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Storia dell’architettura e del territorio pt.2, Sbobinature di Storia Dell'architettura

Lezioni n.6 e 7 del corso di Storia dell’architettura e del territorio. A.A 2022/2023

Tipologia: Sbobinature

2022/2023
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Scarica Storia dell’architettura e del territorio pt.2 e più Sbobinature in PDF di Storia Dell'architettura solo su Docsity! Lezione n.6 28/04/2023 La basilica di San Pietro in Vaticano e l’architettura paleocristiana Immagine dei committenti della basilica, in cui stanno discutendo su un disegno che mostra la pianta delle basiliche, una sovrapposta all’altra. La lezione di oggi è articolata in tre momenti; vedremo le caratteristiche dell’architettura cristiana pre costantiniana, poi vedremo l’architettura con l’arrivo di Costantino e poi vedremo la chiesa di San Pietro paleocristiana. Per capire la portata della nuova architettura legata alla religione cristiana dobbiamo capire quali erano i principali elementi della religione romana imperiale e valutarne le differenze rispetto al cristianesimo. La religione romana aveva due aspetti: il culto degli déi, che era quello ufficiale e un secondo aspetto legata alla sfera privata dei singoli individui, dove ciascuno sceglieva le divinità che meglio rispondevano alla loro esigenza. La storia dei rapporti tra l’impero e la religione romana è alternata da momenti di tolleranza e momenti di persecuzione. Per quanto riguarda l’organizzazione dei cristiani, i gruppi erano basati su organizzazione di volontari e i riti, e le celebrazioni non erano molto sviluppate, quindi dal punto di vista dell’architettura non c’era bisogno di spazi specifici per la celebrazione. Tra il II e III secolo la religione inizia a diffondersi e quindi la sua organizzazione inizia a diventare più complessa e le celebrazioni più elaborate, con figure non più volontarie ma dei veri e propri professionisti. Con la diffusione si pensa anche a un’altra architettura che assolva due obiettivi: quello di celebrare le messe e il culto dei morti. Nel primo caso la messa veniva divisa in due momenti; nel primo partecipavano tutti, mentre nel secondo momento erano ammessi soltanto i battezzati. Per quanto riguarda il culto dei morti, dobbiamo considerare che secondo la legge romana, i morti non potevano essere sepolti all’interno della cerchia delle mura e quindi avevano bisogno di luoghi specifici all’esterno della città. Una delle prime testimonianze del modo in cui questi primi cristiani soddisfano la loro necessità di celebrare la messa è questa domus ecclesiae di Dura-Euròpos. Erano edifici che avevano la conformazione di una casa, ma che poi erano attrezzate per le celebrazioni. Questa casa ha perciò la forma di una tipica casa romana che si articola attorno a un cortile centrale porticato con il piano superiore destinato agli alloggi, mentre quello inferiore era quello per il culto. La sala più grande conserva le tracce di una pedana che serviva per le celebrazioni, mentre l’altra stanza era per i catecumeni. Sul lato opposto della sala principale si trova un locale che ha una pianta rettangolare e stretta che presenta delle tracce di una vasca di mattoni, collocata sotto un baldacchino eretto da due colonne. Gli affreschi mostrano Gesù in forma di buon pastore e Adamo ed Eva nel paradiso terrestre. Esternamente si trattava di una casa anonima, ma perché era un culto legato alla sfera privata e non era ancora considerato uno spazio con caratteri di sacralità. Fino alla metà del III secolo non esiste un’architettura specifica. Si sviluppa però come architettura funeraria. I cristiani infatti richiedevano due tipi di spazi: il luogo dove tenere le messe funebri e gli spazi in cui i corpi dovevano essere sepolti. Ecco perché si iniziano a costruire grandi cimiteri comuni sia all’aperto che sotto terra, come nelle catacombe di Domitilla, che presentavano dei vantaggi nel caso i terreni costassero troppo. Le catacombe vengono utilizzate dalla seconda metà del II secolo fino all’inizio del IV e poi cadono in disuso. Con lo sviluppo del culto dei santi comincia a prendere forma un nuovo tipo di cimitero, che non è più solo legato al ricordo del culto dei morti, ma anche all’adorazione del santo o del martire e questo nuovo tipo di edificio (basilica cimiteriale con luogo di culto per un santo) si chiama martirium. I pavimenti ce li dobbiamo immaginare ricoperti di tombe e poi c’erano degli spazi dove celebrare. Da ricordare che la messa andava celebrata una volta all’anno per la celebrazione del santo. La situazione cambia completamente quando arriva Costantino che è imperatore dal 306 al 337. Si ha un passaggio fondamentale, l’imperatore non è più una divinità, ma è tale perché scelto da Dio. La conversione di Costantino dura tutta la vita, infatti si fa battezzare solo sul letto di morte. L’imperatore fa costruire la prima chiesa vera e propria, ossia la basilica di San Giovanni in Laterano e poi nel 313 emana l’editto di Milano. Con questo Costantino dà avvio a una politica di sviluppo edilizio religioso, infatti fa costruire tutta una serie di spazi per il culto e li dota di ricchi finanziamenti. Era inoltre affiancata da questo corridoio di 13m circa e suddivisa trasversalmente da delle colonne collegate da delle arcate. Il primo spazio era lo spazio presbiteriale, poi c’era lo spazio per la corte e il terzo per i fedeli comuni. San Pietro in Vaticano. La basilica costantiniana si trovava sul sito della basilica attuale e dobbiamo quindi fare uno sforzo per immaginarci come era in origine. Viste le curve di livello è facile capire che per costruire la basilica si sia dovuto spianare una parte di colle. Si nota infatti che una parte del colle è stata eliminata, mentre dall’altra parte è stato necessario un grosso lavoro di sostruzione (lavoro per arrivare a un piano d’appoggio) Al centro vediamo che sotto il livello della basilica costantiniana vediamo che ci sono delle strutture più antiche. In età romana esisteva un circo fondato da Caligola, che aveva una funzione ricreativa ma anche il luogo dell’epifania imperiale. Questo circo è stato anche il luogo sotto Nerone in cui è avvenuto il martirio di molti cristiani e al centro è collocato un obelisco egizio e che è lo stesso obelisco che rimane sul fianco della basilica di San Pietro fino al 1586, fino a quando Sisto V si decide di spostare l’obelisco dal fianco della basilica e di innalzarlo al centro della piazza dove ancora oggi si trova. Vediamo il Mausoleo I con un pavimento a mosaico in bianco e nero con Plotone che rapisce Proserpina e le nicchie lungo le pareti servivano per custodire le urne. Ma il punto focale della necropoli è il campo P che si trova in corrispondenza con l’altare papale sotto il baldacchino di Bernini. Era un’area completamente scoperta, chiuso da un muro a cui era addossata un’edicola costituita da due nicchie sovrapposte e questo piccolo monumento databile alla metà del II secolo è stato chiamato trofeo di Gaio e che diceva che il monumento indicava la sepoltura dell’ apostolo Pietro. Trofeo perché il simbolo della vittoria sulla morte che Pietro ottiene grazie al suo martirio. In questo posto sarebbe stato sepolto San Pietro e nel 150 sarebbe stato realizzato il trofeo. A questa tradizione si aggiunge questo frammento di muro rosso su cui è stato riconosciuto la scritta “Pietro è qui”. Su questo nucleo Costantino edifica la sua chiesa. La tomba di Pietro diventa il fulcro su cui poggia l’altare papale. L’imperatore fa costruire la sua chiesa intorno al 320 circa ed entro la sua morte le parti principali dell’edificio sono concluse. In alto a destra vediamo la sezione della platea di appoggio e quindi questa operazione di scalo e riporto del terreno sarebbe stata impensabile senza l’intervento imperiale. Crea un enorme piattaforma su cui impostare la chiesa. Qual era però la funzione di questa chiesa? La funzione primaria in origine era di martirium, luogo per venerare San Pietro. Doveva perciò essere uno spazio enorme, destinato ad accogliere una folla incessante di pellegrini. Non era solo un martirium, ma era una vera e propria basilica cimiteriale, quindi un cimitero al coperto. Il pavimento era completamente rivestito di lastre tombali, ma anche all’interno della basilica c’erano dei piccoli monumenti funebri appoggiati sul pavimento. Le sepolture avvenivano anche lungo il perimetro esterno. La basilica era anche un luogo per celebrare i banchetti funebri, un modo per aiutare il defunto a purificarsi. Questa celebrazione passa nel primo cristianesimo, ma sarà poi proibita nel V secolo. Invece le messe non erano celebrate con regolarità. Croce latina, con transetto più sporgente, abside semicircolare con altare esattamente sopra i resti della tomba. La parte per i fedeli divisi in 5 navate, ma un elemento particolare è la disposizione della chiesa rispetto ai punti cardinali. Tutte le chiese sono generalmente orientate, abside ad est e ingresso ad ovest. A questo aspetto simbolico si lega anche un aspetto funzionale: cioè il fatto che le celebrazioni venivano svolte la mattina e nel tardo pomeriggio. Invece San Pietro è un raro caso di chiesa occidentata, con l’abside a ovest. Questo perché esisteva la tomba di Pietro che non poteva essere spostata, alle spalle della chiesa c’era il monte vaticano e non si poteva spostare il monte e quindi si è optato per una deviazione. La trabeazione del baldacchino inoltre segna la corda dell’abside. Mentre in San Giovanni l’altare è più avanti. Queste colonne, dette tortili, hanno un’origine medio orientale e sono chiamate salomoniche che fanno una spirale e derivano dal tempio di Salomone. La chiesa paleocristiana la possiamo conoscere solo attraverso le restituzione, che sono state fatte in parte sugli scavi e sulle fonti dei viaggiatori, una in particolare il Liber Pontificalis. Il vero elemento di novità è la presenza del transetto. È infatti il primo transetto mai costruito. Le estremità del transetto erano separate da colonne che creavano due vani minori. Se osserviamo la costruzione in alzato vediamo che il transetto era più basso della navata centrale. Quindi il transetto ci fa capire che questo era il fulcro centrale del martirium e spesso durante le celebrazioni liturgiche veniva chiuso ai fedeli. (Immagine sezione) vediamo la struttura in alzato, con navata centrale molto più alta e trabeazione a capriate lignee, mentre quelle laterali ad arcate. Intorno alla chiesa ci sono degli altari o tombe papali che ormai avevano colonizzato la chiesa. La parte più importante della chiesa è la zona presbiteriale, talmente importante che è quella alla quale sono sempre state riservate le maggiori attenzioni. Ad esempio Gregorio Magno promuove la sistemazione della zona absidale, aggiungendo una cripta per poter raggiungere la tomba di Pietro senza interferire la celebrazione. Il papa fa rialzare il pavimento di circa un metro e mezzo e quindi fa aggiungere delle scale. Poi si accedeva alla cripta attraverso altre scale, si passava sotto un corridoio rettilineo, si arriva alla tomba e si usciva dall’altra parte. Era dunque un percorso semi circolare. Davanti all’altare era aperta una finestrella, attraverso la quale si poteva far toccare la tomba con altri oggetti. Col tempo la chiesa si arricchisce di un quadriportico, al quale si accede da un edificio con tre aperture e questa immagine mostra che esistevano due facciate: la prima quella della basilica vera e propria, mentre la seconda fu realizzata successivamente. Ci sono poi in fondo altri edifici che non comparivano perché successivi, come il mausoleo degli Onori degli anni 90 del 300. Qui c’è un’altra ricostruzione seicentesca: ci troviamo all’interno del quadriportico e per entrare nella chiesa bisognava passare attraverso un protiro, specie di portico su quattro colonne. Elemento significativo all’interno dell’atrio è questa pigna che non è altro che una scultura di bronzo, coperta all’inizio da un baldacchino. Inoltre la pigna secondo la tradizione veniva dal Pantheon. Altro disegno cinquecentesco in cui dietro compare il tamburo della cupola di Michelangelo. C’era quindi la coesistenza tra la chiesa antica e la chiesa nuova. Incendio del borgo: dipinto di Raffaello in cui Leone V ferma l’incendio con un gesto della mano. La cosa che ci interessa è che Raffaello rappresenta la facciata costantiniana. Dell’antica chiesa non rimane niente, se non alcune colonne. Dal punto di vista strutturale la volta a crociera è più funzionale rispetto alle coperture in legno delle capriate, in primis perché non va a fuoco e rispetto alla volta a botte è più leggera perché formata da costoloni e pilastri. Costoloni che scaricano il peso. Per reggere il peso i pilastri devono essere resistenti e quindi hanno una sezione che non è quadrata ma hanno una forma a croce, infatti si chiamano pilastri polilobati di tipo composito che nascono dall’ aggregazione di vari sostegni. La superficie della volta che è compresa tra due costoloni si chiama vela, quindi ciascuna volta ha quattro vele, che spesso diventano il luogo dove viene dispiegata la decorazione ad affresco o musiva. Sono comunque delle strutture molto pesanti perciò è pur sempre necessario che ci siano degli elementi di contraffortamento, quindi una delle caratteristiche dell’architettura è la presenza del muro pieno, perché il sistema costruttivo è ancora molto massiccio. Abbiamo quindi linee massicce, volumi pieni e all’interno la penombra. Queste sono le caratteristiche principali delle chiese romaniche. Lo spazio compreso tra i quattro pilastri coperto dalla volta è chiamato campata e per far capire che quella parte è coperta da una volta si disegna una x. Le volte a crociera scaricano il loro peso sui pilastri ma è necessario avere i muri di contenimento e dei contrafforti nelle campate esterne, dei veri e propri pilastri appoggiati al muro esterno che hanno una funzione di contenimento delle spinte. I contrafforti si trovano in corrispondenza dei pilastri interni. L’edificio più diffuso è la chiesa a croce latina con tre navate, transetto e nella gran parte dei casi una cripta seminterrata. Altro elemento che caratterizza le chiese medievali è il protiro, una specie di porticato che sta davanti il portale principale, retto da due colonne molto spesso appoggiate su delle statue che sono dei leoni, che prendono il nome di leoni stilofori. Se osserviamo il disegno in altezza vediamo che la navata centrale è a tutta altezza, mentre le navate laterali sono più basse e suddivise su due piani: la parte inferiore che si apre verso il centro della chiesa tramite delle arcate e la parte superiore chiamato matroneo, considerando che secondo la tradizione dovevano assistere alla messa le donne, anche se in realtà non è certo. La facciata più semplice è quella a capanna che enuncia la sezione interna e il profilo segue le falde del tetto, oppure abbiamo una facciata a salienti interrotti perché suddivisa in altezza in relazione all’altezza delle navate interne. Le facciate romaniche in genere presentano una decorazione ad archi ciechi, che non sono porticati ma archi appoggiati alla muratura. Quando gli archetti ciechi sono portati sotto il cornicione, rimpiccioliscono di dimensioni e aumentano di numero si chiamano archetti pensili, caratteristica tipica del romanico lombardo, mentre le traforature attraverso l’oggetto sono più presenti nel romanico toscano. Un’altra delle caratteristiche che contraddistingue l’architettura romanica è lo stretto rapporto tra la struttura architettonica e la decorazione scultorea. Nel romanico la scultura esiste solo in funzione della decorazione architettonica. Per questo sono molto diffusi i bassorilievi, ma nelle chiese le dedocrazioni si concentrano nelle lunette e nelle strombature dei portali e all’interno della chiesa nei capitelli, altari e pulpiti, punti della chiesa visibili a tutti perché strumento didattico per i fedeli. Anche i temi che troviamo nella scultura architettonica non sono esclusivamente religiosi ma legati anche al ciclo delle stagioni. Vediamo un paio di questi capitelli francesi dove uno dei temi principali è quello dei diavoli e dei mostri, il popolo doveva dunque rimanere impressionato da queste raffigurazioni con le quali veniva spiegato il tema del peccato. Andando avanti nel tempo San Bernardo di Chiaravalle spiega che sono delle ridicole mostruosità, ma la tematica continua per tutto il 1300. Altro aspetto da tenere in considerazione è il cantiere romanico, perché il cantiere è una realtà già organizzata e razionalizzata secondo gli standard dell’epoca. Sappiamo dalla documentazione che gli architetti erano organizzati in corporazioni che proteggevano gli operai. Aspetti di cui già si teneva conto erano l’organizzazione del lavoro, modalità di riperimento del materiale, come si dovevano programmare le fasi del cantiere in base alle stagioni. Gli architetti dovevano essere capaci di progettare un edificio ma dovevano anche essere in grado di progettare le macchine. Dovevano anche saper costruire modelli in scala perché i committenti non erano in grado di leggere piante , quindi dovevano poter avere idea dell’edificio che andavano a finanziare attraverso la realizzazione di modelli, che poi servivano anche agli operai. (Testimonianze lavori: rilievo in cui maestri scalpellini sono intenti a lavorare delle pietre, poi abbiamo miniatura che mostra la relazione tra l’architetto e i lavoranti, l’architetto è Lanfranco che dirige i lavori della cattedrale di Modena. Infine c’è un’altra miniatura con sistemi di sollevamento di pesi) In verità l’architettura romana non nasce in Italia ma al nord, in area franco-tedesca nei primi anni dell’XI secolo Hildesheim, San Michele in Sassonia. Chiesa conventuale tipica dell’età ottoniana, 1010-1033. Viene chiamata architettura ottoniana ma presenta già le caratteristiche del romanico, come la semplicità e la solennità espressa con questi volumi proporzionati e severi che danno all’edifico una grande dignità nella semplicità. Se guardiamo la pianta notiamo che c’è questo organismo simmetrico lungo l’asse longitudinale e trasversale grazie alla presenza di due transetti uguali posti uno all’estremità del rettangolo e uno dall’altra parte e affiancati da due torri ottogonali. La pianta è definita come crociera regolare: l’intersezione tra la navata principale e il transetto è un quadrato che diventa il modulo compositivo per l’intero edificio. La navata è in proporzione 1:3. I vertici di ciascun quadrato sono scanditi da un pilastro, mentre tra un pilastro e l’altro si trovano due colonne, quindi si genera un ritmo ABBA. Se osserviamo l’interno vediamo questa grande luminosità che è accentuata dalle pareti bianche, con finestre grandi e numerose. L’unica nota di colore è la ghiera dell’arco alternata in bianco e rosso e poi il soffitto decorato con questi cassettoni. Direttamente collegato a questa chiesa è il Duomo di Spira, 1025-1136. Segna il passaggio definitivo con l’architettura romanica, ma è in continuità con la chiesa precedente. Fondazione imperiale da Corrado II il Salico. La pianta è a tre navate con transetto poco sporgente, presbiterio absidato stretto tra due torri campanarie. Da notare che queste torrri doppie sono ripresentate anche nella facciata. Esternamente abbiamo la parte dell’abside. La muratura dell’abside è caratterizzata da arcate cieche allungate e sopra una loggetta traforata, che poi si ripresenta anche nei bracci del transetto. L’abside è sormontata da un frontone triangolare che riproduce la sezione dell’interno ed è caratterizzata da archi e archetti pensili. Modena, cattedrale di San Geminiano, dal 1099. Consacrata nel 1184, ma il cantiere sarà completato solo nel 1400. La pianta fa riferimento a Sant’Ambrogio; senza transetto, tre navate, abside a fine delle navate, cripta e sopra il presbiterio delimitato dal cosiddetto pontile (balaustra). Le cinque campate sono sostenute da pilastri a fascio su cui si impostano delle crociere a sesto acuto, perché questo sistema di copertura non è originale ma costruito nel 1300. Anche in questo caso il matroneo non è praticabile è composto da queste trifore all’interno di un arco cieco. La cosa più interessate è la facciata perché questo sistema dei matronei si ripropone in facciata e gira anche sui fianchi diventato la cifra caratterizzante. È una facciata a salienti, con protiro retto da due leoni stilofori. Presenta un rosone centrale, però come i portali laterali e le torrette non sono romanici. La cattedrale è uno dei primi esempi di cui conosciamo il nome dell’architetto cioè Lanfranco. Verona, San Zeno Maggiore, 1120-1138. Pianta basilicale con tre navate, senza transetto, abside poligonale e in questo caso l’interno non presenta matronei ed è caratterizzato da pilastri polistili e colonne monolitiche che reggono un sistema di parete piana su cui si imposta un soffitto a carena di nave rovesciata. Presbiterio con pontile su colonne e cripta seminterrata. Se guardiamo la facciata è a salienti interrotti che si ispira al duomo di Modena, però qui è meno accentuato il gioco di chiaro scuro perché le loggette sono più piccole. Firenze, San Miniato a Monte, XI-XII secolo. Si rivela un’assoluta permanenza di modelli tardoantichi che dà origine a un’interpretazione particolare del romanico. Infatti Firenze e Pisa sviluppano due linguaggi romanici molto diversi. La chiesa è uno degli insediamenti benedettini più antichi della Toscana, consacrata a inizi del XI secolo. La componente disegnativa è quella che le romanico fiorentino ha la prevalenza rispetto alla questione strutturale. La parte inferiore è più antica ed ha decorazioni a tarsie bianche e verdi, basata su una geometria rigorosissima che trasforma la facciata in un foglio di carta disegnato. Non c’è un portico ma le simicolonne e gli archi a cui queste si appoggiano suggeriscono una sorta di portico. La parte superiore risale alla fine del XII secolo e il sisitema di motivi decorativi diventa più complesso. La conclusione a timpano dichiara ispirazione classica. L’architrave non appoggia direttamente sul capitello ma piega a 90 gradi, motivo che ritroveremo anche successivamente. L’interno ha una pianta a 3 navate senza transetto, abside, cripta seminterrata, presbiterio sopraelevata e poi navata composta da navate separate da pilastri che reggono capitelli molto classici. La navata è coperta da capriate lignee e visto che non ci sono grandi pesi da sostenere, allora le colonne intermedie si possono trasformare in qualcosa di più sottile ed elegante. In corrispondenza dei pilastri più grandi si staglia un arco a tutto sesto che attraversa la navata centrale dove si appoggia la copertura. I capitelli presentano un pulvino, specie di cuscinetto che si frappone tra il capitello stesso e l’arco. Anche l’interno le pareti sono decorate da questa incrostatura marmorea bicolore. Pisa, Campo dei miracoli, XI-XIV secolo. Gestazione lunghissima. La cattedrale è stata realizzata a partire dall’anno 1063 dalla’rchitetto Buscheto e poi completato dall’architetto Rinaldo. La cattedrale riflette gli impulsi di una repubblica marinara, con influssi arabi, francesi ma anche lombardi. Cinque navate, transetto con tre navate. L’intersezione dei due copri è sovrastata da una cupola.. Copertura in legno per cui non c’è bisogno di grandi sostegni e quindi ci sono colonne molto classiche e matronei praticabili. Se noi osserviamo questa navata ci vengono in mente i modelli romani che quelli lombardi, quindi si vede quanto il romanico si differenzi da regione a regione. La decorazione a fasce policrome è successiva e si rifà a modelli arabi. Abbiamo in facciata le arcate cieche decorate con losanghe e poi sistema con loggette di 4 dimensioni, con la particolarità che a un certo punto… (DA GUARDARE IL MANUALE) Ancona, San Ciriaco, XI-XII secolo. Bari, San Nicola, XI-XII secolo. Trani, San Nicola pellegrino, dal 1099. Monreale, Duomo, 1172-1185. Con tutta questa varietà di soluzioni formali e strutturali ha senso parlare di romanico? Questo discorso potrebbe essere fatto per tutte le epoche. Battistero di Firenze. Il battistero nonostante l’importanza dell’edificio e quindi gli studi che gli sono stati dedicati, rimangono ancora dubbi sulla data di fondazione. Ci sono almeno però tre dati certi: è nel centro della città, anche se inizialmente era periferico che nel XII secolo diventa centro di strade.
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