Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Storia dell'architettura, dalla nascita dell'architettura a Brunelleschi, Schemi e mappe concettuali di Storia Dell'architettura

Riassunto delle lezioni del primo semestre includendo anche le dispense bibliografiche della lezione

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2021/2022

Caricato il 02/06/2023

Leti.spaccaluti
Leti.spaccaluti 🇮🇹

4 documenti

1 / 36

Toggle sidebar

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Storia dell'architettura, dalla nascita dell'architettura a Brunelleschi e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia Dell'architettura solo su Docsity! Storia dell’architettura – I semestre – Supsi 22/23 1. Introduzione. 2. Architettura greca, il sistema architravato e l’ordine architettonico. 3. L’Acropoli di Atene e il Partenone 4. Roma, l’ordine murale e il sistema voltato. 5. Il Pantheon. Seminario 6. Architettura paleocristiana, le basiliche 7. Le cupole bizantine, Santa Sofia 8. Età medievale: sopravvivenze e novità 9. Le cattedrali gotiche: sistemi arditi ed esposti 10. Seminario 11. Un progetto che spezza la Storia: la cupola di Santa Maria del Fiore 12. La rinascita delll’Antico nel 1400: Brunelleschi 13. Leon Battista Alberti/1 14. 14. Leon Battista Alberti /2 L’arte di costruire nel mondo antico: La Grecia La Grecia è il primo luogo in cui si può iniziare a parlare di costruzioni. Il tempio greco è la prima forma di costruzione organizzata, monumento in cui si inizia a progettare una struttura. Le piramidi, anche se costruite precedentemente ai tempi dell’antica Grecia, non vengono prese in considerazione perché valutate come monumenti e non come edifici che hanno avuto un’influenza sulle costruzioni occidentali. I templi greci hanno una forma d’organizzazione semplice, sistema trilitico architravato. Tettonica → arte di congiungere elementi strutturali. La cultura greca/mito è la radice su cui si fonda la cultura europea. Miti dell’antica Grecia hanno un fondo di verità: - 1700 – 1460 a.C.  Età minoica, nome che deriva da Minosse colui che ha fatto costruire il palazzo con il labirinto. - Minosse figlio di Zeus ed Europa, a seguito di avvenimenti “catastrofici”, eruzioni del vulcano Santorini  sorgere della civiltà micenea, penisola dal Peloponneso Inizio delle colonizzazioni, espansione della civiltà greca. Il Tempio Greco Fu la prima forma intellettualmente organizzata di costruzione, primo edificio ad avere un vero e proprio progetto di realizzazione. Nel tempio greco si uniscono diversi aspetti: - Funzione: il tempio è la casa del dio, è dedicato agli dei - Costruzione - Rappresentazione: del dio e della comunità che promuove la costruzione del tempio stesso La forma del tempio non è quella conosciuta ad oggi, negli anni venne modificato e adattato alle esigenze della civiltà. Origine del Tempio come casa del Dio Nel mito greco, ogni divinità possedeva luoghi prediletti, legati alle vicende appunto del proprio mito: e i luoghi in cui il dio prediligeva sostare o presentarsi o quelli in cui si riteneva si fosse un tempo presentato furono presto considerati sacri. Per separarli dalla comune terra degli uomini tali luoghi furono circondati da un TÈMENOS, o recinto, che indicava il confine del “territorio di un dio”; inizialmente il confine era dato da elementi della natura come un fiume, oppure artificiale tramite un recinto simbolico di sassi o ramaglia, una sorta di separazione concettuale. Il passo successivo a recinzioni completamente naturali o quasi fu la realizzazione di altari sacri con capanne a lato usate come ripostiglio per il materiale liturgico, in seguito poi vennero decorate e l’altare si spostò all’interno dove oltre ai momenti liturgici si celebravano anche banchetti; a lungo andare l’edificio divenne Esempi strutturali che portano al Partenone Atene (intorno il 450 a.C.) È la principale città della Grecia, centro politico. Acropoli si separa con una collina visibile da quasi tutti i punti della città, è anche l’area più sacra. Per poter arrivarci c’è un percorso lunghissimo che si fa sempre più ripido. A destinazione ci accoglie un edificio dei propilei, esso segna l’inizio dell’area sacra. Commissione di ordini architettonici. Differenziazione di dimensioni delle colonne tra interno ed esterno, segnalano i diversi ordini. Tempio di Atena Nike Piccolo tempio non dotato di tutto il giro di colonne PRONCIO  4 colonne Opistodomo Ordine ionico, 4 colonne davanti e dietro Avvolgimento decagonale dei capitelli delle colonne Il capitello si adatta al punto di vista dell’osservatore, impossibilitato a osservare frontalmente Edificio che poggia su una base Fasce di architrave e fregio che contiene una decorazione di storie e battaglie della dea guerriera, fregio narrativo che diventa una zona dinamica grazie alle figure sculturali Gradinata continua alla base che dialoga con la sommità, ricoprendo il perimetro Legame tra elementi che compongono un contrasto Opera isotopa dove le pietre sono perfettamente lisce e i tagli che dividono le pietre sono quasi invisibili Eretteo, 421 – 413 a.C Tempio composito da varie parti Corpo principale  tempio ionico Loggetta delle cariatidi (statue che reggono il tutto, fungono da colonne, guardano verso il Partenone) Partenone Dedicato ad Atene vergine Celebrato per la sua perfezione fin quando nel 1970 viene pubblicato un libro chiamato “Gli architetti del Partenone” (VERA E PROPRIA BOMBA) Guerre persiane caratterizzano la storia dei rapporti tra Grecia e Impero Persiano VIII e VI a.C. Nel 490 a.C. i Greci sbaragliano i persiani dalla battaglia di Maratona Per celebrare la vittoria si diede inizio alla costruzione del tempio., disposti tutti i primi elementi, piattaforma e poi gradini in rocchi di marmo, nel 480 i Persiani invadono Atene e radono al suolo l’Acropoli tra cui il primo Partenone chiamato: Partenone anteriore (di cui non sappiamo quasi niente). Nel 468, respinti i persiani, Scimone (capo del governo, stratega), decide di ricostruire il Partenone, incarica lo stesso architetto di Atena Nike, Callicrate. L’architetto inizia a progettare e costruire arrivando a metà cantiere, il committente muore e viene succeduto da Pericle, colui che mette a punto e realizza un nuovo sistema di governo, la democrazia. Pericle decide di celebrare il passaggio politico attraverso l’ampliamento del progetto iniziale del Partenone. Solleva dalla carica Callicrate e affida a Ictino affiancato da Fibia (scultore), considerandoli il “meglio” per costruire il simbolo di quel periodo storico. Ictino entra a cantiere aperto prendendo atto di restrizioni dovute al modulo già posato da Callicrate per favorire l’ingresso centrato tra due colonne. Il Partenone è dunque il risultato di una serie di compromessi fra esigenze diverse. Queste trasformazioni furono calcolate con estrema abilità a partire da una misura imposta: quella del diametro inferiore della colonna. Statua crisoelefantina della Dea. Aumento non imponente dell’edificio, numero dispari di colonne sul lato lungo. Progetto Callicrate: Nel naos due fila di colonne Progetto Ictino: colonne che configurano un diaframma atmosferico che incorniciano la statua della dea, impedendo la vista dello sfondo. Nello spazio dell’opistodomo Callicrate aveva già progettato uno spazio a 4 colonne. I diametri della colonna cambiano in base agli spazi, per sottolineare lo slancio delle proporzioni viene impiegato un ordine ionico; All’interno i diametri sono più piccoli, andando verso l’esterno si aumenta di spessore. Diametro piccolo  colonna bassa Nel naos l’ordine è dorico con due registri sovrapposti. Decorazione scultorea ricca e raffinatissima. L’opistodomo, separato da un muro continuo. Per lo spazio degli atenei viene introdotto un ordine ionico, colonne più snelle e più alte. Pianta rettangolare, muri ortogonali tra di loro. Le misurate armonie di questa «musica visualizzata » dovevano essere colte dallo