non era pronta ad affrontare subito una guerra almeno fino al 1942. La posizione dell'Italia, però, cambiò di fronte: •all'improvvisa disfatta francese e alle fulminanti vittorie di Hitler •Mussolini voleva sedere come vincitore al tavolo della pace, che sembrava a molti ormai vicina. -> Pertanto il 10 giugno 1940 dichiarò guerra alla Francia e all'Inghilterra. OCCUPAZIONE DELLA FRANCIA: L’'esercito tedesco entrò a Parigi e la francia chiese l'armistizio il 22 Giugno, che fu firmato dal capo del governo francese, il maresciallo Henri-Philippe Pétain, esponente della destra nazionalista, in un luogo estremamente simbolico, ovvero, il vagone ferroviario nella foresta di Compiègne dove era stato siglato l'armistizio che poneva fine alla 1a GM con la resa della Germania. ESSO PREVEDEVA: • tutta la Francia atlantica passava sotto il diretto controllo tedesco • IL centro-meridione, diventava un nuovo Stato francese, presieduto dallo stesso Pétain, con capitale a Vichy, con un regime autoritario, filonazista e collaborazionista, al fianco della Germania, nostante l’appello che fece Charles De Gaulle (rifugiato a Londra) al popolo francese affinché si ribellasse all'occupazione nazista. •L'Italia firmava poi l'armistizio con la Francia dopo avere occupato, limitate porzioni di territorio al di là delle Alpi. BATTAGLIA D'INGHILTERRA (agosto-ottobre 1940): A quel punto Hitler avanzò una proposta di pace al Regno Unito, ma la totale avversione al nazismo del primo ministro britannico Winston Churchill abrogò le ispirazioni. La Germania allora progettò l'operazione "leone marino", cioè uno sbarco in Gran Bretagna condotto dalle basi navali che aveva dalla sponda francese della Manica. Però era necessario neutralizzare la Raf (Royal Air Force), la potente aviazione britannica, per questo Hitler dette inizio alla cosiddetta "battaglia d'Inghilterra", una serie di bombardamenti a tappeto sulle installazioni militari e sulle più importanti città dell'isola, che per 84 giorni vennero sottoposte a un'incessante pioggia di fuoco da parte dell'aviazione tedesca, ma l’azione fallì perchè né le perdite umane né le distruzioni fiaccarono la resistenza del popolo inglese, rafforzata grazie anche ai continui rifornimenti di uomini e mezzi dalle colonie e con gli Stati Uniti, inoltre furono favorite anche dalla posizione geografica che non permetteva alla aviazione aerea di ritornare indietro per rifornirsi. Già nell'ottobre 1940 la battaglia d'Inghilterra poteva considerarsi fallita e Hitler dovette rinunciare all'ambizioso piano di concludere prima dell'inverno la guerra. L’OFFENSIVA ITALIANA NEI BALCANI IN AFRICA Gli italiani iniziarono, un'offensiva contro le colonie inglesi nel Mediterraneo e in Africa. Quindi Mussolini, desiderando emulare il dittatore tedesco, decise di invadere autonomamente la Grecia (28 ottobre 1940), ma l'attacco fu un insuccesso. Nel Dicembre 1940 i greci, con l'aiuto degli inglesi, passano al contrattacco e penetrano in Albania. Hitler dovette intervenire in soccorso dell'alleato italiano: fu così che, dopo avere occupato la Jugoslavia, con la partecipazione dell’esercito italiano a partire dalle basi in Venezia Giulia e Istria, da Zara e dall'Albania, la Germania invase la Grecia (aprile 1941) costringendo le truppe Inglesi ad abbandonare la sua importante base militare a Creta. Anche l'offensiva italiana nel Mediterraneo e in Africa si stava rivelando fallimentare: perciò Hitler inviò un corpo corazzato alla guida del generale Rommel, che riconquistò la Cirenaica. LA SVOLTA DEL 1941: IL CONFLITTO DIVENTA MONDIALE Intanto il 27 settembre 1940 Germania e Italia avevano stretto con il Giappone il Patto tripartito, con la seguente nascita dell’ASSE