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Fasi storia Medio Oriente: fine età medievale all'epoca contemporanea - Prof. Galfrè, Appunti di Storia Contemporanea

Le principali fasi storiche del Medio Oriente, dall'inizio dell'età contemporanea con le guerre napoleoniche, all'affermazione dei principali gruppi islamici come sunniti, imamiti, ismailiti e zaiditi, fino alla nascita dello Stato di Israele e i principali conflitti arabo-israeliani. Vengono trattati anche i ruoli chiave di figure come Nasser, Khomeini e Saddam Hussein.

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 04/03/2022

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simona-maria-belenghj 🇮🇹

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Scarica Fasi storia Medio Oriente: fine età medievale all'epoca contemporanea - Prof. Galfrè e più Appunti in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! Medioriente in età contemporanea Zona che risente delle tensioni e questioni legati alla guerra fredda e alla decolonizzazione. Il concetto di Medioriente è legato all’impero ottomano, l’islam ne è il collante. Medioriente, definizione europea, concetto in relazione all’occidente. Definizione che nasce durante l’età dell’imperialismo, quando si ha la crescita della conquista dei territori extraeuropei. È un’area che con l’occidente intrattiene una dialettica plurale. Esiste anche una minoranza cristiana all’interno di questo mondo, mentre la cultura dominante è quella islamica. 1798-1801: data che sancisce l’inizio dell’età contemporanea per il Medioriente→ guerre napoleoniche, invasione della Siria e dell’Egitto per mano di Napoleone, momento in cui quest’area entra in contatto con la modernità. Il Medioriente prende atto della distanza dall’occidente e della sua arretratezza, viene ad innescarsi un processo di modernizzazione. Correnti dottrinali diverse che caratterizzano il Medioriente e che portano a diversi scontri fra di essi : .. … … Sunniti → Seguaci ortodossi dell'islamismo, di cui costituiscono la maggioranza; sin dalla metà del 1° sec. dell'egira, i sunniti assunsero tale nome per affermare che essi soltanto erano i seguaci della vera tradizione o sunna di Maometto (mentre gli sciiti seguono anche quella dei suoi discendenti). La prima caratteristica dei sunniti fu il riconoscimento della piena legittimità dei primi quattro califfi elettivi. ……………………………………………………………………………………………. Sciiti → Essi ritengono che ‛Alī, cugino e genero di Maometto, fosse stato esplicitamente designato a succedergli, cosicché i primi tre califfi furono usurpatori; concordano pure nel ritenere che il califfato non possa spettare se non a discendenti di ‛Alī e di sua moglie Fāṭima. Gli sciiti rappresentano il 10-15% dei musulmani. Il gruppo maggiore (oltre l’80%) è costituito dagli imamiti (Iran, Afghanistan, India, Siria, Iraq); seguono gli ismailiti (più del 15% comprendendovi Drusi e Nuṣairi: India, Siria, qualche distretto della Penisola Araba) e infine gli zaiditi, quasi tutti nello Yemen. Wahabismo→ Denominazione (originariamente polemica) di un indirizzo religioso musulmano di tipo dogmatico e radicale, fondato alla metà del sec. 18° da Muhammad ibn ‛Abd al-Wahhāb, che mira a liberare la religione da tutte le novità sopravvenute dopo i primi tempi dell’islamismo (il culto dei santi, quello di Maometto, l’uso del tabacco e della musica, l’abitudine maschile di radersi), diffuso specialmente in Arabia Saudita. . . La radicalizzazione di alcune correnti all’interno dell’islam è dovuta alla reazione di essi nei confronti dell’occidente. Sia sunniti che sciiti seguono i 5 pilastri della religione, ovvero la testimonianza di fede, la preghiera, l’elemosina legale, il digiuno nel mese del Ramadan e il pellegrinaggio alla Mecca. I sunniti si basano sulla Sunna, gli sciiti seguono i loro interpreti. Essi si riproveranno reciprocamente dottrinalmente→ i sunniti definiscono gli sciiti eretici, a loro volta loro li accusano di eccessivo dogmatismo attaccandosi eccessivamente alla Sunna DATE PERIODIZZANTI: 1967→ guerra dei 6 giorni (una delle guerre del conflitto israelo-palestinese); .. .. …. 