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Il Medioevo in Europa: Da Caduta dell'Impero Romano a Rinascimento - Prof. Aceti, Appunti di Storia Medievale

Storia dell'EuropaStoria dell'Impero RomanoStoria romanaStoria medievale

La fine dell'impero romano d'occidente e l'inizio del medioevo in europa, con la lotta tra popolazioni nord e est europee per la ricostruzione amministrativa, militare, economica e giuridica. Vengono trattati i comuni, le invasioni barbariche, la nascita dell'impero bizantino e dell'islam, la vita cittadina, le crociate e il mediterraneo bassomedievale.

Cosa imparerai

  • Quando si considera la fine dell'Impero Romano d'Occidente?
  • Come si definiscono Alto e Basso Medioevo?
  • Come si definisce il periodo compreso tra la fine dell'Impero Romano d'Occidente e l'anno Mille?
  • Come si distingue l'Impero romano d'Oriente dall'Impero romano classico?
  • Che popolazioni invasero l'Impero Romano d'Occidente durante il Medioevo?

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 23/10/2019

filippomoro
filippomoro 🇮🇹

4.4

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Scarica Il Medioevo in Europa: Da Caduta dell'Impero Romano a Rinascimento - Prof. Aceti e più Appunti in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, si assistette a una prima fase con la lotta tra le popolazioni del nord e dell'est europeo per la ricostruzione a livello locale dell'organizzazione amministrativa, militare, economica e giuridica. Questa fase fu poi seguita, verso la fine del Medioevo, da una nuova fase di accentramento dei poteri a livello nazionale. Cruciale in questa organizzazione fu la struttura feudale che, se da un lato permetteva una certa stabilità grazie all'organizzazione continentale del sistema, non fu mai sufficientemente forte da togliere completamente autonomia alle realtà locali, che così poterono gestire la transizione tra l'uniformità dell'Impero romano e la nascita degli stati nazionali. Contemporaneamente allo sforzo per la creazione di stati nazionali, nell'Italia centrosettentrionale e in alcuni centri commerciali d'Europa si assiste invece all'emancipazione dall'Impero romano tramite i Comuni, città o paesi indipendenti, a regime repubblicano, che si contrappongono al concetto in formazione di monarchia nazionale, sino alla loro trasformazione, in Italia, in signorie cittadine e poi in stati regionali, ambienti in cui sorgerà il Rinascimento. Una realtà in grado di dare uniformità al panorama europeo fu la comune radice religiosa basata sul Cristianesimo, ereditata dall'ultimo periodo romano e proseguita fino all'XI secolo con la separazione della Chiesa ortodossa dalla Chiesa cattolica nel 1054. Questa radice comune portò da un lato a una commistione tra potere temporale e religioso che permise dei momenti di identità come nel caso delle crociate e persistette, non senza conflitti, anche oltre la Riforma protestante. In ambito filosofico, il Medioevo si caratterizza per una grande fiducia nella ragione umana, che si esprime nella corrente della scolastica, il cui maggior esponente è Tommaso d'Aquino. La crisi di questa corrente filosofica, nel XIV secolo, con autori come Duns Scoto e soprattutto Guglielmo di Ockham, fu segnata da un crollo di fiducia nella ragione e da un conseguente crescente fideismo, portando quindi alla fine del pensiero medievale e alla nascita del pensiero moderno. L'Umanesimo e il Rinascimento furono dei poderosi tentativi di rispondere a tale crisi, proponendo quale modello gli "antichi", come risposta al crollo di fiducia nella ragione umana. Come è stato ben spiegato da diversi storici, come Régine Pernoud, gli Umanisti finirono per attribuire all'intero Medioevo quei caratteri di debolezza della ragione e di fideismo che ne caratterizzano, al contrario, proprio la crisi. Periodizzazione[modifica | modifica wikitesto] Sviluppo del concetto[modifica | modifica wikitesto] Questo termine fu usato in senso di periodo storico per la prima volta nell'opera Historiarum ab inclinatione romanorum imperii decades, dell'umanista Flavio Biondo, scritta verso il 1450 e pubblicata nel 1483. Secondo Flavio Biondo, in polemica con la cultura del XIV secolo (che oggi consideriamo la crisi del Medioevo), l'epoca è come una lunga parentesi storica, caratterizzata da una stasi culturale che si colloca tra la grandezza dell'età classica e la rinascita umanistico-rinascimentale della civiltà che a essa si ispira. Questa visione completamente negativa del Medioevo è stata successivamente superata (anche se ad oggi permangono, comunque, diverse interpretazioni in tal senso). Date di inizio e di fine[modifica | modifica wikitesto] Resti del Castello di Cimbergo dei conti Lodrone distrutto da Bernabò Visconti Castel del Monte costruito da Federico II ad Andria Il passaggio al Medioevo è un processo storico-sociale, e in quanto tale continuo e con caratteristiche non sempre individuabili in dettaglio, pertanto i pareri sull'inizio e sulla fine del Medioevo sono discordanti: • la data convenzionalmente più usata è il 476, cioè l'anno che vide la deposizione dell'ultimo imperatore romano (Romolo Augusto) con la conseguente fine dell'Impero romano d'Occidente; è altresì utilizzata la data del 410, anno del Sacco di Roma ad opera di Alarico o, più genericamente, si fa riferimento alla fine della tarda antichità (seconda metà del VI secolo). • alcuni storici danno come inizio del Medioevo la fine dell'unità cristiana d'Europa, cioè l'arrivo degli Arabi e la loro conquista (VII secolo). • altri danno come inizio la calata dei Longobardi e l'effettiva fine dei domini imperiali in occidente (nel 568). • altri danno come inizio del medioevo la morte dell'Imperatore d'Oriente Eraclio I, nel 641. • altri ancora indicano la data dell'incoronazione di Carlo Magno, avvenuta nell'800. • alcuni studiosi britannici fissano l'inizio del Medioevo nell'anno Mille, visto che intorno a tale data la società europea di espressione latina cominciò a dare segni di rinascita in tutti i campi, e designano l'epoca che va dalla fine dell'Impero romano d'occidente all'anno Mille come "secoli bui" o "età barbarica"[1]; tale data però è più spesso usata convenzionalmente per separare l'Alto Medioevo dal Basso Medioevo. La conclusione dell'età medievale ha date diverse da paese a paese, corrispondenti alla nascita delle rispettive monarchie nazionali e al periodo rinascimentale. Le più comunemente utilizzate sono: • il 1348, coincide con la massima espansione della Peste Nera • il 1396, coincidente circa con l'avvento della lingua fiorentina come lingua nazionale, grazie alle opere letterarie di Dante Alighieri, Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio • il 1453, anno che segna la fine della guerra dei cent'anni tra Inghilterra e Francia (Battaglia di Castillon), la presa di Costantinopoli da parte dei Turchi Ottomani e la comparsa del primo libro a stampa, cioè la Bibbia di Gutenberg; la caduta di Costantinopoli avrebbe portato la società europea a cercare nuove vie per l'oriente, visto che il Bosforo e il levante erano sotto dominio turco. • il 1492, coincidente con la conquista del Sultanato di Granada, ultimo baluardo islamico in Spagna e la scoperta delle Americhe da parte del genovese Cristoforo Colombo; • il 1517, anno in cui Martin Lutero diede avvio alla Riforma protestante. • Il 1543, con la pubblicazione della teoria eliocentrica di Niccolò Copernico, secondo l'impostazione storiografica scientifica. Secondo l'impostazione della storiografia marxista (ma condivisa anche da alcuni storici non marxisti), il Medioevo si concluderebbe con la fine del feudalesimo e l'avvento dell'industrializzazione nel XVIII secolo. Suddivisioni[modifica | modifica wikitesto] Una suddivisione comunemente utilizzata del Medioevo è tra: • Alto Medioevo (detto anche dei "secoli bui"), che va dal V al X secolo ed è caratterizzato da condizioni economiche disagiate e da continue invasioni da parte di Slavi, Arabi, Normanni e Magiari; • Basso Medioevo o "tardo Medioevo", un periodo intermedio, che vede lo sviluppo di forme di governo basate su signorie e vassallaggio, con la costruzione di castelli e la rinascita della vita nelle città; poi un crescente potere reale e la rinascita di interessi commerciali, specie dopo la peste del XIV secolo. Tra questi due periodi la più recente storiografia ha inserito il periodo del Medio Medioevo o secoli centrali del Medioevo (XI-XII sec).[2] In Europa si segue in genere la stessa periodizzazione tranne che in Germania dove si individua un Frühmittelalter (V-VIII), un Hochmittelalter (IX-XI) e un Spätmittelalter (XII-XV).[3] Una suddivisione usata nel campo degli studi storici medievali è anche quella in quattro periodi:[4] 1. Dal IV al VI secolo: Tarda Antichità. In questo periodo sopravvive un'autorità imperiale forte in Oriente, fino alla morte di Giustiniano I nel 565. I regni romano-barbarici nel 493 Fra il V e il VIII secolo nuovi popoli riempirono il vuoto politico lasciato dal governo centralizzato romano. Le tribù germaniche stabilirono egemonie regionali entro i confini precedenti dell'impero, creando i cosiddetti regni romano-barbarici. Gli Ostrogoti si stabilirono nel tardo V secolo sotto Teodorico e fondarono un regno basato sulla cooperazione fra Italiani e Ostrogoti, che durò fino agli ultimi anni del regno di Teodorico. I Burgundi si stabilirono inizialmente in Gallia, per poi fondare un nuovo regno tra Ginevra e Lione. In Gallia nacquero i regni dei Franchi e dei Bretoni. Altri regni furono fondati dai Visigoti in Spagna, dai Suebi in Galizia, da Angli e Sassoni in Britannia e Vandali in Nordafrica. Questi regni venivano via via riconosciuti da Bisanzio, dall'unico imperatore rimasto, il quale non era interessato al governo sostanziale di quell'area ormai impoverita e decentrata che era l'Occidente, ma gli era sufficiente che i nuovi re si sottomettessero formalmente al suo comando, in cambio della legittimazione. Nonostante il ruolo distruttivo che spesso i popoli invasori svolsero nelle terre invase, quasi tutti i nuovi regni furono a loro volta estremamente vulnerabili e in qualche caso anche molto piccoli. Alcuni, come quelli dei Burgundi o dei Suebi, vennero assimilati dai vicini; altri, come quelli dei Vandali o degli Ostrogoti, crollarono sotto l'offensiva di Bisanzio, che tentò di ricostruire l'unità dell'Impero. Quelli dei Visigoti e dei Franchi invece sopravvissero, sia per la rapida integrazione tra la popolazione residente e gli invasori, sia per la collaborazione con la Chiesa e con esponenti del mondo intellettuale latino. Nel 568 i Longobardi, guidati da Alboino, si insediarono in Italia, dove diedero vita a un regno indipendente che estese progressivamente il proprio dominio sulla massima parte del territorio italiano continentale e peninsulare.[9] Il dominio longobardo fu articolato in numerosi ducati, che godevano di una marcata autonomia rispetto al potere centrale dei sovrani insediati a Pavia; nel corso dei secoli, tuttavia, i sovrani estesero progressivamente l'autorità del re, conseguendo progressivamente un rafforzamento delle prerogative regie e della coesione interna del regno. [10] La chiesa e il monachesimo[modifica | modifica wikitesto] Lo stesso argomento in dettaglio: Monachesimo. San Benedetto da Norcia, affresco nell'abbazia di Subiaco La struttura ecclesiastica della Chiesa cristiana sopravvisse quasi intatta alle invasioni barbare. Il vescovo di Roma cercò in questo periodo di far valere la sua preminenza sugli altri vescovi in base al primato di Pietro. Il contributo più rilevante nell'Alto Medioevo al rafforzamento della figura del pontefice venne dal papato di Gregorio Magno. Fu il primo papa a esercitare il potere temporale sul Patrimonio di san Pietro e promosse l'evangelizzazione missionaria in Britannia, affidandola ad Agostino di Canterbury. Monaci iro-scozzesi, come Colombano, operarono nel VI e VII secolo in Europa centrale per fondare monasteri e convertire le tribù germaniche ancora pagane. Nel VI secolo in Europa occidentale si diffuse il monachesimo, un'istituzione dai tratti originali, che si presentò come una novità rispetto alla tradizionale società cristiana fondata sul dualismo tra il clero e i fedeli. Il monachesimo cristiano si sviluppò sin dal IV secolo quando i cosiddetti Padri del deserto abbandonarono le città per vivere in solitudine nei deserti d'Egitto, di Palestina e di Siria. Antonio il Grande è considerato l'iniziatore della via eremitica e Pacomio di quella cenobitica. Gli ideali monastici si diffusero dall'Egitto all'Europa occidentale fra V e VI secolo grazie alla letteratura agiografica, come la Vita di Antonio scritta dal vescovo Atanasio di Alessandria. Fondamentale fu l'attività di Benedetto da Norcia, che nel 529 si stabilì a Montecassino e istituì una Regola comune di vita cenobitica che nel corso dei secoli venne impiegata in tutto l'Occidente. I monasteri si diffusero in Europa e divennero non solo centri religiosi, ma anche economici e di diffusione e conservazione della cultura. Infatti, nelle biblioteche dei monasteri furono raccolti, conservati e copiati moltissimi testi classici che, in tal modo, si salvarono dalla distruzione. Il Cristianesimo rappresentò il principale fattore di unificazione fra l'Europa occidentale e orientale nell'Alto Medioevo, ma i rapporti fra Roma e Bisanzio s'incrinarono progressivamente. L'imperatore bizantino vedeva come naturale una sua funzione di controllo sui cinque patriarcati, favorendo il Patriarca di Costantinopoli, mentre il papato cercava di affermare la sua supremazia sulle altre diocesi. Dall'VIII secolo le dispute teologiche sull' iconoclastia e il filioque e quelle politiche riguardo al controllo dell'Impero sul Patrimonio di san Pietro acuirono le differenze fra Chiesa romana e greca, che sfoceranno poi nello Scisma d'Oriente. L'Impero bizantino[modifica | modifica wikitesto] Lo stesso argomento in dettaglio: Impero bizantino. Mentre la pars occidentis dell'Impero collassava travolta dalle invasioni barbariche, l'Impero romano d'Oriente, noto come Impero Bizantino (denominazione apparsa successivamente alla Caduta di Costantinopoli, per rimarcarne la distinzione con l'Impero romano classico), sopravvisse. La storiografia è incerta sulla data di nascita dell'Impero bizantino, e diversi sono gli eventi considerati determinanti per la nascita dell'Impero bizantino: il 330 (rifondazione di Bisanzio come Costantinopoli), il 395 (morte di Teodosio I), il 476 (caduta dell'Impero d'Occidente), il 565 (morte di Giustiniano I e del sogno della Restauratio imperii). La data prevalentemente accettata dal mondo accademico dell'inizio del "periodo bizantino" è tuttavia il 610, anno dell'ascesa al trono di Eraclio I, il quale modificò notevolmente la struttura dell'Impero, proclamò il greco lingua ufficiale in sostituzione del latino e assunse inoltre il titolo imperiale di basileus, al posto di quello di augustus usato fino a quel momento. L'evoluzione dell'estensione dell'Impero Bizantino L'Impero bizantino era caratterizzato da relazioni strette con la Chiesa cristiana, e le discussioni teologiche assunsero una forte importanza nella politica bizantina. Lo sviluppo della giurisprudenza portò al Codice teodosiano prima e al Corpus Iuris Civilis, con Giustiniano poi. Durante il regno di Giustiniano si assistette all'ultimo concreto tentativo di riconquistare le regioni occidentali, per ristabilire l'unità dell'Impero romano ( Restauratio Imperii). I Bizantini riuscirono a riconquistare le province dell'Africa Settentrionale e parte della Spagna dai Vandali, e, al termine della guerra greco-gotica combattuta contro gli Ostrogoti, l'intera Italia, stabilendo una supremazia in ambito mediterraneo. Sotto il regno di Giustiniano fu inoltre costruita, a Costantinopoli, la Basilica di Santa Sofia. Dopo la morte di Giustiniano la situazione dell'impero, schiacciato dalle avanzate di Avari e Slavi da una parte e Sasanidi dall'altra, si complicò. Gli Avari dalla seconda metà del VI secolo iniziarono a espandersi nelle steppe dell'odierna Ungheria, impadronendosi del bacino dei Carpazi, arrivando nel 626 a cingere d'assedio la stessa Costantinopoli. Dopo la morte dell'imperatore Maurizio, i Persiani avanzarono in Asia Minore, occuparono la Siria e si spinsero fino in Egitto. La ripresa avvenne con Eraclio I, che respinse gli Avari e sconfisse i Sasanidi a Ninive nel 627, costringendoli nel 628 a