ROMA-BERLINO-TOKYO; questo prevedeva l'impegno dei tre paesi a creare per il mondo un "ordine nuovo", in base al quale avrebbero dominato sugli altri popoli asiatici ed europei di "razza" inferiore. La Germania si riservava il compito di controllare l'Europa continentale, I'Italia il bacino del Mediterraneo e il Giappone il continente asiatico. (RICORDA: il sostegno del Giappone fu possibile dopo l'occupazione della Manciuria, che causò l’uscita dalla Società delle Nazioni nel 1933). L’INVASIONE DELL’UNIONE SOVIETICA: Fine 1940 e inizio 1941, i diplomatici tedeschi avviarono trattative con i governi di Ungheria, Romania, Bulgaria, Jugoslavia e Slovacchia che finirono con l’adesione al Patto tripartito, con lo scopo di trasformare Carpazi e Balcani in un'ampia regione satellite della Germania in vista di un attacco all'Unione Sovietica. I motivi dell'attacco: • Hitler aveva sempre considerato l'Est europeo come "spazio vitale" della Germania e la conquista delle terre abitate dalla "razza inferiore" degli slavi era indispensabile alla sopravvivenza "razza ariana". L'Urss, da questo punto di vista, rappresentava il principale ostacolo alla sottomissione dell'Europa orientale; • Il regime bolscevico di Stalin restava (nonostante l'alleanza stipulata nel 1939), il principale nemico ideologico del nazismo. • I servizi segreti del Reich trasmettevano a Berlino notizie allarmanti di un avvicinamento di Stalin a Churchill. OPERAZIONE BARBAROSSA: Il 22 giugno 1941 il Führer ‘’l'Operazione Barbarossa", ordinando alle sue divisioni di attaccare l'Unione Sovietica, pensando di mettere l'avversario in poche settimane e di poter attaccare l'Inghilterra grazie alle risorse di grano dell'Ucraina e il petrolio del Caucaso. Alla spedizione, Mussolini inviò nel luglio 1941 un Corpo di spedizione italiana in Russia (60.000 uomini), che dal luglio 1942 divenne l'Armata italiana in Russia (200.000 soldati incrementato). L’AVANZATA ITALO-TEDESCA: L'avanzata fu travolgente,in breve tempo l'esercito si impadronì di territori vastissimi e di un grandissimo bottino di guerra, riuscendo ad avvicinarsi a Mosca e Leningrado (l'odierna San Pietroburgo) e a occupare il bacino del fiume Donec, in Ucraina. Tuttavia, l'esercito sovietico era riuscito a sfuggire alla morsa, facendo terra bruciata dietro di sé e organizzando un movimento di resistenza alle spalle dell'invasore. Nonostante ciò, la guerra-lampo fu bloccata dal sopraggiungere dell'inverno, che dette il tempo all'Armata rossa di riorganizzarsi sotto la guida del generale Zhukov. USA TRA SOSTEGNO E ISOLAZIONISMO: I russi furono aiutati anche dalle risorse provenienti dagli USA, che allo scoppio del conflitto si dichiararono neutralisti anche a causa della rigida politica isolazionista. Tuttavia, gli USA nel marzo 1941, grazie a Roosevelt, introdusse la "legge affitti e prestiti" che autorizzava il governo a vendere, prestare o affittare materiale bellico e prodotti agricoli e di ogni altro genere a quei paesi la cui difesa fosse stata giudicata "vitale" per gli interessi del paese. Il provvedimento rappresentava un importante sostegno agli stati europei nella lotta antinazista e le industrie statunitensi cominciavano a diventare "l'arsenale delle democrazie" favorendo, così, un notevole slancio produttivo. LA CARTA ATLANTICA L’aggressività della Germania convinse Roosevelt a incontrarsi con il primo ministro inglese Churchill al largo dell'isola di Terranova, nell'Atlantico, e firmarono la "Carta atlantica"una dichiarazione congiunta dove venivano ribaditi i fondamentali principi della libertà e della democrazia da realizzare dopo la definitiva distruzione della tirannia nazista. E su questa base il 1° gennaio 1942 a Washington