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Storia dell’ arte contemporanea Prof. Gallo, Capire l’Arte -Dorfles Vettese, Sintesi del corso di Storia Dell'arte

Storia dell’arte contemporanea dal Romanticismo alle Neoavanguardie, (fine 1900).

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 18/06/2021

francesca_lobianco
francesca_lobianco 🇮🇹

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Scarica Storia dell’ arte contemporanea Prof. Gallo, Capire l’Arte -Dorfles Vettese e più Sintesi del corso in PDF di Storia Dell'arte solo su Docsity! ARTE CONTEMPORANEA 1. Il ROMANTICISMO: fine 700-metà 800 in tutta Europa. È un movimento di pensiero che interpretò i grandi mutamenti dell’800: -fallimento degli ideali della rivoluzione come testimonia la nascita dell’ impero napoleonico e il congresso di Vienna che portò alla restaurazione dei regimi monarchici; -rivoluzione industriale che portò potere alla nuova classe borghese. E si fece interprete delle inquietudini e delle tensioni del periodo, elaborando una nuova visione della cultura e dell’arte in senso antiilluministico e anticlassico che privilegiava la soggettvità, il sentimento e la fantasia, rispetto al culto della ragione. Nasce un nuovo tipo di artista che puntava alla riscoperta della fantasia e dell’irrazionalità, l’arte non era più uno strumento di conoscenza razionale, nè un mezzo di comunicazione ma divenne l’ESPRESSIONE PIù COMPIUTA DELL’INTERIORITà che conduce ai territori più profondi dell’animo umano, spingendo l’artista a interessarsi alla dimensione oscura della propria personalità. -Nasce la figura del genio romantico, forzato a una solitudine propizia alla creatività; -Ebbe fortuna la ritrattistica perchè gli artisti attribuivano notevole importanza all’immagine di essi che poteva essere diffusa; -Si diffonde il fascino del Medioevo, epoca di forti sentimenti e passionalità turbinosa, il sentimento per l’identità nazionale condusse al recupero di tradizioni popolari; -Si attribuisce centralità alla dimensione dell’interiorità e agli aspetti spirituali che portarono il recupero della religione; -Si afferma il valore artistico dell’originalità per cui l’opera d’arte esteticamente valida era quella che si differenziava dai modelli precedenti. Il tema centrale è il rapporto tra uomo e natura che si esprime nell’ESTETICA DEL SUBLIME e nel sentimento del PITTORESCO. -La teoria del sublime: fu enunciata per la prima volta da BURKE nel 1756 nell’ Inchiesta sul bello e il sublime, e riaffermata da Kant nel 1790 nella ‘Critica al giudizio’. Il sublime è l’orrendo che affascina, tutto ciò che in natura è eccessivo e supera la misura umana, che scaturisce un’emozione che oscillla tra paura e piacere, fatto di repulsione e attrazione. Le bufere e le tempesta, spaventano ma allo stesso tempo affascinano, fanno sentire la sproporzione tra l’immensità della natura e la piccolezza dell’uomo, evocando l’infinito. -La teoria del pittoresco: intendeva recuperarare una dimostrazione spontanea, libera e selvaggia della natura. La sua espressione migliore è nella concezione del giardino paesaggistico inglese. I temi prediletti sono le manifestazioni irrazionali della psiche, come i sogni, gli incubi, la magia e gli artisti iniziano a rappresentare le forme di paura legate alla notte o alla morte. (Fussli, preromantico, Incubo). Esperienze preromantiche: Nazzareni e Puristi I pittori nazareni sono chiamati così per la loro accentuata religiosità e per la moda dei capelli lunghi, erano romantici tedeschi attivi a Roma che si ribellarono al classicismo accademico aspirando ad un’arte rinnovata su basi religiose e patriottiche. I più importanti furono: Franz Pforr e Friedrich Overbeck che insoddisfatti dell’impostazione classicistica dei loro studi costituirono la confraternita di San Luca recuperando la semplicità dell’arte medioevale. Il loro ideale era quello di una pittura esente da virtuosismi tecnici che esprimesse soprattutto contenuti religiosi. I Puristi invece recuperarono la tradizione italiana unendola all’italiano antico medievale di Dante, e l’originario sentimento dei pittori che erano arrivati all’espressione del sentimento religioso senza ricorrere a virtuosismi. Il capo scuola fu Tommaso Minardi. ARTISTI ROMANTICI: • Caspar David FRIEDRICH (1774-1840) tedesco. Nella sua arte ebbe particolare sviluppo la pittura del paesaggio in cui emerse l’immensità della natura di fronte a cui l’uomo si sente piccolo e impotente (teoria del sublime). Nel Monaco in riva al mare, 1808 Berlino, il senso della precarietà della vita umana è reso dalla figura del monaco che si distingue a fatica sulla spiaggia, mentre il senso di infinito è raggiunto attraverso la rarefazione della forma, infatti le zone del dipinto sono 3 -una superficie chiara in basso, -una zona color verde azzurro e nerastro, percorsa di accenti biancastri, -una luminosa zona verde azzurra che evoca l’irraggiungibile. Lo schema della figura umana di fronte all’immensità della natura tornerà in viandante sul mare di nebbia, 1818 Amburgo, Donne al tramonto del sole e nelle bianche scogliere scogliere di Rugen. Questi quadri esprimono il tema romantico della malinconia della solitudine, l’angoscia dell’uomo di fronte all’infinito e allo spettacolo di una natura misteriosa. Per rendere il rapporto intenso e inquietante dell’infinito della natura e l’uomo, l’artista si serve di alcuni espedienti: tele piccole, l’esasperazione del contrasto tra primi piani e lontananze irraggiungibili, ampliò le proporzioni del cielo rispetto al paesaggio e le figure umane sono di piccole dimensioni in primo piano. A contraddistinguere l’artista è la nitidezza visiva per cui particolari appaiono chiari e distinti, e il sentimento del sublime. Nella sua opera più importante, ovvero il manifesto del romanticismo, Viandante sul mare di nebbia si registra questa polarità perché alla definizione precisa del primo piano con la rupe si contrappone la vastità del paesaggio fatto di montagne che si perdono all’orizzonte creando un margine di mistero in cui lo spettatore non riesce a penetrare, Con i romantici condivide la necessità di essere testimone della storia presente, l’entusiasmo per la guerra d’indipendenza (Libertà guida il popolo 1830 -Louvre) e l’orrore per gli episodi crudeli (Il Massacro di Sciò 1824 -Louvre). -Libertà guida il popolo è il primo dipinto politico dell’arte moderna, rappresenta l’insurrezione dei parigini contro la politica repressiva di Carlo X. D. Si ispira al momento cruciale della rivolta quando tutti i cittadini si impongono contro l’esercito reale, la scena però è allegorica quindi ha solo un’aspirazione contemporanea non è realmente accaduta. La donna al centro,seminuda al di sopra di tutti con un berretto frigio è un’allegoria della Francia, della Rivoluzione e della Libertà che tiene nella mano dx la bandiera e nella sx un fucile. Fu criticato il crudo realismo dato dalla peluria sotto le ascelle. Riprende la Venere di Milo (scultura ellenistica scoperta nel 1820). Gli altri personaggi rapp tutte le classi sociali unite contro un nemico comune: a dx intellettuale con la barba è un autoritratto dell’artista. Sullo sfondo Notre Dame. Richiama la Zattera della Medusa per i corpi ammassati in primo piano e l’andamento piramidale. Anche La barca di Dante, 1822 -Louvre è un omaggio alla Zattera della Medusa, per il trattamento classicheggiante dei nudi e la struttura a piramide. -Compì un viaggio in Africa da cui trasse ispirazione per i suoi ultimi dipinti: Donne al Algeri nel loro appartamento del 1834 in cui usa i colori con una grande varietà di sfumature. ROMANTICISMO IN ITALIA Coincide con la fase storica del Risorgimento, lungo periodo di rivolte verso l’occupazione straniera nella penisola che tra il 1820-1860 ebbe come esito l’unificazione del territorio e la nascita dello Stato Italiano. La storia contemporanea con i suoi ideali di libertà diventa protagonista dell’arte che diede forma ai valori risorgimentali. In Italia le istanze romantiche tardarono a farsi sentire, a Milano ebbero luogo i primi tentativi di rinnovamento della pittura della tradizione accademica classica e la pittura di storia fu tra i generi prediletti, l’altro elemento cardine della poetica romantica era il rapporto tra uomo e natura che si espresse nel genere del paesaggio in cui eccelse Giovanni Carnovali, detto il Piccio. • FRANCESCO HAYEZ (1791-1822) Fu il caposcuola del movimento romantico in Italia. Veneziano che operò a Milano, centro del dibattito teorico-critico sulle nuove tendenze dell’arte del periodo. Nei suoi dipinti offre una carica sentimentale che accentua le funzioni ideali di interpretare le aspirazioni risorgimentali alla libertà e all’identità nazionale e nei personaggi celebra l’esempio di valori civili riferiti al presente. -Eseguì ritratti della classe aristocratica e intellettuale lombarda resi come esempi di nobiltà, dignità e fermezza che rappresentano le figure ideali dei nuovi cittadini dello Stato Italiano. Isola lo sfondo e si focalizza sull’indagine psicologica dei personaggi. Dipinse vari protagonisti del risorgimento italiano e personaggi emblematici dell’epoca come Manzoni, Cavour e Rossini. -Il Bacio, 1858 Brera, in quest’opera sono sintetizzati: suggestioni letterarie, impegno patriottico, Medioevo e sentimentalismo. L’ambientazione è medievale e il tema amoroso ricorda figure come Francesca da Rimini e Giulietta. La lettura in chiave sentimentale però non esaurisce il senso dell’opera che fu realizzata durante la Seconda Guerra di Indipendenza, per cui l’opera nasconde un significato politico e patriottico, infatti è una parafrasi del commianto del milite prima di partire volontario per la guerra. -I Vespri Siciliani, 1846 GNAM. PRERAFFAELLITI, INGHILTERRA In Inghilterra il romanticismo viene rappresentato dalla confraternita dei Preraffaelliti fondata nel 1848 a Londra da alcuni giovani artisti, il cui intento era quello di rinnovare la pittura inglese dalle artificiosità di quella accademica. I Preraffaelliti, erano uniti solo da comuni caratteri stilistici e da uno stesso atteggiamento nei confronti della vita e dell’arte e assunsero il carattere di una vera e propria confraternita. Erano accomunati: -dal rifiuto della pittura e del costume moderno, -erano mossi dall’aspirazione alla purezza dell’arte del passato in particolare del Rinascimento in cui riconobbero un valore di spontanea aderenza alla natura, -il richiamo alla condizione passata, eleganza del passato, -i soggetti trattati nelle loro tele erano religiosi, storici, mitologici o leggendari. -Si riferirono anche al Medioevo recuperato attraverso l’analisi diretta delle fonti o attraverso la lettura e l’iconografia, -cura del dettaglio naturalistico, -recuperarono i modelli pittorici del 400 anteriore a Raffaello e del 400 fiammingo. Tra i componenti del gruppo ricordiamo: Dante Gabriel Rossetti, Hunt, Millais e Brune-Jones. La loro arte anticipa l’esperienza simbolista e il gusto decorativo di fine secolo. ARCHITETTURA ROMANTICA: lo stile dell’architettura romantica era il Neogotico, dato dalla ripresa del linguaggio artistico Medievale, di cui veniva ammirato per l’aspetto tecnico ed ingegneristico, simbolo di religiosità cristiana. Si sentiva la necessità che gli edifici che suscitassero emozioni e sentimenti, perciò si diffuse l’esigenza di allontanarsi dalla semplicità, dalla gravità e dal rigore a favore di: spontaneità, originalità, autenticità e sincerità. L’architettura neo gotica doveva comunicare una sensazione di religioso mistero, la natura poichè le sue linee rimandavano alle foreste agli alberi secolari, la tensione verso Dio e il movimento drammatico. In Gran Bretagna possiamo trovarlo nella ricostruzione del palazzo del Westminster, sede del parlamento inglese. In Francia l’architetto Viollet le Duc portò il linguaggio neogotico come arte nazionale. Ristrutturò e completò diversi monumenti come Notre Dame. In Italia si bandirono concorsi per completare alcuni famosi monumenti medievali rimasti incompiuti come la cattedrale di Santa Maria del fiore a Firenze (la facciata è del 1880-88), A Torino, Antonelli fu autore del tempio Israelitico, detto anche mole antonelliana. IL SECONDO 800: periodo caratterizzato da sommosse popolari in molte capitali a partire da Parigi, si affermò la seconda rivoluzione industriale e il capitalismo si trasformò. Si svilupparono ideologie anti capitalistiche e socialiste che trovarono espressione nelle opere di Marx e Engels. La borghesia capitalistica divenne il nuovo vettore dell’economia europea a cui si contrappose la massa inquieta del proletariato in condizioni di grave degrado. Nacquero le esposizioni universali, fiere della modernità, finalizzate a mostrare le innovazioni dell’industria ma anche il valore economico e culturale di ogni paese. La fiducia nel progresso divenne una corrente di pensiero, sulla base del positivismo nell’intera Europa si diffuse il Naturalismo: un nuovo sistema di indagine della realtà con criterio di totale oggettività. 2. IL REALISMO: Si diffuse l’esigenza di rappresentare il proprio tempo, la presa diretta con la vita quotidiana e l’oggettività della visione divennero i punti centrali della poetica realista che portano gli artisti a misurarsi con nuovi soggetti. L’estetica naturalistica in campo artistico presuppone l’affermazione della cultura positivista che applica contenuti e metodi scientifici all’ambito umanistico e l’illimitata fiducia nella possibilità della scienza. La corrente realista nacque ufficialmente nel 1855 con il padiglione del realismo, quando la commissione selezionatrice dell’Esposizione Universale di Parigi rifiutò due opere di Coubert e quest’ultimo organizzò a proprie spese una mostra che chiamò appunto Padiglione del Realismo. Caratteristiche: -adesione al vero attraverso la rappresentazione di una realtà oggettiva non idealizzata; -ispirazione dalla contemporaneità e l’abbandono dell’iconografia accademica, mitologica, sacra, storica, per proiettare le proprie tesi politiche e religiose e filosofiche; -temi: paesaggi, scene di vita vita domestica, città e ritratti prodotti con una sincera volontà di comprendere la verità delle cose; -generi: nature morte, pittura di storia, scene di vita rurale. A differenza dei pittori romantici che avevano un rapporto privilegiato con la natura nella quale riconoscevano il riflesso dei loro stati d’animo e l’immagine stessa della divinità per cui non si sentivano obbligati a dipingere dal vero, dalla seconda metà dell’ottocento si afferma la tendenza degli artisti a dipingere ponendosi direttamente davanti alla natura che veniva indagata con una sorta di spirito scientifico, indipendentemente dei significati che ne possono derivare. • ODOARDO BORRANI: cominciò a dipingere secondo moduli veristi, attento agli effetti illuministi e a un mondo familiare sereno. • SILVESTRO LEGA: Ricevette una formazione accademica e i suoi paesaggi tendono al verismo attraverso quadri militari. Realizzò capolavori ispirati alla vita domestica e quotidiana partendo da un’osservazione dal vero per arrivare ad una decantazione formale. • GIOVANNI FATTORI ebbe una prima formazione accademica ma poi Nino costa lo spinse verso il reale e lo convinse a partecipare al concorso di quell’anno per quattro grandi quadri illustranti battaglie del Risorgimento. Vinse con Il campo italiano dopo la battaglia di Magenta, 1861 P.P, il primo dipinto italiano di storia contemporanea in cui viene rappresentato il movimento confuso delle retrovie e si soffermo sul carro ambulanza che trasporta i feriti e sugli spostamenti delle truppe. Rifiuta l’enfasi patriottica per dedicarsi a una conciliazione di realismo e storia. I soldati raffigurati non sono degli eroi e il valore individuale non ottiene alcun riconoscimento ma vengono sottolineate la fatica estrema, la dedizione al lavoro e una concezione di vita spigolosa e solitaria. Il suo rifiuto dell’idillio riguarda anche la natura vista senza filtri idealizzanti. Le opere dell’ultimo periodo caratterizzate da una vena pessimistica (Palmieri 1866 palazzo Pitti). • I macchiaioli oltre a scena di campagna si dedicarono anche al quadro storico, alle scene di genere e alla ritrattistica trascurando solo la natura morta. Non riuscirono però a imporsi sul mercato artistico e non furono in grado di sostenere il loro programma sul piano teorico. 3. L’IMPRESSIONISMO: gli impressionisti si inseriscono nella pittura realista. A partire dagli anni 30 dell’800 viene inventata la fotografia e i pittori entrarono in competizione con i fotografi, in quanto il loro mestiere era sempre stato quello di rappresentare la realtà ma ovviamente la fotografia era molto più veritiera. Influenzati dalle teorie scientifiche sul colore del chimico Chevreul, dalla nascente fotografia e dall’arte giapponese, gli impressionisti partivano dall’osservazione che rivelava ogni paesaggio fatto di luce e colore continuamente mutevoli, infatti prediligevano lo studio dei riflessi della luce sull’acqua, la cui superficie è in continuo movimento. Appare in Francia negli anni 1860-65, e fece della resa formale della percezione visiva il centro della propria ricerca. I Principali artisti furono: Claude Monet, Camille Pissarro, Renoir, Sisley, Degas, Gustave Caillebotte e per un tratto del suo itinerario artistico anche Paul Cezanne. Nel 1874 fu allestita la prima mostra collettiva nello studio del fotografo Nadar alla quale parteciparono Monet, Renoir, Degas, Sisley, Pissarro e Cézanne. Proprio in quella occasione vennero definiti impressionisti dal critico Louis Leroy sul quotidiano ‘Le Charivari’ ispirandosi al quadro di Monet ‘Impressione, sole nascente’ che riassumeva tutte le obiezioni di un pubblico che riteneva la nuova pittura superficiale, non finita in opposizione all’arte ufficiale, accademica e impegnata. -mostrarono da subito una libertà inedita ed eccessiva poichè volevano dipingere direttamente all’aria aperta e rifiutavano il disegno preparatorio, la prospettiva e l’illuminazione da studio; -svalutavano il soggetto perchè non trattavano vicende storiche, allegoriche, religiose e accademiche ma il paesaggio era predominante, all’interno del quale la figura umana veniva accolta in maniera effimera e luminosa senza accurate descrizioni, nell’insieme di una folla; -le tele erano caratterizzate da pennellate a piccoli tocchi rapidi che accentuavano i colori puri senza mescolarli; -inoltre adottarono una nuova visione soggettiva che intendeva cogliere un momento preciso, tradotto come impressione istantanea, quella che l’occhio riceve al di là dell’idea precostruita che abbiamo di un oggetto. Alla prima esposizione ne seguirono altre sette (dal 1876 al 1886). Nell’ultima la presenza di Seurat Signac, Redon e Gauguin segnò la transizione verso una sensibilità post-impressionista. • EDOUARD MANET (1832-1883): la sua pittura si configura come la premessa necessaria alla nascita dell’impressionismo. Tentò più volte di esporre al Salòn ma le sue opere vennero rifiutate. Intendeva rinnovare la pittura pur rimanendo all’interno della grande tradizione classica, tuttavia si distingue dagli impressionisti per i residui del precedente realismo, l’interesse verso i temi di carattere narrativo e l’uso di una tavolozza fatta di neri, grigi e toni neutri applicati in masse ampie e chiaramente definite. In questo ambito si colloca Colazione sull’erba, 1862 Musee D’Orsay esposta al Salon de Refuses un anno dopo, immediatamente fu oggetto di scandalo. Le perplessità non erano tanto relative al nudo femminile, quanto al fatto che si esprimesse in un contesto contemporaneo infatti rappresentava una ragazza del tempo prelevata dalla realtà senza ricorrere a travestimenti mitologici. A destare scandalo fu anche la tecnica del dipinto che fu costruito senza disegno preparatorio ma solo attraverso il colore e sembrava abbozzato e non finito. Il taglio del quadro è impreciso, proprio come uno scatto fotografico. L’opera nasconde un mal costume della borghesia: appartarsi nei parchi pubblici con le prostitute. Manet si mette dalla parte della ragazza che chiama in causa lo spettatore per renderlo consapevole di ciò che accade nel quadro. Non è un dipinto totalmente impressionista perchè non viene fatto nell’immediatezza ma realizzato con riferimenti colti dalla storia dell’arte: -richiama il Concerto Campestre di Giorgione o Tiziano, dove due giovani cantano e una ragazza suona e l’altra raccoglie l’acqua dalla fonte all’interno di una scena bucolica; -il Giudizio di Paride, incisione di Raimondi con un gruppo di giovani sdraiati in mezzo alla natura. Il dipinto di Manet però non è idealizzato ma è provocatorio e ha come antecedente Coubert che già descriveva il malcostume dei borghesi e le prostitute che frequentavano i parchi parigini. Nel 1866 anche Monet dipinse una Colazione sull’erba in cui descrive i tempi moderni, senza intenti provocatori, descrivendo solo la vita dei borghesi senza interessarsi ai temi di carattere sociale. Questo dipinto è già impressionista: il bosco è fatto con tocchi di colore che danno luce al quadro. Un’altro dipinto esposto al Salon de Refuses fu l’Olympia, 1863 M.D’O. Rappresenta una prostituta in nudità con uno sguardo che osserva e chiama in causa lo spettatore, accanto a lei una serva di colore che le porge un mazzo di fiori. Anche qui colpirono l’indecenza del soggetto e lo stile realistico degli aspetti volgari appartenenti al quotidiano della protagonista: la ciabatte di raso, l’orchidea tra i capelli, il gatto simbolo di lussuria che richiamano in modo chiaro l’attività della donna, infrangendo uno dei tabù della società borghese. Come in Colazione sull’erba si ispira a dipinti classici come la Venere di Urbino di Tiziano, nudo classico e non esibito e la Maja desnuda di Goya, il nudo di Manet proprio come quello di Goya è uno spogliato, che vuole provocare chi lo osserva. La composizione è divisa in due dal corpo della donna: parte bassa è dominata da tonalità molto chiare mentre quella superiora da tonalità scure provocando un inedito contrasto violento. Negli anni 70 iniziò a frequentare più assiduamente gli impressionisti senza però partecipare mai alle loro esposizioni. In quegli anni più importante la frequentazione di Argenteuil, una cittadina di campagna vicino a Parigi dove Monet aveva una casa in cui si recava spesso con Renoir. Fu qui che avvenne la conversione all’impressionismo che egli aveva contribuito ad ispirare, si appassionò allo studio della luce, alla tecnica della pennellata spezzata e a una tavolozza molto chiara. L’evoluzione poetica è chiara nella sua produzione finale di cui fa parte il celebre dipinto Il Bar delle Folies-Barbere (1881-1882 -Londra). In quest’opera dipinge un luogo tipico della vita notturna parigina, ritrae una delle cameriere e il contrasto tra le sue proporzioni e lo sfondo assume un significato preciso fino a suggerire non solo un’idea di solitudine, ma anche il senso del distacco dalla vivacità superficiale della folla nel bar. La grande specchiera dietro al bancone sdoppia la figura della giovane sul cui volto è presente un’espressione malinconica. La luce ha il ruolo di mettere in risalto la figura della protagonista e i dettagli della scena come la natura morta sul bancone. La parte in primo piano è piatta senza una spazialità mentre lo specchio ci rende protagonisti della vicenda. • CLAUDE MONET (1840-1926): fu tra gli artisti più consapevoli nel conseguire gli obiettivi stilistici del proprio gruppo. Fu fedele al paesaggismo e alla pittura presa direttamente del vero e concentrò la propria ricerca nella resa della percezione istantanea dell’immagine fuggevole, nello studio della luce riflessa e nella tecnica coloristica come possiamo vedere nelle opere durante il soggiorno a Bougival con Renoir, in particolare La Grenouillere, in cui pervenne uno stile capace di catturare le forme e i colori sfuggenti dei riflessi della luce e degli alberi sull’acqua in continuo movimento. per l’E.U di Parigi del 1889 fu costruita una torre di ferro alta più di 300 m, nota come la Torre Eiffel dal suo progettista Gustav Eiffel. La torre nata come un gigantesco elemento di arredo urbano a dimostrazione del progresso francese oggi è il simbolo di Parigi. -Tra il 1850 e 1870 Parigi fu oggetto di un’importante intervento di ristrutturazione urbana voluta da Haussmann, prefetto del dipartimento della Senna: rete di fognature, sistema di acquedotti e 165 km di nuove strade tra cui Boulevard, laghi e viali. -Vienna sia accostò a Parigi, nel 1858 vennero abbattute le mura e fu fondato un anello di circonvallazione. -Nel 1871 Chicago venne rasa al suolo da un incendio e fu costruito un nuovo sistema costruttivo a scheletro d’acciaio, più resistente e consentì di aumentare l’altezza degli edifici e nacquerò i primi grattacieli. -In Italia il monumento per eccellenza è il monumento a Vittorio Emanuele II, Vittoriano, Costruito tra il 1885 e 1911, frutto di un classicismo contaminato da motivi Neorinascimentali che divenne lo stile dell’unità d’Italia. 4. VERSO IL 900: POSTIMPRESSIONISMO- non è un vero e proprio stile ma una fase storico artistica molto articolata che comprende gli orientamenti artistici che si svilupparono in Francia l’ultimo ventennio dell’800. L’800 si concluse con la prima grave crisi economica dell’età contemporanea, causata dal fenomeno della sovrapproduzione, la cosìddetta lunga depressione (1873-1896). Mentre la scienza e la tecnologia continuarono i loro sviluppi prodigiosi. Anche l’arte impressionista entrò in crisi e lasciò spazio a forme d’arte che interpretarono in modo più aderente lo spirito del tempo: il Postimpressionismo e il Simbolismo. E nel 1885 nella piccola galleria d’arte di Theo van Gogh si riunivano artisti ancora sconosciuti: Seurat, Signac, Lautrec che apprezzavano in particolare modo Cezanne che viveva isolato. Questo gruppo in seguito si guadagnò la definizione di Post-impressionisti, il termine fu coniato nel 1910 da Roger Fry in occasione della mostra allestita a Londra intitolata Manet and The Post-Impressionists. Questi autori definiti post-impressionisti avevano in comune il desiderio di superare la precarietà dell’impressione visiva in modo da cogliere nella tela la vera essenza della realtà. Differenze con l’Impressionismo: -Recupero della linea di contorno e il disegno (che gli impressionisti avevano bandito); -si ritorna a dipingere negli atelier; -le dimensioni dei quadri tornano grandi; -l’arte viene vista come espressione di stati d’animo e come un mezzo di comunicazione interiore. 5. IL GIAPPONISMO Verso la meta’ dell’800 il Giappone, fino ad allora escluso dai rapporti con l’occidente, sottoscrisse numerosi trattati commerciali con i Peasi Europei. Grazie alle esposizioni universali anche l’arte inizio’ ad essere conosciuta e suscito’ grande interesse da parte degli Impressionisti: non a caso in un famoso ritratto, Manet dipinse Emile Zola nel suo studio circondato da stampe e da un paravento giapponesi. Anche molti Postimpressionisti trovarono nella pittura giapponese importanti stimoli che li aiutarono a superare le regole e le tradizioni della rappresentazione naturalista. Caratteristiche arte giapponese: 1. Scene prive di prospettive; 2. Visioni dall’alto; 3. Fluttuazione delle figure nello spazio; 4. Ricerca asimmetrica; 5. Uso della xilografia e stampa in nero; 6. Abbondanza elementi ornamentali. I contrasti cromatici dei kimono influenzarono la tavolozza degli artisti. Tra il 1826-1833 l’artista giapponese Hokusai, pubblico’ una raccolta di xilografie a colori ispirate alla tradizione tecnica: ukiyo-e (è un genere di stampa artistica giapponese su carta, impressa con matrici di legno). Il filo conduttore di queste 46 tavole e’ il Monte Fuji, osservato da punti di vista diversi e in periodi differenti. ARTISTI POSTIMPRESSIONISTI: • SEURAT (1859-1891): nella primavera del 1884 iniziò a dipingere ‘Una domenica mattina all’isola della Gran Jatte, Chicago, che venne esposto nella mostra dal 1886 e attirò molta attenzione per la sua portata innovativa,per la quale si coniò il termine Neoimpressionismo. La tela evidenzia la matrice impressionista dell’interesse per la luce e la percezione, ma ribadiva anche un nuovo orientamento: la luce era percepita come un’entità da analizzare e scindere dalla tela e si avvertiva l’urgenza di un ritorno all’altelier per concentrarsi su un lungo lavoro preparatorio dell’opera, riflettendo gli studi eseguiti da vero. L’artista di definiva CROMOLUMINISTA per accentuare l’atteggiamento analitico nel registrare fedelmente i colori in relazione alla luce. Il temine che invece si diffuse fu quello di PUNTINISMO che descriveva il metodo a puntini attraverso cui l’artista componeva la tela, coperta da piccole macchie di colori che descrivevano la scomposizione fisica della luce e la ricomposizione percettiva nell’occhio dell’osservatore allontanandosi dalla tela. • PAUL CEZANNE (1839-1906): figlio di un banchiere ed era iscritto alla facoltà di giurisprudenza, nel 1861 ottenne il permesso dal padre di andare a Parigi per compiere studi d’arte. Venne rifiutato dall’accademia delle belle arti e frequentò il libero atelier dell’Accademie Suisse, dove incontrò Pissarro e -frequentò gli Impressionisti e negli anni 70 divenne impressionista e abbandona la fase introspettiva della Moderna Olympia in cui faceva emergere gli aspetti legati alla dimensione dell’inconscio e la dimensione individuale della persona, per sperimentare la percezione visiva, in questa fase le forme geometriche diventano il centro della sua pittura basata su ricostruzione logica e strutturale poichè la mente umana non riesce a percepire la natura se non secondo griglie geometriche regolari. (Nature morte) -Negli anni 90 comincia a sperimentare un nuovo modo di vedere la realtà e si concentra sulla figura umana, le cui forme del corpo venivano enfatizzate sempre secondo forme geometriche. (Le grandi bagnanti, I Ritratti e Giocatori di carte). -L’ultima fase della sua pittura è dedicata al paesaggio, ne è un’esempio Mont Saint Victoire, montagna accanto a cui si rifugia e passò gli ultimi anni a studiarla, visitarla e dipingerla nel suo studio. Ne fa uno studio scientifico e le sue forme geometriche diventano quasi astratte e a distanza di 10 anni la dipinge con contorni sfumati e macchie di colore. Sembra quasi astratto ma le linee orizzontali e verticali gli danno profondità. È un punto di passaggio verso il cubismo. • PAUL GAUGIN (1848-1903): viene definito il ‘fuggitivo più simbolico della modernità’. Cresciuto in Perù, trascorse la sua infanzia a Lima per poi tornare in Francia e imbarcarsi in giro per il mondo come marinaio. Dopo essersi arricchito grazie a un posto in borsa mise su famiglia (5 figli) che poi lo abbandonarono in seguito a un crollo della borsa e perse tutto, dal 1872 iniziò a dipingere. Voleva liberarsi totalmente dalla tradizione e lo fece trasferendosi a Pont-Aven sulla costa della Bretagna e poi in un piccolo villaggio di pescatori, Le Poldu, dove iniziò il suo -periodo bretone, caratterizzato da un’interesse per le antiche tradizioni e al folklore del luogo in cui diceva di trovarci ‘il selvaggio’ e ‘il primitivo’, fu affascinato dalle cerimonie, dalle forme di devozione popolari, dai costumi e dagli oggetti, traducendo il tutto a modo suo in composizioni semplificate, circondate da profili neri e riempite di colore piatto e acceso e violento, secondo una modalità che prende il nome di Sintesismo. In questo periodo dipinse il Cristo Giallo nel 1889, Baffalo, ispirato ad un marmo policromo dell’artigianato locale: il paesaggio è giallo come Cristo e rapp un tipo di religiosità che è racchiusa nella vita quotidiana delle persone, le figure sono quasi geometriche, l’albero è fatto da due cerchi e non vi è descrizione. E La visione dopo il sermone, 1888 -Edimburgo N.G dipinto durante il soggiorno in Bretagna: c’è un peasaggio di lotta tra l’angelo e Giacobbe che esiste solo nell’immaginazione della gente che prega dopo il sermone. C’è un contrasto tra questa che è reale e il paesaggio che è innaturale e sproporzionato. G. Voleva dare forma al sentimento di un gruppo di contadine che pensava di vedere questa scena, ispirata dal giapponese Hokusai, prediligeva i lottatori di sumo all’iconografia occidentale, anche la visione dall’alto e i contorni definiti sono di ispirazione giapponese. L’albero in diagonale separa simbolicamente la due sfere di realtà e immaginazione, con due prospettive diverse, anche l’aspetto cromatico divide la scena con le coppie complementari rosso-verde (immaginazione) e bianco-nero (realtà). Il suo tratto grafico, ispirato alle stampe giapponesi, cambia il linguaggio del genere con capacità comunicative moderne. • HENRI ROUSSEAU (1844-1910) - IL DOGANIERE: si tratta di un’artista NAÏF, dedito a una pittura ingenua, spontanea come un bambino che guarda il mondo in modo affascinato e curioso. Privo di formazione artistica sapeva che l’arte era la sua vocazione e a 41 anni lasciò il suo impiego al dazio parigino per rivolgersi totalmente alla pittura. I suoi dipinti più noti appartengono alla serie delle giungle, dove una quantità di piante, foglie e fiori stilizzati riempiono la superficie della tela in una sorta di horror vacui, solo in alcuni casi compare la figura umana come nel caso del Sogno, 1910 -New York che raffigura una giovane donna nuda sdraiata su un divano mentre tra le foglie un mago suona per lei note di flauto. LA SCULTURA • MEDARDO ROSSO (1858-1928): la scultura a fine 800 raggiunse più tardi le novità formali, ritardo dovuto alla natura rappresentativa che la teneva allacciata alla figurazione realistica. M.R ha come temi ricorrenti: appunti di vita quotidiana e urbana, frammenti della sua stessa esistenza. È uno scultore impressionista e si forma nell’ambiente della Scapigliatura Milanese. La sua scultura è di piccole dimensioni ed è interessato a studiare l’effetto della luce sul soggetto e per farlo sfalda la matericità e trasforma il bozzetto nell’opera finita. Nelle sue teste di cera lascia volutamente degli spazi non finiti nelle parti periferiche e lascia intravedere i segni del modellato e la colatura del materiale, trattato come colore. (Età dell’oro e ecco il giovane). • AUGUSTE RODIN (1840-1917): raccontò l’uomo , i suoi sentimenti, desideri e inquietudini. Si distinse per la potenza delle masse, l’articolazione complessa dei corpi e il non finito. Concepì un portale monumentale ricoperto di bassorilievi ispirati all’inferno dantesco: La Porta dell’Inferno, 1880 -Parigi Museo di Rodin, commissionato dal ministro della pubblica istruzione, in questa scultura unisce la sua passione per i fiori del male alle metamorfosi di Ovidio realizzando una sorta di grande affresco del genere umano in cui unisce scultura, architettura ad una visione pittorica. La porta dell’inferno non fu mai compiuta. Gli ultimi monumenti pubblici furono i Borghesi di Calais e Balzac modelli moderni di squilibrio. I Borghesi di Calais furono commissionati dalla città di Calais per celebrare le gesta di un eroe locale nella guerra dei cent’anni, offertosi come vittima e seguito poi da altri 5 cittadini, al re inglese Edoardo III affinchè ponesse fine all’assedio. Furono criticati: il rifiuto della disposizione a piramide, tipica di ogni monumento celebrativo e la volontà dell’artista di collocare il gruppo non su un piedistallo ma sul terreno. Ugualmente moderna e antiretorica fu la concezione del monumento dedicato a Honorè de Balzac che suggerisce imponenza ma anche un senso di pericoloso bilico. 6. IL SIMBOLISMO: si pose come reazione alla poetica realista e naturalistica, al contrario di Coubert che diceva di non poter dipingere gli angeli perchè non li aveva mai visti, Gustave Moreau, artista simbolista riteneva che ‘credeva solo a ciò che non vedeva e unicamente a ciò che sentiva’. Più che un movimento artistico il simbolismo fu un clima culturale legato alla filosofia, e a pensatori come Bergson che attribuivano un ruolo fondante all’intuizione, cioè alla comprensione emotiva delle cose al di là della mediazione logica. Alla radice di questo clima culturale vi era la crisi della fiducia nei metodi conoscitivi razionali. I temi prescelti furono: il sogno, il mistero e l’erotismo, assegnando un valore fondante all’immaginazione. In Francia i precursori furono GUSTAVE MOREAU E DE CHAVANNES. -MOREAU usò il mito, le storie bibliche, le leggende medievali per evocare visioni incantate e inquietanti, mondi sotterranei o sospesi, misteriosi e dolenti. -De CHAVANNES si dedicò a cicli di affreschi di ispirazione classica, dai toni freddi e opachi con una gamma limitata di colori. Le sue figure hanno gesti bloccati e sono immerse in una natura immobile dove regna un senso di attesa indefinibile. Lo scopo della pittura simbolista doveva essere l’espressione di idee, attraverso un linguaggio particolare, non att la rappresentazione diretta e illusionistica degli oggetti. Il pittore idealista si doveva servire degli oggetti come ‘segni’ utili a evocare l’idea che intendeva esprimere, segni che solo l’uomo di genio era in grado di articolare come in un immenso alfabeto. IL SIMBOLISMO IN ITALIA: DIVISIONISMO In Italia dal punto di vista tecnico presero ispirazione dal puntinismo, ribattezzato divisionismo e dal punto di vista tematico privilegiarono la natura i problemi sociali legati alla civiltà cittadina. 7. DALLE SECESSIONI ALL’ART NOUVEAU Le secessioni sono movimenti nati durante la Belle Epoque (anni 90 dell’800) da artisti che volevano rompere con la cultura accademica tradizionale, e si proposero come innovatori per quanto riguarda forme e temi che ritraevano soggetti letterari e mitologici che rimandano all’interiorità e all’emozione. Le più significative furono quelle di Monaco, Vienna e Berlino. In questo periodo fiorì l’Art Nouveau, il primo grande stile internazionale. -SECESSIONE DI MONACO, 1892: fu la prima secessione, guidata da Franz von Stuck, pittore simbolista, tramite la rivista Jugend, l’artista fu influenzato dallo svizzero Arnold Boklin, interprete del simbolismo. Boklin concepiva l’antichità come l’epoca d’oro dell’umanità, il sogno perduto di un’armonia mediterranea in cui uomo e natura vivevano in perfetta fusione. A Firenze dipinse: L’isola dei morti abitata da personaggi misteriosi e inquietanti che l’artista stesso descrive come ‘un’immagine onirica che deve produrre un silenzio tale che il bussare alla porta dovrebbe fare paura’. Da Boklin, Von Stuck riprese visioni simboliste misteriose e notturne come nel suo quadro più noto, Il peccato che raffigura una moderna Eva conturbante, niente affatto pentita e potenzialmente letale come il sinuoso boa di cui si cinge. -SECESSIONE DI BERLINO, 1898: ne fa parte Arnold Boklin che dipinge la serie dell’isola dei morti, commissionato da una signora per sognare, quest’opera ispirata a Caronte, al cimitero di Roma e ai cipressi della Toscana quando fece il grand’ tour in Italia. L’opera ha una visione misteriosa e fu acquistata da Hitler. La secessione era già in atto nel 1892 quando le autorità decisero di chiudere la mostra di Munch definendo ‘ oscene e oltraggiose’ le sue opere .. • EDUARD MUNCH (1863-1944): fu il più importanti degli artisti norvegesi e figura di riferimento per la Secessione di Berlino e poi per gli espressionisti. Ebbe un’infanzia difficile, la sua vita fu segnata da eventi tragici come la morte della madre, della sorella e del padre in giovane età. Non volle mai costruirsi una famiglia e ebbe un rapporto difficile con le donne, seguiva un pensiero misogino. -Nel Bacio riflette la sua visione del rapporto tra maschio e femmina, quasi come un’amplesso in cui l’identità maschile poteva essere messa in pericolo, assorbita dalla donna mantide. Fu un grande viaggiatore e conobbe la maggiori correnti artistiche europee, le sue fonti furono la linea curva dell’Art Nouveau e la pittura simbolista. Nel 1885 giunse per la prima volta a Parigi dove fu colpito da artisti come Toulouse Lautrec, Degas, Van Gogh e Gauguin e visitò una mostra con reperti Maya, tra cui una mummia in posizione fetale che ispirerà i volti scavati come teschi di molti suoi dipinti. -La bambina malata, 1885 -Oslo (ritrae la madre e la sorella) fu la prima opera matura e autobiografica dell’artista che suscitò scandalo, nonostante il tema convenzionale della malattia ampliamente rappresentato, sconcertò la tecnica nervosa ed essenziale. -Dal 1892 al 1908 visse e lavorò a Berlino, rivelando da subito il suo ruolo dirompente, nel 1892 le autorità tedesche chiusero la sua prima mostra personale a causa della presunta scabrosità dei soggetti sia per i temi che per la tecnica: pittura libera che lasciava ampi margini al non finito con stesure apparentemente sciatte di colore opaco in cui erano visibili i gesti delle mani e le setole dei pennelli. La mostra censurata lo rese famoso e ottenne l’ammirazione di molti giovani tedeschi, che diedero vita alla Secessione berlinese. Il suo stile vagabondo lo condusse nel 1908 a una crisi nervosa dopo la quale venne internato per 8 mesi a Copenaghen e visse i suoi ultimi anni in una casa ad Oslo, dove vennero ritrovati numerosi quadri che dopo la sua morte per volontà dell’artista andarono alla città che gli dedicò il Munch museet. Tre anni dopo dipinge Pallade e Atena opera decorata con delle foglie d’oro sovrapposte, alla pittura inizia dunque a prevalere la dimensione decorativa. -Il suo linguaggio figurativo giunse a contenuti che la società riteneva inaccettabili: gli vennero commissionati dei pannelli per l’aula magna dell’Università di Vienna e lui e realizzò l’allegoria della medicina che mostra una donna sopraffatto da morte e malattia e l’allegoria della giustizia che affermava l’impossibilità di ogni legge. -Nella sua pittura giunge a una sintesi estrema delle fisionomie e un appiattimento dello spazio in favore dei fondi oro e motivi decorativi che si legano all’ambientazione e agli abiti. -Le figure maschili scomparvero in favore di un immagine della femminilità fiera e crudele, esaltata da una gravidanza oppure esplicitamente sensuale o rinsecchita negli anni. LE TRE ETà affronta il tema del destino dell’uomo, rappresentato con colori tenui e poi una macchia nera simbolo di morte. Fu attratto dalla figura di GIUDITTA, giovane ebrea che salvò il suo popolo uccidendo il nemico Oloferne dopo aver finto di concedersi a lui. Venne rappresenta con in mano la sua testa e con delle decorazioni oro. Eroina negativa e complessa, donna erotica e crudele soprattutto nella seconda versione dell’opera le mani della donna diventano artigli, non ha più le forme umane di prima ma ha già un uso espressionista della forma. Lo stile è piatto è lontano dal naturalismo e allude all’animo malvagio della donna. La sua pittura fu influenzata anche dalla pittura giapponese, scultura africana e dalla densità decorativa dei micenei. IL BACIO, 1907 -Vienna, esprime la potenza del desiderio che trasforma i corpi dei due amanti in unica cellula, è esaltazione della sensualità che può essere pericolosa nel gesto innaturale dell’uomo che piega la testa della donna, sovrastandola. Conferma la centralità della provocazione e i motivi stilizzati riempiono le superfici decorate di fiori che alludono al sesso femminile volute come rami che prolificano. ART NOUVEAU Deriva il suo nome dal negozio di mobili e oggetti che il mercante Samuel Bing aprì a Parigi, nel 1895 e per cui scelse Henry van de Velde per l’arredamento. Il nuovo gruppo si propagò in tutte le capitali europee e giunse fino oltreoceano, negli Stati Uniti, declinato in numerose varianti nazionali e di volta in volta definito in modi diversi: Jugendstil nell’area germanica, Modern Style in Gran Bretagna, Liberty o Floreale in Italia, Modernismo in Catalogna. Caratteristiche: • supera l’eclettismo e l’accademismo ottocentesco, specie in ambito architettonico • unifica il gusto europeo superando i regionalismi • offre un’interpretazione concreta del concetto romantico del connubio tra arte e vita • è un terreno fertile su cui pone le proprie radici l’Astrattismo • consolida la neonata alleanza tra arte e industria, sottolineando l’importanza di una riflessione estetica anche per gli oggetti prodotti in serie L’Art Nouveau nacque in Belgio, fra il 1893 e il 1894. I più grandi maestri del movimento furono i belgi Victor Horta, per l’architettura ed Henry Van de Velde, per l’arredamento e le arti applicate. La casa Tassel, realizzata nel 1893 da Victor Horta, è arricchita da ornamento e decorazioni che seguono il disegno di linee curve eleganti e sinuose, dette ‘a schiocco di frusta’. Raggiungendo una perfetta coerenza tra struttura e decorazione, Van de Velde applicò questo principio sinuoso sia agli elementi portanti sia a quelli decorativi di tutte le sue architetture. In Gran Bretagna si affermò Charles Rennie Mackintosh che ai ritmi curvilinei e organici dell’Art Nouveau belga preferì composizioni basate su forme prevalentemente rettilinee e geometriche. Il Modern Style di Mackintosh, infatti, mantiene sempre un carattere lineare simbolico manifestando un’adesione costante alla linea retta, come dimostra la sua Scuola d’Arte di Glasgow, del 1896-99. Lo Jugendstil austriaco contò tra le sue fila architetti della Secessione viennese. Otto Wagner e Joseph Maria Olbrich In Spagna, Gaudì definì gli spazi delle sue architetture attraverso forme geometricamente complesse, policrome e riccamente decorate. Il suo tempio della Sagrada Familia, a Barcellona, è considerato una delle più belle e suggestive basiliche cattoliche di età moderna. L’edificio presenta una originalissima commissione di influenze neogotiche, barocche e art nouveau che convivono mirabilmente grazie alla straordinaria sensibilità dell’autore. • ANTONI GAUDì (1852-1926): colse la lezione dello spirito preraffaellita e gli ultimi echi del Romanticismo, da cui derivo’ il suo gusto per il Gotico e per la storia nazionale. -SAGRADA FAMILIA: La Chiesa iniziata nel 1882, e’ stata consacrata nel 2010, nonostante sia ancora in fase di ultimazione, sulla base del progetto originale, delle 13 guglie previste ne sono state realizzate solo 4, sovrastanti un portale che si estende a tutta la parte bassa della facciata e allacciate in alto da una fascia che spinge l’occhio verso l’alto, come del resto tutta la superficie, nata dal senso mistico dell’ascensione dalla terra al cielo. Pianta a croce latina, 5 navate, 3 facciate, ricerca la verticalita’ delle cattedrali gotiche da cui deriva l’idea delle guglie, dei pinnacoli e delle vetrate policrome che colorano le superfici in cemento dall’interno. Il progetto si basa sull’idea che la linea retta sia propria dell’uomo, prodotto della sua attivita’ razionale, mentra quella curva quella primordiale propria della natura e di Dio. -PARCO GUELL, (1900-1914) –Barcellona Tempio del gioco e della liberta’ immaginativa; architettura, decorazione musiva, colore, scultura e vegetazione creano un’opera d’arte totale che rapp un sogno. Il committente e’ Eusebi Guell che aveva acquistato l’intera collina del Carmelo. L’idea iniziale prevedeva un progetto articolato, diviso in lotti con 60 abitazioni,una cappella, una zona adibita al commercio e il parco. Furono realizzati soltanto il parco e due case, una delle quali fu a lungo dimora dell’architetto e oggi sede del museo di Gaudi’, da cui inizia la salita al parco il cui simbolo e’ una grande salamandra variopinta inquadrata dalla bandiera della Catalogna. Il percorso si dipana tra ambienti coperti e spazi aperti, viali fiancheggiati da colonne tortili, tunnel, archi parabolici (ricordo dell’arco ogivale medioevale e neogotico), rampe circolari, sculture in cui si mescolano motivi arabi e gotici, greci e barocchi. Elemento caratteristico e distintivo e’ l’uso della tecnica del trencadis: le piastrelle di ceramica di mille colori frantumate e poi assemblate di nuovo come tessere di mosaico. -CASA BATLLO’, (1904-1906) –Barcellona Nel nuovo quartiere dell’Eixample. Nell’edificio gli elementi decorativi si integrano alla struttura: la pelle del palazzo si muove come quella di un essere vivente, con effetti che ricordano le venature dei vegetali. La facciata e’ coperta con piatti e mosaici di maiolica policroma ridotta a frammenti, il tetto a scaglie di colori cangianti ricorda la schiena di un armadillo. Nella parte inferiore, vetrate colorate come fauci o grandi occhi spalancati. -CASA MILA’, (1905-1907) –Barcellona Detta la Pedrera-cava di pietra, un grande complesso abitativo (6 piani con 8 appartamenti per piano). La facciata, ondulata, e’ ottenuta con la composizione di blocchi di pietra giuntati alla perfezione e segue una successione fluida di linee serpentinate che mettono in evidenza i solai di separazione dei piani. Le finestre e gli ingressi sembrano bocche di caverne, cavita’ scure a contrasto co la superficie della pietra. Le inferriate dei balconi rielaborano motivi naturalistici, come serpenti guizzanti o alghe. IL NOVECENTO: la prima metà del 900 è contraddistinta da eventi dalla portata storica, accanto alle grandi trasformazioni economiche e sociali avvenute a metà del secolo precedente fu caratterizzata dalle due grandi guerre mondiali. L’assassinio di Sarajevo il 28 giugno 1914 aprì l’età della catastrofe europea fino al 1945. Nel novecento non c’è ambito dell’esistenza che non abbia subito cambiamenti radicali, a partire dalla standardizzazione dell’agricoltura, la medicalizzazione del corpo, il nuovo ruolo della donna alla costruzione di nuove armi. Con questi cambiamenti della società cambiò pure l’arte. La produzione artistica del 900 inizia con una vasta fase di rifiuto della tradizione precedente e si apre con un profondo conflitto. Erano venute meno alcune caratteristiche che avevano distinto l’arte visiva per millenni come: la necessità di celebrare la storia, di porsi come supporto alla memoria che erano stato assorbito dalla fotografia e dal cinema. Uno dei primi collezionisti di Matisse, Gertrude Stein descrive questo quadro affermando che in quest’opera Matisse realizza per la prima volta la sua intenzione di deformare le linee del corpo umano al fine di armonizzare semplificare il valore artistico dei colori puri che adoperava soltanto accoppiati al bianco. Applica questa deformazione sistematica del disegno nello stesso modo in cui nella musica si fa uso di dissonanze e in cucina di aceto e limone. Quest’ opera è il risultato di un’attenta elaborazione nata a Collioure e terminata a Parigi quasi due anni più tardi, la tela mostra figure studiate separatamente che Matisse incolla sulla superficie facendo un montaggio che provoca anomalie prospettiche. inoltre i suonatori, gli amanti e i danzatori del dipinto dispiegano un intero repertorio di citazioni di pitture e sculture illustri come L’Ermafrodito del Louvre, i Baccanali di Tiziano, lo Schiavo morente di Michelangelo, il Bagno turco di Ingres e le Bagnanti di Cezanne. Matisse traduce la storia dell’arte occidentale in un mondo felice fuori dal tempo come un eden primigeno dove ciascuno compie gesti d’amore e di pieno appagamento. La mancata prospettiva e la scelta di colori aceto e limone come li definisce Stein rendono il dipinto un’audace novità del secolo. Picasso è rimasto molto colpito dal dipinto dell’amico ed era la sua risposta l’anno successivo con le celebri Demoiselles d’Avignon del 1907 attingendo a sua volta alle collezioni del Louvre e all’arte africana. Dal punto di vista stilistico la forma circolare e la ripetizione ritmica, sempre associata a sentimenti di vitalità primordiali divennero due costanti dell’opera di Matisse. ‘La danza’, 1909 -SanPietroburgo in quest’opera riprende il girotondo che compare quasi al centro del dipinto la gioia di vivere, raffigurando cinque corpi rosso-arancio che si stagliano su un fondo verde-blu formando un cerchio di figure nude impegnate in un girotondo vorticoso. La velocità è resa dal disegno ma anche dalla violenza dell’associazione di colore. Più che il colore in sè Matisse sembra interessato ai rapporti tra colori in quanto riteneva che un’ unica tonalità sola non è che è un colore, due tonalità sono un accordo, sono vita. E che tutti rapporti tonali che usava dovevano formare un accordo vivente di colori, come un’armonia analoga a quella della composizione musicale. La stessa ricerca si coglie nell’opera ‘La musica’ 1909 -SanPietroburgo, dipinta negli stessi mesi, nello stesso formato e negli stessi toni. Al contrario rispetto alla danza descrive una situazione calma con gli stessi elementi: ancora cinque corpi rossi che sono stesi su un prato verde a livelli diversi. Se nella danza prevale un festone di linee curve qui vincono le perpendicolari e i colori sono stesi in modo più piatto e denso. Il tema della danza venne ripreso in due realizzazioni di dimensioni ambientali nel grande fregio per la collezione dei coniugi americani Bernese e nella cappella del Rosario a Vence. Per entrambe le opere Matisse scelse l’assoluta piattezza del colore e un disegno ridotto ai minimi termini. -Espressionismo tedesco: nel clima apparentemente pacifico di inizio secolo in Germania si agitavano tensioni politiche sociali molto forti. In questo contesto veniva promossa un’arte ufficiale, volta a celebrare la casa regnante. Gli artisti più giovani assunsero atteggiamenti di ribellione e insorsero varie secessioni. Le caratteristiche comuni a tutti gli espressionisti furono: l’aggressività estetica e morale, l’uso violento del colore, l’emotività esasperata e il desiderio di polemica sociale. Heckel suggerì ai compagni di chiamarsi Die Burke in tedesco “artisti del ponte“, il ponte era quello ideale lanciato verso il futuro e segnato dalla volontà di potenza, ripreso dall’opera di Nietzsche dopo il ponte simbolo della tendenza dell’uomo alla trasformazione e alla creazione in quanto l’uomo è un cavo teso tra la bestia il superuomo, un cavo al di sopra di un abisso. Furono gli eredi dell’idealismo romantico, convinti che l’arte potesse ricondurre l’uomo moderno e i valori meno corrotti di quelli a cui la nuova società urbana li forzava. Il loro stile era erede dello Sturm und Drang ottocentesco e dei miti bohémien fatto di nottate fuori casa, uso di sostanze psicotrope come la morfina, sessualità disinibita e stati di esaltazione che per qualcuno determinarono in seguito psicosi inguaribili. Gli anni centrali per lo sviluppo del gruppo sono quelli che vanno dal 1907 al 1910 quando il gruppo lavorava unito vicino Dresda, In questo contesto assunsero grande importanza i temi della natura intatta del Mare del Nord, le ragazze acerbe e innocenti e il recupero delle tradizioni in quanto cercando di ritornare la pittura tedesca del 500. Tra le tecniche vennero privilegiate la scultura in legno e la silografia, un tipo di stampa che si ottiene incidendo lastre di legno, inchiostrando le parti non incise e ponendomi sopra il foglio. (La sua incisività e precisione ricorda i giapponesi). PROTAGONISTI: • Karl Schmidt-Rottluff fu l’artista più indipendente del gruppo. A interessarlo fu la natura e il desiderio di trovare un tratto molto sintetico, umile, ma che monumentale. Le pennellate sono apparentemente scoordinate, come in Quattro bagnanti sulla spiaggia. Preferì la xilografia. • Emil Nolde scelse come soggetto principale la religione, interpretata in modo provocatorio, come nella Leggenda di Santa Maria Egiziaca: donne danzanti di universi primitivi, scene in cui i corpi si mostrano per la loro animalità, con un misto di disprezzo e attrazione per l’amoralità degli istinti. • Max Pechstein dipinge il Nudo sotto la tenda, un’allusione alla forza selvaggia e accogliente della natura, così come della femminilità; la Barca da pesca mostra uno scorcio in cui sette uomini si agitano remando, coinvolti in una bufera che si esprime nelle fortissime linee oblique dell’opera. • Erich Heckel aveva un carattere più lirico, che lo dispose alla comprensione del Fauvismo francese. Le sue opere sono una contrapposizione tra un ordinamento severo delle forme e la libertà orgiastica dei colori. In Giornata cristallina le pennellate si dispongono in modo da creare strutture geometriche effetti di riflessione. • Ernesto Ludwig Kirchner (1880-1939): fu un artista del Die Burke. soffri di depressione a causa della guerra e si tolse la vita dopo che i suoi quadri esposti in una mostra organizzata Hitler. La sua produzione si può dividere in tre fasi: -la prima con una pittura a pennellate larghe, morbide e con grande attenzione ai rapporti di colori e ne fa parte “Marcella“, il ritratto della prostituta sui toni del verde acido, viola è arancione. E’ una ragazzina acerba seduta sul letto con le mani incrociate sul pube, pesantemente truccate con lo sguardo reso adulto da occhiaie verdi, appare allo stesso tempo aggressiva e rassegnata. -seconda fase in cui la tecnica a pennellate oblique e forti e la costruzione degli spazi tra una figura e l’altra dà origine a continui angoli acuti che ricordano l’architettura gotica. I colori sembrano impastati dal nero e da luci gialle artificiali. Protagonista è soprattutto la città, in questo momento dipinge ‘Le 5 donne sulla strada’ Seguendo una struttura fortemente simmetrica, alle cinque figure sono disposte a zig-zag nello spazio, inserite in una sorta di rombo la cui punta e al centro in basso. Le due figure laterali guardano verso l’esterno, a sinistra in basso c’è la ruota di un’automobile in alto a destra l’azione di un palazzo. Il tratto è nervoso e sintetico come se si trattasse di uno schizzo. Inverte il normale rapporto tra figura e sfondo, quest’ultimo è verde acido e si presenta per primo ai nostri occhi, gli abiti sono modulati sulle tonalità di verde scurito dal nero, i visi pallidi sono segnati da pesanti rossetti e sono l’unica trasgressione che concede alla supremazia del verde, le linee di forza sono oblique ma sempre vicino alla verticale in modo da termine