Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Storia dell'architettura moderna: dal Cinquecento al primo Seicento, Appunti di Storia Dell'architettura

Appunti dettagliati, dotati di immagini e parole in grassetto per rendere più immediata la comprensione. Nella prima pagina del file potete leggere l'indice completo dei miei appunti relativi al corso di Storia dell'architettura moderna, tenuto dalla prof. ssa Renata Samperi, durante l' A.A. 2021-22 (sono tutti caricati qui sul mio account Docsity).

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 02/06/2022

FEDERICAm181
FEDERICAm181 🇮🇹

5

(5)

11 documenti

1 / 55

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Storia dell'architettura moderna: dal Cinquecento al primo Seicento e più Appunti in PDF di Storia Dell'architettura solo su Docsity! STORIA DELL’ARCHITETTURA MODERNA Corso tenuto dalla professoressa Renata Samperi – A.A. 2021-22 Appunti presi da Federica Moscatelli INDICE: LEZIONE 1 – Umanesimo e Rinascimento LEZIONE 2 – Brunelleschi LEZIONE 3 – Leon Battista Alberti LEZIONE 4 – Italia nel Quattrocento – PARTE I LEZIONE 5 – Italia nel Quattrocento – PARTE II LEZIONE 6 – Italia nel Quattrocento – PARTE III LEZIONE 8 – Bramante CONFERENZA DEL PROFESSOR R. DALLA NEGRA – BRUNELLESCHI LEZIONE 9 – I maggiori architetti del Cinquecento LEZIONE 10 – Peruzzi, Romano e Serlio LEZIONE 11 – Michelangelo LEZIONE 12 – Il Cinquecento CONFERENZA DEL PROFESSOR A. GHISETTI – GLI ANGOLI DI FERRARA LEZIONE 13 – Palladio LEZIONE 14 – Dalla Roma di Sisto V all’opera di Maderno e Bernini LEZIONE 15 – Da Cortona e Borromini LEZIONE 16 – Guarini, Juvarra e Vittone LEZIONE 17 – Roma tra tardo Seicento e Settecento LEZIONE 18 – Vanvitelli e Piranesi LEZIONE 9 – 1° APRILE 2022 – MAGGIORI ARCHITETTI DEL CINQUECENTO RAFFAELLO CENNI BIOGRAFICI Nasce ad Urbino nel 1453 e muore nel 1520. Noto per la sua attività di pittore ma fu anche un importante architetto. Lettera a Leone X → Raffaello scrisse una lettera a Leone X; è una lettera che si riferisce alla ricostruzione della Roma antica fatta studiando i monumenti antichi. Disegno dei monumenti antichi per poterli studiare e conoscere. È una lettera molto importante perché illustra questa volontà ed è importante perché si riferisce al tipo di rappresentazione grafica che doveva essere usata per i rilievi architettonici; si afferma ancora una volta l’importanza fondamentale delle proiezioni ortogonali, e quindi di pianta, prospetto e sezione. L’impresa non viene completata, abbiamo solo delle bozze di questo documento. Possiamo comunque cogliere l’attenzione verso l’architettura antica. Raffaello riuscì a riprendere lo spirito, le idee dell’architettura antica. ALCUNI DIPINTI Osserviamo alcuni dipinti di Raffaello in cui vediamo delle architetture. Sposalizio della Vergine → sullo sfondo ci sono architetture Madonna del Baldacchino → sfondo architettonico che si riferisce all’abside del pantheon quella posta in asse con l’ingresso (c’è una nicchia centrale con due colonne poste lateralmente) Scuola di Atene → rappresentazione di una architettura che fa riferimento ai progetti che all’epoca Bramante stava realizzando per San Pietro; si è ipotizzato anche che questo sfondo era stato disegnato da Bramante. Raffaello era il secondo architetto, dopo Bramante, del cantiere di San Pietro. L’esperienza di architetto a fianco a Bramante sarà fondamentale per lui. Incendio di Borgo → ci sono una serie di ordini architettonici. vediamo un ordine dorico nell’edificio sul fondo da cui si sporge il Papa; c’è il fregio dorico a metope e triglifi, c’è la serliana (struttura costituita da una parte centrale arcuata affiancata da due parti più piccole trabeate). Vediamo poi il bugnato disposti in modo da costruire una piattabanda nella parte inferiore. Poi vediamo l’ordine ionico. Infine, vediamo dei capitelli compositi che sostengono una trabeazione corinzia con mensole poste sotto al gocciolatoio. Sul fondo dello sfondo (dietro all’edificio dorico dove c’è la serliana e il Papa che saluta) c’è l’antica basilica di San Pietro paleocristiana. PROGETTI PER SAN PIETRO Raffaello fece diversi disegni. PROGETTO DELLA FACCIATA Abbiamo un disegno della facciata realizzato da Raffaello conservato a new york alla Pierpont Morgan Library. Questo disegno ci ricorda la facciata di Sant’Andrea a Mantova. Egli richiama il rapporto tra gli ordini della facciata e gli ordini interni; inoltre anche l’interesso verso la suddivisione, la stratificazione della facciata. Gli ordini sono staccati dall’ordine murario e questo dettaglio viene ripreso dagli archi di trionfo antichi e questo è un dettaglio che mostra l’interesse e la conoscenza di Raffaello dell’antico. È una villa inserita nell’orografia naturale, con una vista sul Tevere. Ci sono due assi principali, non c’è una perfetta simmetria. Al centro c’è uno straordinario cortile circolare. Sul lato del pendio era previsto un teatro. Lungo uno degli assi si susseguono un vestibolo, il cortile, una grande loggia, un giardino pensile (su cui si apre la loggia) e una peschiera. Nell’altro asse si susseguono l’ingresso, il cortile e il teatro. La loggia affacciata sul giardino non è simmetrica, un lato termina con una nicchia semicircolare e l’altro ha terminazione piatta; è una loggia voltata che presenta tre campate. La campata centrale è coperta da una cupola su pennacchi mentre le due campate laterali son coperte da volte a crociera. Anche qui c’è il riferimento alla basilica di Massenzio. È una loggia molto decorata e colorata, in linea quindi con la visione di Raffaello. La cupola su pennacchi poggia su pilastri leggermente smussati. Nei pennacchi vediamo la decorazione a grottesche, ovvero decorazioni un po' fantasiose che non mostrano animali, piante, o qualcosa di esistente (richiamo alla domus aurea dove c’erano decorazioni a grottesche). Il muro che circonda il cortile centrale mostra, nella parte inferiore, la bozzatura. Solitamente queste bozzatura veniva ricoperta con un rivestimento, non si doveva vedere. Al di sopra di questa parte vediamo l’ordine architettonico con colonne con conci di tufo alternati a mattoni. Interessante è il piedistallo in pietra su cui poggia la base della colonna; uso della forma curva anche in questo piedistallo dove c’è una sorta di “fascia bombata” (a volte, nel Cinquecento, anche il fregio non era rettilineo ma veniva “bombato”). C’è il fregio bombato. ANTONIO DA SANGALLO IL GIOVANE CENNI BIOGRAFICI Proviene da una famiglia di architetti professionisti. La sua architettura sarà una architettura adatta ad essere replicata. È anche lui molto interessato a Vitruvio e all’antico; fece tanti disegni con dettagli e annotazioni estremamente utili e importanti per la conoscenza dell’antico. Ha prodotto tantissimo in termine di disegni di progetto e di opere realizzate. Redige tantissimi progetti anche per San Pietro anche se poi non verrà realizzato quasi nulla perché poi farà tutto Michelangelo. OPERE FONDAMENTALI PALAZZO FARNESE 1514-1515 → inizio dei lavori Primi anni ’40 → ripresa dei lavori Commissionata inizialmente dal cardinale Alessandro Farnese che poi diventa papa Paolo III; quindi passa da essere palazzo cardinalizio a essere palazzo papale. Parteciparono diversi architetti. I Farnese sono committenti molto importanti che commissionarono tante opere sprse in vari luoghi dell’Italia. Paolo III aveva tantissime residenze a Roma; a lui piaceva molto stare in una villa al Quirinale che però non era sua. Egli aveva anche tanti figli. Comunque, in generale, tutta la famiglia Farnese rappresentava una committenza ricchissima. Oggi → Palazzo Farnese è la sede dell’ambasciata di Francia. È un palazzo molto regolare che occupa un intero isolato. Impianto regolare con un asse centrale lungo cui si susseguono un grande vestibolo, un cortile, un secondo vestibolo, una loggia, un giardino. L’asse del palazzo è allineato alla via papale che si trova di fronte al palazzo; è come se l’asse del palazzo fosse il prolungamento di tale strada. È interessante che c’è anche il progetto redatto da Michelangelo che prevedeva la prosecuzione dell’asse oltre al giardino, e attraverso un ponte avrebbe dovuto oltrepassare il Tevere e arrivare in un'altra opera appartenente ai Farnese, ovvero la Farnesina. Osservando l’impianto vediamo il vestibolo d’ingresso, poi si arriva al cortile porticato su tutti e quattro i lati, poi c’è una scala (a sinistra, sul lato del cortile), poi sul portico del cortile si affacciano una serie di saloni, poi infine si arriva al giardino. Osservando la facciata notiamo una cosa che si discosta dalle facciate tipiche dei palazzi del Quattrocento e