1979→ rivoluzione islamica, prima volta che si realizza in una repubblica a carattere islamico. Si realizza in Iran per mano dell’ayatollah (آية الله) Ruhollah Khomeini. Processo di adattamento alla modernità che in parte è ancora in corso e che implica una serie di sfide all’interno dei concetti di confronto conflittuale con l’occidente→ può essere un esempio il concetto di Stato- nazione, per loro inconcepibile o ad esempio il processo di secolarizzazione occidentale. L’islam è una religione che è già mondo, in parte già secolarizzata, in parte destinata a non secolarizzarsi mai. L’Islam non è una realtà teocratica, perché manca un’istituzione con la quale il potere politico può entrare in relazione. I GUERRA MONDIALE→ il Medioriente è uno dei teatri della guerra. L’impero ottomano entra in guerra, Inghilterra e Francia cercano di fomentare questi paesi in visione antiturca, promettendoli un’ipotetica autonomia. Paesi interessati al Medioriente: Francia, Inghilterra e Russia. Forti tensioni che vengono risolte in due trattati: accordi di Sykes-Picot del 1916, è un accordo segreto tra i governi del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda e della Repubblica francese, che definiva le rispettive sfere di influenza nel Medio Oriente in seguito alla sconfitta dell'impero ottomano nella prima guerra mondiale (riprova di come le potenze occidentali non tengano minimamente conto dell’area e non abbiano alcun rispetto della loro richiesta di autonomia) e Dichiarazione di Balfour 1917, documento ufficiale della politica del governo britannico in merito alla spartizione dell'Impero Ottomano all'indomani della prima guerra mondiale. In questo documento il ministro degli esteri inglese Arthur Balfour afferma di guardare con favore la formazione di uno stato degli ebrei in Palestina, all’ora parte dell’Impero Ottomano. La Transgiordania si stacca e si crea lo stato di Giordania, Iraq e Iran agli inglesi, gli arabi comprendono che non possono fidarsi degli occidentali. Nel 1936 gli ebrei sono 400.000 in Medioriente, sono una minoranza, considerati come estranei, la convivenza pare essere difficile, suppongono una spartizione della terra. La presenza ebraica fin da subito non era gradita. Difficile coabitazione che si verrà a presentare soprattutto dopo la seconda guerra mondiale. A livello locale nasce un nazionalismo arabo, ’52 deposizione del re Farouq, nasce un regime militare. Nazionalismo arabo→ fallimento, non grado di costituire una realtà omogenea 14 maggio 1948→ nascita dello Stato di Israele. Si formalizzava così una realtà che si era venuta costruendo faticosamente dai tempi della Dichiarazione di Balfour. La Repubblica di Israele costituì nel panorama mediorientale una novità anche per le sue istituzioni statuali e politiche. Essa non riuscì a darsi una Costituzione, osteggiata dai partiti religiosi che ritenevano sufficiente il riferimento al testo biblico della Torah, ma si è retta su alcune Leggi fondamentali approvate dal parlamento nel corso degli anni. Uno dei principali elementi fondativi e identitari dello Stato Israeliano fu e resta la Shoah, come dimostra la dichiarazione di indipendenza del 1948 che basava il diritto della sua esistenza sul recente genocidio di 6 milioni di ebrei in Europa. Primo presidente: Chaim Weizmann. Primo ministro: David Ben Gurion. La conflittualità e la confusione tra potere laico e potere religioso continuano ad essere alta, soprattutto nel campo giuridico, anche se il sistema elettorale ha cercato di rappresentare la pluralità delle voci politiche e religiose presenti nella società: dalla popolazione araba, ai partiti religiosi che riflettono le due componenti degli ebrei, ovvero ashkenaziti e sefarditi. Tappe del conflitto arabo-israeliano  النزاع-الفلسطيني اإلسرائيلي -Guerra del 1948-49→ Primo conflitto arabo-israeliano causato dalla proclamazione dello Stato di Israele il 14 maggio 1948. Quando la Gran Bretagna decise nel 1947 di rinunciare al suo mandato sulla Palestina a causa dell’aumento delle pressioni di organizzazioni armate ebraiche contro inglesi e arabi, l’Onu preparò un piano di spartizione della Palestina che prevedeva la creazione di uno Stato ebraico e di uno palestinese, mentre Gerusalemme doveva essere sotto controllo internazionale. Il piano creò le condizioni per il primo conflitto arabo israeliano. Nonostante l’opposizione della lega araba in coincidenza con il ritiro delle truppe britanniche il capo dell’Agenzia ebraica in Palestina, Ben Gurion, proclamò l’indipendenza dello Stato di Israele, ne assunse il governo e lo guidò nella guerra contro gli arabi che contestavano il diritto all’esistenza. I territori che avrebbero dovuto rimanere palestinesi vennero divisi fra l’Egitto, che occupò la striscia di Gaza sulla costa mediterranea e la Transgiordania che si annesse alla Cisgiordania dando vita nel 1949 alla Giordania, a questa andò la parte orientale di Gerusalemme, il cui settore occidentale divenne la capitale israeliana. L’ipotesi di uno stato palestinese era così affossata. Nasce la questione dei profughi. Il panorama del mondo arabo si modificò sensibilmente negli anni