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Storia del Cristianesimo Antico - Filoramo, Sintesi del corso di Storia

Riassunto dettagliato e completo del libro "Storia del cristianesimo" per la preparazione all'esame di Storia del Cristianesimo 1 presso l'università di Firenze (anno 2016-2017).

Tipologia: Sintesi del corso

2017/2018

Caricato il 25/01/2018

Cardoza94
Cardoza94 🇮🇹

4.6

(15)

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Scarica Storia del Cristianesimo Antico - Filoramo e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! STORIA DEL CRISTIANESIMO ANTICO Il Giudaismo del secondo Tempio e le origini del Cristianesimo ( 515 a.C. -135 ) 1. Le prime correnti del pensiero giudaico (dal “ritorno” a Pompeo) Il cosiddetto esilio babilonese cominciò con tre deportazioni successive , dal 597 al 581 a.C ad opera di Nabucodonosor che riuscì ad espandere il suo regno fino alla Palestina, arrivando a Gerusalemme e radendo al suolo il Tempio fatto erigere dal re Salomone. Durante l’ esilio venivano nominati i re, ma chiamati “principi vassalli” e rendere conto ai Babilonesi. Nel 539 a.C Ciro di Persia conquista Babilonia e permette ai giudei di tornare a Gerusalemme. Durante l esilio babilonese si era riorganizzato il sacerdozio, con la figura del Sommo Sacerdote, scelto fra i discendenti di Sadoq ( da qui i SADOCITI, poi SADDUCEI) . Durante il regno di Dario, il principe vassallo ZAROBABELE ebbe al suo fianco il primo sommo sacerdote GIOSUE’ , a cui fu dato l aggettivo di UNTO ( Cristo). Essendo gli esiliati riconosciuti come Ebrei, quindi sudditi, hanno la possibilità di ricostruire il Tempio, ma secondo il modello babilonese (pianta quadrata) → Epoca Ellenistica: Dopo la morte di Alessandro Magno la Palestina fu contesa fra Egitto e Siria , la vittoria fu di Antioco III di Siria (200 a.C ). Antioco IV compì una ellenizzazione forzata: adeguamento dei giudei ai costumi e religione dei Greci. Lo Jahwe di Gerusalemme fu Giove Olimpo, quello samaritano Giove Ospitale. La circoncisione e l'osservanza furono vietate, con conseguente pena la morte. Si preparò una resistenza ebraica capeggiata dalla famiglia dei Maccabei, cioè il “martello” dei nemici ( famiglia di sacerdoti di discendenza non Sadocita).decise che la guerra santa si potesse combattere anche di Sabato. La lotta fu continuata da Gionata e Simone, che portarono i Maccabei a controllare il Sommo Sacerdozio. I successori dei maccabei furono chiamati ASMONEI. Si susseguono lotte fratricide per la successione al potere, ma nessuno ebbe la meglio fino all'arrivo di Pompeo Magno di ritorno dalla II Guerra Mitridatica, il quale nominò IRCANO come Sommo sacerdote.  Postesilio In Israele esistevano due modi di vedere il rapporto con Dio:  Dio aveva scelto un rappresentante del popolo (DAVIDE), lo aveva UNTO re e promesso aiuto e protezione a lui e la sua discendenza. La presenza di un UNTO era garanzia per il popolo dell’ alleanza con Dio. La salvezza veniva dal fatto che Dio si ricordava della promessa fatta.  Dio aveva stretto un’ alleanza con il POPOLO di Israele: aveva dato loro una Legge da rispettare ed osservare e in cambio della sua osservanza si impegnava a proteggere Israele. La salvezza era garantita dalla presenza dei sacerdoti. Le due ideologie convissero nel periodo pre-esilico, ma non senza contrasti. Solo nel V sec a.C predominò l’ ideologia dell’ Osservanza: venivano considerati ebrei i figli di entrambi i genitori ebrei o di madre ebrea. Iniziarono a crearsi linee di opposizione, la cui più’ forte fu quella samaritana, oltre a quella che si creò a Gerusalemme e quella che chiamiamo tradizione apocalittica. La tradizione apocalittica nasce separandosi dal Tempio. Il suo libro più antico è il Libro di Noè, non incluso nella Bibbia. Il libro Enoc è un insieme di cinque tomi di questa tradizione che introduce alcune novità nella tradizione giudaica: l'idea dell'immortalità dell anima (resurrezione), fondandosi sul fatto che l’ uomo è peccatore per natura perciò è destinato all'impossibilità dell osservanza e alla dannazione eterna. Dato che il male non può essere prodotto da Dio, i testi Enochici propongono altresì il mito del Peccato angelico : gli angeli, invaghiti delle donne, si unirono a loro contaminando l’ intero mondo creato, dato che la riproduzione era concessa solo ai mortali → gli angeli hanno contaminato l'umanità, non sono gli Giudei di pura razza a contaminarsi con le donne straniere. Il peccato ha origine sovrumana e l’uomo può redimersi solo con l’aiuto di una forza sovrumana. Il peccato di Caino precede il mito del Peccato Angelico → la creazione è deturpata da un volere ribelle a Dio. Il Libro di Daniele che ripropone la validità dell’ alleanza tra dio e gli uomini e l’ idea di resurrezione, che diventa il modo della salvezza per i giusti e gli osservanti.  La formazione della Bibbia Solo nel 70 d.C fu fissato il canone definitivo delle scritture giudaiche che formano la Bibbia (dal greco “i Libri”). Quella cattolica fu confermata dopo i concili di Firenze e Trento. Durante l'esilio si creò un consenso intorno a cinque libri attribuiti a Mosè che entrarono nell'Antico testamento : il Pentateuco ( Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio). 2. Radicalizzazione dell’ osservanza e aperture ai NON giudei Con lo scoppio della guerra civile a Roma ( 49 a.C.) Ircano ed il suo ministro Antipatro si schierarono con Pompeo, mentre il fratello di Ircano ( ARISTOBULO) ed i figli con Cesare. Dopo Farsalo anche Ircano ed Antipatro si schierarono con Cesare e lo Aiutarono in Egitto. Dopo la vittoria, Cesare aiutò gli ebrei con esenzioni fiscali e nomina Ircano “ Etnarca dei Giudei” e diede ad Antipatro cittadinanza Romana. Il sovrano di fatto era Antipatro che nominò i figli governatori: Fasaele a Gerusalemme ed ERODE in Galilea. Dopo l’ assassinio di cesare tutti i sovrani si schierano con i seguaci di Giulio Cesare. All’ indomani della battaglia di Filippi si schierarono con Antonio .  Giovanni Battista Fonti → Giuseppe Flavio, Vangeli ( Mc e Lc) e AT Nato ai tempi di Erode il Grande da famiglia sacerdotale, Giovanni fu un giudeo che si asteneva dal mangiare carne e tutto ciò che contenesse sangue, vino e sostanze inebrianti, atteggiamento analogo a quello degli esseni. Si cibava di cavallette e miele selvatico, ma non di cibo preparato da mani umane, riteneva dunque che il cibo prodotto naturalmente non fosse contaminato. Vestiva di pelli di cammello con cintura di pelle sui fianchi (a differenza degli esseni che reputano le pelli animali impure). Anche la decisione di scegliere il Giordano per il Battesimo è significativa: quel fiume sarà dichiarato non adatto da alcuni rabbini all'aspersione. Emerge quindi una figura di giudeo osservante che radicalizza le norme secondo una propria interpretazione della Legge. La sua predicazione inizio’ tra il 27 ed il 29 d. C e si concentrò fuori dalle città. Il carattere principale della predicazione è il Battesimo, ritenuto efficace per la remissione dei peccati. Egli inoltre si presenta con due le idee principali: 1. Ciò che viene da Dio è puro, ciò che viene dall’uomo è impuro; 2. La remissione dei peccati può avvenire fuori dal tempio senza sacrificio o controllo sacerdotale; ma con il rito battesimale. Egli usava battezzare con immersione nel fiume Giordano. Gesù lo riconobbe suo predecessore . Interessante inoltre è la sua dimensione apocalittica: Secondo Luca e Matteo avrebbe annunciato la fine dei tempi ed il giudizio universale a breve termine. Possiamo supporre che egli sia il stato un predicatore apocalittico. Egli avrebbe annunciato la venuta di un personaggio dalle caratteristiche divine, Gesù Cristo, ed è significativo il fatto che molti interpretano Giovanni come un precursore dello stesso Gesù. Quello che emerge è il fatto che non sembra essere esistito da parte di Giovanni Battista un riconoscimento di Gesù come successore, ma è esistito un riconoscimento del Battista come suo predecessore. Egli morì infine giustiziato da Erode Antipa spinto dalla moglie Erodiade.  La via di Gesù Le fonti antiche che parlano di Gesù sono numerose (Nuovo Testamento, Giuseppe Flavio). La datazione che tutti conosciamo è un errore di calcolo. Infatti stando a Luca (2, 1-3), Gesù nacque nel 4 a.C., nei “giorni di Erode”, qualche mese dopo la nascita di Giovanni Battista, ma poi dice che nacque nel “censimento di Augusto”, ossia il 6 d. C. Luogo di nascita e infanzia → Luca dice che Giuseppe si sposta da Nazareth a Betlemme (famiglia di Davide). Matteo non fa alcun accenno a Giovanni Battista, suo precursore, ma dice che Gesù è nato a Betlemme perché lì è nato Giuseppe. Nessuno spiega perché Gesù era detto “di Nazareth”, essendo nato a Betlemme. Genealogie → Luca parla di discendenza da Gesù ad Adamo attraverso 77 generazioni e parla di Maria appartiene alla stessa famiglia di Elisabetta , madre di Giovanni e Aronnitide . Gesù sarebbe di discendenza davidica per padre e Aronnitide per madre ; Predicazione Luca pone Gesù bambino e adolescente in rapporto con il Tempio. I genitori lo avrebbero portato al Tempio e poi a 12 si sarebbe restato per 3 giorni per “discutere con i dottori”. Per Giovanni la predicazione durò 2 o 3 anni. Il materiale sull'attività di predicazione di Gesù è riscontrabile nei Quattro Vangeli. I problemi trattati sono quelli del giudaismo del suo tempo, ma egli sposta il discorso su un piano etico o generale. Mostra di non condividere la Legge farisiaca e di porre le basi per un superamento dei concetti stessi di impurità e contaminazione → Gesù tocca il lebbroso e lo guarisce. Il male è una realtà unitaria che si manifesta come morte o malattia e la lotta non è l'osservanza, ma deve riguardare l'eticità. In modo analogo si pone nei confronti del Tempio e del culto, attraverso il superamento del tempio stesso e suscitando la preoccupata reazione delle autorità sacerdotali. Vi era anche l'apertura al mondo pagano: il pagano non era considerato contaminato e doveva essere salvato tanto quando un cittadino di Israele. Una domanda molto importante è il senso che Gesù aveva dato alla sua morte → è stato un gesto sacrificale? Si deve iniziare con la considerazione che deve esserci stato qualcosa nelle parole di Gesù che ha permesso ai suoi seguaci di formarsi e soprattutto nei suoi gesti c'erano le basi per il superamento dell'osservanza e del culto, tutto connesso con l'apertura al mondo pagano. Notiamo in Gesù una continuità nell'ideologia della promessa, ossia il fatto che Dio ha promesso il perdono dei peccati a Israele. La novità è che il perdono, fondato sull'amore reciproco, diventa l'unico metro di giudizio. Gesù fu anche un predicatore Apocalittico che annunciava la prossimità del Regno di Dio, presentato attraverso parabole e gesti dal valore simbolico. Giuseppe Flavio presentava in luce negativa i profeti, ma non Giovanni o Gesù che è rappresentato come vittima ingiustamente uccisa. Questo giudizio mostra come la predicazione apocalittica di Gesù e Giovanni non era politica, se così fosse stato il messaggio del Cristo sarebbe morto con lui. Morte I vangeli sono d’ accordo sul Venerdì ( giorno di Pasqua per i Vangeli Sinottici, il 15 ), mentre per Giovanni fu il 14. Si tende a privilegiare Giovanni che sembra più informato sugli avvenimenti della crocifissione. L'esecuzione fu eseguita sotto ponzio pilato , quindi tra il 26 ed il 36 d.c. 3. L’agonia del Giudaismo Palestinese ( da Tito ad Adriano) Nel 66-70 scoppiò la prima grande rivolta giudaica, soppressa nel sangue da Tito, un procuratore romano voleva impossessarsi del tesoro del Tempio. Nel 70 Tito assedia Gerusalemme e distrugge il Secondo tempio. Nel 69 Vespasiano (69-79) si trovava già in oriente nominato dalle sue truppe, non si recò subito a Roma, ma si assicurò prima l ‘ Egitto e lascio’ al figlio Tito il comando delle legioni per continuare l’ assedio di Gerusalemme A Vespasiano succede il figlio Tito (79-81) che dovette affrontare diverse calamità ( eruzione del Vesuvio, incendio a Roma, pestilenza). Di lui si ricorderanno per sempre la presa di Gerusalemme e la distruzione del Secondo Tempio nel 70 quando non era imperatore. A Tito successe il fratello Domiziano (81-96) che iniziò una grande persecuzione nei confronti degli ebrei istituendo per prima una tassa ( FUSCUS JUDAICUS) che coinvolse i cristiani.  L'ultima fioritura apocalittica Dopo la distruzione del Tempio del 70 i Giudei cercarono di spiegare a se stessi perché Dio li avesse abbandonati. Di conseguenza abbiamo un alto numero di testi giudaici in forma apocalittica. La distruzione di Gerusalemme è spiegata come punizione per i peccati di Israele. Interessante è notare la differenza con i testi cristiani: in quelli giudaici non cristiani la punizione di Gerusalemme è transitoria: il popolo sarà perdonato; in quelli cristiani la colpa è inespiabile. Più o meno di questo periodo è l’Apocalisse (“rivelazione”) di Giovanni: la vittoria di Cristo sull’esercito del male. Il demonio viene rappresentato come un mostro a sette teste (simbologia di Enoc) che perseguita una donna (donna-città → Babilonia colpevole di aver crocefisso il Signore) di cui è figlio. Alla fine la donna ricompare con vesti luminose: è la Gerusalemme celeste.  Il rabbinismo Rabbi Yohanan si reca nella città di Iavne dove riunisce alcuni saggi di osservanza farisiaca hillelita, i quali diedero inizio alla prima accademia rabbinica della storia del giudaismo adattate alle condizioni dell'epoca, dopo la distruzione del tempio. Dichiararono non più obbligatoria la tasse per il tempio, che portò a due conseguenze: rendeva il suo pagamento un fatto puramente fiscale e non religioso, toglieva la base economica su qualsiasi pretesa di restaurazione del tempio. Alla sua morte successe Gameliele II che era nemico di Yohanan, e trasformò il gruppetto in una vera e propria accademia. Lui pose le basi per una legislazione giudaica fondata sull'interpretazione della legge adatta ai tempi mutati. Procedettero inoltre alla sistemazione del canone ebraico, per decidere quali erano spuri o considerati sacri. La discussione durò anni e riguardò soprattutto Daniele o il Cantico dei Cantici. Si resero conto inoltre che la vecchia traduzione greca della Bibbia era una traduzione antiquata, non rispondeva più alle esigenze del nuovo giudaismo che stava emergendo, così venne nuovamente tradotta ma stavolta fedele al testo e alle direttive date dai rabbini. Essi poi provvidero a rivedere e rielaborare la preghiera, alla benedizione fu aggiunta anche la maledizione contro gli eretici (minim) → eresia = ciò che non è conforme al rabbinismo, quindi compresi anche i Giudei e Gesù Cristo. Contemporaneamente a Gameliele II emerse l'autorità di un giovane rabbi: Rabbi Aqibah, il quale fu convinto sostenitore delle idee messianiche, a differenza degli altri rabbini che erano invece di parere diverso. Infatti con lo scoppio dell'ultima insurrezione egli parteggiò per gli insorti: fu catturato e giustiziato dai Romani vittoriosi. Differenza tra il giudaismo sinagogale e quello del “popolo della terra”: Giudaismo sinagogale → Nelle sinagoghe si svolge la liturgia della parola, le letture e commento dei testi sacri. Queste erano gestiti dai maestri. In esse la nicchia dov'era conservata la legge era orientata verso il Tempio, il luogo per eccellenza dove la presenza di Dio era a contatto con il popolo. La distruzione del tempio di Gerusalemme aveva causato quindi una dispersione del sacro. Il Giudaismo della diaspora era quindi indipendente da Gerusalemme e non fu toccato dai Romani. Tra gli Ebrei della diaspora e i rabbini c'erano differenze linguistiche e inoltre nelle città greche e romane gli ebrei in genere dovevano vivere bene. “Popolo della terra” → Viveva in campagna, dedita all'agricoltura e pastorizia. Il loro modo di vivere era considerato impuro dai farisei. Didachè è un testo arcaico che riflette la vita delle comunità cristiane tra la fine del I e l’ inizio del II sec d. C Anche se si sa poco delle riunioni dei cristiani primitivi, si riscontrano analogie tra riti pagani e il culto nelle sinagoghe. Il cristianesimo della Grande Chiesa è di stampo paolino, più atto all'incontro con il mondo pagano. Il cristianesimo della Grande Chiesa non è il risultato di singole sette, ma è un unico corpo sentito come realtà universale. I rapporti con l'impero sono differenziati, ma comunque le comunità cristiane non erano interessate allo scontro → convivenza col mondo pagano → è questo il cristianesimo destinato a vincere tra tutti. 3. Storiografia cristiana primitiva I quattro Vangeli rappresentano un fenomeno letterario piuttosto singolare, che fu imitato nei secoli successivi, ma appare difficile identificare i precedenti letterari. Rappresentano una novità nel soggetto: narrano di un personaggio storico e quasi contemporaneo, presentato come figura divina; quest'ultima caratteristica pone i Vangeli fuori dagli schemi letterari dell'epoca. Alcuni studiosi ritengono che il Vangelo di Marco sia costituito da una serie di “letture” che accompagnano i neofiti; non si può nemmeno escludere una funzione propagandistica, anche se non dobbiamo pensare ai vangeli come dei proclami. Possiamo comunque supporre che all'interno delle comunità cristiane si siano collezionati un insieme di scritti su Gesù in greco, ebraico e aramaico. Tra il 60 e il 100 si procedette a un lavoro di raccolta e organizzazione del materiale che portò alla redazione dei vangeli attuali. Interessante notare come la maggior parte degli scritti antichi su Gesù è in greco → preponderanza delle comunità greche. Inoltre nella prima metà del II secolo abbiamo la redazione di vangeli che vennero considerati eretici → Vangelo degli egiziani (scritto in copto). Il fatto che i vangeli canonici siano quattro destò alcuni problemi, e la cosa fu risolta nel II secolo da Ireneo. I vangeli devono essere quattro → quattro punti cardinali; quattro Viventi visti da Ezechiele a sorreggere il trono di Dio. La cosa interessante però è sotto un punto di vista storico e letterario, ossia come essi si sono formati e che rapporto hanno tra loro. I vangeli di Matteo, Marco e Luca sono molto simili e possono essere posti in una sinossi in cui i testi scorrano paralleli → vangeli sinottici. Giovanni è invece differente rispetto agli altri. Fino al settecento si credeva che Matteo fosse il più antico è che Marco avesse riassunto i racconti di Matteo e Luca. Nel secolo scorso si è capito invece che Marco è il più antico e che Matteo e Luca avrebbero preso il lavoro di marco integrandolo con altre fonti, tra cui una particolare costituita da detti e parole di Gesù, la Fonte “Q” → “Quelle” = “fonte” in tedesco. Questa “teoria delle due fonti” è stata molto discussa ma risulta la più attendibile. Vangelo di Matteo -> È il più antico, il più breve e sintetico. L'autore presenta Gesù come il Messia che si manifesta gradualmente. Abbiamo un primo periodo di attività in Galilea e il riconoscimento della messianicità di Gesù da parte di Pietro seguita dall’'annuncio della propria morte. Gesù viene quindi Viene riconosciuto come “Figlio” di Dio. Abbiamo poi la settimana della passione, che culmina con la morte che avviene il venerdì (il giorno di Pasqua). Il Vangelo si chiude con la tomba vuota e l'invito a recarsi dal idea per incontrare il Risorto. La conclusione appare tuttavia insoddisfacente, Ma pare convincente che il testo davvero finisse così virgola poiché il testo si presenta come una serie di letture da proporre al neofito il quale veniva educato nella verità della nuova fede. Dietro tale costruzione c'è l'eco dell'insegnamento Paolino sul battesimo come morte e risurrezione. Per quanto riguarda le ipotesi di datazione possiamo porre Marco qualche tempo prima del 70 virgola poiché Gesù dice a proposito della distruzione di Gerusalemme pregate che non venga l'inverno ( Gerusalemme topless in agosto). Per quanto riguarda il luogo del redazione probabilmente è Roma perché lì Marco avrebbe raccolto le testimonianze di Pietro, probabili sono anche l'Asia Minore o la provincia di Siria. Vangelo di Luca → È l'opera più ampia del Nuovo Testamento, poiché è costituita dal Vangelo e dagli atti. L'autore abbraccia tutta la storia del cristianesimo primitivo fino alla vita della Chiesa. Il Vangelo si apre e si chiude a Gerusalemme punto e virgola gli atti si aprono a Gerusalemme e si concludono a Roma. Luca è il primo che ha concepito il cristianesimo come una realtà religiosa nata a Gerusalemme ma destinata a raggiungere Roma e il mondo. Da un punto di vista letterario Luca è il migliore scrittore del Nuovo Testamento, ed è anche colui che ha maggiore coscienza di compiere un'opera letteraria e storica come mostrano le dediche a Teofilo. Fin dal prologo l'autore dichiara di aver compiuto anche indagini per raccogliere tutto il materiale possibile punto da un punto di vista teologico la divinità di Gesù è presentata sin dall'inizio con un intervento diretto dello spirito che ingravida Maria punto è presentato fin da subito la coscienza del rapporto con il padre punto e virgola e raccontato anche il battesimo presto Giovanni dove protagonista è lo spirito che scende in forma corporea. Il racconto prosegue simile a quello di Marco ma con l'inserimento di ampio materiale, elementi narrativi e parabole. Il Vangelo si conclude con le apparizioni del Risorto l'Ascensione. Negli atti invece l'eroe principale diviene Paolo a cui Gesù appare più volte. Dal testo di Luca emerge una figura ideale di Gesù e della chiesa di stampo Paolino. Dall'esito del materiale marciano, possiamo notare come alcune situazioni imbarazzanti scompaiono, come e quando madre fratelli ritengono che Gesù sei impazzito. Per Luca essenziale inoltre il passaggio dalla giustizia alla misericordia. Gli interventi lucani inoltre mirano a presentare un Vangelo di tradizione ellenistica ma accettabile anche per i giudaizzanti. Per quanto riguarda la datazione possiamo presupporre una data successiva al 70, grazie ad un preciso riferimento ad assedio di Gerusalemme. Vangelo di Matteo → Si mantiene fedele al testo di Luca anche se aggiunge altro materiale. All'apertura abbiamo una narrazione dell'infanzia, ma è Giuseppe a ricevere visite di angeli e a decidere il nome del bambino, mentre il Luca e Maria. Gesù nasce in Giudea ai tempi di Erode ma deve fuggire in Egitto. Si rifugia poi in Galilea arrivando sino al Giordano per il battesimo di Giovanni, e al suo arresto torna in Galilea si allontanerà successivamente dopo la morte di Giovanni Battista Il Resto del racconto segue la struttura marciano con alla fine però le apparizioni del Risorto. Matteo nega il battesimo di Giovanni di redimere i peccati e la sposta, nell'Ultima Cena, al sangue di Cristo. E inoltre forse il più attento a evitare a Gesù alcune situazioni di particolare contaminazione punto questo particolare mostra una vicinanza ideale al mondo giudaico virgola nel Vangelo, è un risentimento per i farisei e per le autorità religiose giudaiche. Una tale avversione può essere spiegata dal fatto che a quel tempo il Vangelo circolasse in comunità in aperta rottura con le autorità giudaiche. Questo dato ci porta ad una datazione posteriore al 70. Il luogo fu certamente la Siria, un ambiente con poca simpatia e per il mondo greco. 4. Il vero profeta Dopo la distruzione di Gerusalemme il termine giudeo-cristiani indica quella parte dei cristiani che assume una posizione marginale. Ci vollero secoli però perché il movimento di separazione ceste a compimento. Con Ireneo, alla fine del II secolo, le posizioni giudeo cristiane sono combattute come eretiche. In Paolo le idee giudaizzanti sono legati a fenomeni di tipo gnostico. Inoltre abbiamo tre Vangeli che sono le prime opere delle cristianesimo giudaico: Vangelo dei Nazarei (ebraico), Vangelo degli Ebrei (in greco) e Vangelo degli Ebioniti (in greco), entrambi i testi greci hanno tendenze gnosticizzanti.  Ebioniti All’inizio del III secolo, gli Ebioniti sono il gruppo dei cristiani giudaizzanti più importante. Di loro abbiamo notizia da Ippolito e Origine. Essi hanno praticato l'osservanza tradizionale considerando Paolo è grande traditore. Avevano un proprio rituale eucaristico e ritenevano che Gesù fosse un uomo straordinario, ma un uomo di madre non vergine. Secondo Girolamo sono loro i minim maledetti dai Giudei. La Grande Chiesa inventò anche un'eresiarca: Ebion, che vuol dire “poveri”. Il primo personaggio a cui si richiamano gli Ebioniti è invece Giacomo, il fratello del Signore, detto “il giusto”. Di Giacomo abbiamo notizia non opera attribuita a Clemente di cui non abbiamo l'originale greco . colui che adoperato il testo di partenza ha utilizzato antichi testi giudeo-cristiani in cui Giacomo a fare a capo dei 12 apostoli nelle discoteche con i Giudei punto appare inoltre un nemico, interpretato come Paolo, che lo scaraventa giù dai gradini del tempio. L’eroe principale però dei testi giudeo-cristiani, risalenti al II secolo, è Pietro. Le opere ci mostrano una comunità di cristiani stretti attorno al ricordo di Pietro. Gli avversari sono gli ebrei non cristiani, i discepoli di Giovanni Battista che credono che Giovanni è il Cristo e non Gesù, e soprattutto un gruppo eretico capeggiato da Simon Mago. Quest'ultimo è il primo che ha portato il Vangelo ai pagani, un nome di copertura per Paolo. Secondo questi gruppi Dio avrebbe creato prima il bene e poi male, prima Adamo e poi Eva. Il testo è radicalmente misogino: Adamo è vero profeta, Eva e profezia delle tenebre. Questa teoria nel suo insieme è un prodotto nuovo, ma non si capisce cosa avesse a che vedere con Pietro. Il compito del vero profeta è quello di portare la vera conoscenza, ovvero la gnosi. Durante questo periodo inoltre iniziano a formarsi fenomeni religiosi ritenuti eretici dalla grande chiesa. All'inizio del III secolo in una comunità di monastica di elchasaiti si formò mani che diede il via ha una filosofia di tipo dualistico. trattati in forma di epistola come quello dello pseudo Barnaba, dialoghi come quelli di Giustino, modello di confronti tra un cristiano è un ebreo. Il problema storico fondamentale è il confronto è la polemica contro il giudaismo punto sì a che fare con due tipi di fonti: quello scritto in cui l'oggetto del confronto si configura come un giudaismo a temporale (tipico del periodo precostantiniano), l'altro in cui il protagonista non è un ebreo senza tempo ma un ebreo in carne ed ossa (cristianesimo trasformato in religione di stato). Nel II secolo comunque, il confronto è essenzialmente teologico. Analizziamo ora tre testi: 1. Epistola di Barnaba: anticipa la polemica condotta successivamente da Marcione che rifiuta completamente l'Antico Testamento. In altri capitoli accusa gli ebrei e sminuisce il loro patto d’ alleanza con Dio e si vuole dimostrare che quel patto sia valido solo con i cristiani. Non ci sarebbe stata quindi alcuna alleanza tra Dio e Israele. L'unica alleanza è quella suggellata da Gesù con coloro che credono in lui. A questa condanna a Israele si sottraggono solo i profeti. La gnosi di Barnaba, fondata nella fede in Cristo e non sull'evento-Cristo, è l'unica chiave di accesso alle Scritture. 2. Dialogo con Trifone: scambio di opinioni, senza scontri: entrambi restano fermi nelle loro posizioni. Secondo Giustino gli ebrei non hanno mai avuto amore per nessuno, e l'uccisione di Gesù è il culmine della loro malvagità. La circoncisione è considerato come un marchio di fabbrica per gli ebrei che avrebbe portato loro disgrazie. Cristo è il nuovo patto e la legge eterna. Il piano salvifico di Dio si realizza progressivamente fino a compiersi nel Cristo. Il nome del Figlio di queste manifestazioni è Israele, ma solo coloro che riconoscono che Gesù il Cristo è Israele è suo erede. Sia in Giustino che in Barnaba, questa lettura dell'antico patto presuppone una conoscenza esegetica e di conoscere l'azione prefiguratrice dell'antico → gli ebrei sono esclusi dalla possibilità di comprendere la verità del testo. Giustino introduce inoltre il tema Paolino della Salvezza: la salvezza è di colore che avranno vissuto secondo la Legge. Questa legge coincide nella legge naturale iscritta da Dio nel cuore di ogni uomo, mentre per un ebreo ha unicamente valore punitivo e risulta superata dall'avvento di Cristo. 3. Omelia di Melitone di Sardi: il testo ruota attorno all'opposizione antico-nuovo patto, e contiene una sezione esplicitamente antigiudaica. L'Antico Testamento è orientato verso il Cristo e il suo messaggio di salvezza. L'antico patto ha quindi un valore relativo, per i cristiani non ha valore. La nuova legge, presente naturalmente in ogni uomo, è il Cristo. Israele non è capace di riconoscere la vera natura del Cristo. 2. Il confronto col mondo pagano Il confronto col mondo pagano si svolse principalmente su due piani : il ruolo del cristianesimo all'interno del potere politico (il giudaismo era una religione riconosciuta, il cristianesimo dovette lottare per ricevere questo riconoscimento) e il confronto con la filosofia e cultura ellenistico- romana. Durante questo periodo sono presenti diversi tipi di cristianesimo. Per avere un'idea è sufficiente confrontare due testi: la I epistola di Clemente Romano (96 d. C) diretta alla comunità di Corinto, e l'Apocalisse Canonica (fine I secolo) ad espressione di una comunità che vive un clima di persecuzione. Nell'epistola si evince come c'è bisogno di affermare Una comunità fondata sui modelli offerti dall'etica. Assistiamo anche ad un mutamento della prospettiva temporale ed escatologica: ci troviamo di fronte un escatologia di tipo ellenistica caratterizzata da una concezione dominata dalla contrapposizione tra tempo ed eternità, in cui il soggetto diventa l'anima immortale di matrice platonica. In questo periodo cioè inoltre l'esigenza di fissare i nuclei del messaggio cristiano due punti la proclamazione della nascita, del mistero, della passione, morte e resurrezione di Gesù Cristo (Logìa). Inizia così a costituirsi un vasto corpus letterario, che in seguito sarà distinto iscritti autenticamente ispirati e scritti apocrifi. Alcuni di testimoni più antichi, come Paolo e Giovanni, è vero scarsa diffusione. Altri problemi riguardano l'interpretazione stessa della missione del Cristo e della sua natura: Ignazio sottolinea ripetutamente la realtà della vicenda umana di Gesù, Policarpo attacca le tendenze dolce esiste che sono soltanto un aspetto di una più complessa riflessione cristologica. Autori come Ignazio e Policarpo, entrambi vescovi nel primo triennio del II secolo, testimoniano la crisi della comunità carismatica di tipo Paolino e il prevalere dei Ministri in forma gerarchica. Ignazio inoltre sottolinea la centralità del ruolo del vescovo nella sua comunità. In questa comunità risulta centrale la pratica liturgica. Di iniziazione cristiana è fornita dal battesimo, mentre l’Eucarestia rappresenta il luogo fondamentale della Memoria. In realtà le pratiche liturgiche che variano a seconda dei cristianesimi locali, ma ciò che accomuna è una duplice necessità: stabilire un rituale di iniziazione per l'inserimento all'interno della nuova struttura e costruire luoghi della memoria forti. Decisivo inoltre è la formazione di una vita morale, incentrata attorno alla pratica di versare il vino nuovo che rappresenta virtù come l'umiltà e l'aiuto reciproco. Il rapporto tra i cristiani e l'autorità politica viene interpretato come il rapporto tra Gesù e l'autorità romana. La domanda è fino a che punto la predicazione Gesù contenente elementi politici e non soltanto religiosi. Roma riconobbe agli ebrei diritto di professare le proprie leggi in cambio però di una vera sta verso l'impero. Marco attribuisce a Gesù le parole “ Date a Cesare quel che è di Cesare, e a Dio quel che è di Dio”. Nella prima parte c'è la necessità di pagare una tassa personale da consegnare ai rappresentanti di Cesare. Egli rifiuta di pagare il tributo perché idolatrico, ma fa cadere l'accento sulle cose di Dio. Gesù riconosce l'autorità e il dovere dell'ebreo di pagare il tributo, senza per questo sacralizzare questa autorità. per quanto riguarda invece la posizione di Paolo rispetto all'autorità politica bisogna tenere presente che egli assume un atteggiamento diverso rispetto ai ceti popolari del giudaismo punto Paolo è un fariseo, di conseguenza il suo pensiero politico riflette il realismo politico caratteristico del fariseismo. Egli afferma che ogni autorità proviene da Dio ed è perciò legittima, ma in caso di conflitto etico e cristiano è ricondotto alla sua coscienza. Secondo Paolo inoltre la vera cittadinanza di un cristiano non è di questo mondo, ma nei cieli. Su queste basi si andrà a costruendo il rapporto con l'autorità politica: i cristiani sono considerati pellegrini su questa terra, inseriti parzialmente all'interno delle strutture politiche, poiché la loro cittadinanza non è di questo mondo. Differentemente appare Melitone (il cristianesimo è oggetto di persecuzioni) che è il primo scrittore cristiano testimone di una concezione dei rapporti con lo Stato di tipo diverso: il cristianesimo contribuisce in modo determinante alla prosperità dell'impero. L'impero prese consapevolezza dell'esistenza del cristianesimo come religione in maniera molto lenta. Prima dell'età dei Severi vennero messe in moto forme di intervento, anche giuridico, che miravano a destabilizzare la nuova religione. La partire dal III secolo inizierà, con Diocleziano, una sistematica e generale persecuzione. Il semplice nomen christianum, senza aver compiuto alcun atto criminoso, era penalizzante e si veniva considerati come nemico dello Stato. Questo accadeva perché il cristianesimo era considerato una superstitio prava,externa, e perciò considerata come insieme di pratiche magiche, un fenomeno che più volte l'Impero aveva valutato in maniera negativa. Erano inoltre culti stranieri, che non facevano parte delle tradizioni romane. Erano tollerate riunioni che non avessero però carattere pubblico. Occorrerà attendere l'impero di Marco Aurelio affinché la situazione di tranquillizzi per le comunità cristiane. Agli occhi di un pagano il giudaismo si distingueva nettamente dalle altre tradizioni religiose, non solo per la sua fede monoteistica, ma anche per essere un popolo antichissimo, la cui storia pretendeva di essere iniziata alla creazione del mondo. I cristiani, al confronto, erano privi di qualsiasi pedigree. Il fatto che all'età di Marco Aurelio non vi sia interesse del i telefoni pagani della religione cristiana, ci fa capire che essa veniva considerata come una religione che a malapena si distingueva dal giudaismo. Solo dopo la metà del secolo la situazione cambia, come conferma l'orazione contro i cristiani di Frontone. Un'altra personalità importante e Celso, che nel suo “Discorso Vero” guarda il cristianesimo della fine del II secolo da un punto di vista intellettuale pagano e secondo una filosofia aperto la tradizione platonica. Il Dio di Celso è un Dio che prelude all'uno che Plotino vorrà al centro della sua riflessione filosofica, un Dio impersonale che non è assimilabile al dio creatore amorevole degli ebrei e dei cristiani. I cristiani apparivano come un popolo privo delle radici antiche del mos maiorum che contraddistinguevano i popoli dell'impero. Agli occhi di Celso, Gesù non era altro che un mago, uno stregone, un impostore. Dimostrato che Gesù non era il figlio di Dio, egli tratta della natura misteriosa delle comunità cristiane,la loro volontaria separazione rifiuto delle regole. Egli definiva i cristiani come antropocentrici che avevano l'audacia di immaginare un cosmo creato per l'uomo. La minaccia più pericolosa gli occhi di Celsio da parte dei cristiani era l'atteggiamento fideistico nei confronti della realtà. Di fronte a questi attacchi il tratto distintivo della apologetica cristiana è quello di accreditare presso la classe politica intellettuale pagana il cristianesimo come solo interlocutore valido sul piano della politica religiosa. I tratti di quest'operazione sono riscontrabili negli Atti degli Apostoli e testimoniano la svolta missionaria verso l’ellenismo. Il testo chiave è costituito dall'episodio del discorso di Paolo sul areopago di Atene in troviamo un discorso che contiene temi che ritorneranno nella letteratura apologetica del II secolo: Dio non abita in templi sbrigati dagli uomini e non ha bisogno di alcun ché, ha creato l’uomo affinché lo cercasse. Vi è quindi una preparazione all'accettazione naturale dell'annuncio cristiano. E’ soprattutto nella seconda metà del secolo che fiorisce questa letteratura con Quadrato e Aristide, ma è tra il II e il III secolo che troviamo gli scritti apologetici con cui Tertulliano e l'è Diogneto, sigillano il gruppo dei cosiddetti apologisti. Ciò che accomuna questi scritti e lo sforzo di rispondere alle critiche pagane e di accreditare il cristianesimo come vero garante religioso dell'impero. Questo tentativo è evidente nell' ”Apologia” di Melitone rivolta a Marco Aurelio → il cristianesimo viene letta come vera filosofia portatrice di veri valori. Melitone aggiunge la dimensione di “Fausto presagio” che l'annuncio cristiano possedeva per l'Impero e per lo stesso imperatore. Questa garanzia rende il cristianesimo ragionevole. Solo i cristiani potevano essere i portatori sia della vera sapienza via della vera moralità e pietà così che le critiche e relativi al comportamento libertino e le critiche all'ateismo dei cristiani finivano per essere rovesciato sulla religione tradizionale. Per quanto riguarda le accuse relative alla senza di tradizioni Giustino risponde nel dialogo attuando l'appropriazione delle Scritture ebraiche, rilette come preparazione profetica della venuta di Cristo. Nell'anonimo scritto A Diogneto lo scopo del cristianesimo è diventato quello di presentare la fede cristiana come un nuovo fondamento dell'identità dell'uomo ellenistico- romano. Durante il secondo secolo forse una vera e propria teologia cristiana, che un duplice confronto: con il politeismo pagano e con il monoteismo assoluto di tipo giudaico. L'unicità di Dio era minacciata da gnostici e marcioniti con il loro diteismo; l'unità divina era minacciata da pagani ed ebrei; il rapporto di Dio mediato dal figlio con il mondo. Il dio biblico era Dio Creatore, così come il Dio del Nuovo Testamento, che ereditò quest'aspetto ma assunse anche caratteristiche di amore. Ciò che distingue invece gli apologisti e la tendenza sottolineare l'unicità e l'autosufficienza divina. Inoltre l'unicità di Dio non comporta la sua unità poiché Dio coesiste con il Figlio (Lògos). Quindi vi erano due idee: una considerava il Figlio una manifestazione del Padre; la posizione gnostica invece moltiplica le entità divine. Il Lògos ha il compito di mediare il rapporto tra Dio è il mondo. Ireneo fu il primo che affermò l'unità del mistero salvifico che si celebra ad opera del Lògos, egli rivendica la centralità della salvezza è la bontà della creazione, conseguenza della bontà del l'unico creatore. Gli apologisti invece non inseriscono l'azione cosmologica nel piano redentivo. La differenza rilevante è che, mentre per il filosofo pagano l'anima mundi contempla le idee divine, il Logos degli apologisti (Giustino) si pone come modello e come demiurgo. Secondo Ireneo e Tertulliano in Dio coesistono il Figlio e lo Spirito, che egli identifica con la sapienza . Le cose sono state create con modelli che coincidono con il Lògos. Ireneo però non dice nulla su come la sostanza divina infinitamente trascendente abbia creato una materia che le è così Inferiore. In questa prospettiva il problema dell'origine del male non ha a che fare con la materia. La svolta del III secolo 1. La diffusione del Cristianesimo La missione cristiana si diffuse lungo le principali vie di comunicazione. Una di questa era la cosiddetta Via del Mare, che collegava l'Egitto con la Palestina, toccava l'antimafia raggiungendo Tarso. Legava inoltre la Galizia l'Africa alla Lidia e alla Caria. Dove la Via del Mare terminava iniziava la Via Egnatia, che portava a Durazzo sull'Adriatico e che conduceva direttamente a Roma. Il terzo secolo, col mutare della situazione politica, mutò la fisionomia della diffusione del cristianesimo. Assistiamo quindi al consolidarsi del cristianesimo in provincia è come l'Africa settentrionale, l'Italia centrale e meridionale, la Spagna, l'Egitto. Inoltre il cristianesimo si diffuse seguendo l'ordinamento sociale tipico delle città ellenistiche, caratterizzate da una struttura piramidale con alla base la manodopera servile e al vertice un élite di notabili locali. Il nucleo dei fedeli aveva condizioni umili e non aveva accesso all'educazione superiore. La classe senatoria rimase a lungo esclusa dal cristianesimo poiché una serie di compiti religiosi poteva apparire idolatrica. Le donne avevano una dignità e uguaglianza in genere ignote nella società antica, grazie al concetto di fratellanza. Sì è discusso a lungo sulle cause che, nel corso del III secolo, portarlo il cristianesimo a diventare una religione in grado di soppiantare i culti pagani. Tra questa è importante è la sua struttura organizzativa che ruota intorno alla figura del vescovo. Il vescovo cristiano era un capo unico della comunità con potere assoluto, poiché ad eleggerlo era il giudizio di Dio attraverso l'intera comunità. Nel III secolo abbiamo inoltre la descrizione del vescovo ideale nella Didascalia siriaca. Doveva essere una persona matura, una moglie cristiana. Se possibile doveva essere uomo di lettere, ed era indispensabile conoscere la famiglia di provenienza. Egli doveva farsi carico di una serie di compiti di conciliazione e mediazione e amministrazione di somme di denaro ingenti di proprietà devoluta alla chiesa. 2. Il cristianesimo nell'età dei Severi, Tertulliano e Ippolito e la scuola di Alessandria L'avvento della dinastia dei Severi coincise con la resa del cristianesimo come saldamente inserita nel territorio religioso dell'Impero (III secolo). Verso la metà del secolo la Chiesa conoscerà una crisi causata dalle persecuzioni di Decio e Valeriano. Questa fu causata dal fatto che il cristianesimo si stava trasformando in religione visibile, dotata di luoghi di culto è una salda organizzazione. Il cambiamento è dovuto all'apertura crescente verso l'Oriente favorita dalla Corte dei Severi e dal clima di tolleranza. Questa situazione di tranquillità permise alle varie chiese di strutturarsi al meglio. Siamo informati sulla situazione di città come Roma, Alessandria, trattabile grazie a Ippolito, Clemente, Tertulliano. Roma e Cartagine rappresentano il cristianesimo di lingua latina, mentre Alessandria un cristianesimo di lingua siriaca. Roma → Grazie alla sua composizione sociale, la cassa della comunità presentava ricchezze che gli permisero la condizione di alcune proprietà, cominciare dalle catacombe. A metà del secolo la Chiesa romana era un'organizzazione ormai complessa. Il completo che esplose in conseguenza delle persecuzioni del 251, affondava le sue radici dietro un conflitto penitenziale che fu decisivo nel IV secolo: la controversia donatista, che concerneva natura stessa della comunità ecclesiastica. (Papa Callisti → Ippolito di Roma) Cartagine → A Cartagine un importante ruolo svolto da Tertulliano, che difenderà sempre una concezione rigorista che lo porterà a sposare la causa della Nuova Profezia. Tertulliano ha grande conoscenza della cultura profana. Il cristianesimo di Tertulliano è un cristianesimo di puri, basato sulla fede attraverso il martirio. Tertulliano recitava Marcione non solo per il suo di teismo, ma soprattutto perché metteva in discussione la realtà dell'incarnazione di Cristo. Secondo Tertulliano Dio era giudice e provvidente, un Dio di giustizia di misericordia. Il giudizio rivestiva una funzione centrale che serviva anche a determinare il comportamento etico di una comunità. L'immagine della comunità dagli scritti di Tertulliano e forte e guarda alla svelta esterna con una minaccia continua. Alessandria → E' una città cosmopolita, vi fu istituita la Scuola d’ Alessandria fondata da Panteno di cui seguaci furono Clemente e Origene; all’inizio fu solo una scuola filosofica nata per gettare le basi della filosofia cristiana, poi divenne una scuola di catechismo (sotto Origene) per la formazione di nuovi catecumeni, sostenuta e controllata dall'autorità ecclesiastica locale. Il III secolo per Alessandria è definitivo, poiché la Chiesa riesce a darsi una salda organizzazione seguendo il modello gerarchico, gettando le basi per il potere del patriarcato alessandrino. Essa era il motore economico, commerciale e culturale dell'Egitto ellenistico-romano; era particolarmente aperta agli influssi stranieri  Clemente (150-215) Alessandrino fuggì sotto la persecuzione di Settimio Severo, scrisse tre opere importanti. Per lui la filosofia, o meglio il platonismo, era strumento di salvezza, poiché consentiva l’ interpretazione corretta delle scritture, poiché essa permetteva il ricorso al metodo allegorico. A questa scuola si contrapporrà quella di Antiochia che a differenza del metodo allegorico alessandrino utilizzerà il “metodo letterale”. Per Clemente il Lògos è in grado di mediare sia tra il Padre assolutamente trascendente e il mondo della creazione, sia tra i vari elementi della creazione di cui costituisce la base razionale. Il Lògos è incarnato in Gesù Cristo. Egli getta le basi per una “vera filosofia”. Egli riprende alcuni elementi dello stoicismo, come la teoria del giusto mezzo (problema della ricchezza). Egli affronta anche il problema del matrimonio e della sessualità nel III libro degli Stromati → la vita sessuale del cristiano deve essere finalizzata e cristianamente consacrata dal comportamento e dalla preghiera dei congiunti. Esiste una difficile ricerca della terza via, che è resa possibile a Clemente dalla centralità che in lui ha il discorso della libertà del cristiano → centralità del libero arbitrio.  Origene (185-253) Nasce in Egitto, da genitori cristiani. Ebbe una formazione eccellente, dapprima pagana, in seguito anche nelle Sacre Scritture. Il padre morì sotto Settimio Severo; per mantenersi gli studi fu aiutato economicamente da una nobildonna. La sua figura fu contestata per via dell’ episodio dell’ evirazione: prese alla lettera una frase biblica che esaltava gli eunuchi per approdare al regno dei Cieli. Lavoro agli Exempla, la sua opera più importante: è una sinossi delle edizioni dell'Antico Testamento, sistemate in sei colonne. Un'altra opera molto importante è I princìpi, il suo capolavoro teologico. Qui affrontare aspetti della regola di fede: Dio unico, il Cristo, lo Spirito Santo, l'anima, la resurrezione, libero arbitrio, il diavolo e gli angeli, il mondo creato e la sua fine, le Scritture ispirate. La ricerca teologica deve seguire un metodo razionale di indagine allo scopo di trovare le ragioni della fede. L'attenzione si concentra quindi sugli eventi drammatici in conseguenza dei quali gli astri lazionali decadono dalla loro originaria condizione di perfezione. Origene dipende quindi la tesi secondo il quale il male è una temporanea assenza del bene. Nei Principi filosofia e teologia collaborano reciprocamente: la filosofia diventa uno strumento. Fu arrestato e torturato sotto Decio perché rinnegasse la fede, ma alla morte di questi fu liberato, ma morì poco dopo. L'esperienza di Origene aiuta a comprendere meglio alcuni tratti fondamentali del cristianesimo della prima metà del III secolo: Da un lato quindi vi erano i lapsi, ossia coloro che aveva abiurato, sacrificando; i libellatici, coloro che erano riusciti a procurarsi con il denaro il certificato, senza sacrificare, e i martiri, che preferirono una morte atroce piuttosto che tradire il cristianesimo.  Cipriano e il problema dei Lapsi Allo scoppiare della persecuzione, Cipriano, che era stato eletto vescovo, si rifugiò in un luogo segreto distante dalla città con cui mantiene comunque una corrispondenza che era motivata anche dalla situazione difficile della comunità cartaginese che era stata privata della figura del vescovo. Di fronte ai numerosi lapsi di questa comunità, si decise di concedere la riconciliazione in virtù della loro autorità e senza alcuna forma di penitenza pubblica. Il vescovo si trova quindi in una posizione molto delicata, egli infatti era convinto che correva conservare il primato della disciplina ecclesiastica. Egli decise che i lapsi non erano la Chiesa, che era composta dai fedeli quindi la presenza dello Spirito era garantita solo alla Chiesa unita. Tornato a Cartagine e gli riguardò la questione dei lapsi e decise che coloro che avevano fatto il sacrificio dovevano subire una penitenza per un tempo indeterminato e sarebbero stati riconciliati solo in punto di morte; mentre i libellatici potevano essere ammessi alla penitenza pubblica e alla successiva riconciliazione. A Roma invece si rivela questione del battesimo degli eretici che scoppia dallo scisma novezianeo. Novaziano decise di iniziare uno scisma a seguito dell'elezione di un vescovo e fu molto rigido riguardo alla questione dei lapsi. Egli non era un eretico, ma il problema che sollevava era un problema di troppa autorità legata al vescovo. Valeriano(253-260) → emanò due editti contro i cristiani (257): per chiudere i luoghi di culto e di riunione, e mandando in esilio vescovi, preti e diaconi. Tutti i senatori, cavalieri e uomini distinti dichiarati cristiani sarebbero stati spodestati dalla carica e condannati se non si fossero convertiti. Fu martirizzato Cipriano. Il figlio di Valeriano Gallieno restituisce le proprietà al clero, manifestando tolleranza verso i cristiani. Egli attribuiva indirettamente un riconoscimento ufficiale alla religione cristiana. Diocleziano (284-305) → Egli riorganizzò l'impero a cominciare dalla Tetrarchia (divisione dell'impero in Occidentale e Orientale). Attuò inoltre una riforma dal punto di vista economico, monetario e cercò di rivitalizzare gli antichi valori del mos maiorum. Attuò la persecuzione alla fine della sua carriera politica con l'editto del 303 che mirava a colpire l'organizzazione ecclesiastica; un secondo editto riempì le prigioni di cristiani; un terzo editto ordinava che il clero fosse imprigionato , costretto a sacrificare e poi liberato. Sotto Galerio, pagano convinto, si registra l’ ultima persecuzione, costringendo i cristiani a sacrificare, pena la morte. La chiesa Imperale da Costantino al Concilio di Calcedonia (312-451) 1. Caratteri generali del periodo La conversione di Costantino del 312 e la morte di Gregorio Magno del 604 sono due date che cambiarono la storia del mondo. L'evento rivoluzionario fu il riconoscimento di una catholica ecclesia e l'esenzione delle tasse curiali poiché ai sacerdoti venne attribuito un valore superiore a quello economico politico di rappresentanza statale. Questo dato accelera l'affermazione cristiana come religione ecumenica. L'epoca di Costantino porta numerosi cambiamenti, come la nascita nuova capitale sociale e soprattutto religioso. Il potere regale a fare il riflesso del potere divino. Anche i barbari successivamente riuscirono a trovare posto nell'economia della salvezza (Clodoveo). Durante questo periodo inoltre si arricchisce la concezione cristiana dell'aldilà, e viene concepita l'immortalità dell'anima. Persiste l'idea del paradiso terrestre e cresce l'importanza dell'inferno, presente nel Nuovo Testamento e descritto come un luogo di punizione nell'aldilà. Anche la presenza del Diavolo acquista ruolo importante all'interno del Nuovo Testamento. Il Concilio di Calcedonia nel 451 sicuramente un importante avvenimento ecclesiastico, grazie al quale si estese il processo di diffusione cristianesimo. Grazie alla svolta costantiniana il cristiano riesce a integrarsi all'interno della società, così anche l'organizzazione ecclesiastica inizia a staccarsi da quella imperiale e diventare autonoma. Questo processo di integrazione reciproca tra Stato e religione e chiamata l'età della Chiesa imperiale, o epoca dei consigli, visto che si svolsero i Concili ecumenici, cioè le grandi assise, nelle quali viene stabilita l'ortodossia in quanto in Oriente nacquero le controversie dottrinali più drammatiche; in Occidente i più importanti concili vennero indetti a Milano e a Roma. Calcedonia segnò l'inizio del processo che portò alla definitiva separazione dell'Oriente. In Occidente la presenza dei barbari pone sicuramente alla chiesa problemi nuovi e impone nuovi comportamenti. Costantino → Nel 305 Diocleziano e Massimiano abdicarono e successero altri quattro tetrarchi. Il popolo scelse come imperatore Costantino, figlio di Costanzo Cloro per prendere in mano l’ impero d’ occidente dovette scontrarsi con le truppe di Massenzio. Eusebio di Cesarea ci racconta l’aneddoto del sogno avuto da Costantino la notte prima della battaglia (312 – ponte Milvio): sognò il simbolo dei cristiani (PX) e una voce gli disse “con questo simbolo vincerai”. Il mattino dopo vinse contro Massenzio. Nel 313 Costantino, incontratosi con Licino a Roma, proclamò l'Editto di Milano con i quale dette libertà di culto a tutti i sudditi dell’ Impero e riconoscendo la proprietà ecclesiastica e la capacità giuridica alle chiese. In età moderna, la conversione di Costantino è stata difesa, ma è stato anche accusato di essere un pagano e un cinico calcolatore. Alcuni hanno quindi sminuito la figura di Costantino, attribuendo a Licino la promozione di una politica filo-cristiana. Solo quando iniziò lo scontro con Licino, Costantino avrebbe dato un'azione a favore dei cristiani. Oggi prevalgono posizione conciliative, che sminuiscono l'immagine dell'eroe, del primo imperatore cristiano, ma comunque si riconosce che Costantino non strumentalizzò il cristianesimo per scopi personali, la sua fede era comunque nutrita da un'educazione familiare e della tradizione di tolleranza del padre (Costanzo Cloro). Si preferisce quindi parlare di evoluzione religiosa, piuttosto che conversione. Con Costantino in Occidente, Licinio diventò imperatore d’Oriente: quest’ultimo prima si dimostrò tollerante, successivamente adottò provvedimenti duri contro i cristiani punendo anche con l’ esilio. Nel 324 i due imperatori vennero allo scontro per ben due volte : ad Adrianopoli e nella Battaglia di Crisopoli, Licino fu sconfitto e graziato da Costantino, si ritirò a vita privata a Tessalonica. Costantino regnò nell’intero Impero. Costantino si presentava come difensore del diritto dei cristiani, e notevole devono fu l’impulso dato alla costruzione di chiese cristiane. Questo processo di edilizia incrementata con il trasferimento della capitale a Costantinopoli nel 330, creando una città cristiana, anche se rispetto ai tradizionali della consacrazione della fortuna e della Grande Madre. Iniziò inoltre i lavori della grande Basilica di Santa Sofia. La politica filo-cristiana di Costantino non portò mai ad una persecuzione pagana o a rifiutare la collaborazione dei pagani e la loro presenza a corte.  Le controversie religiose; il donatismo Il donatismo fu un grande movimento scismatico che fiorì nel IV secolo a Cartagine e abbracciò ampie zone della chiesa africana. Esso si presentava come una chiesa scismatica, la vera Chiesa, dei puri, dei martiri e dei santi; gli studiosi, inoltre si domandano se esso sia stato un movimento religioso, o essenzialmente sociale e politico. Il donatismo prese il nome da Donato Vescovo di Cartagine. I donatisti rappresentavano l'ala intransigente e chiedevano la deposizione del vescovo Ceciliano (307). Questi era infatti stato ordinato da Felice al tempo delle persecuzioni e non aveva quindi diritto di ricoprire quella carica. Felice, come altri vescovi, al tempo delle persecuzioni si consegnarono alle autorità, consegnando i libri sacri. Egli aveva ordinato come nuovo vescovo di Cartagine Ceciliano. Loro esigevano una chiesa pura ed erano pronti anche a certi compromessi pur di raggiungere il loro obiettivo. Non ebbero quindi problemi nell'appellarsi a Costantino perché fossero esclusi coloro che avevano accettato compromessi con l'Impero. Costantino, dal canto suo, insisteva sulla libertà della fede. I donatisti insistevano sul fatto che chi aveva perso la fede, non poteva ordinare nuovi ecclesiastici, quindi si appellarono al vescovo Donato che fu considerato puro e degno di guidare la comunità, perché riusciva ad opporsi al potere politico e. Tra le caratteristiche del donatismo si può sottolineare il carattere fortemente separatista di chiesa. Quest'ultima deve essere costituita da una comunità di puri. Ciò esige il rifiuto di qualunque chiesa o individuo che pare un po' meno puro. Il donatismo ebbe fine nel 429 con l'occupazione Vandala dell'Africa.  La crisi Ariana: dal concilio di Nicea al regno di Costanzo Il grande problema del IV secolo fu la controversia ariana, che coinvolse tutto il mondo romano. E’ una controversia cristologica che riguarda principalmente il rapporto tra le persone e la Trinità; l’ideatore fu Ario, sacerdote egiziano che sosteneva una divisione tra il padre e il figlio, Dio è unità e indivisibilità, e di conseguenza non può condividere con nessuno queste caratteristiche. Noi,  I successori di Costantino Dopo una serie di stragi familiari, i legittimi successori di Costantino sono i tre figli e successivamente i due nipoti. Sono Costantino II, Costanzo II e Costante; i due nipoti sono: Gallo e Giuliano. Il più grande era Costanzo II, a lui Costantino affidò l’Oriente, agli altri due affidò l’Occidente, a Costante L’Italia e l’Africa, a Costantino II la Gallia, la Britannia e la Spagna (tutto ciò nel 337 quando morì). Costantino II non fu contento e cercò di combattere contro Costanzo ma morì in battaglia. Rimasero Costante in Occidente che seguiva il credo niceno e Costanzo II in Oriente che seguiva l’Arianesimo. I figli, rispetto al padre, furono più intransigenti nei confronti della cultura/religione pagana. Emanarono anche delle leggi contro i culti pagani. Vi è quasi una persecuzione contro di essi. Aggiungono, a favore dei cristiani, l’Immunità e il diritto di vescovi di essere giudicati non dal Tribunale Civile ma da quello Ecclesiastico.  Giuliano Dei nipoti di Costantino, rimangono in vita Gallo che verrà presto eliminato e Giuliano che era piccolo e fu risparmiato da Costantino quando eseguì la strage. Fu mandato lontano dalla corte per studiare nelle “Scuole Cristiane”; fu forse anche lettore in Chiesa. Poi frequentò delle scuole pagane e si convertì al paganesimo. Come fa a salire al potere? Ad un certo punto Costante muore ad opera di un usurpatore, Costanzo era più autoritario ma non poteva governare da solo e nomina Giuliano “ Cesare delle Gallie”. Egli in Gallia si cattura la simpatia dell’esercito e dei suoi sudditi (concede delle esenzioni fiscali venendo in aiuto dei contadini della Gallia). Quando Costanzo voleva portarsi parte dell’esercito in una spedizione in Oriente, i soldati si ribellarono e proclamarono Giuliano “Augusto”. Costanzo muove contro Giuliano, però viene sconfitto (siamo nel 361 d. C) e lui diventa imperatore unico. Giuliano (361-363 governò), morì nel 363 durante una spedizione contro i Persiani ucciso dalla freccia da un cristiano (credenza pagana). Per i Cristiani fu una morte provvidenziale perché Giuliano fu conosciuto anche come l’Apostata (traditore o rinnegato) perché si era convertito al Paganesimo e nel momento in cui divenne imperatore cercò di ritornare indietro, cambiando tutto. Promulgò leggi che accordava la tolleranza a tutti i culti e cercò di restituire allo stato il carattere pagano di un tempo. Giuliano cerca di reintrodurre il Paganesimo, ripristina i culti pagani (gradito dalla maggior parte della popolazione che era pagana, es. aristocratici). rato). Il popolo cristiano diverrà intollerante. I cristiani insegnavano nelle scuole pagane. A Giuliano non piaceva, in questo modo il Cristianesimo si sarebbe diffuso ancora di più. Fece un “EDITTO” ( costituzione ) nel 362 “ De doctoribus et magistris”, nel quale si dicevano le caratteristiche degli insegnanti che dovevano essere prima di tutto moralmente sani e poi preparati ( integrità dei costumi e competenza). Epistola 61: ritengo assurdo che coloro i quali spiegano le opere di questi autori ( classici come Omero, Virgilio), rifiutino di onorare gli dei che da quelli vennero onorati. Anche se ritengono ciò assurdo non dico certamente che essi debbano stare coi giovani, dopo aver mutato opinione (loro non devono per forza cambiare idea per poter insegnare, non li costringe ma li costringe a ritirarsi dall’insegnamento). Ma offro loro questa scelta: o non insegnate quanto non ritengono nobile o se vogliono insegnare, insegnino dapprima con la loro opera * cioè si convertano, diano testimonianza e poi insegnino” *Caratteristica dell’insegnamento di Gesù:” ogni cosa che si cede deve essere dimostrata prima con le opere” .  Dalla morte di Giuliano alla battaglia di Adrianopoli Alla morte di Giuliano fu eletto imperatore Valentiniano I (364-375) che si fa affiancare dal fratello Valente (364-378). Il primo imperatore d’occidente, il secondo imperatore dell’oriente, entrambi cristiani. Valentiniano → Orosio scrisse “storia contro i pagani”: ”Cristiano di fede integra, ricevuto dal sacrilegio imperatore (GIULIANO) l’ordine di sacrificare agli idoli o lasciare la milizia, abbandonò il servizio ben sapendo che sono più severi i giudizi di Dio e migliori le sue promesse”-“colui che in nome di Cristo aveva perso il tribunato, proprio come premio di Cristo ricevette l’impero al posto del suo persecutore”. Rimane il problema degli Ariani. Valentiniano non ce l’ha né tantissimo contro i pagani (cerca di essere moderato) né contro gli ariani. Sostiene l’ortodossia Nicena. Valente → è filo ariano, sostiene gli ariani e combatte l’ortodossia nicena in tutti i modi possibili nella sua parte dell’impero. Il vescovo di Alessandria, che partecipò al Concilio di Nicea, fu esiliato 5 volte e 5 volte tornò nella sua sede episcopale. Muore Valentiniano nel 375 e gli successero i suoi 2 figli: Graziano ( avuto dalla prima moglie) e Valentniano II (avuto dalla seconda moglie, Giustina,era ariana).  Il concilio di Costantinopoli e la fine della controversia ariana; il priscillianesimo Ambrogio nel 370 era stato nominato governatore con sede a Milano. Sarà molto vicino all'imperatore Graziano, Valentiniano, e con il nuovo imperatore d’Oriente Teodosio. In questo periodo vi erano alcuni problemi riguardo la” retta dottrina”. L’arianesimo non si era estinto, lo professavano tutti gli imperatori. Un altro problema: nel Concilio di Nicea si era parlato solo delle prime due persone della trinità. Nel 358 un Sinodo convocato ad Ancira (Turchia) affermò la divinità dello Spirito Santo senza precisarne i rapporti con le altre due persone; sorsero così le prime eresie su di esso. Una era quella sostenuta dagli Pneomatachi ( Pneuma: soffio-spirito; matos: battaglia lottatori contro lo spirito). Nel 380 venne promulgato l'editto de fide chatolica da Teodosio che impose la formula di fede niceana e condannò l'eresia ariana. Nel 381 Teodosio promulgò un sinodo nella capitale Costantinopoli insieme vescovi di Asia Siria e Palestina. L'Occidente non può presente, compresa Roma. Di questo Concilio non ci sono pervenuti gli altri, ma probabilmente in nelle fasi iniziale si discusse sullo Spirito Santo e gli pneumatomachi vennero sconfessati. Gli elaborati finali divennero esecutivi il 30 luglio con il codice Teodosiano: una formula di fede definita Simbolo Niceno costantinopolitano, ma viene riportata al sinodo di Costantinopoli per la prima volta in una sessione del Concilio di Calcedonia nel 451. Oggi si conviene che la formula sia stata effettivamente presentata a Costantinopoli con una versione credo niceno, modificata con glieli correzioni e arricchita delle aggiunte e relativi allo Spirito Santo → ”Credo nello S.S. che procede dal Padre (“dal figlio” verrà aggiunto dopo; motivo dello scisma) e col padre e il figlio è adorato e glorificato”. Inoltre il Concilio intervenne in quattro canoni su questioni religiose e disciplinari. Il primo canone elenca tutte le dottrine condannate perché connette con l'eresia ariana; il secondo e quarto canone fanno di dietro i vescovi di una diocesi civile, mentre il terzo canone attribuisce un primato d'onore al vescovo di Costantinopoli, poiché Costantinopoli e la nuova Roma. La mente la questione ariana si aprirono altre questioni: nel 370 Prisciliano, un aristocratico spagnolo, comincio a predicare nella Spagna meridionale una dottrina ascetica. La sua predicazione ottenere grande successo, che preoccupare gerarchie ecclesiastiche. Priscilliano venne condannato e sconfessato, ma lui continua la sua battaglia recandosi in Italia e chiedendo a Poggio a papà Damaso e ad Ambrogio senza però riuscirci. Alla fine, condannato come manicheo, venne condannato a morte: era la prima volta che un eretico veniva messo a morte per le sue dottrine e che la decisione veniva presa dal braccio secolare. Il priscillianesimo sopravvisse a lungo fino al 500 e Priscilliano divenne un martire. In definitiva possiamo dire che l'opposizione al priscillianismo, da parte della Chiesa ortodossa, fu uno degli episodi della lotta ingaggiato in Occidente dalle gerarchie ecclesiastiche contro la visione spirituale del monachesimo e il fascio di modelli orientali.  Teodosio I Muore Valente in Oriente (378) e Graziano nomina un'altra persona, un generale di origine spagnola, Teodosio I che sale al potere nel 379, lui era ortodosso. Quando Teodosio I salì al potere, nel 381 convocò il secondo Concilio ecumenico, a Costantinopoli. In questo concilio l’Occidente non è presente, sono presenti solo i vescovi dell’Asia, Siria e Palestina. Le decisioni prese furono fondamentali per tutta la cristianità, per questo fu considerato un concilio e non un sinodo ( tutti i concili sono in Oriente). Si riprese il credo niceno che fu modificato nei punti in cui si parla dello Spirito Santo. Uno dei canoni fissati attribuisce il “primato d’onore ” a Roma, dopo Costantinopoli definita “Nuova Roma”, poi Alessandria, poi Gerusalemme. Prima di convocare questo concilio, TEODOSIO, nel 380 emanò l’EDITTO DI TESSALONICA “ de fide Catholica”(sulla fede Universale), con il quale impose a tutti i popoli la formula di fede nicena e dichiarò di condannare “i folli e insensati che accettavano l’infamia dell’eresia” ariana. Il cristianesimo ortodosso-niceno divenne religione di stato. I garanti dell’ortodossia furono: DAMASO di Roma e PIETRO di Alessandria (primi due vescovi della cristianità). Teodosio ha diversi problemi durante il suo impero, legati all’intolleranza religiosa nei confronti dei cristiani. Ora sono loro che prendono l’iniziativa contro i pagani. A CALLINICO, sull’Eufrate nel 388 distrussero la sinagoga ebraica e un santuario degli eretici valentiniani. Teodosio che in quel momento si trovava a Milano impose che gli edifici distrutti dovessero essere ricostruiti a spese del vescovo (responsabile di ciò che facevano i cristiani). AMBROGIO rispose iniziando una celebrazione che non volle finire, se prima non avesse ritirato la minaccia. Egli la ritirò. Il secondo episodio avvenne nel 390 sempre a Tessalonica:” massacro di tessalonica”, la plebe, inferocita per l’arresto di un auriga amatissimo, era insorta contro il comandante militare, il barbaro BUTERICO e lo avevano ucciso. Teodosio aveva ordinato una repressione spietata e massacrò gli abitanti della città. AMBROGIO condannò il massacro e scomunicò l’Imperatore. Abbandonò negava fosse stato trasmesso a tutti i suoi discendenti. Con ciò Pelagio negava la necessità del battesimo degli infanti e riteneva che la morte di un bambino non battezzato non comportava la perdita della vita eterna. Anche i non cristiani potevano salvarsi e andare in Paradiso. Ciò sminuiva l’importanza dell’opera redentrice del salvatore. Nel frattempo Agostino stava cercando di rispondere alle dottrine di Pelagio e scrisse numerosi trattati sulla salvezza tramite la grazia, e insistette sulla possibilità dell’uomo di salvarsi solo con essa, sminuendo l’importanza del libero arbitrio, parlando anche della predestinazione; cioè solo pochi eletti saranno salvati, altri non potevano salvarsi. Questa dottrina non fu portata avanti con costanza, e suscitò delle preoccupazioni. → Semipalagesimo: forma di resistenza contro le tesi più radicali di Palagio.  La chiesa in Oriente Alla morte di Teodosio, l'Oriente cristiano si si avvia a una storia religiosa sempre più complessa. Due concili, quello di Efeso 431 e quello di Calcedonia del 451, gettano le basi per una nuova mappa confessionale. Le chiese maggiori in Oriente sono Alessandria, Antiochia e Costantinopoli che nel 380 Teodosio aveva proclamato come capitale dell'impero: la Nuova Roma. La Chiesa orientale era stata organizzata diversamente da quanto stabilito da Nicea, prendendo come modello la struttura politica delle diocesi civili, e ai vescovi delle chiese più importanti era stata riconosciuta autorità sugli altri vescovi della diocesi. Nel IV secolo fu vescovo di Alessandria Teofilo e Giovanni Crisostomo (bocca d’oro, per lo splendore della sua eloquenza) fu vescovo a Costantinopoli. Teofilo ambiva ad avere la supremazia sugli altri vescovi d’Oriente. Giovanni non fu ben visto alla corte di Costantinopoli per le sue omelie un po’ particolari. Teofilo ne approfittò per farlo condannare da un sinodo illegale, costituito da pochi vescovi a lui fedele ( sinodo della quercia nel 403) e a farlo esiliare (dall’imperatore in Oriente) una prima volta. Richiamato a furor di popolo, Giovanni, fu poi nuovamente rimosso dalla carica ed esiliato nel Ponto, dove morì nel 407. La vittoria di Teofilo e della chiesa fu totalmente ( l’imperatore aveva più potere sui vescovi in Oriente, in Occidente al contrario .es. Ambrogio). Le chiese minori che entrano comunque nella controversia sono : Efeso, Gerusalemme, Edessa.  I due concili di Efeso (431 - 449) Il conflitto tra Alessandria e Costantinopoli si è riacceso quando Nestorio divenne vescovo della capitale. Fin dalle origini la Chiesa si era interrogata sulla persona e la natura di Cristo, ma l'attribuzione di una natura autenticamente divina comportava un grande interrogativo, ossia come conciliare la divinità di Cristo con l'unità di Dio. Tra la fine del IV e l'inizio del V secolo, il dibattito si incentra va sul rapporto in Cristo delle due nature. Da un lato si temeva che la tesi delle due nature separate in Cristo il divino e l'umano, dall'altro lato attribuire a Cristo una sola natura, la divina, e ridurre la caratteristica umana, determinava una negazione della fede nel Dio che si è fatto uomo. Il dibattito divenne controversia quando venne eletto Nestorio come vescovo di Costantinopoli. Egli inizio a predicare contro il termine Theotòkos (madre di Dio) Attribuito alla Vergine Maria. Il vescovo di Alessandria era ora Cirillo, Il quale obiettò a Nestorio che se Cristo è Dio, la Vergine che l'ha partorito deve essere la Madre di Dio, e oppose una cristologia teocentrica fondata sul principio che la seconda Persona della Trinità è il soggetto dell'Incarnazione. Il Papa condannò la tesi nestoriano. Si fece strada quindi l'idea di un concilio, fissato poi per il 7 giugno. La tesi di Cirillo era intesa come un monofista (unica natura di Cristo), egli sentiva l'esigenza di quell’unità, e riteneva inaccettabile dubitare che Cristo fosse il vero figlio di Dio. Egli inventò la formula dell' “unione ipostatica”. La tesi di Nestorio viene definita difista (due nature di Cristo), egli teneva che la confusione tra divino è umano avrebbe compromesso le qualità supreme del Divino, ossia immutabilità e impassibilità, parla perciò di congiunzione, non di unione. Tuttavia tanto Cirillo quanto Nestorio ammettono la contemporanea esistenza in Cristo delle unità e delle due nature. Recenti infatti hanno rilevato una sostanziale vicinanza tra le due tesi. Nel primo Concilio di Efeso, tenutosi nel 431, vennero invitati vescovi dell'Oriente alcuni dell'Occidente. Vennero discusse le tesi di Nestorio e di Cirillo e alla fine ne storia fu condannato e deposto poiché avrebbe “preferito blasfemia contro il Signore nostro Gesù Cristo”. Cirillo accusò Nestorio; se Cristo è Dio, la vergine che l’ha partorito non può non essere la madre di Dio e oppose una “cristologia Teocentrica”: la seconda persona della trinità è il soggetto dell’incarnazione. La vicenda però non si concluse. Un gruppo di vescovi guidati da Giovanni di Antiochia orientali deposero Cirillo e il suo alleato Memnone, vescovo di Efeso. Cirillo quindi scomunicò Giovanni di Antiochia i suoi seguaci. Nell'ottobre Teodosio chiuse il Concilio e approvo la deposizione di Nestorio, Cirillo Memnone, ma in realtà Nestorio fu l'unico a pagare. Ti ho dosi riuscì a spingere Cirillo e Giovanni di Antiochia ad un accordo, Giovanni accessori posizione di Nestorio e la definizione della Vergine come Madre di Dio. Per alcuni anni il conflitto si stabilizzò. La controversia are divento acuta quando Eutiche, fautore della cristologia alessandrina, ne accentuò o la tendenza monofista, giungendo così annegare La consustanzialità di Cristo con la natura umana. Il vescovo di Costantinopoli per un primo momento non si preoccupo delle azioni di Eutiche, ma quando contro di lui si levò la voce di Eusebio, fu costretto a convocare un sinodo. A questo punto l'imperatore ho convinto a convocare un nuovo Concilio, il secondo Concilio di Efeso nel 449, nel quale si intromise apertamente Alessandria che si schierò a favore di Eutiche e contrasto la Chiesa di Costantinopoli e il suo vescovo. Nel Concilio fu invitato papa Leone, che mandò tuttavia tre delegati, inviando alcune lettere. Il documento più importante tra queste lettere e la Tomus ad Flavianum, nella quale Leone espose la sua dottrina cristologica aderendo alla formula di unione. Comunque il voto fu favorevole a Eutiche che venne reintegrato nella dignità abbaziale, ma fu proposto comunque di deporre Flaviano ed Eusebio il quale venne esiliato a Roma. Questo Concilio è passato alla storia con la definizione di brigantaggio di Efeso.  Il conciliodi Calcedonia Nel 450 amori all'improvviso Teodosio. La morte dell'imperatore capovolse molte situazioni. Quando l'imperatore era ancora in vita, Leone aveva progettato conigli un grande concilio da tenersi in Italia. Mutata la situazione politica, il Concilio non sembrò più opportuno, ma nel 451 si decise di convocare un nuovo concetto Ecumenico Nicea per il primo settembre. Leone nel mese di giugno respinte tutte le richieste della capitale. Il Concilio ti tenne a Calcedonia, non a Nicea e viene convocato ad ottobre. Il Concilio fu presieduto dal vescovo di Lilibeo ed è libero un gran numero di questioni. Il vescovo di Alessandria si trova in un clima di ostilità e alla fine vengo condannato e deposto dalla carica. Fu riaperto inoltre il dibattito su questioni dottrinali e sull'elaborazione di una nuova formula cristologica. Fu ho trovata una formula compromissoria tra la formula di unione del 433 e il Tomus di Leone. Questa riconosceva in Cristo due nature, l'umana e la divina, unite in un solo pròsopon in una sola ipostasi. Tu riconfermato alla Vergine l'attributo di Theotòkos. Vengono prese anche altre decisioni sugli aspetti giurisdizionali: la giurisdizione di Antiochia fu ridotta, l'ecumene cristiano risulta diviso in cinque grandi Patriarcati: Costantinopoli, Alessandria, via, Gerusalemme Roma. Da Roma dipendeva l'Occidente, mentre Costantinopoli aveva gli stessi diritti di Roma, pur restando seconda. Calcedonia rappresentò quindi la fine di un'era. I vescovi avevano accresciuto il loro potere e la Chiesa la sua ricchezza. Nel contempo però erano state definite ragioni dette di separazione scisma, infatti la dottrina proclamata a Calcedonia non può realmente accettato da tutte le chiese il contrasto può anche politico e etnico, sì è vero infatti sommosse popolari episodi di violenza. Il contrasto sposerà poi alla fine del VI secolo con la frattura definitiva tra Costantinopoli e quelle che sono chiamate e Chiese d'Oriente. queste chiese monofisite oggi vengono chiamate chiese “non calcedonesi” e sono state accomunate in un giudizio negativo e in un persistente disinteresse storiografico. Dopo Calcedonia e vene crescendo anche la distanza tra Roma e Costantinopoli, il qui vescovo però si diede a praticare una politica ecclesiastica di assoluta indipendenza e spesso posizione rispetto a Roma. 3. La nuova società cristiana Nato in provincia Orientale, il cristianesimo si era maggiormente diffuso nella parte orientale dell'impero e meno in quello occidentale Latina. A seguito della persecuzione Diocleziano regione occidentale è più cristianizzata era l'Africa settentrionale. In Europa il cristianesimo si era diffuso nella Gallia mediterranea è lungo il Rodano. Il mondo germanico si apre al cristianesimo soprattutto perché giungono i primi missionari cristiani. Un ruolo importante nell' evangelizzazione dei Goti e dato a Ulfila, il quale tradusse in gotico la Sacra Scrittura. In Oriente la rete delle comunità cristiane è più fitta. Secondo la tradizione l'Armenia fu cristianizzata da Gregorio detto di dominatore, il quale convertiti ridate e intorno al 305 il cristianesimo può allora definito religione di stato. Origini ancora più antiche avrebbe avuto il cristianesimo in Etiopia, infatti abbiamo episodi di evangelizzazione risalente al IV secolo e riguardante la regione di Axum. Nella Persia il cristianesimo godette della politica di tolleranza della Corte Sassanide; dopo il 440 però i cristiani, considerate i partigiani degli impero romano, furono soggetti a un movimento repressivo detto “il grande massacro”. In definitiva il cristianesimo non ebbe una diffusione omogenea e compatta, ma piuttosto un reticolato. Il cristianesimo lungo una regione prevalentemente conservatorismo e sia perché la Chiesa rimaste per molto tempo sostanzialmente impreparata a un'azione massiccia di proselitismo rurale. In Italia le comunità cristiane sono documentabili a Roma e nelle città centro meridionali e padane. Il cristianesimo, sostanzialmente, riluttava l’aristocrazia senatoria; nel IV secolo infatti il Senato era ancora maggiormente pagano. Il periodo decisivo per la sua conversione furono dopo la battaglia di Frigido e dopo il sacco di Roma del 410. Naturalmente il paganesimo non si dissolse nell'impero, la sua estensione è infatti accompagnata ad una trasformazione della società antica. È questione aperta se la chiesa già in questo periodo abbia cristianizzato lo Stato e diritto, o se piuttosto sia stato il cristianesimo ad essere stabilizzato e giuridicizzato. Comunque sia la diffusione del clero viene formato con un apposito addestramento. Diviene canonica la distinzione in due categorie: ordo superior (presbiteri e diaconi) e ordo inferior (suddiaconi, ostiari,lettori). Un'altra categoria è quella dei defensor a cui sono richiesti requisiti precisi: una certa età, il celibato e anche un'adeguata cultura. A Roma la successione dei vescovi è massiccia. Nel III secolo era stato elaborato il concetto di cathedra Petri, cioè l'episcopato concepito come un tutt'uno affidato a Cristo e a San Pietro. Tra il IV e il V secolo questa concezione si andò trasformando in una dottrina del primato di Roma e diede luogo ad una supremazia del papa e del suo diritto di intervento nei confronti degli altri vescovi. Le figure che meglio hanno definito la figura del papa sono Damaso il quale nel IV secolo riuscì a svolgere un efficiente azione politica di rafforzamento e accentramento del potere pontificio, ponendo così le basi del futuro pontificio e della potenza della chiesa medievale. Il momento di maggior prestigio si ha nel 380 quando Teodosio, con l'editto di Tessalonica, indicò espressamente in Damaso il depositario della retta fede, trasmessa ai Romani dall'apostolo Pietro. Altra figura importante fu Innocenzo I che riuscì a gettare le fondamenta della monarchia pontificia. Importante fu la sua copiosa corrispondenza, nel quale sono presenti documenti dove compare il termine primatus.  Il monachesimo Accanto al clero un'altra importante forma di aggregazione fu il monachesimo. I primi episodi appaiono in Egitto tra la fine del III e l'inizio del IV secolo, e rappresentava la fuga dalla città nel deserto. È una scelta di vita spirituale e solitaria, eremitica, la ricerca di una solitudine per affrontare la lotta col demonio I primi seguaci di questa pratica vennero chiamati con nomi diversi, tra cui ascìtes e monachòi, quest'ultimo prevalse tra tutti (monaco). Girolamo ed Agostino diedero due diverse interpretazioni etimologiche: monaco è colui che vive solo o colui che forma un'unità con i fratelli del cenobio. In occidente i primi monaci vennero anche chiamati palliati (spregiativamente). Esso si struttura in due tipi principali: 1. Ermetismo → è praticato da coloro che decidono di vivere in solitudine, appartandosi in luoghi isolati e deserti. Il loro rappresentante più noto è Antonio, detto l'Eremita o il Grande. Egli fu un personaggio storico, attore di una vita ascetica. Egli vendette tutti i suoi beni e si diede ad una vita di solitudine, povertà e dure rinunce, lottando contro demoni e tentazioni. Sceglie di vivere nel deserto perché è l'abitazione dei demoni. Antonio diviene il capostipite di una lunga serie di “Uomini di Dio” che l'agiografia presenterà impegnati nelle performance agonistiche e penitenziali; 2. Cenobitismo → ebbe origine da Pacomio che intorno al 320 fondò una comunità a Tabennis, governata da una “Regola” che organizzava il lavoro, le preghiere, i pasti e le altre emergenze quotidiane. Al centro era la synaxis, ossia la sala dove i fedeli si riunivano per pregare. La “Regola” di Pacomio, che ci è data nella traduzione di San Girolamo, è una serie di sillogie di più scritti normativi, opera di più legislatori, e rispecchia perciò il processo di sviluppo di quella comunità. Requisiti irrinunciabili per l'appartenenza alla comunità erano povertà e l'obbedienza al superiore. I cenobiti vivevano solitari, ognuno nella propria abitazione, e si riunivano per mangiare e per pregare. Tutti erano tenuti a lavorare e il ricavato serviva per al sostentamento dei monaci e alla carità verso i poveri. La regola di povertà però non sempre venne accettata, successivamente infatti si venne formando una tendenza dei monasteri alla secolarizzazione e ad un conseguente alleggerimento della Regola. Nel corso del IV secolo le comunità monastiche si diffusero anche fuori Tabennisi. Nacquero inoltre forme diverse di insediamento monastico, come la “laura” (in Palestina), costituito da un gruppo di anacoreti che vivevano senza Regola e senza obbligo di isolamento. A Basilio dobbiamo inoltre la prima (Piccolo Asceticon) e la seconda (Grande Asceticon) forma di raccolta di norme. In occidente un forte movimento Ascetico si diffuse a Roma, dove l'ideale monastico fu predicato da Girolamo. Le aristocrazie romane non sono da intendersi propriamente monastiche, ma piuttosto premonastiche, in quanto nate da un fervore delle pratiche ascetiche. Di iniziative cenobitiche si fece promotore sant'Agostino, a cui si devono le regole latine: l'Ordo monasterii e il Praeceptum. Questi due testi sono inclusi nella Regula Augustini e hanno esercitato molta influenza nella regola benedettina. Dimora degli ascetici furono inoltre le isolette nei litorali del Mediterraneo occidentale. Il monachesimo occidentale ha origine da quello orientale, che è ravvisabile nell'ambito dei modelli. Soprattutto deriva dall'oriente la letteratura monastica che educo gli ideali dei solitari dell'Egitto, Palestina e Siria. Le comunità occidentali si svilupparono lentamente, e restarono a lungo piccoli aggregati. La Chiesa dei Barbari: dal Concilio di Calcedonia alla morte di Gregorio Magno (451- 604) 1. L'età dei Regni romano barbarici I movimenti migratori dei popoli germanici determinarono numerosi trasformazioni nei territori dell'Impero Romano. In Occidente si risolse l'unità dello Stato, La chiesa cristiana dovette affrontare i contrasti con regimi diversi. Tuttavia la chiesa di uscita gettare le basi dello Stato Pontificio e il primato romano si impose sulle varie chiese europee. Durante questo secolo continua inoltre il processo di evangelizzazione, in una triplice direzione: verso nuove aree geografiche, etniche e sociali. I popoli germanici vengono cristianizzati e avviene anche la conversione dell'aristocrazia. Inoltre i tratti originali della fattura germanica vengono in contatto e in contrasto con la cultura latina. Ma le due società erano anche accomunate da tratti come la ruralità, lo schiavismo e la violenza. La Chiesa si adoperò per la conversione dei re e dei capi germanici. Lentamente il cristianesimo penetra nelle campagne, ci fu un incontro scontro tra cultura contadina e civiltà urbana e questo portò a due conseguenze: in primo luogo le masse vennero acculturate alla religione cristiana ma il loro ingresso determinò un processo di “deculturizzazione” e “ruralizzazione”; in secondo luogo inizio il divario tra la religione della classe ecclesiastica più colta e la religione dei ceti popolari e contadini. La Chiesa sentì il bisogno di salvaguardare la parte del patrimonio culturale greco-romano contro la realizzazione. Un altro carattere fondamentale per la chiesa di questo periodo è il proprietario distacco delle due chiese, l'occidentale ed orientale. Il venir meno dell'unità politica, economica e culturale comportò anche il venir meno dell'unità delle due parti Imperiali. A Roma era riconosciuto il magistero del vescovo, ma Costantinopoli era indicata come capitale religiosa, una nuova Roma. Durante il quinto secolo questo divario si allarga, è determinante su la progressiva scomparsa del Greco nella cultura occidentale che rese difficile la comunicazione tra le due chiese.  Patriottismo cristiano; l'arianesimo dei Germani Tra il IV e il VI secolo ci furono grandi ondate migratorie che attraversano l'Europa e arrivarono in Africa con i vandali. L'impero si dissolse e al suo posto sorsero gruppi costituiti dalle varie popolazioni germaniche: Goti, Alani, Vandali, Franchi, Avari, Longobardi; questi erano gruppi militari che si erano fusi con la popolazione romana assumendo le strutture sociali, i costumi e anche la religione. Questo processo fu molto lento e l'Occidente romano sviluppo neuro comprati un sentimento di odio razziale. Anche nei cristiani crebbe un senso di patriottismo è una vera fede nella missione trama dall'Impero. Roma aveva volo centrale è importante, era nato infatti il sincronismo Cristo-Augusto che si era amplificato fino a raggiungere una vera e propria “teologia di Augusto”. Dopo il disastro di Adrianopoli nel 378 questo patriottismo si fa sempre più appassionato e l'ideologia pagana di Roma ti viene cristiana. Inoltre quando i Germani entrano nei confini romani c'è una angosciata ricerca delle responsabilità: perché la Provvidenza permette il dramma delle invasioni? Questo interrogativo ricorre frequentemente nella letteratura gallo-romana del V secolo. Le invasioni e furono giudicate e come una punizione inflitta da le colpe cristiane. Un altro motivo di contrasto può anche la differenza dei confessione religiosa, infatti nel corso del IV secolo e cristianesimo Germanico fu ariano, Puoi che questi vengono a contatto con le comunità Ariane dell'esercito romano. E da un lato erano attratti dalla superiorità romana Enea potevano la religione, ma rifiutavano il cristianesimo cattolico, divenuta religione ufficiale nel 380 con Teodosio, poiché vedevano nell'arianesimo una religione è più semplice rispetto a quella di nicena. Una conversione importante su quella dei Goti da parte di Ulfila, vescovo che aderì alla formula ariana imposta dall'imperatore Costanzo e trascrisse la Bibbia nella lingua dei Goti. Ulfila è del ruolo centrale nella arianizzazione dei Goti e fu proprio grazie a lui che l'arianesimo riuscì a sopravvivere alle condanne nei concili di Costantinopoli e di Aquileia. L'arianesimo di Ulfila era un arianesimo Radicale, aderente alla dottrina di Eunomio. Gli Ostrogoti vennero convertiti all'arianesimo dai vescovi pannoni, gli stessi che convertirono i Vandali. Fondamentalmente i popoli germanici dimostrano tolleranza nei confronti dei Romani, e la loro intransigenza era dovuta fondamentalmente a calcoli politici. Persecuzioni si è vero invece nell'Africa vandalica, i vandali giunsero in Spagna e con misero atrocità contro il clero cattolico. I vandali trovarono nella loro fede ariana un carattere nazionale e distintivo perciò contrastarlo i cattolici e sentivano l'indebolimento della Chiesa cattolica come indebolimento della romanità. il clero esercitò ruolo di mediazione con gli invasori, l'esempio più importante è quello di Leone Magno che nel 452, quando affida conquistò Aquileia, gli andò incontro e di uscita di squadriglia nell'attaccare Roma. La tradizione afferma che durante l'incontro apparvero gli apostoli Pietro e Paolo armati di spade; per una seconda volta leone si incontrò con Attila è riuscito a evitare che Roma venisse e saccheggiata per ben 14 giorni. Comunque sia vi erano anche episodi di persecuzione e esilio di vescovi, ma comunque l'opera di mediazione del clero contribuì all'integrazione tra Romani e Germani. l'integrazione fu completa quando i capi barbari ci si convertirono al cattolicesimo. Tra le conversioni più importanti abbiamo quella di Clodoveo, re dei Franchi salii. Secondo il racconto di Gregorio di Tours, Durante uno scontro con gli Alamanni, Clodoveo imbocco il Dio dei cristiani e ottenere la vittoria. Grata dell'aiuto ricevuto spiega con la forte presenza di asceti di alto ceto. Nell'Italia goto bizantina del VI secolo abbiamo notizia di fondazioni di origine e signorine. Il caso di maggior rilievo è sicuramente quello del cenobio di Lèrins, dove fin dall'inizio si concentrarono personaggi di estrazione sociale alta. In un periodo di crisi imperiale, il monastero assicurava la pace della coscienza e proponeva nuovi strumenti di riqualificazione sociale: offriva ai più poveri e disagiati il minimo vitale e nuove opportunità. Fin dalle fondazioni più antiche, i monaci dalla grande personalità si presentarono come concorrenti della gerarchia ecclesiastica e conquistarono spazi e ruoli duraturi all'interno della chiesa, sono numerosi infatti i casi di monaci chiamati a reggere nel corso del V secolo importanti diocesi occidentali. Quest'ultimo fatto suscitò nei vescovi malcontento e opposizione. Già Celestino (428) si riferisce ai monaci chiamandoli dispregiativamente palliati. Alla metà del Quattrocento venne indetto il terzo concilio di Arles convocato per la controversia nata sull'autonomia del monastero di Lèrins tra l'abate Fausto e il vescovo della diocesi. A Fausto venne riconosciuta la giurisdizione della comunità monastica, al vescovo fu lasciata la facoltà di ordinare chierici e ministri dell'altare. Questa complessità di relazione si intravede anche nelle prime regole, le Regole dei Padri, un corpus di cinque scritti e la loro origine è ricondotta al monachesimo provenzale, nelle quali viene costituita la normativa riguardante il rapporto del cenobio col clero: i chierici quindi devono essere accolti con rispetto ma gli è consentita una permanenza temporanea nel monastero. Le regole pianti che ispirano ai grandi modelli dell'ascetismo egiziano e propongono un tipo di comunità nella quale l'obbedienza richiesta ai fratelli è totale. Nelle regole è più recenti invece compaiono due istanze: è accentuata la carità fraterna e il monastero è rappresentato come un paradiso, nel quale è legge l'amore; tuttavia c'è un atteggiamento repressivo nei confronti di chi non segue le regole, che è punito con l'esclusione della comunità monastica e con la privazione alimentare. In queste regole si avverte una sorta di patriottismo cenobitico, si fa stradale immagine di una società di perfetti il cui carattere principale è il tradizionalismo e conservatorismo. La presenza di regole latine non significa che le comunità occidentali abbiano avuto un assetto istituzionale regolare; il monachesimo occidentale si avvia un aspetto di generalizzata regolarità molto lentamente. Inoltre con il cenobitismo con viste l'anacoretismo, che fu spesso concepito come la forma più alta dell’ascesi cristiana, e nel quale troviamo un ideale monastico molto diverso l'uno dall'altro. Nel tempo l'esigenza di una regola scritta si fece strada, la regola veniva sentita come un testo edificante. Subentra una formula nuova, che prescrive una duplice obbedienza (da soldato), alla base e alla regola. Nel frattempo avvennero mutamenti nell'organizzazione: la pratica crescente del lavoro è l'introduzione del dormitorio comune. I primi cenobiti d'Egitto vivevano in celle separate, dove pregavano lavoravano e meditavano. Nel VI secolo l'abitazione personale è stata sostituita con il dormitorio comune. 2. Chiesa e società del VI secolo  Controversie dottrinali: l' ”Affare teopaschita” e i “Tre capitoli” Le questioni dottrinali che mobilitarono maggiormente la Chiesa nel VI secolo furono l' ”Affare Teopaschita” e la controversia dei “Tre Capitoli”, entrambi originati in Oriente e che ebbero risvolti politici. “Affare Teopaschita” → Questa fu chiamata anche “Questione Scita”, perché ne furono protagonisti un gruppo di monaci proveniente dalla Scizia, di lingua latina. Prima del 519, i monaci sciiti erano già in opera nella capitale. Quattro monaci, Achille, Giovanni, Leonzio e Maurizio,protetti da Vitaliano, appoggiato da Giustino, si erano presentati a Costantinopoli per combattere l'eresia nestoriana e pelagiana nel dibattito cristologico avvenuto a Calcedonia. La loro dottrina era definita “Teopaschita” ( thèos: Dio; pàschein: soffrire) e ribadiva che Cristo aveva sofferto sulla croce come Dio, questa espressione faceva appello alla cosiddetta comunicazione degli idiomi, cioè alla convenzione che fosse lecito attribuire all'unica persona di Cristo ciò che si diceva di una delle due sue nature (Dio ha patito la fame equivale a dire che queste affermazioni sono relative alla natura umana di Cristo -> scontro con monofisti). La formula teopaschita viene ritenuta contraria al dogma di Calcedonia, i monaci non si diedero per vinti e decisero di ricorrere a Roma dove furono accolti da Ormisda. Questi monaci furono aiutati da Dionigi il Piccolo, un loro connazionale, che probabilmente era più interessato a sostenere un programma di accordo delle due chiese la romana e la bizantina, quindi sollecitò Ormisda a soddisfare le richieste dei monaci. La decisione del Papa fu sostanzialmente neutrale, considerò le loro richieste e tollerò il loro soggiorno a Roma per quattordici mesi. I monaci cercarono di coinvolgere i vescovi africani e personaggi dell'establishment Romano, così Ormisda decise di condannare le Tesi Teopaschite. Nel 520 i monaci dovettero lasciare Roma e rientrarono a Costantinopoli. La formula teopaschita fu quindi condannata come ambigua e pericolosa poiché poteva far credere ai fedeli che nella Trinità ci fossero addirittura quattro persone. Il papà intanto era stato chiamato a deliberare sulla questione sorta in Gallia relativa alla grazia e al libero arbitrio, che aveva agitato gli ambienti monastici provenzali riluttanti ad accettare le tesi di Agostino. Fu chiamato a intervenire Possessore, un vescovo africano che i monaci sciiti avevano provato a coinvolgere nella loro tesi. I monaci per darmi fastidio, lo interpellarono sulle tesi di Fausto di Riez ; Possessore, si rivolse quindi a Roma. La posizione della Santa Sede sulla questione provenzale su quella di minimizzare la controversia e considerarla conclusa. Nel 529 ebbe luogo il secondo Concilio di Orange, che condannò in 25 canoni le tesi provenzali. “I Tre Capitoli” → La questione fu suscitata da Giustiniano, la cui politica religiosa non fu lineare. Nel 544 Giustiniano ti lascio influenzare dal vescovo di Cesarea, e promulgò un editto di condanna contro antichi e nuovi esponenti delle tesi antiochene. Furono condannate le dottrine di Teodoro di Mopsuestia, Teodoreto di Ciro e Ibas di Edessa, morti da circa un secolo. La loro dottrina su chiamata dei tre capitoli, i quali indicavano una triplice scomunica, cioè la condanna di tre dottrine contrarie alla fede cristiana. L'editto di condanna suscitò contratti e divisioni, il papa Virgilio fu sequestrato per sette anni a Costantinopoli fino a quando si decise ad approvarlo, azione che gli costò la damnazio memorie. Oltre a questa drastica questione, egli fu costretto ad affrontare la guerra gotico-bizantina. L'editto invece conteneva un'articolata analisi delle dottrine condannate; questa questione scatena un conflitto di grandi proporzioni; l'editto fu inizialmente accolto con freddezza, poi con ostilità. I vescovi occidentali volevano evitare una soluzione che compattasse origenisti e monofisti in nome del comune odio a Teodoro di Mopsuestia, ma non volevano attaccare la validità dei documenti del Concilio di Calcedonia, nei naturalmente poteva essere attivato un processo contro persone morte da tempo. L'editto quindi venerdì attaccato dai monofisiti perché non rifiutava l’autorità dogmatica del concilio; venne attaccato dai cattolici perché andava contro Calcedonia; a Virgilio fu imposto di lasciare Roma e recarsi a Costantinopoli, si recò prima in Sicilia dove ricevette messaggeri delle chiese occidentali e si convinse della crescente avversione dell'Occidente e dell'editto giustinianeo. Cedette alle pressioni degli imperatore e invio una lettera (Iudicatum) dove conta andava i tre capitoli. Le reazioni dei vescovi dell'Occidente furono duri e fu costretto a ritirare lo Iudicatum. Così nel 553 Giustiniano convocò il II Concilio di Costantinopoli, dove parteciparono pochi rappresentanti dell' Occidente e furono tenuti lontani coloro che potevano ostacolare le decisioni dell'imperatore. Il Concilio condannò i Tre Capitoli, e il papa si vide costretto ad accettare la delibera e a condannare anche lui le tesi. Gli fu consentito di tornare a Roma, ma muori prima di arrivarvi. La condanna dei Tre Capitoli suscitò reazioni soprattutto in Africa e nell’Illirico.  Il monachesimo italiano dal Maestro a San Benedetto; la regola benedettina Nel VI secolo hanno luogo episodi di rinnovamento monastico. Nelle regioni centro-meridionali vengono redatte le due regole più importanti: quella del Maestro e quella di San Benedetto. Benedetto nacque a Norcia nel 480. Mandato a Roma neve discorso e abbandonò la città per una vita più ritirata, a quel punto si raccolse attorno a lui un gruppo di discepoli che vennero organizzati in dodici piccole comunità. La più grande comunità monastica era quella dell'Abbazia di Montecassino, per il quale San Benedetto scrisse la sua Regola, tre giorni dopo aver scritto la scolastica. I Dialoghi di Gregorio Magno, che scrisse tra il 593 e 594, Riservano un libro intero a San Benedetto, quest'opera è stata oggetto di dibattito storico poiché ci si è chiesti come fosse possibile collocare nella produzione letteraria di Gregorio un'opera popolaresca come i Dialoghi, Opera da non pochi definita in autentica, inoltre alcuni storici hanno rifiutato l'identificazione del Benedetto della Regola con l'eroe del libro gregoriano. Nel racconto si riconosce un sostrato storico verificabile, come le date del 490 per la nascita, il 530 per l'arrivo a Montecassino e560 per la morte, ma non è possibile assegnare una data precisa per la redazione delle Regole. Chiusa appare anche la questione relativa all'originalità della Regola Benedettina, e sta infatti coincide con la cosiddetta Regola del Maestro, soprattutto nella parte iniziale, dove coincide parola per parola, ma negli ultimi capitoli non troviamo riscontro. Alla fine degli anni ‘30 alcuni studiosi sostengono la tesi secondo il quale la Regola del Maestro è la fonte primaria della Regola di Benedetto; ne derivò un dibattito acceso poiché riconoscere che la Regola di Benedetto sia il calco della regola precedente, incrina le certezze storiografiche e rovescia la grande visione di Benedetto. Oggi è riconosciuta la anteriorità del Maestro, la cui regola appare meno misteriosa e viene datata ai primi decenni del VI secolo, redatta nell'Italia centrale. La Regola di Benedetto composta nella sperimentazione dell'esperienza vissuta nella quotidianità, nel tentativo di riconsiderare e rivedere punti di vista e soluzioni normative. L’abate ha un compito pastorale responsabile di fronte a Dio, e l'accento viene posto, nel rapporto tra l'abate e il monaco, nell'applicazione costante della carità (principale virtù). Benedetto addebiti continui con la traduzione, in materia di dottrina, istituzioni e nella scrittura, nell'uso delle immagini e nello stile. Il suo testo fu apprezzato perché sembro una sintesi della precedente esperienza monastica. La sua diffusione fu molto lenta; la prima menzione della regola si legge in una lettera di Venerando, ed è menzionato per tutto il VII secolo assieme ad altre regole. Fu solo nell’VIII secolo che la Regula Benedicti Comincio ad avere diffusione europea su tutte le altre. La novità introdotta da Benedetto è un’attenzione più viva per i rapporti all'interno della comunità, molta attenzione è dedicata alle norme sull'ingresso nel cenobio poiché il monastero appariva l'unica via alla sopravvivenza; le prove di tolleranza erano più aspre nella Regola dei Padri; è frequente anche la debolezza dei fratelli e la decadenza del loro costumi rispetto agli antichi modelli. La pena prevista è l'uso del bastone e della sferza, ma è più in ispira l'errore. Hanno una novità anche i capitoli sul regime liturgico, il servizio di Dino ha un ruolo prioritario, ma il capitolo più innovativo e quello sul lavoro, della regola ora et labora. Esso prevede il lavoro nei campi, escluso dal Maestro, e fa largo spazio anche alla lettura. Accanto a queste due importanti figure ci sono
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