cinquecento: l’ordine addossato alla parete, qui non c’è l’ordine architettonico (c’è solo un ordine relativo alle edicole). Altri elementi che lo diversificano dai palazzi tipici sono: cornicione molto grande e sporgente, sproporzionato rispetto alla facciata, e poi l’allineamento verticale tra i pieni e i vuoti. Palazzo Farnese richiama l’impianto e soprattutto la facciata di Palazzo Medici di Michelozzo, anch’essa senza ordine architettonico. In questo palazzo c’erano tre livelli distinti con delle fasce marcapiano e il bugnato al piano terra, però non c’è l’ordine. Michelozzo è un architetto importante. Questo tipo di facciata avrà molta fortuna nel Cinquecento e anche dopo. Antonio da Sangallo userà questa facciata come la sua “facciata tipica”. Le finestre sono inserite in delle edicole inquadrate dall’ordine architettonico. C’è un portale molto imponente. Al centro c’è lo stemma dei Farnese (il giglio). Questo palazzo appare come una sorta di blocco inserito nello spazio urbano. Nelle pareti che delimitano il cortile vediamo la sovrapposizione di ordine dorico, ionico e infine ordine corinzio (ci sono tre livelli). Il grande vestibolo di ingresso è coperto da una volta a botte che poggia su una trabeazione senza fregio, con le regule. È un vestibolo monumentale. PALAZZO BALDASSINI 1514-1517 È una sorta di figlio di Palazzo Farnese. Commissionata da un avvocato ambizioso che voleva costruirsi il suo palazzo; si tratta comunque di una committenza ben diversa da quella dei Farnese, estremamente più ricca. Lungo l’asse centrale si susseguono un vestibolo, un cortile, un secondo vestibolo, un giardino. Cortile porticato solo sull’asse d’ingresso. Il vestibolo presenta l’ordine addossato che imita le due navate laterali del vestibolo monumentale di palazzo farnese. Stesso assetto di palazzo farnese, è tipo un “mini palazzo farnese”. Il portico del cortile ha solo due livelli, non tre. La facciata è come quella di palazzo farnese ma più semplificata. Ha gli angoli bugnati e le fasce marca soglia. Il palazzo non occupa un intero isolato ma comunque la sua facciata sporge rispetto ai palazzi posti a fianco come se volesse imitare l’imponenza di Palazzo Farnese. PROGETTO DEFINITIVO PER SAN PIETRO 1539 Modello ligneo realizzato da Sangallo Presenta un impianto centrico con una sorta di avancorpo che prolunga la parte centrica. Ci sono due campanili ai lati dell’abside centrale. L’esterno propone la sovrapposizione di più ordine, in cui non vediamo un ordine maggiore rispetto ad un altro; Antonio sovrappone tanti piccoli ordini, senza una gerarchia di ordini ma una semplice sovrapposizione. È una sorta di rielaborazione del progetto di Bramante. Egli verrà estremamente criticato da Michelangelo per questo progetto. LEZIONE 10 – 7 APRILE 2022 – PERUZZI, ROMANO e SERLIO BALDASSARRE PERUZZI CENNI BIOGRAFICI Architetto e pittore senese. Nasce nel 1481 e muore nel 1536. Peruzzi inizia a lavorare a Roma e poi si sposta r aroma, Siena, carpi e non solo. Collabora per architetture importanti; fu terzo architetto di san Pietro dopo la morte di bramante per poi diventare il secondo architetto successivamente. Disegna tantissimo e fa tantissimi progetti anche non realizzati. Si tratta di progetto molto importanti, che presentano elementi innovativi che verranno ripresi da architetti successivi del 500 ma anche del 600; potremmo parlare quindi di un architetto “visionario” che anticipa soluzioni che verranno applicate solo in epoca successiva. Peruzzi a differenza di Antonio da sangallo il giovane, disegna tantissimo ma non realizzerà tanti progetti, inoltre non presenta soluzioni “ripetibili, replicabili” come quelli di sangallo il giovane. OPERE PRINCIPALI VILLA CHIGI – DAL 1505 detta anche “farnesina2 Villa suburbana situata lungo via della Lungara (strada retta che va dal vaticano fino a porta settimina, a Trastevere); è molto vicina al lungo Tevere. PALAZZO STATI MACCARANI – 1522-23 Può essere confrontato con Palazzo Alberini. Si rifà al modello di Palazzo Caprini; vediamo l’ordine architettonico nei due piani superiori e non al piano terra dove invece c’è il bugnato. Al primo piano vediamo delle paraste che si fondono con la trabeazione (non hanno il capitello, il capitello si fonde con la trabeazione). L’ultimo piano è piuttosto semplificato: mostra delle fasce che rappresentano una semplificazione estrema (chiamato anche “ordine a fasce” e verrà usato spesso nel periodo successivo). Nella parte inferiore è interessante notare il rapporto tra l’ordine architettonico e il bugnato, c’è una sorta di contrasto tra le rifiniture dell’ordine e l’imponenza del bugnato. All’interno il palazzo si adatta e accetta l’irregolarità; non c’è simmetria ne assialità. Giulio romano non si preoccupa dell’irregolarità. CASA DI GIULIO ROMANO a ROMA Situata nella zona dei fori imperiali. Questa casa non esiste più ma è molto documentata da innumerevoli disegni. È la sua casa, Romano la progetta per sé. Importante è il rapporto tra il bugnato e le parti rifinite dell’ordine architettonico: le “bugne” si sovrappongono ad alcune parti dell’ordine (ricorda la Porta Maggiore dell’imperatore Claudio). PALAZZO TE a MANTOVA Committenti: famiglia Gonzaga. La famiglia Gonzaga lo chiama a Mantova e lo nomina prefetto di tutte le architetture di Mantova (questo avviene prima del sacco di Roma). Nel 1524 Giulio Romano si trasferisce a Mantova, dove rimarrà fino alla morte. È una sorta di villa suburbana che sorge a Te, una zona poco fuori da Mantova. Palazzo con proporzioni particolari, molto base (costituite solo da un piano e da un mezzanino). Impianto planimetrico piuttosto regolare che tuttavia contiene degli aspetti irregolari al suo interno. Facciata principale → non è regolare. Il ritmo delle campate non segue una regola, c’è una irregolarità di cui l’architetto non sembra preoccuparsi. Anche gli angoli sono diversi: uno presenta tre paraste adiacenti, l’altro mostra due paraste staccate tra loro. Il bugnato è un bugnato fatto con mattoni e poi stuccato, non è in pietra. Da notare il triglifo nel fregio: sembra scivolare verso il basso portando con se anche l’architrave (sembra cadere verso il basso). Le finestre sono sormontate da un timpano triangolare che mostra un dettaglio particolare: il timpano mostra una spaccatura nella parte centrale (dettaglio quasi ironico dato che il timpano doveva proteggere la finestra dalla pioggia ma questa fessura fa passare l’acqua). Angoli → molto importanti. Uno dei 4 angoli richiama l’angolo di Palazzo Caprini, mostra tre paraste (angolo pieno). Possiamo notare questo stesso angolo a palazzo Thiene a Vicenza (forse realizzato anch’esso da Giulio Romano e poi completato da Palladio. Le finestre, le paraste con il bugnato, il ugnato al piano terra richiamano giulio romano). Conflitto angolare → Giulio Romano risolve il conflitto angolare spostando il triglifo. Impianto → si entra attraversando un vestibolo a tre campate, per poi accedere a una peschiera, poi una sorta di secondo vestibolo voltato a botte (o loggia), e infine un giardino pensile. Peschiera → su di essa si affaccia una grande loggia con gruppi di 4 colonne su cui poggiano gli archi. Vediamo il tema della serliana; è interessante notare il ritmo irregolare di queste serliane. Nella parte finale vediamo una serliana senza colonne, come se le mancasse un pezzo. Parliamo di ritmo sincopato, un ritmo in cui vengono eliminate delle parti. Notiamo un contrasto tra la dimensione dell’ordine della serliana e dell’ordine della parete muraria. Dalla parte opposta, lungo l’asse, vediamo poi una loggia con volte a botte affrescate, che conduce al giardino. Interno → ci sono sale molto belle e decorate. Importante è la Sala dei Giganti dove è raffigurato il crollo di una architettura sotto ad un cielo con figure molto piccole che sono in contrasto con figure giganti posizionate nella parte sottostante. Palazzo Te è considerato uno dei maggiori esempi di manierismo architettonico. Ernest Gombi parlerà di palazzo te come di un palazzo che mette in crisi una serie di regole tradizionali. Peruzzi e Romano sono interpreti molto originali della maniera di Bramante. Si tratta di una stagione artistica molto creativa. Raffaello e Peruzzi sono molto più regolari di Romano, il quale è più libero e scenografico; sono comunque tutti interpreti estremamente originali. SEBASTIANO SERLIO Nato nel 1475, morto nel 1554. Scrive tanto; scrive 7 libri sull’architettura che affrontano diverse questioni su quest’ultima. I suoi libri costituiscono uno strumento fondamentale per diffondere l’architettura del suo tempo. Collaborò molto con Peruzzi. È di religione evangelica, pertanto si