cedere tutti i territori da loro occupati nel corso della guerra. L'enorme sforzo bellico impedì negli anni successivi di opporsi alla lenta infiltrazione di Slavi e Bulgari nei Balcani, che portò poi all'occupazione di gran parte dell'Europa orientale alla metà del VII secolo, e alla conquista araba delle terre imperiali comprese tra il litorale siro-palestinese e l'Africa romanizzata. L'Impero, inoltre, si ripiegò su sé stesso dal punto di vista culturale, con lo smarcamento dal controllo culturale e religioso dei Basileus dell'Europa occidentale e la conseguente frattura fra Europa latino-germanica ed Europa bizantina. Nascita ed espansione dell'Islam[modifica | modifica wikitesto] Lo stesso argomento in dettaglio: Espansione islamica, Conquista islamica della penisola iberica, Contributo islamico all'Europa medievale e Storia dell'Islam nell'Italia medievale. L'arcangelo Gabriele porta la Rivelazione di Dio a Maometto (antica miniatura persiana) Nel VI secolo, la Penisola arabica era abitata, nelle sue aree centrali e settentrionali, da tribù nomadi indipendenti mentre in quelle meridionali erano attive culture sedentarie dedite al commercio. I beduini, abitanti della steppe arabe, erano invece dediti al piccolo e grande nomadismo a causa del loro speciale modo di sussistenza che si basava strettamente sull'allevamento e sulla razzia ai danni di altri gruppi, nomadi e non, e delle carovane dei mercanti. Gli Arabi erano in massima parte politeisti e la Kaʿba di Mecca, nella regione del Hijāz, era un santuario (bayt) cui giungevano annualmente pellegrini provenienti da tutta la Penisola araba, per motivi principalmente religiosi ma anche commerciali, favoriti come essi erano dalla tregua che caratterizzava il hajj preislamico.[11] All'inizio del VII secolo, Maometto riuscì a fare degli arabi una nazione, fondando uno Stato teocratico. I successori politici di Maometto, i califfi, avviarono una rapida espansione territoriale, che seppe sfruttare le debolezze dell'Impero bizantino e di quello persiano sasanide, indeboliti dal conflitto sopraccitato, che sottovalutarono i beduini. Nel 637 veniva conquistata Seleucia-Ctesifonte, capitale dell'Impero persiano. All'Impero bizantino vennero strappate Siria[12] (637), Egitto, Cirenaica e Tripolitania (642-645). Per un trentennio il califfato fu elettivo, prima di diventare ereditario con la dinastia degli Omayyadi che trasferirono nel 661 la capitale da Medina[13] a Damasco. Durante l'epoca omayyade continuarono le conquiste: intorno al 670 gli Arabi conquistarono l'Ifriqiya, ossia l'antica provincia romana dell'Africa proconsularis. Nel 710 /711, dopo aver concluso la conquista del Maghreb, un corpo di spedizione arabo-berbero guidato da Tariq ibn Ziyad, governatore di Tangeri, superò il breve braccio di mare che divide l'Africa e la Penisola iberica. Il regno visigoto, che all'epoca occupava la penisola e parte della odierna Francia meridionale, fu nel giro di pochi mesi travolto dagli invasori musulmani. La Penisola iberica divenne una provincia del califfato e fu chiamata al- Andalus. Mentre gli Arabi organizzavano questo loro dominio occidentale, i cristiani, per conto loro, diedero vita a nuovi organismi politico-statuali; il maggiore, e più importante storicamente, fu il Regno delle Asturie, poi diventato asturleonese. Il califfato omayyade intorno al 750 dinastie carolinge si estinsero nei diversi reami, sebbene il titolo imperiale sopravvisse, diventando simbolo di un'autorità sempre più teorica, fino a rimanere vacante a partire dal 924. I nuovi sovrani, perdendo la visuale universalistica dei loro predecessori, cominciarono a far sempre più riferimento alle realtà nazionali costituenti i propri domini. Il collasso dell'impero carolingio fu accompagnato dalle cosiddette "seconde invasioni", con gruppi non numerosi ma molto agguerriti e affamati di preda, provenienti sia da est ma anche, e questa fu una novità nel panorama europeo, da sud e da nord. Vari aggregati tribali scandinavi, definiti Vichinghi o Normanni, si resero protagonisti di saccheggi sulle coste atlantiche e settentrionali fra la fine dell'VIII e l'XI secolo, stabilendosi poi nelle Isole britanniche, Islanda e nell'Italia meridionale. Nel 911 con Rollone fu stabilito un ulteriore insediamento normanno in quella che sarebbe stata poi chiamata "Normandia". Germania e Italia erano invece sotto il costante attacco degli Ungari. A questo quadro si aggiungevano le scorrerie navali dei Saraceni, che riguardavano prevalentemente il Mediterraneo. Per la prima volta dal tempo dei vandali le incursioni provenivano dal mare e ciò comportò gravi conseguenze per tutti gli insediamenti costieri, che andò dallo spopolamento alla vera e propria rifondazione in zone interne più al riparo. Agli inizi del X secolo, si stabilì nel Regnum Teutonicorum, nuova denominazione del regno dei Franchi orientali, la dinastia ottoniana. Ottone I frenò definitivamente le incursioni magiare con la battaglia di Lechfeld nel 955: gli Ungari furono convertiti al cristianesimo e vennero fatti insediare sul medio corso del Danubio, dando origine a un regno che da essi prese il nome di Ungheria. Dopo essere intervenuto anche in Italia, nel 962 Ottone si fece incoronare imperatore da Papa Giovanni XII. Gli storici considerano questo evento come la fondazione del Sacro Romano Impero, sebbene il termine fu adottato successivamente. Nel 972 Ottone si assicurò il riconoscimento del suo titolo dall'Impero bizantino, sigillandolo col matrimonio fra suo figlio Ottone II e la principessa bizantina Teofano. L'Italia, e in seguito la Borgogna, entrarono nella sfera d'influenza ottoniana, mentre il Regno dei Franchi Occidentali, frammentato in signorie locali, rimaneva fuori dal Sacro Romano Impero. Il sistema curtense[modifica | modifica wikitesto] Lo stesso argomento in dettaglio: Feudalesimo, Incastellamento, Corte (storia) e Rotazione triennale delle colture. Lavoro servile nella curtis Nella Gallia merovingia si registra per la prima volta la presenza di tenute bipartite, le curtis, articolate in base a una distinzione tra l'appezzamento centrale direttamente gestito dal proprietario fondiario, la pars dominica (terra del dominus), e i fondi affidati ai coloni, la pars massaricia. Quest'ultima era composta da piccoli poderi, detti mansi, sufficienti al sostentamento di una famiglia (5-30 ettari), concessi in affitto a famiglie di massari liberi in cambio di un censo in denaro o in natura oppure affidati al lavoro dei servi casati. Dalla metà dell'VIII secolo si diffuse la pratica di coltivare il dominico attraverso il lavoro forzato (le cosiddette corvées) degli affittuari del massaricio, secondo il modello economico chiamato dagli storici "sistema curtense". L'economia curtense era diffusa soprattutto nel regno dei Franchi e in particolare tra la Loira e la Senna, che con alcune varianti si radicò un po' in tutta l'Europa cristiana. Nel IX secolo incominciarono a comparire diverse innovazioni nella coltivazione. Precedentemente la rotazione era biennale: un anno si coltivavano cereali e l'anno successivo la terra era tenuta a riposo (maggese). In questo periodo si passò dalla rotazione biennale alla rotazione triennale: il primo anno l'appezzamento era coltivato a cereali invernali, il secondo anno si seminavano legumi o cereali primaverili e solo nel terzo anno il terreno erano lasciato a maggese. Contemporaneamente si diffuse l'aratro pesante, a vomere asimmetrico, dotato di avantreno mobile su ruote e che necessitava di essere trasportato da buoi o talvolta cavalli. Il suo utilizzo portò a un susseguirsi di invenzioni per facilitare il compito dell'animale quale il giogo frontale per i buoi e il collare da spalla per i cavalli. Si avviò così un processo che lentamente condusse a un aumento, seppur modesto, delle rese agricole. Pieno Medioevo[modifica | modifica wikitesto] Lo stesso argomento in dettaglio: Pieno Medioevo e Rinascita dell'anno Mille. Le signorie di banno e l'incastellamento[modifica | modifica wikitesto] Lo stesso argomento in dettaglio: Incastellamento, Signoria di banno e Bannalità . Vichinghi in una rappresentazione del XII secolo I sovrani dei regni e dei principati nati dal collasso della formazione carolingia si dimostrarono spesso incapaci di fronteggiare le invasioni di Ungari, Normanni e Saraceni. I signori locali, sia laici che ecclesiastici, cominciarono a erigere castelli (dal latino castrum, fortezza) per proteggere i propri possedimenti e a organizzare una difesa indipendente, dando inizio al fenomeno dell'incastellamento. La costruzione di castelli trovava talvolta il consenso del sovrano, ma spesso l'incastellamento avveniva su iniziativa dei signori del luogo senza alcuna preventiva autorizzazione. Inizialmente i castelli si presentavano come semplici insiemi di edifici dalla struttura ancora abbastanza primitiva, recintati da palizzate in legno e contrafforti di terra. Progressivamente la pietra sostituì il legno nelle fortificazioni, si sfruttò meglio la fisionomia del suolo collocando i castelli su alture, si ampliarono le zone abitabili e i magazzini. La conseguenza principale del fenomeno dell'incastellamento fu il rafforzamento dei poteri locali, che garantivano un controllo più efficace del territorio e dei suoi abitanti. Conti e marchesi ottennero col capitolare di Quierzy, emanato da Carlo il Calvo nell'877 la possibilità di trasmettere le cariche comitali e i feudi in eredità (seppur provvisoriamente, in casi eccezionali, come la partenza del re per una spedizione militare). [16] Soltanto dal 1037 ci fu la vera ereditarietà, quando i feudatari ottennero l'irrevocabilità e trasmissibilità ereditaria dei beneficia con la Constitutio de feudis dell'imperatore Corrado II.[17] I conti non riuscivano però a esercitare i loro poteri sull'intera antica circoscrizione pubblica, ma solo sulle terre di proprietà della famiglia. Nel resto dell'antica circoscrizione l'autorità del conte trovava un ostacolo nell'emergere di poteri di fatto di istituti ecclesiastici e famiglie aristocratiche, che tentavano di esercitare sui propri possessi i poteri degli ufficiali pubblici, riuscendoci nei periodi di maggiore disordine o se avevano edificato un castello. A loro volta i detentori di cariche comitali trattavano come patrimonio personale i territori affidatigli in qualità di conti o marchesi. Mentre i signori fondiari esercitavano il loro potere solo sui coltivatori di fondi dati in concessione, i cosiddetti " signori di banno" (o di castello, o territoriali), una volta fortificati i propri possedimenti, iniziarono a esercitare la loro autorità su tutti coloro che abitano nelle vicinanze del castello, sia che si trattasse di uomini liberi, servi, piccoli proprietari o affittuari. La principale caratteristica di questa signoria era l'esercizio dei cosiddetti poteri di banno, ossia facoltà giudiziarie, fiscali e militari un tempo prerogative regie. Le signorie di banno progressivamente si sovrapponevano e si sostituivano alle precedenti signorie fondiarie. Il consolidamento della signoria di banno contribuì alla delimitazione di precisi confini territoriali entro cui tutti gli abitanti erano sottomessi al potere del dominus loci, che si assumeva il compito di difendere militarmente il territorio. I signori locali godevano inoltre delle cosiddette bannalità, ossia il potere di imporre monopoli legati ai diritti di uso delle risorse del territorio, come lo sfruttamento dei boschi e l'uso del mulino del signore per macinare. La società signorile[modifica | modifica wikitesto] Lo stesso argomento in dettaglio: Ordini sociali feudali, Stato (medioevo) e Cavalleria medievale. Cavalieri nella Battaglia di Crécy L'affermarsi dei poteri signorili portò a una netta distinzione fra chi esercitava il potere e chi lo subiva. Furono elaborate ideologie e immagini della società, a partire dall'XI secolo con Adalberone di Laon (nella sua opera Carmen ad Robertum regem), che distinguevano i bellatores, coloro che proteggevano con le armi i deboli dai soprusi e la chiesa dai nemici della Cristianità, gli oratores , i membri del clero specialisti della preghiera, e i laboratores, che procuravano il cibo alle altre due categorie, sostenendo l'intera società. In questo contesto cambiavano anche le forme di definizione della supremazia sociale. Secondo Marc Bloch tra il XII e il XIII secolo era avvenuto un passaggio dalla condizione di "nobiltà di fatto", ovvero dall'organizzazione in forme aperte e fluide, alla condizione di "nobiltà di diritto", con la definizione di un ceto chiuso a base ereditaria. Al concetto di nobiltà è connesso il concetto di cavalleria. I cavalieri, di origini sociali diverse, erano specialisti della guerra che aiutavano i signori nell'esercizio del loro dominio. Il possesso del costosissimo equipaggiamento militare e il prestigio crescente dei cavalieri portò a una progressiva identificazione tra cavaliere e nobile. L'introduzione di un'investitura formale, l'adoubement, contribuì alla percezione della cavalleria come gruppo limitato. [18] La tendenza, fra XI e XII secolo, a riservare l'addobbamento ai soli figli dei cavalieri, era segno dell'ormai avvenuta identificazione della cavalleria con la nobiltà, ormai considerata una classe chiusa. La riforma gregoriana e i nuovi movimenti religiosi[modifica | modifica wikitesto] Lo stesso argomento in dettaglio: Grande scisma, Lotta per le investiture, Riforma gregoriana, Movimenti ereticali medievali e Ordini mendicanti. L'Abbazia di Cluny. Dante Alighieri nella Divina Commedia esaltò Enrico VII e attaccò Bonifacio VIII Dopo la morte di Federico nel 1250 e il breve regno di suo figlio, Corrado IV, si aprì il periodo del Grande Interregno (1254-1272), durante il quale nessuno dei pretendenti al titolo imperiale riuscì a farsi incoronare. Solo nel 1273 fu eletto un nuovo imperatore, Rodolfo d'Asburgo, grazie all'intervento del papa. Per un secolo e mezzo la corona imperiale fu prerogativa di tre casati: Asburgo, Wittelsbach e Lussemburgo. L'ultima tentazione universalistica fu l'azione di Enrico VII di Lussemburgo (l'alto Arrigo della Divina Commedia), primo imperatore a discendere in Italia dopo Federico II, ma morì nel 1313 senza esser riuscito a riportare la pace in Italia. La Unam Sanctam di Bonifacio VIII del 1302 costituì l'ultimo episodio del conflitto medievale tra potere spirituale e potere temporale. La bolla era una risposta al re francese Filippo il Bello, con cui il papa era entrato in contrasto, poiché il primo aveva cercato di imporre un tributo al clero francese. L'anno successivo inviò il suo consigliere Guglielmo di Nogaret, che con l'aiuto di Sciarra Colonna fece arrestare il Papa ad Anagni (episodio dello Schiaffo di Anagni) per sottoporlo a processo. Una sollevazione popolare riuscì a liberare Bonifacio VIII, il quale, però, morì nello stesso anno. Dopo il breve papato di Benedetto XI, nel 1305 fu eletto Papa l'arcivescovo di Bordeaux, Clemente V, che decise di non scendere a Roma, ma di stabilirsi ad Avignone, dando inizio alla cosiddetta "cattività avignonese". La formazione delle monarchie nazionali[modifica | modifica wikitesto] Lo stesso argomento in dettaglio: Capetingi, Plantageneti , Reconquista, al-Andalus, Altavilla e Regno di Sicilia . Il re Filippo II di Francia a Bouvines, di Horace Vernet In Francia nel 987 Ugo Capeto, conte di Parigi, riuscì a prendere il potere fondando la dinastia che da lui prese il nome di capetingia. Fino all'inizio dell'XI secolo i capetingi controllarono solo la Francia centro settentrionale, con il resto del regno diviso in potenti ducati. Luigi VII riorganizzò la burocrazia regia, con una rete di prevosti e balivi, che riscuotevano le imposte e amministravano la giustizia. Verso la fine del XII secolo, con Filippo Augusto, l'autorità dei re franchi riuscì a estendersi dai Pirenei al canale della Manica in seguito alla battaglia di Bouvines del 1214. In Inghilterra la conquista normanna portò alla nascita di un regno governato da una dinastia francofona. Nel 1066 Guglielmo il Conquistatore, duca di Normandia, sbarcava in Gran Bretagna sbaragliando con la battaglia di Hastings la resistenza anglosassone e venendo incoronato re d'Inghilterra quell'anno. Organizzò le circoscrizioni locali (shires) con funzionari regi (sheriffs) e creò un catasto, il Domesday Book, con il quale censì tutte le strutture fondiarie del regno. La nobiltà inglese fu sostituita con una nuova aristocrazia francofona. Nell'XI secolo fu fondato l'Exchequer (scacchiere) sotto Enrico I e nacque il parlamento. I Plantageneti ereditarono il trono inglese con Enrico II, aggiungendo l'Inghilterra al proprio impero angioino, che comprendeva feudi che la famiglia aveva ereditato in Francia. Nel 1215 Giovanni Senzaterra firmò la Magna Charta Libertatum, statuto legale inglese utilizzato per limitare i poteri del sovrano e proteggere i privilegi degli uomini liberi. Battaglia di Las Navas de Tolosa , di Van Halen, esposta nel palazzo del Senato di Spagna in Madrid. In Spagna il Regno delle Asturie si accollò il peso maggiore della lotta contro i musulmani. I suoi regnanti ben presto assunsero l'onere e l'onore di raccogliere l'eredità visigota, in virtù della loro discendenza da don Pelayo, eroe di Covadonga e, pare, parente dei monarchi visigoti. Lentamente, con alterne fortune, l'opera di riconquista procedette tra VIII e XI secolo (importanti, in tal senso, sono i regni di Ferdinando I e Alfonso VI di Castiglia). La Battaglia di Las Navas de Tolosa (1212) segna uno spartiacque nella storia della Reconquista: dopo questa brillante vittoria l'impero Almohade si disgregò in nuove taifas; le principali città more (Cordova, Siviglia e in genere tutta la valle del Guadalquivir) furono conquistate dai cristiani. Ciò che rimaneva del Bilad al-Andalus si riorganizzò attorno alla taifa di Granada. In Italia meridionale si andava formando il Regno di Sicilia. I Normanni, stabilitisi ormai in Normandia dalla Scandinavia, vedevano angusto il proprio territorio e cercavano sbocchi di espansione. Fu così che la famiglia Altavilla riuscì a inserirsi nel Meridione d'Italia sfruttando le rivalità tra i vari signori locali e impadronendosi di Puglia e Calabria. La loro fortuna fu nell'avere dalla loro parte il papato, in cerca di alleanze durante la difficile disputa contro l'Impero tedesco. Nel 1059 papa Niccolò II riconobbe i territori normanni e nominò Roberto il Guiscardo duca di Puglia e di Sicilia, nonostante l'isola fosse allora ancora sotto il controllo degli Arabi. Tra il 1061 e il 1091 Ruggero d'Altavilla, fratello di Roberto, strappò la Sicilia agli Arabi. Nel 1071, infine, gli ultimi baluardi bizantini, Brindisi e Bari, caddero in mano normanna. Nel 1113 Ruggero II riuscì a riunire nelle sue mani tutti i possedimenti normanni creando uno stato fortemente accentrato. Nel 1130 nacque il Regno di Sicilia, per volontà dell'antipapa Anacleto II espressa al concilio di Melfi. Le strutture amministrative normanne rimasero intatte col passaggio del regno alla dinastia sveva nel 1194. Alla morte di Federico II, suo figlio Manfredi divenne reggente sul trono di Sicilia. Incoronato re nel 1258, sconfisse, alleato con i ghibellini, i guelfi nella battaglia di Montaperti (1260). Scomunicato, Manfredi fu sconfitto e ucciso nella Battaglia di Benevento (1266) dal conte Carlo d'Angiò, chiamato in causa dal papa, che lo nominò nuovo Rex Siciliae. L'ascesa di Carlo d'Angiò al trono siciliano determinò una guerra tra Pietro III d'Aragona, imparentato con gli Hohenstaufen, e gli Angiò, conclusasi nel 1302 con la Pace di Caltabellotta, cui seguì la divisione del regno in due: Regnum Siciliae citra Pharum (noto nella storiografia moderna come Regno di Napoli ) e Regnum Siciliae ultra Pharum (anche noto per un breve periodo come Regno di Trinacria, noto nella storiografia moderna come Regno di Sicilia). Le città e la rivoluzione politica[modifica | modifica wikitesto] Lo stesso argomento in dettaglio: Comune medievale. Una scure, simbolo dell'Arte dei Maestri di Pietra e Legname a Firenze La vita cittadina in Europa raggiunse il suo apogeo tra il XIII e la prima metà del XIV secolo. In particolare le città italiane riuscirono ad avere il primato nel settore manifatturiero e in particolare nel commercio. Il grande slancio economico si tradusse anche nella reintroduzione in Europa della moneta aurea. L'Italia fu una delle zone di maggiore fioritura economica, culturale e artistica, sebbene da un punto di vista politico ci fu un continuo stato di lotta, interna ed esterna. I problemi tra papato e impero al tempo di Federico I e soprattutto di Federico II divisero i comuni italiani in guelfi e ghibellini, due fazioni nelle quali confluivano tutta una serie di scelte politiche locali (spesso si diventava guelfi o ghibellini in funzione di lotta ai propri avversari che appartenevano alla fazione opposta) che solo a livello teorico venivano ricollegati alle lotte sovranazionali tra papato e impero. Molti storici hanno sottolineato come dietro l'alibi di "guelfismo" e "ghibellinismo" si nascondesse un'insanabile spirale di violenza e vendetta. A causa di questa elevata conflittualità si diffuse il sistema podestarile al posto di quello consolare, con la differenza che il podestà era un forestiero, quindi al di fuori delle lotte interne cittadine e teoricamente in grado di mediare tra le fazioni. Nel corso del secolo XII si erano andati formando nuovi ceti, che inizialmente venivano tenuti fuori dalla vita politica in quanto non "aristocratici". La "gente nova" (per citare la stessa espressione usata da Dante Alighieri) erano signori del contado inurbati in città, arricchiti dalla richiesta di derrate alimentari causata dalla crescita demografica, i banchieri, i mercanti, i professionisti di arti liberali (giuristi e medici), gli artigiani e, nelle città di mare, gli armatori che si erano arricchiti con i commerci con gli stati crociati. La nuova carrucola di sollevamento carichi Questi ceti emergenti si riunirono in corporazioni di arti e mestieri che tutelavano i loro interessi, controllavano la qualità dei prodotti, i prezzi e la formazione dei nuovi addetti. Queste "Arti" già a partire dalla prima metà del XIII secolo iniziarono ad avere un potere politico sempre più rilevante, con la costituzione dei cosiddetti "Popoli" (dal nome del ceto populares in antitesi a quello dei potentes, gli aristocratici di origine feudale), con a capo il capitano del Popolo. Verso la fine del XIII secolo un po' dappertutto il ceto dei magnati venne cacciato, almeno formalmente, dal governo cittadino, talvolta con vere e proprie leggi antimagnatizie. I rapporti tra magnati e popolani furono spesso conflittuali, ma si assisteva anche ad alleanze reciproche, spesso matrimoniali, che Localizzazione, cronologia e antichi stemmi delle repubbliche marinare A partire dall'XI secolo l'Occidente latino ricominciò a rimpossessarsi del Mediterraneo, espandendosi verso Oriente. Si svilupparono in questo periodo le cosiddette repubbliche marinare. Alcune di esse ( Amalfi e Gaeta[19] ) godevano di una fiorente economia e di un'autonomia politica considerevole già dall'Alto Medioevo. L'esaurirsi delle razzie corsare musulmane dopo il X secolo permise il prosperare di nuove repubbliche marinare: Genova, la sua protetta Noli, Pisa, Ancona[20] e, in Dalmazia, Ragusa.[21] A Venezia si svilupparono traffici di grande portata, grazie a una rete finanziaria, produttiva e commerciale che seppe instaurare in un vero e proprio impero economico. La navigazione sull'Adriatico fu sicura fin dal IX secolo e permise lo sfruttamento di rotte che andavano da Costantinopoli, alla Siria e la Palestina, al Nordafrica e alla Sicilia. I veneziani, nonostante i reiterati divieti, commerciavano con gli Arabi, comprese quelle merci proibite quali armi, legname, ferro e schiavi. Contemporaneamente Genova e Pisa iniziavano a emergere con politiche autonome. Nelle città più importanti d'Oriente tutte le repubbliche marinare avevano dei veri e propri quartieri con empori, fondachi, cantieri navali e arsenali, dove convergevano le piste carovaniere e da dove partivano le navi con i preziosi carichi per l'Europa; Genova, Venezia e Pisa ebbero anche il possesso di vasti territori oltremare. I quattro comandanti della prima crociata, tra cui Goffredo di Buglione Intanto nel 1059 l'impero bizantino vedeva la fine della dinastia macedone, cinque anni dopo lo Scisma d'Oriente. Il trono fu conteso tra le due più potenti famiglie bizantine del tempo, i Comneni, che avevano il potere militare e i Ducas, che avevano il potere politico. Mentre ciò accadeva, l'esercito bizantino fu sconfitto dai turchi selgiuchidi , nella battaglia di Manzicerta, nel 1071. Dopo questa battaglia, in breve tempo, l'impero bizantino perse tutta l' Asia Minore. La contesa tra le due famiglie si concluse nel 1081 con l'ascesa al trono del generale Alessio I Comneno. I Comneni continuarono la politica dei macedoni tesa a rafforzare militarmente l'impero e riuscirono a risollevare le sorti dell'impero, che sembravano segnate. Fu in questo clima, segnato dall'affermarsi delle etnie berbere e turche a danno degli Arabi, che Papa Urbano II indisse un pellegrinaggio armato al concilio di Clermont (1095), dando inizio alle crociate. All'appello risposero sia la nobiltà europea, sia un'ampia fetta di gente comune animata dall'entusiasmo inculcato da alcuni predicatori come Pietro l'Eremita. Partiti verso Costantinopoli senza una strategia precisa, le truppe guidate da principi francesi, normanni e fiamminghi conquistarono in poco tempo tutta la costa del Mar di Levante, e nel 1099 presero Gerusalemme. Il Vicino Oriente nel 1135 I crociati crearono un Regno affidato a Goffredo di Buglione, ma solo suo fratello Baldovino prese il titolo di re. Le conquiste vennero spartite tra i partecipanti all'impresa creando gli Stati crociati e alcuni feudi minori, tutti sottoposti, almeno formalmente, al re di Gerusalemme. Questa fu soltanto la prima di ben nove crociate, non tutte finalizzate alla conquista o alla difesa della Terra Santa. Col tempo la crociata, infatti, rivolta ora contro i musulmani di Spagna, i pagani dell'Europa nord-orientale ( Crociate del Nord), gli eretici della Linguadoca e gli avversari politici del Papato in Italia, divenne una semplice guerra investita di sacralità, per la quale il papato si serve appunto di un concetto che risulta efficace al fine di mobilitare grandi masse di fedeli, ma che porta anche alla degenerazione dello stesso concetto. Nel tempo i crociati poterono beneficiare di una commutatio del loro voto fatto quando presero la croce, ossia anziché partire per la Terra Santa, essi poterono partecipare alle spedizioni militari che furono investite dei privilegi previsti per le Crociate nel Levante. Dal XIII secolo le crociate cominciarono a essere dirette contro altri cristiani, come la crociata albigese e la quarta crociata contro Costantinopoli. Alla scomparsa della dinastia dei Comneni seguì la perdita, in sequenza, di Serbia, Croazia e Dalmazia. Nel 1204 Venezia inflisse il colpo finale all'impero, deviando la crociata alla capitale bizantina. I crociati assediarono la città e la conquistarono, rovesciando così l'Impero d'Oriente, ed elessero Baldovino conte di Fiandra, eletto dai crociati "imperatore latino di Costantinopoli". La frammentazione dell'impero bizantino dopo il 1204 L'Impero latino avanzò pretese su tutti i territori controllati dall'Impero bizantino fin dal momento in cui Costantinopoli venne conquistata ed esercitò il controllo su parte della Grecia. Gran parte del territorio rimase però nelle mani degli stati rivali guidati dagli aristocratici dell'ex-Impero, come il Despotato d'Epiro, l'Impero di Nicea, e l'Impero di Trebisonda, anche se i parenti di Baldovino, conte delle Fiandre, combatterono lungamente per assicurarsene il dominio. L'Impero latino ebbe termine il 25 luglio 1261, quando Michele VIII Paleologo riuscì a riconquistare Costantinopoli nel 1261 e sconfisse l'Epiro, rivitalizzando l'Impero ma dando troppa attenzione all'Europa quando le province asiatiche erano la preoccupazione principale. Se sul lungo periodo i risultati politici delle crociate furono fallimentari, non riuscendo a creare un dominio stabile in Terra Santa, i risultati dal punto di vista culturale furono enormi. Grazie ai rinnovati contatti col mondo bizantino e islamico si ebbe un rifiorire del sapere scientifico in Europa, che era caduto nell'oblio. A metà del XII secolo una équipe di dotti guidati da Pietro il Venerabile, abate di Cluny tradusse il Corano; verso il 1187 iniziò a circolare Aristotele. I testi latini e greci, filtrati dal mondo arabo, contenevano anche cognizioni provenienti da Persia, India e perfino (in maniera mediata) Cina, soprattutto riguardo alla medicina, all'astronomia e alla matematica. Arrivarono anche discipline orientali che, sebbene avessero interessato il mondo ellenistico e tardo- antico, erano ormai sconosciute in occidente, come l'astrologia e la magia. La conquista più duratura di quel periodo storico fu l'introduzione dei numeri arabi posizionali e dello zero, entrambe scoperte di origine indiana. Questo nuovo sistema di numerazione fu introdotto in Occidente dal pisano Leonardo Fibonacci, con il Liber abaci del 1202. L'economia bassomedievale[modifica | modifica wikitesto] Dal Duecento la bilancia commerciale tra Oriente o Occidente divenne positiva per il secondo dopo secoli di assoluto predominio commerciale dell'Europa sud-orientale. La larga circolazione di merci anche non preziose permise un vorticoso impennarsi degli scambi economici e l'aumento di ricchezza. Merci orientali e occidentali, nordiche e mediterranee circolavano velocemente via mare e via terre, e assieme a esse si spostavano gli uomini e i capitali. I mercanti seppero presto dotarsi di strumenti giuridici e tecnologici in grado di soddisfare la domanda crescente di oro: nacquero nuovi tipi di contratto commerciale, più flessibili e omologati dappertutto; nacquero le società di persone e di capitali, le compagnie commerciali (a scadenza annuale, rinnovabili) e le commende (tra imprenditori con capitali e commercianti che li facevano fruttare). Nacquero le prime banche in senso moderno (in grado di far fruttare i capitali) e le prime forme di assicurazione. Per evitare di trasportare fisicamente il denaro nacquero strumenti creditizi che permettevano la riscossione di somme precedentemente versate in altre città mostrando lettere bollate della banca. L'attività bancaria prosperò nonostante i divieti ecclesiastici di guadagnare denaro "dal denaro". Fiorino del 1332-1348 Dal XII secolo alcune città italiane avevano ricevuto l'autorizzazione imperiale di battere il "denaro", la moneta argentea carolingia, che però tendeva a svalutarsi col tempo. Il miglioramento economico stimolò il conio di monete più pregiate, con un maggiore contenuto argenteo, detti "grossi" o "bianchi". La moneta aurea fece la sua ricomparsa stabile in Europa occidentale nella seconda metà del Duecento a Firenze e Venezia, che coniarono, rispettivamente, il fiorino e il ducato o zecchino, che divennero i mezzi principali dei grandi scambi internazionali. Un'altra novità del Medioevo fu la nascita delle "compagnie", società mercantili-imprenditoriali che sostituirono il commercio un tempo basato sui mercanti itineranti. Le compagnie avevano succursali nelle più importanti piazzeforti ed erano organizzate in maniera tale da poter far muovere merci e capitali senza bisogno di far muovere i suoi dirigenti né il denaro, che grazie alle lettere di cambio si poteva riscuotere in qualsiasi filiale della compagnia. sunti o le "volgarizzazioni" di opere e trattati di scienze e altro, come il Trésor di Brunetto Latini o il Convivio di Dante Alighieri. Nel XII secolo nacque anche l'uso di registrare cronache cittadine e anche familiari, che fissavano la memoria storica in maniera più agevole e più snella dell'antica cronachistica ecumenica in latino. Dall'arte romanica all'arte gotica[modifica | modifica wikitesto] Lo stesso argomento in dettaglio: Architettura romanica, Architettura gotica e Architettura medievale. «Allora il mondo si scosse la polvere dalle sue vecchie vesti e la terra si ricoprì di un candido manto di chiese» (Rodolfo il Glabro, monaco di Saint-Bénigne a Digione, a proposito dell'arrivo del nuovo millennio.) La cattedrale di Trani, romanico pugliese Il progresso nella società si accompagnò anche a un rinnovamento artistico e a un rinnovato slancio architettonico verso edifici di grandi dimensioni, soprattutto edifici religiosi: era infatti dall'epoca romana che in Europa occidentale non si costruivano opere monumentali su larga scala e diffusamente. Tra XI e XII secolo si diffuse lo stile "romanico" (termine coniato solo nel XIX secolo), caratterizzato da una ritrovata monumentalità e da una maggiore complessità negli edifici. Esso assorbì, da regione a regione, le più svariate influenze (arabe, paleocristiane, classiche, bizantine...), con alcune caratteristiche comuni come l'uso diffuso (ma non esclusivo, perché restò a lungo l'alternativa delle capriate) di volte a botte e volte a crociera, le spesse murature, le complesse forme, l'uso di apparati scultorei per decorare. L'edificio simbolo di questa epoca fu la cattedrale, che iniziò a simboleggiare la ricchezza e il prestigio dell'intera comunità cittadina, con gare tra città vicine per avere l'edificio più grande, bello e maestoso. Il Duomo di Pisa Già dalla metà del XII secolo si diffuse in Francia un nuovo stile, detto poi gotico (termine coniato nel Rinascimento con risvolti negativi), che gradualmente conquistò tutta l'Europa. L'architettura gotica fu rivoluzionaria per il modo innovativo di concepire la struttura degli edifici: il peso non veniva più sorretto dalle pesanti pareti, ma da una serie di elementi (colonne, archi, volte, contrafforti, pinnacoli, ecc.) che permettevano di svuotare le pareti riempiendole di grandi e luminose vetrate, e di raggiungere altezze in verticale inimmaginabili. Grandi diffusori del gotico furono i cistercensi, che lo portarono in Italia dove però non ebbe mai una forte presa, almeno secondo le forme transalpine, che vennero mediate in edifici più legati alla tradizione romanica. Durante il XIII secolo gli ordini mendicanti furono responsabili del rinnovamento artistico. Davanti alle loro chiese nacquero vaste piazze per accogliere la popolazione che attendeva con trepidazione gli infuocati sermoni; inoltre iniziò l'uso di dare cappelle a famiglie e personalità, affinché con la creazione di abbellimenti essi potessero espiare i propri peccati. Ma l'edilizia non riguardò solo le chiese, anzi con l'affermazione dei Comuni i ceti dirigenti locali spesso si affidarono all'architettura per dimostrare, anche visualmente, il loro potere e prestigio. I vari palazzi comunali o del podestà erano nelle città italiane il polo laico, complementare a quello religioso; questi palazzi dovevano superare in altezza e in bellezza tutte le altre architetture laiche della città. Entro il XIV secolo molte città avevano provveduto a cingersi di almeno una nuova cerchia di mura (rispetto alle mura romane che spesso erano state continuativamente usate) che inglobasse le zone esterne ormai densamente popolate per l'arrivo ingente di immigrati dalle campagne. Da un punto di vista urbanistico gli ampliamenti delle città e le nuove fondazioni seguivano un andamento casuale[senza fonte], ben riconoscibile tutt'oggi nelle piante di molte città, anche perché opposto al reticolo regolare di quei nuclei più antichi di epoca romana. Una delle eccezioni[senza fonte] fu Firenze, dove ad Arnolfo di Cambio è tradizionalmente attribuito un progetto urbanistico con la riorganizzazione delle piazze e il tracciato di nuove strade rettilinee che vennero inglobate nella nuova cinta muraria, triplicata rispetto alla precedente in area racchiusa. Tardo Medioevo[modifica | modifica wikitesto] Lo stesso argomento in dettaglio: Tardo Medioevo ed Europa nei secoli XIV e XV. Crisi del Trecento[modifica | modifica wikitesto] Lo stesso argomento in dettaglio: Crisi del XIV secolo. Diffusione della peste nera dal 1347 (marroncino) al 1351 (giallo) Dopo due secoli di grande sviluppo e prosperità nel continente europeo, il Trecento fu un secolo di rottura, con l'interruzione di fenomeni in crescita come lo sviluppo demografico, l'ampliamento e la creazione di nuove città, lo straordinario aumento dei traffici in quantità e in qualità. Oggi si inizia a considerare che il regresso possa essere stato causato innanzitutto da una variazione del clima, con la fine del cosiddetto periodo caldo medievale, che aveva permesso lo scioglimento dei ghiacci (si pensi alla navigazione dei Vichinghi), la coltivazione della vite fin sopra Londra, abbondanti raccolti facilitati dalla piogge scarse e regolari e le tiepide primavere. Gli aspetti più gravi riguardarono la carestia del 1315-1317, il ristagno economico, la peste nera e le conseguenti rivolte popolari. Grandi porzioni di terra furono abbandonate e lasciate incolte, mentre, a causa del declino del numero di lavoratori, i salari aumentavano progressivamente. I tentativi dei proprietari fondiari di abbassare i salari con la forza fallirono. Tutto questo non fece altro che aumentare il risentimento dei ceti subalterni verso i più ricchi, che sfociò in una serie di rivolte. Nel 1358 in Francia ebbe luogo le rivolte della jacquerie, dove i contadini inferociti misero al rogo parecchi castelli e aggravarono la situazione già difficile durante la guerra dei cent'anni. Nel 1378 si ebbe la rivolta dei Ciompi, i salariati più bassi nella produzione laniera, a Firenze. Essa obbligò il governo fiorentino a concedere loro il diritto di avere riconosciuta una propria corporazione e a partecipare al governo cittadino. Le nuove arti "del Popolo di Dio" (cioè non Maggiori né Minori) vissero fino al 1382, quando l'alleanza tra i ceti dominanti e intermedi isolò i Ciompi e i loro alleati, togliendo loro tutte le rivendicazioni che avevano ottenuto. In Inghilterra si ebbe una dura rivolta cristiano-popolare nel 1381, capeggiata da Wat Tyler e John Ball, che si ribellarono al duro regime fiscale imposto dal re a causa della lunga guerra contro la Francia. La disordinata religiosità che fu animata dalla sensazione di terrore e di disorientamento a fronte dell'inspiegabile susseguirsi di calamità e sciagure (carestie, epidemie, guerre, l'avanzata dei Turchi o dei Tartari), fu permeata da elementi apocalittici e irrazionali, che credevano in un'azione diabolica congiunta e particolarmente efficace. La fine del mondo e la venuta dell'Anticristo sembravano più vicine che mai e si cercarono dei nemici da combattere, che erano, oltre ai cattivi cristiani, gli ebrei e le streghe, contro le quali si scatenò una vera e propria caccia. L'Italia tardomedievale[modifica | modifica wikitesto] Lo stesso argomento in dettaglio: Signoria cittadina . La penisola Italiana nel 1494 Mentre nel resto d'Europa si affermavano le monarchie nazionali, l'Italia tardomedievale vide la formazione di regimi signorili (le signorie cittadine) o oligarchici. Durante i periodi di crisi si iniziò ad appoggiarsi su un unico personaggio, magari esterno alla città, che tenesse la "balìa", ovvero il potere assoluto, in un momento di difficoltà. Questi "signori" permisero di superare alcune impasse politiche, ma spesso essi cercarono di consolidare il loro potere e magari trasformarlo in ereditario: fu la nascita delle signorie dal 1240 in poi (Torriani e poi Visconti a Milano, Gonzaga a Mantova, Este a Ferrara, Scaligeri a Verona, da Carrara a Padova, Ordelaffi a Forlì, Malatesta a Rimini, da Polenta a Ravenna, da Montefeltro a Urbino, Da Varano a Camerino, ecc.). Rimanevano tuttavia funzionanti le istituzioni comunali, sebbene spesso si limitassero a ratificare le decisioni del Signore. Stati comunali minori sparivano aggregandosi ad altri più grandi, per conquiste o per trattative diplomatiche. Nel XIV secolo i signori ottennero il titolo di vicario imperiale e tra il XIV e il XV secolo i titoli di duca e marchese. L'assegnazione di questi titoli è indice della stabilizzazione dei poteri signorili. Alla fine le Signorie si evolsero in Principati con dinastie ereditarie. Ciò avvenne quando i Signori, riconoscendo l'imperatore e pagando una quantità di denaro, vennero legittimati e riconosciuti come autorità da sudditi e principi. Questo cambiamento fu reso possibile grazie all'incapacità dei sovrani tedeschi di mantenere l'ordine nell'Italia del nord e grazie alla poca difficoltà che i Signori incontravano per essere riconosciuti come autorità legittima. Ma non tutte le repubbliche comunali divennero principati. Questo accadde con tempi molto più lunghi o non accadde mai nelle città marinare o in Toscana, dove i ceti imprenditoriali erano più attivi e forti e riuscirono a impedire che un gruppo primeggiasse. Il discorso cambia per quanto riguarda il centro-sud, dove erano presenti lo Stato della Chiesa, il Regno di Napoli e il Regno di Sicilia. Questi ultimi due regni divennero, nel XV secolo, due vice-reami sotto gli Aragonesi. Nella prima metà del XV secolo si ebbe un lungo periodo di guerre che interessò l'intera penisola e fu segnato dai ripetuti tentativi degli Stati più forti di estendere la propria egemonia. La Pace di Lodi, firmata nella città lombarda nel 1454, mise fine allo scontro fra Venezia e Milano che durava dall'inizio del secolo. Il trattato fu ratificato dai principali Stati regionali. L'importanza della Pace di Lodi consiste nell'aver dato alla penisola un nuovo assetto politico-istituzionale che, limitando le ambizioni particolari dei vari Stati, assicurò per quarant'anni un sostanziale equilibrio territoriale e favorì di conseguenza lo sviluppo del Rinascimento italiano. A farsi garante di tale equilibrio politico sarà poi, nella seconda parte del Quattrocento, Lorenzo il Magnifico, attuando la sua famosa politica dell'equilibrio. La cattività avignonese e il grande scisma d'Occidente[modifica | modifica wikitesto ] Lo stesso argomento in dettaglio: Cattività avignonese e Scisma d'Occidente. Statua di Petrarca Il XV secolo è attraversato da importanti cambiamenti culturali: l'ottimismo, la fiducia nell'uomo e nelle sue possibilità, il principio della "virtù" umana contrapposta alla "fortuna" sono manifestazioni filosofiche e letterarie di un periodo noto col nome di Umanesimo. L'Umanesimo, le cui avvisaglie possono esser colte già nel Trecento, ha una prima diffusione nell'Italia rinascimentale, le cui corti sono punti di riferimento vitale per gli artisti del tempo. La civiltà umanistica fu caratterizzata dalla volontà di distacco dalle tradizioni medievali e da un recupero della civiltà classica greco-romana, che divenne un modello di ispirazione. Nacque in questo contesto il desiderio di restaurazione degli ideali di bellezza, libertà e razionalità classica. Gli umanisti furono i primi a percepire una "rottura" tra mondo antico e mondo moderno: fino ad allora era stato naturale per entità politiche come l'Impero o il papato dichiararsi eredi dell'Impero romano. I primi ad accorgersi dei nuovi tempi e a iniziare un recupero del retaggio classico furono i letterati, già a partire dal XIV secolo: Francesco Petrarca, Giovanni Boccaccio, Cola di Rienzo furono gli esponenti più importanti, nelle cui opere cercarono di far rivivere i modelli antichi filtrati. La scoperta di codici letterari in latino e il contemporaneo arrivo di numerosi intellettuali bizantini contribuiscono a portare alla riscoperta di buona parte della letteratura latina e della letteratura greca, insieme allo studio dello stesso greco. Importanti progressi vengono effettuati anche nel campo della filologia e della storiografia, la cui importanza risulta evidente, ad esempio, con la prova della falsità della donazione di Costantino da parte di Lorenzo Valla. La Cupola del Brunelleschi Con le speculazioni degli umanisti, si iniziò ad avere una nuova sensibilità anche sul piano filosofico-scientifico, che, sviluppando istanze già in atto dal XIII secolo, metteva in discussione le antiche certezze aristotelico- tomistiche basate sull'auctoritas, per iniziare a guardare la natura con un occhio più spregiudicato. L'indagine artistica era strettamente connessa con quella scientifica, come dimostrano gli studi sulla prospettiva e sul calcolo di Leon Battista Alberti e Filippo Brunelleschi. Accanto all'aristotelismo, tanto caro ai sistemi di pensiero della scolastica, si diffuse il pensiero neoplatonico, secondo il quale l'uomo era al centro del mondo e doveva osare per cogliere i frutti della sua intelligenza. Il neoplatonismo si basava su quei testi del II-III secolo elaborati ad Alessandria d'Egitto, giunti a Firenze nella prima metà del Quattrocento con gli studiosi greci, e che andavano sotto il nome di ermetici, dal nome del loro autore leggendario, Ermete Trismegisto. Tra i traduttori di tali testi vi fu Marsilio Ficino. Il 1455 è l'anno dell'invenzione della stampa a caratteri mobili, a opera del tedesco Johann Gutenberg che progressivamente rivestirà un ruolo fondamentale nella diffusione del libro. Con l'invenzione della stampa a caratteri mobili fioriscono le prime editorie, in particolare nella penisola italiana: celebre la stamperia veneziana di Aldo Manuzio. La caduta di Costantinopoli[modifica | modifica wikitesto] Lo stesso argomento in dettaglio: Ottomani e Assedio di Costantinopoli (1453). Jean Chartier, L'assedio di Costantinopoli, 1470 circa Verso il 1230 si erano spostati in Anatolia gli ottomani, una tribù turca proveniente dall'Asia centrale. Gli Ottomani costituirono uno stato indipendente sostituendosi al Sultanato selgiuchide di Rūm per merito di ʿOthmān I Ghāzī , il cui nome servirà a indicare la dinastia ottomana da lui fondata. Un processo di espansione territoriale che portò all'occupazione dei Balcani e dell'Asia Minore, con la creazione di un Impero con capitale Adrianopoli. Neanche una crociata nel 1396 riuscì a frenare gli Ottomani. L'impero d'Oriente si salvò momentaneamente grazie al signore di Samarcanda Tamerlano, il quale nel 1402 inflisse una pesante sconfitta agli Ottomani. L'avanzata culminò con la caduta di Costantinopoli nel 1453, con cui l'Impero bizantino cessò d'esistere insieme, secondo alcuni storici, al Medioevo. L'Impero Bizantino lasciò un'importante eredità culturale, testimoniata non soltanto dalle vestigia degli edifici bizantini giunti fino a noi, o dai frutti dell'arte bizantina (soprattutto sacra), ma anche dalla forte impronta culturale-religiosa lasciata ad alcuni popoli slavi e non (vedi i Bulgari) dell'Est europeo, come il mito della Terza Roma. Dopo pochi anni dalla caduta di Costantinopoli, la propaganda della Chiesa ortodossa russa, divenuta autocefala nel 1448, designò Mosca, appunto, come "Terza Roma". L'idea si sviluppò durante il regno di Ivan III di Russia, Gran Principe di Mosca, che sposò Sofia Paleologa, nipote dell'ultimo Imperatore di Costantinopoli. Ivan reclamò l'eredità storica e soprattutto religiosa della città che si definiva seconda Roma. La scoperta dell'America[modifica | modifica wikitesto] Lo stesso argomento in dettaglio: Colonizzazione europea delle Americhe . La caduta di Costantinopoli determinò il passaggio ai Turchi del controllo delle preziose merci che giungevano in Europa dall'Asia. Nacque così in tutto il continente l'esigenza di trovare vie alternative per giungere in India e in Cina. Le nuove innovazioni e i fondamentali progressi nella navigazione e nella cartografia permisero le grandi esplorazioni compiute nel Quattrocento da spagnoli e portoghesi tra cui quella di Bartolomeo Diaz che raggiunse il Capo di Buona Speranza e quella di Vasco da Gama che nel 1497 raggiunge Calcutta. Queste conquiste vennero promosse dal re portoghese Enrico il Navigatore, che aveva riunito nel sud del Portogallo un vero e proprio centro studi con cartografi, geografi e astronomi. L'arrivo di Colombo a El Salvador Ma l'impresa più celebre e significativa è senza dubbio quella compiuta da Cristoforo Colombo che il 12 ottobre 1492 raggiunse il continente americano. Dopo essersi rivolto inutilmente al re portoghese, che era interessato alla navigazione orientale, Colombo si trasferì in Spagna cercando l'appoggio dei re cattolici, predicando la necessità di raggiungere l'Asia e il Gran Khan mongolo (in realtà sostituito dalla dinastia Ming già nel XIV secolo) per allearsi con lui contro i Turchi. Dopo la conquista del Sultanato di Granada da parte degli spagnoli, che pose fine al dominio arabo su territori europei, Colombo ottenne l'appoggio alla spedizione dai sovrani che gli concessero i titoli di ammiraglio, di viceré e di governatore delle terre che avesse scoperto. Il 3 agosto partì dal porto di Palos con due caravelle e una caracca. Il 12 ottobre Colombo avvistò un'isola che lui credeva del Cipango, ma che si trovava invece nelle Bahamas. In altre spedizioni successive Colombo arrivò a Cuba e su Hispaniola (Haiti), anch'egli pensava fosse il Catai, la Cina descritta da Marco Polo. La bolla Inter Caetera di Papa Alessandro VI e poi il trattato di Tordesillas divisero le terre del Nuovo Mondo tra l'Impero spagnolo e l'Impero portoghese.
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