Stati Uniti, Gran Bretagna, Unione Sovietica e altre 23 libere nazioni in lotta contro il nazifascismo firmarono la Dichiarazione delle Nazioni Unite, con cui veniva ribadito l'impegno comune a lottare contro l'Asse. GIAPPONE E LA ‘GRANDE ASIA': Il Giappone sin dagli anni 30’ proseguì le sue mire espansionistiche era la costruzione di una "grande Asia" sotto l'egemonia nipponica. Per fare ciò è necessario sconfiggere la resistenza guidata dai comunisti di Mao Tse-tung e dai nazionalisti di Chiang Kai-shek e procedere alla conquista totale della Cina. Inoltre, nel settembre 1940 il Giappone approfittò del crollo della Francia e dell'Olanda sotto i colpi tedeschi per mettere le mani sulle loro colonie: occupò l'Indocina e tentò di espandersi nelle Indie orientali olandesi (attuale Indonesia), circondando la Cina da sud e minacciando da vicino il Pacifico orientale, area in cui gli Stati Uniti avevano interessi economici e numerose basi aeronavali. USA ENTRANO IN GUERRA: A causa dell'espansionismo nipponico, gli Usa avevano deciso di interrompere le forniture di acciaio e di petrolio dalle quali l'industria giapponese era strettamente dipendente; inoltre, avevano esteso la "legge affitti e prestiti" alla Cina a sostegno del movimento di resistenza. Così nel dicembre 1941 l'aviazione giapponese sferrò un attacco a sorpresa alla base navale statunitense di Pearl Harbor, nelle isole Hawaii, distruggendo buona parte della flotta statunitense presente nel porto. Il bombardamento, avvenuto senza una dichiarazione ufficiale di guerra, determinò l'immediato ingresso in guerra degli Stati Uniti (8 dicembre), non solo contro il Giappone ma anche contro Germania e Italia. Il conflitto assumeva così dimensioni sempre più vaste. LA CONTROFFENSIVA ALLEATA-> GLI ULTIMI SUCCESSI DELL’ASSE: Il 1942 vide una nuova offensiva dell’Asse; I giapponesi, riuscirono a occupare tutte le zone militarmente importanti dell'Estremo Oriente, al punto da minacciare da vicino l'India e, dopo lo sbarco in Nuova Guinea, l'Australia. In Occidente vi furono una serie di successi dell'Asse in Africa, e l'esercito tedesco avanzava in Unione Sovietica giungendo fino a Stalingrado, città di enorme importanza strategica situata fra i fiumi Don e Volga. Questo fu il momento più critico della guerra per gli Alleati, che avevano aderito al Patto delle Nazioni Unite. Tuttavia, i nuovi successi portarono ad allargare eccessivamente il fronte, rendendo difficili contatti e rifornimenti di uomini e materiali ai reparti combattenti. USA PERCHÉ IMPORTANTE? Le truppe alleate, al contrario, potevano avvalersi del sostegno degli Stati Uniti che riuscirono brevemente a mobilitare 14 milioni di uomini e a inviare sui fronti di tutti i continenti enormi quantitativi di viveri, medicinali, munizioni, autocarri, aeroplani e carri armati. Come risposta la Germania provò ad attuare una guerra sottomarina per bloccare i rifornimenti, ma non riuscì nel suo intento. Nel mentre LA GUERRA DIVENNE TOTALE= bombardamenti aerei alleati sulle maggiori città europee, colpendo e sfibrando moralmente e materialmente sia i civili che gli eserciti. Coinvolgendo tutti gli apparati interni allo Stato, dalla mobilitazione di risorse, strutture,economia,società per LA CAUSA BELLICA. LA SVOLTA DECISIVA: La svolta a favore degli Alleati si ebbe sul fronte russo, dove i nazisti diressero la loro offensiva verso Stalingrado attraverso una battaglia urbana, combattuta brutalmente casa per casa, nonostante i russi riuscirono a resistere per 6 mesi, infatti le forze della tedesche erano ormai decimate e indebolite dalla fame e dal freddo dell’inverno nonostante Hitler ordinò di continuare a combattere fino a che, nel 2 febbraio 1943, LA