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Storia del videoclip, Appunti di Storia Dell'architettura Contemporanea

storia e teoria del videoclip

Tipologia: Appunti

2015/2016
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Caricato il 08/06/2016

Andrea.Alfano
Andrea.Alfano 🇮🇹

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Scarica Storia del videoclip e più Appunti in PDF di Storia Dell'architettura Contemporanea solo su Docsity! VIDEOCLIP INTRODUZIONE PRIMA DI ELVIS IL NULLA John Lennon, diceva che prima di Elvis c’era il nulla. Infatti nella prima registrazione di Blue Moon of Kentucky che Elvis fece ai Sun Studios di Memphis, si sente Sam Phillips piangere di gioia nel momento in cui si accorge che era stato creato un nuovo sound il Pop. Non si trattava solo di un ibrido che fondeva la musica dei bianchi a quella dei neri. C’era qualcosa d’altro che rendeva quel ragazzino decisamente magico. Con Elvis Presley l’immagine rock diventa opera d’arte. La sua presenza scenica, cristallizzò l’interazione tra suoni e immagini nella musica pop: oggi si più che mai musica da vedere, oltre che da ascoltare. Con Elvis nasce il rock video. Le sue performance in televisione avevano la stessa funzione di un promo-clip di oggi, poiché davano la possibilità a milioni di persone in contemporanea di conoscerne sound, look e carattere. Quando i giornali o le locandine pubblicizzavano le live performance di Elvis, invitavano la gente a vedere e ad ascoltare Elvis che canta. Con lui la musica pop diventa musica da vedere nelle copertine, nelle foto e nei concerti. Quella musica black che tanto amavano i giovani ma su cui le major, per un certo impulso razzista, non volevano investire, ora trovava la faccia giusta per essere interpretata. Infatti, Elvis aveva una voce black ma era un bianco. Elvis costruì la propria carriera sulla presenza intermediale, con la combinazione di musica, tv e cinema. Anche Madonna negli anni Ottanta costruì il suo successo grazie al suo essere personaggio intermediale. Il videoclip altro non è se non uno degli ultimi esiti di un processo di interazione tra suoni e immagini che ha le sue origini molto indietro nel tempo, e i cui albori rintracciati nella storia del cinema. Ricostruire la storia del videoclip significa ripercorrere l’evoluzione della musica popolare sullo schermo. Si tratta di una storia lunga ottant’anni dal 1927, data del primo film sonoro, The jazz Singer, al 2007, era di YouTube, e della nuova fruizione della musica. La contemporanea rappresentazione visiva della musica pop, attraverso Mtv e i canali musicali tematici, altro non è che la continuazione dell’unione tra suoni e immagini. Ed Elvis è il tramite tra passato e presente, tra classico e contemporaneo, tra audio e audio-video. Il passaggio tra cinema e videoclip avviene nel passaggio di testimone tra Ginger e Fred con Elvis, che canta Hound Dog, battendo ogni share. Dopo Elvis vi saranno i Beatles, pionieri della nuova frontiera del video, con i rock musical e i primi veri videoclip. Dopo i Beatles vi saranno Michael Jackson, star assoluta di Mtv, e Madonna, che diventa icona indiscussa del fenomeno del videoclip. Infine dopo Madonna vi è la gente comune, la generazione di internet, il popolo di YouTube, che produce e distribuisce i videoclip nella nuova era del socialismo musicale. I SUONI E IMMAGINI: UN MATRIMONIO LUNGO UNA VITA Il matrimonio tra suoni e immagini è il più duraturo della storia, è infatti, una coppia per sua natura inscindibile. Nel 1876 Edison inventò il fonografo, una macchina straordinaria in grado di registrare e riprodurre qualsiasi suono esistente. Nel 1887 ebbe l’idea che sarebbe stato possibile creare uno strumento che avrebbe fatto per l’occhio quello che il fonografo fa per l’orecchio, e che, attraverso la combinazione dei due, sia il movimento che il suono potessero essere registrati e riprodotti simultaneamente. Nell’aprile del 1894 a Broadway, New York, il pubblico fece la fila per vedere di persona il cinetoscopio di Edison. Questo apparecchio era una cabina di legno, che in alto aveva uno spioncino per gli occhi. I singoli spettatori, inserendo 25 centesimi in una fessura laterale, potevano vedere una proiezione di filmati da circa cinquanta secondi l’uno, i cui temi variano dalle scene di una lotta tra galli alle immagini di un fabbro, sino alle rocambolesche performance del contorsionista Bertholdi. Nel 1895 Edison inventò il cinetofono, una macchina che univa al cinetoscopio il fonografo. Il pubblico poteva guardare i mini-film e munito di cuffie incorporate all’apparecchio, potevano ascoltare le hit dell’epoca. Questi primi tentativi di gioco con le immagini in movimento furono concepiti per la fruizione individuale e non per la proiezione al pubblico, per questo non si può ancora parlare di cinema, che nasce ufficialmente con i fratelli Lumière. Anche gli esperimenti di Edison successivi alla nascita del cinematografo, nel 1911 presentò un fonografo collegato alla macchina da presa, non avevano portato i frutti sperati quanto a sincronizzazione fra suoni e immagini. Il suono veniva registrato separatamente su disco, mentre le immagini erano girate in pellicole. A scovare il modo di sincronizzare musica e immagini ci pensò l’americano Lee De Forest che, studiano le onde radio, nel 1907 inventò la registrazione del suono direttamente su pellicola, il phonofilm. Intorno al 1927 De Forest aveva girato più di mille corti musicali in cui era possibile vedere e ascoltare il cantante Eddie Cantor. De Forest spianò così la strada verso l’era del sonoro, mentre industria cinematografica e discografica, cominciarono a stringere fruttuose sinergie tra loro. La fruizione della musica popolare è sempre stata mediata dal grande schermo che ha avuto un ruolo fondamentale nel marketing del prodotto musicale. I videoclip sono opere audiovisive anomale, che non ripercorrono la tipica relazione sonoro/visivo che avviene nel cinema. Nelle colonne sonore dei film la musica originale è creata dopo le immagini, ed è funzionale alle stesse. Nel videoclip invece la musica viene prima, mentre le immagini le fanno da complemento. Anche il cinema ha però avuto le sue eccezioni, nel 1921 il regista tedesco Fischinger, iniziò a creare mini-film con funzioni di lancio di un brano musicale. Uno dei suoi primi clip promozionali è Composition in Blue, del 1934, in cui si vede una danza di figure geometriche astratte che si muovono a ritmo di musica. Il talento di Fischinger non passò inosservato nemmeno a Hollywood, che nel 1940 lo scritturò per collaborare a Fantasia di Walt Disney. Nella sequenza iniziale del film, Fischinger creò l’animazione partendo da una musica preesistente, la Toccata e fuga in re minore di Bach. Seguendo il suono di quella composizione classica, creò una meravigliosa danza di figure astratte, note musicali, oggetti che volano nello spazio, consacrandosi a maestro assoluto della sincronizzazione tra suoni e oggetti. MUTO UN CORNO Il cinema muto non era poi così muto come diceva di essere. Alla prima del film L’uscita dalle fabbriche Lumière dei fratelli Lumière nel 1985, non c’era poi tutto questo silenzio. Alla mutezza delle immagini era contrapposto il suono di uno strumento musicale e di una voce narrante. I Lumière, ingaggiarono un pianista e chiesero al padre di commentare le immagini off-screen. Nel 1890 Howe mise in piedi un business come intrattenitore itinerante dell’era del fonografo guadagnandosi da vivere attraverso i suoi concerti fonografici. Servendosi di suoni rudimentali, Howe riusciva a ravvivare le prime proiezioni di immagini sullo schermo. Piano piano cominciò anche a svilupparsi la prassi di inserire durante le proiezioni delle voci di attori che si mettevano dietro lo schermo a recitare dialoghi aggiunti ex novo durante la proiezione. Tra il 1880 e 1890 gli editori musicali, per promuovere nuove canzoni, iniziarono la pratica di farle cantare in pubblico da un performer nascosto dietro uno schermo sul quale venivano proiettate alcune diapositive fotografiche. L’industria discografica non tardò a realizzare che hit del tempo avrebbero avuto un impatto molto più forte se avessero usufruito di quei film musicali come lancio. Per promuovere un brano come Swanee River, i discografici di allora investirono in un mini-film, creato ad hoc per quella composizione, le cui immagini mostravano un gruppo di lavoranti in una piantagione di cotone. Siamo agli albori del marketing musicale e della musica da vedere, in un momento storico in cui si scoprì una regola base per qualsiasi promozione discografica: la musica da sola non vende se non la si traduce in immagini. L’importanza, del binomio musica/suono e immagini, era stato compreso anche dal pubblico dei primi del Novecento, per il quale assistere a uno spettacolo cinematografico significava anche ascoltare della musica, o comunque dei suoni, sia che fossero emessi da un’orchestra, da un attore, da un cantante, da un fonografo o da un addetto agli effetti speciali. Nel 1915 alla prima di Nascita di una nazione di Griffith, l’impatto ritmico del film era scandito dal suono dei settantasei elementi della Los Angeles Philharmonic Orchestra. Questo film segna uno spartiacque non indifferente nella fusione tra suoni e immagini. Per i musicisti si inaugurò la pratica di seguire una scaletta musicale preordinata, con una selezione di pezzi in sintonia con lo spartito del film. Con la diffusione delle grandi sale cinematografiche e lo stabilizzarsi delle orchestre durate le proiezioni, l’industria cinematografica iniziò a scritturare compositori ad hoc per le colonne sonore, primo fra tutti Steiner, che compose la musica per Via col vento, King Kong e Il grande sonno. AFFARI DI FAMIGLIA: QUATTRO FRATELLI PER IL CINEMA SONORO I primi ad investire sul cinema sonoro furono i fratelli Warner. All’inizio non fu facile superare le resistenze e gli ostacoli di un’industria che non sentiva nessun bisogno di liberarsi dal silenzio del cinema muto. Molti con il passaggio da cinema muto a sonoro non avrebbero continuato la loro attività. Gli attori del muto non avevano idea di cosa fosse la recitazione parlata, e insieme a loro i produttori cinematografici che proprio sulla popolarità di quelle star fondavano il successo dei propri film. Stesso discorso anche per i musicisti e i proprietari delle sale cinematografiche. I Warner nel 1923 decisero di espandere la loro presenza in altri settori, come la radio. Kfwb, la stazione radio collegata alla produzione cinematografica. La sensazione di aver imboccato la strada giusta portò i fratelli Warner a progettare quello che in futuro verrà denominato un “Blockbuster”, dando il via a un iter che poi diverrà prassi a Hollywood: scritturare i migliori attori, registi e musicisti che ci sono in circolazione per produrre uno show spettacolare che insieme racchiuda tutta la magia dell’intrattenimento. Nel 1926, i Warner presentarono a New York Don Giovanni, di fronte a un pubblico entusiasta, stupito di ascoltare un suono nitido e sincronizzato provenire non da un’orchestra lì