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STORIA DEL PENSIERO FILOSOFICO. Il pensiero di Eraclito e i suoi frammenti PT1, Appunti di Storia Della Filosofia

Lezione di Martedì 21 Marzo 2017 [Parte 1] Rielaborazione della lezione in modo ordinato, strutturato e sistematico (con elenchi, definizioni, schemi ...). In questo riassunto viene trattato, in modo preciso e approfondito, l'argomento riguardante Eraclito. In particolare: alcuni frammenti di Eraclito (con testo originale tradotto, spiegazione e commento),il concetto di "sapienza",il concetto di "guerra",il concetto di "polemos",il concetto di "anima",il concetto di "respiro"

Tipologia: Appunti

2016/2017

In vendita dal 12/04/2017

LD3991
LD3991 🇮🇹

4.1

(7)

22 documenti

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Scarica STORIA DEL PENSIERO FILOSOFICO. Il pensiero di Eraclito e i suoi frammenti PT1 e più Appunti in PDF di Storia Della Filosofia solo su Docsity! STORIA DEL PENSIERO FILOSOFICO 40005 Martedì 21 Marzo 2017 1  ERACLITO Rivisti i punti salienti del suo pensiero – pervenuti grazie ai frammenti. Nel frammento visto precedentemente vi erano alcune contrapposizioni, tra cui: - tra la sapienza e l’insipienza (tra lui e la maggior parte dei suoi contemporanei e dell’umanità) *Insipienza: mancanza di sapere, mancanza del “logos”.  La sapienza, secondo Eraclito Nel frammento che si analizzerà questa volta, invece, Eraclito caratterizza la sapienza. Eraclito chiama la sapienza: “sofòn” – perché è una caratteristica del greco come lingua filosofica, e consiste nella trasformazione dell’aggettivo neutro in sostantivo. Per cui:  si prende una qualità (in questo caso, l’aggettivo “sofòs”, cioè “essere sapienti”),  si declina al genere neutro questo aggettivo, premettendo l’articolo determinativo:  per cui diventa “il sapiente”, inteso come “sapienza” (concetto astratto). In questo caso, non si può tradurre “il sapiente” perché, altrimenti, si creerebbe la sovrapposizione con “colui che è sapiente”: non esistendo il genere neutro nell’italiano moderno bisogna utilizzare il sostantivo astratto, “sapienza”. In altri casi è possibile anche mantenere il sostantivo aggettivato. Ad esempio: quando Platone o Socrate parleranno del “bello”, l’aggettivo sostantivato intenderà il concetto di “bellezza”. Questo sarà un concetto più astratto del pensiero della fine del V secolo a.C. Decenni prima – Eraclito già mostra di condividere questa innovazione (presente, ancora più precedentemente, in Anassimandro). Ad esempio: “archè” in quanto “il principio divino” – o l’ “àpeiron”. STORIA DEL PENSIERO FILOSOFICO 40005 Martedì 21 Marzo 2017 2  Definizione di “sapienza”, nel frammento Vediamo come Eraclito definisce la sapienza. Testo: “ […] che il tutto sia un Dio, diviso o indiviso, generato o ingenerato, mortale o immortale […] “ Eraclito pone una serie di caratteristiche opposte – per far capire che ci sono tutte queste caratteristiche. Come che sia, comunque, è giusto che: - chi ne ascolta, ne capta, ne osserva l’avviso, l’opinione, l’indicazione, il consiglio … - chi si mette in sintonia con tale avviso, in modo da raggiungere il vero “logos”, il “sofòn” … giudichi l’avviso “sapiente”. Quindi, allora: chi ascolta tutto l’avviso, ne attribuisce la sapienza – che appartiene al tutto.  Caratteristica oggettiva della realtà Per Eraclito si tratta di una caratteristica oggettiva dell’intera realtà – e, a sua volta, chi recepisce l’avviso di questa sapienza universale diventa “sapiente”. Testo: “ […] Quanto a chi ascolta non me, ma il discorso che riconosca è sapienza conoscere tutte le cose come uno […] “ *Discorso: “logos” Eraclito parla non in quanto cittadino di Efeso, ma in quanto ascoltatore e portatore di “logos” dell’universo. STORIA DEL PENSIERO FILOSOFICO 40005 Martedì 21 Marzo 2017 5  Polemica contro Omero: falso sapiente Eraclito polemizza contro Omero – che, secondo lui, è un falso sapiente.  Concetto fondamentale di Eraclito: il conflitto Frammento 24 Adesso introduce un concetto fondamentale del suo pensiero: la necessità del conflitto. Il termine “conflitto” in greco viene espresso con il termine “polemos”, da cui derivano alcune parole italiane (“polemica”, cioè “fare una discussione ostile con qualcuno”).  La guerra, secondo Eraclito La guerra, che di per sé è un atto distruttivo, è – però, secondo Eraclito – l’espressione di una configurazione complessiva dell’intera realtà, formata da opposti. Secondo Eraclito, la realtà risale ad unico principio ed è una totalità – però questa totalità include in sé la diversità estrema (che arriva all’opposizione diretta). L’opposizione tra cose, tra “onta” – che si escludono a vicenda. Per cui o c’è l’uno o c’è l’altro. Ad esempio: il caldo o il freddo, la vita o la morte.  Combattimento necessario Tutte queste cose coesistono insieme, cioè si combattono a vicenda – ma è necessario che ci sia costantemente questo loro combattimento, perché questo combattimento degli opposti ci restituisce la vera totalità (che non è monolitica, non è un blocco unico) ma è una totalità viva, animata – che conosce, dentro di sé, la distruzione – ma che proprio per questo è capace di far sorgere sempre nuova vita dalla distruzione ed è inevitabilmente connessa con “polemos”, con il conflitto. *Un altro modo di tradurre “polemos” potrebbe essere anche “combattimento”. Sarebbe una visione di tipo tensionale dell’intera realtà. STORIA DEL PENSIERO FILOSOFICO 40005 Martedì 21 Marzo 2017 6  La guerra, secondo Eraclito: manifestazione dell’odio, ma si deve amare Vediamo come Eraclito presenta questo concetto, secondo l’ipotetica ricostruzione. Testo: “ […] necessario è però che il conflitto, essendo comune, e giustizia si amino e tutto è generato secondo discordia e alla sua necessità sottomesso il conflittuale converge dai divergenti si genera la più bella armonia e tutto nasce secondo discordia […] “ Eraclito introduce un concetto – che sembrerebbe contraddittorio: la guerra, cioè la manifestazione massima dell’odio e della distruzione, si deve amare con giustizia. *Dai divergenti: dalle cose che divergono l’una dall’altra.  Il conflitto, secondo Eraclito: padre di tutte le cose Questo è uno dei frammenti più famosi di Eraclito. Testo: “ […] infatti il conflitto di tutto è padre, di tutto è Re. Gli uni designa come dei, gli altri come uomini. Gli uni fa schiavi, gli altri liberi […] “ In questo frammento, Eraclito sintetizza un po’ tutta la sua visione: il conflitto è Padre e Re di tutte le cose. Il termine tradotto al singolare include in sé anche la nozione di plurale: cioè è l’insieme di tutte le cose, di tutti gli essenti – di cui il conflitto (la guerra) è padre. Il termine “conflitto” va necessariamente tradotto al maschile per mantenere l’immagine del padre (che, in greco antico, faceva pensare a Zeus). Infatti, in un frammento (non del tutto autentico) Eraclito dice: “conflitto e Zeus sono il medesimo”. STORIA DEL PENSIERO FILOSOFICO 40005 Martedì 21 Marzo 2017 7 Quindi qua abbiamo: - l’idea che ricorrerà nella storia della filosofia – secondo la quale le figure, le credenze della religione sono una prima manifestazione mitica e popolare delle verità che la filosofia stabilisce con il procedimento del pensiero (in questo caso, ovviamente, del “logos”).  Conflitto: padre e re di tutte le cose Cosa significa veramente che il “polemos” è padre e re di tutte le cose? Vediamo meglio il significato di questa affermazione.  Prima di tutto – per capirla, bisogna capire la natura della guerra antica. Oggi si condanna la guerra in tutte le sue forme e la si ritiene come qualcosa di orribile, ma in nessuna epoca – a livello mondiale – si sono combattute così tante guerre, ivi inclusa una guerra particolarmente insidiosa e strisciante, che prende il nome di “terrorismo”- viviamo in una concezione di tipo pacifico e pacifista della vita umana ed abbiamo una moltiplicazione della guerra e della violenza: - da una parte c’è una specie di puritanesimo, che condanna ogni forma di violenza - dall’altra c’è una sorta di culto demoniaco di una violenza gratuita, che viene fatta solo per il piacere di compierla e infliggerla su gente che non c’entra niente. È una visione diversa dalla nostra. Eraclito non condanna la guerra – perché: - la guerra è parte integrante del mondo - la guerra dei tempi di Eraclito è un istituzione (non un comportamento) – assolutamente caratterizzata in senso religioso.  La guerra antica è un rito religioso – questo non la rendeva meno feroce e meno distruttiva, ma le conferiva un significato. In linea di principio il rito attraversa 3 fasi: 1. Prima del combattimento (regole religiose e sacrifici) 2. Il combattimento (simboli religiosi) 3. Dopo il combattimento (cerimonie per festeggiare, in caso di vittoria) STORIA DEL PENSIERO FILOSOFICO 40005 Martedì 21 Marzo 2017 10 In questo modo i romani: - si convincevano che gli Dei del nemico lo avrebbero abbandonato - si illudevano che i loro Dei e le loro divinità li appoggino e li aiutino, e in realtà sono già passati dalla nostra parte. C’era una cerimonia solenne – in modo da esser vista dal nemico, prima della battaglia, allo scopo che al nemico venisse il dubbio di essere stato abbandonato dai propri dei, e in questo modo combattere senza troppa ragione di vincere.  La distruzione è un dato della realtà Tutto questo per dire che cosa? Tutto questo per dire che il pensiero di Eraclito ha ben presente il problema della distruttività, che non è soltanto umana – ma è un dato dell’intera realtà. Cioè: l’intera realtà è formata da “onta” (da “esseri”), che nascono e muoiono.  Scopo della morte: rinnovare la vita Già in natura noi possiamo tranquillamente osservare questo gioco della vita e della morte, dove la morte serve a sostentare e a rinnovare la vita.  Legge della natura! Questo diventa chiaramente una legge della natura – che, per un vecchio come Eraclito, è una legge in sé sacrale, divina e necessaria – di cui la violenza umana è la continuazione, purché venga fatta, interpretata e compiuta come una sorta di rito cosmico e religioso.  Eraclito condanna la “violenza gratuita” Eraclito:  è molto fermo nel condannare la violenza gratuita, che non risponde al “logos” dell’intero universo  mentre, invece, accetta la violenza quando viene ritualizzata e ricondotta a quelle che per lui sono le mediazioni dell’intero universo e della stessa collettività umana, per la corrispondenza continua che lui stabilisce tra le leggi del macrocosmo e le leggi che devono vigere e valere, invece, nel microcosmo della comunità umana. Se questa corrispondenza si mantiene – la guerra dimostra la sua necessità. STORIA DEL PENSIERO FILOSOFICO 40005 Martedì 21 Marzo 2017 11  L’armonia dei contrari Perché è la “physis” stessa a vivere grazie a questa continua guerra, che si combatte al suo interno – ma che introduce la vera armonia del “logos”, che è quella che Eraclito chiama “armonia dei contrari”. Questi contrari si oppongono, si combattono – ma allo stesso tempo si completano a vicenda, assicurando il mantenimento dello sviluppo dell’intera realtà, assicurando la vita (intesa come vita non semplicemente biologica).  La violenza: sacrificio religioso Quindi possiamo dire che – come già si intuiva in Anassimandro – la violenza, il destino di morte a cui va incontro ogni essere, viene interpretato in analogia con il sacrificio religioso. Il sacrificio religioso diventa, dunque, la ricaduta umana rituale di una legge universale. E questo avvicendamento continuo di vita e di morte viene visto come assolutamente necessario. Allo stesso tempo, Eraclito:  condanna fermamente ogni forma di violenza dominata dall’ignoranza, dall’insipienza, dalla stupidità  quindi condanna i sacrifici cruenti – quelli più violenti, in particolare i sacrifici umani. Secondo Eraclito, i sacrifici umani nascono da una mancanza di comprensione delle leggi universali del cosmo.  Polemos: padre e re di tutte le cose Anche se quando una morte rituale di esseri umani risponde alle regole universali (come nel caso della guerra), Eraclito ammette e dichiara che: “polemos” (inteso come principio per cui tutte le cose che si scontrato vicendevolmente e si alternano costantemente)  è addirittura padre e re di tutte le cose  cioè è colui che fa nascere tutte le cose e le governa. STORIA DEL PENSIERO FILOSOFICO 40005 Martedì 21 Marzo 2017 12  Rielaborazione sapienziale del sacrificio Quindi si ha questa rielaborazione sapienziale del sacrificio (come già si capiva in Anassimandro, ma con Eraclito la ricostruzione del pensiero è più coerente ed efficace).  Frammento di Eraclito: contrapposizione di chi muore in battaglia e degli insipienti Nel frammento n° 31, Eraclito contrappone la vita di coloro che: - vogliono a lungo vivere (e che sono degli insipienti, che non capiscono la legge di tutte le cose) - accettano la morte in battaglia. Testo: “ […] una volta nati, desiderano a lungo vivere e subire destini di morte, ovvero riposare in pace, e figli lasciano affinchè i destini di morte rinascano […] “ Quindi, allora: - chi vuole consegnare la morte a tutti i costi si preoccupa (in modo contraddittorio) di lasciare dei figli che – a loro volta – dovranno morire, e quindi non fanno altro che ripetere (involontariamente e inconsapevolmente) questa legge che alterna costantemente la vita e la morte. - Quindi: io lascio dei figli, pensando che la mia vita in questo modo continui, però: io devo morire, e a mia volta lascio al mondo degli esseri che dovranno morire. - Tutto ciò viene subìto e non viene interpretato correttamente alla luce del logos. Poi, per contrapposizione, Eraclito dice: “ […] sorti mortali più belle, più bei destini riscuotono […] “ STORIA DEL PENSIERO FILOSOFICO 40005 Martedì 21 Marzo 2017 15  Somiglianza al latino ancora: “spiritus” Che era molto vicino ad un altro termine latino: “spiritus”, che ha lo stesso significato di “respiro”. Quindi: l’anima è il respiro dell’uomo Analogia corporea e biologica Un’ovvia analogia biologica, corporea: da quando i fenomeni della morte sono stati osservati da qualcuno, si è osservato che – chi muore – cessa di respirare. Quindi l’esperienza ovvia, empirica è che: se non respiriamo per un po’ di tempo siamo condannati a morire. Quindi, questo respiro (che ovviamente veniva interpretato in un modo diverso dal nostro): non è una semplice attività fisiologica  ma è il modo principale con cui noi entriamo in contatto con l’universo Perché:  nel respiro facciamo entrare l’aria che, precedentemente, era fuori di noi  e poi, a nostra volta, emettiamo al di fuori del nostro corpo l’aria che abbiamo incamerato, che abbiamo fatto entrare nei nostri polmoni. Per cui: il respiro è la comunicazione fondamentale dell’uomo con il cosmo, in sintesi STORIA DEL PENSIERO FILOSOFICO 40005 Martedì 21 Marzo 2017 16  TECNICHE DEL RESPIRO: LO YOGA Per questo motivo, anche nelle civiltà dell’Estremo Oriente (come India, Cina) c’è una serie di tecniche, rigorosamente religiose. La più famosa tra queste tecniche è lo yoga indiano. Che si basano, principalmente, sulla regolazione del respiro: o prendere consapevolezza del respiro (perché la consapevolezza del nostro rapporto con il resto dell’universo) o utilizzarlo per imparare una serie di esercizi, di prestazioni del nostro corpo per rafforzare la partecipazione dell’uomo al cosmo, alla vita divina dell’universo. Quindi la respirazione ha questo ruolo, questo significato.  L’anima: mezzo di intermediazione L’anima deriva da questa concezione antica del respiro, inteso: come mezzo di comunicazione  quindi come mezzo di intermediazione  Caratteri immateriali o materiali? Si può cogliere il carattere di intermediazione del respiro anche da questo particolare: il respiro che, appunto, consiste in un movimento dell’aria – che entra nel nostro corpo e ne fuoriesce – presenta in sé dei caratteri: - da una parte, sono immateriali (perché l’aria è un elemento più sottile) - dall’altra sono materiali (perché l’aria è comunque uno dei quattro elementi, nel caso della cosmologia greca e non solo).  Quindi è proprio una manifestazione intermedia  tra materiale e immateriale  tra una dimensione più fisica e una dimensione che poi verrà chiamata, dopo di Eraclito (con Platone), “spirituale”, nel senso di “immateriale”. STORIA DEL PENSIERO FILOSOFICO 40005 Martedì 21 Marzo 2017 17 Quindi una dimensione non materiale, non dipendente dalla materia – che, però, non potrebbe esistere se non ci fosse la dimensione materiale e se non ci fosse, appunto, questa dimensione intermedia (assicurata da tutti questi fenomeni che hanno caratteri di entrambe le dimensioni).  Il principio divino supremo, secondo Eraclito Nel pensiero di Eraclito non c’è ancora l’idea di una realtà immateriale, cioè completamente priva di materia. C’è l’idea di un principio divino supremo:  che ha una materialità tutta sua, estremamente sottile ed indistruttibile  al quale si può arrivare attraverso questi mezzi intermediali (nel senso letterale del termine: “che stanno in mezzo”. Diventano “intermezzi” nel senso di “strumenti”). Quindi: l’anima è praticamente proprio questa sede, questa forza, questo principio materiale e nello stesso tempo immateriale, che ci congiunge con il resto dell’universo Per Eraclito: è l’anima che può consentire la nostra immortalità: è la parte immortale in noi (con determinate condizioni) STORIA DEL PENSIERO FILOSOFICO 40005 Martedì 21 Marzo 2017 20 Ma, tra i principi più riconoscibili nell’esperienza che Eraclito poteva scegliere…  lui sceglie l’elemento assolutamente  più mobile  più evocativo  più suggestivo per il modo in cui si manifesta  più chiaramente dotato di questo duplice carattere distruttivo e distruttivo.  lui sceglie, come principio  il fuoco.  Il fuoco di Eraclito Il fuoco per lui è:  l’ “archè” di tutte le cose. Il fuoco:  ha l’attributo immediato dello splendore  è, di per sé, un elemento distruttivo  nello stesso tempo però è indispensabile alla vita  ed è l’elemento che domina nella composizione degli astri, dei corpi celesti.  è quindi un principio cosmico. Nello stesso tempo, il fuoco:  non ha una consistenza materica. Noi oggi sappiamo che il fuoco, propriamente parlando, non è affatto né un elemento né un composto, ma è un processo chimico (che noi oggi chiamiamo “processo della combustione”). Perciò può bruciare qualunque cosa, purché ci siano le condizioni fisiche e chimiche affinché la combustione si verifichi. STORIA DEL PENSIERO FILOSOFICO 40005 Martedì 21 Marzo 2017 21  Il processo all’interno del fuoco Eraclito ovviamente non sa nulla di tutto questo, però intuisce nel fuoco la presenza di un processo. Cioè non è un elemento come l’acqua o come la terra – che sta lì, che ha determinate caratteristiche e non altre. Il fuoco:  è invece un fattore estremamente dinamico, plastico  distrugge e rigenera continuamente  predomina nella luce degli astri, che per Eraclito sono delle divinità (seppur di rango inferiore). Quindi il fuoco si presta molto bene:  sia ad una spiegazione fisica della realtà  sia ad una spiegazione teologica. L’anima, per Eraclito, è fatta di fuoco Di per sé è un’affermazione ovvia, nel senso che per Eraclito:  tutte le cose nascono dal fuoco  e tutte le cose sono destinate a ritornare nel fuoco – alla fine del grande anno cosmico. STORIA DEL PENSIERO FILOSOFICO 40005 Martedì 21 Marzo 2017 22  L’incendio universale Per cui, al termine di questo anno, ci sarà quella che lui chiama: “ecpyrosis”  “incendio universale”  tradotto solitamente con “deflagrazione” Quindi, l’ “epcyrosis” è l’incendio finale: quando tutte le cose, alla fine del ciclo cosmico, dovranno tornare nel ciclo cosmico Quindi, secondo Eraclito: l’anima è fatta di fuoco  ma l’anima individuale è immortale solo se sviluppa la componente dentro di sé.
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