CONFERENZA DI TEHERAN: Nella conferenza di Teheran in Iran, che vide la contemporanea presenza di Roosevelt, Churchill e Stalin (28 novembre-10 dicembre 1943) dove i tre leader, per la prima volta, diedero prova di voler giungere insieme alla vittoria, mettendo da parte ogni diffidenza o reciproco sospetto. Decisero di aprire un secondo fronte a ovest verso la Francia, rassicurando Stalin che temeva una pace separata tra gli anglo-americani e Hitler a scapito dell'Urss; Ciò portò quindi, a sostenere gli Alleati con una controffensiva da est, in modo da accerchiare la Germania prendendola tra due fuochi. E così, gli Alleati promisero che la Russia avrebbe mantenuto i possedimenti in Polonia e le regioni baltiche con il patto Molotov-Ribbentrop del 1939. LO SBARCO IN NORMANDIA: L’invasione della Francia, chiamata "operazione Overlord", fu attuata il 6 giugno, due giorni dopo la liberazione di Roma. Gli Alleati sbarcarono in Normandia e infransero la resistenza dei tedeschi dietro il Vallo atlantico, la linea di fortificazione eretta sulla costa della Manica. I tedeschi di fronte a 1 milione di uomini e 300.000 mezzi corazzati, furono sottoposti a un'ininterrotta pioggia di fuoco dal cielo e dal mare. In Agosto un altro sbarco avvenuto in Provenza fece crollare la resistenza dei reparti tedeschi, grazie anche ai partigiani francesi. Così Settembre 1944 la Francia venne liberata e affidata a un governo guidato dal generale De Gaulle, rientrato trionfalmente a Parigi come liberatore. ARMATA ROSSA E LIBERAZIONE DEI BALCANI: Sul fronte orientale, l'Armata rossa - (liberato tutto il paese dopo battaglia Stalingrado) giunse al confine con la Polonia e iniziò la liberazione degli stati baltici (giugno-luglio 1943). In pochi mesi la Germania perdette sempre più territori, nel 1944 si arresero Romania, Ungheria e Bulgaria, mentre la Jugoslavia riacquistava la libertà grazie all'azione dell'esercito partigiano comandato dal capo comunista di origine croata ‘Tito’ **. Nell'ottobre 1944 gli inglesi sbarcarono in Grecia. LA CONFERENZA DI YALTA: Durante l'ultimo inverno di guerra Roosevelt, Churchill e Stalin si riunirono a Yalta, sulla costa meridionale della Crimea (4-11 febbraio 1945). Qui vennero prese importanti decisioni relative agli assetti internazionali da attuare dopo la disfatta della Germania nazista; fu stabilita, inoltre, l'entrata in guerra dell'Unione Sovietica contro il Giappone due o tre mesi dopo la capitolazione tedesca, allo scopo di accelerare la fine del conflitto. L'OFFENSIVA DEGLI ALLEATI:Nonostante l’avanzata degli alleati, Hitler continuava a sperare di poter capovolgere le sorti del conflitto con le nuove "armi segrete" (missili V1 e V2, aeroplani a reazione, bomba atomica) ma ciò fu solo un illusione. Nella primavera del 1945 gli Alleati ripresero infatti l'offensiva su tutti i fronti. Gli anglo-americani passarono il Reno e procedettero verso il centro della Germania, dopo aver sottoposto le città tedesche a tremendi bombardamenti (terribile fu, in particolar modo, quello di Dresda). I sovietici, dopo avere liberato la Polonia, occuparono la Prussia orientale. La tenaglia antinazista si chiuse il 25 aprile con l'incontro delle truppe americane e sovietiche sul fiume Elba. LIBERAZIONE DELL’ITALIA E LA RESA DELLA GERMANIA: al contempo l 'esercito tedesco crollava anche sul fronte italiano. Infatti, mentre gli anglo-americani superavano la linea gotica e irrompevano nella pianura Padana, il 25 aprile 1945 le forze della Resistenza insorsero in tutte le maggiori città del Nord liberandosi dall'oppressione nazista prima dell'arrivo degli Alleati e insediando governi locali espressi dai vari CIn. Nello stesso giorno il Comitato di liberazione