sposta molto per tutt’Italia, vivrà a Roma, Venezia, e poi andrà anche in Franca. Lui era di Bologna. Egli scrisse le “regole generali sopra le cinque maniere degli edifici” (si chiamavano ancora maniere, successivamente si chiameranno ordini) all’interno del quarto libro: in questo articolo si classificano i 5 ordini architettonici (dorico, ionico, corinzio, tuscanico, composito). Sarà Serlio a definire le caratteristiche dei 5 ordini, le loro proporzioni e i loro componenti. In alcuni libri sembra voler ricercare la regola, in altri se ne discosta. A volte asseconda gli accademici, altre volte è attratto dalla varietà. Nel quarto libro rappresenta un portale con un fregio in cui i triglifi prendono la forma di mensole, soluzione estremamente originale (si definiscono “mensole triglifate” e sono delle invenzioni, non esistono nell’antichità). Nell’ultima parte della sua vita si trasferisce in Francia dove realizza il Castello di Ancy-Le-France. LEZIONE 11 – 8 APRILE 2022 – MICHELANGELO ARCHITETTO Testo utile → J.S. Ackerman, “L’architettura di Michelangelo”, Torino, Einaudi 1968. CONTESTO E CENNI BIOGRAFICI Nasce nel 1475 e muore nel 1564 Pittore, scultore, architetto e poeta. È un genio, un genio terribile, solitario. Per quanto riguarda l’architettura, Michelangelo inizia a lavorare come architetto piuttosto tardi. Tra i primi lavori ci sono gli affreschi delle volte della cappella sistina e anche i progetti per la tomba di Giulio II. Il progetto definitivo della tomba di Giulio II, realizzato presso S. Pietro in Vincoli, risale al 1542-1545. Tra i primi progetti di architettura, ricordiamo la facciata di San Lorenzo. Vasari → egli scrive di Michelangelo sottolineandone i suoi caratteri innovativi, la sua novità. Michelangelo si inoltra verso la strada dell’innovazione, o meglio dell’invenzione, personalizza i modelli antichi e studia in maniera accurata l’antico per poi farne un’interpretazione propria (si dice che rompe i lacci e le catene con l’architettura antica). Michelangelo può permettersi di prendere questa licenza. Vasari dice anche che questo atteggiamento verso l’innovazione ha invogliato anche altri artisti successivi a imitare tale atteggiamento e a inventare (tuttavia vasari non lo vede come un aspetto positivo, poiché Michelangelo era un genio, gli altri no, non ne avevano le capacità). Michelangelo viene considerato perfetto da Vasari, poiché eccelle in tutte le arti del disegno ovvero pittura, architettura e scultura. Frammento di lettera → Michelangelo scrisse una lettera. Qui parla del rapporto con la natura e anche del rapporto con l’anatomia umana. Sottolinea il fatto che chi non conosce profondamente l’architettura non può fare architettura. Scrive ad esempio: “E però è cosa certa che le membra dell’architettura dipendono dalle membra dell’uomo. Chi non è stato o non è buon maestro di figure, e massime di notomia, non se ne può intendere”. Parla dell’imitazione della natura, del mondo organico, che corrisponde ad un mondo imperfetto, vivo, mutevole. Michelangelo con le membra dell’architettura richiama le membra umane, cerca di richiamarne la vitalità e l’energia; non si parla di una imitazione astratta ma di imitazione organica. I prigioni → sculture non finite realizzate da Michelangelo. Si nota l’idea della figura che è imprigionata nella pietra. Richiama l’idea del fatto che l’uomo, la figura, esiste già nella pietra, è solo nascosta al suo interno e sta allo scultore trovarla e scoprirla. Il tema del non finito torna spesso nelle sue opere di scultura ma anche di architettura. Si tratta di opere interrotte, non finite da Michelangelo e a volte lasciate così, altre volte completati da altri artisti. Michelangelo è molto partecipe anche alla vita cittadina, alle questioni politiche e civili del suo tempo. Michelangelo tende alla perfezione. È una figura molto problematica e drammatica per certi vers. Sarà la sua aspirazione alla perfezione a fargli bruciare tutti i suoi disegni di architettura prima di morire. Vestibolo → lo scalone fa da protagonista. Pareti scandite da più livelli di ordini architettonici in cui cediamo delle colonne libere binate. Si tratta di colonne libere, ovvero non addossate alla parete ma sono staccate da essa, sono colonne anteposte alla parete e non semicolonne. Sono però incassate nella parete, non sporgono (grande novità portata da Michelangelo. Non sono mai esistite colonne incassate prima di lui). Sotto queste colonne libere incassate nella parete, ci sono delle grandi mensole. Nell’angolo vediamo due colonne e un pilastro tra le due. Osservando le edicole vediamo delle paraste con rastremazione inversa. La parasta oltre alla rastremazione inversa presenta un fusto in cui si alternano parti lisce a parti scanalate. C’è una grande attenzione all’impatto visivo che richiama il suo occhio da scultore. Scalone → paragonato ad una colata lavica. I gradini sono quasi ovali, danno la sensazione che si stanno espandendo. PALAZZO FARNESE – DAL 1546 Articolazione complessa che vede la presenza di paraste, semicolonne, colonne libere. Al centro c’è il grande stemma della famiglia Farnese (lo stemma è il giglio). Cornicione → è un cornicione enorme, sproporzionato rispetto alla totalità del palazzo. Verrà criticato perché era sovradimensionato e non rispettava le proporzioni vitruviane. Cortile → nel cortile Michelangelo progetta il terzo livello. Qui ritroviamo il sistema della parasta affiancata da due semi paraste un po' più arretrate rispetto alla parasta centrale (soluzione bramantesca); questo arretramento rende il tutto più plastico e scultoreo. Finestre → delimitata da una cornice, ci sono due mensole laterali e un timpano semi curvo. Tutto molto plastico. SAN PIETRO – 1546-1564 1539 → modello definitivo di Sangallo 1546-1564 → intervento michelangiolesco Impianto sangallesco → impianto centrico, a quincunx. C’è un avancorpo che allude ad un corpo longitudinale. Ci sono due campanili laterali. In facciata, sovrapposizione di un ordine inferiore, un attico, un ordine superiore. Sono ordini piuttosto minuti che si giustappongono in altezza; sono stati molto criticati per la loro minutezza. La cupola è decorata all’esterno con due loggiati sovrapposti. Questo modello è rappresentato in un modello ligneo. Intervento michelangiolesco → lascia la quincunx nella sua essenzialità, collega le absidi, con i relativi vani cupolati, tramite una sorta di pilastro cavo contenente delle scale. Elimina i campanili. Elimina i deambulatori. C’è un piccolo cenno ad un avancorpo, ma l’impianto è esclusivamente centrico. La facciata allude al modello del fronte di tempio. In facciata non c’è una sovrapposizione di ordini, ma c’è una sorta di ordine gigante e poi un attico superiore. La cupola è emisferica e poggia su un tamburo; è una cupola a doppia calotta, in travertino (ci sono anche delle sbarre di ferro per aumentarne la stabilità). Impostazione generale diversa da quella da sangallo; Michelangelo afferma di volersi allontanare dal modello sangallesco e di voler riprendere il modello bramantesco. Nell’ordine gigante della facciata vediamo grande plasticità espressa dalle paraste e contro paraste; la plasticità è espressa anche dalle colonne binate della loggia della cupola. PIAZZA DEL CAMPIDOGLIO dal 1538-39 “A parte pochi frammenti autografi e l’impostazione generale, non possiamo sapere nulla di come Michelangelo avrebbe realizzato, se vivo, il complesso capitolino” (Bruno Contardi). Realizzata sotto il pontificato di Paolo III Farnese. Il Campidoglio ha una doppia committenza: quella civile e quella papale. Ricordiamo che questi due poteri erano spesso in contrasto tra di loro. Si pensa che a questa vicenda hanno partecipato tanti committenti diversi, tanti altri architetti oltre a Michelangelo, tante figure diverse. A. Bruschi → egli sottolinea il cambiamento di visione che avviene già a partire da questi anni, un cambiamento di concezione del prodotto architettonico, cambia l’approccio storiografico. Si passa dal considerare l’architettura come prodotto finito al considerare il processo formativo, il procedimento con cui si arriva al prodotto architettonico finale. “Frammenti autografi” di Michelangelo: • Basamento della statua di Marco Aurelio Primo incarico che Papa Paolo III affida a Michelangelo. Il piedistallo, quindi un’opera scultorea. • Scalone secondo incarico dato da Papa Paolo III. La presenza di scaloni esterni, definiti profferli, è frequente nel medioevo. Attacco dello scalone con il nuovo prospetto di palazzo senatorio è irregolare e questo conferma la tesi che inizialmente si pensava di mantenere la facciata medievale. • Campata del Palazzo dei Conservatori una sola campata della facciata del palazzo. Campata molto innovativa. La novità principale è: presenza di ordine gigante che si interseca con un ordine minore (vediamo delle paraste giganti). Possiamo considerare questo come un primo esempio di uso dell’ordine gigante. L’idea dell’intreccio di ordini era già stata applicata, ad esempio in Sant’Andrea a Mantova. L’ordine minore è sostenuto da due colonne (colonne trabeate posizionate alle estremità laterali del vano). Non c’è quindi un portico con archi, ma si tratta di un portico trabeato. Inoltre, l’ordine minore deve relazionarsi con una preesistenza, che naturalmente Michelangelo decide di conservare e adattarsi ad essa. lo stratagemma che usa per adattarsi alla preesistenza è: la struttura del portico viene distaccata e assume la forma di una sorta di baldacchino, dotato di 4 colonne libere incassate in nicchie all’interno della parete. C’è armonia tra nuovo e preesistenza. Notiamo anche un capitello ionico diverso dal solito; quest’ultimo diventerà un nuovo modello di ionico e assumerà il nome di “capitello ionico moderno” ovvero il capitello ionico michelangiolesco (differenze rispetto al capitello ionico antico: abaco curvo, presenza di una “maschera” al posto del classico fiorone centrale del corinzio, incurva molto le volute verso il basso e inserisce tra le volute una sorta di festone. si tratta di un capitello molto plastico e curvilineo. Le maschere e il festone vengono posizionate su tutti e 4 i lati. Non c’è una forte gerarchia tra fronte e lati, sono tutti e quattro importanti). C’è quindi una netta differenza tra capitello ionico antico e capitello ionico moderno. Anche sangallo proverà ad immaginare un nuovo capitello ionico (lo vediamo in un chiostro, a Firenze). • Impostazione Michelangelo immagina una impostazione generale della piazza C’erano già delle preesistenze, tra cui il Palazzo dei conservatori realizzato per volere di Nicolò V (si parla del palazzo quattrocentesco, non quello che vediamo oggi). La piazza ha una pianta trapezoidale che determina un certo tipo di visione. Questa piazza non era stata progettata da Michelangelo ma era una conseguenza della posizione dei palazzi preesistenti; era quindi un vincolo, un vincolo che diventa un punto di forza, uno spunto per nuove invenzioni. 1537 → sistemazione del Marco Aurelio sotto pontificato di Papa Paolo III 1540-1543 → lavori di sistemazione della piazza, sempre sotto Paolo III. Commissionati ad architetti municipali, non da Michelangelo. Solitamente la committenza municipale affidava i compiti ad architetti municipali, mentre la committenza papale affidava i compiti ad architetti come Michelangelo. 1546 → scalone di palazzo senatorio, sotto Papa Paolo III, costruito di fronte al palazzo medievale. Il palazzo senatorio era un palazzo medievale a cui si anteponeva uno scalone “moderno” che avrebbe creato un forte contrasto; inizialmente l’idea era quella di mantenere questo contrasto, senza dover rinnovare anche la facciata del palazzo. Si Michelangelo, che Paolo III, volevano mantenere questo contrasto; Michelangelo aveva grade rispetto nei confronti delle strutture antiche e delle preesistenze. Anche i gusti architettonici di Paolo III non contrastavano con tale idea; egli era a favore di uno stile medievaleggiante. Questa scelta iniziale di mantenere il palazzo medievale era visto anche come una sorta di forma di rispetto verso il potere civile da parte del potere pontificio. 1563 → palazzo dei conservatori, sotto Papa Pio IV Vediamo la sovrapposizione di due ordini: al piano inferiore vediamo pilastri che inquadrano archi, mentre nella parte superiore vediamo delle serliane inquadrate dall’ordine. Nell’ordine superiore c’è l’ordine ionico. Vediamo una trabeazione con un fregio molto alto con delle decorazioni a putti e festoni piuttosto sporgenti. C’è un allineamento tra io putti e i fusti delle colonne sottostanti. Nell’ordine inferiore c’è invece l’ordine dorico. La trabeazione richiama la trabeazione del teatro di Marcello. Angolo → L’angolo riprende la soluzione usata nella basilica Emilia, rappresenta una delle tante variazioni del modello della basilica Emilia che fu un modello per tante architetture. Qui vediamo un pilastro posizionato sull’angolo e due semicolonne sui lati. Il pilastro è reso più complesso attraverso una sorta di ribattitura, poiché al pilastro è addossata una sottile parasta. Nella trabeazione vediamo invece una sorta di metopa piegata (questione del conflitto angolare). ZECCA Bugne che avvolgono le semicolonne. Grande importanza del bugnato che era una caratteristica tipica di Romano e riportata nei libri di Serlio. Sansovino era in contatto con Serlio. Contrasto tra l’articolazione della facciata della libreria e della facciata della Zecca; sono in netto contrasto nonostante sono state disegnate dallo stesso architetto. Trabeazione dorica con mutuli molto sporgenti. LOGGETTA Realizzata sotto al campanile di san marco già esistente. Modello → Il modello antico di questa piccola architettura è l’arco di trionfo, poiché vediamo che la trabeazione sporge in corrispondenza della colonna libera, alternanza di campata maggiore e due campate minori laterali, infine presenza della scultura. PALAZZO CORNER Affaccia su canal grande. Palazzo che guarda naturalmente all’antico sia nella facciata che nell’impianto; tuttavia, riprende anche il modello della “casa-fondaco veneziana”. Passaggio centrale, che corrisponderebbe al vestibolo rinascimentale, che porta al cortile centrale. Facciata → riprende il modello di palazzo caprini con il bugnato al piano terra e l’ordine architettonico nei livelli superiori. Colonne binate che inquadrano le finestre. Cortile interno → presenza del bugnato. Paraste che inquadrano gli archi. Semicolonne rivestite dal bugnato. Grandi mensole che richiamano le mensole ingigantite usate da Michelangelo. Casa-fondaco → era una casa con magazzino collegata alle attività mercantili dei veneziani. Presenza di un ingresso da terra e un ingresso dall’acqua, ai lati del quale si disponevano i fondaci, cioè i magazzini. MICHELE SANMICHELI È veneto, nato a Verona. Proveniva da una famiglia di scalpellini. Tuttavia, poi va a lavorare nell’Italia centrale e a Roma. Infine, si trasferisce nel 1526 nell’Italia settentrionale. Verrà imprigionato dai veneziani ma durante un interrogatorio mostrerà tutte le sue conoscenze e addirittura i veneziani lo ingaggiarono come proprio ingegnere. VERONA Arco dei Gavi → si pensava fosse stato progettato da Vitruvio ma non è così. Porta dei Borsari → presenta due grandi arci nel livello inferiore e poi delle campate più strette con delle semicolonne tortili che si avvolgono a spirale nei livelli superiori. È interessante il fatto che siccome Verona ha molti monumenti antichi, gli architetti si basavo molto su questi modelli antichi locali. PALAZZO CANOSSA – VERONA Atrio e vestibolo molto larghi, sono larghi tanto quanto il cortile; questo è un forte richiamo alla tradizione veneta che vediamo anche in Palazzo Corner. C’è un atrio che finge da spazio di ingresso, succeduto da un vestibolo, una loggetta e poi dal cortile. C’è una scala ad “L” laterale. Facciata → Il modello della facciata è sempre palazzo caprini. Bugnato al piano terra e ordine al piano superiore. Abbiamo qui un ordine con paraste. PALAZZO BEVILACQUA – VERONA Appartenente ad una famiglia “capo fazione”. Palazzo molto grande. Facciata → facciata molto rappresentativa; l’ordine inquadra gli archi (soluzione non molto usata nei palazzi residenziali del tempo; di solito c’è nei cortili, ma non la facciata). Associazione del bugnato con l’ordine architettonico. Presenza di semicolonne con scanalature che si avvolgono a spirali (come nella porta borsari, quindi c’è un collegamento con l’antico locale). Mensole triglifate nello spazio del fregio (usate per la prima volta da Peruzzi e poi ripresa da Serlio); questo genera una cornice molto sporgente. Facciata all’antica che recepisce soluzioni da origini varie. All’interno del cortile c’è una scala esterna e questo è un po' strano perché la scala esterna era tipica del medioevo. PALAZZO POMPEI – VERONA - 1555 Modello di Palazzo Caprini con bugnato al piano terra e ordine ai livelli superiori. Arco inquadrato dall’ordine. Arcate con proporzioni piuttosto alte e strette che ricordano le forme delle tipiche finestre veneziane. Trabeazione piuttosto sporgente e plastica. PALAZZO BOCCHI – BOLOGNA – 1545 Palazzo che nell’impianto generale della facciata guarda al modello sangallesco (ovvero senza ordine e con l’uso di bugnato). Uso di un bugnato piuttosto invadente che distorce le linee dell’ordine