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La Guerra Fredda e le Dinamiche Sociali Post-Seconda Guerra Mondiale: Equilibri e Conflitt, Appunti di Storia

La nascita e lo sviluppo della guerra fredda, partendo dalla conferenza di jalta del 1945 e seguendo gli eventi chiave fino agli anni sessanta. Vengono trattati i primi scontri, come quelli in turchia e in grecia, il colpo di stato in cecoslovacchia, il blocco di berlino e la guerra in corea. Inoltre, vengono discusse le conseguenze in asia e in europa, come la guerra in vietnam, la rapida rinascita economica e demografica, e la crescente tensione tra usa e urss. Una panoramica dettagliata e coesa della guerra fredda e della sua influenza sul mondo.

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 11/02/2022

vdsl87
vdsl87 🇮🇹

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Scarica La Guerra Fredda e le Dinamiche Sociali Post-Seconda Guerra Mondiale: Equilibri e Conflitt e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! STORIA: LE DINAMICHE E LE STRUTTURE SOCIALI DOPO LA SECONDA GUERRA MONDIALE •1947: comincia la “guerra fredda” Tra il 4 e l’11 febbraio del 1945 i leader delle maggiori potenze che erano scese in campo contro la Germania nazista, l’Italia fascista e il Giappone – il britannico Winston Churchill, l’americano Franklin Delano Roosvelt e il sovietico Josif Stalin — si riunirono nella città termale di Jalta per delineare gli assetti mondiali del dopo guerra. In questa conferenza vennero poste le basi di un equilibrio internazionale che sarebbe poi durato fino al 1989-91, ossia fino alla crisi e alla fine del potere sovietico. Esso infatti sopravvisse nella sostanza anche quando l’alleanza degli anni del conflitto venne meno lasciando il passo alla “guerra fredda” tra l’Occidente da una parte e l’Unione Sovietica dall’altra. L’equilibrio strategico bloccato, di cui a Jalta si erano poste le basi, segnò così la vita di due generazioni, garantendo stabilità e pace al centro del sistema anche se al prezzo di una certa immobilità sociale e culturale. La “guerra fredda” tra potenze occidentali e Urss si avvia in pratica non appena nel 1945 le armi tacciono, ma diviene per così dire ufficiale il 12 marzo 1947 quando il nuovo presidente americano Henry Truman la annuncia in un suo celebre discorso di fronte alle due camere del Congresso riunite in seduta congiunta. Per “guerra fredda” s’intende una politica di attivo “contenimento” della potenza sovietica realizzata in ogni modo, salvo lo scontro militare diretto con Mosca. La prima “battaglia” della guerra fredda che gli Usa vinceranno sarà quella, conclusasi nel 1949, combattuta in Turchia e in Grecia, due Paesi già assegnati a Jalta all’area di influenza occidentale che Stalin cerca di far passare nel proprio campo. Seguono nel 1948 il colpo di Stato filo-sovietico in Cecoslovacchia, fatto passare per un colpo di mano di Mosca, ma in effetti avvenuto con il tacito consenso anglo-americano; e poi il blocco dei settori occidentali di Berlino, cui gli anglo-americani rispondono vettovagliando gli assediati tramite un ponte aereo che dura finché Mosca non si piega a riaprire i “corridoi” autostradali e ferroviari che collegano Berlino Ovest alla Germania Occidentale passando attraverso la Germania Est. Il colpo di stato in Cecoslovacchia segna l’ultima espansione verso ovest dell’area d’influenza sovietica, che da allora in Europa resterà fissa fino al suo sgretolamento nel 1989-91. Il successo del ponte aereo anglo-americano a favore di Berlino conferma all’Occidente quel ruolo predominante sul campo della “guerra fredda” che non verrà mai meno e che infine lo condurrà alla vittoria nel 1989-91. •Anni Cinquanta Gli effetti stabilizzanti di Jalta non si propagano all’Estremo Oriente dove con la guerra in Corea si arriva allo scontro “controllato” ma diretto della Cina con gli Stati Uniti, pur formalmente intervenuti sotto la bandiera delle Nazioni Unite, in un conflitto che però le due parti concordano silenziosamente si limiti