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Trasformazione Potere Politico nei Comuni Italiani: Da Consoli a Podestà e Comune Popolo -, Appunti di Storia Medievale

Storia del MedioevoStoria politica medievaleStoria sociale medievaleStoria Economica Medievale

La evoluzione della struttura politica nei comuni italiani durante il medioevo, dalla pace di costanza fino all'affermazione definitiva del podestà e del comune di popolo. Vengono analizzate le cause che hanno portato all'abbandono dei consoli e all'emergere di nuove forme di governo, le caratteristiche del podestà e del comune di popolo, e la relazione tra queste forme di governo e le società cittadine e rurali. Una ricca panoramica della complessa dinamica politica dei comuni italiani durante il medioevo.

Cosa imparerai

  • Perché i consoli non sono più adatti a risolvere i problemi di ordine pubblico nei comuni italiani durante il Medioevo?
  • Che nuova forma di governo emerge in sostituzione dei consoli nei comuni italiani durante il Medioevo?

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 17/05/2019

francesco-panzeri
francesco-panzeri 🇮🇹

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Scarica Trasformazione Potere Politico nei Comuni Italiani: Da Consoli a Podestà e Comune Popolo - e più Appunti in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! I comuni #2 (fase podestarile) (parte 1 bernardinello) Dopo la pace di Costanza, le istituzioni del Comune sono rafforzate, e la pace non solo convalida le consuetudini (scritte e non scritte) del comune ma si va oltre: si formano le leggi proprie del comune (ius proprium). Gli statuti sono aperti dal «breve dei consoli», dai giuramenti tra cives. Gli storici considerano con molta attenzione gli «esperimenti» dei Comuni per rendere la città più pacifica; un cantiere aperto, dove le istituzioni, le magistrature e le procedure sono in costante trasformazione e adattamento. Si sperimentano soluzioni che a volte restano nel tempo, a volte sono rapidamente accantonate o riformate: i consoli erano stati una soluzione originale, inedita, ma col tempo questa magistratura si era rivelata problematica, soprattutto non idonea a risolvere problemi di ordine pubblico, contrastare le prevaricazioni delle famiglie potenti e le tensioni interne. Perché? - le città erano spesso turbate da disordini, tumulti, dissidenze - la parzialità dei consoli ne intaccava l’autorità, e ne risentiva l’ordine pubblico - i consoli stessi parteggiavano per l’una o per l’altra parte; ottenere la carica di console significava favorire una delle parti, e la competizione diventava accesa - si avvertì allora la necessità di introdurre un’autorità più forte e meno condizionata dalla dialettica politica della città L’affermazione definitiva del podestà è degli anni Venti del Duecento. Il podestà è autorevole: detiene il potere esecutivo, è meno influenzato dalle dialettiche sociali cittadine e dai conflitti in quanto proviene da fuori. Ha del personale che lo aiuta (la famiglia podestarile), ha una specifica professionalità (è un magistrato itinerante) che lo rende più «neutrale», sa assicurare la pace e sedare le lotte civili e il nuovo sistema di governo è adeguato a una società più complessa e stratificata: ciò porta alla riduzione del potere dell’aristocrazia consolare antica. Il podestà passa da una città all’altra e fa carriera; si porta dietro la sua familia e i migliori acquisiscono fama e prestigio. Non è più un incarico da dilettante, ma da professionista della politica. Un professionista è tale quando ha una precisa formazione, quando il suo incarico diventa una carriera: si moltiplicano i testi come trattati, manuali, libri di esempi di discorsi che istruiscono i podestà e implicitamente definiscono i loro requisiti e i loro compiti (l’ars dictaminis e i dictatores) I comuni #3 (XIII secolo) Il comune di popolo La città podestarile è una città vivace, in crescita; si formano societates a base territoriale, militare, di ceto, di mestiere; società «di popolo», società d’armi, arti e corporazioni - alcune hanno un profilo militare, controllano quartieri cittadini e armi e aspirano a partecipare al governo. -le società di popolo vogliono conquistare spazio politico nel comune, in molte città si affiancano agli istituti del comune degli organismi «di popolo», dando luogo a una sorta di dualismo istituzionale (per es. il Consiglio del popolo oltre al Consiglio del comune; gli anziani o priori; il capitano del popolo a fianco del podestà…) -il capitano del popolo: un forestiero, un professionista della politica Il Popolo, le Arti Dopo il 1250 molte città sono governate dagli organismi di Popolo, in genere di orientamento guelfo. Si consolidano le Arti o corporazioni, che rappresentano mestieri, attività economiche, mondo produttivo – organizzazione «verticale». Ogni città ha una diversa organizzazione corporativa a seconda delle caratteristiche dell’economia e del tipo di società cittadina Un po’ ovunque emerge il comune di popolo, un ceto popolare che va comprendendo i grandi mercanti (popolo «grasso») ma anche artigiani, e produttori e diventa rapidamente ceto politico e di governo a scapito dei cosiddetti «magnati», dei potenti che hanno famigliarità con le armi – in alcune città i priori delle Arti aspirano a un ruolo politico e diventano una carica di governo; in altre città c’è sia «il Popolo» con i suoi istituti, il capitano del popolo ecc., sia «le Arti», con compiti e funzioni diverse. I veri poteri nel Comune di Popolo Chi comanda davvero? Il governo è nelle mani di una «signoria», ovvero di un gruppo formato dai priori delle arti e dal gonfaloniere di giustizia Ma c’è anche un vero e proprio partito, la Parte Guelfa, che ha un’organizzazione propria e molto potere: la Parte guelfa è «popolare» e legata alle Arti, ma ne fanno parte anche dei ricchissimi banchieri o addirittura dei «magnati» Tra i «magnati» ci sono persone che provengono da tradizioni diverse - famiglie di origine feudale vassallatica, famiglie dell’antica aristocrazia consolare - ma anche i nuovi ricchi in ascesa, membri del popolo grasso, che dimostrano la stessa aggressività ed emulano gli stili di vita militari degli aristocratici Più che altro il magnate si definisce in negativo: è un potente che va controllato, assoggettato a leggi di proscrizione, in quanto pericoloso per il comune Nuove leggi dichiarano i magnati pericolosi e tendono a colpire e limitare la loro arroganza, presunzione, pericolosità sociale Ma l’etichetta di magnate resta ambigua: fondamentalmente il magnate è colui che è considerato tale, per pubblica fama, dai suoi concittadini: per titoli, tradizioni, ricchezze e stili di vita (esibisce ricchezza, usa vendetta privata e violenza) Le leggi antimagnatizie degli anni Ottanta - Novanta Il Comune di popolo vuole limitare l’aggressività politica e militare dei gruppi aristocratici dominanti, vuole più spazio nel governo cittadino e ha bisogno di contrastare la violenza privata, che potrebbe travolgere il comune e i suoi principi base Da qui la promulgazione di leggi contro la violenza dei magnati: -leggi che proscrivono, ossia che escludono i magnati da cariche pubbliche, magistrature, da attività economiche ecc. -leggi che introducono divieti -leggi che bandiscono i magnati dal Comune - divieto di costruire torri e fortificare case - divieto di aggregare a sé clienti «popolari» nel quartiere di abitazione, e di armarli - divieto di organizzare raduni Sono leggi di difficile applicazione perché i magnati non erano un corpo estraneo al comune ma avevano anche un ruolo preciso (milizia, diplomazia, relazioni…) che gli altri non sapevano svolgere. Per questo non furono applicate con rigore, dato che lo stesso concetto di «magnate» era di difficile definizione: spesso si producono elenchi (liste) di individui o famiglie giudicati pericolosi, sono sottoposti a punizioni e bandi, si vietano comportamenti di prepotenza nobiliare e sopraffazione.
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