architettonico. VILLA GIULIA – ROMA - DAL 1551 Villa commissionata da Papa Giulio III Del Monte. Posizionato nella zona di valle giulia. Villa che comprende una parte costruita (che potremmo considerare la villa vera e propria) non di vaste dimensioni e un enorme parco che oltrepassava la via flaminia e arrivava fino al Tevere. Oggi ne rimane solo la parte costruita, il parco non c’è più. Parco → molto grande. Organizzato con aiuole. Presenza di tante piante. Assetto non troppo regolare, che seguiva un po' il paesaggio. Inoltre all’interno vi erano dei fabbricati come ad esempio una chiesa. Impianto della villa → c’è un corpo di fabbrica, al quale si collegava un cortile, su cui si affaccia una loggia, dalla quale si diramano due rampe di scale semicircolari che conducono ad un livello più basso, dal quale si poteva poi risalire per raggiungere una sorta di giardino segreto delimitato da muri. Facciata → composizione piuttosto articolata. Parete priva di ordine con finestre rettangolari. Nella parte centrale vediamo il portale inquadrato dall’ordine ricoperto dal bugnato. Nella parte inferiore c’è l’ordine con colonne mentre nel livello superiore ci sono paraste. C’è un cornicione con mensole verticali e mensole orizzontali (soluzione inventata da Vignola). Cortile semicircolare → forma squadrata all’esterno (facciata) e forma semicircolare all’interno (cortile). Ninfeo → zona raggiungibile dalle due rampe semicircolari. Spazio suggestivo dal quale si poteva poi risalire attraverso delle scale interne al giardino segreto sopraelevato rispetto al ninfeo. Questo ninfeo in realtà è stato realizzato per disegno di Mannati e non di Vignola. PALAZZO FARNESE A CAPRAROLE – DAL 1559 Asse che collega l’abitato con l’architettura e l’architettura con il paesaggio. Impianto particolare. L’impianto è pentagonale con dei bastioni, e contiene all’interno un cortile circolare. Ritorna quindi il tema della forma poligonale verso l’esterno e circolare verso l’interno. Il palazzo era sopraelevato rispetto al piano dell’abitato; si creava quindi una sorta di dislivello, di pendio. Il pendio è articolato con strutture artificiali: gradoni, rampe, terrazze, … Portale → inquadrato dall’ordine rivestito dal bugnato. Le due campate laterali della facciata si differenziano dalla parte centrale, come se volessero avanzare. Cortile centrale → alternanza di campate più larghe a campate più strette. Presenza di una scala elicoidale che guarda alla scala del Belvedere di Bramante. CHIESA DEL GESU’ – ROMA – DAL 1568 È la chiesa madre dell’ordine dei gesuiti. Siamo dopo il sacco di Roma e dopo la controriforma. Chiesa che doveva accogliere tantissimi fedeli e che quindi necessitava di uno spazio unitario e molto ampio per poter ospitare più persone possibili. Impianto → Grande navata centrale coperta a botte affiancata da cappelle laterali cupolate (cupole ovali, non circolare), che richiama Sant’Andrea a Mantova. Questa ampia navata centrale era collegata ad uno spazio centrico coperto da una cupola circolare affiancata da quattro cupole circolari più piccole. Potremmo parlate quindi di un impianto a quincunx associato ad un impianto longitudinale. Cappelle laterali → Nelle cappelle laterali vediamo delle cupole ovali su pennacchi; l’uso dell’ovale è una novità. Inoltre, queste cappelle sono collegate tra loro. Esterno → C’è una chiara corrispondenza tra impianto interno e impianto della facciata. Inoltre, le finestre si posizionano tra i contrafforti esterni posti al di sopra delle navate laterali (più basse rispetto alla navata centrale). Le volute della facciata, infatti, corrispondono con la posizione dei contrafforti. CHIESA DI SANT’ANDREA IN VIA FLAMINIA – 1550-53 Anche qui vediamo l’uso dell’impianto centrico, ma soprattutto l’uso della forma ovale. La cupola ovale poggia su pennacchi e non su colonne o pilastri. La cupola ha una forma diversa rispetto al vano sottostante. Forma della cupola ≠ Forma dello spazio sottostante la cupola Richiamo al modello di santa sofia → pennacchi Presenza di paraste addossate alle pareti. Facciata → attico posto dietro al timpano che richiama soluzione usata nel pantheon. CHIESA DI SANT’ANNA DEI PALAFRENIERI – DAL 1565 Presenza della cupola ovale. C’è corrispondenza tra la forma della cupola e la forma del vano sottostante, poiché qui la cupola non poggia su pennacchi ma sulle pareti sottostanti, sui setti murari. Forma della cupola = forma del vano sottostante la cupola Richiamo al modello del pantheon → continuità tra setto murario e cupola Presenza di colonne libere incassate nella parete (soluzione inventata da Michelangelo nel vestibolo della laurenziana o nel portico di palazzo dei conservatori). Zaine = Nicchie semicircolari che contengono le colonne, parte cava che mi permette di avere spazio per poter incassare la colonna nella parete. Perimetro esterno rettangolare regolare. Facciata → molto ricca, molto decorata. Presenza del bugnato, associato alla presenza dell’ordine, associato all’angolo con la colonna, associato ad una grande ricchezza decorativa affidata alla scultura. SANTA MARIA PRESSO SAN CELSO Grande uso della scultura. Presenza di sculture a tutto tondo all’interno di nicchie. CHIESA DI SANTI PAOLO E BARNABA Chiesa che riprende l’impianto a navata unica con volta a botte e cappelle laterali comunicanti tra loro. Profondo coro nella parte terminale. Richiamo all’impianto della chiesa del Gesù. PELLEGRINO TIBALDI Detto anche Pellegrino Pellegrini. Architetto prediletto del cardinale Borromeo. Tibaldi scansa Alessi e diventa l’architetto principale di Milano in quel periodo. COLLEGIO BORROMEO Impianto a serliana sia sul primo che sul secondo livello della loggia che affaccia sul cortile. Tuttavia, nella parete non vediamo la decorazione che abbiamo visto con Alessi. Qui c’è la parete liscia. CHIESA DI SAN FEDELE A MILANO Costituisce un ulteriore variante dello schema ad aula unica di Sant’Andrea a Mantova. Qui addirittura le cappelle laterali diventano quasi delle nicchie, delle cappelle con profondità molto ridotte collegate da stretti passaggi che le rendono comunicanti tra loro. Articolazione dell’aula (navata centrale; parliamo di aula unica dato che non ci sono delle navate laterali) attraverso tre volte a vela importate su colonne libere che sporgono rispetto alla parete. Volte impostate su colonne libere su cui poggia una porzione di trabeazione sporgente (non tronco di trabeazione perché non è un pezzo di trabeazione libero e isolate ma è attaccato alla parete). CONFERENZA del professor ADRIANO GHISETTI – 22 APRILE 2022 – GLI ANGOLI DI FERRARA Adriano Ghisetti Giavarina ha raccolto la sua ricerca nel libro “Uno cantone de marmoro. Angoli del Rinascimento a Ferrara”. FONTI Eugenio Righini Il primo che fece una analisi attenta della Ferrara antica e dei suoi edifici fu Eugenio Righini. Si tratta di uno studio indirizzato per lo più verso lo studio delle facciate degli edifici. In uno dei suoi quattro libri scrisse che i cantonali spesso mostravano gli stemmi della famiglia proprietaria del palazzo e quindi proprietaria di quell’angolo. Purtroppo, però tutti questi stemmi verranno abrasi provocando una perdita importante anch3e dal punto di vista delle fonti per la ricostruzione storica. Giorgio Pollastri Nel 1992, Giorgio Pollastri venne fatta una indagine, esposta in un libro intitolato “i motivi angolari nell’evoluzione di Ferrara”. Egli studia quindi i cantonali, gli angoli e si accorge che una parte dei cantonali studiato da Righini non c’erano più. Pollastri divide la città in settori e poi individua i cantonali di ogni settore individuato. A differenza di righini, l’indagine di pollastri si estende anche all’addizione erculea; abbiamo quindi una indagine competa. Un tema importante di cui parla Pollastri nel suo libro fu i materiali usati per questo cantonali; solitamente vediamo l’uso di pietra del veronese o del piacentino, pietra d’Istria oppure raramente marmo rosa di Verona. Egli dice anche che le tipologie di pietre usate furono tante e non tutte riconoscibili a occhio nudo, sarebbero servite analisi più profonde. Adriano Franceschini Ha scritto tre volumi molto importanti che contengono informazioni sugli artisti intervenuti a Ferrara in epoca rinascimentale. Non conosciamo i progettisti delle architetture ma conosciamo gli esecutori; conoscere il progettista era cosa rara anche perché spesso intervenivano tanti architetti e il cantiere non era attribuito ad un unico architetto. CONTESTO Con il termine “vecchia Ferrara” si indica la Ferrara antica, quella medievale, quella precedente all’addizione erculea e precedente all’intervento di Biagio rossetti; si consideri quindi la Ferrara precedente al 1400 circa. C’è una distinzione tra la parte medievale e la parte rinascimentale della città: nella parte medievale vediamo strade irregolari e disposte molto liberamente, nella parte rinascimentale vediamo invece delle strade ordinate e ortogonali fra loro. La città medievale si affacciava sul fiume ed era circondata da una cinta di mura. Ferrara è una città costruita essenzialmente in mattoni, gli elementi in pietra sono molto pochi. Venezia Ferrara e Venezia ebbero sempre un rapporto piuttosto stretto. Gli Estensi avevano anche un proprio palazzo a Venezia. A Venezia vediamo dei cantonali di vario genere; vediamo delle colonnine angolari molto esili rispetto a quelle ferraresi. A Venezia, di fronte al Fondaco dei Turchi, è posto un edificio piuttosto importante; vediamo nell’angolo un pilastro e vediamo anche l’inizio di un rivestimento esterno che avrebbe dovuto ricoprire tutta la facciata del palazzo. Nella chiesa dei Frari vediamo gli stessi motivi decorativi usati nei cantonali di Ferrara. PALAZZO DEI DIAMANTI Questo palazzo trova la sua origine a Napoli, precisamente nel Palazzo di Roberto Sanseverino. Si tratta di un palazzo realizzato con bugne a punta di diamante; è un palazzo di impronta tardo medievale più che rinascimentale. È un palazzo che Sigismondo D’Este vede quando va a Napoli e ad esso si ispirerà per il suo palazzo, ovvero palazzo dei diamanti. Anche Palazzo Sanuti, a Bologna, viene considerato un precedente di palazzo dei diamanti; forse le bifore di questo palazzo sono stato motivo d’ispirazione per palazzo dei diamanti. Anche il Palazzo Ducale di Urbino sarà una fonte d’ispirazione importante. Vediamo qui i cantonali in opus isodomo e vediamo anche il fregio che diventa capitello così come la cornice che diventa davanzale dele finestre. In uno dei cantonali vediamo una decorazione con saturi che suonano dei corni che ritroviamo nella scala di palazzi dei giganti, nel cortile del palazzo ducale di Venezia. Questo denota “l’appartenenza allo stesso cantiere”, entrambe le decorazioni sono state fatte da Pietro Lombardo. NELLE VIE DELLA CITTA’ Una via medievale di Ferrara è Via Delle Volte e in essa possiamo ancora vedere dei cantonali originari. Un bel cantonale in pietra d’Istria che riporta dei tondi lungo il fusto lo ritroviamo di fianco alla sede della Giunti, in centro a Ferrara, in via Mazzini se non sbaglio. Primo quadrivio di Via Degli Angeli Palazzi con grandi cantonali tipici del rinascimento. Forse questi cantonali, e in generale i cantonali rinascimentali di Ferrara, si ispirano agli angoli della chiesa di Sant’Andrea a Mantova. Via Degli Angeli è molto importante dal punto di vista dei cantonali perché ce ne sono tanti. Molti dei palazzi di questa via sono stati modificati nel Cinquecento però spesso i cantonali vennero lasciati così com’erano. Capitelli → i capitelli sono tutti diversi. Si tratta di capitelli che Arnando Bruschi definiva “capitelli di fantasia” con motivi di candelabri e grottesche, sono capitelli corinzieggianti in cui possiamo individuare animali, frutti e foglie. Vediamo spesso gli ovuli nella cornice. Basamento a scarpa → Basamento a scarpa si diffonde molto nei cantonali ferraresi e addirittura a volte viene usato anche come basamento dei palazzi, non solo dell’angolo. Motivi frequenti nei cantonali ferraresi → tondo con i due semicerchi lungo il fusto dei cantonali. Rombo con due triangoli sempre lungo il fusto. Palazzo Prosperi sacrati Palazzo che apparteneva al medico di Ercole I D’Este. Cantonale in pietra che si posiziona di fronte al cantonale in pietra di palazzo dei diamanti. Questo cantonale finiva con il capitello corinzio, il balcone che vediamo oggi venne fatto successivamente. Lungo il fusto del cantonale vediamo dei tondi che probabilmente in origine contenevano dei dischi di porfido (motivo decorativo che ritroviamo anche in alcuni cantonali di Venezia). Nel fusto dei cantonali di questo palazzo vediamo anche dei nastri scolpiti che chiamiamo nastri volicanti. I nastri volicanti avevano origine fiorentina, precisamente nella decorazione di Palazzo Strozzi. Ercole I D’Este voleva dare importanza all’addizione erculea e fece costruire importanti palazzi. I cantonali di tali palazzi avevano anche lo scopo di dare maggiore importanza alla città, cioè questi cantonali dovevano abbellire la città e non solo il palazzo. Ercole I D’Este fu un committente importante. Secondo quadrivio di Via Di Santa Caterina Qui vediamo degli edifici un po' più semplici rispetti al primo quadrivio di Via Degli Angeli. I quattro palazzi ora sono ridotti a tre palazzi poiché uno dei palazzi è oggi un palazzo neoclassico che è andato a sostituire quello originale. Vediamo dei cantonali con un solo ordine, non ci sono ordini sovrapposti. Tutti e tre arrivano alla stessa altezza ovvero all’altezza dei davanzali delle finestre del primo piano. Sono cantonali piuttosto semplici: non c’è un basamento, ma vediamo subito piedistallo, fusto e capitello. I capitelli sono scolpiti in maniera più grossolana dei capitelli del primo quadrivio. Anche qui vediamo capitelli corinzieggianti con foglie d’acanto che fungono da elementi di protezione degli spigoli. Ci sono anche qui i nastri volicanti. Cantonale di palazzo Guarini → cornice più rifinita delle altre. Piazza Nuova di Ferrara Doveva essere interamente porticata, si riescono a fare solo due grandi palazzi con relativi portici. CASA CIVENA, VICENZA Primo edificio residenziale che realizza. È un palazzo ma viene chiamato anche casa. Qui vediamo l’influenza del modello romano, tuttavia Palladio non era stato ancora a Roma in questo periodo. Probabilmente si ispira ai modelli romani dell’antico locale. Palladio lavorò molto a Vicenza. Al piano terra vediamo un portico (tipico della città di Vicenza) che si collega ai portici degli edifici contigui. Presenza del bugnato al piano terra. VILLA PISANI A BAGNOLO – 1542 Qui palladio sarà già entrato in contatto con le architetture di Roma. Uso del bugnato. Presenza di un timpano che richiama il modello della fronte di tempio. Uso della “finestra termale”; questo sarà uno degli elementi tipici di palladio. Simmetria delle aperture → spesso palladio allinea le aperture creando un effetto di trasparenza, poiché la bucatura di una apertura corrisponde alla bucatura di un’altra. Loggia con parti terminali absidate. Sala voltata a botte. PALAZZO THIENE A VICENZA – 1542-46 In quel periodo c’erano delle fazioni e delle famiglie capo fazioni. Questo palazzo era proprietà di una famiglia capo fazione. Si tratta di un palazzo molto ambizioso che viene iniziato ma non completato. Impianto con grande cortile centrale quadrato. Facciata con un avancorpo sporgente con un timpano sovrapposto. Palazzi vicentini → l’importante era soprattutto il vestibolo d’ingresso e le facciate, ovvero tutto ciò che era rivolto verso il pubblico e verso l’esterno. Era molto importante l’apparenza poiché questi palazzi erano il simbolo di rappresentanza della famiglia proprietaria. Si pensa che in questa architettura non abbia lavorato solo palladio ma anche Giulio Romano; questo lo diciamo per la presenza del bugnato (elemento distintivo di Romano) e anche per le finestre che richiamano le finestre di palazzo Te di G. Romano. Addirittura, si pensa che questa architettura fosse del tutto di giulio romano e non di Palladio e che Palladio fosse solo il direttore dei lavori (palladio era ancora giovane in questo periodo). Nei suoi quattro libri, Palladio afferma di aver fatto lui questo palazzo, non parla di nessun collaboratore. Vestibolo d’ingresso o atrio → coperto da tre volte a crociera che poggiano su colonne. Potremmo parlare di atrio tetrastilo poiché ci sono quattro colonne centrali che sostengono la volta a crociera centrale. Palladio realizza spesso vestiboli d’ingresso di questo tipo. Riferimento a Palazzo Caprini → bugnato al piano terra e ordine ai piani superiori. Angolo → richiamo a uno degli angoli di palazzo te. Vediamo un angolo chiuso, con la presenza delle tre paraste. Nel prospetto vediamo anche la soluzione della parasta e della contro parasta che rappresenta un elemento lessicale moderno introdotto da Bramante (la contro parasta non esiste nell’antico). Questi elementi articolano la facciata in più strati; la stratificazione della parete è frequente in questo periodo. Palladio guarderà molto al modello dell’impianto termale romano. VILLA POIANA A POIANA MAGGIORE – 1546 Palladio era già stato a Roma. Vediamo ancora lo schema triadico (elemento costante nella produzione palladiana). Ci sono molti riferimenti sia all’architettura antica che all’architettura del