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Storia del giappone, dal paleolitico ai meiji, Schemi e mappe concettuali di Storia

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Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2022/2023

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Scarica Storia del giappone, dal paleolitico ai meiji e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia solo su Docsity! Storia del Giappone di Veronica Vismara Storia e implicazioni sociali e religiose del Giappone, dalla preistoria all'inizio della Restaurazione Meiji Università: Università degli Studi di Milano Esame: Lingua e Cultura Giapponese Docente: Virginia Sica 1. Preistoria Ci sono molti dubbi riguardanti le origini dei primi abitanti che si stanziarono nell’arcipelago. Gli scavi archeologici suggeriscono che probabilmente i primi a stanziarsi furono delle popolazioni discendenti dal Caucaso, i cui resti sono rappresentati dagli AINU, e ciò avvenne probabilmente quando l'arcipelago era ancora unito al continente ed e l'ambito di ricerca linguistico a stabilire ciò, proprio perché il giapponese insieme al mongolo, al turco e al coreano appartiene al ceppo delle lingue altaiche. Questi primi insediatori si stanziarono su una delle isole, e vissero in totale isolamento e anche quando altre popolazioni giunsero nell'arcipelago, rifiutarono sempre di assoggettarsi. La preistoricità di questo popolo e confermata dal loro linguaggio che conteneva pochissimi vocaboli e richiedeva spesso l'uso di gesti per una migliore comprensione e anche dalla scarsa conoscenza numerica. Inoltre la loro sopravvivenza dipendeva dalla caccia che veniva praticata utilizzando utensili litici. Con maggiore sicurezza e possibile collocare l'inizio del neolitico intorno al 10000 a.C. con la cultura Jmon o del disegno a corda, un periodo che si protrae per un lungo arco di tempo ovvero dal 10000 a.C. al 300 a.C. circa. Questo periodo prende il nome da quei disegni che caratterizzavano le superfici delle ceramiche prodotte in questa era. I ritrovamenti più antichi sono i cosiddetti Dogu, delle statuette che rappresentano delle figure antropomorfe. La maggior parte di queste hanno dei seni prosperosi quasi rappresentassero delle donne in gravidanza: questo ci fa pensare che la loro funzione fosse associata all'invocazione della fertilità e dell'abbondanza. Probabilmente fungevano anche da amuleti sui quali trasferire le malattie degli individui. Nonostante la continuità nel tipo di ceramica prodotta, e possibile notare un'evoluzione culturale che avviene in diverse fasi. Infatti mentre inizialmente la popolazione viveva di caccia e si cibava di frutti e piante selvatiche, con il miglioramento delle condizioni climatiche si ebbe una maggiore disponibilità di risorse come ad esempio i prodotti marini; inoltre un altro mutamento si ebbe con l'innalzamento del livello del mare che comportò la trasformazione di alcune regioni in vere e proprie paludi. Solo in seguito, con l'abbassamento, le popolazioni iniziarono a muoversi verso l'interno dedicandosi allo sfruttamento del terreno. Nell'ultima fase del periodo Jmon, venne prodotta della ceramica, specie nella zona del Kysh, che testimonia la presenza già da allora di contatti con la Corea. In realtà questi contatti man mano si intensificarono sempre di più sino a quando venne importata dalla penisola la tecnica della risicoltura che comportò un'evoluzione culturale radicale. Veronica Vismara Sezione Appunti Storia del Giappone Pagina 1 di 40 4. Introduzione del buddismo Il periodo Kofun finì intorno alla meta del 6 secolo con l’introduzione del buddismo. Questa dottrina nacque in India nel 6 secolo a.C., e sosteneva che la causa delle sofferenze umane fosse da ricercare in quell'attaccamento alle passioni, in quel continuo desiderare tipico e insito nell' essere umano. La cura che consisteva in un totale annullamento dell’io, della propria individualità sino al raggiungimento del nirvana, stato di assoluta felicità. Proprio questa prospettiva di una possibile salvezza in un'altra vita ne permise la diffusione prima in Cina, nel 1 secolo DC, periodo in cui si visse una grave crisi, poi in Corea per poi giungere da qui in Giappone. (Era già passato 1 secolo dalla nascita di questa dottrina venne adattata da ogni paese a seconda delle proprie esigenze, ergo non e il buddismo vero e puro che giunse in Giappone). L'introduzione del buddismo e strettamente collegato ad un evento che accadde o nel 552 o nel 558: accadde infatti che la Corea invio tramite un rappresentante al capo del clan di Yamato, una piccola statuetta con una scritta buddista, allegata a questa vi era un messaggio che ne esaltava i poteri della dottrina in quanto capace di esaudire i desideri del capo del clan. Tutto ciò ci da prova del cambiamento che la dottrina aveva subito in quanto nasceva come via per allontanarsi e liberarsi dai desideri, e viene propagandata come modalità per poter esaudire le proprie richieste. Dopo aver ricevuti i doni, il capo allora si confronto con gli altri Uji importante riguardo all'introduzione di questa nuova dottrina. Ciò comporto una netta contrapposizione tra coloro che si schierarono a favore, come i Toga, di origine coreana che avevano interesse nell'apertura dell'arcipelago al continente, e coloro che si schierarono contro come i Mononobe, secondo cui questa nuova introduzione avrebbe scatenato l'ira dei Kami, e i Nakatomi che erano strettamente devoti allo shintoismo. Questa opposizione si risolse solo a seguito di uno scontro militare, che vide uscire vittorioso il can dei Soga. Da questo momento in poi dato che i Soga erano favorevoli ad un incremento degli scambi con l'esterno, si avrà un'ondata di idee, concetti e modelli di derivazione soprattutto cinese. I Soga grazie al successo militare che avevano ottenuto, occuparono una posizione decisamente rilevante, tanto da usurpare l'autorità del sovrano. Uno dei componenti di questo clan infatti fece uccidere l'imperatore in carica, che nonostante fosse suo nipote stava portando avanti una politica contraria agli interessi dei Soga, e così sali al trono nel 592, l’imperatrice Suiko la prima donna che ricopri questa carica. Inoltre venne nominato suo reggente ovvero Sessho il principe Shotoku Taishi. Quest’ultimo fu una figura che assunse un rilievo immenso soprattutto nella scena politica. Uomo colto, di formazione buddhista (aveva letto le sacri scritture) aveva agito probabilmente per interesse del proprio clan facendo sì che il buddismo si diffondesse tra le classi elevate e cercando di avvicinare il più possibile i Soga al potere. Con lui inizia l'era di riforme che si pongono alla base della costruzione dello stato giapponese, riforme ispirate al modello cinese, non copiate ma rimodellate secondo le proprie esigenze. È ad opera sua che viene emanata la costituzione dei 17 articolati, non un codice di leggi ma una lista di precetti morali di ispirazione buddista. È chiaro che questa costituzione volesse confermare il potere Veronica Vismara Sezione Appunti Storia del Giappone Pagina 4 di 40 dell'autorità del sovrano ed eliminare quello dei clan locali sostituendolo con un gruppo di funzionari a suo servizio che avrebbero agito con decoro e responsabilità, e che non avrebbero sostituito l'autorità centrale ma l'avrebbero rappresentata. Il sovrano rappresenta il tramite tra cielo ed e terra, e infatti in questo periodo che viene coniato il termine Tenn, per designare la figura dell'imperatore che non solo era un leader politico ma anche religioso. Veronica Vismara Sezione Appunti Storia del Giappone Pagina 5 di 40 5. Era Taika Alla morte di Shotoku il clan dei Soga venne eliminato tramite un colpo di stato che porta al potere un componente del clan Nakatomi che ricopre importante cariche ed assume un nuovo cognome molto prestigioso quello di Fujisawa.   Questi avvenimenti avvennero nella prima fase dell'era Taika, periodo di grandi riforme che portano il nome dello stesso. Un anno dopo infatti venne emanato un editto di riforme dove venivano presi 3 importanti provvedimenti. Innanzitutto venivano abolite le proprietà private degli Uji, e tutte le terre vennero posto sotto il controllo diretto del sovrano. Venne introdotto un sistema amministrativo che si basava sulla nomina di funzionari scelti dal sovrano. Il territorio fu diviso in Kuni, province a capo delle quali vi era un governatore o meglio Kokushi. Ogni provincia fu divisa in Kori o meglio distretti. Il governo centrale era rappresentato dal sovrano che dirigeva tutta la situazione tramite questi funzionari di fiducia. Come terzo provvedimento vennero istituiti dei registri di censo e delle tasse, sulla base dei quali sarebbe poi avvenuta la ripartizione delle terre. L’editto di Taika, in particolare, prevedeva che la popolazione contadina fosse registrata per famiglie e che venisse adottato il sistema Jori come metodo di ripartizione che avveniva a seconda dell'età e del sesso. Proprio per questo motivo l'assegnazione delle terre non era perpetua ma ogni 6 anni venivano ridistribuite. Questo sistema noto come Kubunden non fu applicato a tutte le terre, in quanto alcune vennero affidate alle istituzioni religiose o ai nobili, altre erano sotto il diretto controllo della corte. Questo periodo di riforme si interruppe quando una nuova disputa per la successione porto il paese nuovamente in guerra. Emerse l'imperatore Tenmu che baso il suo potere sulla forza militare. Questo stabili dimora ad Asuka dove visse sino alla sua morte, avvenuta primo dello stabilimento della nuova capitale. Dopo la morte di Tenmu venne stabilita la capitale a Fujiwara. Questa non duro molto fatto sta che nel 710 venne trasferita a Nara dando avvia al periodo Nara. Veronica Vismara Sezione Appunti Storia del Giappone Pagina 6 di 40 8. Periodo Heian Nel periodo Heian la corte si servì sempre di più dei governatori provinciali, i Kokushi, per amministrare le terre lontane dalla capitale ma questi ne approfittarono per consolidare il proprio potere, dando vita a un decentramento del potere politico, tale che il ruolo dell'imperatore divenne con l'andar del tempo solo cerimoniale e religioso. Tra l'altro il potere dell'imperatore era minato dalla stessa aristocrazia di corte, in particolare dai Fujiwara, che esercitarono il monopolio sulla carica di reggente per gran parte del periodo Heian. Nell'857 Fujiwara Yoshifusa, ottenne la carica di Dajo Daijin, che fino ad allora era riservata ai principi imperiali, e gli conferiva il potere di primo ministro e capo del Consiglio di Stato (Dajokan). Fujiwara Yoshifusa fece in modo che salisse al trono suo nipote Seiwa, ancora bambino, in questo modo egli poté esercitare la carica di reggente, Sessho, anch'essa fino a quel momento riservata ai principi imperiali, e cosa ancora più insolita mantenne il ruolo di reggente anche dopo che l'imperatore ebbe raggiunto la maggiore età. Anche i successori di Yoshifusa mantennero questo ruolo e nell'887 l'imperatore Koko creò per Fujiwara Mototsune la carica di Kanpaku, che indicava il reggente di un imperatore adulto e sarebbe stata la più alta carica di corte. Nonostante i tentativi di alcuni imperatori di limitare l'interferenza dei Fujiwara, dal 967, questi ripresero il controllo delle cariche di Sessho e Kanpaku, avviando il periodo conosciuto come Sekkan Seiji, o "governo dei reggenti". Il Sekkan Seiji subì un primo colpo nel 1068, quando salì al trono Go Sanjo, il primo imperatore dopo un secolo a non essere figlio di una Fujiwara, il secondo colpo fu la creazione nel 1086 dell’Insei il "governo degli imperatori in ritiro", con cui l'imperatore Shirakawa abdicava e assumeva la carica di imperatore in ritiro, riservandosi però il diritto di designare l'erede al trono, riuscendo così, a svincolarsi dall'influenza Fujiwara (i quali erano riusciti a conquistarsi un ruolo di prominenza anche grazie all'incapacità del governo imperiale di limitare il fenomeno della privatizzazione delle terre e dell'esenzione fiscale, che aveva causato una diminuzione degli introiti imperiali, e grazie al fatto che offrivano le loro figlie come consorti imperiali cercando di mantenere un legame con la dinastia imperiale.) Nonostante i tentativi di Kanmu di svincolarsi dall'influenza buddhista, molte istituzioni religiose riuscirono ad ottenere terreni e privilegi anche in seguito al forte legame, creatosi con la corte Heian, i cui membri prendevano spesso i voti continuando ad esercitare la loro influenza anche da monaci. Ben più fuori controllo erano invece le bande di guerrieri createsi nelle provincie che lottavano per il dominio delle terre sfidando l'autorità del governo centrale e che alla fine del periodo Heian ottennero sempre più potere. Nel periodo Heian, in particolare nel IX secolo, il Giappone limitò i contatti con l'esterno preferendo dedicarsi alla rielaborazione delle teorie finora giunte dal continente. Nell'838 fu mandata l'ultima missione alla corte cinese dei Tang, ma ciò non impedirà all’aristocrazia giapponese di nutrire una forte ammirazione per la raffinata cultura cinese e la conoscenza della cultura classica cinese continuerà a essere un requisito indispensabile per i maschi dell'aristocrazia di corte. Tuttavia durante il periodo Heian ci furono dei tentativi di nipponizzazione della cultura, si cercherà di favorire le soluzioni autoctone, prova ne è la scelta di affiancare l'alfabeto sillabico giapponese, i cosiddetti Veronica Vismara Sezione Appunti Storia del Giappone Pagina 9 di 40 kana, alla scrittura in caratteri cinesi, kabun, fiorì così una letteratura in lingua giapponese con generi come il monogatari (racconto), nikki (diario) e le poesie in 31 sillabe, dette waka, molto comuni nell'ambiente di corte. La nipponizzione della cultura portò anche all'elaborazione di originali principi estetici e a maturare una forte sensibilità per lo scorrere del tempo e la bellezza della natura. Nella corte Heian il buon gusto e la raffinatezza estetica divennero dei requisiti indispensabili, in particolare per le donne, i cui rapporti con importanti personaggi le consentivano di partecipare da dietro le quinte a intrighi e decisioni politiche. Tutto ciò che apparteneva all’ambiente aristocratico si fondava su un assoluto estetismo; basti pensare gli abiti indossati dalle donne, simbolo della loro maestosità e del loro rapporto e armonia con il loro corpo, un corpo libero negli abiti, che non è sottoposto ad alcun controllo da parte della società (cosa che avverrà invece più avanti introducendo l’obi, simbolo del controllo cui è sottoposta la donna per garantire una purezza nella discendenza). Nella fase finale di questo periodo e successivamente nel periodo Kamakura, si diffonderà anche un senso di ansietà legato alla consapevolezza della precarietà della vita terrena. Tale precarietà intrinseca alla bellezza è ben esemplificata dalla metafora del fior di ciliegio, tipica della letteratura Heian, per cui la massima bellezza di tali fiori coincide inevitabilmente con l'inizio del loro declino. Questo senso di evanescenza della vita, definito mujokan, è certamente legato alla filosofia buddhista e si ripercuote anche nella letteratura del periodo Heian, in particolare nel famoso Genji Monogatari, dove il buddismo fa da sfondo alle vicende del protagonista, dando prova di come questa dottrina fosse riuscita, all’epoca a penetrare nella vita quotidiana dell’aristocrazia. Veronica Vismara Sezione Appunti Storia del Giappone Pagina 10 di 40 9. Due scuole buddiste Nascono nel periodo Heian due famose scuole buddhiste: la Tendai del monaco Saicho e la Shingon, introdotta da Kukai. La scuola Tendai nata nel IX secolo si basava sulla convinzione che tutti gli uomini potessero raggiungere l'illuminazione anche attraverso altri culti, ritenuti manifestazioni del Buddha. La Shingon era una scuola esoterica che però presentava un aspetto popolare e ricorreva a pratiche mistiche. Essa vedeva l'universo come una manifestazione del Buddha Dainichi e proponeva una meditazione basata sulla ripetizione di parole sacre accompagnate da specifiche posizioni del corpo e delle mani. Queste scuole furono costruite all'esterno di Heian, secondo la volontà del governo di tenere lontana l'interferenza del Buddhismo, ma ben presto templi privati furono costruiti anche all'interno della capitale. Il buddhismo assunse una dimensione completamente popolare solo dopo la fine del periodo Heian, ma già nel X secolo si diffuse ampiamente grazie a particolari dottrine come quella della Terra Pura, Jodo, introdotta dai monaci Kuya e Genshin, che metteva in evidenza l'esistenza di un inferno e un paradiso dove raggiungere la salvezza. La dottrina riteneva che si stesse avvicinando l'ultimo periodo di degenerazione e decadenza, dunque fece subito presa poiché prometteva la salvezza e la possibilità di entrare nel paradiso della Terra Pura, tramite la pratica del nunbatsu ovvero la ripetizione sincera del nome di Amida. La popolarità che il Buddhismo raggiunse fu dovuta anche alla capacità di sincretismo dei giapponesi che riuscivano a legare il Buddhismo ai culti precedenti, facendo dei kami shintoisti manifestazioni di Buddha. Il Buddhismo fu anche un canale di sviluppo per l'arte e in particolare per l'architettura vennero infatti costruiti numerosi templi, anche allontanandosi dai modelli cinesi. La vera innovazione però la si ebbe con la pittura e l'introduzione dello stile yamatoe, differente dalla pittura cinese karae, utilizzato per dipingere paraventi e gli emakimono, rotoli su cui venivano rappresentati famosi racconti o scene di vita locali. Tuttavia, non bisogna dimenticare che tale espressioni artistiche riguardavano solo la corte Heian, che costituiva solo 1% della popolazione, diverso era la vita delle provincie popolate da contadini e lontane dai lussi e le raffinatezze della capitale. Veronica Vismara Sezione Appunti Storia del Giappone Pagina 11 di 40 11. L’élite guerriera Alla fine del periodo Heian si crearono dei gruppi di guerrieri professionisti tra cui gli uomini d'armi, detti Bushi, e i Saburai, militari al servizio della nobiltà e dei governatori, dai cui sarebbero derivati i Samurai. Erano milizie assoldate per svolgere compiti civili e militari come riscuotere le tasse o garantire il controllo di risorse agricole, l'aristocrazia civile tradizionalmente provava un'avversione per le armi e lasciava il loro uso a questi gruppi di militari. Le incursioni di bande armate nelle campagne divennero sempre più frequenti e i contadini dovettero sempre più spesso rifugiarsi negli Shoen, anche i nobili che disprezzavano i guerrieri, ormai non ne potevano farne a meno perché erano indispensabili per mantenere il controllo sulle terre, tanto che si dotarono di milizie proprie e lo stesso fecero le istituzioni religiose. Sebbene l'élite guerriera avesse ottenuto una supremazia in ambito economico e politico, l'aristocrazia civile, o Kuge, colta e raffinata, mantenne la supremazia sociale e culturale. L’imperatore e l'aristocrazia di corte continuarono a mantenere il potere formale anche quando quello effettivo era nelle mani dello Shogun, ossia il "grande generale conquistatore dei barbari", che comunque continuava ad essere nominato dall'imperatore perché considerato in grado di mantenere la pace. L'ascesa dei militari era dettata anche dalla necessità di sedare le minacce provenienti dalle popolazioni Emishi delle regioni nord-orientali, considerate barbare, e probabilmente antenati degli Ainu. Tra l'VIII e il IX il problema della frontiera nord-orientale si fece più grave e il governo imperiale finì per delegare i compiti di difesa alle milizie guidate dall'aristocrazia locale. In questo clima la classe dei guerrieri si dotò di codici comportamentali e creò una propria cultura, dotandosi anche di una gerarchia interna basata sui vincoli di sangue reali o presunti. Ogni casata era guidata da un capo e poteva essere costituita, oltre che dai membri della famiglia, dai Gokenin, che aderivano alla casata e dimostravano obbedienza al signore pur non essendo legati da vincoli di sangue. Spesso a capo di queste famiglie vi erano nobili che erano stati esclusi dalla vita di corte a causa del loro ruolo scomodo e pericoloso, ad ogni modo mantenevano un cognome che spettava alle famiglie aristocratiche, ma non facevano parte della casa imperiale, come i Minamoto e i Taira. Veronica Vismara Sezione Appunti Storia del Giappone Pagina 14 di 40 12. Un governo familiare La pratica degli imperatori in ritiro consentì in parte al clan Yamato di riprendere il potere e rientrare nella competizione politica e economica, lo stato intanto divenne una sorta di governo famigliare. I Fujiwara continuavano ad esercitare la loro autorità attraverso un apparato governativo interno, adottato poi anche da altre famiglie, che prevedeva un Ufficio degli affari militari, definito Samurai dokoro, una Corte d'appello, detta Monchujo e un Ufficio amministrativo, chiamato Mandokoro, il quale finì per diventare un'istituzione pubblica offuscando persino gli organi di governo a tal punto che tale organizzazione fu presa a modello anche dagli imperatori in esilio. In questo modo anche la famiglia imperiale riuscì ad acquisire estese tenute agricole diventando una sorta di grande proprietario terriero. Intanto divenne sempre più frequente l'uso della forza nelle contese politiche e bande armate si radunavano nella capitale creando un clima di tensione. Nel 1156 ci fu una disputa per la successione al trono, conosciuta come Hogen no Ran, tra Go Shirakawa, che era salito al trono nel 1155, e il figlio dell'imperatore in esilio Sutoku. Con l'imperatore in esilio si schierò il clan Minamoto, con Go Shirakawa si schierarono i Taira, discendenti dell'imperatore Kanmu, che nel 1156 ebbero la meglio, grazie al loro leader Kiyomori. Costui si stabili nella residenza di Rokuhara, a Heian, da dove diresse la corte ottenendo importanti titoli onorifici, era il primo membro dell'aristocrazia provinciale ad ottenere un ruolo di così grande rilievo, ma i suoi metodi violenti erano osteggiati persino dall'imperatore Go Shirakawa che era salito al trono grazie a lui. Alla fine Kiyomori fu costretto a battersi nuovamente con i Minamoto, guidati da Minamoto Yoritomo, in quella che viene ricordata come la guerra Genpei, che si concluse con la clamorosa sconfitta di Kiyomori che morì insieme all'imperatore bambino Antoku, nella battaglia navale di Dannoura, dove per altro si perse anche la spada simbolo del potere imperiale. Veronica Vismara Sezione Appunti Storia del Giappone Pagina 15 di 40 13. Il governo militare di Kamakura Dopo la vittoria nella Genpei (1180-1185), Yoritomo istituì un governo militare a Kamakura, trasferendo il potere dalla Corte e l'aristocrazia civile, Kuge, alle grandi casate guerriere, Buke, spesso dominate dall'aristocrazia delle provincie lontana dalla corte di Heian. Prima della guerra Genpei il clan Taira aveva dominato dalla capitale la scena politica per un periodo di circa vent'anni, ma nel 1185 con l'ascesa dei Minamoto si aprì un nuovo capitolo della storia giapponese, poiché Yoritomo, a capo dei Minamoto, creò un centro di potere esterno alla capitale. Per i Kuge, che risiedevano nella capitale Heian, diventava sempre più difficile ottenere la giusta quantità di prodotti dalle tenute agricole, perché gli amministratori simulavano un cattivo raccolto o nascondevano l'incremento della produttività. Al contrario i buke e la classe guerriera dei bushi trasse giovamento dalla guerra civile e si conquistò l'attenzione degli intellettuali che iniziarono a comporre racconti guerreschi, i gunki monogatari, che fiorirono a partire dal periodo Kamakura. Veronica Vismara Sezione Appunti Storia del Giappone Pagina 16 di 40 16. L'apparato amministrativo del bakufu L'apparato amministrativo del bafuku si basava su tre organismi: il Samurai Dokoro, il Mandokoro e il Monchujo. Il Samurai Dokoro era l'Ufficio per gli affari militari e fu istituito da Yorimono nel 1180, agli inizi della guerra Genpei, aveva il compito di sorvegliare i vassalli e dirigere militari e polizia. Il Mandokoro era l'Ufficio amministrativo nel quale nel 1191 confluì il Kumonjo, un Ufficio dei documenti pubblici che era stato istituito nel 1884, si doveva occupare di questioni politiche e amministrative. Infine vi era il Monchujo che corrispondeva alla Corte d'appello e doveva dirimere le contese e far rispettare le leggi. Fino al 1185 questi organismi erano limitati al clan Minamoto ma in seguito entrarono a far parte del bakufu e a riguardare tutte le terre da esso controllate. Nella classe militare del periodo Kamakura esisteva una rigida gerarchia al cui vertice, dopo lo shogun, si trovano i gokenin, una cerchia ristretta di vassalli con privilegi economici e cariche pubbliche. Sotto di loro si trovavano i samurai dotati di armi e seguaci, mentre ancora più in basso si trovavano i zusa, ossia i fanti privi di cavalli e armature elaborate. A tutti i livelli della gerarchia era dovuta obbedienza al superiore e bisognava rispettare il bushido, il codice militare che aveva come valori il coraggio, l'onore, la frugalità e la disciplina. Nel 1199 Yoritomo morì con due figli Yoriie e Sanetomo avuti dalla moglie Hojo Masako, che si fece monaca. Dopo diverse dispute per la successione nel governo del bakufu, dal 1202 al 1203 venne nominato come shogun Yoriie, dal 1203 fu sostituito dal fratello Sanetomo, nello stesso anno il nonno materno Hojo Tokimasa, assunse la carica di shikken, ossia di reggente dello shogun. La famiglia Hojo, sino alla fine del periodo Kamakura, gestì il potere mantenendo il monopolio sulla carica di shikken, garantendo così un periodo di pace e stabilità interna che, grazie alla tutela dei diritti sulle terre agricole, generò un aumento della produttività delle campagne, e quindi delle condizioni economiche del paese. Veronica Vismara Sezione Appunti Storia del Giappone Pagina 19 di 40 17. Il governo Hojo Inizialmente il governo militare di Kamakura non riuscì a porre sotto il proprio controllo tutte le terre dell'aristocrazia della capitale e nel 1221 l'imperatore Go Toba cercò addirittura di attaccare il bakufu. L’attacco di Go Toba fallì, egli fu esiliato e sostituito da un imperatore più gradito a Kamakura, inoltre il governo Hojo sequestrò le terre dell'aristocrazia di Corte ribelle. Vennero anche scelti due tandai, rappresentanti dello shogun, che avevano il compito di vigilare sulla Corte e approvarne ogni iniziativa, furono inviati dei jito in tutto il paese e istituiti organi come il Gran Consiglio di stato allo scopo di rafforzare il governo di Kamakura. Il governo Hojo nel 1232 emanò anche il Codice Jodei, costituito da 51 articoli, che regolava i compiti dei funzionari e invitava al buon senso piuttosto che alla rigida osservanza delle norme. Nel periodo Kamakura il Buddhismo si diffuse anche nelle classi meno agiate della popolazione, furono trascurate le dottrine esoteriche in favore di quelle facilmente fruibili da tutta la popolazione, come la dottrina della Terra Pura che prometteva il paradiso a chi invocava sinceramente Amida. Nacque anche la scuola del Loto, Hokke, che rivendicava l'importanza dell'omonimo sutra. Fra l'aristocrazia militare si diffuse in particolar modo il buddhismo Zen, sviluppatosi in Cina attorno a una pratica meditativa finalizzata a controllare corpo e mente, che riteneva possibile, attraverso la disciplina mentale, arrivare a una conoscenza interiore che permettesse di avere una personalità solida e decisa. Lo Zen è legato alla figura del monaco Dogen, che diede una dimensione intellettuale alla sua speculazione metafisica, rifugiandosi in zone montane e suggerendo un modello di vita lontano dai problemi. I monasteri zen accoglievano i guerrieri e li mettevano in contatto con la cultura senza però interferire nella vita politica. Nel 1266, i mongoli che ormai avevano conquistato la Cina, chiesero al Giappone di sottomettersi alla loro autorità, il governo degli Hojo si rifiutò e nel 1274 si trovò ad affrontare un esercito 40.000 mongoli, ma la battaglia si concluse dopo un solo giorno grazie a un tifone che costrinse l'esercito nemico alla ritirata. Nel 1281 fu inviato un esercito quattro volte superiore ma anche questa volta un provvidenziale tifone mise fine alla battaglia, tuttavia il governo di Kamakura non fu in grado di risarcire i famigliari delle vittime dello scontro e ciò segnò l'inizio della sua decadenza. L'incapacità di risarcire i famigliari delle vittime dello scontro coi mongoli, unita all'ostilità che, l'ultimo shikken di Kamakura, Takatoki, aveva attirato su di sé portarono il governo degli Hojo alla decadenza. In questo ambiente nacque il progetto della Restaurazione Kenmu, con lo scopo di restaurare il potere imperiale e mettere fine al potere militare di Kamakura. Veronica Vismara Sezione Appunti Storia del Giappone Pagina 20 di 40 18. La Restaurazione Kenmu Al comando della restaurazione Kenmu c'era Go Daigo, divenuto imperatore nel 1318 e discendente di un ramo collaterale della dinastia regnante; egli per aumentare il proprio potere ed escludere i membri della linea principale dalla successione al trono, nel 1321 eliminò l'istituzione insei o degli imperatori in esilio. Per soddisfare la sua brama di potere Go Daigo cercò l'appoggio militare di coloro che desideravano porre fine al governo Hojo, quest'ultimo reagì inviando delle truppe nella capitale, a Kyoto, che costrinsero Go Daigo a fuggire portando con sé i simboli del potere imperiale; catturato e condannato all’esilio, nel 1333 l'imperatore riuscì a fuggire dall'isola in cui era stato confinato. Il governo di Kamakura tentò di mettere completamente fine al tentativo di restaurazione di Go Daigo inviando due generali verso la capitale, di questi uno morì in battaglia e il comando rimase in totalmente in mano a Ashikaga Takauji, il quale non esitò a cambiare fronte e schierarsi con la coalizione imperiale. Nel 1333 Ashikaga Takauji entrò trionfante a Kyoto, sconfiggendo la resistenza del governo di Kamakura, e seguito da Go Daigo, che si reinsediò come imperatore nella capitale, mentre Nitta Yoshisada, un altro militare, attaccava Kamakura, dove il reggente e i suoi vassalli si suicidarono. Nel 1334 Go Daigo proclamò l'inizio dell'era Kenmu e il bakufu di Kamakura fu definitivamente sconfitto, venne così portata a compimento la restaurazione Kenmu. Go Daigo però si rese ben presto conto che la restaurazione di un potere imperiale centrale non era possibile poiché ampi territori e gli introiti fiscali che da essi provenivano, erano ormai sotto i controlli di shugo e jito, ed egli non aveva la forza militare necessaria a sottrarglieli. Coloro che avevano appoggiato Go Daigo, lo avevano fatto allo scopo di ottenere maggior potere, dunque l'imperatore fu costretto a offrirli importanti cariche pubbliche, come quella di kokushi o governatore provinciale, che fino ad allora era riservata a funzionari civili e non ai militari. Ashikaga Takauji rimase comunque insoddisfatto perché Go Daigo riservò la carica di shogun a suo figlio, così nel 1336 si ribellò al sovrano e rientrò di nuovo vittorioso a Kyoto, dove, dopo aver sostituito Go Daigo con un imperatore della linea di successione principale, instaurò il governo Ashikaga, legittimato dal nuovo imperatore nel 1338. La restaurazione Kenmu si concluse quindi con la creazione di un centro di potere militare, bakufu, questa volta a Kyoto nella capitale, e non più nei territori di frontiera di Kamakura. Di fatto la restaurazione Kenmu ottenne il risultato contrario a quello prefissato perché, anziché che restaurare il potere imperiale, con l'affidamento delle cariche pubbliche da parte di Go Daigo a funzionari militari, il potere era passato nelle mani dell'élite guerriera e ulteriormente frazionato fra i capi militari locali. Veronica Vismara Sezione Appunti Storia del Giappone Pagina 21 di 40 20. La guerra Onin Da una disputa tra gli Hosokawa e gli Yamana, nel 1467, primo anno dell'era Onin, si generò un conflitto, la cosiddetta guerra Onin, che coinvolse le grandi famiglie shugo, che terminò solo nel 1477, e a cui lo shogun non prese parte preferendo dedicarsi alle arti, il bakufu soppiantò così la corte nel ruolo di centro culturale. La guerra Onin inaugurò il periodo Sengoku, un secolo circa di guerre civili, durante il quale l'autorità del governo di Muromachi si disperse completamente, anche se il governo degli Ashikaga si concluse formalmente solo nel 1573, il paese venne diviso in una serie di territori autonomi indipendenti dal potere centrale, governati da capi militari, detti sengoku daimyo. Il territorio giapponese venne smembrato in molteplici unità politiche governate con l'ausilio delle armi da potenti famiglie secondo un sovvertimento gerarchico, definito gekokujo, che vedeva i sengoku daimyo trionfare sui loro superiori grazie al potere militare. I sengoku daimyo non obbedivano a un governo centrale ed estendevano i propri territori grazie al loro potere militare senza più badare ai confini degli antichi shoen, che andavano dissolvendosi sostituiti da feudi in cui il daimyo, dominava tutto il territorio dal suo castello. Il daimyo, inoltre, provvedeva a emanare un codice di leggi, bunkokuho e a controllare la vita nella città-castello, jokamachi, e nei villaggi, mura, dotati di sistemi amministrativi autonomi e organi di autodifesa. Veronica Vismara Sezione Appunti Storia del Giappone Pagina 24 di 40 21. Progressi del periodo Muromachi Nonostante i conflitti interni nel periodo Muromachi ci furono molti progressi: nell'ambito dell'agricoltura, ad esempio, l'impiego di fertilizzanti migliori, tecniche di irrigazione più avanzate e animali da lavoro consentì di effettuare in alcune zone il doppio raccolto annuo di riso e cereali. Grazie ai commerci con la Cina vennero introdotti nuovi prodotti pregiati e tecniche di lavorazione della seta oltre che monete di rame, dalla Corea, invece, si apprese la lavorazione del cotone. Venne introdotta anche l'usura e si crearono corporazioni dette za, che acquisivano il monopolio nella lavorazione di determinati prodotti, sotto la protezione di templi e santuari. La promiscuità tra kuge (aristocrazia civile) e bushi (guerrieri), favorì nuove forme culturali e una maggiore diffusione della cultura fra le classi popolari, che si immergevano nella lettura di brevi racconti (otogizoshi ), musicanti e mimi e poesie a catena (renga). I templi Zen accoglievano i guerrieri e istruivano i loro figli, diventando così luoghi di educazione; inoltre promuovevano nuovi stili architettonici e artistici, come la pittura monocroma sumie, introdotta dalla Cina. La posizione di stato tributario della Cina, accettata da Yoshimitsu nel 1402, oltre a migliorare i traffici commerciali e l'economia giapponese, aveva portato a una riduzione della pirateria, grazie all'introduzione di un sistema di contrassegni, kango, che garantiva le missioni ufficiali. Nel 1547, però, anche in seguito all'indebolimento del governo Ashikaga, la capacità di reprimere i traffici illegali diminuì, furono quindi interrotti i rapporti con la Cina e il commercio marittimo. Veronica Vismara Sezione Appunti Storia del Giappone Pagina 25 di 40 22. I primi contatti con l’Occidente Nel 1543 arrivarono a Tanegashima, un'isola a sud di Kyushu i primi mercanti portoghesi, interessati non solo al commercio, ma anche all'evangelizzazione, messa in atto dalla Compagnia di Gesù e da San Saverio, uno dei fondatori dell'ordine dei gesuiti, che riuscì a istituire la prima chiesa e una comunità cattolica a Yumaguchi. L’attività di questi uomini fu essenziale sia nella divulgazione di nuove conoscenze nel paese, sia nella trasmissione in occidente di notizie sul Giappone. I gesuiti ottennero l'appoggio di alcuni daimyo, come Oda Nobunaga, che diede loro la sua protezione, sostenendo quindi l’attività missionaria per trarre probabilmente beneficio dalle conoscenze dei gesuiti e dal legame che essi avevano con i portoghesi; a livello popolare, invece, la conversione al Cristianesimo fu più disinteressata, ma in realtà esso non ebbe un impatto minimamente paragonabile a quello avuto dal Buddhismo secoli prima. L’intolleranza verso la fede cristiana, già dimostrata con editti di proibizione o con atti di crocifissioni, avrebbe assunto sempre più le sembianze di una vera persecuzione che si sarebbe conclusa con l’espulsione dei mercanti provenienti dai paesi cattolici. Nel Cinquecento poi gli europei introdussero l'archibugio, una sorta di pistola, che in giapponese venne chiamata tanegashima, l'introduzione delle armi da fuoco favorì notevolmente i daimyo con le risorse economiche per acquistarle e costruire castelli fortificati in grado di resistere al loro impatto. Gli scambi con gli europei portarono altri prodotti oltre alle armi da fuoco, come il tabacco, furono introdotte anche delle parole riprese dal portoghese, ma già dal 1587 si verificarono i primi episodi di intolleranza verso il Cristianesimo, che portarono all'isolamento del Giappone, che continuò i traffici commerciali solo con gli olandesi. Veronica Vismara Sezione Appunti Storia del Giappone Pagina 26 di 40 figlio Hidetada, mantenendo però la carica di ogosho o shogun in ritiro, e continuando comunque ad esercitare il potere; nel 1615 sconfisse definitivamente Hideyori, il figlio di Hideyoshi, a cui aveva momentaneamente lasciato il castello di Osaka, l'anno successivo morì. Ieyasu stabilì una gerarchia fra i daimyo al cui vertice si trovavano tre famiglie, sanke, che erano a lui legate da vincoli di diretta parentela, al di sotto si trovavano gli altri signori fidati imparentati ai Tokugawa, gli shinpan, vi era poi il gruppo di signori che erano fedeli a Ieyasu prima ancora della battaglia di Sekigahara, che avevano il titolo di fudai, ovvero vassalli ereditari; all'ultimo gradino c'erano i tozama, i daimyo soggiogati dopo la battaglia. Ieyasu cercò di dividere i daimyo ostili sistemandoli in territori distanti in modo che fosse difficile per loro coalizzarsi, inoltre pose le famiglie sanke, in posizioni strategiche: a nord di Edo, tra Edo e Kyoto e a sud di Osaka. Alle dirette dipendenze dello shogun si trovavano circa 20.000 vassalli, divisi in hatamono (uomini della bandiera), che erano da lui ricevuti e avevano un proprio feudo, e gokenin (uomini della casa), che occupavano una posizione inferiore e venivano stipendiati. La posizione dei Tokugawa era legittimata dalla corte e dal conferimento del titolo di shogun da parte dell'imperatore, per questa ragione il governo di Edo continuò a finanziare la famiglia imperiale e i kuge (aristocrazia civile), affinché potessero mantenere uno stile di vita adeguato alla loro posizione. Al sostegno finanziario però non si accompagnava l'autonomia politica, anzi, nel 1615 una serie di regole imponevano alla famiglia imperiale e all'aristocrazia di astenersi dagli affari di Stato e di concedere i titoli imperiali solo con l'approvazione dello shogun. Lo shogun aveva pieni poteri: gestiva i conflitti tra i daimyo, le istituzioni religiose, gli affari esteri, il sistema fiscale, le risorse militari e disponeva della totalità delle terre, e poteva, poi, chiedere ogni genere di tributo. Nel 1615 con il Buke shoahatto (regolamento per l'aristocrazia militare) i daimyo furono sottoposti a rigide norme, che gli imponevano di consultare lo shogun, in materia di matrimonio e successione, di non aderire al cristianesimo e limitavano il potenziamento militare. Si manteneva inoltre il sankin kotai, il sistema di ostaggi ideato da Hideyoshi, che imponeva ai daimyo di costruire una residenza nella capitale di Edo, dove dovevano alloggiare per periodi prefissati o lasciare i propri famigliari: ciò aveva il duplice effetto di tenere sotto controllo i daimyo e di sottrarre loro le finanze necessarie alla costruzione della residenza e agli spostamenti a Edo. L'amministrazione centrale era affidata ai dipendenti gokenin e hatamoto oppure ai fudai, fidati vassalli; lo shogun era affiancato dai Consiglieri anziani, detti roju, e dai Consiglieri meno anziani, detti wakadoshiyori. Il Consiglio degli anziani era composto da 4 o 6 membri, che si occupavano dell'amministrazione, degli affari esteri, delle istituzioni religiose e degli affari militari; mentre il Consiglio dei meno anziani era deputato alle questioni interne al governo Edo, e ad esso erano sottoposti degli ispettori preposti a vigilare sull'osservanza delle norme, detti metsuke. Fu poi istituita una Corte di giustizia, detta Hyojosho, stabilita nei pressi di Edo. A livello locale il daimyo aveva un'ampia autonomia, ma doveva amministrare il feudo e garantire la pace e l'ordine e annotare in un registro i guerrieri alle sue dipendenze. Il daimyo si serviva di un ufficio delle finanze con un corpo di attendenti rurali, che controllavano i villaggi o mura e un magistrato, che controllava la città-castello o machi. I villaggi erano organizzati in gruppi di famiglie, i goningumi, e avevano un capo villaggio, incaricato di raccogliere le tasse, che venivano poi prelevate dagli amministratori alle dipendenze del daimyo. Veronica Vismara Sezione Appunti Storia del Giappone Pagina 29 di 40 Questo sistema, detto bakuhan, è una forma di feudalesimo centralizzato, dove esiste un'autorità centrale nazionale, in questo caso lo shogun Tokugawa, che affida dei possedimenti a vassalli, daimyo, che li gestiscono autonomamente. I Tokugawa portarono a termine il processo di differenziazione e separazione delle classi sociali, già messo in atto da Nobunaga, secondo il modello shinokosho, che organizzava la società gerarchicamente in base all'occupazione degli individui rispettivamente vi erano: guerrieri, agricoltori, artigiani e mercanti. In realtà il sistema era più complesso, ad esempio i mercanti e gli artigiani erano spesso considerati un'unica categoria, essi si concentravano nei centri urbani e venivano chiamati chonin, inoltre esistevano classi privilegiate come quella dei kuge o aristocrazia civile e quella dei monaci e delle monache, detti so e ni, a questi si aggiungevano i senmin, che costituivano l'ultimo grado della scala sociale e si dividevano in eta e hinin, spesso si trattava di persone considerate impure perché il loro mestiere li metteva in contatto con la morte (ad esempio coloro che custodivano e sistemavano i cadaveri oppure lavoravano cuoio e pelli). Tale organizzazione sociale era detta mibun e per ciascun grado erano stabilite delle norme, ciò portò a una forte differenziazione sociale anche perché i guerrieri vivevano nelle città-castello lontani dagli agricoltori, inoltre, si credeva che la condizione sociale si ereditasse alla nascita e questo favoriva la staticità del sistema. La base ideologica della rigida gerarchia sociale fu il Neoconfucianesimo basato sul dualismo fra ri, principio e legge per cui ogni cosa esiste, e ki, sostanza e materia che conferisce concretezza. Suggeriva la via do di condotta dei governanti che sono responsabili del benessere del popolo. In Giappone il Neoconfucianesimo fu utilizzato come fondamento ideologico del regime Tokugawa di Edo, soprattutto grazie a Fujiwara Seika e al suo discepolo Hayashi Razan, fondatore della scuola Shoheiko nel 1630. I membri della famiglia Hayashi divennero consiglieri ereditari del bakufu, e venne creato un ufficio di consiglieri confuciani, detti jusha. Dopo la sua morte nel 1616 Ieyasu fu divinizzato e il mausoleo in suo onore fu metà di molti pellegrinaggi a testimonianza di una politica che mirava a porre il sentimento religioso al servizio del bakufu, riducendo l’autorità delle istituzioni religiose. Infatti, nel 1615 erano state imposte una serie di norme ai templi, dette Jiin hatto e nel 1635 i templi periferici furono posti sotto il controllo di quelli maggiori e subordinati al governo centrale. Lo shintoismo fu usato come strumento di controllo del popolo e il Buddhismo servì a contrastare la diffusione del cristianesimo, grazie anche all’obbligo di iscriversi ad appositi registri presso i templi. Veronica Vismara Sezione Appunti Storia del Giappone Pagina 30 di 40 24. Il periodo del Sakoku In realtà anche se l’editto di proscrizione dei cristiani di Hideyoshi del 1587 non fu abolito, Ieyasu assunse inizialmente una posizione abbastanza tollerante nei confronti dei cristiani, per il proposito di spostare i traffici marittimi dai porti di Kyushu a Edo. Però non riuscì a fare di Edo la base portuale che desiderava e il suo sistema di contrassegni per istituire un commercio ufficiale fu respinto dalla Cina. Così nel 1616 iniziarono a essere imposte limitazioni nei traffici con l’estero che vennero limitati ai porti di Hirado e Nagasaki, inoltre i cristiani vennero dal 1612 aspramente perseguitati e la rivolta di Shimabara del 1637, probabilmente organizzata da samurai cristiani fu sedata con la forza. Nel 1635 fu vietato ai giapponesi di lasciare la loro patria e a chi si era allontanato di farci rientro, nel 1639 furono espulsi dal Giappone i portoghesi, che si rifugiarono a Macao, nel 1641 gli olandesi furono confinati nell’isola artificiale di Dejima collegata da un ponte a Nagasaki. Iniziò così il periodo del Sakoku, che significa “paese chiuso”. Nel periodo del Sakoku i rapporti con l’esterno furono limitati al porto di Nagasaki, all’estremità meridionale dello Hokkaido per il commercio con gli Ainu, a Tsushima per le relazioni tributarie con la Corea e a Satsuma da dove partiva un commercio triangolare che coinvolgeva le isole Ryukyu e la Cina. In questo modo durante il periodo Edo il Giappone si allontanò progressivamente dal mondo esterno e sviluppo una nuova percezione di sé. Veronica Vismara Sezione Appunti Storia del Giappone Pagina 31 di 40 26. Dopo la rivolta Shimabara: l’inizio del periodo Meiji Dopo la rivolta di Shimabara del 1637 si ebbero notevoli cambiamenti a livello sociale, economico e culturale che portarono tra la fine del periodo Edo e l’inizio del periodo Meiji alla nascita del Giappone moderno. L’aumento della produttività e la crescita economica portarono a una ridistribuzione della ricchezza che destabilizzò il sistema mibun. I mercanti che occupavano il gradino più basso in questo sistema ottennero posizioni economiche rilevanti, poiché i samurai dipendevano dai loro prestiti. Venne a mancare la predominanza della classe agricola, teorizzata dal Confucianesimo, anche nelle campagne iniziarono a nascere attività famigliari di manifattura e il commercio interno favorì sempre più il ceto mercantile stabilitisi nei centri urbani. Le città-castello, dette jkamachi, si allargarono notevolmente nel periodo Edo divennero sede di mercanti, artigiani, manovali e vari lavoratori che cercavano di soddisfare i bisogni della classe guerriera e che complessivamente furono indicati con il termine chnin; raggiunse 1 milione di abitanti diventando la città più popolosa e animata del Giappone, la città bassa, in giapponese shitamachi, sede dei quartieri commerciali, ospitava la metà della popolazione. Edo divenne la il centro dello sviluppo culturale ed economico anche grazie al sakin ktai, che imponeva la residenza alterna dei daimyo nella città ciò favorì le attività commerciali e artigianali e la circolazione della ricchezza prodotta nei feudi (han).Lo stile di vita urbano favorì anche la decadenza del sistema mibun (separazione fra ceti), le classi sociali interagivano tra loro, soprattutto quella mercantile e quella guerriera, che finirono per stabilire un rapporto di reciproca dipendenza. Nel periodo Edo l’amministrazione centrale era affidata alla classe guerriera, che aveva il monopolio degli apparati burocratici. I militari che non avevano un feudo ricevevano un stipendio per svolgere funzioni amministrative e risedevano nei centri urbani. I militari assumevano per via ereditaria il potere politico e una posizione sociale privilegiata, ma non godevano di una buona posizione economica nel clima di pace, che, invece, aveva favorito i mercanti. La classe guerriera assunse anche un importante ruolo culturale grazie all’ideale del bunbu che equiparava le arti marziali alla cultura. Ciò portò alla diffusione dell’istruzione fra militari che istituirono scuole confuciane. Si affidarono infatti all’ideologia confuciana di un governo benevolo con la rigida separazione fra classi e virtù politiche e morali. Mentre nelle relazioni personali era indispensabile la pietà filiale e la lealtà e l’obbedienza ai superiori. L’istruzione non si diffuse solo fra la classe guerriera ma anche fra le classi rurali più ricche e nelle città anche fra i ceti meno abbienti. Il progresso economico fu accompagnato da un allargamento dell’istruzione anche fra classi non al potere con una conseguente trasformazione dei costumi. Furono create accademie private finanziate dall’amministrazione dei feudi, dette shijuku, e scuole private annesse ai templi conosciute come terakoya. Queste scuole non erano aperte solo alla classe dei samurai e ciò consentì l’affermarsi di intellettuali appartenenti anche al ceto mercantile o rurale. Nelle città nacque la cultura chnin un’espressione popolare di valori e gusti borghesi che prediligeva nell’arte e nella letteratura temi legati all’amore, all’erotismo e in generale a tutto ciò che è piacevole. Si sviluppa in questo periodo l’ideale dello ukiyo, traducibile come mondo fluttuante, spingeva a cogliere Veronica Vismara Sezione Appunti Storia del Giappone Pagina 34 di 40 l’attimo, dal momento che la vita è effimera. Si lega a questo ideale anche il conflitto che caratterizza le opere letterarie dell’epoca tra giri che sono gli obblighi sociali e ninjo, ossia la passione e il sentimento. Luogo prediletto dalla letteratura e dall’arte è il mondo dei quartieri di piaceri, detti kuruwa o ykaku, come quello di Yoshiwara a Edo. Nonostante la politica del sakoku, continua nel periodo Edo un interesse per la cultura occidentale come testimonia l’opera di Arai Hakuseki intitolata Seiky kibun, dove si riportano le parole di Giovanni Battisti Sidotti, un missionario clandestino. Nel 1729 fu nuovamente consentito di importare opere occidentali, escluse quelle cristiane, alcuni studiosi si interessarono a cose occidentali e presero il nome di ygakusha e in particolare di cose olandesi i rangakusha. Si tentò di apprendere le conoscenze mediche e scientifiche occidentali e nel 1811 il bakufu creò un centro per la traduzione delle opere. Accanto ai sinologi e ai fanatici del neo-confucianesimo si diffusero gli studiosi di cose nazionali, i cosiddetti kokugakusha o wagakusha, che cercavano di rivalutare la cultura indigena. Il primo a criticare parzialmente i fautori della cultura cinese fu Kada no Azumaro, seguito dal suo allievo Kamo no Mabuchi che scrisse opere di critica letteraria e si scagliò contro il confucianesimo reclamando un ritorno alla cultura e ai valori nipponici. Particolarmente importante per la scuola dei kokugakusha fu anche Motoori Norinaga che scrisse il kojiki den e fautore di un ritorno allo shintoismo e di una restaurazione del potere imperiale. Il più accanito sostenitore di un ritorno ai valori indigeni fu Hirata Atsutane che riteneva il Giappone l’unico paese sacro perché creato dai kami dando così alle sue teorie una colorazione xenofoba oltreché nazionalista. Egli evidenziava l’unicità del sistema nazionale – il kokutai - e la legittimità del governo imperiale. I kokugakusha misero fine al sinocentrismo e favorirono la nascita di un movimento nazionalista che avrebbe manifestato nel XX secolo tratti razzisti e autoritari. Veronica Vismara Sezione Appunti Storia del Giappone Pagina 35 di 40 27. La fine del sistema confuciano Per tutto il periodo Edo la dimensione economico-sociale fu influenzata dalla rigida divisione in classi confuciana, detta shinokosho per cui il gradino più alto della scala sociale era occupato dai guerrieri (in Cina dai burocrati) seguiti da agricoltori, artigiani e mercanti. Il Confucianesimo rifiutava l’idea della mobilità sociale preferendo una società statica regolata da un ordine naturale, il cui sovvertimento avrebbe disgregato l’armonia. Tale dottrina si adattava perfettamente a una società agricola, ma non era compatibile con il dinamismo di una società mercantile e proto-capitalista, come quella che andava profilandosi alla fine del periodo Edo in Giappone, definito dagli storici bakumatsu, con riferimento alla fine del bakuhan, l'espressione è traducibile come "fine del sistema feudale". I mercanti erano considerati improduttivi in quanto si occupavano di scambiare le merci e non di produrle, come invece facevano gli artigiani e soprattutto gli agricoltori, fortemente valorizzati in una società fondamentalmente basata sulla risicoltura, basti pensare che la potenza dei daimyo era calcolata sulla base quantitativo di riso che ottenevano dai loro possedimenti. Come accennato alla fine del periodo Edo l’ordine confuciano non rispecchiava più l’ordine economico . I samurai e in generale la classe guerriera, detentrice del potere politico, economicamente dipendeva di fatto dai mercanti. I tentativi dello shogunato di ristabilire l’ordine condonando i debiti che i samurai avevano contrato coi mercanti furono vani, poiché non agivano sulla causa primaria di tale sovvertimento sociale: l’inadeguatezza del sistema fiscale. Alla base dello sviluppo di un’economia di mercato in Giappone vi fu l’incredibile incremento della produttività agricola e l’incapacità del sistema fiscale di adeguarsi ad essa. Si andò pian piano formando all’interno dei villaggi, i cosiddetti mura, una stratificazione sociale che avrebbe portato a un definitivo sovvertimento del sistema confuciano. Ai tempi della riunificazione nel periodo Azuchi-Momoyama, Hideyoshi aveva riformato il sistema fondiario basando il prelievo fiscale sulla produttività del terreno, ogni contadino doveva avere il tanto di raccolto necessario a sopravvivere, ma non doveva accumulare ricchezze. Nel corso del periodo Edo però furono introdotte delle innovazioni come l’uso di fertilizzanti, i manuali di agronomia e nuovi attrezzi più efficienti che permisero ai contadini di aumentare la produttività. Chi riusciva a produrre di più poteva investire in nuove tecnologie e incrementare ulteriormente la produttività così da poter coltivare altri prodotti oltre a riso che potevano essere rivenduti a buon prezzo sul mercato. In questo modo chi aveva la possibilità di investire diventava sempre più ricco, mentre coloro che possedevano piccoli appezzamenti divenivano sempre più improduttivi, poiché non erano in grado di stare al passo con le nuove tecnologie ed entrare a far parte del mondo mercantile vendendo prodotti diversi dal riso. Si andava sviluppando così all’interno della classe contadina una stratificazione sociale lontana dall’armonia confuciana. All’arricchimento di mercanti e contadini però non corrispondeva un arricchimento della classe guerriera, che invece era sempre più sommersa dai debiti, poiché il prelievo fiscale non era aumentato proporzionalmente all’aumento della produttività e il potere d’acquisto dei samurai, pagati in riso, era inferiore a quello dei mercanti che disponevano della moneta. Veronica Vismara Sezione Appunti Storia del Giappone Pagina 36 di 40 28. La riapertura del Paese e il periodo kaikoku La riapertura del paese, detta kaikoku, mise in luce l’inadeguatezza del sistema bakuhan davanti al nuovo sistema internazionale. Masahiro si attirò sia le critiche del movimento joi contrario alle concessioni agli stranieri, sia quelle dei fautori del kaikoku, che lo accusavano di eccessiva cautela, per questo nel 1855 fu costretto a consegnare le dimissioni e il suo posto venne occupato da Hotta Masayoshi. Hotta iniziò nel 1856 una serie di trattative con il console americano Townsend Harris, nonostante l’opposizione della corte di Kyoto e la disputa apertasi per la successione al bakufu. Da una parte vi era Tokugawa Iemochi, sostenuto da Ii Naosuke e dai consiglieri anziani, dall’altra c’era Tokugawa Yoshinobu sostenuto dai daimyo esterni. La disputa si concluse con la vittoria di Iemochi, grazie all’intervento di Ii Naosuke, che eliminò i rivali con le cosiddette epurazioni Ansei. Nello stesso anno si conclusero le trattative con Harris, che portarono il 29 aprile 1858 il Giappone a firmare il trattato di amicizia e commercio con gli Stati Uniti. Il trattato prevedeva la riapertura dei porti di Kanagawa, Nagasaki, Niigata e Hyogo; la possibilità di far risiedere a Edo e nei porti aperti cittadini americani e la limitazione dei dazi doganali. Tale trattato e quelli che seguirono con Olanda, Russia, Gran Bretagna e Francia, furono detti Trattati Ansei, vennero stipulati prendendo a modello il trattato imposto dagli inglesi alla Cina alla fine della guerra dell’oppio e vengono considerati "trattati ineguali" per via di alcune clausole particolarmente svantaggiose e la mancata reciprocità di obblighi e diritti. La riapertura dei porti influì negativamente sull’economia giapponese, il controllo sui dazi impediva una politica protezionistica e la concessione dell’extra-territorialità ai cittadini americani limitava l’autorità giudiziaria giapponese. La stipulazione dei “trattati ineguali”, la crisi economica e il decadimento del bakuhan causarono un’ondata di terrorismo politico che portò all’assassinio di Ii Naosuke nel 1860 e a quello di un cittadino britannico nel 1863, che ebbe come conseguenza il bombardamento di Kagoshima da parte degli inglesi e un inasprimento dei conflitti fra i fautori del kaikoku e il movimento xenofobo. Alla fine fu la corrente moderata di Yoshinobu e la politica del kobu gattai ad avere la meglio. Essa sosteneva la necessità di raggiungere un compromesso con i daimyo e la corte di Kyoto. Intanto, anche grazie alla mediazione di Tosa, i due feudi sud-occidentali di Choshu e Satsuma siglarono un patto di alleanza segreta ottenendo anche l’appoggio inglese, così già nel 1864 Choshu fu in grado di resistere alle spedizioni punitive inviate dal bakufu. Con la scomparsa di Iemochi, nel 1866 era divenuto shogun Yoshinobu. Quest’ultimo aveva tentato di promuovere una serie di riforme innovative senza l’approvazione della corte di Kyoto e con il sostegno della Francia. Ciò spinse la Gran Bretagna ad appoggiare i feudi di Choshu e Satsuma nella convinzione che la vittoria del fronte anti-shogunale avrebbe favorito il commercio. Veronica Vismara Sezione Appunti Storia del Giappone Pagina 39 di 40 Nel 1867, sempre con l’intervento di Tosa e Hizen, i feudi di Choshu e Satsuma fecero pressioni su Yoshinobu affinché presentasse le dimissioni dalla carica shogunale all’imperatore. Il 3 gennaio 1868 fu proclamata la restaurazione Meiji: fu abolito lo shogunato e i Tokugawa vennero privati dei loro possedimenti, la capitale di Edo fu rinominata Tokyo e divenne la sede della corte, l’imperatore Mutsuhito riacquisì i pieni poteri e nel 1869 un esercito imperiale mise fine agli ultimi focolai di resistenza. Veronica Vismara Sezione Appunti Storia del Giappone Pagina 40 di 40 Indice 1. Preistoria 1 2. Introduzione della risicoltura e periodo Yayoi 2 3. Periodo Kofun 3 4. Introduzione del buddismo 4 5. Era Taika 6 6. Codice Ritsuryo 7 7. Allontanamento della corte 8 8. Periodo Heian 9 9. Due scuole buddiste 11 10. Il sistema fondiario 12 11. L’élite guerriera 14 12. Un governo familiare 15 13. Il governo militare di Kamakura 16 14. Fine del periodo Heian 17 15. Yoritomo diventa shogun 18 16. L'apparato amministrativo del bakufu 19 17. Il governo Hojo 20 18. La Restaurazione Kenmu 21 19. Il periodo Muromachi 22 20. La guerra Onin 24 21. Progressi del periodo Muromachi 25 22. I primi contatti con l’Occidente 26 23. Il periodo Azuchi-Momoyama 27 24. Il periodo del Sakoku 31 25. Il periodo Edo 32 26. Dopo la rivolta Shimabara: l’inizio del periodo Meiji 34 27. La fine del sistema confuciano 36 28. La riapertura del Paese e il periodo kaikoku 39
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