nazionale dell'Alta Italia assunse tutti i poteri civili e militari nelle regioni settentrionali mentre i gerarchi della Rsi, compreso Mussolini, cercarono scampo verso la Svizzera, anche se fu poi intercettato da una formazione partigiana, arrestato e fucilato il 28 aprile 1945 insieme ad altri gerarchi. I loro corpi furono esposti in piazzale Loreto a Milano, nello stesso luogo dove il 10 agosto 1944 i fascisti avevano fucilato quindici partigiani lasciando i loro cadaveri sulla strada per tutta la giornata. In Italia la resa senza condizioni delle truppe tedesche entrò in vigore il 2 maggio. Lo stesso giorno si concludeva la battaglia di Berlino, dove l'Armata rossa era penetrata proprio il 25 aprile. Hitler tuttavia già il 30 aprile si era suicidato nei sotterranei della Cancelleria del Reich. Il 7 maggio, a Reims, la Germania sottoscrisse la resa incondizionata. L'Europa aveva così finalmente la sua pace. LA RESISTENZA GIAPPONESE: Dopo la resa della Germania,resisteva ancora soltanto il Giappone, colpito però duramente dagli Stati Uniti, i quali conquistarono duramente le Marshall, delle Marianne, delle Palau e delle Filippine (gennaio e il marzo del 1945), per poi espugnare anche Iwo Jima e Okinawa (che pose una fortissima resistenza 100.000 giapponesi morti, tra essi anche svariati kamikaze che combattevano per lo stato). LA BOMBA ATOMICA: Data la tenacia dei giapponesi e l’evidente volontà di non arrendersi, il nuovo presidente, Harry Truman, (succeduto a Roosevelt dopo la morte di questi) decise di ricorrere nel 6 agosto, nelle prime ore del mattino, alla bomba atomica su Hiroshima: i morti furono 70.000, i feriti più di 100.000 e la città giapponese fu totalmente distrutta. Il 9 agosto una seconda bomba colpì anche la popolosa città di Nagasaki. Di fronte a queste tremende distruzioni il 1° settembre, a bordo della corazzata americana "Missouri", ancorata nella baia di Tokyo, il Giappone firmò l'atto ufficiale di resa. La guerra mondiale, a questo punto, poteva dirsi veramente chiusa. Il bilancio delle vittime era spaventoso: oltre 55 milioni di vittime, una buona metà delle quali civili. FOIBE- ERIC GOBETTI- Con la fine della prima guerra mondiale, vi fu un italianizzazione forzata (cambio nomi ecc..) di territori multiculturali non italiani che causarono l’emigrazione verso la Slovenia di chi non si sentiva italiano e non voleva integrarsi alla nazione italiana. Ciò, in una prima fase, non accade in modo violento ma bensì era libero, nonostante si sentisse l’emarginazione di chi non esprimeva pubblicamente il nazionalismo italiano. Costoro, non poterono più svolgere, infatti, ruoli pubblici e, venivano sviliti (perdita anche lavoro). Durante la seconda guerra mondiale, questo sentimento raggiunge il massimo, con un espansione anche impropria in territori da parte di Mussolini nel 41 dove la presenza italiana era assente; infatti aveva solo obiettivi di espansione imperialista che però sono rilevanti per capire le foibe. JUGOSLAVIA, gli italiani conquistarono un terzo dei territori della jugoslavia portando alla diffusione di un movimento di resistenza partigiana jugoslava con 2 caratteristiche speciali: 1 guidata solamente dal partito comunista perché è l’unico partito propenso all’unità (in Italia tanti partiti). Volontà di rivoluzione politica e sociale. 2 vi è una resistenza unitaria, ovvero con la volontà di combattere contro forze avversarie e contro i loro sostenitori per ritornare all’unità sotto lo Stato Jugoslavo. Fin dall’inizio quindi vediamo la forza di questo movimento di resistenza partigiano, che innesca lo scatenarsi degli eserciti fascisti sulla popolazione per diminuire il consenso con rastrellamenti, fucilazioni di prigionieri e stragi di intere città come il Phodum dove furono uccisi un centinaio di persone e il resto furono deportati in CAMPI DI CONCENTRAMENTO come quello di Arbe nell’isola di Rab, dove venivano portate soprattutto donne e bambini. 100000 jugoslavi con 5000 morti. C’è la volontà di togliere ai partigiani il supporto della popolazione. Venivano lasciati morire di fame. COSA SONO LE FOIBE? Esse sono cavità naturali, in cui vengono seppelliti i corpi di coloro che venirono assassinati nel 43 per motivazioni igieniche ma anche per raggirare rappresaglie tedesche. Ciò fu inutile poiché ci fu un rastrellamento totale anche di tutti i civili croati che vengono ritenuti partigiani. Le foibe durano circa un mese (settembre e ottobre del 43) , nella parte centrale dell’Istria che non viene controllata dai tedeschi. E qui si intrecciano 2 fenomeni: un tentativo di ribellarsi della popolazione slava che si sentì oppressa durante il ventennio fascista e per rivalsa sociale economica ecc.. (che rappresenta l’aspetto spontaneo); ma anche il tentativo organizzato di tentare di creare una repubblica partigiana con la punizione di coloro ritenuti responsabili della sottomissione degli slavi. Tuttavia, i generali di alto grado erano già spariti da tempo e coloro che rimanevano da colpire erano semplici rappresentanti civili italiani, persone con un ruolo minore, che vengono arrestate e giustiziate. È difficile capire il come e il perché queste persone sono state uccise, e il numero di vittime è di centinaia. Nel 1945, il secondo episodio delle foibe (in realtà ci sono poco), vi è stato vicino al confine rispetto alla zona centrale dell’Istria, con l’obiettivo di riprendere i territori che, dal 43-45 erano sotto il dominio tedesco e non più sotto il controllo di Mussolini. Vediamo innanzitutto che l’esercito Jugoslavo partigiano aveva instaurato un Governo comunista a sé, indipendente e non allineato mai a Stalin. Tito avanza dallo Stato della Jugoslavia e mette in campi di concentramento gli oppressori tedeschi, anche se vengono arrestati anche i partigiani che mostravano opposizione al suo nuovo governo. ESODO -> Passaggio dei territori dall’Italia alla Jugoslavia dato che ha perso la guerra. E ciò viene definito con la linea Morgan definitita nel 45-47 con accordi diplomatici. Il confine definitivo viene definito nel 54. (La popolazione Italiana e tedesca nel 47 se ne vanno dalla zona jugoslava. Poi nel 54 i tedeschi furono espulsi e gli italiani vennero quasi ‘costretti’ ad andarsene nonostante gli fosse stata data la possibilità di rimanere). 12-> LE PERSECUZIONI NAZISTE CONTRO GLI EBREI: Il "nuovo ordine" concepito da Hitler per l'Europa prevedeva la riduzione in schiavitù degli slavi e l'eliminazione degli ebrei. Dopo aver tentato varie soluzioni alla cosiddetta "questione ebraica" (la deportazione in "riserve" sul modello di quelle americane per gli indiani o l'obbligo di residenza nei ghetti), a partire dal 1941, con l'espansione del fronte orientale, si affermò l'idea della "soluzione finale", cioè dello sterminio totale; ciò fu particolarmente evidente in Polonia (Uomini Comuni). LO STERMINIO DEGLI EBREI IN EUROPA: I nazisti organizzarono con meticolosa crudeltà deportazioni in massa nei campi di concentramento e di sterminio (i Lager), dove circa sei milioni di ebrei trovarono la morte - stroncati dai lavori forzati, dalle torture, dalla fame, dagli esperimenti medici oppure eliminati nelle camere a gas ei loro cadaveri distrutti nei forni crematori. Nei Lager vennero internati anche zingari, comunisti, neri, omosessuali, dissidenti politici, testimoni di Geova e malati fisici e mentali. LA GUERRA DEI CIVILI: Tra il 1939 e il 1945, quando quasi tutta l'Europa continentale fu sottoposta alla dominazione nazista, Hitler iniziò a mettere in pratica il suo progetto di un "ordine nuovo" puntando alla disgregazione delle precedenti organizzazioni statali sostituite da governi collaborazionisti, al sistematico sfruttamento delle materie prime e al reperimento forzato di manodopera per le industrie tedesche. A causa della guerra, la popolazione civile fu sottoposta al razionamento dei generi di prima necessità, peggiorato dal venire meno degli approvvigionamenti, e fu colpita da numerosi e pesanti bombardamenti aerei. Molti civili entrarono poi nelle organizzazioni clandestine di lotta al nazismo; ma se la Resistenza assunse connotazioni diverse nei vari paesi europei, sia per durata sia per obiettivi, la risposta nazista alle azioni dei partigiani fu ovunque estremamente dura: venivano prelevati ostaggi, distrutte intere comunità, ordinate esecuzioni in massa di innocenti. Anche in Italia i nazifascisti furono autori di sanguinose stragi, come quelle compiute alle Fosse Ardeatine a Roma: 335 persone prelevate dalle carceri di via Tasso e di Regina Coli - parecchi antifascisti, ma anche ebrei, renitenti alla leva, detenuti comuni, comuni cittadini incappati per caso nei rastrellamenti - furono uccise per rappresaglia in seguito alla morte di 32 militari tedeschi, avvenuta nel corso di un attentato partigiano nella stessa capitale. Poi a Marzabotto sull'Appennino bolognese: i cui abitanti, secondo i fascisti, offrivano aiuto alla brigata partigiana "Stella Rossa". Il 29 settembre 1944 una colonna di SS fece irruzione in paese uccidendo barbaramente 1.836 persone, soprattutto donne, vecchi e bambini. 15-> LA RICOSTRUZIONE NEL DOPOGUERRA: Alla fine della Seconda guerra mondiale, nella tarda primavera del 1945, l'Italia si trovò ad affrontare l'enorme impegno della ricostruzione e della ripresa economica. Le principali città (Torino, Milano, Genova, Bologna), colpite da pesanti bombardamenti, erano ridotte a rovine. Le ferrovie erano per lunghissimi tratti danneggiate. I porti erano ridotti a un cumulo di macerie e la rete stradale era impraticabile, L'agricoltura mancava di macchine e di opere di irrigazione, ma soprattutto risentiva delle massicce requisizioni di prodotti e bestiame operate dai tedeschi negli anni di guerra. CAROVITA INFLAZIONE E MERCATO NERO: La disoccupazione aveva raggiunto indici preoccupanti e il carovita cresceva a dismisura. I prodotti alimentari nei negozi erano insufficienti però erano acquistabili al mercato nerov a costi esorbitanti. Nel 1945 i prezzi, anche dei beni di prima necessità, erano maggiorati di oltre venti volte rispetto a quelli del 1939 (1 kg di pane nel 1940 era venduto a 2 lire, nel 1946 ne costava 37 e nel 1947 addirittura 73). Questa inflazione si deve alla sconsiderata emissione di "am-lire", biglietti bancari stampati dagli americani e messi in circolazione dagli Alleati senza alcun rapporto con le riserve auree dello Stato. Inoltre la capacità di acquisto delle famiglie si era abbassata notevolmente a causa degli stipendi bassi. GLI AIUTI AMERICANI: Gli Stati Uniti, erano interessati a una rapida ripresa dell'Europa occidentale: 1. Quel mercato aveva grande importanza per la loro economia. 2. volevano evitare l'espansione dei movimenti di ispirazione comunista. Agli aiuti in generi alimentari e materie prime forniti tra il 1943-1945 seguirono, a partire dal 1948, gli interventi consistenti e organici del piano Marshall di circa 1.500 milioni di dollari. Tale contributo consentì di risanare la bilancia dei pagamenti e fra il 1948 e il 1953 accelerò la ricostruzione e la ripresa industriale del paese.-> guerra civil
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