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Storia degli Anni Cinquanta, Dispense di Storia

Dispensa della Storia degli Anni Cinquanta

Tipologia: Dispense

2021/2022

Caricato il 12/06/2023

rachele-raccagni
rachele-raccagni 🇮🇹

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Scarica Storia degli Anni Cinquanta e più Dispense in PDF di Storia solo su Docsity! La seconda metà degli anni Cinquanta: l’inizio del boom economico Nella seconda metà degli anni Cinquanta l’Italia, da paese arretrato e agricolo, diventa moderno. Comincia un periodo di straordinaria crescita, che sarà detto boom economico. Il reddito pro capite passa da 350.000 a 571.000 lire annue, e il PIL raddoppia. L’industria si estende a molte zone del paese, e assorbe molti ex agricoltori. Si apre l’era del consumismo, con i suoi stili di vita molto più attraenti di quelli del passato. Nell’arco di pochi anni, l’Italia si allinea con i Paesi moderni. Confrontando il reddito di una famiglia italiana del 1950, troviamo che era la metà di quello di una famiglia inglese. Ma soprattutto, non c’erano grandi alternative: si viveva prevalentemente nelle campagne, nei piccoli centri, e il futuro delle persone era identico al presente dei loro genitori: lavorare la terra, vivere sempre nella stessa identica maniera, nessuna prospettiva di cambiamento. Ora tutto cambia: molte famiglie si trasferiscono in città, abbandonano la terra, vanno a lavorare in fabbrica (sia i mariti che le mogli), percepiscono un reddito maggiore e cambiano stile di vita. Si guarda al futuro con grande speranza, come se la crescita dovesse essere illimitata. Quali sono le origini di questo che venne definito “miracolo economico”? Le basi erano state già gettate nei decenni precedenti, anche durante il fascismo. Ad esempio, l’IRI, l’ente di Stato creato dal fascismo negli anni Trenta. Questo istituto (l’acronimo significa Istituto per la Ricostruzione Industriale) durante il fascismo non ebbe modo di agire in profondità, a causa dell’economia chiusa e ideologizzata del regime. Ma nel dopoguerra, cominciò a investire. Vennero così fondate numerose nuove industrie, come la Finsider, che portò in Italia tutto il ciclo della produzione dell’acciaio. Un altro ente fondamentale fu l’ENI (Ente nazionale Idrocarburi), diretto da Enrico Mattei, il quale era stato incaricato ufficialmente di smantellare l’AGIP (un settore dell’ENI), ma invece di rispettare le direttive ricevute ne potenziò i mezzi. Poi, la FIAT, diretta in quegli anni da Vittorio Valletta, che seppe sviluppare il settore dell’automobile. Lo stabilimento di Mirafiori passò da 20.000 a 50.000 dipendenti, grazie ad alcuni modelli che lanciarono l’automobile utilitaria, rendendola alla portata di tutti: la Fiat 600 prima e la 500 poi. Queste aziende ebbero un ruolo importantissimo nello sviluppo industriale italiano, dando lavoro a moltissimi addetti, che aumentano ancora di più se si considerano le fabbriche dell’indotto. Molti italiani si trasferirono dal Sud al Nord, in quella che è stata definita una vera e propria migrazione interna. Come possiamo notare, lo sviluppo italiano è quindi causato da un sistema economico che è sì liberale e privato, come nel caso della FIAT e di numerose altre aziende, ma che vede anche l’intervento diretto dello Stato (su tutte, IRI ed ENI). Altra azienda famosa è la Olivetti, diretta da Adriano Olivetti, imprenditore atipico che aveva obiettivi che andavano ben oltre la realtà della fabbrica. Figura chiave dello sviluppo industriale italiano della prima metà del Novecento, nasce sulla Collina di Monte Navale, nelle vicinanze di Ivrea l’11 aprile 1901. Il padre Camillo, anch’egli ingegnere, nel 1908 fonda a Ivrea la “Società Ing. C. Olivetti e C., prima fabbrica di macchina da scrivere”. Qui il giovane Adriano nel 1924, dopo avere conseguito la laurea in chimica industriale al Politecnico di Torino, inizia un apprendistato come operaio. L’anno seguente compie un viaggio di studi di circa un anno negli Stati Uniti. Percorre il paese in lungo e in largo, visita fabbriche, stabilimenti e uffici. Nonostante le insistenti richieste non riesce a incontrare Henry Ford, anche se proprio ad Adriano Olivetti si dovrà l’affermazione dei principi del taylorismo e del fordismo nell’industria italiana. Durante la sua permanenza americana matura la scelta di seguire la strada del padre. Rientrato a Ivrea propone in azienda un vasto programma di progetti e innovazioni per modernizzare l’attività della Olivetti: organizzazione decentrata del personale, direzione per funzioni, razionalizzazione dei tempi e dei metodi di montaggio di sviluppo della rete commerciale in Italia e all’estero. Favorisce la costruzione di nuove fabbriche e sedi commerciali in Europa, in America Latina, in Medio Oriente e in Africa, tanto da ottenere alla fine degli anni Trenta un terzo del fatturato proprio all’estero. Avvia inoltre il progetto di realizzazione della prima macchina da scrivere portatile, che esce sul mercato nel 1932, con il nome di MP1. Proprio nello stesso anno, consolida la sua posizione di rilievo, con la nomina di direttore generale dell’azienda, di cui diventa presidente nel 1938, subentrando al padre. L’avvento della guerra e le sue posizioni dichiaratamente antifasciste lo costringono all’esilio in Svizzera tra il 1944 e il 1945. Si definisce un socialista liberale, un’etichetta che rivendicherà tutta la vita. Nel dopoguerra intensifica anche la sua attività di editore e scrittore. Trasforma una piccola casa editrice fondata in precedenza con alcuni amici, la Nei (Nuove Edizioni Ivrea), nelle Edizioni di Comunità e avvia un vasto programma editoriale che comprende opere di tutti i settori, dalla filosofia, alla sociologia, all’economia, di autori ancora sconosciuti al grande pubblico. Comunità è anche il nome del movimento politico e culturale che Adriano fonda nel 1947, con l’intento di affermare nuovi equilibri sociali, politici ed economici. Il movimento si presenta anche alle elezioni amministrative del 1956, in cui Olivetti trionfa, diventando sindaco di Ivrea. Sul piano aziendale intanto si continuano a perseguire obiettivi di eccellenza tecnologica, di innovazione e di apertura verso i mercati internazionali, dedicando particolare cura al design industriale. Tra la fine degli anni Quaranta e gli anni Cinquanta vengono lanciati sul mercato alcuni prodotti destinati a diventare veri oggetti di culto per la bellezza, per la qualità tecnologica e per l’eccellenza funzionale: la macchina per scrivere Lexicon 80 (1948), la macchina per scrivere portatile Lettera 22 (1950), la calcolatrice Divisumma 24 (1956). A livello sociale nel 1948 negli stabilimenti di Ivrea viene costituito il Consiglio di gestione, per molti anni unico esempio in Italia di organismo aziendale paritetico con poteri consultivi di ordine generale, sulla destinazione dei finanziamenti per i servizi sociali e l’assistenza. Dal 1956 l’Olivetti riduce l’orario di lavoro da 48 a 45 ore settimanali, a parità di salario, in anticipo sui contratti nazionali di lavoro e si procede alla costruzione di quartieri residenziali per i dipendenti, di sedi per i servizi sociali quali la biblioteca, la mensa, l’asilo. Gli ottimi risultati conseguiti non distolgono
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