in sala, ma direttamente dalle immagini in movimento proiettate sullo schermo. Al compositore Axt fu commissionata la colonna sonora, per suonarla fu scritturata la New York Philharmonic Orchestra. La prima del Don Giovanni iniziò con la proiezione di alcuni cortometraggi musicali che inaugurò l’era della musica da vedere. In quella serata, i Warner furono i cerimonieri di uno dei più importanti matrimoni della stoia, quello fra la musica e il cinema. Ora si trattava solo di capire chi aveva inglobato chi. Questo dubbio fu risolto con la decisione di convivere umilmente nella stessa casa. Dopo il successo del Don Giovanni., i Warner costruirono il loro L’ULTIMO TRENO PER MEMPHIS: ELVIS E IL ROCK’N ROLL La storia del videoclip, vista dalla prospettiva dell'evoluzione della musica popolare sullo schermo, diventa decisamente più accattivante nel momento in cui si fonde con le radici del rock'n roll. Quel nuovo ritmo, l'immagine e le danze di Elvis avrebbero rivoluzionato anche i meccanismi di fruizione della musica da vedere attraverso le copertine dei dischi, i poster e i pixel teletrasmessi. Quando il rock arriva in tv abbiamo i primi albori del videoclip inteso come opera-video che fa da lancio a un brano musicale, con Elvis che esegue le sue performance davanti a milioni di telespettatori sintonizzati in contemporanea. La rapidità con la quale Elvis divenne un'icona e un bene di consumo fruibile attraverso la sua sovraesposizione massmediatica segnò un immenso cambiamento di percorso culturale, sociologico e storico. Non sapremo mai chi ha davvero inventato il rock'n roll. Di sicuro possiamo dire che prima di Elvis c'erano già degli artisti neri che cantavano canzoni simili al rock, ma quella musica era confinata nei cataloghi della race music e i bianchi, almeno in pubblico, non osavano mostrare di apprezzare quel sound. È a partire da Elvis che i teenager americani bianchi iniziano ad abbracciare un genere e uno stile musicale che fino ad allora apparteneva ai neri. LA SUN RECORDES E LA NASCITA DEL NUOVO SOUND Il rock'n roll nasce in una piccola sala di incisione di Memphis. Sun Studios, così si chiamava quel luogo passato alla storia per essere stato lo studio in cui un timido Elvis lasciò per la pima volta la sua voce acerba, cantando My Happiness degli Ink Spots. Dietro ai Sun Studios c'era Sam Phillips, fondatore della Sun Records, un produttore senza il quale molti rocker non sarebbero nemmeno comparsi all'orizzonte e che non per altro è considerato il vero padre del rock'n roll. Oltre a Elvis, Phillips scoprì e fece incidere per la prima volta alcuni tra i più eccezionali performer blues e rock della storia. Sam Phillips, senza dubbio tra i più grandi cercatori di talenti della storia della musica popolare, aveva una qualità che ben pochi possiedono: annusare al volo il talento di un artista. Dentro lo studio, all'inizio c'erano solo un microfono e un semplice registratore mixer portatile, marca Presto, con cinque tracce audio, che Sam si portava anche in giro per incidere qualsiasi evento musicale, bello o brutto che fosse. Nella visione di Sam Phillips, Elvis era l'incarnazione di quel cross over culturale che tanto andava cercando, colui che avrebbe finalmente permesso alla musica black di penetrare il mercato pop. Elvis, con la musica nera si era formato. Da bambino, in chiesa si fermava ammirato ad ascoltare i cori gospel, a cercare di imitare il reverendo che correva come un pazzo su e giù per l'altare. Ascoltava blues, gospel, spiritual, forgiando a pieno il suo background vocale e ritmico. Dewey Phillips, giocò un ruolo fondamentale nella carriera di The King. Sul suo programma radiofonico Dewey per la prima volta nella storia mandò in onda in heavy rotation il primo singolo di Elvis, That's All Right Mama, nel luglio del 1954. Il programma radiofonico di Dewey divenne un'istituzione a Memphis, e Dewey un pioniere musicale anche grazie a quella sua programmazione trasversale, che univa blues, hillbilly e pop, ponendo così le basi del1a futura rivoluzione rock. Quando un Elvis diciottenne si presentò ai Sun Studios di Memphis aveva ben poca esperienza artistica alle spalle, qualche premio vinto nei concerti liceali, ma un'intelligenza musicale vivace, che si era forgiata soprattutto attraverso i gospel di The Statesmen e The Blackwood Brothers, cantati in chiesa insieme ai religiosissimi genitori, e attraverso la musica nera che girava per radio. Nell'estate del 1953, Elvis mise per la prima volta piede ai Sun Studios, chitarra in mano, per fare un regato alla madre, Gladys, spendendo 3,98 dollari più le tasse per incidere My Happiness degli Ink Spots. Alla fine del pezzo Sam Phillips, dalla sua cabina di registrazione, disse a quel ragazzino insicuro ma determinato: "Ti chiameremo un giorno, sei un cantante interessante". Passò quasi un anno prima che Sam si ricordò di chiamare Elvis. Lui intanto sognava la musica mentre continuava a fare il suo lavoro di camionista. Nel giugno del 1954, quando Sam Phillips pensò di affiancare a quel cantante bianco con la voce nera il chitarrista Moore e il bassista Black. Elvis, Scotty e Bill si rintanarono al numero 706 di Union Avenue a Memphis, negli studi della Sun Records, per provare a vedere che sound sarebbe venuto fuori da quella composizione chimica messa in piedi da Sam Phillips. La chiave di Volta emerse durante una pausa della session, in cui il trio se ne uscì con That's All Right Mama, la prima hit di Elvis. That's All Right Mama, una hit di Arthur "Big Boy" Crudup, era un classico blues di quelli lenti e ipnotici che nella versione di Elvis fu completamente stravolto dal ritmo serrato, dal cantato spontaneo e dal gioco sostenuto dagli strumenti, due chitarre e un basso. Non era blues, non era country, non suonava né come musica bianca né come musica nera. C'era qualcosa di nuovo all'orizzonte che avrebbe rivoluzionato la musica delle generazioni future. Quella rivoluzione capitanata da Elvis. Sam Phillips passò una copia di That's All Right Mama all'amico Dewey Phillips che subito la mandò in onda in heavy rotation su Red Hot and Blue. That's All Right Mama fu un successo si dà subito. Il successo di questa canzone nel Sud degli Stati Uniti e la messa in onda radiofonica, convinsero gli agenti delle grandi sale concerto a prenotare Elvis per i live. Elvis iniziò così il suo tour. Quando Elvis saliva sul palco, le orde di ragazzini distratti che stavano fuori dal club a bighellonare correvano dentro per vedere e ascoltare Elvis che cantava come recitavano le locandine dei tempi. È proprio Elvis a traghettarci nel regno della musica da vedere. I giovani americani, ingabbiati negli schermi rigidi e morigerati impartiti dagli insegnanti del liceo e dai genitori a casa, videro nel look e negli eccessi delle performance di Elvis la chiave di volta verso la liberazione. Elvis, nel bene o nel male, era un tipo speciale, con i suoi capelli impregnati di brillantina portati in stile hillbilly, le sue lunghe basette, i suoi abiti doppiopetto indossati con assoluta nonchalance, le sue camice colorate, le sue sorprendenti cravatte. Se i teenager impazzirono all'istante, gli addetti ai lavori, sin dalle sue prime performance, capirono di trovarsi di fronte, a un nuovo talento che, anche se non aveva la professionalità dei big del tempo presto avrebbe cambiato ii corso della musica. Il look di Elvis catturò pure l'attenzione della stampa, che parlando del giovane non mancava mai di ricordare gli aspetti più vistosi del suo modo di apparire, la sua gestualità frenetica e sensuale. Nell'era della musica da vedere, fu sempre 1'aspetto fisico e performativo di Elvis, più che il suo sound, a fare colpo sull'opinione pubblica, scandalizzata da quel bianco che scimmiottava le mosse sinuose e sensuali degli artisti dei ghetti neri. A questo punto entra in scena il colonnello Tom Parker, l'artefice del successo planetario di Elvis, l'uomo che lo ha reso un'icona, creando, impacchettando, e distribuendo quel talentuoso ragazzino di Tupelo né più né meno che come, una merce da supermercato. Fu Bob Neal, ansioso di dare una maggiore esposizione a E1vis e farlo uscire dalla ristretta cerchia delle scuole e dei club del Sud, a mettersi in contatto con il colonnello Parker. Parker aveva un piano preciso in mente. Prima cosa, diventare manager di Elvis. Secondo sganciarlo dalla Sun Records, visto che a suo dire Sam Phillips non aveva abbastanza capacità finanziaria per promuoverlo. L'obiettivo del colonnello andò a segno. Il 15 novembre del 1955 Parker divenne il manager in esclusiva di Elvis, mentre la Sun Records vendette il contratto di Elvis alla Rca Victor per 35.000 dollari, con in più 5000 dollari di royalties spettanti a Elvis. Non furono le canzoni da sole a rendere Elvis l'icona del rock che poi divenne. Fu la sua presenza internazionale a farne una star planetaria. E il vero lancio arrivò grazie a un elettrodomestico the ormai aveva conquistato le case di milioni di americani. L 'era di Elvis è in pieno l'era della tv. ELVIS IN TV: ICONOGRAFIA DI UN MITO Il colonnello Tom Parker, si sa, era uno che di fiuto per gli affari ne aveva assai, e spinse affinché la faccia di quel tesoro che aveva tra le mani apparisse il più possibile in tv. Decise di trasformare quella star regionale nel primo fenomeno multimediale della musica, e di farne un eroe attraverso la sovraesposizione massmediatica. La prima apparizione televisiva del rocker avvenne il 28 gennaio del 1956 allo Stage Show sulla Cbs. Il produttore della trasmissione, Jackie Gleason, scelse di avere Elvis allo show unicamente per il suo look, perché, come disse ai tempi, quel ragazzino sembra un Marlon Brando alla chitarra. Anche se Presley era un neofita della tv, di certo non gli mancavano presenza scenica e capacità di affrontate il vasto pubblico. Durante gli anni alla Sun Records si era fatto le ossa girando tutto il Sud, costruendo e mettendo a punto il suo repertorio performativo. L'Elvis dell'era pretelevisiva era solo una star regionale con alcune hit nella country chart e tale sarebbe rimasto se non fosse penetrato nelle case di milioni di americani bucando gli schermi tv. Lo stesso meccanismo con cui la tv nel giro di poco trasforma emeriti sconosciuti in star interplanetarie si ripeterà negli anni Ottanta proprio con i videoclip. Elvis, ancora alle prime armi con il video, sembra lievemente impacciato, o perlomeno poco sicuro di sé. Ma appena Moore attacca l'assolo di chitarra, eccolo riappropriarsi di quei suoi movimenti inconfondibili, mentre cammina all'indietro, come in una di break-dance, verso la band. L'apparizione in tv funzionò alla grande, i teenager impazzirono. Lo show servi poi da lancio per le vendite discografiche, anche grazie alla perspicacia di Parker nel sincronizzare apparizioni televisive e uscite dei singoli. Dobbiamo aspettare ancora qualche tempo, questione di mesi, perché avvenga la consacrazione definitiva di Elvis sul piccolo schermo. Il cachet di Elvis per il Milton Berle Show venne quadruplicato, 5000 dollari a serata. Milton Berle, comico e attore fu il