Cinquecento. Riferimenti all’architettura del Cinquecento → uso della serliana, motivo a oculi (che possiamo vedere nel coro di san Pietro destinato a ospitare la tomba di giulio II; coro che venne iniziato da bramante ma poi venne demolito), mensole completamente astratte Riferimenti all’architettura antica → timpano spezzato (elemento presente nelle terme di Diocleziano) PALAZZO PORTO A VICENZA Palazzo che si colloca in una quinta stradale ma che sporge leggermente rispetto ai palazzi contigui. Angolo → non presenta un ordine. L’ordine è staccato dall’angolo. Questa è una novità. BASILICA (LOGGE DEL PALAZZO DELLA REGIONE) A VICENZA In questi anni Palladio diventa sempre più famoso e richiesto a Vicenza. Palazzo pubblico commissionato dall’intera città. Opera molto importante che vien realizzata molto lentamente nel tempo. Linguaggio all’antica di derivazione romana è quello preferito dalla committenza locale vicentina. Città venete → uso di un linguaggio all’antica Venezia → uso di un linguaggio medievale Pianta irregolare dovuta al fatto che la parte interna medievale viene mantenuta e quindi le due logge sovrapposte esterne dovevano rispettare l’impianto interno preesistente. Anche le dimensioni delle campate sono quindi condizionate dall’interno; queste campate avevano infatti dimensioni diverse tra loro. La campata d’angolo è più stretta delle altre. Entrambe le logge mostrano l’uso della serliana. Nelle serliane la parte trabeata permetteva maggiore flessibilità e adattabilità; dato che le campate avevamo dimensioni diverse, la parte trabeata delle serliane erano un ottimo stratagemma per risolvere e nascondere questa irregolarità. Angolo → angolo con le tre colonne uguale a quello di palazzo caprini. Idea dell’angolo pieno sormontato da una semi metopa. DISEGNI DI VILLE Palladio fa molti disegni. VILLA PISANI A MONTAGNANA - 1552 Angoli nudi alle estremità. Successione dei tre ambienti in pianta, lungo l’asse centrale: loggia, vestibolo, grande salone tetrastilo. VILLA CORNARO A PIOMBINO DESE Pronao che avanza rispetto al corpo di fabbrica. Ali laterali arretrate rispetto al pronao centrale. Successione dei tre ambienti, oltre al pronao, ovvero: pronao, loggia, vestibolo, salone. Molto spesso Palladio usa il legno delle trabeazioni e questo gli permise di creare interassi piuttosto larghi. Salone → sala tetrastila coperta da un solaio ligneo al posto di una copertura voltata. VILLA BADOER A FRATTA POLESINE Qui vediamo la soluzione con portici, o anche “barchesse”, che avevano funzione di magazzino ed erano realizzate con forme curve. VILLA BARBARO A MASER Anche qui vediamo la presenza delle barchesse. Villa diverse dalle altre. Villa che sorge su un terreno in pendio che ha una parte retrostante organizzata a giardino e ospita anche un ninfeo. Ninfeo → costituisce un’eccezione nelle ville di palladio. È una sorta di giardino segreto. All’interno ci sono affreschi realizzati da Veronese (dipinti luminosi, chiari); in questi affreschi vediamo anche delle architetture rappresentate. Alcuni pensano che le architetture che sono state dipinti non siano di Veronese ma di Palladio. VILLA EMO A FANZOLO – 1558 Sempre lo stesso schema. Ci sono le barchesse rettilinee e non curve. Corpo centrale affiancato dai corpi delle barchesse. All’interno c’è la successione dei tre ambienti. VILLA FOSCARI - 1559 Vila Foscari detta la Malcontenta. È una villa di piacere, per l’ozio. Rispetta il solito schema di palladio. Variante del sistema tipico di palladio → corpi laterali sopraelevati preceduti da scale. Pronao sopraelevato con sotto una sorta di ambiente inferiore, affiancato dai due corpi laterali ai quali si accede tramite scale esterne che affiancano il pronao. All’interno c’è un impianto a croce (tipico di palladio). Il porticato ha un impianto prostilo. VILLA CAPRA A VICENZA - 1566 Villa capra detta la rotonda. Commissionata da un prelato. La rotonda → perché ha una simmetria bilaterali. Ha 4 pronai identici su tutte e 4 i lati. Un altro elemento che richiama il tempio è la presenza della cupola. Oltre alla fronte di tempio c’è quindi anche una cupola. Angoli netti e parete nuda, essenziale. Colonne distaccate dall’ordine murario. Pianta quadrata e cupola circolare → richiamo alla geometria perfetta. PALAZZO VALMARANA A VICENZA – 1565 Sorge su una strada stretta e non su una piazza. Posizionato su una quinta stradale, in mezzo ad altri due palazzi. Stratificazione della parete molto accentuata e articolata. Presenza dell’ordine gigante (usato da Michelangelo a Roma, tuttavia Palladio probabilmente lo ha fatto di sua sponte senza vedere l’esempio di Michelangelo). Uso dei pilastri a sbarra nel vano centrale coperto dalla cupola poggiante su pennacchi. Questi pilastri a sbarra non allargano lo spazio, la cupola ha la stessa ampiezza della navata. Si tratta di un pilastro a sbarra molto diverso da quello di san Pietro; vediamo anche qui l’idea dei fusti compenetrati addossati ad altre strutture. La compenetrazione di colonne libere è stata fatta solo una volta mentre la compenetrazione di fusti addossati alla parete è frequente in palladio. C’è una sorta di alternanza tra dilatazioni e contrazioni. Facciata → fronte di tempio seguita da un corpo di fabbrica rettangolare (richiamo al fronte del pantheon). C’è una graduazione della trabeazione che emerge in totalmente solo nella parte centrale. Uso della parasta e dei semi parasta lungo gli angoli dei due corpi laterali della facciata, arretrati rispetto al corpo centrale (due fronti di tempio incastrate tra loro). Lungo i lati vediamo dei possenti contrafforti al di sotto dei quali vediamo delle finestre termali che articolano la parete. (La prof Samperi ha scritto anche un libero dedicato agli angoli di Palladio) LEZIONE 14 – 29 APRILE 2022 – DALLA ROMA DI SISTO V ALL’OPERA DI MADERNO E BERNINI Architettura de Cinquecento → Il rinnovamento urbano al tempo di Sisto V e le architetture di Domenico Fontana. Architettura del Seicento e del Settecento → Carlo Maderno e Gianlorenzo Bernini. PAPA SISTO V Gregorio XIII e Sisto V furono due committenti importanti di architettura che hanno lavorato dopo la controriforma. Con la controriforma ci sarà un rinnovamento relativo all’architettura religiosa e alla creazione di nuovi ordini religiosi. Vengono appunto realizzati molti edifici per accogliere questi nuovi ordini. Si tratta di architetture piuttosto semplici e sobrie, che usano un linguaggio legato alla funzionalità più che alla estetica. Queste architetture riflettono le esigenze del rinnovamento religioso portato dalla controriforma. In questo periodo vengono anche messe in atto operazioni importanti di rinnovamento urbano; questo verrà iniziato da Gregorio XIII e portato avanti da Sisto V. Zona di Quirinale → zona dove sorgono le principali ville cardinalizie. Dal punto di vista urbano, vengono aperte delle strade rettilinee e dritte per collegare alcuni punti importanti della città. Con l’espressione “piano sistino” si indica questo intervento urbano di apertura di nuove strade, tutte rettilinee. Le vie più importanti che vengono aperte sono: A. Via San Felice, che collega Trinità dei Monti con Santa Maria Maggiore. detta anche Via Sistina. B. Via Gregoriana, che collega Santa Maria Maggiore con San Giovanni in Laterano; collega due basiliche molto importanti C. Via Panisperna, che collega Santa Maria Maggiore con la colonna Traiana D. Via di San Giovanni, che collega San Giovanni in Laterano con il Colosseo; chiamato anche stradone di San Giovanni Domenico Fontana → architetto, ma non particolarmente inventivo. egli scrisse di queste nuove vie rettilinee che vennero costruite in questo periodo. Afferma che queste vie rettilinee andarono a sostituire strade curvilinee e intricate; egli vede di buon occhio queste strade, che rendono molto più agevole e più breve il percorso per raggiungere i punti focali della città (soprattutto chiese e basiliche; la basilica più importante all’epoca era la basilica di Santa Maria Maggiore). Sisto V possedeva una villa vicino a Santa Maria Maggiore. In corrispondenza di questi punti focali vengono eretti anche degli obelischi che fungono da elementi urbani che determinano la fine di queste strade. Mostra dell’acqua felice → posizionata sulla via Pia. In questa zona è molto importante il metodo di approvvigionamento idrico. Si tratta di una architettura che riprende il modello dell’arco di trionfo. Vediamo delle colonne incassate e un attico sovradimensionato che accoglie una iscrizione celebrativa dell’opera di Sisto V. Santa Maria maggiore → nell’87 viene eretto l’obelisco con la funzione di segnale urbano. Verrà costruita anche la Cappella Sistina. Sistemazione del Laterano → c’è il palazzo fatto da Fontana. C’è l’obelisco di san Pietro. Con Sisto V vengono edificate le facciate lungo la via Pia e lungo la piazza del Quirinale, dietro alle quali si nascondono bellissimi giardini. Questi interventi confermano la volontà di urbanizzazione di Sisto V. Collegio romano → collegio dei gesuiti. I gesuiti nascono con la controriforma e diventeranno un ordine importantissimo. Si tratta di un edificio enorme, con linee sobrie e semplificate. DOMENICO FONTANA Era l’architetto di Sisto V. Fontana è una figura un po' controversa e difficile da capire. Molti lo criticavano e lo consideravano un ingegnere, un demolitore, una persona non sensibile alle preesistenze. Tuttavia, egli ha delle peculiarità. Per capire Fontana è importante capire il contesto. Nasce nel 1543 in Lombardia e si trasferisce a Roma nel 1563, data importantissima. 1563 → si chiude il concilio di Trento e viene messa in atto la controriforma. 1564 → muore Michelangelo. Nasce galileo. Controriforma → si muove su due principi: il primo è repressione della cultura e dell’elaborazione intellettuale (repressione di tutta la produzione intellettuale che andava contro i dettami della chiesa), il secondo è la mobilitazione al consenso. La controriforma voleva controllare la didattica, voleva controllare l’educazione dei giovani. L’educazione gesuita è fondamentale per capire il contesto di questo periodo. Fontana investe su un cardinale Montalpe che voleva fare degli interventi nella zona di santa Maria maggiore. Il cardinale decide di costruire lì la propria villa ma gli mancavano i soldi e quindi Fontana gli farà un prestito. Fontana diventa così una sorta di imprenditore edile piuttosto che un architetto. Obelisco vaticano → per mobilitare il consenso verrà trasportato l’obelisco vaticano. L’obelisco si trovava in una posizione decentrata e verrà spostato per collocarlo in una posizione migliore. Sulla sommità di questo obelisco c’erano le ceneri di giulio cesare. Spostamento difficilissimo; si diceva che se l’architetto che si sarebbe occupato dello spostamento avesse fatto cadere le ceneri sarebbe stato ucciso. Fontana si occuperà di questo spostamento. San Giovanni in Laterano → Si tratta di una basilica cristiana che viene concessa per volontà imperiale e papale; da questo momento diventa la sede papale e del vescovo di Roma (papa = vescovo di Roma). Fontana si occuperà di un intervento in questa chiesa. Viene fatto un intervento di demolizione. Fontana demolisce in maniera discriminata o in maniera selezionata? Lui demolisce tutta la parte di storia della chiesa che doveva essere cancellata secondo la controriforma. Tutto ciò che i fedeli non dovevano sapere viene demolito. Viene conservato il battistero. Tutto quello che viene fatto da Sisto V aveva lo scopo di raccogliere il consenso dei fedeli. Noi dobbiamo considerare l’opera di Domenico Fontana non da un punto di vista qualitativo ma da un punto di vista quantitativo; egli nel giro di cinque anni realizza tante opere. È sbagliato dire che Fontana è un demolitore; lui demoliva ma non in modo indiscriminato, demoliva in maniera selezionata con lo scopo di “ripulire” la storia della chiesa. Un altro aspetto importante è che l’architettura di Fontana è un’architettura che deve essere vista da lontano. Alcune sue opere mostrano quasi delle incisioni piuttosto di elementi che sporgono o rientrano. CARLO MADERNO Carlo Maderno è lombardo, ma va a Roma perché c’era lo zio Domenico Fontana. FACCIATA DI SAN SUSANNA – 1597-1603 Poco dopo la morte di Sisto V. Posizionata sulla Via Pia. All’inizio della sua attività, collabora con Borromini. Son due artisti molto diversi ma complementari. Tuttavia, a un certo punto i due litigarono per motivi di soldi e romperanno la loro collaborazione. Bernini è un artista universale, molto attivo anche nella città. Borromini è solo un architetto (non un artista universale) e aveva un carattere difficile, chiuso, solitario. Bernini aveva delle grandi idee che grazie a Borromini diventavano più concrete e realizzabili. Bernini lavora sotto tre pontificati diversi: quello di Urbano VIII Barberini (1623-44), di Innocenzo X Pamphilj (1644-55) e infine di Alessandro VII Chigi (1655-67). Attività molto lunga. BALDACCHINO DI SAN PIETRO – 1624-33 Sceglie di non realizzare un apparato che entrava in opposizione con l’architettura esistente. Bernini decide di non realizzare un ciborio stabile e architettonico ma un baldacchino dove vediamo anche degli elementi in tessuto. Baldacchino → oggetto effimero, non stabile, che poteva essere trasportato. Colonne tortili → erano già presenti nell’iconostasi della basilica paleocristiana di san Pietro, davanti all’abside. Quindi tali colonne sono un richiamo alla antica basilica costantiniana. Le colonne tortili avranno grande successo anche in esempi successivi. Vediamo delle decorazioni con dei drappi decorati con delle api. Si tratta di un’architettura molo originale, molto diversa dall’architettura che lo circonda. Questa diversità gioca a favore di un buon inserimento. Decorazioni vegetali che si avvolgono attorno alle colonne tortili. Decorato con dei fastigi nella parte sommitale. Borromini → collaboratore di Bernini. Fa diversi disegni a matita del baldacchino. SEDIA DELLA CATTEDRA DI SAN PIETRO Era la sedia papale, che enfatizzava il ruolo del papa e l’importanza della chiesa in questo periodo. Fusione della scultura e dell’architettura. Bernini usa moltissimo la luce che entra dall’esterno. La luce diventa un materiale. Sulla sommità della scultura che concretizzano la luce con raggi di luce scultorei. FACCIATA DI SANTA BIBIANA – 1624-26 Situata, oggi, in una posizione un po' infelice, vicino alla stazione. Facciata che corrisponde a un corpo di fabbrica che si addossa all’edificio esistente, con un portico inferiore e degli ambienti al livello superiore. Vediamo una intersezione di ordini che mostra una trabeazione che passa dietro all’ordine maggiore. nella parte centrale emerge una edicola timpanata. Ordine ionico al livello sottostante, mentre al livello superiore c’è un ordine particolare che vede la fusione di vari elementi (ad esempio fusione del capitello con l’architrave della trabeazione). Associazione di paraste e semi paraste. Gioco di sporgenze e di stratificazione dei piani della parete. CAPPELLA CORNARO All’interno della chiesa di santa Maria della vittoria. Statua della santa con l’angelo. Anche qui è fondamentale la luce; sia la luce concreta che viene rappresentata con dei raggi dorati sia la luce reale che proviene da una finestra laterale. C’è quindi una luce radente che è ottima per definire i volumi. Luce Bernina → verrà usata questa espressione per indicare questa luce radente sarà tipica di Bernini Timpano con curve. Lateralmente ci sono dei piccoli palchi da cui si affacciano dei personaggi che assistono alla scena e rappresentano i membri della famiglia Cornaro. La scultura di Bernini è una scultura molto naturale anche quando si associa all’architettura. FONTANA DEI FIUMI – 1648-51 Rappresenta i 4 fiumi più importanti del pianeta: Danubio, Nilo, Gange e Rio della Plata. Composizione piuttosto ardita poiché sotto al peso dell’obelisco c’è il vuoto. Il Gange è personificato da un uomo con delle fattezze un po' orientali PIAZZA SAN PIETRO – DAL 1656 Commissionata sotto il pontificato di Alessandro VII (è il secondo dei tre pontificati durante i quali lavora Bernini). Personificazione del gesto dell’abbraccio, l’abbraccio che la chiesa concede al fedele. Questa è la giustificazione di questa forma ovale. Non è definito il rapporto geometrico tra lo spazio trapezoidale antistante la facciata e le due ali curve. È una piazza costituita interamente da un colonnato ionico; non è un’architettura costruita. Nel progetto era stato previsto anche un corpo di fabbrica che chiudeva lo spazio tra le due ali curve, ma non venne realizzato. Soluzione d’angolo → interessante è la soluzione d’angolo del colonnato che risolve le parti curve. Via alessandrina → via rettilinea che collegava san Pietro a castel Sant’Angelo. Successivamente verranno demoliti gli edifici che affiancavano tale via per realizzare una nuova strada più ampia, ovvero Via della Conciliazione, che permetteva la vista di san Pietro già dal lungo Tevere. Con la costruzione di Via della Conciliazione cambia totalmente la visione che Bernini voleva dare alla piazza, non era più una piazza chiusa non visibile da lontano. Questa apertura della piazza, questa trasparenza del colonnato si confrontava con il contesto naturale che la circondava.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved