Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Leone de' Sommi e Bernardo Buontalenti: Il Teatro Professionista del Cinquecento - Prof. P, Sintesi del corso di Storia del Teatro e dello Spettacolo

La figura di leone de' sommi, organizzatore teatrale del secondo cinquecento, e bernardo buontalenti, pioniere dei grandiosi intermezzi fiorentini. Il testo illustra come la commedia dell'arte si affermasse come nuova professione teatrale, con la necessità di pagare per assistere alle rappresentazioni e la presenza di maschere fisse come graziano, arlecchino e brighella. Il documento inoltre introduce la figura della donna attore e la critica della chiesa verso il teatro.

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019

Caricato il 20/10/2021

valeria-pellegrini-2
valeria-pellegrini-2 🇮🇹

4.7

(96)

36 documenti

1 / 4

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Leone de' Sommi e Bernardo Buontalenti: Il Teatro Professionista del Cinquecento - Prof. P e più Sintesi del corso in PDF di Storia del Teatro e dello Spettacolo solo su Docsity! Storia del teatro e dello spettacolo Capitolo 5 Il secondo Cinquecento e la Commedia dell’Arte Alla fine degli anni 20 del Cinquecento è già stato prodotto, messo in scena, pubblicato, assimilato quasi tutto il meglio del Rinascimento. Leone de’ Sommi + nel quadro un p’ grigio del secondo Cinquecento è importante ricordare la figura dell'ebreo mantovano Leone de’ Sommi. Autore del trattato Quattro trattati in materia di rappresentazioni sceniche, ascrivibile alla fine degli anni 60 o inizio degli anni 70. De’ Sommi è un organizzatore teatrale e vero e proprio direttore di spettacoli. L'originalità del suo trattato consiste nell'attenzione alla dimensione dello spettacolo e il punto di vista privilegiato è quello dello spettatore e non quello del lettore. Egli dichiara con forza che ci può essere un testo bello su carta che non risulta però tale sul palcoscenico o viceversa e fa richiesta agli attori di essere ubbidienti all'autore dello spettacolo e di accettare lunghe prove. Siamo sulla strada del professionismo teatrale che è la realtà nuova, imposta proprio nel Cinquecento dai comici dell'Arte in opposizione alla dilettantistica di Corte del primo Cinquecento. De’ Sommi dirigeva a Mantova la compagnia ebraica che serviva con i suoi spettacoli la Corte dei Gonzaga. Nel suo trattato descrive nel primo libro la poetica comica e tragica; ne/ secondo la suddivisione in atti degli spettacoli; ne/ terzo i precetti della recitazione e i modi di vestire e, infine, nel quarto discute delle condizioni degli apparati, le scene e la diversità degli intermezzi. Per de' Sommi l'arte teatrale è autonoma e prevale sulla drammaturgia letteraria ed è infatti più importante avere buoni attori che una bella commedia. Per gli attori è importante piegarsi a un principio di illusione perché bisogna ingannare lo spettatore e fargli sembrare vera la rappresentazione. L'attore deve avere una buona pronuncia, una buona voce e un'appropriata presenza e si deve ingegnare nel cambiare, secondo la varietà delle occasioni offrendo sempre un'impressione di spontaneità. | costumi devono essere colorati, vari e anche esotici perché allo spettatore piace molto vedere in scena abiti barbari. Per quel che riguarda l'impianto scenico in de' Sommi è presente l'ambizione di un teatro che, anche se costruito di legname e stucco, restituisca un'idea di solidità. Nei suoi Dialoghi ci racconta tutta la meraviglia e l'ammirazione con cui, nel Rinascimento, furono salutate le prime scene prospettiche di città. E vero però che la scenografia del tempo, per quanto ammirevole, vincolava gli attori, perché arretrando troppo era facile far saltare l'illusione delle proporzioni prospettiche. In questi anni Vasari sperimenta una scena che consenta all'attore di spingersi oltre la terza casa, ma presto si imposero le esigenze di una scena che fosse mutevole. Sono soprattutto gli intermezzi a portare l'esigenza di una scenografia che si trasformi davanti agli occhi del pubblico e de' Sommi, pur riconoscendo che queste commedie abbiano bisogno degli intermezzi per dar refrigerio alle menti degli spettatori, è consapevole del pericolo degli intermezzi spettacolari, costruiti cioè in base a trovate scenografiche e ingegni, perché possono distrarre troppo lo spettatore dalla rappresentazione e fargliela apparire meno bella. 1 Bernardo Buontalenti > Nella seconda metà del Cinquecento si impongono i portentosi intermezzi fiorentini di Bernardo Buontalenti che aprono la strada al grande spettacolo barocco. Un manuale della prima metà del diciassettesimo secolo, il Corago, riconosce al Buontalenti l’arte di mutare la scena con macchine che muoveva con facilità e che riuscivano a ingannare l'occhio dello spettatore. Abbiamo un esempio in un'incisione che rappresenta una scena de La pellegrina (di Giorgio Bargagli). Nell'intermezzo infernale appare una landa rocciosa con fiamme autentiche e fumanti, da un'apertura del suolo era visibili gli inferi con anime torturate, serpenti, apparizioni di Caronte e Lucifero e tra gli effetti più spettacolari c'erano il volo e le figure in cielo. La Commedia dell'Arte > appartiene al 25 febbraio del 1545 un documento che contrassegna la nascita della Commedia dell'Arte. Otto uomini si presentano davanti a un notaio di Padova per stipulare un contratto, hanno deciso di costituire una sorta di società, per recitare di luogo in luogo e con lo scopo di guadagnare denaro. La società durerà un anno e i soci compreranno un cavallo per trasportare costumi e attrezzi di scena, dividendo poi i guadagni in parte uguali. Con questo spirito pratico viene inventata una nuova professione e lo stesso termine Commedia dell'Arte rinvia alle Arti e Corporazioni del Medioevo, dunque arte come artigiano, mestiere. Accanto a queste prime caratteristiche, ovvero la necessità di far pagare un biglietto ed essere itineranti, i comici dell'arte mettono a fuoco altri punti importanti. Prima di tutto i ruoli fissi, in cui ogni attore si specializza, con il vantaggio di una resa artistica più sicura. Ogni attore ha un solo bagaglio di monologhi, spezzoni di dialoghi che impara a memoria. Poi ci sono i “canovacci” che in qualche modo sostituiscono il testo e su questi gli attori improvvisano le battute. Il termine canovaccio indica uno strofinaccio da cucina a trama molto rada e in senso teatrale indica un riassunto dell'intreccio della commedia, appunto a grandi linee. Anche nel primo Cinquecento non c'era un testo unitario, ogni attore aveva solo la sua battuta il testo era diviso tra gli attori e si ricomponeva soltanto nello spettacolo. Di grande efficacia è la novità delle maschere di cui quattro sono fisse: 1. Pantalone, mercante veneziano, anziano e ridicolo per le sue velleità sessuali; 2. Graziano, dottore bolognese che parla a mezzo latino e mezzo dialetto bolognese; 3 — 4. i due servi: Arlecchino, servo sciocco, di Bergamo bassa e Brighella, servo astuto di Bergamo alta. Le maschere sono tratte dal folclore, dalle pratiche carnevalesche ma in qualche modo le vediamo già implicite negli intrecci della commedia del primo Cinquecento, che ruotano sempre intorno a una serie di tipi (il vecchio mercante, il servo sciocco ecc.) Nel 1699, Andrea Perrucci presenta un saggio nel quale descriveva le principali famiglie delle maschere che si erano fissate nella routine della Commedia dell'Arte: Gli innamorati è che devono scegliersi giovani poiché la vecchiaia disdice ad Amore; Vecchi è sono per lo più ridicole, sia perché si innamorano, sia perché sono avari, sospettosi o viziosi (tra loro sono famosi Pantalone e Graziano). La rivalità erotica dei vecchi nei confronti dei giovani era tema ricorrente nei canovacci. 2
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved