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Storia del cristianesimo libro, Appunti di Storia

riassunto del libro di testo del corso "Storia delle chiese cristiane" tenuto presso l'Università Ca'Foscari Venezia

Tipologia: Appunti

2014/2015
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Caricato il 18/09/2015

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Antonio_Trevisan89 🇮🇹

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Scarica Storia del cristianesimo libro e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! G.L. Potestà G. Vian STORIA DEL CRISTIANESIMO I. GESÙ E LE ORIGINI DEL CRISTIANESIMO 1. Gesù di Nazareth Le principali fonti per la conoscenza di Gesù sono: i Vangeli = buona novella e altri testi dei primi cristiani. In ogni caso, non sono cronache o storie, ma prodotte sulla fede nella resurrezione di Gesù. Gesù nacque sotto il regno di Erode (†4 a.C.) e morì sotto Ponzio Pilato, procuratore romano per la Giudea tra il 26 e il 36 d.C., probabilmente intorno 30 d.C. Le prime testimonianze furono trasmesse oralmente esolo dopo furono messe per iscritto, relativamente alla cultura dell'estensore e alle comunità dei destinatari. Dal II se. Si accesero dispute su che cosa prendere come riferimento: furono scelti quelli che formarono il canone = depositario della Rivelazione divina. Da fine Settecento: distinguere Gesù della storia dal Cristo della dogmatica. Dalla seconda metà Novecento: studio istituzioni, mentalità e ambiente. 1) Una volta si sosteneva la diversità del messaggio di Cristo rispetto alla Torah = Legge rivelata da Dio a Mosè e formante i primi 5 libri della Bibbia → inizio del cristianesimo dopo la resurrezione (~ 30 d.C.) 2) Oggi si pensa a un messaggio meno originale rispetto alle molte dottrine giudaiche di allora → inizio intorno al II sec. (carattere distinto rispetto al giudaismo comune) Fonti base del cristianesimo: 1) Bibbia (significa I Libri). L'Antico Testamento non è sempre bene accetto nel cristianesimo nella sua versione tradotta in latino (Vulgata) e composta da Eusebio Girolamo - monaco con un caratteraccio! - nel V sec. Dopo il Concilio di Trento (1545-63), apparve una edizione rivista, dopo la pubblicazione di volumi in campo protestante. 1 2) Storie del cristianesimo. Il primo a scrivere fu Eusebio di Cesarea con la Historia Ecclesiastica in chiave apologetica, ma scrive che i cristiani non sono nemici dello Stato. Fu fonte importante, anche se parteggia per un certo tipo di cristianesimo. Nal '700, la grande cultura è quella tedesca; nasce il Leben Jesu Forshung,la ricerca sul Gesù storico. È una novità perché fino a quel momento c'era solo ricerca teologica. È Paolo nella Lettera ai Filippesi (del 53) che parla di Gesù come Cristo, ma l'ebraicità di Gesù è riscoperta dall'Umanesimo nel XV sec.: Gesù è ebreo che segue il giudaismo (Secondo Tempio). La Riforma dà nuova linfa: si distingue il Gesù storico dal Gesù religioso e si inizia una comparazione con le altre religioni. Il XVIII sec. diventa il momento in cui la svolta viene resa visibile. HERMANN SAMUEL REIMARUS ha le idee, ma è GOTTHOLD EPHRAIM LESSING che pubblica quelle tesi, ma senza commenti (paura delle reazioni): si guarda al Gesù storico senza implicazioni religiose. DAVID FRIEDRICH STRAUß scrive Der historische Jesus und der Christus des Glaubens (Il Gesù della storia e il Cristo della fede) in cui le due realtà sono separate. I miracoli di Gesù servirono a rendere la sua figura soprannaturale. Il francese ERNEST RENAN nel 1863 pubblica un libro, La Vie de Jésus, su Gesù "uomo", ma viene messo al bando. A Padova, il libro viene bruciato nel cortile del Bo. ALBERT SCHWEITZER nel 1906 pubblica La vita di Gesù. Protestanti e cattolici non accettano un dibattito sulla differenza tra Gesù uomo e Gesù religioso. 2. Predicazione del Regno e scelta dei codici Le convinzioni di Gesù sono sintetizzate nel Padre nostro, parole riportate dai Vangeli come riprese dalla voce di Gesù. Gesù fu vicino a un altro predicatore: GIOVANNI detto il BATTISTA che battezzava per immersione nel Giordano, conclusione di un percorso purificatorio di vita ascetica e comportamenti retti. Gesù si fece battezzare da lui, ma indicò nella remissione reciproca dei peccati elemento decisivo per la purificazione. 2 A Corinto, tensioni perché alcuni sono convinti di avere ricevuto un proprio carisma profetico → prevaricazioni. Paolo dice che tutti hanno un carisma. A Filippi, nell'ultima sua lettera, Paolo distingue più vescovi (guardiani), e non uno solo come sarà a partire dal II secolo. 8. Salvezza per mezzo della fede e scelta divina in virtù della grazia Le novità della fede in Cristo rispetto a quella nel Dio di Abramo e alla Legge data a Mosè. Paolo distingue due tipi di Legge: 1. quella mosaica, rispetto alla quale afferma di essere "sotto la Legge" 2. quella messianica, per cui "pur non essendo sotto la Legge di Dio", è "nella Legge di Cristo". La questione ritorna nel quadro della polemica contro l'osservanza della Legge come sistema formale e chiuso di precetti (Lettera ai Romani): la vera circoncisione si realizza nel cuore, secondo lo spirito e non secondo la lettera. Ma come si può avere la salvezza? La Legge non basta per rendere giusti, è la giustizia divina a giustificare gli uomini per mezzo della fede in Gesù e ciò comporta la redenzione dal peccato e dalla morte. I membri dell'ekklesia di Roma erano per lo più gentili, ma alcuni provenivano dal giudaismo → tensioni. Paolo non ricorre ai termini antigiudaici della Prima Lettera ai Tessalonicesi, ma si chiede come mai il Popolo eletto si ostini a non riconoscere il Salvatore in Cristo. I Giudei, continuando a riconoscere la sola osservanza della Legge, rischiano di perdere la primogenitura a vantaggio di altri, cioè del "non-popolo", il "resto" del popolo di Israele. La pretesa di Israele di essere il popolo eletto su base solo "carnale" è smentita da Paolo con la metafora dell'ulivo, piantato da Dio e unico, ma nel quale sono innestati i gentili, rami provenienti da un ulivo selvatico, ma non per questo formano una pianta diversa. 9. Direttrici dell'evangelizzazione e assetti delle comunità Nel grembo del giudaismo, stavano nascendo altre ekklesiai. Fino alla fine del II sec., c'erano comunità soprattutto in Siria, Asia Minore, Grecia, in Occidente, soprattutto a Roma, con differenze teoriche e pratiche perché mancava una forma di 5 governo dottrinale sovracomunitario, pur se alcune lettere di Paolo circolavano con valore autoritativo nelle comunità a lui più legate. Nella Lettera di Clemente, scritta nel 95 da Clemente, vescovo in Roma, ai Corinzi, si parla di presbiteri (anziani) e vescovi, qui usati come sinonimi, che hanno funzione di garantire la retta trasmissione del messaggio ricevuto dagli apostoli. Ciò indica che l'ordinamento comunitario al tempo, non era ancora gerarchizzato. 10. Genesi bei Vangeli sinottici: dalla tradizione orale alla scrittura L'insegnamento di Gesù doveva essere tramandato e lo fu dapprima oralmente e poi per iscritto (Vangeli). Il Vangelo secondo Marco è il più antico (circa nel 70). Vangeli sinottici = Luca, Marco, Matteo. Sinottici = possono essere letti su colonne parallele (molti punti in comune). Il rapporto tra i tre Vangeli sinottici è un tema discusso: 1838: i tedeschi CHRISTIAN WEISSE e CHRISTIAN WILKE introducono la Teoria delle due fonti: Fonte Q deriva dal tedesco Quelle = fonte La lingua usata fu il greco Koinè, familiare e commerciale. MATTEO: è l'unico che conosca la geografia dei luoghi ed è polemico con i Farisei e gli scribi. LUCA: Gesù ambivalente, rottura ma anche continuità col giudaismo MARCO: scritto nel 70 circa, presenta la caduta di Gerusalemme, cioè l'inizio della fine dei tempi, come imminente, mentre gli altri due lo hanno già visto. Ma chi era Gesù? Paolo: il Signore Vangeli sinottici: il messia (liberatore) o il figlio dell'uomo o il figlio di Dio. La pluralità di vedute si spiega con la varietà di significati nella cultura giudaica. 11. Il Vangelo di Giovanni 6 È diverso dagli altri tre. Nel prologo, Gesù è presentato come il Logos = il Verbo = la Parola divina. È l'abbandono del punto di vista dottrinale ebraico, cioè della Sapienza divina come artefice di tutte le cose; per Giovanni, la Sapienza creatrice è il Verbo che si «fece carne», rivelando la sua gloria in Gesù Cristo che ha, dunque, rimpiazzato la Legge. Per Giovanni, il Regno è già presente nella storia e per entrarvi bisogna solo seguire il Verbo incarnato verso il divino da cui è sceso. Fu scritto tra la fine del I e gli inizi del II secolo → difficile identificare Giovanni con il discepolo prediletto. Forse, "Giovanni" è da identificare con il capostipite della tradizione dottrinale presente in quel testo. 12. Il Vangelo di Tommaso Dagli inizi del II sec., circolarono molti vangeli attribuiti agli apostoli. Il più significativo è quello di Tommaso, nella versione copta, trovato nel 1945 e datato tra la fine del I e gli inizi del II sec. Presenta molti punti di contatto con la fonte Q. Consiste in 114 Lòghia di Gesù, molti ritenuti espressivi del suo insegnamento autentico. Tema principale è il mistero del Regno (Il Regno del Padre è simile a una donna che portava un vaso pieno di farina il cui manico si ruppe. La farina si sparse, ma non se ne accorse. E così, a casa, trovò il vaso vuoto). Ha punti in comune con Giovanni. II. IL CONFRONTO CON LA TRADIZIONE EBRAICA 1. La dispersione dei nazorei Negli anni in cui morivano Pietro e Paolo, la comunità di Gerusalemme si trasferì a Pella (Giordania), forse nel 62 (lapidazione di Giacomo) o nel 69-70 (guerra giudaica, alla fine della quale, Roma si annetté la Giudea-Galilea-Samaria-Idumea). Il Tempio fu distrutto per sempre. Tre grandi gruppi di matrice giudeo-cristiana: 1. Nazorei s.s. (Giudea e Palestina) 2. Ebioniti (Palestina) 3. Elcasaiti (Mesopotamia) 7 Aristea è un'opera del giudaismo ellenistico composta tra la metà del II sec. a.C. e gli inizi del I sec. d.C. La compilazione della Settanta potrebbe essere stata commissionata per mantenere viva la tradizione in immigrati che non conoscevano più bene l'ebraico. Vennero introdotti nuovi termini. Un esempio è Torah, tradotta con Nomos che significa Legge, ma che in realtà significava Ammaestramento. Nel corso del XX sec., si è parlato in termini spregiativi dell'ellenizzazione del cristianesimo, ma la Settanta mette il luce un fenomeno opposto: l'ellenizzazione dell'ebraismo che consentì di familiarizzarsi una tradizione ricca e originale. La realizzazione dlla Settanta fu fattore di modernizzazione della tradizione ebraica, tanto da essere osteggiata dalle gerarchie sacerdotali di Gerusalemme. Vi comparivano libri non inclusi nella Bibbia ebraica. 6. Lo stile di vita dei cristiani secondo la Didachè, Aristide e l'A Diogeneto Fino alla metà del II sec., le Chiese restano intrise di tradizioni giudaiche, ma cominciano a rivelarsi comportamenti caratteristici dei cristiani. Nella Didachè, testo greco prodotto in ambienti giudeocristiani, c'è l'insegnamento dei 12 apostoli, con istruzioni su forma di vita e liturgia cristiane. Oggi viene datato nel I sec. Aristide, un cristiano ateniese, in un'opera del 140 circa, afferma che i «cristiani, più di ogni altro popolo della Terra, hanno trovato la verità.» A Diogeneto, opera anonima ritrovata nel XVI sec. a Costantinopoli, riporta che «i cristiani non si differenziano dagli altri uomini né per territorio né per lingua o abiti.» Comune in questi due testi è il richiamo a uno stile di vita moralmente conseguente dei cristiani, mentre si differenziano nel considerare il cristianesimo come religione fra le altre, ma non su base etnica (Aristide), l'assoluta alterità del culto cristiano rispetto agli altri culti (A Diogeneto). III. MISTERO DIVINO ED ESEGESI GNOSTICA 1. Misteri di salvezza Anno 200. Abitanti Impero: 60 milioni. Cristiani: 200.000 10 Anno 300. Cristiani tra 5 e 10% Pratiche religiose dell'Impero: si fa capo all'imperatore, pontefice massimo, con esigenze civili, sacralizzazione dei luoghi ed entità naturali, protezione familiare. Cristianesimo: risposte su genesi dell'universo, ragioni del male e sofferenza, comportamento morale e destino finale degli uomini. Promette la salvezza eterna ed è rivolto a tutti, aspetto riconoscibile, a metà del III sec., nelle adunanze nel Giorno del Sole romano, nel quale si svolge il ritodi: 1) lettura di scritti di apostoli e profeti; 2) preghiera comune (1 e 2 formano la liturgia della parola, aperta a tutti); 3) si portano pane, vino e acqua che vengono consacrati; 4) loro distribuzione ai presenti (solo ai battezzati, dopo remissione dei peccati); 5) doni e offerte per poveri, vedove, orfani, carcerati per la fede, forestieri. Pane e vino consacrati e distribuiti sono chiamati eucaristia. Nel battesimo si esorcizza il potere di Satana e viene somministrato a chi è degno, per immersione in vasca con acqua corrente (come Gesù nel Giordano). 2. Scuole teologiche tra Alessandria e Roma: lo gnosticismo Si delineano agli inizi del II sec.: cercano risposte sul rapporto del divino con il mondo e sull'esistenza del male. L'apocalittica bastava a dare tutte le spiegazioni → ad Alessandria ( maggiore centro di cultura greca nel Mediterraneo con Atene e Antiochia) viene avviata una scuola per cercare le ragioni delle origini del mondo. I sec.: il giudeo FILONE interpreta in chiave allegorica la Bibbia. Allegoria: metodo di interpretazione in cui si individuano significati spirituali sempre più profondi di un passo biblico. Siccome infiniti sono i misteri divini nascosti nella Bibbia, innumerevoli sono le interpretazioni. La riflessione che ne conseguì fu chiamata gnostica (da gnosis = conoscenza, e chi la pratica può penetrare i misteri divini. È negativamente contrapposta a pístis = credenza, l'atteggiamento devoto che accoglie Dio in umile atto di fiducia, senza porsi domande). La gnosi definisce anche la pretesa di conoscere troppo e come tale da rifiutare. Non si tratta, dal p.d.v. storico, di un sistema dottrinale coeso o una setta. 11 Fra II e III sec., c'è la derivazione da patrimoni extrabiblici, posizione condannata dalle autorità ecclesiastiche che tentano anche di cancellare la memoria di queste eresie (un autore importante fu VALENTINO, un egiziano). Autori gnostici: impianto dualistico. Per Valentino, Dio emana principi gerarchicamente disposti: 1. Silenzio 2. Intelletto 3. Verità ... k. Pienezza delle potenze divine (Plérōma) ... 30. Sapienza = passione temeraria di unirsi al Padre per conoscerne la grandezza In altre parole, il divino è un'unità di sostanze molteplici derivate da processi generativi, gerarchicamente ordinate. In questo senso, la Creazione è interpretata secondo prospettive che si allontanano dalla testualità biblica. 3. La sostituzione dei giudei nell'Alleanza: dalla Lettera di Barnaba a Marcione Tradizionalmente, il prestigio della Chiesa di Roma, derivava dal fatto che lì erano stati uccisi Pietro e Paolo. Vi apparve la setta di MARCIONE, espulso dalla Chiesa locale (138-144), uno gnostico di idee simili a quelle di Valentino, che voleva staccare il cristianesimo dal tronco ebraico. Di quell'epoca sono anche i primi orientamenti antigiudaici, taluni molto radicali. L'antigiudaismo però è anteriore al cristianesimo e deriva dalla pretesa degli Ebrei di essere il popolo eletto da Dio per un'alleanza ed essere monoteista. Essere un popolo a parte, insomma. Ciò li trasformò in bersaglio di pregiudizi (essere stati cacciati dall'Egitto perché lebbrosi o che facessero sacrifici umani). Per valutare l'antigiudaismo cristiano, si parte dalla Lettera di Barnaba, opera pseudoepigrafica (a nome di un autore, mentre l'estensore è un altro) di circa il 130. Si polemizza contro i giudei, accusandoli di non aver mai compreso la volontà di Dio; Abramo fu il padre di tutti i non-circoncisi; l'alleanza "popolo eletto"-Dio fu rotta quando Mosè tornò tra la sua gente e trovò che si adorava un vitello d'oro. Ne 12 arrogavano la capacità di aprire ai loro discepoli la salvezza attraverso i proprio carismi. Il vescovo IPPOLITO dichiara che il tempo della profezia si è chiuso con gli apostoli e l'eredità della Bibbia spetta ai suoi esegeti: la competenza teologico- interpretativa passa dalle capacità profetico-carismatiche singole ai vescovi come categoria. Per diversi secoli saranno essi i maggiori esegeti. Nella prima metà del III sec., divennero vescovi non teologi di spicco, ma uomini pratici che ebbero prestigio solo per il prestigio della nomina. Ciò provocò dispute vivaci tra Chiese diverse. Secondo EUSEBIO DI CESAREA, nel 251 la Chiesa di Roma manteneva 154 membri del clero e 1500 vedove, orfani e poveri. Dopo la fase del "battesimo sufficiente per la salvezza eterna", si affermò l'idea che ciò non bastasse: era necessario pentirsi dei peccati, espiandoli con adeguata penitenza (per i più gravi determinata solo dal vescovo), in genere donativi. 7. Clemente, Origene e il superamento dello gnosticismo ad Alessandria Il superamento delle tendenze gnostiche avvenne tramite due maestri alessandrini tra la fine del II e la metà del III sec.: CLEMENTE e 1) ORIGENE. Allestì una propria versione della Bibbia, detta esaplaria (intero testo in sei versioni diverse in sei colonne parallele). I suoi commentari biblici sono opere di teologia, la più famosa è Sui princìpi, nella quale spiega che la conoscenza della verità si sviluppa lungo un percorso ascensionale, dal principiante al progrediente e al perfetto. Pure la Scrittura può essere letta ricercandovi tre significati: letterale, morale, mistico. Ciò che conta è trascendere la lettera del testo verso i suoi misteri più alti. Tutto tornerà al divino (apokatastasis), anche il Diavolo. È un impianto gnostico, ma che valorizza Antico e Nuovo Testamento, in cui Dio non è monarca assoluto e solitario, ma come unità plurale, dinamica ed espansiva. Qui non c'è più spazio per attese apocalittiche terrene e materiali: Regno e Gerusalemme sono allegorie fuori da proiezioni millenaristiche. Il Tempio purificato da Gesù significa sia la Chiesa (non più sacrifici animali), sia l'anima dotata del Logos. L'ascesa di Gesù al Tempio è l'ascesa interiore a Dio dell'uomo. 15 Clemente e Origene unirono ricerca teologica e insegnamento scolastico e morale, Clemente come laico, Origene tentando con qualche difficoltà di entrare nella cerchia ecclesiastica. Morì al tempo della grande persecuzione di Decio del 251. IV. LA CONDIZIONE DEI CRISTIANI NELL'IMPERO: DA NERONE A COSTANTINO 1. Nerone, prototipo dell'imperatore persecutore Roma, anno 64: Nerone accusa i cristiani di aver incendiato Roma. È il prototipo dell'imperatore anticristiano e nel III sec. se ne annuncia il ritorno (Anticristo?): leggende tramandate dagli Oracoli sibillini cristiani (12 libri in parte perduti), dove accanto a "profezie" di eventi già verificatisi, ci sono veri vaticini (es. Nerone). La cristianizzazione della tradizione letteraria sibillina rientranella lotta di propaganda tra giudaismo e cristianesimo sull'eredità del mondo antico. 1) Sibille, 2) Libri sibillini, 3) Oracoli sibillini. 1) Nell'area mediterranea, donne invasate da un dio avevano il dono di prevedere il futuro. Una lista riportava i nomi di 10 di esse. 2) raccolta di vaticini della prima fase della storia di Roma 3) furono allestiti tra II sec. a.C. e inizi IV sec. d. C., di origine ellenico-giudaici per avvalorare le tesi messianiche giudaiche. Erano testi ambigui buoni per ogni interpretazione di comodo. In realtà, tra I e II sec., l'atteggiamento verso i cristiani fu meno duro di quanto si possa pensare attraverso le azioni di Nerone. In verità, il giudaismo poteva diventare un problema perché culto monoteistico e non era compatibile con il culto semidivino dell'imperatore. La religione ebraica era stata dichiarata religio licita, anche per l'appoggio giudeo a Cesare nella campagna del 48-47 a.C.: si poteva essere insieme monoteisti e fedeli a Roma. 2. Gli Atti dei martiri. Chiese, società, donne Staccatisi dal giudaismo, i cristiani non avrebbero avuto le stesse concessioni. Nel II sec., i processi furono sporadici (Traiano risponde al funzionario Plinio il Giovane di avere un atteggiamento prudente). Non mancarono le violenze e le 16 sofferenze, ma nemmeno le resistenze. Il corpo di POLICARPO, dopo l'esecuzione, fu portato in luogo sicuro e le spoglie venerate (nelle catacombe): è il primo esempio di culto delle reliquie. Nella Passione di Perpetua e di Felicita, si narrano le sofferenze in prima persona, in veste autobiografica, l'unica di una donna giuntaci dall'antichità. Le donne nelle Chiese dei primi secoli potevano avere un ruolo importante, ma con l'avvento dell'organizzazione monarchica, le loro mansioni si conformarono a quelle della società imperiale. La Prima lettera a Timoteo (le donne siano sottomesse ai mariti ecc.) non sarebbe di Paolo (interessante 'sta cosa...) 3. Resistere o fuggire? Fin dal II sec., si ragionava sui limiti della scelta di diventare martiri per la fede. Gnostici: morte del martire insensata; conta il destino dell'anima, non del corpo. Movimenti profetico-apocalittici (es. montanisti): il martirio è da elogiare. Clemente e Origene: contro gnostici, ma anche contro il martirio cruento. Il vero martirio è quello affrontato contro il peccato. DECIO, TREBONIANO GALLO e VALERIANO (tutti dal 250 al 258), imposero ai sudditi l'obbligo del sacrificio agli dei di Roma: l'obiettivo era di indebolire le Chiese. I cristiani dovevano fuggire o resistere? Molti furono uccise, ma alla fine, quando le persecuzioni si indebolirono, quale atteggiamento tenere con i sopravvissuti alla prigione o alle torture (avevano raggiunto uno status prestigioso che li poneva in competizione con i vescovi)? I lapsi = scivolati, cioè coloro che avevano ceduto, come si poteva riammetterli nella comunità? Seguì un periodo di tranquillità (decreto di tolleranza di GALLIENO nel 261) durante il quale le Chiese si rafforzarono, insieme ad altre esperienze religiose, tra le quali il manicheismo, nato in Mesopotamia con MANI, in cui confluivano elementi iranici, ebraici, battisti e cristiani. Avversato dai zorostriani, fu ucciso nel 277. Il suo messaggio ruota intorno alla questione del male che deve provenire dalle tenebre perché non può provenire da Dio. Gesù è il sofferente per eccellenza. 17 2) l'assolutismo imperiale penetrò nella sfera ecclesiastica. 7. Costantino costruttore di città e di chiese In conseguenza dei conflitti con i Persiani, dal III sec. molte strutture vennero portate verso Oriente: il villaggio di Bisanzio fu trasformato nella nuova capitale Costantinopoli. Il suo patriarca aspirava a un prestigio non inferiore a quello romano (Patriarchi = vescovi a capo delle sedi più prestigiose a capo di vaste regioni ecclesiastiche, suddivise in province con a capo i metropoliti, a loro volta divise in diocesi con a capo i vescovi). Sedi episcopali accettate a Nicea: Antiochia, Roma, Alessandria, Costantinopoli. Costantino avviò nuove costruzioni nelle principali località, dato che fino a quel momento le liturgie erano tenute in case private. I più antichi luoghi pubblici di ritrovo erano detti ecclesia o basilica (questa nella Roma imperiale era adibita a usi civili; servì da modello per le prime chiese). A Roma iniziò la costruzione di S. Pietro, a Costantinopoli di S. Sofia, a Gerusalemme del Santo Sepolcro. 8. Chiese doppie e processioni Nel periodo costantiniano, spesso non vi era una sola chiesa, ma due, assai ravvicinate (impropriamente cattedrale doppia, ma cattedrale fu in uso dall'VIII sec). Nello spazio circostante si trova il battistero. Perché doppie chiese? Forse per questioni processionali, come racconta EGERIA, pellegrina nel 383 a Gerusalemme. Ogni domenica, in rievocazione del passaggio da una vita all'altra del Risorto, si andava in processione da una chiesa all'altra, passando attraverso il battistero. In realtà, si costruiscono pratiche cristiane sul presupposto di pratiche di culto pagane preesistenti, includendo anche luoghi e costruzioni fisiche. Si rielabora la memoria del culto di quel luogo (celebre il caso della traslazione di S. BABILA dal cimitero di Antiochia al sobborgo di Dafne, dove c'era un oracolo di Apollo che, da quel momento, tacque). V. FORME DI VITA E DIFFUSIONE DEL CRISTIANESIMO (IV E V SEC.) 20 1. L'eremita Antonio e il patriarca Atanasio Forme di vita monastica si profilarono già nella seconda metà del III sec., uomini e donne che miravano alla prefezione spirituale con una severa autodisciplina del corpo e della mente. Il monaco è un asceta che vuole raggiungere la purezza, precondizione, con la preghiera continua, per incontrare il divino. Il primo monaco fu IERACA DO LEONTOPOLI († 340) che avviò una comunità monastica nella sua città: egli intendeva come "purezza", l'astinenza dalla sessualità (come gli angeli) e, di conseguenza, la condanna del matrimonio come gli encratiti (enkrateia = padronanza di sé), cioè coloro che disprezzavano la sessualità e che vennero condannati nel concilio di Gangra (340). Gli anacoreti riportarono l'ideale ascetico entro quello della vita solitaria. Il più celebre eremita fu ANTONIO († 346). La sua fama circolò grazie alla Vita di Antonio di ATANASIO, patriarca di Alessandria. Di nobile famiglia egiziana, alla morte dei genitori intraprese una vita isolata, nel deserto, dove fu tentato dal demonio, specie sul terreno dell'alimentazione (il ventre era il punto di irradiazione dei peggiori vizi). L'opera inaugurò un nuovo genere letterario: l'agiografia monastica. Occorrevano modelli nuovi, dopo l'ormai conclusa fase dei martiri nel corpo: iniziarono i martiri nello spirito che resistevano alle tentazioni della carne e per Atanasio, chi sceglie la verginità non squalifica il matrimonio, ma lo celebra spiritualmente con Gesù. L'idea è contrapposta a quella dei messaliani o euchiti, per i quali valgono solo preghiera ininterrotta e incuranza di qualsiasi aspetto materiale. L'opera di Atanasio arrivò in Occidente e Girolamo la tenne presente per i suoi lavori, proponendo un modello ancor più aspro di quello di Antonio. Per Girolamo, ci sono tre monaci: 1) eremiti (isolati) 2) cenobiti (vita monastica e in comune) 3) vaganti (guardati con sospetto perché portatori di esperienze incontrollate) 2. Il cenobio da Pacomio a Shenute 21 Mentre Antonio iniziava la sua vita solitaria, PACOMIO insediava i primi cenobi (comunitari) in Egitto, nella Tebaide, a Tabennisi (323), nella regione più ricca diinsediamenti. I cenobi pacomiani erano strutture autonome e autosufficienti, non sottoposte né all'imperatore, né a proprietari fondiari, né a vescovi. Il cenobio è una koinonìa = comunità, i cui membri vivono, per buona parte del giorno, insieme, estendendo dal personale al collettivo lo sforzo per la purezza. E come Gesù era stato maestro di vita e di verità, nel cenobio tale funzione era svolta dall'abate (abbà = padre) che si vedeva coinvolto nel percorso spirituale del monaco. Per disciplinare strutture del genere servono regole scritte, così da evitare comportamenti anomali. SHENUTE, tra la seconda metà del IV e la prima metà del V sec. riformò il modello pacomiano, fornendo regole più severe. 3. Fluidità delle forme di vita monastica in Egitto In Egitto, non ci fu solo la contrapposizione eremiti vs. cenobiti, ma vi furono figure singolari e socialmente marginali che avevano autorevolezza per la loro aura di eccezionalità (es. il monaco-pastore APHU, presso Ossirinco). Le esperienze anacoretiche o semianacoretiche femminili erano sconsigliate perché ritenute pericolose (senso di autonomia della donna). 4. Vescovi, laici in comunità e opere di carità: Basilio di Cesarea Se i cenobi pacomiti furono autonomi, i vescovi presto fondarono comunità sotto il proprio governo. BASILIO, vescovo di Cesarea, in Cappadocia (370-379), diede impulso a fraternità locali solo in parte considerabili come monastiche. Produsse le Ipotiposi = abbozzi o Asceticon, destinati a comunità miste di uomini e donne, sul modello di EUSTAZIO, vescovo di Sebaste, in Armenia. Il concilio di Gangra lo aveva condannato perché si trattava di una rottura con l'ordinamento sociale, predicando la rigorosa povertà, la castità e rifiutando il matrimonio. Basilio lo assunse come modello, mitigandolo e rivolgendosi a tutti i credenti. Lo stile di vita deve essere lo stesso in pubblico e in privato e improntato a rinuncia, odio del mondo e rinnegamento di sé. 22 Etiopia: la cristianizzazione s'inserisce nella strategia di avvicinamento con l'Impero Romano, al tempo delle guerre romano-persiane. Secondo una lettera di Costanzo II, EZANA, re di Axum, era stato convertito alla metà degli anni '30 del IV sec., dal missionario, poi vescovo, FRUMENZIO. Fuori dei territori dell'Impero Romano e nel relativo isolamento, vennero mantenute a lungo pratiche di vita arcaiche, altrove abbandonate, come nella Chiesa etiopica che mantenne a lungo pratiche alimentari ebraiche (no maiale). Diversità si riscontrano anche nel canone delle Scritture. Proprio la questione delle traduzioni e della definizione del canone biblico fu risolta in modi diversi. Le varie lingue parlate dettero luogo a traduzioni che provocarono progressi linguistici e culturali. L'armeno fu messo per iscritto con i primi testi cristiani e così il gotico; i Goti entraono in contatto con il cristianesimo al tempo dell'invasione della Cappadocia romana nel 257, ma già a Nicea era presente un vescovo goto, TEOFILO, pur se la cristianizzazione ampia si deve a WULFILA che tradusse la Scrittura dal greco al goto che dovette essere concepito ex novo nella forma scritta. 9. Girolamo e la Vulgata Le versioni della Bibbia latina prodotte in Occidente dal testo greco della Settanta sono dette, collettivamente, Vetus latina (fine II sec., prodotti in Africa). Verso la fine del IV sec., GIROLAMO si diede da fare per rimettere ordine nelle varie versioni, trasferendosi a Betlemme in un rinnovato studio della Bibbia. Il risultato fu la Vulgata. Essa comprende materiali eterogenei, in cui la versione dei Vangeli è la revisione di un testo della Vetus latina su manoscritti greci.Affermatasi come "comine" a partire dal IX sec., comprende anche traduzioni non provenienti da Girolamo che non conosceva l'ebraico proprio tanto bene... (celebre l'errore in un passo dell'Esodo, dove Mosè "raggiante" mentre scende dal Sinai è tradotto con "cornuto" (keren = 1. raggio di luce, 2. corno) e rappresentato con due cornetti sulla fronte in tante rappresentazioni. 25 L'importanza del suo lavoro sta nel metodo filologico mirante a stabilire il testo biblico per quello che è nei suoi effettivi significati storici e letterali. In questo modo, si evitarono allegorismi arbitrari nell'interpretazione delle Scritture. 10. Varietà di forme e tradizioni liturgiche Al tempo di DAMASO (fine IV sec.) risale l'uso del latino al posto del greco nelle celebrazioni liturgiche. Tra IV e V sec., le principali Chiese iniziarono tradizioni liturgiche specifiche: 1. ordinamento della celebrazione eucaristica. Due tradizioni facenti capo a 1.1.) Alessandria, che incorporò il rito etiopico 1.2.) Antiochia, che a propria volta si divise in 1.2.1. Siro-occidentale (rito antiocheno in s.s., armeno, bizantino, maronita) 1.2.2. Siro-orientale (in lingua siriaca, prevalentemente in Persia) 1.3. l'Occidente, di tradizione romana, che incorporò i riti occidentali Gli unici sacramenti affermatisi fin dagli inizi furono 1) battesimo, inizialmente riservato a candidati adulti dopo un periodo di formazione, ma siccome si riteneva che mondasse i peccati e aprisse la via per la vita eterna, si tendeva a ritardarlo. Fu così introdotto il battesimo dei bambini dal IV sec. 2) eucaristia. La celebrazione divenne la messa e questa si divise in tre fasi: a) processione di ingresso b) offerta del pane e del vino c) la comunione Fu introdotto il Padre nostro (prima della frazione del pane nel rito romano, dopo di essa nel rito ambrosiano). 2. calendario annuale. VI. IL CRISTIANESIMO RELIGIONE DELL'IMPERO ROMANO 1. L'editto di Tessalonica 26 Eusebio di Nocomedia che battezzò Costantino e nominò Ulfila vescovo dei Goti, era ariano, tanto che i Goti conobbero il cristianesimo nella sua forma ariana, sostenuta anche da Costanzo II, figlio di Costantino. Condannato a Nicea, l'arianesimo forniva anche una visione "di vita", con il Padre superiore al Figlio, visione gerarchizzata che si rifletteva sulla società e sulla famiglia. Lo sradicamento dell'arianesimo ebbe effetti in qualche decennio, ma non tra i Goti che così si differenziavano rispetto alle popolazioni romane. Alla fine del IV sec., l'Impero ne avvertì il pericolo, soprattutto con la sconfitta di Adrianopoli (378), dove l'imperatore Valente rimase ucciso. Il successore, TEODOSIO (379-395), prese due decisioni: 1. rinforzò il legame Impero-Chiesa dichiarando il cristianesimo religione di Stato e vietando ogni altra religione (Editto di Tessalonica, 380: domenica giorno festivo, vescovi e clero con condizioni speciali in ambito fiscale, giudiziario, militare; esenzioni per persone ed enti ecclesiastici; i vescovi potevano essere giudicati solo da sinodi di altri vescovi e gli edifici ecclesiastici godevano dell'extraterritorialità); 2. convocò un concilio a Costantinopoli per risolvere la questione ariana. Ne scaturì una nuova confessione di fede trinitaria (Credo Niceno-Costantinopoliano). 2. Carità imperiale e carità episcopale Fu così che i vescovi assunsero anche funzioni amministrative e compiti giudiziari, con udienze pubbliche in apposito edificio e in giorni stabiliti: l'audientia episcopalis. Ebbero compiti di costruzione delle mura, approvazione di pesi e misure ecc., pur se non ogni città aveva il proprio vescovo. Nasceva un regime che si trascinerà fino in età moderna: due gerarchie, una per il regnum e una per il sacerdotium, collaboravano, ma anche erano in competizione, per la definizione di spazi e responsabilità (forme differenti tra Occidente e Oriente). L'ambito della carità. L'evergetismo, cioè il dono senza aspettarsi nulla in cambio, era un tratto della civiltà romana (clientes che chiedevano la razione quotidiana di cibo). Tra IV e V sec., molti erano i poveri e per arginare gli effetti della 27 In realtà, le cose stavano diversamente, perché culti e credenze erano ancora ben vivi e conflitti tra le due fazioni avvennero anche sanguinosamente. Ad Alessandria, gli scontri culminarono con l'uccisione dell'astronoma e matematica IPAZIA (415). 6. Cristiani contro giudei. La dottrina di Agostino e il Codice teodosiano Per i giudei, le cose peggiorarono con l'assunzione del cristianesimo a religione ufficiale, che furono visti come l'unico rifiuto importante della Verità. Da Teodosio in poi, furono esclusi da funzioni pubbliche e servizio militare oltre al divieto di acquisire schiavi di altre etnie. Nel 388, i cristiani di Callinico (Siria), incendiarono la sinagoga. Teodosio disse che il vescovo doveva ricostruirla, Ambrogio lo fece desistere, relativizzando la richiesta. Ai giudei, in effetti, si attribuiva la responsabilità della morte di Gesù: non omicidio, ma addirittura deicidio. La lnea fu fissata in Occidente da Agostino, nel De civitate Dei: i giudei sono deicidi e per tale colpa sono stati puniti con la fine del loro regno. Eppure vanno preservati come testimoni perché si potrebbe pensare che la venuta del Messia sia un'invenzione dei cristiani per convalidare la messianicità di Gesù. Sono custodi ciechi delle Scritture e paradossalmente apologeti della verità cristiana. Effettivamente, nelle rappresentazioni mediaveali, la sinagoga è rappresentata da una figura di donna bendata, la Chiesa da donna vedente. Gli ebrei assumono così una consistenza ermeneutica e teologica entro l'apologetica cristiana. Teodosio II (429) ordinò di riordinare il materiale giuridico esistente (Codice teodosiano, con leggi da Costantino in poi e che entrò in vigore il 1° gennaio 439) Si stabilisce l'esistenza della setta degli ebrei, osteggiandone la presenza nella società. I cristiani sono diffidati dal convertirsi al giudaismo e si possono riparare le sinagoghe, ma non costruirne di nuove. In altre parole, il culto ebraico apparteneva al passato. 7. Grande Chiesa contro ariani, donatisti, nestoriani Tra IV e V sec., il consolidamento del profilo unitario della Chiesa avvenne a prezzo di gravi conflitti (scismi ed eresie): 1. con l'episcopato di Ambrogio prevalse la linea cattolico-nicena sulla ariana. 30 2. Agostino si impegnò contro i donatisti africani che avevano una linea intransigente contro i lapsi, cioè i cristiani che avevano offerto incenso agli dei o vescovi che avevano consegnato testi sacri (traditori da tradere, consegnare). Nel concilio di Cartagine (411), prevalse la linea agostiniana e i donatisti furono condannati. Tra i loro fiancheggiatori c'erano i circoncellioni, cui si addebitarono violenze e omicidi. Non si sa chi fossero, ma le violenze loro attribuibili furono poche. Forse erano monaci itineranti, avversati da Agostino come vagabondi. In Oriente le cose furono più complicate. Tra Alessandria e Antiochia esplose il conflitto sull'egemonia sulla sede di Costantinopoli, dove, nel 428, fu eletto, come patriarca, NESTORIO, monaco legato ad Antiochia. Ovviamente, fu accusato da CIRILLO, patriarca di Alessandria, perché Nestorio si rifiutava di riconoscere a Maria il titolo di Teotokos (Madre di Dio). Cirillo coniò la formula dell'unione ipostatica (sostanziale) tra natura umana e divina in Gesù, accusando Nestorio di accentuarne la natura umana. Pur di prevalere, Cirillo ricorse alla corruzione, tanto che nel concilio di Efeso (431) Nestorio fu condannato. La rottura col cristianesimo orientale fu, per certi versi, insanabile. Nestorio si ritirò in un monastero, i suoi seguaci si riorganizzarono oltre i confini imperiali. La Chiesa di Persia adottò col sinodo generale di Seleucia (486) la linea antiochena (nestoriana), permettendo ai vescovi di sposarsi e rimanendo separata dalle altre. 8. Il primato del papa Nei primi secoli, il potere del patriarca di Roma non fu effettivo e, dal IV sec., Costantinopoli cominciò a contestare il primato romano, il cui vescovo cominciò a essere chiamato papa (pappas = papà). Pur sotto la giurisdizione bizantina esercitata dall'esarca di Ravenna fino all'VIII sec., la sede romana cercò di difendere il proprio prestigio. Papa LEONE I (440-461) assunse un ruolo di mediatore tra le due Chiese dopo il concilio di Efeso, cosa apprezzata anche da Cosatantinopoli. Leone esaltò il proprio ruolo come successore di Pietro con le parole di Gesù: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa...», difendendo il primato di Pietro rispetto agli altri apostoli, mentre CIPRIANO, vescovo di Cartagine, li metteva tutti sullo stesso piano, depotenziando le pretese romane. 31 Un aspetto importante fu l'attività legislativa, con le prime raccolte di canoni e di decretali (lettere papali) contenenti risposte su questioni giuridiche (la più antica conosciuta è di papa Siricio del 385). 9. Il concilio di Calcedonia Il dogma cristologico fu fissato col concilio di Calcedonia (451). Venne condannato il monofisismo (Gesù ha natura solo divina) sostenuto da EUTICHE, al quale si contrappose il duofisismo (due nature, umana e divina). Seguirono persecuzioni e conflitti ecclesiastici, con Egitto e Siria che seguirono il profilo noncalcedonese e con gerarchia episcopale autonoma e con missionari che passarono in Etiopia. Il concilio incoraggiò la vita monastica legata a un luogo, ponendo i monaci sotto il diretto controllo economico e materiale dei rispettivi vescovi. VII. EREDITÀ DI COSTANTINO. VESCOVI, MONACI, SOVRANI V-VII sec. 1. Vescovi e monaci nel dissolversi dell'Impero d'Occidente Nel caos di quei momenti, i culti pagani ripresero forza, in particolare nel Nord Europa. In Britannia, dove il cristianesimo era giunto nel III sec., le invasioni di Angli, Sassoni e Juti lo spazzarono via dalla parte orientale e meridionale dell'isola, mentre in Irlanda esso rimase legato ai vescovi PALLADIO e PATRIZIO. Per la Gallia, le cose si misero più favorevolmente, con la gerarchia ecclesiastica proveniente dall'aristocrazia galloromana, l'una sostenendo l'altra. In Italia, dove l'aristocrazia romana restò più vicina alle tradizioni pagane, non si formò un tale blocco sociale e ciò comportò maggiore debolezza nei confronti degli invasori. Dal IV sec., i rapporti Chiesa-società furono arricchiti dal monachesimo. I primi insediamenti monastici in Occidente furono stabiliti in isole del Mediterraneo ed erano di derivazione orientale. Cominciò MARTINO, poi vescovo di Tours, in una isoletta del Mar Ligure. GIOVANNI CASSIANO fondò un monastero, maschile e femminile, incentrato sulla stabilitas = legame monaco-monastero, centro e limite della sua esistenza terrena e ancoraggio saldo solo se nel monaco vi è stabilità 32 Giustiniano, uomo senza scrupoli e corrotto imperatore d'Oriente, rappresenta il modello dell'imperatore cristiano. Nel 529 ordinò il battesimo di tutti i pagani dell'impero, vietando la divulgazione di dottrine non cristiane (chiusura delle scuole filosofiche di Atene). Si impegnò nella costruzione di nuove chiese e nella ricostruzione della basilica di S. Sofia a Costantinopoli, il cui assetto corrisponde a una precisa estetica teologica, con Dio come luce inaccessibile e una società ordinata in gerarchie rigorosamente fissate. 7. La teologia imperiale e i provvedimenti nei confronti dei giudei Giustiniano, supremo rappresentante di Dio in terra, enfatizzò i processi di sacralizzazione dell'imperatore. In questo senso operò nella legislazione e nella teologia. Condannò le dottrine di ORIGENE che furono incluse nel catalogo di tutte le eresie. Giustiniano produsse un trattato antiorigenista e poi si rivolse a teologi di vaglia raggruppando le dotrrine di Origene in Tre capitoli, fatti propri dalla gerarchia ecclesiastica in un apposito concilio a Costantinopoli (553). Si aprì così una nuova stagione di persecuzione dei seguaci di Nestorio, con esiti negativi, alla lunga, sulla tenuta dell'Impero. Papa VIGILIO aderì alla condanna, non così molti vescovi occidentali, dando luogo al cosiddetto Scisma dei tre capitoli, esauritosi solo alla fine del VII sec. Vietò ai giudei di leggere la Deutérosis, cioè la seconda Legge. 8. Goti ariani contro romani cattolici in Italia Dalla fine del V sec., l'Italia era in mano ai Goti di TEODERICO, insediatosi a Ravenna. Ottenne il titolo di patrizio, ma a differenza di Clodoveo, era ariano in mezzo a popoli cattolici. Ciò acuì le diffidenze tra i due gruppi, al punto che Teoderico si convinse di un complotto aristocratico-ecclesiastico. Iniziò una persecuzione contro intellettuali ed esponenti della Chiesa: papa Giovanni I morì in carcere, l'intellettuale cattolico Boezio fu ucciso a Pavia. 9. La Chiesa romana da Leone I e a Gregorio I 35 Leone I affermò il primato della Chiesa di Roma sulle altre Chiese, anche se il percorso fu un po' accidentato. I papi risiedevano in un territorio soggetto a Bisanzio attraverso l'esarcato di Ravenna, tanto che il nuovo papa doveva inviare a Costantinopoli la propria professione di fede per essere approvata. Due episodi esplicativi: 1. papa VIGILIO fu costretto a ripudiare i "Tre capitoli", dopo essere stato arrestato a Costantinopoli; 2. l'arresto di papa MARTINO da parte dell'esarca, il suo trasferimento nella capitale d'Oriente e la sua condanna a morte (poi esiliato a Cherson, in Crimea) per aver appoggiato tesi cristologiche in opposizione a quelle imperiali. Quando, nel 540, Ravenna ritornò in mani bizantine, la sua influenza crebbe per volere imperiale, mettendosi in competizione con Roma per il prestigio. In entrambe le sedi vennero composti i Libri pontifici (è più famoso quello di Roma). Essi riportavano la successione dei papi, anche con le biografie (fino a Pio II, 1458-64). I redattori del Liber pontificalis, cioè i chierici della cancelleria della curia romana, avevano anche il compito di stendere le lettere; il più antico registro è di GREGORIO VII. Papa tra il 590 e il 604, datosi alla vita monastica, impedì ai Longobardi di saccheggiare Roma tramite il pagamento di un tributo. Ebbe grande prestigio come esegeta e teologo, con autorevolezza non fu inferiore a quella di Agostino. I suoi Dialoghi, opera agiografica, riporta in ambito cristiano il meraviglioso e il soprannaturale, oggetto di culto in boschi, fonti, grotte. Tra le vite descritte spicca Benedetto. Ricercò il rafforzamento patrimoniale della Chiesa di Roma, pur escludendo che già per allora si possa parlare di Patrimonio di S. Pietro, in quanto le proprietà erano distribuite in giro per l'Italia e parte dell'Europa; in Sicilia possedeva circa 140.000 ettari. Il legame con i Longobardi fu stretto, facendo leva sulla regina TEODOLINDA, bavara e sposa di AUTARI, cattolica appartenente ai Tre capitoli. Risposatasi con Agilulfo, il loro figlio, Adaloaldo, fu battezzato con rito cattolico. L'adesione longobarda al cattolicesimo romano fu completata alla fine del VII sec. Gregorio godette di prestigio anche in Gallia, mentre risultati meno 36 significativi ottenne in Oriente, cercando inutilmente di opporsi all'uso di patriarca ecumenico a Costantinopoli. 10. Monaci e monasteri doppi in Inghilterra, in Irlanda e sul continente Sul piano dell'evangelizzazione, Gregorio ottenne buoni risultati in Inghilterra, dove aveva inviato il monaco AGOSTINO che ottenne il titolo di primo vescovo di Canterbury. La Chiesa inglese restò così legata a lungo al monachesimo. Fino agli inizi dell'VIII sec., la principale fonte è data dalla Storia ecclesiastica degli Angli del monaco BEDA, il quale desidera innanzitutto narrare le vicende dell'evangelizzazione da Agostino in poi. Il monachesimo irlandese, dal VI sec., rimase diviso tra il culto di BRIGIDA (monastero di Kildare) e di PATRIZIO (monastero di Armagh). Tra i monaci spicca COLOMBANO che arrivò in Italia dove ricevette da re AGILULFO un territorio a Bobbio. Una caratteristica del monachesimo irlandese era la peregrinatio, contrapposta alla stabilitas loci già vista. Anche il modello misto monaci-monache fu prevalente nel Nord Europa, tanto da dar vita ai monasteri doppi dove uomini e donne vivevano in prossimità. Nascono in Gallia i monasteri irofranchi, sia maschili sia femminili, talvolta misti, dove prevalgono regole miste derivanti da regole di diversa origine, comprese quelle di Benedetto e di Colombano. 11. Forme monastiche di penitenza L'arrivo dei monaci irlandesi nel continente comportò maggiore attenzione ai peccati. Fu introdotta la penitenza frequente e una penitenza per ogni peccato (vere e proprie tariffe scritte nei libri penitenziali). Un peccato compiuto col pensiero era ritenuto alla stessa stregua di uno compiuto, con eguale penitenza, in genere digiuno o preghiere, in genere stabilita nella confessione. La penitenza, in principio compiuta in pubblico, col tempo si fece segreta e privata. 12. La conversione dei Visigoti e l'alleanza con i vescovi ibericoromani La conversione al cattolicesimo dei Visigoti in Spagna comportò implicazioni sociali e politiche. Sconfitti gli Svevi (585), aderirono al cattolicesimo col III sinodo 37 Il Corano cita più volte Gesù, venerato come profeta (il maggiore prima di Maometto) e la Maria come la Vergine. I seguaci di Gesù sono detti nasara = nazarei e il Vangelo è considerato come un unico libro. I giudizi sui nazarei sono differenziati: benevoli sul piano morale, ma di condanna sul piano dottrinale, in quanto considerano Gesù come Dio (politeismo) e se stessi come popolo prediletto (stesso errore degli Ebrei). 2. La Siria tra convivenza religiosa e islamizzazione Con l'occupazione di Siria,Palestina ed Egitto, non ci furono conversioni forzate. Cristiani ed ebrei furono sottoposti alla dhimma = protezione (pagamento di un'imposta per avere diritti vari. Una specie di "pizzo", insomma). La capitale omayyade fu fissata a Damasco e fu permesso ai cristiani di usare una parte della cattedrale di S. Giovanni Battista, ma poi divenne tutta una moschea. AL-MALIK, padre di AL-WALID (668-715), diede inizio alla costruzione sulla spianata del Tempio di Gerusalemme, la Cupola della Roccia, dove figuravano iscrizioni anticristiane. Nel contempo, aumentava il tributo per la dhimma. Un certo numero di cristiani passò all'islam. GIOVANNI DAMASCENO,figlio di un cristiano al servizio degli Omayyadi, scrisse contro la pretesa musulmana di rappresentare una verità più alta rispetto alla cristiana, riducendo l'islam a una eresia cristiana e come tale destinata alla sconfitta. 3. Iconoclastia musulmana e iconoclastia bizantina Dall'inizio del'VIII sec., i musulmani accusarono i cristiani di idolatria verso le immagini di Dio: esse dovevano essere rimosse e distrutte, anche dalle chiese (721). Anche l'imperatore LEONE III avviò una campagna iconoclasta, sulla spinta del nuovo patriarca ANASTASIO, ma ci fu opposizione da parte del sinodo convocato da papa GREGORIO III a Roma (731). Le prospettive erano però diverse: a) i musulmani volevano colpire il cristianesimo impedendo la diffusione delle immagini b) Leone III voleva sostituire le icone con la croce, simbolo introdotto da Costantino, affermando l'inaccessibilità del divino. Chi dipinge Cristo, ne circoscrive 40 l'inaccessibile divinità entro confini accessibili; così si voleva colpire anche le devozioni, grazie alle quali monaci e monasteri prosperavano. Tali preoccupazioni imperiali riprendevano quelle dei vescovi (concilio Quininsesto del 691-92, così chiamato a confermare gli atti dei precedenti quinto e sesto, o anche in Trullo, dalla forma dell'edificio di Costantinopoli dove si tenne). Si voleva rafforzare il ruolo dei vescovi, contrastare i culti pagani, perseguire gli eretici, in particolare gli eretici pauliciani, setta dualista ed egualitaria che rifiutava l'Antico Testamento, il battesimo e la gerarchia ecclesiastica. 4. Gli Arabi nella penisola iberica Raggiunto lo stretto di Gibilterra (711), gli arabi invasero la penisola iberica, superarono i Pirenei, ma vennero fermati dai Franchi. L'applicazione della dhimma fu immediata, ma anche prima dell'arrivo degli arabi gli ebrei vivevano in propri quartieri urbani (città dei giudei) e dopo l'arrivo degli arabi, continuarono la loro esistenza sotto protezione musulmana. I cristiani sotto dominazione araba erano detti nasara = nazarei e più tardi mozarabi = arabizzati (termine in uso dopo il 1024). IX. IL CRISTIANESIMO NELL'ERUROPA DOMINATA DAI FRANCHI 1. Il sovrano franco nuovo Davide e nuovo Giosia CARLO MARTELLO, vincitore a Poitiers (732) apparteneva alla più potente famiglia dell'Austrasia con la carica di maestro di palazzo. PIPINO IL BREVE (714-768), suo figlio, divenne re dei Franchi con una congiura che spodestò arbitrariamente re CHILDERICO III. Urgeva una legittimazione come re, perciò si fece ungere una prima volta dal metropolita BONIFACIO a Soissons. I legami con Roma erano forti, al punto che papa STEFANO II si recò a Parigi (754) per proclamare Pipino patrizio dei romani, titolo che solo l'imperatore avrebbe potuto concedere, ripetendo l'unzione nella chiesa di Saint-Denis, luogo di sepoltura dei re merovingi. La duplice unzione ricordava il precedente biblico di DAVIDE che aveva sottratto la carica di re a SAUL. Siccome l'unto per eccellenza è il Messia, al nuovo 41 sovrano venivano attribuite prerogative messianiche e l'unzione concepita come consacrazione del nuovo Davide, re scelto da Dio. 2. Rituali controversi e istituzioni ambigue Consacrazione di un re, di celebrazione di concili, di stipula di accordi richiedevano rituali formalizzati se pur modificabili. Nell'Occidente altomedievale la comunicazione orale e quella visiva erano quelle più importanti, mentre la cultura scritta era un po' eclissata e apparteneva a élite di monaci e chierici: occorreva che la sacralizzazione del potere avvenisse in forme visibili e teatrali. Tali rituali contribuivano a consolidare la tenuta della società politico-ecclesiastica. I rituali, poi, produssero e diffusero credenze anche negli strati sociali più umili (il caso dei re taumaturghi nella Francia del Mille nell'Inghilterra di un secolo dopo). La preoccupazione era mantenere l'ordo, il rigoroso ordinamento gerarchico che si voleva fissato dal Dio biblico e i riferimenti biblici ai re DAVIDE e GIOSIA attestano il permanere di modelli veterotestamentari, anche per la tendenza dei sovrani carolingi a portare il Nuovo Testamento all'ombra dell'Antico, pur senza un puro ripiegamento verso modelli ebraici. L'adozione di un modello ebraico di popolo e di sovrano enfatizzava l'interconnessione tra gli ordinamenti pubblico ed ecclesiastico, in un intreccio di interferenze reciproche regolato dal vertice regio, ma condizionato da tradizioni monastiche e chiericali: un sistema di sostegno reciproco. 3. Il papa tra Longobardi e Franchi L'unzione papale di Pipino fu il segno di un mutuo sostegno: il re voleva legittimazione, il papa la liberazione dal potere amico dei Longobardi mentre questi, conquistando Ravenna, lo affrancavano dai Bizantini. Il papa temeva l'occupazione di tutta la Penisola: richiese l'aiuto dei Franchi che annientarono il potere longobardo (754-774). Avviò poi una politica mirante a impedire l'unificazione territoriale della penisola italiana e stabilì salde alleanze con potenze sempre oltre le Alpi e avviando la costituzione di una vasta signoria territoriale. Le 22 città donate da Pipino a papa 42 816: Ludovico emette Regola di Aquisgrana per i chierici, con l'obbligo del celibato e delle pratiche comunitarie, ma col permesso di avere proprietà personali. 6. Le istituzioni monastiche da S. Benedetto di Aniane alla fondazione di Cluny Il monaco di origine visigotica, WITIZA, noto come BENEDETTO DI ANIANE (Francia merid), concepisce un disegno di omologazione e centralizzazione delle istituzioni monastiche. Presiedette il concilio monastico di Aquisgrana (817): tutti i monaci e monache devono imparare a memoria la Regola di Benedetto, avviando il processo di uniformazione in senso benedettino. Nel 910 veniva fondata l'abbazia di Cluny per iniziativa di GUGLIELMO IL PIO, duca di Aquitania, di stretta osservanza benedettina. Devoto di Pietro e Paolo, Guglielmo l'affidò a loro, aprendo la strada all'affrancamento dell'istituzione da ogni dipendenza esterna. La stessa nomina dell'abate era sottratta alla famiglia del fondatore, ma addirittura era esentata (998) dall'intromissione del vescovo, in contrasto con le disposizionidi Calcedonia. Anche il papa aveva influenza limitata, tanto che si sviluppò un particolare modello, detto Ordo Cluniacensis. L'autorità era nelle mani dell'abate così come per i monasteri via via fondati, tanto da definirlo "abate degli abati". Tali prerogative di affrancamento da quasi ogni autorità esterna, furono modello per la rivendicazione della Libertas Ecclesiae, propria della Chiesa romana dall'XI sec. 7. I compiti del sovrano cristiano e la cultura religiosa dei laici Pipinidi e carolingi si sentivano investiti di responsabilità religiose, disciplinari e culturali, secondo un modello teorico fissato da Agostino, Gregorio Magno e Isidoro. Abati e vescovi scrissero su prerogative e responsabilità pubbliche e private dei sovrani cristiani. SMARAGDO scrisse la Via regia, in cui insiste sul fondamento divino dell'autorità regia di Ludovico il Pio. GIONA DI ORLÉANS scrive Sull'istituzione regia, per PIPINO I di Aquitania, pone l'accento sull'ufficio e sul ministerium del sovrano, esaltando però prerogative e ruolo dell'episcopato. La principessa DHUODA, avvalendosi della Grammatica di DONATO, esorta il figlio, nel suo Manuale, a pregare non solo in chiesa, presentandogli le virtù a cui è cristianamente chiamato. 45 I sovranifecero grande affidamento sulla scrittura per l'opera di disciplinamento e correzione. Il latino, fino al IX sec., nella Romània era ancora ben compreso, pur se dalla fine dell'VIII, la linguia volgare fu raccomandata per la catechesi (Padre nostro e Credo). Il fatto che la cultura laica fosse tramandata oralmente da giullari, mimi e cantori, fu ostacolato dalla norma che proibiva ai chierici di assistere agli ioca = spettacoli, definiti osceni. Era la censura dell'oralità ludica e il rilancio della scrittura. 8. Scuole e apprendimento. Trascrizione e revisione dei testi biblici Per comprendere scrittura e Scritture servivano scuole. In età carolingia, due tipi 1) scuole cattedrali (sotto la guida del vescovo), per i chierici 2) scuole monastiche (sotto la guida dell'abate), per i monaci o per i bambini oblati = destinati dai genitori, alla vita monastica. Si iniziava dalle 7 arti liberali, (Trivium = grammatica, retorica, dialettica; Quadrivium = aritmetica, geometria, astronomia, musica), con un percorso formativo che portava ciascun prete a conoscere il Credo, il Padre nostro, il canone della messa, il Libro dei Salmi e le formule di maggior uso, partendo da sillaba per sillaba, parola per parola e quindi glosse e commenti. Era la ruminatio un modo di assimilazione delle Scritture. Le trascrizioni avvenivano negli scriptoria, annessi alle abbazie o alle cattedrali, con gli scribi che ricopiavano messali e testi liturgici. Sotto Carlo Magno, Alcuino puntò alla cultura scritta e ciò portò alla stesura di un testo "corretto" della Bibbia, cioè non utilizzando la Vetus latina, ma le versioni di Girolamo. Si spianò così definitivamente, in Occidente, la strada alla Vulgata. Abate di S. Martino di Tours, dopo la sua morte (804), l'abbazia divenne il centro più importante di produzione di manoscritti biblici. 9. Traduzioni e dispute teologiche: da Carlo il Calvo ad Alfredo il Grande Con CARLO IL CALVO il livello di conoscenza delle lingue e della ricerca teologica crebbe notevolmente. L'imperatore bizantino MICHELE II aveva regalato a Ludovico un codice con le opere di DIONIGI L'AEROPAGITA, così, per tradurlo Carlo si rivolse al monaco irlandese GIOVANNI SCOTO (ERIUGENA) che tradusse 46 il Corpus e altri lavori cristiani orientali. Si formò così il Periphyseon = Intorno alle nature, una grandiosa visione del mistero divino. Polemiche nacquero sulla grazia (1) e sull'eucaristia (2). (1) GOTESCALCO DI ORBAIS: grazia divina come dispensazione eterna, con un solo atto di duplice predestinazione (gemina praedestinatio) che fissa per ognuno il proprio destino; per alcuni salvezza, per altri dannazione. Erano idee che sovvertivano l'ordine sociale; fu condannato nel concilio di Querzy (849) e imprigionato a vita. (2) le divergenze emergono da due trattati monastici prodotti a Corbie, entrambi intitolati Sul corpo e il sangue del Signore. Oltre a latino e greco, altre lingue si stavano affermando in Occidente, come dimostra il giuramento di Strasburgo (842) tra LUDOVICO IL GERMANICO e CARLO IL CALVO. L'importanza di tradurre nelle varie lingue i testi cristiani fu còlta dal re del Wessex, ALFREDO IL GRANDE (871-899) che tradusse in antico inglese la Regola pastorale di Gregorio. L'Intenzione era di impregnare la cultura inglese di modelli latini e cristiani, rendendo i testi più accessibili. 10. La religione dei laici: pellegrinaggi e reliquie I laici ebbero largo accesso alla Scrittura e ai testi religiosi dal XII sec. Vita religiosa e devozione, prima passavano attraverso i pellegrinaggi ai santuari (Gerusalemme, Roma, Tours). Il culto di S. Michele si sviluppò lungo una direttrice Mont Saint Michel in Normandia (VIII sec.), San Michele della Chiusa (Torino, X sec.) e S. Michele del Gargano (V sec.), legato quest'ultimo a una vittoria militare, così come il santuario di Santiago de Compostela, nel nordovest della penisola iberica, dove i regni cristiani erano ancora frammentati e in guerra con i musulmani. Compostela fu devastata nel 997 dagli arabi, ma con l'appoggio di principi cristiani, assurta a simbolo della lotta etnico-religiosa dell'intero Occidente. Le reliquie erano trafficate e scambiate perché ritenute detentrici di virtù taumaturgiche.. In genere erano sistemate nell'altare centrale o vicino o sotto di esso 47 forma di rosetta, di cerchio o di quadrilatero, così il chiostro del monastero aveva al centro una fontana e un albero al centro simboleggiava la vita. 4. Gli eremiti e la città Tra Toscana e Marche (fine X-inizi XI sec.) presero vita nuove forme eremitiche (Camaldoli tra gli insediamenti eremitici), con il consolidamento di convinzioni sulla superiorità della scelta eremitica. La scelta eremitica prese piede per meritoi di due personaggi: PIER DAMIANI e GIOVANNI GUALBERTO (cenobita a Vallombrosa). Camaldolesi e vallombrosiani si adoperarono per una "rigenerazione" e una moralizzazione del clero cittadino che sembrava tralasciare la cura pastorale. Altre iniziative eremitiche rifuggirono da ogni rapporto con la città, come fece STEFANO, figlio del visconte di Thiers, che si ritirò nella boscaglia di Muret (Limoges), adottando uno stile di vita solitario ed estremamente povero. XI. LA CHIESA ROMANA DELL'XI SECOLO E I SUOI NEMICI 1. Il consolidamento del Papato, le campagne di Leone IX e la definitiva rottura con la Chiesa greca ENRICO III, re di Germania, recandosi a Roma per essere incoronato imperatore, trovò tre papi che depose (sinodi di Sutri e di Roma, 1046) e nominò al loro posto CLEMENTE II, vescovo di Bamberga. Lo scopo era di liberare la Chiesa di Roma dai condizionamenti locali. I due papi successivi furono di scelta imperiale: LEONE IX si circondò di ecclesiastici che assunsero posizioni di rilievo (UMBERTO DI MOYENNEMOUTIER, poi cardinale vescovo di Silva Candida; ILDEBRANDO, poi papa con il nome di GREGORIO VIII; PIER DAMIANI, poi cardinale di Ostia). Con Leone IX, la Chiesa romana cominciò a organizzare sinodi pasquali annuali nella basilica del Laterano; da metà XI sec., aumentò il peso della Chiesa romana. La linea d'azione di Leone IX era rivolta contro simoniaci e preti concubinari. Simonia = 1) pratica di vendere e comprare i sacramenti; 2) compravendita degli uffici ecclesiastici che abilitano ad amministrarli. Ci si riferisce a SIMONE MAGO che voleva acquistare dagli apostoli il potere di imporre le mani per guarire. La 50 simonia era considerata sacrilegio. Diffusa da secoli, la pratica era stata condannata da concili, papi e re ed Enrico III si era mostrato molto sensibile agli appelli contro di essa. In realtà, la condanna era solo a parole in quanto una sua applicazione rigida avrebbe sgretolato la rete di rapporti di dipendenza su cui, in fondo, si basava la struttura stessa della cristianità. Il contrasto al concubinaggio dei preti passò attraverso il divieto di frequentare quei preti, ma la campagna più generale per la purificazione del clero ebbe successo solo in Italia, Francia, Germania, pur se le cose, da quel momento, cominciarono a cambiare anche in senso più generale. Si voleva separare, il più nettamente possibile, i monaci e clero dai laici, imponendo al clero, che costituiva basilarmente la Chiesa, purezza e disciplina monastiche. Leone IX cercò altresì di consolidare la potenza della Chiesa romana sul territorio, contrastando i Normanni nel Mezzogiorno. Fu sconfitto a Civitate (1053), in Puglia, dove fu anche catturato. I Bizantini furono scacciati da tutto il Sud Italia: da essi, la Chiesa romana non si poteva aspettare più nulla nella Penisola, mentre i Normanni divenivano i nuovo interlocutori. Leone IX, ancora in vita, inviò tre legati a Costantinopoli (missione guidata dal cardinale Umberto di Silva Candida), ma nel frattempo morì. Essi scomunicarono il patriarca MICHELE CERULARIO che, a propria volta scomunicò i legati; la questione era la solita: il titolo ecumenico che il patriarca si era dato (luglio 1054). Era lo scisma della Chiesa d'Oriente (ortodossa) da quella d'Occidente (cattolica). I primi 8 concili si erano svolti in lingua greca e in città orientali (da quello di Nicea al Costantinopolitano IV), mentre, a seguito della rottura, i successivi 13 concili denominati "ecumenici" = universali da Roma, si tennero tutti in latino e in città dell'Occidente (dal Lateranense I del 1123 al Vaticano II del 1962-65). 2. Nicolò II, la riforma del sistema di elezione papale e il patto con i Normanni Il successore, NICOLÒ II (1059-61), regolarizzò l'elezione papale (1059), che da quel momento spettava ai cardinali vescovi della Chiesa romana, a dispetto del 51 diritto che avevano i sovrani. (Cardinale = 1) da incardinare o da 2) cardo come cardine che sarebbe la chiesa vescovile?). Il decreto di Nicolò nomina due categorie: 1) cardinali vescovi = governano la propria diocesi e assistono il papa nella liturgia in Laterano, alla domenica → 7 in tutto, come i giorni della settimana 2) cardinali preti = titolari delle antiche chiese romane all'interno delle mura Successivamente un terzo gruppo: 3) cardinali diaconi = con funzioni caritative ed economiche nei quartieri urbani Contro la nobiltà romana, il papa si appellò ai Normanni: questi ricevevano dal papa una qualche legittimazione e il papa riceveva una protezione contro la tutela germanica sulla Chiesa di Roma. 3. I patarini e Alessandro II: la lotta alla simonia come lotta per l'investitura Simonia e nicolaismo (concubinato) erano vecchie consuetudini. A Firenze a Milano, dalla metà dell'XI sec., si profilarono movimenti animati da spinte antisimoniache e antinicolaite con richiami alla Chiesa primitiva di condivisione dei beni (vita apostolica) come negli Atti degli Apostoli. A Firenze fu l'eremita TEUZONE che si pose contro il vescovo PIETRO MEZZABARBA che fu deposto. Nelle situazioni in cui i riformatori non riuscirono a creare legami più stretti, gli esiti furono rovinosi. A Monte Forte (nelle Langhe), un gruppo di laici aveva avviato una vita di tipo "apostolico", con astensione dai rapporti sessuali e messa in comune dei propri beni, ispirandosi a un modello di vita monastica, pur essendo laici. Questo risultò intollerabile dal vescovo ARIBERO D'INTIMIANO che li condannò al rogo. Milano fu anche teatro di iniziative del movimento dei patarini = secondo LUDOVICO MURATORI nelle sue Antiquitates italicae, deriva da pata che è un panno casalingo e quindi il termine è spregiativo e, una volta, si riteneva per questo che interessasse gli strati più bassi della società. In realtà, tutti i ceti ne erano interessati. Gli inizi risalgono a due chierici: l'erudito ARIALDO e il nobile LANDOLFO COTTA. L'obiettivo era l'arcivescovo GUIDO DI VELATE. L'intervento di soggetti estranei complicò le cose: il papa e poi ENRICO IV, re d'Italia. Il papa consegnò il vessillo di S. Pietro a ERLEMBALDO COTTA, 52 La rinuncia al controllo sulle investiture venne con PASQUALE II nel 1111, quando Enrico V andò a Roma per essere incoronato imperatore. Con l'occasione, Enrico si impegnava anche a riconsegnare le proprietà di S. Pietro alla Chiesa che, a propria volta, restituiva i regalia = beni materiali e immateriali, proprietà terriere di cui i vescovi erano possessori. Il papa, a ben vedere, non rinunciava a nulla, ma erano i vescovi a doversi privare di loro beni: l'accordo era però in linea con il disegno gregoriano di riaffermazione del Papato sugli episcopati. Il privilegio non entrò in vigore per le reazioni vescovili, ma l'accordo fu trovato con il Concordato di Worms (1122) tra CALLISTO II e ENRICO V, in cui si affermava il principio di non ingerenza del sovrano nell'elezione di vescovi e abati. 5. Le iniziative militari contro i musulmani in Sicilia, Spagna e Oriente e l'appello papale alla crociata Nella seconda metà dell'XI sec., l'espansione islamica nel Mediterraneo comportò la perdita della Sicilia e di parte della penisola iberica, ma i Normanni riconquistarono l'isola: il cristianesimo tornava in Sicilia dopo due secoli e non era scomparso! Le tradizioni erano state mantenute secondo ritualità orientali, ma il papa si sostituì al patriarca di Costantinopoli nella cura giurisdizionale dell'isola, ma dovette concedere a RUGGERO il titolo di legato papale. Nel tempo, egli assunse sempre più poteri, superando quelli attribuiti all'imperatore e ai sovrani europei. In compenso, i Normanni mantennero un profilo basso e tollerante. In Spagna, intanto, ALFONSO VI di LEON E CASTIGLIA entrava a Toledo (1085), tappa rilevante della Reconquista. La riorganizzazione ecclesiastica vide i cluniacensi in prima fila. In Medio Oriente, invece, i musulmani sembravano prevalere. Si era affermata la nuova dinastia dei Selgiuchidi (Turchi) dopo aver sconfitto i Bizantini nella battaglia di Manzicerta, in Armenia (1071) con la quale conquistarono l'Anatolia, conquistarono anche la Siria e Gerusalemme. Gregorio VII aveva vagheggiato agli inizi del pontificato una spedizione in Medio Oriente, ma la predicazione per la crociata fu proclamata dal successore, URBANO II al concilio di Clermont (1095). Si 55 voleva liberare l'intero Medio Oriente e sono riduttive le spiegazioni che vorrebbero la "spedizione" del 1099 come una forma di "pellegrinaggio in armi", ignorando così i contesti politico, strategico, militare e propagandistico. 6. La guerra santa contro gli infedeli: dalle spedizioni contro gli ebrei alla conquista di Gerusalemme Urbano II fece leva sul richiamo alla pace tra cristiani per tradurlo in un appello alla guerra contro gli infedeli. Fu quella una guerra santa? È un'espressione attesta per la prima volta nei Dei gesta per Francos (1007-8) di GUILBERT DI NOGENT, che esprime bene le motivazioni fondamentalmente religiose di chi vi prese parte, ma anche la convinzione di far parte di un disegno divino e di una tappa fondamentale in attesa della parusìa. È la sacralizzazione della guerra nella "guerra giusta" già teorizzata da S. Agostino. La novità sta nel fatto che a proclamare la guerra non è l'imperatore, ma il papa e ciò conferisce carattere sacrale alla guerra anche perché non si rivolge ai sovrani (che si tengono lontani dalla I crociata), ma al popolo e ai cavalieri. Si chiedevano disponibilità al martirio e alla penitenza, con una propaganda che mostrava la Terra Santa come cristiana, ma occupata dai musulmani e quindi destinata da Dio a ritornare cristiana. Per chi avesse partecipato, si prometteva l'indulgenza e la protezione di familiari e beni rimasti a casa. Un capitolo è rappresentato dalle violenze sugli ebrei durante la preparazione nel 1096 in alcune città della Renania. Lì, i primi crociati vi comparvero al seguito di PIETRO L'EREMITA, predicatore che con forti toni antigiudaici coinvolse vasti strati popolari. Prometteva protezione agli ebrei, dove passava, in cambio di denaro per sostenere la crociata, ma dopo di lui giunsero i cavalieri armati che si abbandonarono a violenze di ogni sorta. I vescovi presero, per quanto possibile, le parti degli ebrei, cercando di sottrarli alle brutalità (Spira), ma in molte occasioni, gli armati non esitarono ad assaltare palazzi vescovili (Magonza, Colonia, Treviri). Il Papato aveva cercato di prevenire i massacri fin dal 1062 (penisola iberica) 56 sostenendo l'empietà di perpetrare violenze sugli ebrei in quanto protetti dalla Grazia di Dio. Questo significava che invece i musulmani potevano essere attaccati. In reaqltà, il nesso tra l'impresa in Oriente e le violenze in Occidente possono essere "compresse" entro il medesimo contenitore proprio per la genericità del significato di "crociata" e, di conseguenza, del nemico da combattere. Passati per Costantinopoli (1097), i 4 contingenti di crociati discesero lungo le coste siriache, presero Antiochia e Gerusalemme insediandovi un patriarca latino, mentre GOFFREDO DI BUGLIONE assumeva il titolo di "primo difensore e custode del Santo Sepolcro". La conquista di Gerusalemme portò a una intensificazione dei pellegrinaggi, mentre nel nord fu costituito un cordone di piccoli Stati con a capo Tripoli, Antiochia, Edessa, retti da principi cristiani e sottoposti al regno di Gerusalemme. XII. MOVIMENTI RELIGIOSI E INTELLETTUALI DEL XII SEC. 1. Scuole e maestri. Il divergere delle culture teologiche tra occidente e Oriente Nel Medioevo, si erano affermate le due scuole, monastiche e cattedrali. Gli studi compiuti con l'applicazione del lessico logico alla Bibbia e alle dottrine cristiane comportava novità che richiamarono l'attenzione della gerarchia ecclesiatica. Il termine sacramentum, prima = "segno di un mistero nascosto", assunse il significato plurimo di "strumenti di salvezza" di cui la Chiesa dispone, come depositaria del patrimonio di meriti accumulato da Cristo redentore → su essi poggia il potere salvifico della gerarchia che li amministra. BERENGARIO DI TOURS (†1088) era a favore della presenza simbolica di Cristo nell'eucaristia, mentre LANFRANCO DI PAVIA lo criticò. 14 concili si occuparono della cosa e Berengario fu condannato e abiurò due volte. Il sinodo romano di Pasqua del 1079 stabilì che la consacrazione del pane e del vino comporta una trasformazione che, pur non avvertita dai sensi, riguarda la sostanza eucaristica. Se da una parte il Papato, tra XI e XII sec., tentò di frenare il nuovo movimento intellettuale, dall'altra si tenne in contatto con esso, valorizzandone le figure rilevanti: 57 Queste vicende mostrano quanto i nuovi movimenti religiosi si evolvessero, passando a ruoli di preminenza sul piano intellettuale. Bernardo era un cistercense = dal latino Cistercium, località nella quale iniziò una nuova forma di vita: Citeaux, presso Digione, un'abbazia avviata da un monaco e non da un sovrano o un signore. La Regola era ispirata al rigore e i cistercensi posero al centro della loro vocazione la solitudine e il lavoro, specie quello sui propri territori, istituendo aziende agricole. Bernardo valorizzò il rapporto col papa, influenzandone gli orientamenti dottrinali. Punto comune fu la ridefinizione dell'orizzonte della crociata. Papa CALLISTO II (1119-24) aveva affermato che combattere i musulmani in Spagna equivaleva a combattere in Terra Santa e il concilio Lateranense (1123) precisava che le indulgenze si potevano guadagnare anche nella penisola iberica, combattendo "al servizio di Dio". Bernardo scrisse il De laude novae militiae e la Militia Christi, che per tutto l'Alto Medioevo era stata intesa come lotta intrapresa dall'aspirante santo per resistere agli attacchi diabolici, divenne impegno attivo nella lotta contro musulmani ed eretici e fondamento per le nuove comunità religiose, primi tra tutti i cavalieri templari che avevano sede nel Tempio di Salomone a Gerusalemme e si raccolsero nel 1119 intorno al patriarca della Città santa. Il loro compito, inizialmente, era di proteggere i pellegrini nel tragitto dalla costa a Gerusalemme. Bernardo s'impegnò a fondo per la seconda crociata (1147-49), indetta dopo la perdita di Edessa, comandata da LUIGI VII re di Francia e CORRADO III di Germania. Il risultato fu del tutto deludente e non si raggiunsero gli obiettivi prefissati. 5. Teologia mistica ed esegesi biblica Contro le pretese dei logici di penetrare nel mistero, Bernardo oppose la via dell'amore mistico, per cui l'anima del fedele, con ancora l'impronta divina, tende a ricongiungersi a Dio lungo un percorso per gradi di umiltà e verità, fino all'estasi, con l'anima che si scolora nel divino come una goccia d'acqua su cui si versi una grande quantità di vino. Fu riscoperto il Cantico dei Cantici preannuncio veterotestamentario della venuta di Cristo. 60 UGO DI SAN VITTORE, nel suo Didascalicon, accolse le scienze profane entro un nuovo filone culminante nella mistica, in cui si dovrebbe manifestare l'intimo significato della natura. Fu un equilibrato fautore del senso letterale e un campione dell'esegesi spirituale che si oppose alla tropologia = ricerca del senso morale. L'allievo ANDREA DI SAN VITTORE si rivolse allora ai sapienti ebrei per apprendere il significato originario dei testi biblici, spiccando per il recupero della lezione di Girolamo sul significato letterale e storico della Bibbia. 6. Cristiani ed ebrei Lo stile di Andrea di S. Vittore rimase isolato: i testi antigiudaici del XII sec. superarono per numero quelli di tutti i secoli precedenti. Il Dialogus Petri et Moysi di PIETRO ALFONSI denuncia gli errori degli ebrei e propone argomenti per la loro conversione al cristianesimo: il loro errore principale sta nella concezione antropomorfica di Dio. Pietro è il primo autore cristiano che usa testi rabbinici in funzione antiebraica. In questi anni compaiono le prime accuse agli ebrei di omicidi rituali. La prima fu formulata a Norwich (1144). A Blois, per la stessa accusa (1171), furono massacrati numerosi ebrei: la leggenda si basa sulla convinzione che agli ebrei occorra il sangue di un cristiano per impastare il loro pane pasquale nella Settimana santa. L'accostamento dell'uccisione di un bambino all'uccisione di Gesù riproponeva l'immagine degli ebrei come deicidi. Erano stereotipi precristiani adattati alla contemporaneità cristiana (accusa del sangue). Ancora nel 1946, queste accuse portarono al pogrom di Kielce, una cittadina polacca. Predicando in Renania a favore della seconda crociata, Bernardo, ricordando le violenze precedenti, scongiurò che non si ripetessero. Anche PIETRO IL VENERABILE predicò di non uccidere gli ebrei perché andavano conservati come Caino, in una condizione di vita peggiore della morte. A partire da CALLISTO II, i papi emisero lettere bollate (definite in modo inesatto bolle) a loro protezione. La più antica è la Sicut Judaeis di ALESSANDRO 61 III (1159-81) in cui dichiara di prenderli sotto protezione e che non siano costretti ad accettare il battesimo. 7. Nuovi ordinamenti giuridici, teologici e pastorali La fiducia nella ragione si affermò nelle scienze giuridiche, con opere come il Decreto del vescovo di Worms, BURCARDO (†1025) e, successivamente, con GRAZIANO (†1160) con il Decreto, in cui era raccolta la legislazione canonica precedente. Non assunta come codice normativo dalla Chiesa, si impose però come riferimento giuridico ed ecclesiologico. Presto fu oggetto di glosse = commenti apportati dai glossatori. Nel contempo, cresceva la produzione papale di decretali, poi raccolte in collezioni. PIETRO LOMBARDO (†1160) nel Libro delle Sentenze raccolse le principali "autorità" ponendole a confronto tra loro. Nella Glossa ordinaria, di più autori, furono ordinate le glosse ai testi biblici, con una genesi complessa e frammentaria. Dovrebbe risalire al XII sec. Tutti questi processi di razionalizzazione miravano a finalità pastorali, seppure in senso lato, mentre si andava precisando la dottrina poi divenuta "standard" dei sette sacramenti (battesimo, confermazione, comunione, penitenza, ordine sacro, matrimonio, estrema unzione) con il matrimonio introdotto per ultimo. Fu inventato il Limbo, dove andavano le anime dei bimbi non battezzati e fu attribuito un carattere spaziale al Purgatorio, luogo di attesa penitenziale per entrare in Paradiso. La vasta produzione di immagini del Purgatorio contribuì a rafforzare le pratiche penitenziali. 8. Comunità di "uomini buoni": i catari Monaci e canonici collegati a Bernardo si attivarono contro gli eretici, in primo luogo contro i catari (etimologia incerta) che si definivano uomini buoni. La prima testimonianza della loro presenza è in una allarmata lettera di Bernardo a EVERWIN preposito di Everwin (1143-44) seguita da una predica e una lettera (1144-47) e 13 Sermoni contro gli errori dei catari di EKBERTO, monaco benedettino. L'ipotesi più plausibile sulle loro radici religiose è che ripresero dottrine gnostico-marcionite, manichee e pauliciane sopravvissute in Oriente e riprese in 62 come Valdo), mercante lionese, si presentarono in delegazione al concilio Lateranense III (1179), dove furono prese decisioni innovative: - elezione del papa a maggioranza dei 2/3 dei cardinali - fine del diritto dei laici di possedere chiese private - esenzione per gli studenti poveri dalle tasse scolastiche - divieto di commerciare armi con i musulmani - creare le condizioni per sradicare i catari dal Midi Verso i Poveri di Lione non fu favorevole, proclamando la proibizione di predicare se non su invito di chierici. Ciò valse anche per i gruppi degli Umiliati lombardi che prendevano il Vangelo alla lettera. Il cardinale ENRICO DI MARCY, nel 1178, si mise alla testa di una spedizione militare contro i catari ed espugnò il castello di Lauvar. Fu ispiratore della decretale papale Ad abolendam, emessa da LUCIO III nel 1184, che condannava numerosi movimenti ereticali, tra i quali quelli sopra elencati. Tale decretale fu pietra miliare nella lotta alle eresie per la convergenza che instaurò tra papa e imperatore nella lotta al dissenso religioso, visto come minaccia all'ordine costituito. 11. La caduta di Gerusalemme e le prospettive della Chiesa secondo Gioacchino da Fiore 2 ottobre 1187: Gerusalemme è persa per sempre. Il selgiuchide SALADINO la riconquista e i crociati vanno ad Acri (o Tiro?) che con Tripoli e Antiochia è ancora nelle loro mani (Acri fu persa il 10 luglio 1187 e riconquistata con un lungo assedio dal 28 agosto 1189 al 12 luglio 1191). Il papa fece allora partire la Terza crociata (1189-1192), guidata da FEDERICO BARBAROSSA che trovò però la morte mentre guadava un fiume in Siria. L'impresa mirava a ristabilire rapporti privilegiati con l'Impero Bizantino, ma da posizioni di superiorità. La pace tra RICCARDO I CUOR DI LEONE e SALADINO (1192) assicurò l'accesso ai luoghi santi per i cristiani, ma ciò non fu ritenuto soddisfacente, soprattutto per chi aveva l'interesse a tener vivo il conflitto con l'Islam. 65 L'opera teologica di GIOACCHINO DA FIORE (†1202), abate cistercense calabrese, consisteva in una visione complessa della storia, suddivisa in tre stati successivi, ma parzialmente sovrapposti: - del Padre (forma di vita cristiana dei laici e riferimento all'Antico Testamento) - del Figlio (dei coniugati, riferimento al Nuovo Testamento) - dello Spirito (dei chierici e monaci, comprensione spirituale di entrambi) Protagonisti dei tempi finali saranno due nuovi ordini di monaci, destinati ad affrontare l'Anticristo. Egli esalta il papa nel quale vede un ruolo messianico. Sollecita quindi a instaurare un percorso per riguadagnare alla grazia divina le Chiese orientali e a convertire pacificamente gli ebrei, ai quali ci si deve rivolgere con dolcezza. Gli ebrei non sono più indicati come i seguaci futuri dell'Anticristo che per Gioacchino sarà un eretico sostenuto dai musulmani. La lotta contro catari e islamici rientravano così in una grande prospettiva escatologica e apocalittica. XIII. IL SECOLO DEI FRATI 1. "Vicario di Cristo" INNOCENZO III (1198-1216) operò per dare nuova forza al primato papale. I predecessori si definivano vicari di Pietro, egli assunse il titolo di vicario di Cristo: solo al papa spetta la plenitudo potestatis = pienezza del potere che Bernardo di Claivaux aveva riconosciuto alla Chiesa nel suo complesso e che Leone III, incoronando Carlo Magno, gli aveva solo affidato un potere sacrale che poteva revocargli. Così, anche sui vescovi, aveva un primato: era la strada verso una centralizzazione romana, sottraendo loro il controllo sulla canonizzazione dei santi. Accentuando il suo potere inquisitorio, virtù, fede, opere e miracoli andavano considerati alla pari e i miracoli attentamente indagati. Annetté Marittima e Campagna, rafforzando i domini del Patrimonio di S. Pietro che esisteva dall'VIII sec. Affermò il suo diritto di controllo sugli equilibri del potere: incoronò OTTONE IV, ma temendo la sua espansione in Italia, sostenne contro di lui il giovane FEDERICO II. 66 2. La strategia della crociata e i suoi esiti Per difendere la Chiesa dai nemici, chiamò i fedeli a nuove iniziative militari contro Musulmani ed eretici, indicendo la quarta crociata (1201-04) che avrebbe puntato sull'Egitto. Su navi veneziane, i crociati si diressero alla conquista della Dalmazia e poi a Costantinopoli, nominalmente per risolvere una questione dinastica, ma in verità per assecondare le mire veneziane sugli empori orientali. La capitale venne conquistata e venne instaurato l'Impero latino d'Oriente, cosa che strategicamnete indebolì un pilastro fondamentale dell'Oriente europeo, pur aprendo nuove prospettive missionarie nei Balcani, ma solo i bosniaci si convertirono al cattolicesimo. In più, il potere bizantino permaneva nei piccoli imperi di Trebisonda e Nicea. Nel 1262, Nicea recuperò Costantinopoli e il Regno latino finì. Inizialmente entusiasta per la presa di Costantinopoli perché si poteva sperare nell'unificazione con la Chiesa greca (usò un passo di Gioacchino da Fiore sul ritorno della grazia ai greci), quando conobbe le violenze perpetrate ne prese le distanze. Sotto il suo pontificato, gli unici successi contro i musulmani li ottenne nella penisola iberica con la sconfitta degli Almohadi (1212) e più tardi con la presa di Siviglia (1248). In mano agli Almohadi rimaneva solo Grenada. 3. Pastorale dei laici e lotta all'eresia Puntò a valorizzare i laici obbedienti in funzione della loro richiesta di partecipazione e contro gli eretici irriducibili. Canonizzò OMOBONO DI CREMONA (1199) laico dedito alla carità e obbediente alla gerarchia e propose, agli strati urbani emergenti, un modello di santificazione attraverso opere e lavoro. La distinzione tra aperta = insegnamenti morali accessibili a tutti e misterya = insegnamenti riguardanti i misteri, cioè la dottrina della fede, permise a laici fidati di esortare al bene, vietando loro la predicazione dottrinale. Recuperò gruppi di valdesi e di umiliati in funzione antiereticale, chiamando poveri cattolici alcuni poveri di Lione facenti capo a DURANDO D'OSCA e poveri riconciliati i predicatori itineranti di BERNARDO PRIMO, recatisi a Roma. 67 Risalgono a questo periodo le narrazioni di miracoli che, divulgati, alimentarono la devozione eucaristica. Il più celebre fu il miracolo di Bolsena (1263): un prete tedesco che non voleva credere alla presenza di Cristo nell'ostia che stava consacrando, da essa vide grondare sangue. Le accuse agli ebrei di rubare e trafficare ostie per profanarle risalgono ad allora. Esse contribuirono a sostenere l'intangibilità dell'ostia da parte dei chi non era prete. 7. Dalla prima fraternità di Francesco d'Assisi all'ordine dei frati minori Figlio di un mercante, Francesco (†1226) trascorse una giovinezza scapestrata. Nel Testamento, dettato poco prima di morire, racconta della sua conversione, dopo la quale cominciò a pregare e frequentare chiese, vivendo poveramente. INNOCENZO III concesse a lui e ai suoi compagni il permesso di predicare la penitenza (riconoscimento orale). La sua forma di fraternità si rifaceva ad alcune istanze di XI sec.: abbandono di ogni ricchezza, vita penitenziale, lavoro manuale, preghiera e devozione eucaristica. I rapporti con le gerarchie non furono però facili, pur senza giungere mai alla rottura. Francesco, in effetti, era convinto di dover amare e onorare tutti i sacerdoti come "suoi signori". Gli si affiancò poi CHIARA DI ASSISI (†1253) nel 1212 con le compagne che perseguivano gli stessi ideali. Nel 1219, partì per l'Egitto e fu ricevuto dal sultano MALIK AL KAMIL. Al suo ritorno, abbandonò la guida della fraternità che passò a PIETRO CATTANI (1220) Il profilo fu quello di Ordine dei frati minori, ma con una propria Regola, approvata da Roma. Fu dichiarato santo da GREGORIO IX, con procedura rapida. I Frati minori o Francescani si insediarono lungo le vie di comunicazione e nelle città, anche dentro di esse, inserimento facilitato dallo stile povero e dall'annuncio di una pace evangelica e pacificazione civile. Nacquero conventi stabili e il progetto più grandioso fu intorno alla tomba del santo. Nel 1235-40, i Frati minori si affacciarono all'università, dove erano già presenti i domenicani. Gregorio IX cercò di piegare la comunità di Chiara entro forme normali di vita religiosa femminile, rifiutando i monasteri doppi. Fu creato (1253) un ordine religioso femminile, le Clarisse, con Regola claustrale. 70 8. Nuovi ordini religiosi fra predicazione e politica Si costituirono gli ordini mendicanti, cosi detti per la scelta volontaria di povertà e mendicità, ma mentre i domenicani ebbero proprietà in comune e la sola povertà personale, i frati minori, sulla Regola di San Francesco rinunciarono a ogni possesso personale che fu conferito al papa e ciò permise loro di presentarsi come gli eredi veri della perfezione predicata da Gesù e dagli apostoli. Nelle città, la retorica, che assicurava il dominio della parola, fu fatta propria dalle elite, che entrarono in competizione con i frati predicatori. Un caso: il Movimento dell'Alleluia (1233), spontaneo e intriso di fervore popolare, fu "assorbito" da francescani e domenicani che ne assunsero la guida poco a poco, in accordo col papa di cui erano fiduciari, con privilegi rispetto al clero locale. I frati minori predicarono contro l'imperatore FEDERICO II, al quale ONORIO III diede la corona a Roma (1220). Le prime tensioni sorsero con GREGORIO IX (1127-41) che lo scomunicò (1127) dopo che si era rifiutato di continuare la crociata. Qualche anno più tardi riuscì però a ottenere pacificamente Gerusalemme, Betlemme, Nazareth, pur per soli 15 anni. Fu scomunicato una seconda volta (1239), mentre venne convocato un concilio anti-imperiale a Roma (1241). Il minorita SALIMBENE DA PARMA, nella Cronaca, ci dà un quadro delle iniziative antifedericiane, ma fino al 1239, si registrarono anche iniziative di vescovi e frati persino filoimperiali. Esempi: le vicende di ELIA DA CORTONA esonerato nel 1239 (poi passato alla corte imperiale) e di HERMANN VON SALZA, Hochmeister dell'Ordine teutonico, rimasto fino alla morte alla corte di Federico. I legami con i cistercensi non vennero mai meno. Il concilio di Lione (1245) convocato da INNOCENZO IV (1243-54) giunse a teorizzare l'illegittimità di ogni potere non basato su Cristo e non riconosciuto da papa: ne derivava che anche il potere dei sovrani non cristiani era illegittimo, ampliando a dismisura la possibilità di interferenza papale. 