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Vitruvio e l'evoluzione dell'architettura: dal muro all'arco, Dispense di Storia Dell'architettura

La storia dell'architettura romana attraverso il trattato di vitruvio e la sua influenza sui successivi architetti come leon battista alberti e cosimo bartoli. Sulla importanza dei tre principi di vitruvio per la costruzione di edifici all'avanguardia, la difficoltà di leggere il testo originale a causa della sua antichità, e la traduzione e volgarizzazione del trattato in diverse epoche. Inoltre, il testo presenta una breve introduzione all'architettura romana e descrizione di elementi come il muro, l'arco, il foro, le basiliche e l'acquedotto, che caratterizzarono l'architettura imperiale.

Tipologia: Dispense

2018/2019

Caricato il 28/08/2019

arianna-simone
arianna-simone 🇮🇹

4.4

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Scarica Vitruvio e l'evoluzione dell'architettura: dal muro all'arco e più Dispense in PDF di Storia Dell'architettura solo su Docsity! I ROMANI IL TRATTATO DI VITRUVIO E LE SUCCESSIVE TRADUZIONI Il primo riferimento scritto in cui si afferma esplicitamente come bisogna concepire l’architettura è il trattato di Vitruvio ( I secolo d. C.). Vitruvio coglie l’occasione offerta dal contesto politico che si stava preparando all’avvento dell’Impero: concepisce il proprio trattato come una guida alla costruzione della Urbe perfetta da consegnare all’imperatore. Secondo Vitruvio, durante la fase progettuale bisogna applicare tre principi : ♦ firmitas, la tenuta strutturale; ♦ utilitas, la funzionalità; ♦ venustas, la bellezza. Non si ha architettura se non si passa contemporaneamente per queste tre identità, altrimenti si parla di edilizia. Per Roma imperiale Vitruvio confeziona un trattato per la costruzione degli edifici più all’avanguardia possibile. Ma Vitruvio non aveva la possibilità di consultare una bibliografia aggiornata, doveva avvalersi del repertorio greco e romano repubblicano. Dunque, i grandi riferimenti di cui si servì furono le conoscenze tecniche maturate in età greca. Anche i termini latini utilizzati furono coniati ad orecchio da quelli greci. La lettura del trattato, perciò, risultava piuttosto ostica. Fu Leon Battista Alberti nel 1400, prendendo le mosse da Vitruvio, a scrivere un nuovo trattato sull’architettura affermando che chi leggesse Vitruvio in età romana fosse convinto, se greco, che l’autore fosse latino, se latino che l’autore fosse greco. Alberti quindi traduce il trattato in latino classico, ciceroniano, cogliendo dall’esperienza fiorentina i vocaboli tecnici più adatti. Nel 1500, il fiorentino Cosimo Bartoli, su istanza di Cosimo de Medici, traduce nuovamente il trattato di Vitruvio in volgare. A partire dalla seconda metà del ‘400, con l’invenzione della stampa, erano cominciate a circolare le copie del trattato di Vitruvio. Tuttavia, era molto difficile da capire per i più. Bartoli procede dunque ad una volgarizzazione di quest’opera. Per i termini tecnici, Bartoli si recava nei cantieri a chiedere a chi del mestiere come venisse chiamata una determinata operazione o un elemento architettonico: ne deriva, perciò, una nuova terminologia già in uso presso i professionisti del campo. In quell’epoca, Cosimo de Medici aveva fondato l’Accademia fiorentina nel più ampio contesto del rinnovamento culturale avviato. ARCHITETTURA DI ETÀ IMPERIALE: IL MURO, L’ARCO, IL FORO, LE BASILICHE E L’ACQUEDOTTO L’età imperiale (da Augusto al IV secolo d. C.) è l’epoca in cui il retaggio culturale consacrato in età greca, e ricalcato in età repubblicana dagli stessi romani, si distacca nettamente dal passato nei termini di una migliore qualità strutturale. L’architettura si affina progressivamente. • Nel contesto dell’architettura romana, il muro è l’elemento base in cui si unifica ciò che i greci avevano scisso: la parte estetica ( rappresentata dalle colonne) e la parte funzionale (ovvero il naos). Il muro acquisisce in età imperiale quegli elementi estetici che completano la funzionalità. • Nasce l’arco: il vuoto nel muro, o, se vogliamo, il muro che non c’è. L’arco garantisce una tenuta strutturale notevolissima. Nella parte curva sono utilizzati dei mattoni murati di taglio. La malta, una volta asciugata, tiene perfettamente insieme i mattoni (o le pietre). La pietra centrale, chiamata “chiave dell’arco”, sigilla le pietre o i mattoni laterali. La tensione strutturale viene bloccata. Gli archi a tutto sesto hanno una sezione semicircolare definita da un raggio. L’arco è il principio straordinario che sta alla base di tutta l’architettura romana. Tutti gli archi di trionfo costruiti dai romani sono il logo, il monumento dell’architettura romana. L’esempio più esemplificativo, è sicuramente l‘arco di trionfo, monumento alla grandezza e alla potenza dei romani. Possono essere singoli, ovvero costituiti da un solo arco (fornice) o possono contenerne tre, uno centrale (riservato all’imperatore e alla corte) e due minori laterali divisi per sesso (uno per gli uomini e uno per le donne). Basti pensare alle terme, agli anfiteatri, ai circhi massimi, ai teatri, qualunque operazione romana è basata sull’arco a tutto sesto. Per esempio, le terme che necessitano di cunicoli sotterranei per il passaggio dell’acqua si servono dell’arco e di sistemi a volte (somma sistematica dell’arco a tutto sesto). Anche negli anfiteatri si accede alle gradinate attraverso degli archi. Gli archi e le volte devono essere solidissimi per garantire la tenuta strutturale dei piani superiori. I teatri, per esempio, che i greci costruivano in natura, vengono portati dai romani in città basando tutto sulla verticalità, costruendo una seduta progressiva a gradoni per guardare verso il basso. Cercando queste particolari strutture nel trattato di Vitruvio non troveremmo nulla perché si tratta di edifici concepiti in età imperiale. Sarà Alberti, nel 1400 ad affermare chela vera struttura dell’arco non è la colonna, bensì il pilastro. • L’impianto più importante dell’architettura romana è costituito dal foro: ciascun imperatore riteneva fondamentale costruire un foro simbolo del proprio impero. Per questo, ogni foro era sempre più grande rispetto a quello precedente dal momento che ogni imperatore si riteneva superiore agli altri. Le dimensioni di queste strutture ricalcavano quelle di una piccola città. All’interno vi erano tutte le rappresentanze istituzionali e sociali per la vita pubblica e politica. Vi erano anche i mercati, per la vita commerciale. Uno tra i più importanti è il foro di Traiano che conteneva tra le altre cose i mercati traianei e la Colonna Traiana, una stele altissima su cui vi è una fascia a giro inclinata di bassorilievi che percorre tutta la colonna ricordando le imprese di Traiano. • La presenza forse più imponente nei fori era la basilica pagana. Le basiliche erano delle strutture coperte enormi a una o più navate,
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