primo grande intellettuale della tv americana. Da buon attore di vaudeville, Berle sapeva che per fare un buon show ci vuole il pubblico giusto. Dopo qualche messa a punto decisa insieme al colonnello, Berle diede a Elvis un'appartenenza più conforme all'audience dell'epoca, la famiglia americana campione, tutta shopping, casa e chiesa. Così, da quel bulletto del Sud che era Elvis in video diventò non un bravo ragazzo, ma quasi. Vestito in bianco e nero, Elvis se ne esce da dietro la tenda degli studi, che, guarda caso era stata disegnata come una bandiera americana. Il 5 giugno del 1956 E1vis andò in onda per la seconda volta sul Milton Berle Show e insieme al colonnello si studiò qualcosa di un tantino più azzardato. A metà performance, con gesto sicuro e deciso, stoppa la band, afferra con grinta il microfono e parte con un ritornello. Poi, in un crescendo azzeccato, inizia una danza caraibica piegando la schiena all'indietro, come per passare sotto a una corda, infine torna al centro della scena, riafferra il microfono, e, inarrestabile, riprende a cantare. Non mancarono le critiche acerrime di rappresentanti della chiesa ed estremisti della Bible Belt. Ma le critiche, Madonna docet, non Fanno altro che creare sensazionalismo. Bene o male, 1'importante è che parlino. La prima consacrazione di Elvis a eroe nazional-popolare avviene allo Steve Allen Show, in onda in prime time domenica sera alle otto sulla Nbc. Il primo luglio del 1956 Elvis segna una pietra miliare nella storia della tv, cantando una serenata a un cane bassethound ben agghindato, con indosso cappello e farfallino, seduto su di un piedistallo. Questa performance, per cui Presley incassò 5000 dollari, è considerata tra i primi tentativi di video concettuale, nei quali performer e regista giocano con il testo della canzone, svincolandosi da semplici aspetti narrativi, per proiettare lo spettatore in nuovi ambiti decisamente più surreali. Il pezzo, chiaramente, era Hound Dog, uno dei singoli in uscita. Il nuovo Elvis, quello formato famiglia, be confezionato nel package televisivo, entra in scena e si piazza al centro del palco, con l'aria fintamente impacciata. Ma stavolta niente è lasciato al caso era invece accaduto niella sua prima apparizione tv. Inizia la performance che fa conquistare allo show di Steve Allen il 20 per cento di share, battendo per la prima volta la concorrenza di Ed Sullivan sulla rete antagonista Cbs. L'eclatante sconfitta indusse Sullivan a fare dietrofront su Elvis. Sullivan ingaggiò Elvis per tre serate. Nel suo show, per un cachet di 50. 000 dollari, una follia per quei tempi, ma valeva la pena rischiare. La terza apparizione di Elvis all'Ed Sullivan Show, il 6 gennaio del 1957, fu seguita in contemporanea da 60 milioni di americani, record assoluto per i tempi, poi battuto dai Beatles, sempre all'Ed Sullivan Show, nel 1964. Per Sullivan Elvis doveva apparire in tv come un bravo ragazzo, capace di infondere sicurezza agli occhi dei genitori da una parte, e generare batticuori negli animi delle ragazzine dall'altra. Il bulletto di Memphis veniva inquadrato in tutti i sensi, non solo nello schermo, ma anche negli standard dell'America puritana e conformista del dopoguerra. ELVIS GOES HOLLYWOOD Lentamente network televisivi e cinema hollywoodiano cominciarono a stringere sinergie attorno al fenomeno Presley, creando un prodotto massificato di intrattenimento popolare che vedremo essere poi urla costate nella contemporanea fruizione della musica pop. Il 20 marzo del 1958 Elvis, al culmine del suo successo, parte per il servizio militare. E non è solo, a pedinarlo passo per passo c'è un seguito di fotografi e cameramen, in un primo assaggio di reality-rock-show in cui l'occhio onnipresente delle telecamere riprende, come in un rito, anche l'operazione del taglio dei capelli del divo. Hollywood scritturò Elvis per quattro film prima della sua partenza per il servizio militare: Love Me Tender (1956), Loving You (1956), Jailhouse Rock (1957) e King Creole (1958). I film, cuciti addosso alla star Presley, non fecero altro che consacrarlo a star internazionale. Le sue performance su pellicola in cui The King canta le sue canzoni sul palco, davanti a un pubblico plaudente chitarra a tracolla e microfono in pugno, se sganciate dal contesto filmico, possono essere anch'esse annoverate tra gli antesignani del videoclip rock. I tempi erano cambiati. Ormai il ragazzaccio de rock'n roll, per esigenze di copione e spinto dal suo manager, aveva adottato un look più posato. Al ritorno dal servizio militare, Elvis rimase a lungo incastrato nella macchina hollywoodiana, girando circa una trentina di film, emblematici di quella piega nazional-popolare che stava prendendo la sua musica. Ben presto quella sovrapposizione massmediatica avrebbe avuto il suo effetto boomerang, bruciando anche un artista eccezionale come Elvis. IL RITORNO IN TV DI THE KING: IL “COMEBACK SPECIAL” DEL 1968 Dodici anni dopo il grande boom, fu di nuovo la tv, quell'altare domestico che l'aveva lanciato nel 1956, a rimettere in pista la carriera di Elvis. Il colonnello Parker, che più che alla salute psicofisica del suo pupillo pensava ai propri interessi economici, sfruttando al meglio quella macchina per fare soldi che aveva tra le mani, era riuscito a concludere un contratto milionario con la Nbc. Elvis sarebbe stato il grande protagonista di uno speciale di Natale in onda in Prime time sulla rete generalista americana. L'idea che venne fuori dal copione fu quella di un programma diviso in due segmenti. Una prima parte live, dalle scenografie scarne e minimal, con Elvis e la band sullo stage e il pubblico attorno. La seconda, una ministoria biografica con elementi di fiction, intitolata The Guitar Man, comincia con un Elvis sperduto nella grande metropoli che poi parte per un viaggio di riscoperta interiore. Binder, che era tutto tranne che un fan di Elvis, si incontrò con lui negli uffici della Nbc di Los Angeles. Gusti musicali a parte, i due si piacquero immediatamente, anche perché The King rimase colpito e attratto dalla particolare, se non brutale, schiettezza di quel giovane regista che si trovò di fronte. Per facilitare a Elvis la riconquista della fiducia in sé, fu sempre Binder a suggerire ai producer della Nbc di portare in studio per la performance live il primo e ineguagliabile chitarrista di Elvis, Scotty Moore, e il batterista originario, D. J. Fontana. Il sound doveva essere quello vero, originale, innovativo del debutto con la Sun Records, perché lì stava la vera forza di Elvis. Anche in questo show tv, giocò un ruolo decisivo il look di Elvis, creato apposta per ripresentare all'audience l'immagine di una bomba sexy rinata e reinventata. Elvis attacca una jam session improvvisata con Scotty Moore, D.J. Fontana e il terzo chitarrista, Charlie Hodge. È il ritmo delle origini, con quella sua ineguagliabile capacità di catturare il pubblico estasiato dal suo carisma, mentre canta un medley di gospel, country, spiritual. In questo senso, il Comeback Special del 1968 è considerato il capostipite di tutte le performance unplugged in tv, e quindi anche per questo rappresenta una pietra miliare nella storia del rock. Queste performance di Elvis in tv avevano la stessa doppia funzione che ha oggi un videoclip: di lancio di un brano musicale, ma anche di rilancio di una star che senza presenza video fa fatica a riemergere e a reinventarsi. Ma la rinascita psicofisica e musical-televisiva di Elvis durò ben poco. Nel 1969 The King seguì le orme del colonnello e si rintanò nel torpore di Las Vegas, iniziando un malsano percorso che lo avrebbe portato a gettare la spugna, dai Beatles, da loro soprannominato il quinto Beatles, fu Murray the K, di New York, un vero appassionato, che la band si portò persino in tour, e che aiutò molto il quartetto inglese a scalare le classifiche di vendita, prima e dopo l'Ed Sullivan Show, lanciando i singoli dal suo programma su radio Wins. Per un'America fresca reduce dell'assassinio del presidente Kennedy (22 novembre 1963), l'ottimismo di quei quattro ragazzotti inglesi era esattamente quel che ci voleva. Anche quel look così ben studiato, quelle forti personalità e quello humour britannico così cinico e pungente non potevano che mandare in estasi milioni di americani. Il 9 febbraio 1964 i Beatles debuttano all’Ed Sullivan Show. Lo spettacolo inizia con Ed Sullivan che entra in scena presentando la band, accennando al fatto che Elvis Presley e il colonnello Parker avevano inviato un telegramma in cui auguravano ai Beatles un successo incredibile negli Stati Uniti. La prima inquadratura della band è uno shot panoramico da lontano, dove si notano le scenografie in stile pop art, con grandi frecce bianche puntate in direzione del palco, cui segue una carrellata in avanti, con primi piani ravvicinati dei Fab Four. La prima performance dei Beatles all'Ed Sullivan show, fu un successo senza precedenti nella storia della tv americana. Ben 73 milioni di persone seguirono in diretta il quartetto di Liverpool, che con questa esibizione scavalcò il record precedente di share, conquistato da Elvis allo stesso show sette anni prima. Il 25 giugno del 1967, dopo l'uscita dell'album Sgt Pepper's Lonely Hearts Club Band, parteciparono a Our Word, una trasmissione in mondovisione per il lancio del nuovo singolo. Spesso questa performance viene mostrata sugli schermi dei canali musicali tematici proprio perché, anche se non concepita come un videoclip, lo è comunque a tutti gli effetti. I BEATLES INVENTANO MTV La beatlemania e tutto il fenomeno che ne seguì furono importanti non solo per il marchio indelebile che impressero al sound del rock, ma anche per la sperimentazione di alcune nuove forme audiovisive che di lì a poco diverranno centrali nella comune fruizione della musica. I Beatles furono autentici pionieri nel creare, produrre e immettere sul mercato i primi videoclip della storia del rock, anticipando di circa vent'anni la nascita di Mtv. Le imminenti evoluzioni tecnologiche nel settore discografico, le scelte del gruppo per quanto riguardava il live e le tournée e l'impossibilità fisica della band di poter presenziare a tutti gli show tv furono il presupposto per la creazione di videoclip. I primi video girati dai Beatles, gli antenati del videoclip furono Paperback Writer e Rain, nel 1966, due singoli, lato A e B, dello stesso 45 giri. Questi videoclip occupano una posizione unica nella storia della televisione per una serie di ragioni. Furono i primi film pop di una produzione indipendente a essere pensati e distribuiti in un mercato internazionale, anticipando l'inizio del videoclip contemporaneo. Quel che rende i Beatles dei veri e propri pionieri del videoclip è l'aver riconosciuto che la musica pop non può fare a meno del aspetto visivo, e che quindi necessita della mediazione del cinema e della televisione. La decisione da parte dei Beatles di mettere insieme dei promo- clip fu dovuta anche a esigenze contingenti. Sebbene i Fab Four fossero "favolosi", di certo non erano supereroi dotati di superpoteri e men che meno avevano il dono dell'ubiquità. Quando scoppia la beatlemania, nel 1963, i Beatles cominciarono un tour mondiale, ma anche volendolo non potevano essere contemporaneamente in concerto a Chicago e negli studi di Top of the Pops a Londra a cantare in playback la loro hit. Nella seconda metà degli anni Sessanta, Mtv non esisteva nella mente di nessun creativo, mentre i Beatles già avevano scoperto questa nuova e intrigante forma audiovisiva destinati a fare miracoli nell'industria discografica. Con l'album Sgt Pepper's Lonely Hearts Club Band, quella che in origine poteva sembrare una decisione passeggera, divenne una presa di posizione stabile. Con il concerto al Candlestick Park di San Francisco, il 29 agosto 1966, i Beatles dissero addio alle performance live, ritirandosi in studio per la registrazione del nuovo album. Sgt Pepper's Lonely Hearts Club Band segna quindi una tappa importante nella carriera del quartetto di Liverpool. A detta dei Beatles e dello stesso producer George Martin, 1'album fu concepito per la registrazione in studio, non per la performance live, ed è considerato il primo concept album della storia. Nel gennaio del 1967 Ed Sullivan mandò in onda due videoclip dei Beatles, Strawberry Fields Forever e Penny Lane. Diretti dal regista svedese Peter Goldmann, questi video rappresentano alcuni tra i primi tentativi di video concettuale, in cui tu regista gioca con l'immagine della band per spingersi in ambiti che vanno oltre il semplice aspetto narrativo del testo-canzone. Strawberry Fields Forever, uscita come singolo e poi nell'album, Magical Mystery Tour, presenta già nella sua intro un'innovazione tecnologica notevole come l'utilizzo del mellotron, uno strumento che ricorda un pianoforte ma con un suono più metallico, che decisamente non sarebbe potuto riprodurre in un live. La canzone, composta da Lennon, trae ispirazione dalla casa per bambini appartenente all'Esercito della salvezza che si trovava proprio accanto alla casa d'infanzia del musicista. Penny Lane invece, composta da McCartney, si ispira alla strada londinese dove Paul, prendeva l'autobus per andare a casa di John e altri amici. Il video di. Penny Lane vede i Fab Four camminare lungo l'omonima strada, di cui si notano i cartelli, le insegne e gli autobus. Questi videoclip dei Beatles venivano mandati in onda in America nell'Ed Sullivan Show, nell'Hollywood Palace e nell'American Bandstand. In Inghilterra, come vedremo, la messa in onda di questi clip era molto più frequente soprattutto in programmi come Ready, Steady, Go e Top of the Pops. I Beatles continueranno a produrre insieme videoclip fino allo scioglimento, per poi riprendere nelle rispettive carriere da solista. Fu John Lennon nel 1971 a realizzare con Image il primo video album della storia, con dieci videoclip che traducono in immagini le rispettive canzoni del disco. PIONIERI DELLA NUOVA FRONTIERA: I ROCK MUSICAL DEI FAB FOUR L'influenza dei Beatles sulla fruizione della musica fu tentacolare perché si estese dagli album ai videoclip, fino alla realizzazione dei cosiddetti rock film o rock musical. Anche in questo caso, i Fab Four furono autentici pionieri della nuova frontiera per l'originalità che impressero al genere. Prima dei Beatles l'industria cinematografica aveva già prodotto film tra cui le rock star di turno erano protagoniste indiscusse della scena, ma perlopiù si trattava di opere realizzate per speculare sulla fama già dall'artista nella vendita dei dischi, con sceneggiature poco rilevanti, regie dubbie e recitazione di scarso livello. L'abbiamo visto con i rock film di Elvis, che più che altro rientravano nel piano del colonnello di sovraesposizione massmediatica del performer, all'unico scopo di aumentare i profitti nel settore discografico. Con i Beatles la musica riconquista una centralità nella traccia narrativa del film e viene inserita o come sottofondo o in forma di performance della band sul palco. Prima che scoppiasse la beatlemania in America, la Capital, etichetta Usa della Emi britannica che aveva messo i Beatles sotto contratto, si era rifiutata di distribuire i singoli dei Fab Four. Prima che la capita1 si decidesse a distribuire I Want to Hold Your Hand nel gennaio del 1964, Epstein concluse infatti tre accordi importanti per il quartetto di Liverpool. Un primo accordo prevedeva un tour americano, compresa una data alla Carnegie Hall di New York. Un secondo accordo era invece quello per le tre apparizioni all'Ed Sullivan Show, mentre il terzo era un contratto con la United Artists per la realizzazione di un film con protagonista la band. Le United Artists, che aveva anche una propria etichetta discografica, aveva quindi poche ambizioni sul film, prevedendone una distribuzione solo nelle sale del Nord Europa. Probabilmente si trattò della prima volta in cui un film venne prodotto solo pei la colonna sonora, cosa che più avanti divenne assai più frequente. Sebbene il film dovesse dare l'idea della spontaneità, come se fosse una sorta di documentario, un giorno nella vita dei Beatles, in verità nulla nella pellicola è lasciato al caso e all'improvvisazione, essendo la storia e i dialoghi meticolosamente scritti da Owen. Richard Lester è stato l'uomo che ha forgiato l'immagine dei Beatles, dirigendo i film A Hard Day's Night e Help! A Hard Day's Night (Tutti per uno 1963) fu senza dubbio un film molto innovativo per i tempi, il cui stile in futuro sarà frutto di palesi saccheggi, basti pensare alla serie tv The Monkees, nella quale vennero usate tutte le tecniche utilizzate da Lester nel film. Si distingue dalla massa dei rock film del periodo per la sua commistione di cinema-documentario. Girato in bianco e nero, il film anticipa alcuni elementi stilistici che diverranno parte integrante dei videoclip contemporanei. La United Artists, visto il fermento che montava attorno al tour americano dei Beatles, decise di distribuire il film anche in America, con un incasso che si aggirò attorno ai 5 milioni e 800.000 dollari, mentre la sola colonna sonora vendette più di due milioni di copie. Dopo il successo di A Hard Day's Night il produttore Walter Shenson e la United Artists non tardarono a produrre un sequel, sfruttando per bene quella macchina da soldi che avevano sotto mano. Ne venne fuori Help! del 1965. Con Help! la United Artists investì molto di più rispetto al film precedente, essendo il budget di partenza pari a un milione e mezzo di dollari. Mentre A Hard Day's Night venne girato in bianco e nero, proprio per avere uno stile più vicino al documentario, Help! è a colori, con molte location e più inseti fiction. il regista Richard Lester fu indubbiamente il valoroso plasmatore dell'immagine pubblica e dell'iconografia dei Beatles, costruendo gli alter ego mediatici dei Fab Four attraverso un'attenta caratterizzazione dei singoli personaggi. Girare Help! deve essere stato uno spaso per i Beatles, se non altro per l'abitudine che gli prese di fumare ingenti quantità di marijuana sul set. Così, però, divenne quasi impossibile per la band ricordare tutte le battute. Lester, nonostante tutto, non si diede per vinto e adottò una sapiente tecnica, dando loro una battuta per volta, così poi i Fab Four dovevano semplicemente limitarsi a ripetere quel che usciva dalla bocca del regista. All’apice della beatlemania, i Fab Four decisero di prendersi una lunga pausa di riflessione e, seguendo l’ispirazione di George Harrison, optarono per la rotta indiana, decisamente più rilassante della realtà vissuta in Occidente. I Beatles erano arrivati a un tale livello di celebrità da poter anche permettersi di dire alla United Artists: “Noi adesso prendiamo e ce ne andiamo in India”. Così Brian Epstein escogitò l’idea di un film d’animazione, con i Beatles in formato cartone animato. Ne venne fuori Yellow Submarine (1968), il secondo lungometraggio d’animazione prodotto in Inghilterra dopo La fattoria degli animali. Yellow Submarine, per la regia di George Dunning, è senza dubbio il film dei Beatles più vicino al videoclip contemporaneo, non a caso è stato spesso paragonato a Fantasia di Walt Disney. Qui le immagini altro non sono se non un compimento visivo della musica, ed entriamo a pieno nel regno della musica da vedere. Ancora una volta, con Yellow Submarine i Beatles divennero i pionieri della nuova frontiera video, aprendosi anche al settore del cartoon e dei film d’animazione, e utilizzando elementi vicini all’Art Nouveau, al pop psichedelico, al Dada e al Surrealismo. Tra gli altri film dei Beatles c'è da ricordare anche The Magical Mystery Tour, del 1967, anche se per la band fu un vero e proprio flop. Si tratta di un film concepito per la televisione, prodotto e ceduto alla Bbc per la messa in onda. L'idea originaria è di Paul McCartney e vede i Beatles imbarcarsi in un viaggio con un pulmino nella campagna inglese, insieme a un colorato gruppo di nani, donne grasse e imbucati vari. Dovremo aspettare quasi trent'anni, il 1995, per un dignitoso ritorno dei Beatles in tv, stavolta in un documentario che ripercorre la loro eccezionale carriera. The Beatles Anthology fu un progetto concepito dal presidente della Apple Corp. ed ex road manager della band, Neil Aspinall, nel tentativo di raccogliere quanto più materiale possibile sui Fab Four, prima che andasse perduto. Il documentario, molto amato dal grande pubblico, andato in onda in Inghilterra sulla Bbc e in America sulla Nbc, mentre il produttore George Martin vi associò un cofanetto di due cd che chiaramente andò a ruba. V IL ROCK IN TV PRIMA DI MTV Come abbiamo già accennato il videoclip non nasce con Mtv ma trova le sue radici in un insieme di interazioni mediatiche riferite a 'un particolare contesto storico, culturale e sociologico, i cui albori sono rintracciabili nel cinema delle origini, nel musical e nei Soundies degli anni Quaranta. IL ROCK NELLA TV AMERICANA DA AMERICAN BANDSTAND A SATURDAY NIGHT LIVE La televisione americana del dopoguerra offrì sin dagli esordi una programmazione molto differenziata. Gli snaders, chiamati così dal nome del producer George Snader, sono altri lontani cugini del videoclip, in cui si esibivano cantanti jazz. Gli snaders, proprio perché produzioni pagate dalle reti televisive, a differenza dei soundies non erano low-budget e quindi davano più importanza al performer che cantava live e non in playback. Ben presto questi prototipi di videoclip vennero eliminati dallo show, non appena entrò in scena il presentatore Dick Clark, l'uomo che per primo commercializzò il rock in America. Ben presto ci si accorse anche dell'influenza che la tv poteva avere nella vendita dei dischi. Quando Dick Clark decise di lanciare nello show il suo protetto Chubby Checker con The Twist, il disco in una settimana balzò al numero uno delle classifiche Billboard Hot 100 e Cash Box Pop Chart. Anche la danza del twist divenne un must per milioni di giovani che cominciarono a identificarsi con i loro teen-idol. In questo senso Dick Clark fu un autentico pioniere nel plasmare i look e le tendenze della nascente sottocultura giovanile. Lo show di varietà in assoluto