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storia dell'arte appunti, Appunti di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche

appunti di storia dell'arte ultimo anno liceo

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 21/07/2023

samuele-lunghi
samuele-lunghi 🇮🇹

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Scarica storia dell'arte appunti e più Appunti in PDF di Elementi di storia dell'arte ed espressioni grafiche solo su Docsity! 1 Sommario MICHELANGELO BUONARROTI ................................................................................................................ 2 LA CENTAUROMACHIA ........................................................................................................................... 3 IL BACCO ................................................................................................................................................. 4 LA PIETA’ ................................................................................................................................................. 5 DAVID ....................................................................................................................................................... 6 LA CAPPELLA SISTINA ........................................................................................................................... 7 IL PENNACCHIO DI GIUDITTA: ............................................................................................................ 9 IL PENNACCHIO DI DAVID E GOLIA: ................................................................................................ 10 IL PENNACCHIO DEL SERPENTE DI BRONZO: ............................................................................... 10 IL PENNACCHIO DI ESTER: .............................................................................................................. 11 PROFETI E SIBILLE ........................................................................................................................... 11 LE STORIE DI NOÈ ............................................................................................................................ 12 LE STORIE DI ADAMO ....................................................................................................................... 13 DISEGNO DELLA VAL D’ARNO ............................................................................................................. 16 ANNUNCIAZIONE DEGLI UFFIZI ........................................................................................................... 17 ADORAZIONE DEI MAGI ....................................................................................................................... 18 TACCUINO GIOVANNINO DE GRASSI (ARTISTA TARDO-GOTICO) ............................................... 19 VERGINE DELLE ROCCE ...................................................................................................................... 19 COME NEL QUADRO DI BALLA: LE MANI DEL VIOLINISTA, 1912 ................................................... 21 CENACOLO o ULTIMA CENA ................................................................................................................ 21 DIFFERENZA TRA ICONOGRAFIA E ICONOLOGIA ......................................................................... 26 FISOGNOMICA ................................................................................................................................... 26 GIOCONDA ............................................................................................................................................ 26 UOMO CHE SCENDE LE SCALE ........................................................................................................... 30 RUOTA DI BICICLETTA ......................................................................................................................... 31 ESCREMENTI DI ARTISTA .................................................................................................................... 31 L.H.O.O.Q. .............................................................................................................................................. 32 CUBISMO................................................................................................................................................... 32 PABLO PICASSO ................................................................................................................................... 32 IL SUICIDIO DI CASAGEMAS ................................................................................................................ 33 MADRE CON BAMBINO MALATO ......................................................................................................... 34 FAMIGLIA DI SALTIMBANCHI ............................................................................................................... 35 LES DEMOISELLES D’AVIGNON .......................................................................................................... 35 ENTRATA DI CRISTO IN BRUXELLES .................................................................................................. 36 2 IL RINASCIMENTO Si può definire l’artista principe del Rinascimento insieme a Leonardo da Vinci e Raffaello Sanzio. Incarna il vertice di una problematica dell’umanesimo ma in alcun modo si può collegare ad esso perché umanesimo e rinascimento non hanno punti in comune. Il Rinascimento (secondo l’opinione di alcuni critici del 500 come Vasari e secondo i commentatori veneziani, tra i quali ricordiamo Ludovico dolce e, da ambiente diverso, anche Giovanni Paolo Lomazzo, vissuto a Milano tra il 1538 e il 1592) è visto come un periodo di paragone con gli antichi non sotto forma di imitatio o emulatio delle antiquitas, ma come superamento e costante sfida contro e di essa. Questa tensione porterà il Rinascimento a sfociare nel manierismo (infatti per dare risposta a quesiti differenti e cercare di coagulare incognite tra i vari campi artistici si cadrà in diverse contraddizioni). MICHELANGELO BUONARROTI Michelangelo nasce nel 1475 a Caprese (attualmente in provincia di Arezzo). Il padre era di famiglia nobile/guelfa ed era un podestà. Proprio per le sue origini familiari, Michelangelo, si troverà sempre particolarmente legato a Dante (la famiglia infatti era presente fin dai tempi dei Donati). Venne educato senza ostacoli nelle materie artistiche e ritornerà a Firenze, dove soggiornerà per sei mesi. La sua attività può essere definita quella di un genio (con genio ci si riferisce a qualcuno che sfida regole e natura e padroneggia tutto lo scibile umano, nel caso di Michelangelo concernente le materie artistiche come pittura disegno canto recitazione ecc ecc, in egual misura). Si diletterà anche nella lettura biblica (secondo l’opinione infatti di Benjamin Blech e Roy Doliner, che espongono il loro pensiero nello scritto intitolato: I segreti della sistina, Michelangelo conosceva l’ebraico e aveva letto la Bibbia in ebraico e anche che avesse appreso l’arte mnemotecnica da Pico della Mirandola). A 17 anni (la precocità è infatti un altro tratto distintivo del genio), si trovò a lavorare nel giardino di San Marco a Firenze, di Nanni di Bartolo (scultore italiano, allievo di Donatello), che era una scuola d’arte all’aperto. Il giovane Michelangelo venne notato da Lorenzo de Medici, durante una visita di quest’ultimo alla scuola, che lo innalzò e incentivò immediatamente, folgorato dalla bravura del giovane (che era stato istruito da Domenico Ghirlandaio per quanto riguarda l’arte pittorica e da Andrea del Verrocchio). Il giovane Michelangelo, comunque, era già un artista autonomo e autosufficiente. Michelangelo morì nel 1564 a Roma, all’età di ottantanove anni a roma, in una misera casa romana, durante il giorno di carnevale e lasciò incompiuta la pietà di rondanini. (L’ultimo erede dei Buonarroti fu Filippo Buonarroti, un giacobino che divenne amico di Baboeuf). 5 LA PIETA’ scultura in marmo realizzata da Michelangelo Buonarroti e conservata nella basilica di San Pietro in Vaticano.Databile tra il 1497 e il 1499 STORIA Questa è la prima delle quattro pietà di Michelangelo. Ora si trova a san pietro (ma all’epoca in cui è stata fatta non era lì perchè san pietro era fatiscente). E’ un’opera epocale e invoca leopardi per la rappresentazione della concezione del femminile di Michelangelo. Viene fatta tra il 1497 e il 1499 (durante il dominio di Rodrgio de Borgia, ch era impegnato dalle questioni spinose delle banche, dagli adulteri con figli e figlie come Lucrezia e dalla sua casa del piacere personale) e il committente fu un generale francese di nome Jean de Bilheres de la Groslaye, sotto il comando di Carlo 8. Il tema è nuovo ed è tedesco, particolarmente amato dai germanici; lo rappresentavano nella via crucis come quadro del vespro, caratterizzato dalla Madonna che con estrema fatica sostiene il peso morto di un figlio adulto e più grande di lei. Ne fece una anche De Roberti a Ferrara. DESCRIZIONE Piano del lenzuolo funebre è promosso da una serie di pieghe in diagonale nella propaggine a sinistra, al centro è ondeggiante, sembra che il corpo della madonna sia ricavato da un panneggio, le pieghe annullano il corpo sottostante Il corpo di Gesù è creato con angoli retti precisi (sulla caviglia, sulla rotula) che creano una struttura di solido impatto geometrico, si libera dalle costruzioni del rigor mortis grazie alla curva dorsale. L’avambraccio e il braccio scendono a precipizio e creano una contro-diagonale che delinea un vettore di discendenza. È la stessa soluzione utilizzata nella Deposizione di Caravaggio. Idea di grande afflato anatomico: la mano della Madonna sottopassa l’avambraccio. Il busto della madonna è molto virtuoso, sono presenti pieghe antagoniste di gittata curva, curve che mettono in modo pudico una censura sulla linea del seno, piega sigmatica crea la copertura dello scollo. Struttura ovale perfetta del volto, valorizzato dal velo che offre un campionario di panneggio quasi esasperato: si vede l’agitazione interiore, gli occhi sono appena aperti (Cristo invece ha l’occhio sigillato). Non ha l’aureola, Michelangelo non è agnostico come Leonardo, ma non mette l’aureola perché avrebbe dovuto crearla nel marmo (impossibile) o farla nel bronzo (pugno nell’occhio), quindi decide di allargare il velo e creare una sorta di mandorla. (Michelangelo ostenta una perfezione troppo finita: sintomo di debolezza, lol Tomba di Michelangelo ci rivela la sua altezza: 1,53) La Madonna non tocca mai Gesù, non vuole intaccarlo. Sul nastro c’è l’iscrizione (Michel. A [N]gelus Bonarotus Florent Faciebat) il latino è sbagliato, avrebbe dovuto usare il perfetto feci, secondo le cronache era entrato di notte a fare la firma, si era infatti nascosto dietro un pilastro ( cosa dedicata a galla placidia) e aveva notato che nessuno si accorgeva che era una sua opera. Secondo lui bastava l’iniziale che c’era sulla mano sinistra. Unica volta che il corrottissimo papa Alessandro VI interviene: pena se firmava di nuovo. Questa pietà è stata oggetto di vandalismo 6 INTERPRETAZIONI Come mai la Madre è più giovane del Figlio? interpretazione di Dante, la Madonna è più giovane di Cristo perché è figlia di suo figlio, vive nel tempo, esattamente come Cristo lei si è incarnata, non perché arriva prima di lui, ma perché deve accoglierlo in sé. Mentre tiene in grembo Gesù lo rivede nell’infanzia, è un tornare indietro, lei stessa si vede come una ragazzina. Michelangelo scrive a Varchi (critico* di Arezzo) che la Madonna è virgo e quindi incontaminata, non ha subito contatti con alcun uomo, mondo ebraico non lo tollera, Giuseppe è solo il custode della famiglia. Proprio la verginità ha bloccato in uno stadio adolescenziale la Madonna, creatura semplice, pulita e trasparente. Il Neoplatonico crede che una figura che non fa uso del corpo ma della propria anima, non invecchi. Due biblisti del filone ebraico, Blech e Dolimen(?), paragonano la Madonna a Sara (moglie di Abramo che partorisce a 90 anni e vive fino a 120), quando muore Sara piange come una bambina (proprio perché si era sempre sentita bambina) perché lasciava la sua prole. (Nel rinascimento, o comunque prima dell’umanesimo nasce la figura del critico) Analizziamo il punto di vista estetico: Immagine è attaccata alla parete, qui Michelangelo resta vincolato a una logica quattrocentesca: 3 punti di vista dipendenti da un punto di fuga (di Leonardo) che cade sul velo della Madonna (molto rialzato, omaggio non espresso a parole alla Vergine delle Rocce di Leonardo da Vinci dipinto 13 anni prima, conosciuto mediante disegni, Michelangelo non è mai stato a Milano) DAVID scultura realizzata in marmo (altezza 520 cm incluso il basamento di 108 cm) da Michelangelo Buonarroti, databile tra il 1501 e l'inizio del 1504 e conservata nella Galleria dell'Accademia a Firenze. Realizzata nel 1503 (era alta 4 metri, per questo ci mette tanto), il committente è un Gonfalonieri, Pier Soderini, era stata realizzata per essere posta all'esterno dell'arredo urbano, ma senza una locazione precisa. Discusse per dove posizionarla e tra i Fiorentini sorgono 3 opzioni: 1. Tribune di Santa Maria, dove però non verrebbe valorizato 2. Palazzo di Arnolfo (De Medici, che il popolo aveva allontanato) 3. Loggia dei lanzi (opera gotica di orcagna, chiamata così per i Lanzichenecchi) Si sceglie la 3 opzione per proteggere la statua dalle interperie; la loggia dei Lanzi è un luogo politico. Dopo il 1866 è stata portata alla Galleria delle Belle Arti. Per concludere la storia, 10 anni fa si sono accorti che nella gamba destra c'erano delle fessore evidenti che rischiavano di far crollare tutto, inizia così un restauro. Inizierei l'analisi citando una frase di Michelangelo, che disse "quello che David ha fatto con la fionda io l'ho fatto con l'oarco (trapano). David assorbe la grandezza di Golia (4 metri). La battaglia non è finita, è ancora in fieri, infatti ha in mano la fionda. La mano destra invece è a ripaso, la mano si dispone sul quadricipite. Qua notiamo un'estrema attenzione alla sezione autoptica, però le mani e la 7 testa sono sproporzionate, ma non è un errore, le mni infatti rappresentano l'azione, che è eroica e epocale, per questo sono in risalto; la testa invece rappresenta il comando di Dio, quindi deve prendere valore. La posa del David è marziale, gli storici dell'Arte lo interpretano dicendo che il David è il soldato ideale della repubblica di Firenze, idea che si fonde con gli Scritti di Macchiavelli del 1504. David rappresenta quindi una truppa ausiliaria pagata. C'è però da notare che il corpo umano è troppo finito, e la seduzione del corpo mette a rischio la credibilità religiosa. Dal punto di vista tecnico la prospettiva e il punto di vista sono ribassati, che forza quindi l'osservatore a abbassarsi per una visuale perfetta. Vi è un chiasmo tra stasi e movimento, il punto di incrocio è la classica linea inguinale, è lì che avviene lo scontro tra fermezza e movimento. Possiamo notare anche una sezione aurea, sezione aurea che è uno specchio della regola di Fibonacci e che ha un rapporto molto particolare con Michelangelo (creazione di Adamo). LA CAPPELLA SISTINA La Cappella Sistina (in latino: Sacellum Sixtinum), dedicata a Maria Assunta in Cielo[1], è la principale cappella del palazzo apostolico, nonché uno dei più famosi tesori culturali e artistici della Città del Vaticano, inserita nel percorso dei Musei Vaticani. Fu costruita tra il 1475 e il 1481 circa, all'epoca di papa Sisto IV della Rovere, da cui prese il nome. Sancisce il ritorno definitivo di Michelangelo a Roma. Qui si mette al servizio di Papa Giulio II, Giuliano della Rovere, quindi un appartenente ad una famiglia savonese nel quale lo zio Sisto VI già era stato l’esecutore della Cappella Sistina. Giulio II chiama Michelangelo che si ritiene perseguitato dal papa perché, essendo un uomo pieno di pessimismo, pensa che sia stato chiamato per idea del Bramante e che, non avendo dipinto nulla prima e avendo nessuna esperienza nell’affresco, pensa che il papa lo voglia mettere alla prova per farlo fallire. Tuttavia il papa gli promise uno stipendio che però tarderà a dargli con la scusa che non vedeva l’affresco. Michelangelo infatti coprì il soffitto con un tendaggio perché in verità sta rappresentando una scena che non rispetta la richiesta del papa (uomo di poca cultura, dal carattere collerico e permaloso, ubriacone): non rappresenta la Madonna e i dodici apostoli ma tutta una serie di vicende appartenenti ad un ciclo biblico molto complicato interpretato dalle sue letture. Scoperta la cosa, il papa andò su tutte le furie e voleva sostituire gli affreschi con un cielo stellato blu (Galla Placidia) realizzato da un padre francescano ma poi venne tranquillizzato da Michelangelo. Nella realizzazione dell’affresco, Michelangelo visse per quattro anni in una stanzetta nel Vaticano, dalla quale ci lasciò una lista della spesa autografa con disegni delle vivande (come il pollo fumante) e due caricature di se stesso sui ponteggi nella cappella, in cui si disegna nudo mentre sta dipingendo e tutto il colore gli cade addosso. Usò infatti dei ponteggi a gradoni e dipinse sempre in piedi o 10 lei se la cava dicendo di voler tradire la città perché ammira Oloferne per guadagnarne la fiducia . Il corpo di Oloferne viene rappresentato parametrando la sua diversità; viene sottolineata la sua muscolatura possente a bocconi e che si ricollega ad un ideale neoplatonico di eleganza. In questo è criticato da un critico d’arte bolognese Malvasia (che affermava che Michelangelo fosse solito rappresentare gli uomini come sacchi di iuta piena di noci, tutto pieno di nodini). Oloferne è stato decapitato, come si vede dalla veduta ardita, mentre si vede che Giuditta va a coprire con un velo la testa gigante portata dall’ancella, che la ha aiutata nella impresa. Le mani chiuse da un’ovale sono i soldati di Oloferne, che caduti a terra nel sonno si sono coperti con il loro scudo; sono solo visibili le mani in uno stato di abbandono, come se avessero subito una sorta di perdita di sensi. È una costruzione movimentata densa di chiasmi che si basa sull’imminenza e la repentinità. IL PENNACCHIO DI DAVID E GOLIA: David e Golia è una immagine più elementare ma molto bella e fulminea. La tenda bianca è della rivelazione e idealmente del tempio di Gerusalemme, da cui David prende forza. Anche in questo pennacchio, come in quello di Giuditta, si trova l’uso dei colori oro e bianco, che richiamano la divinità. David è piccolo, quasi insignificante rispetto al gigante Golia. A terra si vede la pelle di capra dove c’erano i proiettili, mentre David incombe con una daga (già vista, omaggio ad un predecessore) e sta per ferire la cervice del gigante, il quale si rivolge verso dei soldati che sembrano lanzichenecchi e hanno un profilo che anticipa le opere di Rembrandt: sono mezzi in ombra e densi di psicologia, grotteschi e stanno chiacchierando tra loro, incapaci di aiutare Golia che li chiama in causa come truppe ausiliarie. In una immagine di alta drammaticità, Golia sintetizza un gigante sottomesso e può corrispondere ad Alessandro il Macedone che, conquistata la Palestina, sembra abbia avuto una grande simpatia del mondo ebraico che gli ha permesso di capire e non distruggere ed era stato dunque un colosso sottomesso da una piccola comunità. IL PENNACCHIO DEL SERPENTE DI BRONZO: Il serpente di bronzo sta vicino al trono papista (a destra) e qualifica il suo potere. L’immagine già piena di manierismo, tumultuosa e esasperata, priva di bilanciamento emotivo. Michelangelo è trasportato dalla forza espressiva delle figure che sono avvicinate al punto che lo spazio sembra mancare e la sedimentazione è quella di un assembramento di figure che tolgono la possibilità dell’individualità. Sulla sinistra troviamo il serpente di bronzo, che è la metafora di Dio perché è mandato da Dio. È apotropaico e sul bastone si bronzifica and indicare che non è più velenoso, dunque è buono e indica con la testa la strada per superare il deserto. Aronne (fratello di Mosè) è vestito di giallo-aranciato (emblema di come ebrei vestivano al tempo di Michelangelo, per essere riconoscibili e additati; per disprezzo si diceva che vestito era giallo come l’urina; a proposito film con Alberto Sordi – il marchese del grillo, che si fa fare un lavoro di restauro da un ebreo) e venera il serpente perché Mosè non ha più fiducia nella terra promessa e aveva oziato durante il 11 cammino, pensando di sposarsi. Le altre figure non credono nel serpente di bronzo per cui cadono dal cielo i serpenti mandati da Dio che li stritolano. IL PENNACCHIO DI ESTER: Il libro di Ester, che rappresenta la cattività persiana di Ciro il Grande, è stato aggiunto e non fa parte della raccolta iniziale (è dunque spuria). L’opera è scandita in tre scene. Ester è una bellissima ragazza ebrea che nasconde la sua identità, vive in casa di un cugino/zio, di nome Mardocheo, che è il suo tutore, nonché ministro del re (rappresentato nudo sul tavolo). È il re Assuer, che potrebbe ricollegarsi ad Artaserse II, ed era impegnato nelle guerre persiane. Ha un consigliere, Haman, crudele e apostata (vestito di giallo a simboleggiare la cattiveria, perché si accosta alla bile) che vorrebbe defenestrare Assuer, e gli fece credere che gli ebrei stessero complottando contro di lui e che tra questi complottanti ci fosse Mardocheo, il suo consigliere migliore (che era ebreo); Esther, nel frattempo, era diventata la sposa di Assuero (sua moglie, infatti, era una adultera, ed era stata ripudiata) ma non si era mai dichiarata ebrea, ma quando vide il suo popolo perseguitato, si dichiarò ebrea e venne rinchiusa in una prigione insieme alle donne preferite del re (egli aveva infatti circa dieci donne in prigione). Si adorna dunque per ballare con il marito e troviamo la scena del banchetto con lei, Artaserse e Haman, in cui la donna cerca di spingere Haman a confessare, il quale però, disdegnato, lascia la tavola in un gesto teatrale. A destra, dopo essere passato del tempo, si vede il Re nel talamo nuziale, che ha sogna che Mardocheo è perbene e sogna, da Dio, di non giustiziarlo; quindi lo riabilita (é proprio Aman che deve dargli la veste e che quindi passa la porta della giustizia vestito di giallo e passa vicino al corpo di mardocheo, mentre gli va a prendere una veste degna del suo incarico). Aman quindi, che non vuole riabilitarlo, viene impalato; la sua la croce è sotto perché non può essere associato a Cristo ed è un apostata. PROFETI E SIBILLE Il pensiero di Blech e Doliner ci aiuta a capire i 12 profeti (7 => braccia del sacro candelabro di Gerusalemme, gli occhi con cui Dio guarda il mondo, mentre le sibille sono le invasate che catturano il divino da parte pagana. Michelangelo vuole dimostrare che Dio ha parlato in diverse forme a pagani e cristiani e entrambi hanno recepito il messaggio di salvezza e riscatto del popolo Israele. Zaccaria annuncia le storie della Genesi e sta sopra alla testa del papa quando entra nella cappella; secondo Pfeiffer, è il profeta delle lamentazioni che prevede le calamità di ogni tipo su un popolo disubbidiente. Tiene aperto un libro, come se confrontasse le parole già scritte e quelle che mancano per completare il divino. In questa opera Michelangelo è incline ad un tema encomiastico dal momento che nel volto del profeta possiamo riconoscere papa Giulio II. Ci sono due angioletti, emblema della verità divina, ma uno di questi fa il gesto dell’indice ad uncino che ai tempi di Michelangelo era di una volgarità incredibile perché richiamava la raccolta dei fichi con l’uncino (fico albero della morte). Michelangelo, quindi, canzonò il papa (rappresentando tale affronto anche nella separazione della luce dalle tenebre; lì infatti Dio si volta mostrando i glutei e le natiche al Papa, che è seduto sul trono) per sottolineare che non sarà mai un grande padre come è Dio e notiamo bene che papa Giulio II, manifesta nei confronti di Michelangelo, un rapporto di odio e amoreI profeti e le sibille non sono annunciatori di Gesù (come si aspettava il papa), de Tolnay ci dà un’altra 12 interpretazione: sono l’umanitas sub lege. Le sibille sono 5 perché 4 riguardano la cattività e una sola -cumana- richiama il quarto libro delle georgiche viene ritenuta l’annunziante di Cristo, unico riferimento a lui. Alcune figure hanno dato filo da torcere a Pfeiffer e Blech e Doliner => ci sono delle immagini di nudi che circondano i profeti e le sibille. Danno le spalle alle storie del genesi e sono, secondo una interpretazione, gli spiriti eletti dell’antichità che non conoscono Cristo e Dio => sono al limbo e attendono e aspettano di essere giudicati nell’ultimo giorno della terra; ma rappresentano anche la bellezza classica e fanno parte della seduzione del corpo umano che lo distrae dalla meditazione cristiana; è portato a considerare la finitudine del corpo umano come un valore e non come un svalore. Altra interpretazione: sono isacramenti depurati da ogni arzigogolatura e riflessione astratta che scendono su di noi e sul papa per renderli soldati di Cristo. Oppure possono essere gli spiriti eletti della filosofia classica. Non c’è una interpretazione esaustiva, sono una mediazione. Le 9 storie del Genesi (umanità post legem) sono Le storie di Noè, Adamo e Dio momenti che richiamano la terzina dantesca perché tre e suddivise in tre momenti. LE STORIE DI NOÈ Ebrezza di Noè analizzata in modo strepitoso da padre Pfeiffer, che parla di un Noè che si vergogna perché i suoi figli hanno un atteggiamento canzonatorio e di incriminazione per il fatto che si sia ubriacato. I figli rappresentano 3 modi di porsi della virtù cristiana e rappresentare le 3 virtù teologali: 1 Sam pone una mano sul petto => fede, 2 Cam con un dito inquisitorio => carità, 3 Iafeth copre il padre con un velo => speranza di un cambiamento di combattere nella virtù di Cristo Blech e Doliner sono più spinti: Noè si scopre ubriaco e si vergogna perché svestito e dicono che Sam fa il mea culpa perché ha passato una notte di incesto con suo padre e ferma l’arroganza di suo fratello, perché sembra trattenerlo. Michelangelo realizza una struttura possente di Eracle, probabilmente visto da opere classiche, e in Sam mostra una complicità, mentre Cam punta il dito accusatore e mette in ridicolo con uno sguardo implacabile il padre. Iafeth va a coprire, è pietoso. Anche lo sfondo è interessante, dove troviamo il pregresso di Noè che con il barile scava il terreno, in una modalità quasi traianea e filmica. Sullo sfondo si trova l’arca spiaggiata con la prua degradata che incombe. Noè veste il mantello giallo del disprezzo ebraico. Vediamo per terra Oniocoè (la brocca del vino) e il chilix, coppa dove ha bevuto; nel tino ha messo i grappoli d’uva a vivificare (tino e uva indicano il sangue di Cristo). 15 camera degli sposi, a trompe oil (a sfondamento), viene come sfondata, perforato come se desse sul cielo, ad anticipare il barocco. Costruzione immagini: dinamicità, movimento, calcolato equilibrio de ritmi, potente forza nei panneggi (da scultore più che da pittore, perché i panneggi hanno la tangibilità presente nella pietà). La luce proviene dalle finestre sottostanti (reale) ma anche dallo sfondo (immaginarrea) e si scontrano, i colori creano potenti chiaro scuri dati dalla confliggenza dei colori. Ma c’è anche colore dissolvente (inventato da MIch). Dissolvenze sono tecniche di stesura del colore che partono da una nettezza (che recinge la parte disegnativa con pennellate potenti) mentre il centro perde la tonalità del colore e si dissolve. Un esempio di dissolvenza è ben evidente nel profeta Isaia: il ginocchio di Isaia non è più rosa antico, ma si accende di una luce incandescente che smantella il supporto sottostante dei muscoli, come se l’involucro sparisse; allo stesso modo nel tallone e nelle articolazioni del piede. È una tecnica molto azzardata e avventata che a mich riesce perché la capp ha una buona reazione dal punto di vista del clima interno della stanza. Contrasto tra cappelli grigio (=> esperienza dell’esserci), reso in maniera molto moderna per anche sfumature violacee e copro molto giovanile che vediamo anche in Dio. Tiene in mano un libro perché anche lui ammonisce il popolo ebraico di non essere disobbediente e teine il segno dove ci sono le deportazioni e guarda a posteriori il libro già scritto. Le screpolature o fessure. Dino Formaggio parla di sapienza della tecnica, cioè che sfrutta delle combinazioni non previste per mostrare l’atto critico di Michelangelo sul suo modo di dipingere: mich agisce con sicurezza della critica, ma si mette anche in discussione dalla sua parte. Le crepe in alcune casi sono vere, in altri sono state dipende da Mich stesso e rendono testimonianza di come lui non sia fiducioso sulla durata della tecnica, che mette in discussione, diversamente da Leonardo che nel cenacolo sfida le regole. Michelangelo disegno cappella Brancacci del tributo della moneta, prova che conoscesse Masaccio (figura sopra potrebbe essere angelo cacciata di Masaccio). Troviamo un disegno dove Michelangelo ha capito l’essenza di scultore di Masaccio e ha guardato anche Giotto, nonché esempi della scultura classica; evidente noncuranza per soluzione di Leonardo da Vinci. LEONARDO DA VINCI Biografia Tra Empoli e Pistoia, sabato 15 aprile 1452, nel borgo di Vinci nasce Leonardo di Ser Piero d'Antonio. Il padre, notaio, l'ebbe da Caterina, una donna di Anchiano che sposerà poi un contadino. Nonostante fosse figlio illegittimo il piccolo Leonardo viene accolto nella casa paterna dove verrà allevato ed educato con affetto. A sedici anni il nonno Antonio muore e tutta la famiglia, dopo poco, si trasferisce a Firenze. La precocità artistica e l'acuta intelligenza del giovane Leonardo spingono il padre a mandarlo nella bottega di Andrea Verrocchio: pittore e scultore orafo acclamato e ricercato maestro. L'attività esercitata da Leonardo presso il maestro Verrocchio è ancora da definire, di certo c'è solo che la personalità artistica di Leonardo comincia a svilupparsi qui. 16 Possiede una curiosità senza pari, tutte le disclipline artistiche lo attraggono, è un acuto osservatore dei fenomeni naturali e grandiosa è la capacità di integrarle con le sue cognizioni scientifiche. Nel 1480 fa parte dell'accademia del Giardino di S. Marco sotto il patrocinio di Lorenzo il Magnifico. E' il primo approccio di Leonardo con la scultura. Sempre un quell'anno riceve l'incarico di dipingere l'Adorazione dei Magi per la chiesa di S. Giovanni Scopeto appena fuori Firenze (oggi quest'opera si trova agli Uffizi). Tuttavia, l'ambiente fiorentino gli sta stretto. Si presenta allora, con una lettera che rappresenta una specie di curriculum in cui descrive le sue attitudini di ingegnere civile e costruttore di macchine belliche, al Duca di Milano Lodovico Sforza, il quale ben lo accoglie. Ecco nascere i capolavori pittorici: la Vergine delle Rocce nelle due versioni di Parigi e di Londra, e l'esercitazione per il monumento equestre in bronzo a Francesco Sforza. Nel 1489-90 prepara le decorazioni del Castello Sforzesco di Milano per le nozze di Gian Galeazzo Sforza con Isabella d'Aragona mentre, in veste di ingegnere idraulico si occupa della bonifica nella bassa lombarda. Nel 1495 inizia il famoso affresco del Cenacolo nella chiesa Santa Maria delle Grazie. Questo lavoro diventa praticamente l'oggetto esclusivo dei suoi studi. Verrà terminata nel 1498. L'anno successivo Leonardo fugge da Milano perché invasa dalle truppe del re di Francia Luigi XII e ripara a Mantova e Venezia. Nel 1503 è a Firenze per affrescare , insieme a Michelangelo, il Salone del Consiglio grande nel Palazzo della Signoria. A Leonardo viene affidata la rappresentazione della Battaglia di Anghiari che però non porterà a termine, a causa della sua ossessiva ricerca di tecniche artistiche da sperimentare o da innovare. Ad ogni modo, allo stesso anno è da attribuire la celeberrima ed enigmatica Monna Lisa, detta anche Gioconda, attualmente conservata al museo del Louvre di Parigi. Nel 1513 il re di Francia Francesco I lo invita ad Amboise. Leonardo si occuperà di progetti per i festeggiamenti e proseguirà con i suoi progetti idrologici per alcuni fiumi di Francia. Qualche anno dopo, precisamente nel 1519, redige il suo testamento, lasciando tutti i suoi beni a Francesco Melzi, un ragazzo conosciuto a 15 anni (da qui, i sospetti sulla presunta omosessualità di Leonardo). Il 2 Maggio 1519 il grande genio del Rinascimento spira e viene sepolto nella chiesa di S. Fiorentino ad Amboise. Dei sui resti non vi è più traccia a causa delle profanazioni delle tombe avvenute nelle guerre di religione del XVI secolo. Leonardo da Vinci fu il figlio primogenito nato da una relazione illegittima tra il notaio ventiquattrenne Piero da Vinci e Caterina, donna d'estrazione sociale modesta. DISEGNO DELLA VAL D’ARNO (19x28,5 cm), datato 1473 e conservato nel Gabinetto dei Disegni e delle Stampe presso la Galleria degli Uffizi a Firenze. È stato firmato al contrario da sinistra verso destra perché è mancino ed è una maniera diffusa di scrivere ma non tra gli artisti. I neuropsichiatri pensavano che fosse dislessico e che questo fosse prodotto dalla dislessia. Parlano anche di tremiti derivanti da attacchi epilettici, ma sono quesiti che non hanno una risposta unitaria e unanime. La firma dice il giorno e mese (metà del mese di Agosto) ma in verità non è propria di Leonardo perché è stata aggiunta da un catalogatore in un momento successivo. L’opera è stata dissacrata in 2 modi: oltre alla firma, è presente anche un timbro per far vedere l’appartenenza ad una collezione. 17 Carlo Pedretti è attualmente il conoscitore più importante di Leonardo e della sua attitudine scientifica. Il quadro ha una data perché artista l’ha realizzato dal vero, cosa estremamente rara tra gli artisti per cui potrebbe essere considerato come precursore di Monet o Turner. Il disegno successivamente è stato rifinito nello studio, perché l’artista è scienziato: prende appunti sul fenomeno basandosi sull’ esperienza, che fa ragionare su una ipotesi; poi nello studio l’ipotesi viene completata e si cerca di venire a capo di una soluzione (in questo caso l’ipotesi è la presenza dell’acqua nella natura e che cambia di stato da liquida ad aeriforme). Il disegno è infatti una formulazione di una teoria scientifica, che viene completata con degli appunti che Leonardo prende su dei taccuini. È rappresentata la valle sotterranea dell’Arno, nell’alta Toscana; l’acqua esce, precipita in una cascata e crea un balzo d’acqua; è possibile vedere come la roccia venga modificata da essa. La cascata termina la sua corsa allargandosi in una corona, dove si increspa (vediamo meravigliosi riflessi). Esce poi da un dotto roccioso e si distende a dotto fluviale, irriga i campi e li rende fertili, per disperdersi in lontananza. Il paesaggio è mobile, in cui l’occhio si muove, ma si muove anche l’oggetto che ci sta davanti. Il dipinto non ubbidisce alle regole della prospettiva di Brunelleschi, perché la matematica e la geometria non bastano per capire l’esistenza se non sono associati allo studio del fenomeno. Leonardo rappresenta dunque un artista-fisico che sta a metà tra scienza del tomismo e Galileo, provando a sganciarsi dalla teologia e dal sapere religioso della scienza. La scienza e l’arte si integrano reciprocamente; la scienza propone una indagine, mentre l’arte risolve l’indagine, guardando problema per problema le possibilità della conoscenza umana, che sono ridotte rispetto alle cose della natura umana, perché la natura è così ricca e variegata che l’uomo è impossibilitato a trovare tutte le soluzioni. Troviamo l’idea della fisica moderna di universo infinito, sia come infinitamente piccolo (materia) e infinitamente grande. ANNUNCIAZIONE DEGLI UFFIZI dipinto a olio e tempera su tavola (98×217 cm), databile tra il 1472 e il 1475 circa e conservato nella Galleria degli Uffizi di Firenze. disegno giovanile, 1475/78, destinata ad un contesto chiesastico, dipinta a più mani. Ce lo dice Chreigton Gilbert. L’ambiente possiamo individuare due prospettive, la prospettiva sopravvvie nell’angolo di palazzo, schiettamente albertiano, con trabeazione, trilite e un bugnato liscio (non come ferrara o il palazzo della signoria di Arnolfo), qualifica l’altezza del leggio ma non qualifica la mano della Madonna, indipendente dal punto di vista prospettico. 20 trovavano ad Affori. Leonardo diventa scienziato e ingegnere, osserva animali (dondole, furetti, visoni e progetta anche fortificazioni. Partecipa al concorso per tiburio Duomo, ma non lo vince. Esegue Vergine delle rocce (2 versioni, una a Londra (finita nel 1505 da altre mani Giorgio de Pretis), l’altra originale a Parigi) per francescani e ultima cena per domenicani. Riceve committenza per questa pala d’altare che doveva essere sull’altare maggiore con cornice commissionata ad Angelo del Maino (valtellinese, esperto del legno). Gli sportelli laterali sono dei fratelli de Pretis. Leonardo non è felice di ciò perché capisce che Milano non è il posto perfetto per collaborare, ma si trova molto bene per carta bianca del duca per progetti d’ingegneria. Opera portata a Vienna (senza opposizione dei francescani) da Massimiliano d’Austria e poi data in dote a figlia che sposa Francesco I di Francia. Opera ha subito restauri da laboratorio del Louvre. Fonti di Leonardo: vangeli apocrifi (nulla osta dei committenti, tema fa pensare: non c’è San Giuseppe (come nei vangeli apocrifi) come dovrebbe (difesa famiglia), siamo in pieno deserto perché famiglia torna dall’Egitto quando Gesù bambino ha già 4 anni,). Gesù è nudo e indipendente (non è in braccio alla Madonna), sguardo perentorio=già pronto per salvare il mondo senza educazione dei genitori, 2 dita alzate per atto della benedizione latina, benedice chi lo battezzerà (Gesù investito da luce metafisica), ossia San Giovannino (si sono ritrovati nel deserto) che ha atteggiamento ossequioso ed è un po’ vestito (ciotola legata con un filo alla spalla)San Giovannino, 7 mesi più vecchio e cugino, è pronto già a battezzare cristo nello stesso luogo molti anni dopo. Piedino di Giovannino arretrato per riconoscenza di supremazia Cristo. Madonna tocca il Battista con la mano (tocca la famiglia, abbraccia per unire (vangeli apocrifi)). Madonna ha grembo tutto dorato come mano sospesa investita di luce (riceve luce da spirito santo), luce finisce nel grembo (far capire Immacolata Concezione=accontentamento dei francescani, ma contro idea di Leonardo che non mette aureola, ma lascia piccoli indizi della sua idea (agnostico) che vengono capiti solo da chi ha commissionato opera). Arcangelo Gabriele (guarda noi come per chiedere conferma) entra da destra (non da sinistra come dovrebbe fare a Nazareth, ma qui non siamo a Nazareth) con grandi ali (non tipiche dell’annunciazione) e mantello rosso (raccoglierà nel Graal il sangue di Gesù) per annunciare che re Erode è morto e si può tornare in terra santa. Indice rivela sua mansione di annunciatore della verità, indica il Battista benedetto da Gesù perché è più grande e benedirà Gesù. Madonna senza velo sembra anticipatrice della Pietà, traspare un impulso protettivo di madre. Le trecce scendono sulle spalle. La caverna : Marco Rosci dice che è la valle dell’Adda vicino a Cornate d’Adda (dove ci sono scogli) (dove Leonardo ha fatto il traghetto), ma non abbiamo prove, Leonardo ci dice di aver trovato una caverna mentre camminava per raccogliere pezzi di terreno da studiare e aver fatto lo speleologo ante litteram con fiaccola ed esser stato investito da orrore (caverna non finiva) e meraviglia (mentre usciva vedeva sempre più chiari i misteri della natura, contrario della caverna platonica). Michelangelo riprende la struttura piramidale dell’opera per realizzare la pietà ad esempio, la geometria brunelleschiana può servire a rappresentare non solo la geometria architettonica ma anche quella antropologica. Leonardo vede la natura finita dell’uomo ma allo stesso tempo infinita a contatto con gli atomi della realtà con la realtà circostante. 21 Non è un dinamismo plastico, del futurismo. Il colore è estremamente Aristotelico, rosso e giallo sono colori solari, al contrario del medioevo che li considera colori terrestri, mentre blu e verde sono colori terrestri ma non vicino allo spirito. questi si mescolano tra di loro. Un colore che Leonardo ama è il ceruleo, una ‘’vibrazione’’ di azzurri, ottenuto su delle sottili velature d’olio su un percorso a tempera. Nel codice atlantico Leonardo dice che i pennelli li ha dovuti studiare da solo. I pennelli hanno diversa rigidità, che permettono diverse tecniche. Fare un’ analogia e differenza con Caverna platonica COME NEL QUADRO DI BALLA: LE MANI DEL VIOLINISTA, 1912 Opera futurista, quindi ci pone l’emblema del movimento senza mai stabilità (movimento della vita quotidiana, futuristi prendono spunto da movimento e progresso nelle città), a differenza degli altri futuristi prende un soggetto musicale (forse ispirato da Luigi Russolo che parla di riproduzione di rumori che avvengono in una città in chiave futurista (clacson, tram, sbuffare treni a vapori e rumore fabbriche (siamo negli anni 10 del 900)), qui però la musica è presa da un altro punto di vista più tradizionale (musicista che suona in modo romantico). Usa un taglio a trapezio con base maggiore in altro perché dal punto di vista geometrico richiama violino (contro i tradizionali tagli della tela), l’immagine si avvicina alla fotografia fototropica (Edward Munich e Anton Giulio Bragaglia che non ha firmato manifesto futurista perché cinema non è ancora considerata un’arte). Mani sovrapposte con mani ad archetto che confliggono con l’oggetto e tra di loro (osmosi). Calcolo molto relativo dell’immagine, disegno non astratto (si riconoscono molte cose come mani che però non esistono senza un uomo che le guarda (concezione vitalistica-nulla preesiste all’uomo). Opera quasi ad un colore (vive solo su due colori). Valerio Pareto-sociologo che parla delle élite che prendono controllo società con adesione e consenso dal basso. CENACOLO o ULTIMA CENA dipinto parietale ottenuto con una tecnica mista a secco su intonaco di Leonardo da Vinci, databile al 1494-1498 e realizzato su commissione di Ludovico il Moro nel refettorio del convento adiacente al santuario di Santa Maria delle Grazie a Milano. Decine di copie in tutto il mondo. Commissionata da priore domenicano di santa Maria delle grazie Vincenzo Bandello e finanziato anche da Ludovico il moro (vedi armi nelle lunette sopra il quadro) in cambio della nomina di Ascanio Forza come cardinale. Vincenzo Maria Bandello (novelliere e nipote del priore) spiava Leonardo e scriveva che a volte Leonardo faceva notte, altre non si presentava per una settimana (dando fiato alle dicerie che non gli piacesse dipingere). Ludovico gli mandava Marchesino Stanga, suo segretario, a ordinare a Leonardo di continuare. Non è un semplice affresco, ma è un dipinto parietale ottenuto con una tecnica mista a secco su intonaco (infatti dopo 25 anni era già deteriorato-Magni ne dipinge copia perfetta in caso della perdita dell’opera). I frati aprono 22 porta addirittura sotto le gambe di Gesù per collegare stanza cenacolo alla cucina rovinando l’opera. I pasti dovevano passare dal cortile, per questo è stata fatta l’opera. Nel 1630-32 negli anni della peste viene chiusa la porta per paura della peste che dall’aria passasse ai cibi. Alla fine del 700 Napoleone caccia i frati e usa il cenacolo come deposito di armi, cavalli, munizioni e dormitorio delle truppe. Il fiato di umani e cavalli rovina l’opera. Nel 1830 viene commissionata a Barozzi (di Parma) la pulizia della pittura (togliere polvere), ma non si sa fino a dove pulire. Rimane dimenticato durante tutto il risorgimento. Nel 1913 sotto il patrocinio di Corrado Ricci, direttore di Brera, si restaura il Cenacolo per fermare il degrado dovuto alle muffe (organismi pluricellulare simbionti), ma restauro poco efficiente. Restauro vero nel 1939 sotto ministero Giuseppe Bottai (uomo illuminato dal fascista) fa fare primo studio scientifico del quadro e primo restauro scientifico. NEL 1944 LA BOMBA DI Sant’Ambrogio ha scoperchiato tetto del cenacolo lasciandolo cenacolo al ghiaccio e in condizione precaria (sono stati applicati trucioli di legno sul pavimento e impanando opera con del cellofan che ha creato surplus di muffe). Altro restauro negli anni 50. Brambilla Barcillon nel 1982 fa un grande restauro scientifico con uso di microscopio elettronico capace di vedere fino a un micron che viene usato per la chirurgia cardiovascolare. Nel 1999 esce testo che completa testo su interpretazione cenacolo. D’accordo con Bandello legge tutti e quattro i vangeli in sinopsi (Leonardo non crede nella scrittura e non si fida di ciò che è scritto senza averlo sperimentato) per capire dove avviene l’ultima cena: primo piano di una casa di un israelita. C’è un’agape, ossia un pranzo in fraternità (sobrio, morigerato, dedito alla sola sopravvivenza). A Leonardo interessano gli eventi, è agnostico, quindi deve mostra transnustrazione con luce. Iconologo J. Wassermann (considerations on leonardo’s last supper). Parte dalle mani di Cristo che indica il pane (forma a rosetta vista a Milano). La mano sinistra ha il vuoto rispetto al pane e alla brocca di vino, sta per prenderlo, ma non l’ha ancora fatto. La mano destra ha il dito ad uncino, sta per prendere il piatto. Spezza il pane, lo inzuppa nel vino e lo da agli apostoli. Invenzione dell’eucarestia. Divide i 12 apostoli in 4 (punti cardinali) gruppi da 3 (trinità). Ha studiato i vangeli per capire caratteri degli apostoli. Giovanni (sinistra di Gesù) è il mite che presenta madonna come madre (è apostolo prediletto e quasi fratello) (emblema intelligenza umana. Gesù appoggia il volto su spalla a sinistra (significa che sta per morire), Giovanni si poggia a destra per indicare un dolore intimo, ha la tunica dello stesso colore del mantello di Gesù. Tunica di Cristo rossa come passione, che solo lui può avere. Pietro (quello con la barba e forse soffre di ipoacusia) di fianco a Giovanni sembra che non abbia capito il messaggio di Cristo, ha un coltello con cui taglierà orecchio del sommo sacerdote che proverà ad arrestare Gesù 25 Bartolomeo, Giacomo e Andrea sono Il gruppo degli irruenti. Andrea, fratello di Pietro, in bilico nella sua postura a metà tra l’essere in piedi e il seduto, sembra non abbia ancora recepito l’annuncio di Cristo e si trova quindi smarrito ed incerto nel vedere gli atteggiamenti degli altri apostoli. Vicino a lui troviamo Giacomo Minore rappresentato con un volto di significativa bellezza molto simile a quello del Cristo, circostanza che può sottolineare il grado di parentela tra i due. All’estremità di questo “gruppo” abbiamo Bartolomeo, in piedi e appoggiato al tavolo quasi voglia lanciarsi con forza verso il Cristo per meglio approfondire quanto annunciato. Esso viene rappresentato con abiti romani, a differenza dell’abbigliamento palestinese degli altri, e pare sia rappresentato in contrapposizione con l’apostolo che si trova di fronte sull’altro lato del tavolo. Tommaso, Filippo e Giacomo Maggiore comprendono il messaggio divino e si interrogano su di esso. Giacomo Maggiore, rappresentato con lineamenti ruvidi e virili dell’uomo che ha trascorso gran parte della propria vita da pescatore, apre le braccia per tenere distanti gli altri due apostoli dal Maestro che vogliono avvicinarsi il più possibile. L’apostolo Giacomo si pone in modo perpendicolare alla scena così da ampliare lo spazio di profondità dell’opera e nel contempo invitando chi sta davanti al dipinto ad “entrare” nella rappresentazione e viverla quasi da protagonista. Immediatamente alla destra di Giacomo si trova Tommaso che rivolge all’insù l’indice della mano destra nell’atteggiamento di chi pone a Cristo la domanda “Sono forse io Maestro?”. Dietro alla mano rivolta con l’indice verso l’alto si trova un’importante chiave di lettura del Cenacolo Vinciano: un fatto storico realmente accaduto ma il cui significato va ben oltre il solo evento storico e va ricercato in “alto” presso Dio. Il terzo apostolo è Filippo: in piedi, inclinato verso Gesù, mette entrambe le mani sul petto e sul cuore per mostrarlo ed aprirlo così che Gesù possa penetrarlo e leggere l’innocenza di Filippo. Matteo, Giuda Taddeo e Simone. i filosofi In questo “gruppo” possiamo notare che nessuno svolge lo sguardo verso il Maestro ma i tre sono impegnati un in dialogo concitato tra loro probabilmente avente per oggetto lo sconvolgente annuncio di Cristo. Il primo dei tre è Matteo: volto giovanile, deciso, atteggiamento quasi irruento pronto a prendere subito una decisione senza troppe parole. Dopo Matteo troviamo Giuda Taddeo, rappresentato con barba e capelli molto lunghi segno della vecchiaia e di una vita fatta di fatiche ed impegni. Al contrario di Matteo, egli mostra la sapienza e la prudenza quasi ad invitare gli altri apostoli ad una maggiore calma e riflessione. Infine Simone lo Zelota, l’unico ancora seduto tra tutti i personaggi dell’opera ed il più fermo e calmo. Questo suo atteggiamento può dirsi certamente dovuto alla sua gioventù di “Zelota” ovvero di quei ribelli che combattevano l’invasore romano per la libertà del proprio popolo. 26 Ed è proprio per questo motivo che Leonardo pone in contrapposizione, alle due estremità della tavola, Bartolomeo vestito da “romano” e “l’avversario zelota” Simone, giusto per inquadrare l’evento del tradimento di Giuda nel più vasto contesto storico dove si scontravano l’attesa del popolo ebreo di un “messia liberatore” e il dominio romano Vi è sul tavolo del pesce (anguilla marinata) e un gambero di fiume. I piatti sono di veltro, della piccola borghesia dell’epoca di Leonardo, e luccicano. La tavola ha dei meravigliosa ricami. La luce inonda la tovaglia, tangente al cenacolo, che in partd viene anche dal viso di gesù. Una seconda luce viene dal paesaggio. Vi sono arazzi secondo la moda del tempo. Il paesaggio dietro sembra essere Lombardo, forse cornate d’adda DIFFERENZA TRA ICONOGRAFIA E ICONOLOGIA L'iconografia è un ramo della storia dell'arte che si occupa della descrizione e classificazione di quanto raffigurato nelle opere d'arte. Il termine significa anche l'insieme delle raffigurazioni di un determinato soggetto. L'iconografia (dal greco eikon «immagine» e graphé «disegno») classifica le immagini in base al loro soggetto. Quando si effettua questo tipo di analisi bisogna perciò spiegare che cosa l'opera raffigura e in che modo: quale episodio, quali personaggi, come il tema è stato rappresentato. Iconologia Nella critica d'arte moderna, interpretazione dell'opera figurativa tendente a coglierne il significato culturale attraverso l'analisi degli elementi formali. Ci sono però alcuni soggetti che hanno anche un significato nascosto, per capirne quindi il messaggio bisogna essere a conoscenza del significato convenzionale dei simboli e delle figure rappresentate: questo tipo di lettura si chiama analisi iconologica. FISOGNOMICA la fisognomica tradizionale è quella dei filosofi alchimisti, che postulano una similitudine di figure tra certe figure e certi animali. questa associazione parascientifica non è mai fatta da Leonardo, che piuttosto analizza l’aspetto e il comportamento umano allo stesso modo che quello degli animali.3 GIOCONDA nota anche come Monna Lisa, è un dipinto a olio su tavola di legno di pioppo realizzato da Leonardo da Vinci, (77×53 cm e 13 mm di spessore), databile al 1503-1504 circa e conservato nel Museo del Louvre di Parigi. Storia dell’Opera La tradizione sostiene che l'opera rappresenti Lisa Gherardini, cioè "Monna" Lisa (un diminutivo di "Madonna" derivante dalla parola latina "Mea domina" che oggi avrebbe lo stesso significato di "mia signora"), moglie di Francesco del Giocondo (quindi la "Gioconda"). Leonardo dopotutto, in quel 27 periodo del suo terzo soggiorno fiorentino, abitava nelle case accanto a palazzo Gondi (oggi distrutte) a pochi passi da piazza della Signoria, che erano proprio di un ramo della famiglia Gherardini di Montagliari. Questa apparentemente facile identificazione ha come fonti antiche un documento del 1525 in cui vengono elencati alcuni dipinti che si trovano tra i beni di Gian Giacomo Caprotti detto "Salaì", allievo di Leonardo che seguì il maestro in Francia, dove l'opera è menzionata per la prima volta "la Joconda"[3]; lo stesso Vasari scrisse che "Prese Lionardo a fare per Francesco del Giocondo il ritratto di Monna Lisa sua moglie, e quattro anni penatovi lo lasciò imperfetto, la quale opera oggi è appresso il re Francesco di Francia in Fontainebleau", dilungandosi poi in una serie di lodi del dipinto, in realtà piuttosto generiche.Alcuni dubbi sono sorti a partire dalla descrizione di Vasari, che parla della peluria delle sopracciglia magnificamente dipinta (ma la Gioconda non ne ha) e che esalta le fossette sulle guance (pure assenti). Ciò è comunque spiegabile con la particolare storia del dipinto, che seguì Leonardo fino alla sua morte in Francia e che venne ritoccato per anni e anni dall'artista. Vasari infatti potrebbe aver attinto la sua descrizione da una memoria dell'opera com'era visibile a Firenze fino al 1508, quando il pittore lasciò la città; analisi ai raggi X hanno mostrato che ci sono tre versioni della Monna Lisa, nascoste sotto quella attuale. A sostegno delle testimonianze del Vasari, nel 2005 Veit Probst, storico e direttore della Biblioteca di Heidelberg in Germania, ha pubblicato un altro appunto del cancelliere fiorentino Agostino Vespucci, datato 1503, che conferma l'esistenza di un ritratto di Lisa del Giocondo:Fu Leonardo stesso a portare con sé il dipinto in Francia nel 1516, che sarebbe stato poi acquistato, assieme ad altre opere, da Francesco I. La Gioconda fu ridipinta 3 volte, forse per ottenere una figura che potesse soddisfare Monnalisa Gherardini Si sa che un secolo dopo, nel 1625, un ritratto chiamato la Gioconda fu descritto da Cassiano dal Pozzo tra le opere delle collezioni reali francesi. Altri indizi fanno pensare che fin dal 1542 si trovasse tra le decorazioni della Salle du bain del castello di Fontainebleau.[17] Più tardi Luigi XIV fece trasferire il dipinto a Versailles, ma dopo la rivoluzione francese venne spostato al Louvre. Napoleone Bonaparte lo fece mettere nella sua camera da letto, ma nel 1804 tornò al Louvre. Durante la guerra Franco-Prussiana fu messo al riparo in un sito nascosto. Descrizione Figura Centrale Il ritratto mostra una donna seduta a mezza figura, girata a sinistra, ma con il volto pressoché frontale, ruotato verso lo spettatore. Le mani sono dolcemente adagiate in primo piano, mentre sullo sfondo, oltre una sorta di parapetto, si apre un vasto paesaggio fluviale, con il consueto repertorio leonardesco di picchi rocciosi e speroni. Indossa una pesante veste scollata, secondo la moda dell'epoca, con un ricamo lungo il petto e maniche in tessuto diverso; in testa indossa un velo trasparente che tiene fermi i lunghi capelli sciolti, ricadendo poi sulla spalla dove si trova appoggiato anche un leggero drappo a mo' di sciarpa. Alla perfetta esecuzione pittorica, in cui è impossibile cogliere tracce delle pennellate grazie al morbidissimo sfumato, Leonardo aggiunse un'impeccabile resa atmosferica, che lega indissolubilmente il soggetto in primo piano allo sfondo, e una profondissima introspezione psicologica. Se l'impostazione, col paesaggio sullo sfondo, affonda le radici nella ritrattistica 30 sviluppatasi tra il 1916 e il 1920. Il movimento, che ha interessato soprattutto le arti visive, la letteratura (poesia, manifesti artistici), il teatro e la grafica, incarnava la sua politica antibellica attraverso un rifiuto degli standard artistici, come dimostra il nome dada che non ha un vero e proprio significato, tramite opere culturali che erano contro l'arte stessa. Il dadaismo ha quindi messo in dubbio e stravolto le convenzioni dell'epoca, dall'estetica cinematografica e artistica, alle ideologie politiche; ha inoltre proposto il rifiuto della ragione e della logica, ed ha enfatizzato la stravaganza, la derisione e l'umorismo. Gli artisti dada erano volutamente irrispettosi, stravaganti, provavano disgusto nei confronti delle usanze del passato; ricercavano la libertà di creatività per la quale utilizzavano tutti i materiali e le forme disponibili.), uno degli estremismi dell’avanguardia che ha portato congrui risultati nella ‘’street art’’ (Keith Haring), ma anche in opere d’arte più che mai naturali (Banski). 1912-13, la parola dada è un nonsense, coniata da un poeta rumeno, Tristan Teara, immigrato in Europa occidentale per cercare il centro propulsore dell’arte moderna. Dada può riferirsi alle parole che i neonati pronunciano (tra il cantato e il pronunciato), prima di riuscire a parlare in modo compiuto, quindi è una poesia che si fonda sui suoni più che sui concetti, annulla il rapporto significante/significato, è un'istanza del 13-14, anche in Russia alcuni lo fanno, usando lettere ‘’a collage’’ staccate da giornali e appoggiata su una soluzione cromatica, accanto a Tristan Tzara, appare il nome di Marcell Duschamp, prima a Parigi, poi a Zurigo e infine a New York, scuotendo la cultura americana dalle fondamenta. Per Duschamp è fondamentale il cubismo e la fotografia. UOMO CHE SCENDE LE SCALE è un dipinto a olio su tela (147 cm×89,2 cm) del 1912 di Marcel Duchamp. è il prodotto di una coscienza cubista che guarda gli eventi fotografici, che chiama in causa un filone successivo. Si è ispirato ai fotograffi di Muibridge. realizzata con metodi tradizionali, tradizionale non è la messa in opera. Non si capisce se sia abbigliato o meno. A Duschamp non importa la legge dell’accademia. la bidimensionalità non ha ragione di esistere. è realizzata con un tono cubista, appellarsi a Picasso per l’autore significa appellarsi al mondo moderno. Di Picassesco vi è la dissoluzione dell’unità dell’uomo, è un sistema decomposto di elementi dove Pablo Picasso ci dice. Ogni movimento lascia traccia di sé, l’unico dato di riconoscibilità moderna è quello delle gambe e delle spalle, non sopravvive il realismo e l’oggettivo. c’è un intromissione di legame fenomenologico tra artista e soggetto, non si può guardare un dipinto per più di 3 minuti. Indaghiamo sulla forma della pittura. L’artista entra nel soggetto e viene tramortito dal suo movimento, non esiste la causalità soggetto/oggetto, si attua una continua trasformazione. Il processo di allontanamento totale da Euclide. Secondo Sesan la reatà si può riassumere in 3 figure, sfera, cono e cilindro. categorica immedesimazione interiore, flusso di immagini, prospettiva della creatività. Arriviamo a vedere come nell’avanguardia si guardi al rinascimento con disprezzo e ironia, nonostante si tragga ispirazione da esso. 31 RUOTA DI BICICLETTA è un'opera realizzata dallo scultore dadaista Marcel Duchamp nel 1913 a New York. Considerata il suo primo ready-made, l'opera è composta da una ruota di bicicletta, fissata su uno sgabello in legno per mezzo di una forcella. L'opera originale è andata perduta, mentre la replica del 1951, realizzata sempre da Duchamp, è esposta a New York nel Museum of Modern Art. È un multiplo, 8 pezzi. La mano dell’artista e la sua pretesa di elaborazione scompaiono. Non è un’opera d’arte. Valter Benjamin, russo ebreo, “L’opera d’arte nella sua riproducibilità tecnica”: L’opera d’arte perde l’aura, come in Baudelaire. L’artista aveva un sentire superiore alla società, un valore intrinseco: i dadaisti lo annullano. Duchamp ammette la manipolazione e la distruzione dell’opera d’arte. Basta la fotografia. C’è una foto in cui guarda noi e non l’opera, interrogando lo spettatore. L’opera è tale solo in quanto osservata e maneggiata, non in quanto ideata da un autore. Non ci sono regole. La stanza dove è posta l’installazione è importante quanto quella, perché costituisce il vuoto, il nihil che interagisce con l’oggetto da cui viene assorbito. La questione del vuoto è molto cara ai dadaisti. Il pregio tecnico sta nell’evidenziare i contrasti: Orizzontale - verticale Elementi orizzontali e verticali nelle stanghe dello sgabello Rettilineo – curvilineo Sgabello con traverse rette – ruota circolare. Richiamo alla geometria cubista. Vuoto – pieno Il cerchio pieno della ruota si riduce a orlare il vuoto. Le traverse dello sgabello scandiscono delle distanze assimilabili a pause metriche non casuali. È una reazione alla produzione industriale, il prodotto ha delle caratteristiche particolari che lo distinguono da tutte le altre cose prodotte in serie. Lo sgabello – bicicletta non è né sgabello né bicicletta, che hanno migliaia di copie identiche. ESCREMENTI DI ARTISTA .Opera del 1961 di Piero Manzoni. Attualmente i barattoli sono conservati in diverse collezioni d'arte pubbliche in tutto il mondo, ad esempio, l'esemplare n. 01 è esposto presso il Museo San Fedele di Milano (parte della Nanda Vigo-Private Collection), il n. 04 alla Tate Modern di Londra, il barattolo n. 80 si trova al Museo del Novecento di Milano, il Centro Georges Pompidou di Parigi possiede la scatoletta n. 31 e al Museum of Modern Art di New York troviamo la n. 14. Piero Manzoni è nato in provincia di Cremona nel 1933. Il suo destino di morte precode è simile alla morte di Beppe Fenoglio del 63. Nel dicembre del 1961, l'autore sigillò 90 barattoli di latta, uguali a quelli utilizzati normalmente per la carne in scatola, ai quali applicò un'etichetta identificativa, tradotta in quattro lingue (italiano, francese, inglese e tedesco), con la scritta «Merda d'artista. Contenuto netto gr. 30. Conservata al naturale. Prodotta ed inscatolata nel maggio 1961»[1]. Sulla parte superiore del barattolo è apposto un numero progressivo da 01 a 90 insieme alla firma dell'artista. 32 L'artista stabilì il prezzo in 300 grammi di oro zecchino, attraverso uno scambio diretto che non prevedeva la mediazione del denaro, e stabilendo un legame tra valore e oro affine a quello del sistema aureo. Le lattine non sono mai state aperte ma non contengono nulla, se non aria Bonito Oliva parla di punto aureo Idea della marcificazione del prodotto (proveniente dalla Pop Art). Mette in crisi l’unicità dell’opera d’arte. L.H.O.O.Q. è un ready-made rettificato realizzato nel 1919 dall'artista dadaista Marcel Ducham. Conservata in una Collezione privata, New York. Il nome viene da un'interpretazione sandonica più che sarcastica,Viene fortemente criticata perché non ne si capiscono i fondamenti. Ha del semplicistico dal punto di vista tecnico: c’è una bruttissima fotografia della Gioconda (c’erano possibilità di fare foto professionali, esistono fotografi d’arte), ci disegna dei baffi e ci scrive sotto un codice. La scritta: L H O O Q = elle a chaud au cul = si concede facilmente. Il tono è scurrile, volutamente volgare. È un acrostico mancato (non è verticale e non ha un senso manifesto). È quasi ermetica, riprende l’ermetismo di Leonardo ma lo sbeffeggia. Fa del sarcasmo sul mistero che circonda la Gioconda. La scrittura sbagliata perché è sbagliata la percezione che abbiamo dell’opera. Mette in discussione il valore della Gioconda, suggerisce che glielo abbiamo attribuito quasi arbitrariamente, togliendolo ad altre opere altrettanto meritevoli. È negazione dell’arte. L’opera non fu capita, quindi la prima copia fu distrutta dallo stesso Duchamp in un accesso di rabbia. CUBISMO PABLO PICASSO nativo di malaga 1881, stessa generazione di duchamp, padre Ruiz è un maestro d’arte, ma decide di adottare non il nome paterno, ma il nome della madre (di genova), artista per metà italiano, si forma in Galitia ad Aporunia dove prende il brevetto in una scuola d’arte No cultura profonda, finito apprendistato dal pdre va a Barcellona e diventa un modernista catalano. Puligge, artisti in design architettura etc, Conosce il poeta casagemas poeta di lingua catalana (diversa dal castigliano) si sentono diverti e svincolati dall’ unità spagnola catalognia:spagna=Trentino alto aduge:italia Non c’è ancora una rivendicazione violenta come nei Paesi Baschi, non europei e da considerare tali. Insieme vanno a far fortuna a parigi, frequenta quartiere malfamanto di parigi Pigal, quartiere di fumerie di oppio, prostituzione etc. 35 Donna è uno dei soggetti preferito perché mostra quanto sia importante il ritratto femminile in Spagna, ha poi una vista spregiudicata, è alla continua ricerca di una compagna. descrizione attraverso i colori è un disegno scattante, concepito attraverso la logica dei colori che creano dei campi prospettici evidenti con una costruzione che si connota con sproporzioni, come quella della mano, appare una disattenzione al bello dell’accademia. vengono usati colori bassi, l’olio viene quasi negato, utilizza dei grigi che toccano anche la carne, un colore smorzato opposto la divisionismo di boccioni. FAMIGLIA DI SALTIMBANCHI dipinto ad olio su tela del 1905 di Pablo Picasso . L'opera raffigura sei saltimbanchi , una sorta di circense itinerante, in un paesaggio desolato. È considerato il capolavoro del periodo delle rose di Picasso , a volte chiamato il suo periodo circense. Il dipinto è ospitato nella collezione della National Gallery of Art di Washington, DC. Indica l’uscita dal travaglio della morte di Casagemas, qua sceglie di trasferirsi a parigi definitivamente, va a vivere a Montmatre bohémien spregiudicato, frequentato da ogni sorta di trasgressione e ha un appartamento veramente brutto, ha una modella compagna che gli porta questo senso di rinata fiducia nella vita, periodo rosa (Familie(?) Olivier) chiama questo studio Bateau Lavoir,passato di divagazioni, a un certo punto è stato bisessuale. Nipotino pablito avvelenato con la candeggina per il disperare in seguito alla non accettazione del nonno. Acrobati del circo Me… circo animalista, non fa lavorare gli animali, sfrutta il senso di giocoliere acrobata, partecipa agli spettacoli. Figure circensi elogiate da padre giovanni 23 vicino al circo perché modo di vita spartano e semplice. Grosso problema Maschera teatrale, a cosa servono? Usate già dai greci, qua hanno un nuovo significato che scomoda lo psicologo Carl Gustav Jung vincitore della controversia con Freud, ha lavorato sulle maschere, vediamo il belga James LES DEMOISELLES D’AVIGNON uno dei più celebri dipinti di Pablo Picasso. Fu realizzato ad olio su tela nel 1907, con misure 243,9×233,7 cm. Fu il primo dipinto cubista dell'artista, immediatamente successivo al suo cosiddetto periodo rosa ed è conservato al MoMA di New York. quadro precubista analitico, dipinto nel 1907, accompagnato da una serie di disegni preparatori, simile alla città che sale di umberto boccioni. 36 Il titolo ‘’Demoiselle’’ è beffardo, non ironico, sbeffeggia la condizione della signorina di buona società francese (ad esempio la signira felicito della poesia ‘’felicità’’ decadentista). Le giovani sono nude in modo provocatorio. ‘’Avignon’’, rimanda ad un putrido borgo di Barcellone, dove vi sono delle case di tolleranza dove ci si prostituisce e si gioca d’azzardo. Ha un titolo con una sonorità francese ma che non appartiene alla grazia francese. Inizialmente Picasso immanginava 3 dame nude in pose licenziose e 2 uomini semi nudi che osservavano, quindi sicuramente una provocazione. questi disegni, quali anche un medico che osserva un cranio che si accorge che una piaga, quella delle malattie sessuali, dilaga nella società dell’ 800, il medico poteva condannare la mercificazione tale che diffondeva malattie non solo sessuali, ma anche mentale. Brack dice che Picasso si ritiene madre del Cubismo, mentre egli stesso ne è il padre. siamo nella linea della formatilità, Bergson è un filosofo dell’intuismo, scrive ‘’memoire et mateire’’ dicendo che la materia è il fluire delle sensazioni (che poi diventerà flusso di coscienza), ci sono 3 unità : percettiva, memorativa e immaginativa, utilizzate tutte da Picasso. - La percettiva ti pone in relazione con i fenomeni, gradazione dei sensi - La memorativa permette di rievocari e rivivere sensazione percepite in passato - La immaginativa ENTRATA DI CRISTO IN BRUXELLES quadro eseguito nel 1888 da James Ensor, considerato il miglior lavoro dell'artista belga, precursore dell'espressionismo, conservato a Getty Museum, Los Angeles. sembra un anticipo del mondo circense, concepita per il municipio del paese, è uno sciopero generale del belgio, bruxelles è colpita dall’ingresso di questa moltitudine. Nessuno dei partecipanti ha il proprio volto, sono tutte caricature e tutti indossano una maschera, teschio non è lo spettro del vivere bene, rappresenta la morte della società europea, ottocento perbenista e borghese che ha come mito la morte dei genuini rapporti sociali, ora fittizzi. Stendardo socialista in francese (belgio dilaniato in una lotta etica tra francofoni e fiamminghi). Dottori e gendarmi fanfaroni, esercito scatenante la repressione fanfarona perché va a toccare solo i più deboli Altro stendardo Vive Jesus Criste Ruoix du bruxelles (re) enfatizza il falso cristianesimo di parigi, dove la pedofilia è più evidente. Maschera doppia identità, diversa dalla funzione della maschera nei greci, è un archetipo collettivo, stabilizza modelli di comportamento trasversale, quando si levano la maschera sono comunque mascherati (borghese rosso) bacia la compagna con affetto superficiale. Figure grasse e superficiali che mostrano solo il volto no abbigliamento, Gesù è infondo quadro espressionista, c’è l’url o dell’artista e di quelli esclusi da questa parata (sciopero senza lavoratori) che è una grande farsa, è 37 una denuncia spietata all’ipocrisia, non quella di George Bernard Shawn che è più gentile professione della signora wareel signora rispettabile che gestiva case di appuntamento pigmelion cercava di istruire la ragazza del popolo e voleva educarla a parlare come nei salotti , ma non per elevarla, solo per ributtarla da dove era venuta una volta fallito l’esperimento
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