spettatore. Le varietà della curvatura e le difformità nelle larghezze e nelle spaziature degli elementi dell’ordine vanno riguardate tutte insieme come parti integranti di un’unica idea dominante. Per comprendere questa idea bisogna però conoscere un concetto che si era andato evolvendo nell'arte della scultura in marmo, intimamente connessa con l’architettura. I muratori seguivano passo passo un procedimento identico a quello degli scultori. Ictino applicava in tal modo all’architettura i metodi correnti fra gli scultori del suo tempo. Dovremmo supporre una conoscenza da parte di Ictino delle teorie sulla scultura di Policleto, autore di un trattato Il canone sulla teoria delle proporzioni basata sul corpo umano. Queste teorie Ictino le applicò all’architettura, col convincimento che la struttura organica di un tempio sarebbe rimasta senza vita, come una statua arcaica, se e quando non fosse stata animata; ciò si sarebbe ottenuto temperandone la rigidità geometrica con minute deviazioni dalla uniformità schematica, simili a quelle introdotte dallo scultore per rendere vive le sue statue. Con il Partenone e i Propilei si introduce l’uso dello ionico all’interno dei templi dorici. Mescolanza. Secondo Pausania, Ictino sarebbe autore anche del TEMPIO DI APOLLO A BASSAE, nel Peloponneso. L’interno del tempio presenta una concezione completamente nuova: la disposizione di colonne ioniche e corinzie che sostengono una trabeazione con fregio in marmo scolpito e cornice di calcare, non ha alcun rapporto con le strutture esterne: il sistema ionico risulta dunque incastonato come un ornamento indipendente. Si tratta poi di semicolonne appoggiate a setti trasversali che delimitano lo spazio con una serie di piccole quinte sceniche. Al centro una colonna libera con capitello corinzio: il primo esempio in assoluto nell’architettura greca Edificio che associato ad un’idea porta con se un secondo significato. - Monumento all’avanguardia artistiche, si guarda verso il futuro basandosi sul passato. - L’immagine del Partenone diventa ossessiva durante il rinascimento. - Immagine coperta da un’aurea New York Stock Exchange 1903 Palazzo del reich 1984 Neue Nationalgalerie 1960, ripresa di alcune tecniche di progettazione, simbolo opposto alla situazione sociale del momento. Radiatore della Rolls Royce. Durante il 900 il rifacimento all’arte greca era evidente in ogni angolo dell’occidente. Calandra della Rolls Royce riprende Nike di Samatraca (III sec. a.C.), statua alata, secondo il mito era una divinità che annunciava la vittoria ai marinai. Villa Savoye 1929 - schizzo Acropoli di Atene 1911 Prima di iniziare a progettare Le corbusier va ad Atene e studia i templi. Chiaroscuro portato dalla luce, cerca il modulo della struttura prendendo le misure. Il Tempio Greco è una parte viva di tutti i periodi creando un movimento continuo tra passato e futuro. più costosi e difficili da reperire in Italia centrale. Si scoprì poi che lo si poteva impiegare in varie forme di volte semplici. Lo sviluppo di una tecnica edilizia che comportava un'architettura voltata si congiunse con l’uso crescente dell’arco al posto dell’architrave piano della tradizione greca. Si trattava di una tecnica molto versatile perchè il conglomerato assumeva qualsiasi forma fosse stata predisposta nelle casseforme su cui si deponevano gli strati di malta pozzolanica (pozzolana, calce e acqua) e materiali inerti (frammenti di pietra o laterizi). Si tratta di una certa tecnica che permette un certo tipo di edificio, di soluzione progettuale. Per costruire le volte si impiegavano poi delle CENTINE LIGNEE. Una centina poteva essere impiegata con il ruolo di cassaforma. Volte e cupole divennero le coperture preferite dai costruttori romani a partire dal I sec aC quando l’uso della pozzolana consentì la produzione di malte ad alta resistenza. Nelle cupole l’opus caementicium si presentava come estensione in aggetto del muro verticale, dal punto di vista statico si sfruttava l’effetto di collaborazione degli anelli orizzontali del conglomerato, che, deposti uno sull’altro, coprivano gradualmente l’ambiente. Nelle cupole si poteva lasciare al centro il vuoto dell’oculo, alleggerendo la struttura e ricavando una fonte di luce per l’interno. L'edificio simbolo dell’opera cementizia è infatti una cupola: Il Pantheon, Roma (118 – 128 d.C.) Imperatore Adriano, costruito sopra un tempio di Agrippa Imperatore che credeva nell’equivalenza tra due culture, una non doveva dimenticare l’altro. Il perimetro è scavato dalle nicchie semi-circolari interne non visibili dall’esterno. Montaggio di organismi diversi: il pronao, la facciata da tempio, e la rotonda. Pronao simile ad un tempio greco Nicchia centrale, fronte all’ingresso, appare libera e più grande rispetto alle altre Sistema trilitico con colonne che sostengono un architrave Colonna mono litiche e colorate (granito verde e rosso, Egitto) Tempio dedicato a tutti gli dèi, ad ognuno la sua nicchia Celle perfettamente arcolana (diametro = 46.5m), cupola alta 43.5m La rotonda è l’elemento sul quale si concentrarono maggiormente Adriano e i suoi architetti. La dimensione è assolutamente inedita e lo sforzo ingegneristico è notevole. La gradazione dei coementa del conglomerato secondo il peso e la resistenza alla compressione fu attentissima: travertino nelle fondazioni, strati alterni di travertino e tufo nella parte più bassa del tamburo, tufo nella parte superiore e nei due anelli più bassi dei lacunari, una fascia di laterizio e tufo in corrispondenza del terzo anello di cassettoni, e al di sopra soltanto tufo giallo e pomice. In questo modo, e diminuendo lo spessore dell’involucro da circa 6 metri nel tamburo a 150 cm alla chiave, si calcola che il momento flettente fu tenuto costante quasi lungo tutta la sezione – cosa molto importante per assicurare la stabilità della struttura. Un ultimo fattore importante è costituito dalle numerose cavità accuratamente distribuite nello spessore del tamburo. Oltre a facilitare l’asciugatura della grande massa di calcestruzzo, queste cavità servirono ad alleggerire il peso morto della muratura e in particolare durante la costruzione, a diminuire il carico sul vano d’entrata e sulle 7 nicchie radiali che costituiscono la principale articolazione decorativa dell’interno. A questo servivano anche i grandi archi di scarico che sono un elemento così cospicuo del muro esterno del tamburo, e i frequenti corsi di tegoloni. Progressiva diminuzione della sezione. Esternamente il punto di appoggio della cupola è più alto rispetto all’esterno. L’architettura paleocristiana Nuova religione  cristianesimo (praticata segretamente, fino al 200 organizzavano riunioni nelle catacombe per spezzare il pane, eucarestia) A partire dal 230 inizia a utilizzare degli spazi che prendono degli elementi delle domus. la tecnica costruttiva romana raggiunge risultati impensabili soprattutto in considerazione dei modesti mezzi di cantiere. Tuttavia gli elementi di discontinuità in questo intervallo temporale sono in prima istanza rappresentati dalla messa a punto di nuove tipologie in relazione alla nascita e all'affermazione del cristianesimo. Fino al 200 non si delineò in alcun modo un’architettura cristiana. Successivamente incontri in DOMUS ECCLESIAE - case di riunione. EDITTO DI MILANO DEL 313: l'imperatore Costantino riconobbe il cristianesimo e ne assicurò la posizione ufficiale. Da questo momento Chiesa e impero strinsero saldi legami. La nuova fisionomia ufficiale della Chiesa esigeva la messa a punto di una tipologia nuova per l’edificio ecclesiastico. L’attenzione si fissò su un tipo di edificio che univa alle connotazioni religiose i caratteri propri dell’architettura ufficiale; questo modello già esisteva ed era la BASILICA. Dal II secolo a.C. di basiliche se ne erano costruite in tutto il mondo romano: erano vasti luoghi di riunione coperti, annessi al Foro o aule di udienza imperiale, costituite da un ambiente unico, in genere a pianta rettangolare, in certi casi suddiviso da supporti. In una versione più complessa, la navata era circondata da navate laterali o da navate laterali e galleria. L’ingresso poteva essere sui lati maggiori o minori. Il tribunal, sede del magistrato che amministrava la giustizia, era posto su una semplice pedana e si trovava o nella navata centrale o in quelle laterali, oppure in un’abside, a pianta rettangolare o semicircolare. Basilica Costantiniana di Treviri, eretta tra il 305 e il 312 quando Costantino risiedeva a Treviri con il titolo di Augusto, essa costituiva la grande sala delle udienze dell’adiacente palazzo, il luogo dove si teneva corte, e si amministrava la giustizia. È chiaro che le basiliche cristiane di nuova costruzione non derivarono da alcun tipo specifico di basilica romana, ma si tratta di un fatto nuovo all’interno di una tradizione solidamente formata. Tra il 300 e il 320 prevalse il tipo di basilica a navata unica coperta con capriate a vista o soffitto piano, preceduta da un portico e terminata da un'abside, con l’asse longitudinale in netto risalto. Basilica di Massenzio Una delle ultime basiliche laiche, 312 terminata da Costantino, studiata da tutti gli architetti 3 navette, spazio principale Nell’abside statua di Costantino, amplificazione dell’autorità Volta a crociera, impostate su grandi colonne leggermente staccate dal muro ma agganciate ai setti per scaricare Volte a botte che reggono i muri San Giovanni In Laterano (313-320). La navata centrale era conclusa da un’abside semicircolare ed era fiancheggiata su ciascun lato da due navate minori. Appaiono evidenti i caratteri essenziali della basilica così come la riconosciamo, con i volumi della navata centrale e di quelle laterali, giustapposti in una sequenza scalare. Prossime cronologicamente tra loro, Treviri e il Laterano mostrano soprattutto la diversità di funzioni: la cattedrale lateranense con la sua moltiplicazione di spazi serviva alla comunità cristiana e al suo vescovo per celebrare le cerimonie religiose nonché la sede del rappresentante in terra di Cristo, dunque un'aula di riunione; mentre a Treviri era la sede della divina maestà dell’imperatore. Un’altra tipologia di edificio era il MARTYRIUM, la tomba del martire, oggetto di venerazione. e luogo santo e aula funeraria (ci si faceva seppellire presso un martire). Si tratta sempre una variante della basilica. Navata centrale e navate laterali, un portico d’entrata. Le pareti della navata centrale che sporgevano al di sopra dei tetti delle navate laterali, erano sostenute da pilastri o colonne. In tutti questi edifici le navate laterali continuavano intorno all’abside formando un deambulatorio. San Pietro a Roma (319-322): Si configura nel luogo della sepoltura di San Pietro in cui sorgerà poi l’abside costruita intorno Basilica cimiteriale perché fuori dalle mura Le navate erano studiate per le tombe Portico a 4 bracci, ingresso rientrato rispetto al portico. Transetto e abside formavano una zona a sé stante per funzione. Il transetto custodiva la memoria dell’apostolo. La navata centrale e quelle laterali erano un cimitero coperto (e infatti per questo la basilica viene costruita fuori della città). La navata centrale era scandita da grandi colonne, tutte di spoglio, e per materia, colore e misura diverse tra loro. Al pari dei fusti, anche i capitelli di spoglio erano diversi come altezza e ordine (corinzio o composito); sopra di essi poggiava una trabeazione anch’essa formata da pezzi di spoglio. Le pratiche dello spoglio e del reimpiego, già diffuse in età pre-costantiniana e costantiniana, vengono profondamente risignificate da committenti, architetti e costruttori cristiani. L’associazione di materiali antichi e nuovi nelle basiliche dei primi secoli del cristianesimo sarebbe cioè espressiva del fondamento teologico della nuova fede: la compresenza, nel canone della scrittura sacra cristiana, dell’intero corpo della scrittura sacra ebraica (Antico testamento) associata al Nuovo testamento (Vangeli, Atti degli apostoli, lettere apostoliche, Apocalisse), l’uno riletto e interpretato come anticipazione dell’altro, e aventi pari dignità. Con ciò i cristiani avrebbero in sostanza fondato una nuova estetica, che pur traendo le proprie radici dal classicismo, al tempo stesso ne prende le distanze, ponendolo in crisi e giungendo infine a scardinarlo. La compresenza di antico e nuovo si verifica anche a livello tipologico. Si può seguire la genesi del tipo della basilica cristiana concentrando principalmente l’attenzione su un immancabile elemento che ne qualifica l’impianto: si tratta dell’abside, l’itinerario della cui “migrazione” può essere ricostruito dai templi dedicati agli dei, alle residenze imperiali, alle basiliche ad uso civile dei fori e degli accampamenti. L’assunzione dell’abside come elemento qualificante delle basiliche cristiane segnala quindi come al culto imperiale si vada progressivamente affiancando il culto del nuovo Dio e segnatamente di Cristo. Nei LUOGHI SANTI, come la Palestina, i santuari invece non contenevano mai tombe, sorgevano entro le mura e servivano come luoghi di riunione per le comunità. La diversità delle funzioni comportava soluzioni differenti. Un edificio ottagonale, come quello che conclude la chiesa di Betlemme, si può far agevolmente risalire ai grandi mausolei imperiali della tarda antichità, che erano tutti a pianta centrale. Un esempio di questi mausolei imperiali è quello di Diocleziano a Spalato (fine III secolo). Si tratta di un tipo di tempio-tomba destinato a commemorare l’imperatore, detto heroon (ovvero eroe), che a sua volta richiama le tombe a tholos ipogee di età micenea. Adotta dal Pantheon parecchie caratteristiche. Questa tipologia viene adottata anche per sepolture importanti: Mausoleo di Elena 326-330: antiche sepolture imperiali, pianta centrale con nicchie laterali alternate. Spazio centrale utilizzato per la sepoltura dei martiri Santa Costanza 350: con una copertura in calcestruzzo tipo Pantheon. La cupola principale s’imposta su 4 PENNACCHI di forma leggermente irregolare, ed è una sorta di gigantesca conchiglia sostenuta da 40 nervature collegate da 40 triangoli curvi. All’esterno 40 brevi contrafforti incorniciano le finestre. Contrafforti maggiori controbilanciano le spinte degli archi maggiori e della cupola, lavoro al quale contribuiscono anche le due semicupole laterali. Catini absidali. Questo nucleo centrale, dalla statica insicura, composto di pilastri, archi, cupole, semicupole e catini (spazi accessori), costituisce il nucleo interno di un edificio a doppio involucro. Altrettanto semplici sono i METODI COSTRUTTIVI adottati. Solo gli 8 pilastri principali sono costruiti in grandi blocchi di pietra. I muri in tutto il loro spessore, sono fatti di sottili mattoni affondati in letti di malta alti sino a 7 centimetri, attraversati da filari di pietra, collocati, chiaramente, alla base delle volte. Mattoni disposti di taglio anzichè di faccia, con spessi letti di malta pozzolanica, formano delle volte straordinariamente sottili e leggere. Esse si saldano ai muri in una massa elastica quasi omogenea, ma non come in una muratura in calcestruzzo romana. La concezione della struttura implica una nuova spazialità: spazi espansi, che si espandono e si intrecciano, diaframmi visivi che smaterializzano lo spazio. Sequenze spaziali. Anche i materiali contribuiscono a quest’effetto, lo spessore dei pilastri è negato o perlomeno attenuato dalla policromia del marmo. Decorazione, capitelli, ordini. La prima cupola era ricoperta di semplice mosaico d’oro, mentre la nuova cupola del 563 presentava una grande croce. Sotto la cupola s’incontravano l’imperatore e le gerarchie ecclesiastiche. La cupola di Santa Sofia è il simbolo di questa interazione. Sistema di volte collaboranti, espressione strutturale visibile dalla sezione trasversale. Le finestre erano schermate da lastre di vetro colorato. I pilastri che reggono su la cupola vengono uniti a degli assi murari fino che arrivano fino alla cupola e creano delle torri che lavorano come se fossero contrafforti- Il sistema a doppio involucro presente in questa basilica è formato da un sistema statico incartato da un sistema strutturale, entrambi i componenti hanno non hanno una funzione decorativa, possono essere decorati ma non è quella la loro funzione. Santa Sofia è un insieme tra Pantheon e basilica di Massensio, cambiando i materiali usati negli edifici, gli spazi vengono diversi. Santi Sergio e Bacco (Detta La Piccola Santa Sofia) Nelle città greche delle coste dell’Asia minore già dal II e III secolo era tradizionale la muratura tutta in mattoni, rinforzata da catene di blocchetti di pietra (come ai Santi Sergio e Bacco), sia da catene collegate da pesanti pilastri in pietra (come a Santa Sofia). Era pure comune il sistema di costruzione in calcestruzzo, lasciato a vista oppure rivestito di piccole pietre e percorso da intervalli di fasce di mattoni (mura di Costantinopoli). Allo stesso modo, i sistemi di costruzione delle volte usati nelle nuove chiese costruite nei primi anni del regno di Giustiniano erano stati importati anni prima sempre dalla città costiere dell’Asia minore. Le cupole e le semicupole di Santa Sofia e la cupola a ombrello dei Santi Sergio e Bacco altro non sono, per quanto riguarda la tecnica costruttiva, che uno sviluppo di questa pratica antica: sottili, leggere e fatte di un solo strato di mattoni disposti di taglio ma inclinati e adagiati in uno spesso strato di malta. La particolare tecnica che permetteva di costruire volte più leggere consentì agli architetti di immaginare costruzioni a scheletro più audace, supporti meno frequenti e più sottili, maggiore ampiezza delle volte che danno luogo al tema architettonico del DOPPIO INVOLUCRO-impianto tetraconco, il quale consente l’intrecciarsi di volumi spaziali, delle visuali frammentate, il trasformarsi dei limiti dei volumi in diaframmi, l’espansione del nucleo centrale nelle esedre e nello spazio avvolgente delle navate e delle gallerie. Il mutamento della tecnica di costruzione delle volte mette in luce il rapporto tra l’architettura di Giustiniano e la tradizione precedente. Le forme tradizionali sono una fonte a cui attingere, trasferendole in nuovi contesti, adattandole a nuove esigenze, trasformandole e arricchendole di nuova vita. San Vitale a Ravenna. epilogo-architettura standard nell’eta’ di giustiniano Santa Sofia e Santi Sergio e Bacco rappresentano tuttavia degli exploit isolati. Sarannole concezioni più modeste, facilmente comprensibili e di buon senso, e le tecniche costruttive più semplici a prevalere nella maggior parte degli edifici del VI secolo. Pochi elementi essenziali e ripetibili, vengono accantonate le forme complesse e vengono privilegiati tipi semplici. Cupole a vela o su pennacchi costruite a sottili gusci di mattoni coprono facilmente larghi spazi poggiando su supporti relativamente esili. Tutte queste soluzioni di volte permettono di coprire un vano quadrangolare. I lati di questo vano possono essere chiusi da pareti leggere, oppure possono essere aperti per continuare il vano principale nelle 4 direzioni mediante unità spaziali secondarie coperte da volte a crociera o a botte, metre il tutto è sostenuto da pilastri angolari. Questo insieme a forma di croce, di solito coronato da una cupola a vela o su pennacchi, diviene l’unità base di un’architettura tipica dei primi secoli dell’epoca bizantina. Si tratta di edifici dalla concezione piuttosto semplice. Questi evitano la soluzione del nucleo centrale che si espande attraverso nicchie sporgenti o cupole e semicupola che fluiscono una nell’altra, evitano anche le soluzioni a doppio involuscro e il conseguente interferire reciproco delle unità spaziali; tendono invece a un rapporto chiaro tra queste e gli elementi che le delimitano. La ripetizione nello schema a croce greca di cinque cupole ha dato origine alla piante della chiesa giustinianea di Santi Apostoli (536-550) costruita sull’Apostoleion di Costantino (distrutto ma descritto da Procopio). San Giovanni a Efeso, fatta costruire dallo stesso Giustiniano. Età medioevale: rinascita Carolingia e romanico Nel 568, tre anni dopo la morte di Giustiniano, e 21 anni dopo la consacrazione di San Vitale a Ravenna, i Longobardi conquistarono l’Italia, la grande epoca dell’architettura paleocristiana si concluse. I bizantini non riuscirono ad arginare l'invasione, ma mantennero il controllo di alcune aree della penisola. Nuovi assetti politici, modificabili e instabili. Culture che si mischiano, orientali e occidentali con anche qualche dettaglio del nord Europa. La minaccia più pericolosa per l'Impero proveniva però dall'Oriente: nel 626 i Persiani, dopo aver conquistato l'Asia minore, assediarono Bisanzio. L'Impero non poté però resistere agli Arabi, che dilagarono nel Medio Oriente e nell'Africa settentrionale. Nel 616 i Persiani invasero Alessandria. L'Impero d'Oriente perdeva così buona parte dei suoi territori. Persa ormai ogni ambizione di impero universale, si andava accentuando il carattere orientale dell'Impero. Il lungo periodo di crisi che seguì è quello che apre al cosiddetto alto medioevo. Con la crisi delle istituzioni, vale a dire dei governi centrali, va in crisi un’idea di città e di territorio collegati da strade efficienti e sicure. Alle invasioni barbariche da Nord si aggiunge nel 711 quella degli arabi in Spagna. Le invasioni infatti aprono un tempo lento nel quale andranno a consolidarsi nuove formazioni politiche (che poi daranno luogo agli stati europei), il tono della civiltà cessa di essere urbano e va man mano permeandosi di formule delle società primitive e dunque di abitudini rurali. Con le invasioni, l’Occidente dell’Europa accoglieva, nei residuo della struttura imperiale, una nuova condizione dell’uomo e nuove forme, che sembravano risalire al mondo delle civiltà primitive. L’invasione araba dall’Africa e da Sud Europa, viene contrastata dai Franchi: Carlo Martello, capostipite della dinastia Carolingia, li sconfigge nel 732 a Poitiers (Tours), in Francia. Suo figlio sarà Carlo Magno, colui che sarà incoronato imperatore del Sacro Romano Impero dal papa a Roma, nella basilica di San Pietro, nella notte di Natale dell’800. Il tentativo è di ripristinare l’Impero romano sotto il segno della cristianità. Insieme nasce il feudalesimo, una sorta di precipitato di origine romana (l’antico sistema province - governatori), per la gestione e il controllo del territorio. L’imperatore di questo nuovo impero si trovava in area occidentale, dove la capitale fu decentrata rispetto a quello che era Roma un tempo, infatti venne trasferita ad Aquisgrana (Germania). Il grande impero di Carlo Magno è legato sia alla massa di quelle tradizioni antichissime dei popoli barbarici, che all'idea di Roma come impero universale. Fin dall’inizio del Medioevo si pone dunque il problema: Oriente o Roma, che non è separabile dall’altro: cultura mediterranea e cultura barbarica. Chiaramente questo mescolarsi di culture produrrà sul lungo periodo aspetti interessanti, anche dal punto di vista architettonico. Certi modelli viaggeranno inaspettatamente lontano. La ricchezza sta nell’estrema varietà: l’arte fonde ai residui della civiltà antica i resti delle culture barbariche e gli apporti dell’Oriente, nulla viene eliminato. Flussi di popolazione che passano all’interno del territorio. Disturbo geopolitico. Carattere rurale in cui l’importanza delle città inizia a venire a meno (nome della rosa)  monasteri che diventano cittadelle, grande spazio che accoglie una popolazione, comunità chiusa in una anta muraria in questi monasteri si salva la cultura classica grazie alle biblioteche e alle trascrizioni di manoscritti Pilastro polistilo utilizzato come base scarico delle forze più sicuro Assenza di mosaici, spazi colorati, decorazioni eccessive utilizzo unico della pietra  capitelli che raccontano storie, popolazione analfabeta che comprendeva la bibbia e la lettura sacra tramite le immagini e le sculture Messa in latino, non comprensibile al popolo Bibbia dei poveri  rappresentazione dei testi La prima Crociata (1095-99) è di nuovo l’occasione per un arricchimento culturale : vengono importate tecniche di costruzione, ma anche maestranze dall’Oriente, costruttori, ingegneri, così come testi di filisofia, astronomia, ingegneria etc. oltre che reliquie e pezzi antichi. La proliferazione di castelli e fortificazioni va di pari passo con la costruzione di chiese : si va verso quella che possiamo chiamare l’Europa delle cattedrali. Contemporaneamente il fenomeno monastico in Europa diviene il maggior riorganizzatore dello spazio, in quanto i monasteri sono i luoghi dei monaci, ma anche poli di attrazione, aggregazione e di impulso per le attività agricole e culturali, la Cattedrale rappresenta la più grande opera architettonica del Medioevo. La prima arte romanica adotta alcuni dati, antichi o più recenti dell’architettura carolingia : il deambulatorio, il doppio transetto, oppure alcune soluzioni strutturali come le volte sulle navate (in Catalogna. E’ una tecnica che usa sempre più esclusivamente la pietra in tutte le parti dell’edificio, che sembra conservare qualcosa della grande edilizia romana. I muri spessi hanno aperture esigue, le superfici nude permettono una decorazione molto sobria: lesene verticali in leggero aggetto tra le quali corrono, al livello delle cornici, eleganti gallerie di archetti ciechi. Oppure gallerie su colonnette che alleggeriscono la massa muraria. In Borgogna, collocata all’incrocio di una fitta rete di scambi, terra di grandi monasteri, viene messa a punto quella che viene chiamata la pianta benedettina : con il coro molto sviluppato e cappelle absidali. I costruttori borgognoni dell’XI secolo hanno cercato di risolvere il problema della volta unito al problema dell’illuminazione diretta delle navate, sostituendo diversi sistemi alle primitive capriate delle loro chiese o concependole voltate sin dall’inizio. Saint Etienne di Nevers (1063-1097) In Germania: Duomo di Spira (1027-1039). Estensione delle arcate a tutta l’altezza della navata, lanciate dal pavimento alla sommità del muro, incorniciano insieme le grandi campate e le finestre superiori, tutto unito chiaramente da un principio costruttivo. Un ordine colossale sostituisce alla sovrapposizione dei piani tipo Genrode e Hildesheim, una coordinazione sistematica tra le parti. Nei tipi della basilica primitiva, il muro è sostenuto da colonne congiunte da un architrave orizzontale. Più tardi è aperto da arcate, sostenute sia da colonne, sia da pilastri rettangolari che fatto tutt’uno con esso, e che, partendo da terra, salgono senza interruzione sino al tetto. Il primo indice di un’evoluzione dei supporti è dato dalla sezione cruciforme dei supporti stessi: il blocco quadrangolare si scompone, per così dire, in quattro pilastri, di cui due costituiscono le imposte delle arcate longitudinali e due s’alzano a ricevere determinati elementi della copertura. Combinando la colonna con il pilastro rettangolare o cruciforme, il Medioevo adotta un tipo di supporto del tutto funzionale. Le parti sono indipendenti, ma ciascuna, secondo il proprio compito, concorre alla funzione d’insieme. Tecniche edilizie: le rovine antiche erano a disposizione a mostrare i modi con i quali erano state costruite, ma la tecnica del calcestruzzo è perduta. Vengono usati blocchi di pietra da taglio con perni in ferro, mentre le coperture sono a capriate di legno rivestite in lamine di piombo invece che tegole di terracotta. L’uso del vetro, già noto presso i romani, impiegato in maniera estesa. Cluny: per l’enormità del progetto poteva essere paragonata al duomo di Spira. Vezelay: domina il tema delle aperture luminose e delle coperture in pietra. Cattedrale di Durham, 1093-1104. Appare un elemento nuovo, la cui rapida evoluzione, nella prima metà del XII secolo, trasformerà radicalmente il sistema costruttivo: l’arco di rinforzo, teso diagonalmente sotto le volte per alleggerirle, ovvero il costolone. Già la volta a crociera semplice aveva, rispetto quella a botte, il vantaggio di ripartire e di localizzare le spinte ai 4 angoli della campata. Il costolone semplificava e consolidava la costruzione sostenendone le masse, assicurando l’indipendenza e la leggerezza delle vele in muratura semplice. Per il progressivo sviluppo di tutte le sue possibilità, esso doveva in definitiva sostituire al sistema murario omogeneo l’armatura degli archi e delle nervature. Le cattedrali gotiche: sistemi arditi ed esposti Nell’architettura gotica gli elementi strutturali vennero resi espliciti dall’esterno. Elementi principalmente gotici: volte a crociera con arco a sesto acuto volta più stabile, piedritto vicino, forze che scaricano bene possibilità di altezze vertiginose peso del tetto in legno, forze da intercettare e trasferire a terra tramite gli archi rampanti  sostenuto da un setto di muratura perpendicolare al perimetro della facciata Pinnacoli, verticalizzano il peso delle forze, e le spingono a terra. Il gotico si sviluppa nella zona dell’Ile-de-France, che si rivelò terreno fertile per nuovi esperimenti, nella quale si passò da una forma arcaica, a una forma giovane e nuova che rapidamente le superò tutte. Il costolone ha il carattere di un accorgimento di cantiere, ma il principio è posto: alla volta compatta si sostituisce la volta articolata. Quanto ai fenomeni di assestamento e tensione: il costolone ha un coefficiente di assestamento inferiore a quello delle vele; esso costituisce nel corpo della volta un elemento di tensione che riceve una parte del carico e lo converte in spinta. Il fatto è che i materiali non sono gli stessi per volta e nervature: queste ultime sono più resistenti, murate con maggiore perizia e implicano un minor gioco. Quanto al problema dei membri complementari, si giunge prestissimo alla soluzione dell’arco di appoggio laterale a quella dell’arco rampante. Il compito dell’arco di appoggio non è solo di assicurare in modo armonico l’incontro delle volte e dei muri laterali che le ricevono, ma di alleggerire questi ultimi raccogliendo su di sè una parte del peso delle vele. Una volta acquisito questo “scarico” il muro perde d’importanza, diviene un tramezzo. A cominciare da allora accoglie le aperture che non compromettono più l’equilibrio. L’arco rampante non era altrettanto inevitabilmente necessario. Si rese inevitabile con il crescere in altezza delle navate e con l’ampiezza delle aperture. L’intuizione geniale non fu tanto quella di lanciare l’arco rampante al di sopra dei tetti, dai quali era ancora coperto (Durham), quanto di concepirlo nella forma di un arco. L’arco rampante si alza con le navate, e vi si appoggia nei punti d’incontro delle spinte, o almeno tenta d’individuare empiricamente questi punti, e raddoppia perciò le sue campate aeree e le riunisce legandole con raggi paralleli. Per evitare ogni cedimento al di sotto del punto d’attacco una colonnetta in controvena sostiene e regge il muro. Le volte normanne erano eseguite in pietra. La ricchezza geologica dell’Ile-de-France rese possibile la costruzione delle volte in conci o pietra da taglio, il che permetteva di ridurne peso e spessore di più della metà. Saint-Denis, prima cattedrale gotica ad essere realizzata, opera inaugurale di questo nuovo modo di costruire con nuovi elementi. Luogo più importante di Francia, sepoltura e proclamazione dei monarchi francesi Rinnovamento che indica un abbattimento e una ricostruzione vecchia chiesa, compatta a 3 navate con doppia abside, sistema carolingio. Rinnovata nel 1136 due parti del cantiere che si chiudono al centro. I modelli che Suger aveva in mente erano due: Santa Sofia a Costantinopoli, e il Tempio di Salomone, quest’ultimo una sorta di prototipo ideale. Coro circondato da un doppio deambulatorio, dal quale s’irradiano nove cappelle. È come se il deambulatorio esterno si estendesse oltre le pareti che normalmente separano le cappelle tra loro. Quanto rimane di esse non è altro che una serie di gusci leggermente arcuati, larghi ciascuno quanto basta per contenere un altare. L’altezza della navata centrale doveva essere simile, se non identica a quella del coro: l’idea era quella di trasformare st. Denis in una sorta di cosmo trasparente. Pochi anni più tardi cominciano a sorgere nel regno di Francia vaste chiese di dimensioni considerevoli. Cambiamento tra prima e dopo è l’apparecchiamento murario, utilizzo di contrafforti sistema di filtri tra interno ed esterno, ingresso per gradi, passaggio in gradazione luminosa (tanta – poca – tanta / luce – scuro – luce) 3 navate, doppio deambulatorio Pilastri che si scompongono in elementi con funzioni specifiche e differenti Nervi e tendini esposti Richiesta di aggiunta di colonne delle terme di Diocleziano a Roma, inutile strutturalmente solo un collegamento con il passato all’interno prevalenza di luce (Santa Sofia) Introduzione dell’arte vetrata mosaici di vetro colorati unite da piombo colato, eredità del mosaico. Costolone rende possibile tutto quelle novità presenti Volta a crociera  divisa in sei vele, unghie Si afferma il carattere scarnito dell’architettura gotica francese. Nel transetto due gallerie sovrapposte, al livello del secondo e terzo piano di finestre che si equilibrano. Soissons: la composizione del braccio meridionale concepita combinando il motivo di un emiciclo con la disposizione propria di una navata. Rotonda annessa. Laon, atrio, torri, cattedrale fortificata. Filippo Brunelleschi Italia del 1400  signorie territoriali, cultura comune, presenza di zone antiche, evidenti linguaggi diversi che coesistono nello stesso periodo. Tempo nuovo in cui l’architettura torna ad essere un mezzo di trasmissione culturale. Rinascimento età della messa in immagine dell’uomo Rivoluzione potentissima inaugurata da un progetto atomico: LA CUPOLA DI SANTA MARIA DEL FIORE Brunelleschi è vincitore nel 1418 di un concorso indetto dall’Opera della Cattedrale, nel quale gli venivano affidate quelle che oggi chiameremmo la progettazione esecutiva e la direzione dei lavori della cupola, dovette infatti impegnarsi a rispettare nella costruzione, i canoni formali contenuti nel progetto originario: volta a sesto di quinto acuto sugli spigoli interni impostata su una base di forma ottagonale. Nel concepire la cupola di Santa Maria del Fiore era necessario sottostare a due condizioni: 1) il tamburo aveva un perimetro ottagonale; e su tre lati era cinto da tribune poligonali; 2) il modello dell’intera chiesa, costruito nel 1367, mostrava che le nervature d’angolo della cupola proposta avevano un profilo particolare, detto a quinto acuto: un arco circolare a punta, con un raggio pari a 4/5 della luce della cupola. Le tribune che circondano il tamburo hanno anch’esse questo profilo. Già nel 1394 gli esperti dell’Opera del Duomo iniziavano a esprimere dubbi circa la possibilità di completamento della cupola. Nel 1413 veniva completato il tamburo ottagonale, e nonostante il tamburo fosse stato costruito con uno spessore di quattro metri, il costo della sola armatura della cupola sembrava scoraggiare il progetto. Il 19 agosto 1418 viene indetto un concorso per l’armatura della grande cupola. Il modello della cupola di Santa Maria del Fiore di Filippo Brunelleschi venne completato nel 1418 e approvato nel 1420. L’incredibile invenzione era costituita da due pelli: una doppia cupola composta da una spessa pelle interna, a pianta ottagonale, connessa con costolonature/meridiani ad arco a una cupola esterna, più fine. Essenziali, tra gli elementi strutturali della cupola, sono i cerchioni: anelli orizzontali di calcare rinforzati esternamente da catene in ferro, che prevenivano lo “scoppio” della cupola sotto l’immensa trazione alla quale erano sottoposti i paralleli. La cronologia dell’avanzamento del cantiere della cupola mostra che la chiusura di ognuna delle tre catene di macigno, va a fornire le assicurazioni per il proseguimento della costruzione inaugurando di volta in volta nuove fasi di lavoro di distinti settori della fabbrica. Mentre il Pantheon doveva la sua forza al peso stesso della sua spessa muratura, la cupola di Santa Maria del Fiore consisteva di due cupole, relativamente sottili e leggere, la cui forza era data dai cerchioni di pietra e ferro che rendevano il crollo impossibile a qualsiasi fase della costruzione. Lo scheletro della cupola era fatto di otto costolature d’angolo a forma di quinto acuto, e di due costolature più piccole poste (larghe 2,5 metri) tra le costolature d’angolo (larghe 4 metri) su ciascun lato dell’ottagono. Ambedue sono abbastanza profonde (e rastremate) da raccordare la cupola interna e quella esterna. L’ottagono superiore funge da chiave di volta per le 24 nervature, e sorregge la lanterna di marmo. Lo spessore della cupola interna è di 210 cm alla base e 150 alla sommità, lo spessore di quella esterna è di 75 cm alla base e 38 alla sommità. Ambedue le cupole hanno otto facce, ricurve all’interno in direzione dell’asse verticale della cupola, ma con sezioni orizzontali rettilinee lungo tutta l’altezza. Non bisogna pensare alla cupola come a uno scheletro di costoloni/meridiani e di cerchioni/paralleli su cui sono fissate le sottili superfici della cupola interna e quella esterna. Sebbene siano i larghi costoloni a trasferire gran parte dell’immenso peso della cupola giù fino al tamburo ottagonale, bisognava tuttavia che i 24 costoloni e le due cupole raggiungessero la cima insieme, ed è qui la chiave risolutiva dell’incredibile invenzione: la costruzione della più grande cupola mai edificata senza l’ausilio di un’armatura. Ispezionando le cinque gallerie interne tra le due cupole è stato scoperto che, circa a metà della cupola, ciascun costolone angolare è connesso ai due intermedi adiacenti da nove gruppi di archi orizzontali posti a intervalli regolari. Inoltre, questi archi, insieme alla porzione di cupola esterna che sta tra i due costoloni intermedi, costituiscono nove anelli concentrici orizzontali. Dunque sebbene la forma della cupola sia ottagonale, questa contiene al suo interno una serie di anelli circolari e dunque funziona come una cupola circolare. Come Brunelleschi ben sapeva avendo studiato il Pantheon e altre cupole della Roma antica, una cupola circolare è stabile durante tutte le sue fasi di costruzione, in quanto l’anello superiore dunge da chiave di volta per i suoi archi/meridiani, evitando che questi cedano all’interno. E’ per questo che la cupola non necessita di essere sorretta dall’interno durante la sua costruzione, sempre che si limiti la sua tendenza a esplodere in corrispondenza dei paralleli. E questo veniva scongiurato dai cerchioni in calcare e ferro. La costruzione senza armature ha prodotto una cupola che non subisce il trauma statico del disarmo ma che cresce lenta: una conchiglia, come scrive Vasari “non murato ma veramente nato”. Affinchè la cupola funzionasse andava considerato un ulteriore aspetto. Durante la costruzione, l’anello superiore di una cupola circolare funge da chiave di volta per tutti i meridiani solo quando è un anello completo, che deve essere in compressione. Ma, durante la costruzione, l’anello superiore non può essere costruito istantaneamente, e mentre rimane incompleto e aperto, non può reggere tutti i meridiani. Brunelleschi riuscì a connettere l’anello superiore in costruzione e dunque incompleto a quelli sottostanti impiegando lo stratagemma della disposizione dei mattoni a spina di pesce. Ovvero: appoggiò i mattoni degli anelli superiori in piano sopra i mattoni degli anelli già costruiti interrompendo questi strati in piano con mattoni posti in verticale, ogni 90 cm. I mattoni in verticale disegnano una spirale lungo la superficie delle cupole, legando la muratura superiore a 3 dei 4 strati inferiori, con un disegno a spina di pesce. Visto che il tempo necessario per l’asciugatura della malta era inferiore al tempo di posa di un nuovo strato di mattoni, ciascuno strato incompleto in costruzione veniva legato a tre strati inferiori, resistendo così alla spinta dei meridiani che vi si appoggiavano contro. Inoltre Brunelleschi aveva capito anche che perché una cupola di mattoni potesse funzionare con meno una di calcestruzzo, non bisognava mettere i mattoni in orizzontale, ma ad angolo retto rispetto alla superficie della cupola, cioè con un’inclinazione verso l’interno, che aumentava con l’altezza della cupola. Le spirali a spina di pesce dei mattoni posti in verticale evitavano anche che i mattoni posti in orizzontale scivolassero sui loro piani inclinati, bloccandoli alla muratura già consolidata. In assenza di un’armatura di sostegno, l’assestamento della muratura, per effetto del calo della malta, avviene quindi con continuità, assecondando il progredire dell’opera nelle diverse fasi e affrancando l’equilibrio dell’insieme dagli imprevisti del disarmo finale. composizione planimetrica diventa l’intersezione di un grande quadrato con uno piccolo e di un cerchio con uno grande. L’elemento nuovo è la parasta filiforme che sporge dal muro. Un ideale pilastro completo di 6x6 scanalature è stato annegato nella muratura e ne emerge solo questo “relitto”. Questo avviene nello spazio minore, così abbiamo una differenziazione degli angoli dello spazio grande quadrato, con lesene piegate agli angoli, dallo spazio piccolo, con lesene filiformi. Dunque analogia grande - piccolo,mai identità. Tutto questo ci riporta al Pantheon, se Brunelleschi non lo avesse studiato non avrebbe potuto inventare questa “metamorfosi del pilastro”: la lesena piegata a libro la ritroviamo agli angoli delle nicchie rettangolari del Pantheon. Sacrestia Vecchia date 1418-1422. Contemporanea all’Ospedale ma due filoni di ricerca diversi. Nel 1425 Brunelleschi viene chiamato per la CHIESA DI SAN LORENZO. Capitelli tutti uguali: standard, su disegno dell’architetto, probabilmente su un modello antico. Navata archi su colonne che ricordano l’Ospedale, ma abbiamo un elemento nuovo: tra il capitello e l’imposta dell’arco abbiamo un pezzo di trabeazione interposta, il pulvino. Se considero le paraste che reggono la cupola abbiamo un’intersezione di due sistemi: trabeato con paraste (una sorta di immenso trilite dalla cupola alla facciata), arcuato con colonne. E il ragionamento continua il pilastro è scanalato, mentre la colonna, monolitica è liscia. E’ una ricerca intorno all’intersezione tra sistema trilitico e sistema voltato. SANTO SPIRITO Planimetria basilicale, pianta centrale, transetto navata laterale che prosegue, gira e arriva alle contraffatte. Campate quadrate voltate a vela 2 sistemi spaziali  sistema puntiforme infilato all’interno di nicchie ogni compatte diventa una coppetta semi circolare. susseguirsi di sistema murario che contorna la chiesa paraste e semi colonne nicchie in facciata non visibile Gabbia prospettiva perfetta assoluta continuità di volumi su tutto il perimetro. Pieno in asse, spazio a percorso senza fine. Sistema a incastro, intersezione di strutture diverse. Ordine maggiore trilitico-ordine minore arcuato. Sistema architettonico puntiforme (archi e colonne)- sistema murario delle nicchie (già sperimentato nella Sacrestia Vecchia). Continuità muraria con all’interno una struttura puntiforme. Il sistema dell’Ospedale e quello della Sacrestia assemblati insieme in un organismo molto complesso. Le nicchie sono spazio atmosferico, profondità plastica, membrature morbide, toroidi. Modellazione dello spazio. Architettura imperiale delle grandi terme romane, ma nulla è copiato alla lettera, Brunelleschi coglie la logica del discorso antico e la continua. E così la lingua dell’architettura antica si trasforma, è una lingua viva, non morta. Cupola su pennacchi semi colonne proiettate a parete, gioco di ombre e luci, e tridimensionalità rende armonica e plastica la parete Brunelleschi continua il ragionamento degli ordini architettonici sotto la cupola (2 soluzioni, due facce e due paraste gigante  verso nav. centrale, semi colonne addossate  verso navate minori Archi volte a vela Facciata di tamponamento Finestre leggermente curve, indicato la non ortogonalità delle pareti interne. ROTONDA DEGLI ANGELI Iniziata nel 1435-36. Ne rimangono poche tracce. È un oratorio camaldolese, è la prima opera dell’Umanesimo italiano a pianta centrale, esplicita per la prima volta perfettamente lo spirito con cui era stato costruito il Pantheon dell’età di Adriano e gli altri edifici centrici dell’antichità, ma anche San Vitale a Ravenna, tempio cristiano e non pagano. designato come un tempio, pianta ottagonale (due dimensioni, spessore completa, monte scavato da nicchia e cappella interna, visibile esternamente, cantiere non terminato. Pianta centrale commentata da cappelle: anche queste sono spazi perfettamente ripresi dall’antichità. Due lati rettilinei e due absidi affacciate tra loro, spazi tipici delle aule termali antiche. Anche lo scavo dentro la muratura richiama quel discorso spaziale e di modellazione del muro che si era visto a Santo Spirito. TRIBUNE MORTE SANTA MARIA DEL FIORE Già cupole laterali con contrafforti a setto che portano fuori le spinte e le scaricano sui pilastri esterni erano previste dal progetto trecentesco e vengono realizzate in stile gotico. Quello che Brunelleschi costruisce sono quattro semicilindri che occupano lo spazio intermedio tra le cappelle. Un contrafforte in genere è un arco rampante e quindi un setto, mentre in questo caso è una superficie avvolgente che resiste in proprio per superficie, poiché semicircolare. Le semicolonne hanno anche finalità di esplicitare la funzione statica poiché è come se il semicerchio premuto creasse delle escrescenze nei punti di maggiore sforzo, ma al tempo stesso cono la convessità che si contrappone a una grande concavità. Dove lo scavo è alleggerimento della massa muraria. Modelli antichi, mausoleo di Sant’Elena a Roma. Ma le tribune erano anche quattro grandi magazzini relativi a tutto il materiale da costrizione che sarebbe poi servito per la costruzione finale del LANTERNINO. Questo si configura come un tempietto monoptero, di tipo antico Tribune morte  completano il sostegno al di sotto del tamburo Tra le varie cupole dell’ottagono abbiamo (semi cupola 300 esce) Sistema del santo spirito, muro articolato, coppie di semi colonne Lanterna di chiusura vero e proprio edificio progettato a parte per un nuovo concorso peso ulteriore, sistema a contrafforti tempietto circolare con speroni che mettono in continuità elementi strutturali della lanterna Leon Battista Alberti Alberti figura eccezionale nel panorama dell’architettura occidentale: è in primo luogo un umanista, un intellettuale, letterato, filosofo, conosce il latino e il greco, eruditissimo in tutte le Litterae greche e latine, a conoscenza dei dibattiti religiosi del tempo. L’unico trattato, l’unico grande pensiero artistico del ‘400 cosciente, proprio a conoscenza dei fermenti filosofici a lui contemporanei e quello di Leon Battista Alberti. Si tratta del De re aedificatoria, in latino, la cui prima stesura viene oferta dal suo autore al papa Nicolò V nel 1452. Il trattato è scritto in latino, e la prima edizione a stampa è del 1485 (Alberti muore nel 1472), mentre la prima traduzione in volgare è del 1550. E’ subito chiaro che non è un trattato per gli architetti ma per i committenti, ed è altrettanto chiara la volontà di emulare, e superare, il trattato di Vitruvio, di cui accoglie la struttura in dieci libri e i principi di FIRMITAS, UTILITAS E VENUSTAS, ma con una diversa concezione. Già nel Proemio enuncia un primo principio che sarà alla base di tutta l’architettura moderna: la DISTINZIONE TRA L’ARCHITETTO E IL FABER. L’architetto è colui che svolge un’attività intellettuale, non è il capomastro, non è il faber, non è colui che lavora con le mani, non è l’esecutore, tanto che architetto può essere colui che solamente progetta, ma che progetta tenenedo conto dell’intera gamma delle difficoltà connesse all’architettura, in modo da poter guidare con il suo intelletto le schiere degli esecutori. Il problema è che questo nuovo architetto domina completamente l’intero ciclo della produzione edilizia e quindi si distingue nettamente dal capomastro gotico, sempre presente in cantiere e che decide per pratica e per empiria. Ma l’architetto sta cominciando ad essere una metafora, non è un professionista, è una metafora di buon governo. La struttura dei dieci libri: Nel I libro Alberti dà le definizioni dell’architettura; Il II e III sono dedicati alla firmitas: quindi si sofferma sulla qualità dei materiali, su dove vanno prese le calci, le pozzolane, in quali cave, con quali accorgimenti, in quale stagione, come si fano le fondamenta. Tutta la parte materiale dell’architettura privilegiando la parte fondativa. Il IV e V libro sono dedicati all’utilitas, quindi alle funzioni e a quello che nell’800 si chiamerò la tipologia: vale a dire il tempio, la casa, la villa etc. I libri dal VI al IX sono dedicati alla venustas, alla teoria del Bello, quindi alla decorazione e alle proporzioni Libro X: conclusioni. 2 Nel libro IX troviamo una distinzione fondamentale tra pulchritudo e ornamenta: esiste un bello essenziale e un bello aggiuntivo. La pulchritudo viene sintetizzata da Alberti come concinnitas universalium partium: organizzazione armoniosa delle parti, è quella disposizione generale in un’opera artistica in cui nulla si può aggiungere e nulla si può togliere. Questo significa che tutte le parti sono necessarie l’una all’altra in maniera perfettamente calibrata, sia dal punto di vista armonico (delle proporzioni), sia dal punto di vista formale e qualitativo. Concetto di ORDINE ARCHITETTONICO. In Vitruvio il tema non è trattato a parte ma è all’interno della trattazione dei templi, quindi non esiste un ordine ionico per Vitruvio, ma esiste un tempio ionico. Per Alberti c’è qualcosa di più: egli parla un pò degli ordini, ma questi sono principalmente una “pulchritudo ausiliaria”, non sono la sostanza dell’architettura. Il bello dell’architettura, quella concinnitas in cui nulla si può togliere o si può aggiungere è per Alberti nella struttura dell’architettura, e quindi nel valore murario, continuo, nell’organismo come tale a cui gli ordini si applicano come decorazione. Esordio di Leon Barrista Alberti come architetto: palazzo cubico, piazza antistante che mette in risalto (cuci scuci di abitazioni esistenti nei dintorni, 8 case in 1) Progetto di una facciata, strada tanto stretta, palazzo visto sempre di scorcio cortile a due bracci bugnato gentile, bifore griglia di ordini archi sovrapposti verticalmente, trabeazione proporzionata all’ultimo ordine, il fregio dell’ultimo ordine del Colosseo è invaso da mensola così come Palazzo Rucellai Opusi reticolatum Reticolazione decorativa della chiesa di San Miniato al Monte< Punto di riferimento per creare e progettare l’umanesimo Ordini: 1 ordine dorico  capitello definito, sistema ovuli scanalature verticali 2 ordine invenzione albertina, ordine italico, corinzio semplificato 3 ordine corinzio Sant’Andrea a Mantova 1472 - 1494 Committente marchese di Mantova Ludovico Gonzaga. Mantova ha origini etrusche. Alberti propone una serie di interventi, tra cui il rinnovamento della chiesa di Sant’Andrea in forma di 5 “tempio etrusco” descritto da Vitruvio con proporzioni di 5:6, larghezza della navata uguale alla sua altezza, con ai lati delle celle che si aprono su una navata unica. Dove lo trova un modello simile nell’antico? Nella Basilica di Massenzio a Roma. Ma c’è qualcosa di più importante dal punto di vista strutturale: la grande struttura voltata in muratura, non è possibile costruirla in maniera lapidea. E Alberti realizza tutto il Sant’Andrea in materiale locale: il laterizio, il mattone. Planimetria. Diversi tipi di coperture, per le cappelle-celle volte a botte alternate a cupolette basse, al centro grande volta a botte: è il sistema delle volte collaboranti all’antica, è la prima volta che lo troviamo nel ‘400 di questa grandezza. Questa scansione si ripercuote in questo sistema della TRAVATA RITMICA, inventata da Alberti. Al di sopra del tetto i setti delle cappelle proseguono con funzione di contrafforti della grande volta a botte, permettendo di scaricare le spinte supplementari; per cui la volta a borre scarica in parte sulle volte secondarie e in parte sui contrafforti. Che poi è il principio dell’arco rampante gotico. Il transetto è un’alterazione del progetto albertiano, non ama le chiese con transetto. Nel frattempo Alberti è morto (+1472), ma ha lasciato un modello. Prassi del cantiere. Cupola costruita da Juvarra nel ‘700. La facciata è la proiezione a 90° dello schema della travata ritmica, perfetta corrispondenza tra interno ed esterno. Edificio come ORGANISMO. Tutta questa consequenzialità di parti in un gioco perfetto dove nulla si può aggiungere e nulla si può togliere è sintetizzato da Alberti nel concetto di Concinnitas universarium partium: spazi collaboranti, ogni parte dell’edificio è assolutamente necessaria. In realtà l’organismo è tutto scatolare, non funziona più neppure per pilastri. Abbiamo visto Brunelleschi procedere ponendo colonne tutte uguali e continue nelle navate di San Lorenzo e Santo Spirito, e poi usare la superficie muraria puntualizzata da paraste angolari diversamente configurate nella Sagrestia Vecchia. Qui il concetto è completamente diverso. Bisogna immaginare la superficie resistente come se si trattasse di un intero pilastro bucato perchè alleggerito. Un enorme pilastrone scavato che diventa cappella, ma allora la collaborazione delle volte diventa collaborazione dell’intera struttura, non vi è un frammento di muro che sia incoerente con tutto il resto. Cosa vuol dire organico? Vuol dire che partecipa profondamente all’unità dell’edificio. Alberti introduce in questa complessità organica un qualcosa che dovremmo chiamare INTERSEZIONE DEGLI ORDINI inventando quello che verrà chiamato l’ORDINE GIGANTE. Quand’è che un ordine può essere chiamato gigante? L’ordine gigante significa che questo grande ordine che arriva sino alla trabeazione comprende tante cose dentro di sè: un primo livello che è 6 quello della porta, un secondo che è quello della specchiatura e poi quello della finestra superiore: quindi lo potremmo interpretare come tre livelli di un palazzo. Un secondo concetto è quello dell’intersezione degli ordini: è l’arco di trionfo antico. Catena di archi trionfali. E questo lo si capisce meglio ancora guardando la facciata. Mentre all’interno questi archi di trionfo sono schiacciati a parete, all’esterno, in facciata non abbiamo una lastra (come nel Tempio Malatestiano, o in palazzo Rucellai) ma uno SPAZIO. Un arco trionfale completo. Modello per nicchie sovrapposte e decorate da conchiglie: arco di Giano. La monumentalità, il gigantismo espresso da Alberti corrispondono a una volontà d’isolamento. Sant'Andrea va letto come un frammento di razionalità, chiuso in se stesso, che non può pervadere la città. In queste architetture albertiane, in questa loro finitezza, in questa totale razionalità, in questa totale concinnitas come esempio di armonia, dove nulla si può aggiungere e nulla si può levare, non dobbiamo vedere un insegnamento estensibile. Questi che possiamo chiamare dei frammenti di razionalità s’infilano nella città medievale con una violenza che esclude qualsiasi colloquio con la città, dichiarando che se c’è razionalità questa è una razionalità simulata in quell’artificio che è l’architettura.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved