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Storia dell’architettura in Sicilia (XV – XVIII SECOLO), Dispense di Storia Dell'architettura

Storia dell’architettura in Sicilia (XV – XVIII SECOLO). Prima parte del libro del professore R. Nobile.

Tipologia: Dispense

2020/2021

Caricato il 23/01/2023

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Scarica Storia dell’architettura in Sicilia (XV – XVIII SECOLO) e più Dispense in PDF di Storia Dell'architettura solo su Docsity! Storia dell’architettura in Sicilia (XV – XVIII SECOLO) L’unica pubblicazione che ha tentato di offrire un quadro complessivo della storia dell’architettura in Sicilia risale al 1938 (Enrico Calandra, Breve storia dell’architettura in Sicilia). In questo saggio si evita qualsiasi nozione di influenze, ed etichette che hanno permesso nel XIX secolo il consolidamento delle sequenze come: gotico – rinascimento – manierismo – barocco. Nel testo non sono state contemplate le architetture militari, le fortificazioni, infrastrutture come ponti. Non si ritiene sia esistita un’architettura “alla siciliana”. La Sicilia è un’isola vasta in cui realtà fisiche e differenti da un versante all’altro coesistono. Qui non esiste una dicotomia evidente tra un centro dominante e una realtà paesana – periferica. Non si registra pertanto un effetto cascata che parte da un vertice gerarchico. Grazie alla mobilità degli operatori, molte storie “locali” si intrecciano, anche in luoghi lontani da Palermo o Messina, in cui vi sono opere più complesse e impegnative, per effetto di una maggiore condivisione sociale. Naturalmente i nuclei privilegiati sono le città, che diventano laboratori per l’elaborazione di forme e tecniche. Si potrebbe affrontare la storia siciliana secondo una visione storiografica classica, a partire dal ruolo politico: aragonesi – spagnoli - l’intervallo piemontese e austriaco, regno borbonico. La storia dell’architettura non ha l’obbligo di tenere il passo della storia politica, infatti accade che vi sia una simultanea compresenza nell’isola di fenomeni diversi, anche in opposizione (gotico e “rinascimento” per il cinquecento; iperdecorazione e classicismo nel seicento). Tempo e definizioni La storia dell’architettura e la storia dell’arte sono artificiosamente suddivise in: gotico, rinascimento, manierismo, barocco, rococò; spesso con l’aggiunta di ulteriori precisazioni come: precoce, maturo, tardo. I tempi delle architetture isolane non coincidono con quelli di Firenze, Roma o Parigi; si tende a spiegare i presunti anacronismi con il “ritardo” o “anticipazione”. Nel 1604 nella chiesa madre di Caccamo si individuano le necessità di realizzare in termini di modernità le scelte architettoniche. Il termine “moderno” ha avuto nel corso del tempo un valore polisemantico: per un certo periodo venne contrapposto ad “antico”, formula che a partire del XV secolo indica la volontà di riferirsi al mondo romano ed ai suoi modelli di architettura. Successivamente “moderno” è diventato un vocabolo a valenza retorica, il termine veniva usato dai vescovi per promuovere la costruzione di chiese. Nel 1593 Vincenzo Littara indica che il maestro Giovanni Manuella, attivo a Noto nel primo 500, come miglior architetto del suo tempo, e non ne denuncia l’assenza delle conoscenze elitarie, care ai classicisti. Allo stesso modo l’archeologo Vincenzo Mirabella nel 1613, alle prese con le descrizioni di antichità siracusane, di alcune perdute, non di erano opere “antiche”, evocando senza alcuna critica anzi con ammirazione un passato medievale di una “maniera Francese”. Geografia, percorsi, condizioni e vincoli materiali La Sicilia è un’isola tradizionalmente aperta al mondo esterno. In Sicilia si può avvertire lo spessore della tradizione e delle persistenze: il tempio greco, la cupola in pietra, la cattedrale normanna. La ripresa delle chiese colonnari nella Sicilia di fine 400 deve molto ai maestri non siciliani, esiti considerati come frutto di rinascimento interno di modelli normanni. La storia isolana è quella di un mondo affascinato dalla varietas, ma poco propenso ad accettare l’applicazione rigida delle proporzioni della trattatistica cinquecentesca (la quale verrà abbracciata più tardi). Le mutazione linguistiche, se ritenute indispensabili, venivano affidati ad epidermidi decorativi (come l’uso dello stucco). Mentre le grandi trasformazioni urbane ed interventi inseguito a catastrofici terremoti, finiscono in un estetica dell’accostamento, convivenza, collage. I terremoti avvenuti: in Sicilia orientale 1542 e 1693, Palermo 1726, Messina 1783 e 1908, Belice 1968. in alcuni casi lo storico è costretto a ricorrere agli strumenti dell’archeologo, che ci obbliga a tenere in considerazione quanto è stato distrutto e dimenticato e che se riscoperto potrebbe forse modificare la nostra valutazione del passato. I percorsi storici e gli itinerari classici, come il percorso di Carlo V da Trapani a Messina, disegnano tappe di luoghi – centri dove vi erano frequenti scambi. Importante è in lungo percorso che collega Palermo con Siracusa, Noto, Modica, passando per le Madonie, Enna, Piazza Armerina o Calltagirone. Un altro tragitto collega Alcamo con Marzara, Sciacca, Castelvetrano. Un discorso a parte va fatto per il movimento dei materiali da costruzione: per via marittima. La documentazione offre un significativo consumo di pietra di Siracusa (bianca e facilmente lavorabile) nel messinese. Le vie del marmo sono più complesse, a
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