9. I conflitti tra clero secolare e nuovi ordini religiosi 71 Nacquero anche rivalità tra ordini, con appropriazioni di motivi autocelebrativi degli uni da parte degli altri (il sogno papale del Laterano cadente: a Bologna dai domenicani, l'edificio è sorretto da Domenico, nella basilica di Assisi è sorretto da Francesco). Erano tutti uniti invece contro il clero diocesano, la cui rilevanza sul territorio (opere, elemosine, predicazioni, offerte) era minacciata dai frati. Il terreno di lotta si spostò nelle università. Il conflitto esplose quando alcuni frati minori affermarono che si era giunti al terzo status preconizzato da Gioacchino da Fiore, identificato con le tre opere maggiori dell'abate calabrese. Una lettera congiunta "frati minori"-"frati predicatori" affermò che i loro ordini erano i protagonisti dei tempi finali, i due testimoni dell'Apocalisse che dovevano fermare l'Anticristo. Alcuni maestri secolari (GUGLIELMO DI SAINT-AMOUR) definirono ridicole tali pretese. Una iniziale battuta d'arresto che sfociò poi nella condanna ed esilio di Guglielmo. C'era di più che la contesa sulle cattedre, era l'ecclesiologia stessa in discussione: 1) secolari: la Chiesa è un corpo gerarchicamente ordinato e ognuno dipende dal superiore e i vescovi hanno un ruolo come successori degli apostoli; 2) ordini mendicanti: la Chiesa è completamente subordinata al papa, successore di Pietro. 10. Gli eretici nella stretta di Impero, Chiesa romana e nuovi ordini Contro gli eretici, radicati in Francia e Italia centronord, furono mobilitati frati predicatori, minori e carmelitani. Nonostante la crociata anticatara (1209-29), c'era stata una espansione che aveva coinvolto i ceti artigiani e commercianti. Fu potenziata l'azione legislativa e giudiziaria delle autorità civili. Federico II emanò una Costituzione contro gli eretici (1224) che prevedeva anche il rogo. In questa fase, la giurisdizione spettava interamente ai vescovi, ma nel giro di pochi anni, i frati ebbero sempre maggiori poteri, fino a ottenere buona parte del controllo (eccetto Inghilterra e Scandinavia) con la decretale Ad extirpanda (1242), con cui i frati inquisitori di nomina papale venivano affiancati ai vescovi. È corretto il termine inquisizione per il Medioevo? I documenti si riferiscono più al ruolo dei singoli che a un'istituzione, diversamente da quelle in Castiglia 72 capiva. A corte venne organizzato un dibattito tra il frate minore, un nestoriano, un musulmano e un tuino (buddista). Alla fine, la conversione del Khan non avvenne e la vicenda medievale della presenza cristiana in Cina si arenò prima della metà del Trecento. 14. Tommaso, Bonaventura e la filosofia aristotelica. Divieti e condanne 75 Intellettuali come il domenicano ALBERTO MAGNO si dedicarono, nelle università, allo studio dei testi aristotelici, da poco entrati in Occidente, convinte che potessero essere integrati nei quadri teologici cristiani. Ben presto vennero alla luce le difficoltà per una assimilazione. Il teologo, filosofo ed esegeta TOMMASO D'AQUINO (†1274) affrontò allora sistematicamente le opere di Aristotele. Nella Summa theologiae, Tommaso concepisce il mistero cosmico in chiave neoplatonica: le creature escono e rientrano, in un movimento incessante, in Dio. La teologia è assimilata a una scienza secondo il modello aristotelico che prevedeva due tipi di scienze: 1) procedono da principi noti per lume naturale (aritmetica, geometria) 2) quelle che hanno bisogno di altre scienze (musica, ottica o anche la teologia perché si fonda sulla scienza superiore della Rivelazione). Facendola rientrae nelle scienze, Tommaso portò a compimento il percorso di emancipazione dall'esegesi: la teologia non era più contemplazione della Scrittura ma sapere strutturato autonomamente e sviluppato secondo procedimenti razionali. Il Motore immobile aristotelico coincideva con il Dio dei cristiani, ma non era possibile confutare la concezione del mondo come eterno, per cui sostenne che solo con la Rivelazione si poteva affermare che il mondo era stato creato dal nulla e sarebbe finito, nel suo destino ultimo, in Dio. Poiché gli uomini sono fatti di anima e corpo, l'anima è la forma del composto umano, principio di vita immanente a esso, immortale e incorruttibile. La conoscenza umana avviene con l'astrazione, procedimento complesso che prescinde dall'intervento divino nell'atto conoscitivo (in opposizione ad Agostino che faceva partire tutto dalla scintilla originata da Dio). Alcuni si opposero all'aristotelismo incontrollato, tra cui BONAVENTURA DA BAGNOREGIO (†1274) che, inizialmente interessato alle dottrine aristoteliche, contestò poi l'eternità del mondo e l'affermazione dell'anima come unica forma sostanziale del composto umano. A Parigi si contestò anche la pretesa di affiancare alla verità teologica della Chiesa, una verità filosofica aristotelica, accusando (ingiustamente) SIGIERI DI BRABANTE e BOEZIO DI DACIA di essere seguaci di AVERROÈ (†1198), 76 filosofo ispano-islamico, e sostenitori della doppia verità. Ciò creò allarme, ma, alla fine, le posizioni di Tommaso vennero adottate dai domenicani, in opposizione alla scuola neoagostiniana dei minoriti. 15. Dal concilio di Lione a Pietro di Giovanni Olivi Nel 1274, fu convocato il II concilio di Lione per ratificare la riunificazione con i Greci che si erano piegati con la speranza di sottrarsi all'invasione di CARLO D'ANGIÒ, ma tutto si arenò con i Vespri siciliani, la morte di Carlo e l'incarcerazione del figlio, CARLO LO ZOPPO, prigioniero degli Aragonesi. Al concilio si vietarono le nuove congregazioni religiose, sospendendo così agostiniani e carmelitani e colpito i nuovi movimenti che aspiravano a ideali di povertà come i Saccati (Francia del Sud) o gli Apostoli di GHERARDO SEGARELLI (di derivazione pauperistico-mendicante, in Italia del Nord), pericolosi concorrenti dei minoriti, tanto che, rifiutando di allinearsi alla decisioni conciliari, furono dispersi e Segarelli condannato al rogo (1300). Il movimento riprese però vita con fra DOLCINO (al rogo, 1307), che lo trasformò in senso profetico e apocalittico. In Francia meridionale, dopo la sconfitta dei catari, apparve PIETRO DI GIOVANNI OLIVI (†1298), un frate spirituale che si richiamava agli ideali francescani, contro la Chiesa romana ritenuta irrimediabilmente corrotta (una nuova Babilonia). Sottoposto a ripetuti processi, era entrato in contatto con ambienti di laici devoti del mondo mercantile e finanziario, elaborando alcune proposte innovative: a) il denaro non è peccaminoso in sé, ma per come lo si usa b) usarlo solo per tesaurizzarlo è male: gli si toglie la capacità di riprodursi; c) usarlo per produrre ricchezza sociale è bene (usa il termine capitale!) Guardava con favore alla mercatura, cercando di stabilire un confine tra usura e prestito a interesse, avviando una riflessione teologico-morale sulla sfera sociale ed economica. I suoi lavori furono condannati dopo la sua morte. XIV. IL PAPA A AVIGNONE. INQUISITORI, ERETICI, MISTICI, PROFETI 1. Da Bonifacio VIII a Clemente V. Il Papato dall'Italia ad Avignone 77 sec., avarizia (peccato dei mercanti) e sempre la superbia per le donne (vanità). Talvolta il testo del sermone era un promemoria o era scritto in anticipo e letto. Reportationes: trascrizioni di prediche da parte di ascoltatori stenografi. Dal '200: nella chiesa compare il pulpito, balcone a metà navata, da cui si arringa la folla (divisa, per separare i sessi, da un drappo longitudinale). Il domenicano GIORDANO DA PISA (1260-1311) predicò tra il 1304 e il 1309 a S. Maria Novella in Firenze, riempiendo anche la piazza antistante da quanto era colma la chiesa, tenendo anche 4 prediche in un giorno, in latino e anche in volgare, toccando temi come l'abbandono delle gioie mondane e rappresentando spaventosamente il Purgatorio, progressivamente "infernalizzato" nel XIII sec. 3. Teologia in lingua volgare: Margherita Porete e la condanna delle beghine Il sapere religioso non era più appannaggio solo di monaci e chierici. Agli inizi del XIV sec., MARGUERIT PORETE, beghina della Francia del Nord, con Le mirouer des simples âmes impresse una svolta alla mistica delle donne religiose. Il testo fu condannato dal vescovo di Cambrai ma restò in circolazione, metre Marguerit fu deferita come relapsa (ricaduta) all'Inquisitore generale di Parigi, GUGLIELMO HUMPERT (quello del processo ai Templari), processata e condannata al rogo (1310). Il libro fu valutato da una commissione che vide, nel dialogo tra Anima, Ragione e Amore, l'inaccettabile distinzione tra Santa Chiesa la Piccola (l'istituzione visibile) e Santa Chiesa la Grande, formata dalle anime elette che nessuno, tranne Dio, conosce. L'opera, diffusa, fu tradotta in varie lingue. Il certo grado di libertà dai percorsi di vita consueti che si sviluppò verso la fine del XIII sec. con riferimento alla frase "dove c'è lo Spirito del Signore, c'è libertà" e al movimento collegato della Setta dello Spirito di Libertà (che fu considerato eresia, ma non era un movimento unitario e compatto) portò alla condanna delle beghine da parte del concilio di Vienne (1311-12) e alla minaccia della scomunica per domenicani e francescani che avessero continuato a far loro da direttori spirituali. 4. Eretici e inquisitori 80 Da tempo, gli spirituali minoriti avevano chiesto di essere riconosciuti come congregazione con la stessa Regola dei frati minori, ma sottratta alla gerarchia dell'ordine. A Vienne si decise solo di sollecitare una più rigorosa osservanza della Regola, ma la frattura era ormai insanabile. Un riferimento per la comunità di frati e laici che vedevano in PIETRO DI GIOVANNI OLIVI un riferineto. GIOVANNI XXII si mosse contro di loro e contro il Commento all'Apocalisse di Olivi, condannato da JACQUES FOURNIER, inquisitore e successore di Giovanni XXII (1326). L'immagine di Roma e Avignone come nuove Babilonie era però affermata. Anche le antiche eresie erano lungi dall'essere sconfitte: 1) dal Baltico fino in Polonia e Transilvania, verso il 1300 predicavano i catari; 2) valdesi erano attivi in Italia, Spagna, Svizzera, Austria, Boemia, Borgogna; Gli eretici erano considerati servitori del Diavolo e andavano colpiti indipendentemente dai loro comportamenti criminosi. Nel Libro delle sentenze di BERNARDO GUI, domenicano, si descrivono le pratiche valdesi (negazione del Purgatorio, rifiuto di prestare giuramento, lettura del Nuovo Testamento in volgare ecc,) ritenute sufficienti per avviare un procedimento di eresia. La procedura culminava: 1) con la proclamazione della sentenza 2) un sermone generale tenuto dall'inquisitore 3) rappresentazione pubblica del passaggio processo-penitenza e abiure e pene 3a) cucire una doppia croce gialla sulle vesti (pene lievi) 3b) carcere largo (con ora d'aria) o stretto (con ceppi) Le ossa degli eretici riconosciuti tali dopo la morte andavano esumate e disperse; le case dei catari andavano distrutte e il terreno usato come discarica. Bernardo Gui condannò 636 tra catari, valdesi, spirituali e beghini (371 uomini e 265 donne), tra cui lo spirituale francescano BERNARDO DÉLICIEUX (1319) uomo di grande carisma legato all'insegnamento dell'Olivi. 5. Gli interventi dottrinali e repressivi di Giovanni XXII. Le condanne di Ockham ed Eckhart 81 Giovanni XXII si inserì di prepotenza nelle controversie teologiche, colpendo teologi come GUGLIELMO DI OCKHAM e MEISTER ECKHART e affermando che per giungere alla piena visione divina, le anime dei santi dovevano essere riunite al loro corpo dopo il giudizio universale. Fu ossessionato dalla lotta alle eresie in nome della pienezza del proprio potere. Condannò come eretica la dottrina della assoluta mancanza di possesso di beni da parte di Gesù e degli apostoli, sconfessando le concezioni dei frati minori e la loro immagine, ma restituendo loro il dominio dei beni che avevano in uso. GUGLIELMO DI OCKHAM fu convocato dal papa dopo una denuncia dell'università di Oxford. Ockham era famoso come esegeta e filosofo della natura e aveva rifettato la concezione della teologia come scienza, restituendo alla Rivelazione la funzionme di fonte della conoscenza divina e alla Bibbia il riferimento per la teologia, contro il predominio dei canonisti e della scienza giuridica. Dopo la scomunica, a Monaco si concentrò sulla polemica contro il principato del papa e sollecitando un concilio contro i papi eretici (Giovanni XXII e Benedetto XII). Giovanni XXII valorizzò i domenicani canonizzando Tommaso d'Aquino (1323), ma essi vissero una lacerante crisi interna quando MEISTER ECKHART fu denunciato e processato per eresia (1326). Morì poco prima della sentenza. La sua opera si caratterizza per la concezione dell'uomo che deve allontanarsi dal peccato, cui è incline, attraverso il pentimento divino che diretto solo a Dio, libera lo spirito da sofferenze e tristezza. In Opus tripartitum, egli afferma una nuova teologia mistica unitiva, differente da quella di Bernardo di Clairvaux e avvicinandosi alla Porete. 6. Verso la devotio moderna Un allievo di Eckhart, ENRICO SUSO (†1366), scelse di passare da maestro di studi a maestro di vita, ritirandosi in convento dove allestì una cella interiore di ascesi: la devotio mistica prendeva il posto della teologia mistica. Devotio mistica = atteggiamento profondamente religioso di pietà, offerta, sacrificio, preghiera, definito anche devotio moderna, da fare col cuore oltre a quella delle labbra. Tali pratiche si diffusero con GEERT GROTE (†1384) di Deventer che, 82
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