più popolare della storia della tv americana fu l'Ed Sullivan Show (1948-71), presentato dall'intramontabile Ed Sullivan. In tv si preferiva mandare in onda cantanti dalle facce pulite e inoffensive, che potessero piacere a un'audience massificata e non di nicchia. Questo puritanesimo dei dirigenti tv, come vedremo, fu uno dei motivi per cui il videoclip cominciò a emergere in Usa solo nel 1977, mentre in Inghilterra con uno scarto temporale di circa quindici anni, questa nuova forma audiovisiva trovò terreno fertile per nascere e diffondersi. Questa mentalità bigotta fu alla base della creazione della prima boy band della storia costruita a tavolino, i Monkees. Erano in quattro, formato Beatles e star dell'omonimo show tv nato nel 1966 sulla Nbc. Si trattava di una band creata a posta per la tv, i cui componenti vennero scelti dal produttore Don Kirshner fra quattrocento aspiranti attori e musicisti. Solo Michael e Peter erano musicisti professionisti, mentre gli altri due erano più che altro attori. Ma poco importava saper suonare, tanto bastava la facciata, c'erano infatti altri musicisti a incidere il sound per la band. Lo show dei Monkees venne curato in ogni dettaglio e modellato sui rock film dei Beatles, A Hard Day's Night e Help! Lo show durò due stagioni, dal 1966 al 1968, e venne finanziato da due sponsor. Anche qui ci si accorse presto dell'influenza che la tv esercitava sulle vendite discografiche. Dopo i primi quattro mesi di trasmissione i Monkees vendettero 8 milioni di dischi. I Monkees ai tempi furono criticati per la completa assenza di credibilità musicale, per il loro essere artificiali e poco autentici, poco rock e molto pop. Sta di fatto che comunque diedero inizio a un fenomeno oggi ben presente nel music business, per cui l'indice di gradimento di un artista pop è dato soprattutto, dal rock e dall'apparire bene in video. A parte la parentesi Saturday Night Live, il rock negli anni Sessanta e Settanta non diviene mai protagonista della tv americana. Anche i discografici non vedevano di buon occhio le ospitate dei rocker in tv, in quanto temevano che quelle performance avrebbero tolto pubblico ai concerti live. In quest'ottica poco lungimirante, i giovani invece che pagare il prezzo del concerto, se ne sarebbero stati a casa a guardarsi lo show gratis in tv. Queste ragioni hanno fatto sì che il videoclip prendesse piede in America solo a fine anni Settanta, con l'esplosione del fenomeno avvenuta poi nei primi anni Ottanta con la nascita di Mtv. In America il videoclip comincia a emergere solo nel 1977, quando la rivista Billboard, magazine musicale che con le sue classifiche stabilisce il destino di qualsiasi disco, inserì al suo interno una rubrica, Starstream, appositamente dedicala ai video. Il tardo ingresso del videoclip negli Stati Uniti si spiega anche con l'atteggiamento assunto nel paese dalla radio. In America la radio, perlomeno fino alla metà degli anni Settanta, ebbe in sostanza funzioni di lancio del rock. ecco perché non si sentì l'esigenza di un altro media per la promozione della nuova musica. L’opposto di quello che successe in Inghilterra, in cui il monopolio detenuto da Bbc Radio impedì al rock di emergere. Fu proprio Dopo l'esplosione del rock'n roll anche in Italia si diede da fare a produrre dei rock musical made in Italy, battezzandoli musicarelli. Celentano fu il protagonista, insieme a Tony Dallara e Fred Buscaglione, del film I ragazzi del juke-box, che insieme a Urlatori alla sbarra inizia il genere dei musicarelli rock. Negli anni Sessanta tutti i big della canzone diventarono attori nei musicarelli, come Little Tony in Riderà e Cuore matto... matto da legare (1967), Caterina Caselli in Nessuno mi può giudicare (1966) e Perdono, Bobby Solo in Una lacrima sul viso (1964) e Zingara (1969). Le canzoni da cui prendono spunto i musicarelli sono comunque quasi sempre canzoni d'autore, quindi il tema, piuttosto monotono, ruota attorno a innamoramenti, gelosie, tradimenti, litigi e riconciliazioni. Il massimo splendore del genere arriva con Gianni Morandi, che dal 1964 canta e recita in un musicarello dietro l'altro. In ginocchio da te fu una grande operazione di marketing. Nel film Morandi, recita se stesso. Come per Elvis negli anni Cinquanta, la sua partenza, per il Militare negli anni Sessanta fu seguita dalla stampa e dai reporter con un accanimento quasi maniacale, a conferma che il gossip sulla vita privata dell'artista di turno avrebbe aiutato molto a incrementare le vendite degli album. La vita dei musicarelli rock durò una decina d'anni. A partire dal 1968 le lotte studentesche e i movimenti operai rigettarono la superficialità di questi film che non davano certo risposte profonde ai contestatori, che invece guardavano alla canzone impegnata dei cantautori. Dopo essere stati la colonna sonora degli anni del boom economico, vennero spazzati via dall'avvento degli anni di piombo che di frivolezze potevano fare tranquillamente a meno. Negli anni Ottanta i musicarelli si sono riciclati nei film del cantante partenopeo Nino D'Angelo, in un mix esplosivo che unisce la sceneggiata napoletana e i videoclip. OPERE ROCK Le opere rock sono trasposizioni cinematografiche di album le cui canzoni fanno parte di una storia unitaria che si snoda man mano. L'idea rivoluzionaria di un album rock a tema venne in mente per la prima volta a Townshend, leader della band inglese The Who, che nel 1969 compose Tommy, la prima opera rock della storia, che univa il classicismo dell'opera alla modernità della musica rock. Lo stesso Jesus Christ Superstar, come musical tratto originariamente da un album, è a metà strada tra il rock musical e l'opera rock. ROCKUMENTARIES: DA WOODSTOCK A NO DIRECTION HOME All'intero del nostro percorso volto a ricostruire in sintesi l'evoluzione della musica rock al cinema ci sono poi da annoverare i cosiddetti rockumentaries. Tutti conoscono Woodstock almeno per sentito dire, film vincitore del premio Oscar come miglior documentario del 1970. Woodstock è la cronaca del concerto che riunì per la prima volta nella storia un pubblico vastissimo, 400.000 persone, per un evento rivoluzionario in onore della musica, della pace e del libero amore. La Warner Brothers, casa di produzione del film, non centellinò sui dollari per fornire al regista e alla sua troupe la massima strumentazione in termini di ripresa audio e video. Le macchine da presa di Wadleigh erano equipaggiate con lenti zoom in grado di riprendere i performer sia in campo molto lungo che in shot ravvicinati e close-up, mentre il montaggio presenta innovazioni come lo split screen, lo schermo diviso in riquadri, che poi saranno utilizzate in futuri film e videoclip. Il primo documentario della storia su un concerto, rock è The T.A.M.I. Show. In questo documentario Binder introduce la tecnica dei close-up, riprese ravvicinate su dettagli sparati a tutto campo sullo schermo, gettando così le basi per alcuni cliché che poi ritroveremo nei futuri videoclip. The T.A.M.I. Show ha comunque anche il merito di aver fatto uscire allo scoperto i cantanti della musica nera che dall’era dei soundies e del film Stormy Weather (1943) non avevano ancora ricevuto la giusta esposizione mediatica. VII MTV: IL JUKE-BOX GLOBALE Anche se l'interazione tra musica rock, cinema e tv è un fenomeno che comincia negli anni Cinquanta con Elvis, e poi continua con i Beatles, gli Stones e altri rocker negli anni Sessanta e Settanta, è solamente a partire dagli anni Ottanta che tutti i musicisti iniziarono a realizzare videoclip per promuovere i propri dischi. Alcuni importanti sviluppi tecnologici avvenuti all'interno dell'industria discografica e televisiva hanno dato un notevole contributo al grande successo dei videoclip che ci spiegano su quale terreno Mtv si sviluppò. PRIMA DELLA MESSA IN ONDA All'inizio degli anni Ottanta, in Inghilterra nasce un nuovo fenomeno musicale, la New Wave, i cui musicisti, soprannominati New Romantics, più attratti dalla dance music che dal punk, avevano sviluppato un'inedita prassi di registrazione discografica. Nuove strumentazioni permettevano di incorporare nella memoria dei computer numerosi sound, che potevano essere facilmente riprodotti in concerto semplicemente schiacciando un tasto. Con la British New Wave una nuova ideologia si era imposta nella pop music. Ora il culto de1l'immagine sosteneva ogni cosa, mentre a nessuno più interessava se un musicista suonava veramente o no. La New Wave non faceva altro che scavalcare l'ideologia punk-rock, per cui la performance live era il momento autentico in cui il musicista comunicava la propria creatività all'audience e in cui si faceva la gavetta vera. La loro carriera si fondava solo su apparizioni in show tv e videoclip. A queste innovazioni tecnologiche introdotte nella discografia bisogna aggiungere anche altri importanti sviluppi nel settore degli apparecchi e dei supporti audio-video. DISCOGRAFIA IN CRISI: ROCK VS DANCE MUSIC Un altro fenomeno che incrementò la produzione su larga scala dei videoclip negli anni Ottanta fu la crisi dell'industria discografica e la ricerca di nuovi profitti attraverso mezzi meno costosi dei tour. La recessione aveva una serie di concause, prima fra tutte l'home taping, la registrazione domestica degli album, seguita alla commercializzazione della cassetta magnetica da parte della Philips (1968) e poi della Sony (1970). Le case discografiche dovettero per la prima volta fronteggiare il fenomeno della pirateria, essendo scavalcate dall'utente finale che duplicava illegalmente i nastri in commercio. Le case discografiche puntarono quindi a fondere la rotazione rapida del mercato discografico con l'affidabilità, le garanzie di vendita e di tenuta delle rock star. Il nuovo media era dietro l'angolo. TV VIA CAVO E SATELLITE: IL NEW-POP VA IN ONDA Un ulteriore elemento che ci aiuta a comprendere maggiormente il fenomeno dell'esplosione del videoclip, e l'enorme successo di Mtv, è legato agli sviluppi della tv via cavo e satellite negli Stati Uniti. La nuova generazione satellitare diventò così un mezzo molto adatto a essere utilizzato dalle tv via cavo. Il binomio satellite-cavo incrementò molto gli utenti della tv via cavo negli Stati Uniti. Per l'industria della tv via cavo questo significava innanzitutto, il potenziamento del sistema esistente attraverso l'aumento dei canali, con un'offerta che sarebbe dovuta andare ben oltre i dodici cui i telespettatori erano precedentemente abituati. Proprio in questi anni nacquero le prime tv tematiche in America, grazie al fiuto di alcuni imprenditori che, affittato un transponder sul satellite, convinsero poi gli operatori via cavo ad acquistare le paraboliche riceventi per distribuire il segnale. Un’altra importante innovazione tecnologica che coinvolse tutto il settore tv fu l’introduzione della stereofonia audio negli apparecchi televisivi. Questi sviluppi nella stereofonia rendevano certo più appetibile ai giovani l’ascolto della musica in tv. Ed è proprio su questo terreno che nascerà anche Mtv. LA FRAMMENTAZIONE DEL MERCATO: DALLA MASSA DI CONSUMATORI ALLE NICCHIE DEL CONSUMO Negli anni Ottanta, il meccanismo subisce un'incrinatura che determina la svolta nel settore tv. L'industria americana passò dalla produzione di pochi prodotti di massa a quella di una serie variegata di prodotti che potessero accontentare gruppi di consumatori specifici e diversificati. ERA PRE-MTV: I PRIMI VIDEOCLIP DELLA STORIA DEL ROCK Nonostante Top of the Pops sia stato un programma pioniere della video-musica, ai tempi era comunque restio a mandare in onda videoclip di band britanniche, preferendo al video la performance live e privilegiando il clip solo se arrivava da band oltreoceano che non potevano garantire la propria presenza in studio. Ma quando un singolo come Bohemian Rhapsody rimase al primo posto in classifica per così tanto tempo, Top of the Pops non ebbe scelta nel mandare in onda il video, in quanto era inconcepibile riproporre la stessa performance live in studio ogni settimana. Il risultato fu allora che il programma per tre mesi mandò in onda almeno un frammento del clip, come per dire "sì, la canzone è salda al numero uno anche questa settimana". I Queen non furono la prima band a girare un videoclip, come abbiamo, visto dieci anni prima erano stati preceduti dai Beatles e da alcuni artisti inglesi pionieri del genere. Un anno dopo i Queen, in Italia fu Lucio Battisti a girare il primo videoclip nostrano per Ancora tu, con la regia di Ruggero Miti. L'impronta bucolica di Ancora tu trae probabilmente ispirazione da Strawberry Fields dei Beatles, mentre il clip può considerarsi anche come il primo tentativo di video concettuale italiano in cui le immagini si sganciano dal testo della canzone, con l'artista che non guarda in macchina e non mima mai in playback le liriche del pezzo. NASCITA DEL CANALE TEMATICO: COSA C’ENTRANO I MONKEES CON MTV? Gli executive dei network tv dei tempi, non credevano nel target teenager, anche perché li vedevano come fruitori televisivi minoritari. Nel loro modo di vedere, i ragazzini di allora non guardavano quasi mai la tv e tornavano a casa dopo la mezzanotte, quando i genitori erano pronti per andare a letto lasciandoli liberi di fare zapping sul piccolo schermo. A questo punto entra in scena Michael Nesmith ex leader dei Monkees e protagonista negli anni Sessanta dell'omonima serie televisiva americana finito il programma e sciolto il gruppo, Nesmith iniziò una carriera da solista in Europa, diventando un pioniere nella realizzazione di videoclip. Nesmith realizzò anche uno dei primi visual album per il mercato dell’home video, Elephant Parts, che gli valse un Grammy Award per l’innovazione nel 1981. Da buon texano combattivo, l’ex Monkee tornò entusiasta nella natia America, girò un clip per il nuovo singolo, Crusin’, ma rimase deluso quando si accorse che negli Stati Uniti nessun programma mandava in onda videoclip. Nell’ex Monkee cominciò a farsi strada l’idea che l’unica soluzione fosse quella di prendere in mano la situazione ideando un programma di videoclip per la tv americana. Così nel 1979, con l’aiuto del suo manager Perenchio, produsse il numero zero della trasmissione Pop Clips, un format di trenta minuti, con la top 40 di soli videoclip presentati da giovani aspiranti cabarettisti. È a questo punto che le vite di Lack e Nesmith si incrociano. Grazie a un amico che in quel periodo lavorava per la Warner Cable, il cantante entrò in contatto con il vicepresidente dei programmi della Wasec. Lack, rockettaro convinto, si appassionò al format Pop Clips e commissionò a Nesmith e alla sua casa di produzione, la produzione di cinquanta show da mezz'ora ciascuno da mandare in onda sul canale Warner già esistente. Nel frattempo Lack, che svolgeva varie ricerche di mercato per conto della Wasec, testò anche un altro format, Sight On Sound, sul canale interattivo della Warner, Qube. Il format, che andava in onda alle 16:30 ed era rivolto ai giovani che tornavano a casa da scuola, prevedeva la trasmissione di video scelti direttamente dagli ascoltatori, senza alcun pensatore. Dopo la messa in onda di Pop Clips su Nikelodeon le reazioni del pubblico risultarono molto positive, i teenager sembravano entusiasti e in Warner l'idea di lanciare un all-music channel divenne sempre più allettante. Come in tutte le storie di chi offre una buona idea a una grande multinazionale, anche in questo caso il finale non è favorevole per il pesce più piccolo. Quando arrivò il momento di lanciare il nuovo network, Nesmith venne brutalmente tagliato fuori, anche se il ruolo di Pop Clips nella futura evoluzione di Mtv è un affare piuttosto controverso. In verità Nesmith era un uomo solo e piccino di fronte a una multinazionale come la Wasec che era partita con un capitale iniziale di 250 milioni di dollari e che a maggior ragione non era disposta a farsi mettere i piedi in testa dal primo venuto. L'ex Monkee, che a sua volta era un osso duro, non riuscì a mandare giù le varie, rivisitazioni che di pop clips fecero i dirigenti Wasec. L'unico cambiamento che il cantante accettò rispetto, al concept originario fu quello di estenderlo a un format di 24 ore su 24. Lack fu sicuramente il primo a concepire l'idea di un network interamente musicale, mentre Nesmith fu il primo a pensare a un format per un programma tv sui videoclip. A questo punto entra in scena una nuova figura chiave per la nascita d Mtv. Nel 1979 Lack assunse come direttore dei programmi Pittman. Già alla radio Pittman intuì che le ricerche sui consumi giovanili potevano essere utili per programmare l'offerta musicale. Con un metodo efficacissimo che poi sviluppò anche per Mtv, tramite indagini a tappeto su un target-tipo, le ricerche di Pittman erano in grado di individuare le preferenze del pubblico, dopodiché il campione avrebbe determinato il format, che per la radio, come poi per Mtv, divenne Aor (Album Oriented Rock). Nella mente Lack cominciò a farsi strada il concetto di una radio con immagini, un network televisivo che funzionava come una radio e che trasmetteva musica senza sosta 24 ore su 24. E chi meglio di un abile programmatore e ricercatore come Pittman poteva darsi da fare a mettere in piedi il primo juke-box globale. Il secondo passaggio per l'inarrestabile Luck fu quello di convoncere il proprio capo, in neoeletto presidente di Wasec, Schneider, a creare un all-music channel come terzo canale via cavo del gruppo. Un insieme di fattori favoriva l'ingresso di un canale musicale nel mercato della tv via cavo, e i tre magnifici li utilizzarono poi per giustificare l'operazione di fronte alla stampa e alle case discografiche. Un fattore che rese più appetibile Mtv agli investitori pubblicitari e ai discografici fu l'atteggiamento conservatore che in quegli anni assunse la programmazione radiofonica, che non riusciva ad andare oltre la messa in onda di hit classic-rock. Le aziende che producevano beni rivolti al mercato dei giovani avrebbero ora trovato pane per i propri denti nel nuovo canale rivolto ai teenager. STRATEGIE COMMERCIALI DEI PRIMI ANNI OTTANTA: IL FORMAT RADIOFONICO APPLICATO ALLA TV Convinti i finanziatori dell'operazione, a questo punto non rimaneva che vendere i concept di Mtv alle case discografiche. La maggior difficoltà era chiaramente collaborare i discografici convincendoli del fatto che anche se in sostanza regalavano i videoclip dei propri artisti a Mtv, con la loro messa in onda le vendite dei dischi sarebbero comunque aumentate. Lo scetticismo dei discografici dipendeva anche da un altro fattore contingente che metteva in serio dubbio la possibilità di credere che con la tv si potessero vendere dischi. Il rock'n roll non aveva mai trovato libera espressione nella televisione americana per l'atteggiamento bacchettone dei dirigenti tv e perché la funzione di lancio del rock, fino a quel momento, era stata portata avanti efficacemente dalla miriade di stazioni radio disseminate su tutto il territorio nazionale. Gli utenti di Mtv avrebbero visto e ascoltato gli artisti eseguire interpretazioni visive delle proprie canzoni, 24 ore su 24, sette giorni su sette. I videoclip avrebbero costituito l'80 per cento delle programmazioni con alcuni veejay che ogni tanto avrebbero interrotto il flusso per svelare qualche gossip, fornire news sull'artista di turno ed elencare le date dei tour. Il contenitore si sarebbe infine riempito con riprese di concerti, messe in onda di film e interviste fatte dai veejay. Mtv dovette iniziare le trasmissioni con una videoteca modesta di duecento clip, che arrivavano perlopiù dalle filiali delle major europee, soprattutto inglesi, le quali potevano invece contare su una propria library con sezioni video già avviate da anni. Artisti statunitensi del periodo come Ronstadt e Air Supply non avevano video da mandare in onda, cosicché i loro discografici, invece di Jean dimostrò a tutti che la teoria di Pittman non stava in piedi e che c'era una larga fetta di telespettatori bianchi che amava vedere la musica dei cantanti black. Così Michael Jackson con Billie Jean aprì le porte della video-musica ai suoi successori. Con l'ingresso di Michael Jackson nell'arena Mtv, l'album Thriller arrivò a vendere 25 milioni di copie soltanto in America, grazie alla messa in onda in heavy rotation di tre video come Billie Jean, Beat It e Thriller. La canzone e poi il video furono una risposta alle accuse di paternità da cui Jackson cercava di difendersi, tanto che le parole della canzone dicono appunto: "Billie Jean non è la mia amante, e il bambino non è mio figlio". Steve Barron inaugurò qui il filone del clip narrativo, con Jackson che cammina per strada di notte inseguito da un misterioso detective. Mentre Jackson cammina, la strada si illumina in sincrono con la tastiera e le danze del performer. L'apoteosi del successo si Jackson si avrà però con il video di Thriller, che andò in onda sul canale tematico nel dicembre del 1983. Costato una cifra folle, un milione di dollari per tredici minuti di durata, Thriller è un minimusical con richiami horror. Con Thriller entriamo a pieno nel regno della musica da vedere e nell’era di Mtv di cui Jackson fu l’indiscusso ambasciatore. I primi videoclip di Jackson segnano anche il passaggio di testimonial tra musical e videoclip, con l’artista che diventa un performer che non si limita a cantare un brano in play-back ma aggiunge alo show qualcosa di davvero accattivante come la danza. La danza come cuore della performance video diverrà il presupposto per l’ingresso sulla scena Mtv di un’altra artista che avrebbe trovato nella televisione musicale il proprio altare domestico. Era italo-americana e venina da Detroit. E di nome faceva Madonna. IN VIDEO VERITAS: MADONNA E LA SOVRAESPOSIZIONE MASSMEDIATICA Madonna, Louise Veronica Ciccone, aveva una dote in più che mancava ad altre cantanti che ci provavano come lei. Sapeva ballare, e anche bene. Da ragazzina aveva studiato danza alla University of Michigan e poi a New York aveva fatto parte del corpo di ballo di Alvin Ailey. Madonna sarà stata anche una ruspante ragazza dei bassifondi alla conquista del mondo, come poi la definì Tarantino nella sequenza iniziale delle iene, ma anche una che con l'immagine ci sapeva davvero giocare. Lo si vede sin da subito nei primi due video tratti dai singoli Borderline e Lucky Star, che sono l'antitesi dei clip artificiosi di Michael Jackson ma danno già l'idea di un'artista dal carisma eccezionale a cui bastava solo piazzarsi davanti a una macchina da presa per vendersi come personaggio. Madonna fu un prodotto dell'era video e grazie al suo innato trasformismo riuscì a rendere la tv il suo habitat più naturale. Quando Mtv mandò in onda la prima serie degli Mtv Music Awards, lei si presentò in scena cantando Like a Virgin vestita, in abito da sposa con tanto di strascico, velo e bouquet di fiori e, sorprendendo tutti, indossando in vita una cintura con la leggendaria scritta Boy Toy. Troppi simboli mischiati in un cocktail a prima vista inspiegabile ma che poi si rivelerà esplosivo, vero emblema postmoderno di un'epoca in cui la giustapposizione di segni e immagini contraddittorie diventerà la regola numero uno. Grazie a Mtv Madonna divenne il primo teen-idol femminile della storia. Vestirsi come Madonna per molte teenager degli anni Ottanta voleva dire iniziare uno scontro generazionale con i genitori e liberare la propria sessualità. Con il video di Material Girl Madonna, dopo Jackson, segna un altro passaggio di testimonial tra musical e videoclip, riprendendo in tutto la sequenza del film Gli uomini preferiscono le bionde, con Marilyn Monroe nel ruolo di Lorelei Lee. Come per Elvis, la presenza intermediale di Madonna giocò un ruolo fondamentale per il suo successo interplanetario. Nel 1985 la regista Seidelman la scrittura per il film Desperately Seeking Susan, che la consacra star assoluta degli anni Ottanta. Nel film di Madonna recita sé stessa e canta le sue canzoni. Se la pop star ha venduto fino a oggi 200 milioni di dischi in tutto il mondo, lo dobbiamo anche alla sua sovraesposizione massmediatica. Madonna è come Elvis e il colonnello Parker uniti nella stessa persona. I suoi continui tentativi come infiltrata speciale nel cinema non sono poi andati tutti a vuoto, grazie a un'interpretazione di tutto rispetto nel film Evita di Alan Parker, per il quale nel 1996 vinse un Golden Globe come migliore attrice. Per Evita Madonna è anche interprete della colonna sonora. L'ubiquità della signora Ciccone arriva fino in teatro, come attrice in Speed the Plow e Up for Grabs, e, instancabile, la troviamo oggi a fare anche la scrittrice di libri per bambini. VIII I MAESTRI DI OGGI: FRA VIDEO MUSICALI E HOLLYWOOD MICHEL GONDRY: L’ALCHIMISTA Gondry è da molti considerato il regista che nei primi anni Novanta ha reinventato il genere videoclip, oramai prigioniero da oltre un decennio di una serie di cliché da cui nessuno riusciva più a liberarlo. Capace di mescolare molteplici linguaggi narrativi in un mix sorprendente che unisce la razionalità dell'inventore alla freschezza infantile di un mago, un giocoliere dei suoni e delle immagini. Gondry cresce ascoltando pop music, rhythm and blues e soprattutto Duke Ellington. Oltre a suonare la batteria per gli Oui Oui, Gondry firma anche la regia di una serie di clip della band. La svolta nella carriera arriva con Bjork, che vede in tv alcuni videoclip compreso La Ville, nota l'eccentricità e l'originalità del regista, e così decide di contattarlo. Partendo da un’idea complicata Gondry guarda solo a una cosa catturare un po' di magia e di mistero dalla realtà. Nel 1993 gli commissiona un primo clip, Human Behaviour, che conquista un Mtv Award. In Human Behaviour la sensibilità musicale e l'incredibile arte di raccontare storie di Gondry incontrano il surrealismo lirico di Bjork per creare un videoclip unico. Il videoclip, liberamente ispirato al Riccio nella nebbia di Norstein, sancisce la nascita di una forte intesa, d'amicizia e professionale, tra il regista francese e la cantante islandese che li porterà a collaborare in altri video. È Gondry a creare l'alter ego mediatico di Bjork, e l'apoteosi arriva con Bachelorette, del 1997, per l'album Homogenic. Nel video il sodalizio tra i due artisti emerge soprattutto dal rapporto conflittuale tra natura (inquadrature della foresta, della capanna, della vegetazione) e cultura (grattacieli, stazione ferroviaria, strade, negozi e insegne). Gondry si rivela un mago nel giocare con molteplici livelli narrativi. Bachelorette inizia come una favola con la protagonista che trova sotto terra un libro dalle pagine bianche che cominciano a scriversi da sole componendo come per miracolo il romanzo della propria vita. È la storia di Bjork, che ha abbandonato la natia Islanda per migrare in Inghilterra, dove inizia la sua avventura musicale che la condurrà al successo internazionale. Nel video, questo aspetto biografico è poi raccontato attraverso le immagini della ragazza di campagna che porta il romanzo della propria vita a un editore, i due si innamorano e il libro diventa un caso letterario. Nel secondo livello narrativo siamo nel campo della rappresentazione teatrale, le immagini sono a colori, Bjork è sul palcoscenico di un teatro in cui, entra il terzo livello, la rappresentazione della rappresentazione, rivive il proprio romanzo di fronte al suo editore partner e a un pubblico plaudente. Il video che richiede una visione ripetuta per poter essere compreso a fondo, altro non è se non una metafora del successo. Gondry, che sin da piccolo sviluppa un forte interesse per le immagini in 3D, nei suoi video sperimenta un nuovo modo di utilizzare la tecnica del morphing, come in Like a Rolling Stone per la band di Mick Jagger. Il nuovo effetto in termini tecnici si fonda sulla stereofotogrammetria. Fermare il tempo utilizzando fotografie fatte in simultanea con due macchine fotografiche per poi fare il morphing tra di esse. Un altro elemento centrale nella filmografia di Gondry è il gioco tra sogno e realtà, due mondi che sembrano correre su binari paralleli ma che spesso si intersecano quasi a fondersi indissolubili. Il mondo dei sogni torna a essere al centro del racconto in Everlong dei Foo Fighters, il cui concept ha poi ispirato il secondo lungometraggio di Gondry, The Science of sleep. nel video girato ancora una volta in bianco e nero alternato al colore. I videoclip di Gondry hanno anche rivisitato l'elemento coreografico che dai primi clip di Michael Jackson in poi era rimasto prigioniero del solito cliché dell'artista che, di punto in bianco, quasi in maniera schizofrenica, si mette a danzare. "Se dovessi scegliere uno dei miei video, quello che mi sta più a cuore penso sia Around the World, forse perché è stato un affare di famiglia". I costumi, infatti, sono opera di Florence Fontane, compagna di Gondry, mentre i fondali luminosi e le rispettive immagini al computer sono una creazione di Twist, fratello del regista. Nel video, in cui la sensibilità musicale di Gondry si esprime al meglio, ogni strumento della canzone è rappresentato da diverse figure che si muovono a tempo di musica ripetendo ognuna un diverso movimento corporeo. Gondry torna poi a lavorare con i Chemical Brothers in Star Guitar, realizzato insieme al fratello Twist. Il clip è girato su di un treno in movimento con una videocamera, mentre altre immagini sono create al computer. Gondry, l'ex batterista dalla musicalità eccezionale, torna a sorprenderci in The Hardest Button to Button dei White Stripes. Nel clip il regista crea con la macchina da presa un eco visivo al suono moltiplicando le batterie, i microfoni e gli amplificatori dei due musicisti. Ogni volta che la batterista Meg tocca il suo strumento un'altra batteria le si affianca e così di continuo in un moltiplicarsi geometrico di strumenti. La collaborazione tra il regista e il duo di Detroit continua con altri due video, Dead Leaves and the Dirty Ground e l'originalissimo Fell in Love With a Girl. Riguardo la creazione dei clip, questa volta gli effetti speciali sono stati notevoli. "Abbiamo girato un video molto semplice della band che suona a Londra, l'abbiamo montato, e poi abbiamo utilizzato un programma che trasforma in pixel il video, più o meno nella stessa misura dei blocchi di Lego. Poi abbiamo stampato ogni immagine su carta e successivamente un team di animazione ha costruito dei blocchi di Lego che combaciassero. Per finire, abbiamo girato di nuovo con i blocchi di Lego con la macchina da presa a 25 fotogrammi al secondo". In Protection, la macchina da presa in un lungo piano sequenza inquadra un condominio, come per magia entra ed esce dalle finestre del grande palazzo, seguendo al dettaglio la vita si ogni inquilino, prima un uomo in ascensore con la figlia poi nei corridoi, per finire dentro l'appartamento della cantante Thorn. Lo spettatore ha l'impressione che la macchina da presa si muova in verticale su di una gru, mentre in verità Gondry colpisce ancora con un trucco, quello di girare il video su di un set costruito in orizzontale e con l'utilizzo di specchi e retroproiettore, in modo tale da consentire alla macchina da presa passaggi agevoli da un appartamento all'altro. Gondry sperimenta ancora con il piano sequenza in Lucas With the Lid Off dei Lucas. Nel clip Gondry si muove con una steadycam lungo diciotto set diversi, utilizzando anche questa volta specchi e retroproiettori che sorprendono, confondono, creano realtà molteplici, intrattenendo di continuo lo spettatore. Il passaggio dal videoclip al cinema è stato agile e naturale per Gondry. Nel 2001 arriva il suo primo lungometraggio, Human Nature. Scritto con lo sceneggiatore Kaufman che firma anche il secondo film del regista, Eternal Sunshine of the Spotless Mind (Se mi lasci ti cancello), con cui Gondry e Kaufman nel 2005 si aggiudicano un Oscar per la miglior sceneggiatura, è un successo di pubblico e di critica e consacra il regista nel panorama del cinema internazionale. CHRIS CUNNINGHAM: TRA ARTE E ROBOTICA Quando a metà degli anni Novanta Cunningham fece il suo ingresso nella scena video si arrivò quasi alla censura per la spietatezza delle immagini e la totale assenza di buonismo. C’è chi fu preso da repulsione, chi dal terrore e dallo spiazzamento, mentre altri più lungimiranti inneggiarono al nuovo genio della sincronizzazione tra suoni e immagini. I suoi video sono mini-horror da tre minuti in cui le viscere, lo stravolgimento dei corpi e la tematica post-human regnano sovrani. L’anatomia e la robotica industriale più che una passione diventano una professione quando Stanley Kubrick lo chiama al suo seguito per disegnare e supervisionare i test in animatronics del robot bambino di A.I. Artificial Intelligence (A.I. Intelligenza artificiale, 2001). Sin da piccolo mi dilettavo a costruire braccia di robot e con Kubrick ho approfondito anche la parte ingegneristica. Anche se la lunga pre-produzione per A.I. non porta alla realizzazione finale a causa della morte del regista, sul cui progetto poi subentra Steven Spielberg, la collaborazione con il maestro Kubrick fa nascere in Cunningham il desiderio di girare film. Nel 1995, mentre è ancora impegnato con Kubrick, Cunningham prende in mano per la prima volta la macchina da presa proponendosi di girare un video per la band Autechre, e costruisce un robot utilizzando parti scartate da una navicella spaziale di A. I. Sarà poi la collaborazione e l'amicizia con Richard David James, in arte Aphex Twin, a proiettare Cunningham nel panorama internazionale. Nel 1997 il regista dirige Come to Daddy, da molti visto come una perla nel mare magnum dei video politically correct. Il video è girato a Thamesmead, un quartiere di case popolari nella zona est di Londra. Nel clip, un gruppo di piccoli teppisti con la faccia di Richard James vive rintanato nei sotterranei di un condominio. Le immagini mostrano una vecchietta che porta a passeggio il suo cane, il quale malauguratamente segna il territorio sopra un televisore da cui esce, in pieno stile Poltergeist, una creatura amorfa dalle fattezze alla Aphex. Il terribile Aphex comincia allora a prendersela con la nonnina inorridita gridando I Want your soul e chiamando a raccolta i bambini, vandali prematuri, che iniziano a distruggere tutto ciò che trovano intorno. Siamo fuori dal politically correct, in un mondo in cui la repulsione si mescola all'ironia con un video che, per la sua originalità conquistò vari premi fra cui Best video del 1997 e Best Cinematography in a Video (miglior fotografia). Nel 1998 è la volta di Only You dei Portishead, a sua detta il video con cui è riuscito a esprimere per immagini esattamente quello che aveva in testa. Nel video Cunningham dà il meglio di sé quanto a surrealismo, avvolgendo in una luce blu la cantante Gibbons, mentre un bambino, in un'atmosfera da sogno, fluttua in mezzo a un vicolo buio muovendosi in sincrono con la musica, avanzando e indietreggiando a ogni scratch della canzone. Mentre la macchina da presa inquadra il bambino nel vicolo, al quarto piano si nota una presenza cupa, un uomo che spia, che osserva nella notte. In pieno stile Cunningham lo spettatore subito coglie un che di strano nelle fattezze e nei movimenti dei protagonisti, questo perché il video è stato filmato sott'acqua. Le immagini sott'acqua sono poi state reinserite in postproduzione nel vicolo del set per infondere una dimensione surreale all'opera video. Anche la regina del pop, Madonna, non se lo lascia scappare. Dopo aver visto in tv Come to Daddy, è fra le prime ad accorgersi di quel gran talento, così chiama Cunningham, lo invita a casa sua a Londra e prepara il proprio ritorno sulle scene da Material Girl redenta, affidandogli la regia di Frozen, primo singolo tratto dall'album Ray of Light. Anche se Frozen è finito in heavy rotation su Mtv, conquistandosi critica e pubblico, Cunningham non ama molto questo video, tanto da non inserirlo nemmeno nella sua, show-reel. Vari problemi incontrati sul set hanno reso infatti piuttosto stressanti le riprese. L'esperienza del regista con la regina della pop music, spinge Cunningham a non, voler più lavorare con artista mainstream. L'anno d'oro di Cunningham vede il regista girare altri videoclip come Africa Shox per i Leftfield, che rimanda a Rabbit in Your Headlights del contemporaneo Glazer, e poi ancora Come on My Selector per Squarepusher, per il quale cura per la prima volta anche il montaggio appassionandosene. Nel divertentissimo Windowlicker di Aphex Twin, Cunningham si diletta a creare un videoclip parodia dei gangstarapper, il cui cliché video rimanda a uomini villosi con catene d'oro in vista, spaparanzati in bollenti Jacuzzi e sontuose limousine, sempre affiancati da uno stuolo di donne super-sexy. Nel 1998 Bjork abbandona per un attimo la sua partnership con Gondry per affidare a Cunningham la regia di All Is Full of Love, senza dubbio uno dei videoclip più belli che siano mai stati girati con cui il regista si aggiudica una serie di ambiti premi fra cui Best Direction, Best Special Effects, Best Alternative Video e pure una Grammy Nomination come miglior corto musicale. Lo spettatore qui assiste alla nascita di un’intelligenza artificiale, mentre due creature meccaniche, una delle quali ha le fattezze di Bjork, si abbracciano e si baciano in un formidabile inno all’amore androide. I riferimenti a Kubrick sono espliciti. Ogni singola ripresa nel video ha circa quattro elementi. Il primo è la ripresa del set e del robot che non fa nulla, che abbiamo filmato per circa ventuno secondi. Poi abbiamo levato il robot dalle fattezze di Bjork e abbiamo messo la vera Bjork sul set con la case discografiche di dimostrare, prove alla mano, che Napster rappresentava una seria minaccia per le vendite discografiche. A maggio 2002, il gruppo Bertelsmann, giocando d'anticipo nel capire quale sarebbe stato il futuro della discografia, concluse un'alleanza strategica con Napster per la diffusione e distribuzione digitale della musica. Rca, Arista e Bmg, del gruppo Bertelsmann, avrebbero prestato a Napster la bellezza di 50 milioni di dollari per sviluppare un sistema con il quale i suoi 32 milioni di user avrebbero fatto pagato 4,95 dollari al mese pei il downloading dei file Mp3. L'accordo prevedeva inoltre la possibilità di scaricare comunque gratis i file delle band emergenti che avessero dato il proprio consenso. Il 29 ottobre del 2003 viene lanciato il nuovo Napster a norma di legge, il secondo servizio online a pagamento della storia, sei mesi dopo il proprio principale competitor, iTunes. Nel frattempo, nell'era post-Napster una seconda generazione di protocolli P2P si è diffusa a macchia d'olio (Fast-Track, Gnutella, KaZaA, JXTA), a conferma del fatto che la musica ha insindacabilmente trovato un nuovo canale di diffusione. Nonostante le innumerevoli guerre condotte contro Shaw e il P2P, varie ricerche svolte in relazione al caso Napster hanno dimostrato che il software creato dal diciannovenne americano in verità non distrugge la discografia ma semplicemente chiede più flessibilità all'industria indicando una nuova strada da intraprendere. Nel 2006 le major, hanno perso il 30 per cento di fatturato relativo a un giro d'affari pari a 40 miliardi di dollari. Questi dati servono solo a far riflettere. Basta con le guerre inutili, è giunta l'ora di prendere coscienza. Col nuovo millennio Napster, gli altri protocolli P2P e i social network si sono sostituiti a Mtv lanciando artisti emergenti anche privi di contratti discografici che grazie a Internet hanno potuto farsi conoscere al grande pubblico. Lo stesso presidente di Bertelsmann, Middlehoff, che aveva ammesso di scaricare file da Napster insieme al figlio quindicenne, ha affermato che la distribuzione digitale aumenterà le vendite discografiche. E anche una folta schiera di artisti vede nel file sharing una delle forme più all'avanguardia di informazione musicale. L'interscambio gratuito di file sulla rete, anche se bypassa l'intermediario, fa una grossa promozione alla discografia come strumento semplice e rapido per conoscere artisti nuovi. E se poi scocca la passione, il passaggio successivo è seguire i concerti del performer e comprarne i cd. Ma a poco servono tanti giri di parole perché, si sa, spesso e volentieri è la gente comune a dare le risposte più esaurienti. Il downloading e il file sharing restituiscono al pubblico quella podestà di scelta che gli era stata sottratta dalla programmazione decisa dall’alto con l’heavy rotation di Mtv o con la playlist prestabilita e prepatteggiata dal dj radiofonico. Nell’era post-Napster la playlist è diventata una playlist individuale, scelta dal basso. Una playlist democratica, una playlist del popolo. YOUTUBE: IL VIDEO AL POPOLO Hurley, Chen e Karim, tre ex impiegati dell'agenzia di commercio via rete Paypal, nel novembre del 2005 lanciano in rete YouTube, un website di video sharing in cui gli user possono inserire, guardare e scaricare file video. Il logo, nero e rosso, insieme al suo slogan, la dice lunga: YouTube, broadcast yourself. I video presenti sul sito sono divisi per categorie, musica, video game, intrattenimento, animali, sport, arte e animazione, comedy, e per ognuno di essi è quantificata l'audience con il totale di clic. Dietro l'operazione YouTube c'è Sequoia Capital, il gruppo di investimento americano che ha lanciato altri fenomeni on-line di grande successo, come Yahoo, Google e Paypal. Il capitale iniziale fornito da Sequoia per il lancio del website è stato di 3 milioni e mezzo di dollari, ma la consacrazione definitiva avverrà nell'aprile 2006, quando Sequoia deciderà di investire nell'operazione altri 8 milioni di dollari. Da quel momento in poi l'ascesa di YouTube è stata inarrestabile, fino al 13 novembre 2006, con l'acquisto del video website da parte di Google, per la cifra di un miliardo e 65 milioni di dollari. A settembre de1 2006 la Warner Music Group ha stipulato un accordo strategico con YouTube in base al quale il website potrà programmare tutti i videoclip di produzione Warner, mentre l'azienda discografica parteciperà dei dividendi delle entrate pubblicitarie. Un mese dopo la Warner sarà la volta di Bmg, Sony e Universal. Una delle sezioni più cliccate del video website è quella chiamata Director Program, in cui chiunque può inviare in rete i propri video amatoriali e mettersi in contatto diretto col mondo. L'idea del broadcast yourself concepita de Hurley, Chen e Karim è un'innovazione incredibile in quanto permette a chiunque di entrare in contatto diretto col mondo e godere, come diceva Warhol negli anni Sessanta, dei propri quindici minuti di celebrità, che, con più clic, possono estendersi per un tempo superiore. Da un video network come Mtv si è passati così a un video website dalla programmazione musicale decisa dall'alto da case discografiche e acquisition committee di Mtv, si è passati alla programmazione decisa dal basso dagli user che partecipano attivamente al palinsesto della rete. La vera democrazia avviene in rete. Internet, come network globale, è diventato il luogo del libero mercato, in cui il gioco della domanda e dell'offerta spetta ai giocatori che ne hanno diritto, il popolo del videoclip. MUSICA IN RETE: ITUNSE E MYSPACE iTunes è un programma sviluppato, e lanciato dalla Apple nel gennaio 2001 per produrre e organizzare file Mp3, che consente anche l'accesso a un negozio multimediale on-line, chiamato iTunes Store. In quel negozio virtuale si può fare di tutto: scaricare e comprare musica, videoclip, show televisivi, film e video game. Il fenomeno del file sharing ha cambiato il modo in cui oggi si fruisce della musica e si è diffuso molto anche nei cosiddetti social network, vale a dire website in cui è possibile incontrarsi con chiunque e scambiarsi chat, foto musica e video fatti in casa. MySpace è il più popolare di questi network della socialità. Questa opportunità è resa possibile dall’impatto rivoluzionario creato da Internet, che ha cambiato le carte in tavola, tolto il potere alle grandi corporazioni e restituito lo scettro e il diritto di scelta dei prodotti culturali al popolo. La rete è la vera rivoluzione democratica che ha posto tutti sullo stesso piano e messo in chiaro una cosa fondamentale: la musica è di tutti.
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