in cui lo Stato Israeliano stava nascendo da una guerra vittoriosa contro i paesi confinanti. Nel 1951 il governo di Muhammad Mossadeq nazionalizzò l’industria petrolifera iraniana, colpendo gli interessi britannici e statunitensi che reagirono favorendo l’intervento di Mohammed Reza Pahlavi, che due anni dopo ristabilì i privilegi delle compagnie straniere. Nel 1952, in Egitto, Nasser rovesciò il la monarchia di Faruq e con un colpo di stato prese il potere, portando avanti una riforma agraria e combattendo contro il fondamentalismo religioso dei Fratelli mussulmani, diventando in breve tempo un punto di riferimento per gran parte dei nazionalisti arabi. Nasser si avvicinò all’Urss e ai paesi socialisti, contrastò il patto di Baghdad (patto di mutua assistenza per contrastare l’influenza sovietica in Medio Oriente a cui aderirono Iran, Iraq, Turchia e Gran Bretagna) aderendo al movimento dei paesi Non Allineati. Nasser rispose al rifiuto statunitense di finanziare la costruzione della diga di Assuan, con la nazionalizzazione nel 1956 della Compagnia del canale in modo da utilizzare i proventi per costruire la diga, ciò comportò l’inizio della crisi del canale di Suez, tappa importante in quanto Israele ne fu protagonista. -Guerra della crisi del canale di Suez→ Una spedizione militare di Francia e Inghilterra, che si servirono dell’esercito israeliano per occupare il Sinai, cercò di bloccare l’iniziativa egiziana, ma fu resa vana dal mancato appoggio degli Usa e dall’intervento dell’Onu, che impose il ritiro degli aggressori. Nazionalizzazione del canale, intesa tra USA e URSS che porta Israele a ritirarsi. La guerra del 1955 radicalizzò lo scontro, convincendo li Stati arabi della necessità di distruggere Israele. Il conflitto quindi si risolse in una vittoria per Nasser. In Iran nel 1979 viene instaurata la Repubblica islamica di stampo teocratico dall’ayatollah Ruhollah Khomeini, la massima autorità degli sciiti, egli governò fino alla sua morte (1989), lanciando la jihad e incidendo sulla modernizzazione che il governo precedente stava portando avanti. Egli attua una decolonizzazione culturale. La Costituzione del 1979 stabilì il controllo delle autorità religiose sugli atti del parlamento eletto a suffragio universale, in modo da verificarne la corrispondenza alla legge coranica. Violentemente antioccidentale e antiamericano, il nuovo regime entrò subito in contrasto con gli Stati Uniti. Per più di un anno il personale dell’ambasciata americana di Teheran fu tenuto in prigioniero da militanti islamici che agivano col pieno appoggio dell’autorità. Solo dopo lunghe trattative furono liberati, sotto la presidenza Carter. Isolato internazionalmente e gravemente dissestato nell’economia, l’Iran fu attaccato nel settembre 1980 dall’Iraq, che cercava di profittare della situazione di debolezza per sottrare all’Iran dei territori che i due stati si contendevano da tempo. La guerra rappresentò un gravissimo fattore di tensione internazionale, in un’area di eccezionale importanza strategica. La guerra durò, con fasi alterne, per 8 anni e si risolse in un’inutile carneficina. Il cessate il fuoco indetto dall’Onu nel 1988 trovò i contendenti sulle stesse posizioni dell’inizio del conflitto. La morte di Khomeini aprì lo spazio alle componenti meno estremiste del regime iraniano. Iraq e Saddam Hussein Saddam Hussein divenne presidente della repubblica nel 1979, instaurando un regime autoritario laico, che come abbiamo visto nel 1980 aveva attaccato l’Iran, godendo dell’appoggio delle potenze occidentali. L’Iraq utilizzò le sue grandi ricchezze petrolifere per potenziare le forze armate in modo da poter divenire la seconda potenza militare nell’area dopo Israele. Le mire di potenza di Saddam Hussein non si fermarono alla guerra contro l’Iran, infatti nell’agosto del 1990 le sue truppe invasero il Kuwait, il piccolo paese che nel 1961 si era reso indipendente dalla Gran Bretagna, al fine di controllare l’intera penisola arabica e di servirsi dei ricchi giacimenti di petrolio. L’invasione fu subito condannata dalle Nazioni Uniti, decretando l’embargo nei confronti dell’aggressore. Contemporaneamente gli Usa inviarono in Arabia Saudita un corpo di spedizione, allo scopo di difendere gli Stati arabi minacciati e di costringere Hussein al ritiro. Alla spedizione si univano anche alcuni Stati europei e l’Urss di Gorbaciov, che in precedenza aveva appoggiato i nazionalismi arabi, non si oppose alle scelte occidentali. Saddam Hussein allora cercò di stabilire un collegamento fra l’occupazione del Kuwait e il problema dei territori palestinesi occupati da Israele, presentandosi come il vendicatore delle masse arabe oppresse e come il banditore di una guerra contro l’Occidente. Trovò notevole eco fra le masse di numerosi paesi arabi, in particolari fra l’Olp, infatti Arafat si schierò a fianco dell’Iraq. 1° guerra del Golfo Casus belli: invasione del Kuwait di Saddam Hussein .. Nel gennaio 1991 una vasta coalizione guidata dagli Usa di George Bush, mosse guerra all’Iraq, respingendo le truppe fino alla soglia di Baghdad. Non rovesciò Saddam Hussein, ma impose all’Iraq un embargo commerciale, che interessando i rifornimenti di cibo e medicine, ha avuto effetti pesanti sulla sua popolazione civile. Nella notte fra il 16 e il 17 gennaio 1991 la forza multinazionale scatenava un violento attacco aereo contro obbiettivi militari in Iraq e in Kuwait, Saddam Hussein rispose lanciando missili con testate esplosive lanciate sulle città di Israele e dell’Arabia Saudita, scattò poi l’offensiva di terra. Nettamente inferiore rispetto alla coalizione occidentale l’esercito iracheno cedette il Kuwait. Nonostante Saddam Hussein restasse a capo dell’Iraq, gli Stati Uniti risultavano i vincitori. Afghanistan L’Afghanistan fu occupato nel 1979 dall’Unione Sovietica fino al 1989. Negli anni dell’occupazione i mujaheddin islamici scatenarono una guerriglia sostenuti dagli Usa. Dopo il ritiro delle truppe sovietiche lo scontro delle fazioni entiche e religiose locali si risolse con la vittoria dei talebani, gli studenti delle scuole islamiche giunte al potere nel 1996 e che operavano come milizia dal 1994. Al fine di ripristinare l’Islam originario essi non si sono limitati a discriminare gli indu e a calpestare i diritti civili, ma hanno voluto incidere sui simboli culturali vietando di suonare e cantare in pubblico, o agli uomini di tagliarsi la barba e imponendo il burqa alle donne per esaltarne la sottomissione. Loro regime di duro e intollerante oscurantismo basato sul fondamentalismo islamico durò fino al 2001, anno dell’invasione dell’Afghanistan per mano degli Usa in seguito all’attentato che scosse il mondo: 11 settembre 2001. Condotti da terroristi suicidi, gli attentati hanno colpito per la prima volta in modo eclatante le città e gli edifici che simboleggiano la modernità e la supremazia degli Stati Uniti. Gli attentati alle Torri Gemelle e al Pentagono furono rivendicati da Osama bin-Laden (che a suo tempo aveva combattuto contro l’Urss in Afghanistan a fianco dei mujaheddin), capo di Al-Qaeda, organizzazione fondamentalista che non ha un radicamento sociale, ma che egli cerca di rappresentare attraverso l’uso combinato del terrorismo e degli schermi televisivi. George W. Bush guidò l’invasione dell’Afghanistan sospettato di ospitare e proteggere Osama bin-Laden, ponendo fine al governo talebano. Essi rimasero milizia fino al 2021, quando in seguito al ritiro delle truppe americane, hanno ripreso il governo. 2° Guerra del Golfo Il 20 marzo 2001 gli Usa invasero l’Iraq di Saddam Hussein, accusato di nascondere armi di distruzione di massa vietate dalla convenzione internazionale, mai effettivamente ritrovate. L'obiettivo principale dell'invasione era la deposizione di Saddam Hussein, già da tempo visto con ostilità dagli Stati Uniti per il sospetto nucleare, per il suo presunto appoggio al terrorismo islamista, il volersi appropriare delle ricchezze petrolifere e l'oppressione dei cittadini iracheni da parte di una dittatura sanguinaria. Questo obiettivo di invadere l'Iraq fu raggiunto rapidamente: il 9 aprile terminava il governo di Saddam Hussein, il 15 aprile 2003 tutte le principali città erano nelle mani della coalizione, e il 1º maggio il presidente statunitense George W. Bush proclamò concluse le operazioni militari su larga scala. Tuttavia il conflitto si tramutò abbastanza presto in una resistenza e in una guerra di liberazione dalle truppe straniere, considerate invasori da molti gruppi armati arabi sunniti e sciiti, per sfociare infine in una guerra civile fra le varie fazioni, causata da una squilibrata gestione del potere (che agevolò le componenti sciite maggioritarie). La guerra si concluse dopo quasi 9 anni di scontri, nel 2011. La vittoria statunitense aveva portato instaurazione di un regime ufficialmente democratico, con conseguenti elezioni politiche. Le imponenti manifestazioni contro la guerra del Golfo nel 2003 hanno mobilitato in tutto il mondo persone di fedi e di orientamenti diversi, consapevoli che la costruzione della pace è opera lunga e difficile, forse utopistica, ma che la guerra uccide e distrugge immediatamente senza possibilità di risarcimenti.
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