al Paese ove è scoppiato. Quando il comandante in capo americano Douglas MacArthur ordina alle sue truppe all’offensiva di entrare in territorio cinese violando gli ordini ricevuti da Washington, il presidente Truman non esiterà a destituirlo. L’Estremo Oriente pagherà con trent’anni di conflitti la mancata stabilizzazione dell’area. Oltre alla già ricordata guerra in Corea, sanguinosi conflitti accompagnano la ritirata delle potenze europee dai loro domini coloniali: dell’Olanda dalle Indie Olandesi, che diventano indipendenti con il nome di Indonesia, della Gran Bretagna dalla Malesia, dove la guerriglia si estingue solo alla fine degli anni ‘50, e soprattutto della Francia dall’Indocina. Qui, diversamente che in Indonesia e in Malesia, s’impone un fronte di liberazione di matrice marxista rivoluzionaria, che nel 1954 infligge a Parigi una sconfitta decisiva. Alla Francia che si ritira subentrano allora gli Stati Uniti. E’ l’inizio dell’impegno americano nel Vietnam, che si concluderà infine nel 1975 con una sconfitta sul campo dalle conseguenze strategiche tuttavia positive: l’impegno dell’Unione Sovietica a sostegno del Nord Vietnam in guerra con Washington, enorme rispetto alle sue risorse, contribuirà infatti in modo determinante all’estenuazione del regime sovietico e quindi al suo collasso a metà degli anni ‘80. In Europa, avendo preso coscienza che i due conflitti mondiali sono stati una catastrofica “guerra civile” europea, con la fondazione nel 1948 del Consiglio d’Europa e nel 1951 della Comunità europea per il carbone e l’acciaio, CECA, si muovono i primi passi verso un’unione politica del Continente mentre una rapida e forte rinascita sia economica che demografica crea tra l’altro le condizioni per uno sviluppo di generosi sistemi di sicurezza sociale ( Welfare State) di cui si sarebbero scoperti i limiti solo alla fine del secolo. Nel frattempo Usa e Urss, dotate entrambe di armi nucleari strategiche, si fronteggiano. La certezza di tale terribile reciprocità diventa però paradossalmente una garanzia di pace. Sia pure all’ombra dell’incubo nucleare, negli anni ‘50 e ‘60 l’economia occidentale, trascinata dalla grande forza industriale degli Stati Uniti, fa registrare un lungo e straordinario periodo di sviluppo. Nel 1953 morì Stalin e nell’estate di quel medesimo anno a Berlino Est un’insurrezione contro il regime fu rapidamente soffocata. Nell’arco di qualche anno si giunse però a una situazione di rottura che costrinse Mosca a una svolta rispetto alla rigida ortodossia staliniana. Il miglioramento del tenore di vita delle masse diventò un obiettivo prioritario. Il 1956 fu l’anno delle insurrezioni, in Polonia dapprima e poi in Ungheria dove gli insorti giunsero a spodestare il Partito. Preso il potere, un governo rivoluzionario proclamò la fine del regime e l’abbandono del patto di Varsavia. L’Occidente non mosse un dito in aiuto dell’Ungheria insorta, e l’Armata rossa soffocò l’insurrezione. La vicenda confermò ancora una volta, drammaticamente, la solidità delle intese di Jalta. Come l’Urss aveva abbandonato al loro destino i guerriglieri filo-sovietici della Grecia del 1946-49 così gli Usa e i loro alleati europei non vennero in soccorso degli insorti ungheresi filo- occidentali del 1956. Il 1956 fu anche l’anno della spedizione anglo-francese di Suez in appoggio a un attacco israeliano contro l’Egitto di Nasser. Washington intervenne imponendo a Londra e Parigi il ritiro delle loro truppe. L’episodio segnò così la fine di qualsiasi velleità europea di una politica di potenza autonoma da quella americana. •Anni sessanta Gli anni ‘60 furono caratterizzati da una crescita continua che generò da un lato il filone degli establishment, convinti che il regno del Bengodi sarebbe stato senza fine, dall’altro i contestatori, convinti che l’unico problema fosse spartire diversamente un benessere la cui crescita veniva ritenuta praticamente automatica. Percorrendo la strada di queste illusioni alla
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