determinare un effetto a lisca di pesce. -il terzo periodo è segnato da un’esaltazione mistica in rari momenti di tranquillità mentale. La natura alpina appare nei quadri come un luogo mitico, i toni acquistano visionarietà colorando gli alberi di violetto e la neve di rosa. -Espressionismo austriaco: Agli inizi del 900 Vienna era una metropoli emancipata, in Austria l’espressionismo non si sviluppò a partire da gruppi organizzati ma come opera di artisti che non era una relazione diretta. I pittori più importanti furono Oskar Kokoschka e Egon Schiele che quasi non si conoscevano, Entrambi avevano una forte personalità il loro individualismo li portava non credere in un’arte di totale valenza collettiva infatti furono entrambi portati per l’autoritratto. • Oskar Kokoschka (1886-1980): la sua produzione è ricca di ritratti, ciò che lo interessava in essi non era una verosimiglianza con il soggetto rappresentato e nemmeno un’indagine psicologica, quanto il suo stato d’animo la sua autorappresentazione: infatti i suoi volti risultano tutti un po’ simili. La loro guida fu Delaunay che era partito da uno stile neo impressionista e dal puntinismo. Nella sua fase cubista allargò il suo orizzonte alle vedute della città e alle sue architetture. Il suo soggetto di osservazione più ricorrente era la torre Eiffel, monumento alla modernità e al progresso. Intuì che da solo il colore era in grado di creare movimento e ritmo e partendo dal cubismo arrivò ad un’arte astratta. L’unità di base della sua pittura era il disco, allegoria della modernità in quanto ruota o elica, costruiva le sue opere con l’accostamento tra colori complementari e su rapporto con altri dischi. A differenza di Kandisky però D. non ebbe mai il coraggio di definire le proprie opere astratte. La moglie Sonia Terk realizzò quadri completamente astratti come prismi elettrici, fatto di composizioni circolare dei colori vibranti che evocavano l’effetto dell’illuminazione elettrica. • PABLO PICASSO (1881-1973): fu giudicato l’artista più influente del XX secolo, E interpretò lo spirito del proprio tempo secondo vari ribaltamenti stilistici. Nasce a Malaga: -tra il 1890 e il 1900 è un enfant prodige: iniziato fin da piccolo dal padre pittore alla pratica del disegno nel 1895 si trasferì con la famiglia Barcellona dove frequentò l’Accademia delle belle arti. Gli esordi sono nella tradizione verista spagnola con opere come ‘scienza e carità’, ‘prima comunione’ del 1897 e si cimentò in opere dal realismo sociale. -tra il 1901 e il 1904 abbiamo il periodo blu: alla fine del novecento Picasso appena diciannovenne parte per Parigi dove ebbe un forte influsso esercitato dal post impressionismo che si sommava a ciò che vedeva per strada e che dipingeva con una vena malinconica, i quadri di questo periodo hanno come soggetti un’umanità povera, cupa e marginale e la tavolozza si ridusse ai toni del blu. (abbandonò il cognome Ruiz del padre per mantenere solo quello materno). Ex. Madre e figlio, protagonisti ricoperti di stracci e la descrizione dell’essenzialità è resa att il colore. -dal 1904 al 1906 periodo rosa: caratterizzato da colori più chiari come il beige, i marroni e i bianchi e si dedicò, i temi di questo periodo sono i legami affettivi, rappresentazioni di teatranti di strada e del circo, figura del giullare, simbolo di libertà dalle regole sociali di anarchia e di protesta pacifica. Opere cariche di poesia e simbolismo. Ex. La famiglia dei saltimbanchi dove appare la figura del giullare simbolo di libertà dalle regole sociali in segno di protesta pacifica. -1906-1917 periodo cubista: nasce con il dipinto les Demoiselles d’Avignon, 1907 -Moma, non è ancora un dipinto cubista. Il soggetto riprende un bordello di Barcellona ben noto all’artista. Nell’opera rappresenta cinque ragazze nude in posa davanti a un pittore e appaiono sfigurate da lineamenti asimmetrici, visi e corpi sono taglienti e segnati da angoli acuti, i nasi sono aguzzi e i seni acuminati e persino il melone sembra una falce. Non vi sono ombre nè trucchi prospettici e non c’è vuoto, i piani sono incastrati uno dentro l’altro, la ragazza accovacciata guarda avanti anche se il corpo è di schiena, quella di sinistra ricorda l’arte egizia, le due di destra sono un chiaro riferimento alle maschere africane. Picasso in breve tempo era divenuto collezionista appassionato di oggetti, maschere, sculture e perfino cartoline africane e rimase conquistato dalla sintesi formale che ognuno di questi manufatti proponeva, una sintesi che l’artista intendeva raggiungere nella struttura del suo dipinto che sarà la premessa per ogni nuova conquista cubista. Seguendo questo desiderio di semplificazione esterna i colori sono fondamentalmente ridotti a due essendo tutte variazioni dell’ocra e del blu. Le ragazze sono disposte quasi in una scena teatrale come suggerisce la tenda sipario di sinistra, i clienti vengono cancellati dalla versione definitiva, le due figure maschili siamo noi appunto che ci troviamo dietro il sipario, Picasso mette gli spettatori dentro il quadro e crea uno spazio a quattro dimensioni che include il tempo il nostro sguardo. Fonti: giudizio di Paride di Rubens, Le grandi bagnanti di Cezanne e il bagno turco di Ingres. Un anno prima di quest’opera eseguì il ritratto della collezionista Gertrude Stein che si pone come la svolta verso il cubismo, dopo aver finito il ritratto cancellò la testa e la ridipinse senza averla rivista dopo essere tornato dalla Spagna, questa presenta un profilo aguzzo e documenta la sua passione per l’arte iberica antica. La conclusione di quest’opera dopo che la collezionista fu costretta a circa 80 sedute mostra l’approdo delle nuove ricerche, iniziava sentire l’esigenza di una riduzione cromatica e di una semplificazione che poi lo condussero cubismo. La donna è una montagna possente, una massa monocroma che riempie quasi tutto il quadro, i toni delle mani e delle camice rimandano al periodo rosa ma la testa in tagliato i profili aguzze crudi pronuncerò le riflessioni future. Risalgono a questo periodo anche alcuni suoi autoritratti che documentano il progressivo passaggio al cubismo in cui il volto è sottoposto ad un’analisi e la forma risulta come prosciugata. A partire da questo periodo i dipinti si fanno sempre più secchi, le linee diventano fortemente geometriche, si riducono i volumi e appaiono i primi tributi all’arte africana. Il suo percorso cubista viene spesso diviso nelle fasi del -cubismo analitico (dal 1909 al 1911 caratterizzato da composizioni e ricomposizioni dei piani dell’oggetto) in cui avvenne il sodalizio con Braque, Uno dei più fruttuosi della storia, caratterizzato da una scomposizione quasi totale del soggetto che viene disperso sulla superficie del dipinto e allo stesso tempo vengono adottate le prime soluzioni, verso il 1911, per superare la visione quasi astratta che ne deriva. Sia Picasso che Braque infatti percepivano il pericolo di un’eccessiva intellettualizzazione del linguaggio e lo sbilanciamento verso un astrattismo che invece non volevano raggiungere, per questo motivo dal 1911 nei quadri iniziarono a comparire lettere dell’alfabeto e numeri come una sorta di richiamo alla vita quotidiana e alla realtà concreta, idea nata osservando le iscrizioni presenti nei dipinti medievali e quelle sulle vetrine dei caffè, ex. il portoghese e donna con chitarra. -cubismo sintetico (dal 1912 al 1917 in cui la realtà entra nell’opera con il collage che permette di entrare fisicamente nel quadro). -dal 1917 al 1924 periodo del classicismo: in cui si ebbe un’inversione di rotta rispetto al cubismo, fu determinante il viaggio in Italia in cui Picasso abbandonò il cubismo e sviluppò temi di una classicità in cui le figure soprattutto femminili appaiono monumentali e massicce. -dal 1925 al 1937 periodo legato al surrealismo: Nel 1925 dipinge ‘la danza’ che chiude il periodo classicheggiante per aprire l’età dei mostri legata anche al surrealismo, in questa fase le figure perdono ogni legame con il reale che si conclude con la sua opera più famosa, omaggio al paese massacrato dai bombardamenti Guernica del 1937 -Reina Sofia. Un’opera connessa alla guerra civile spagnola in particolare il bombardamento la città basca di Guernica, rasa al suolo durante la guerra civile tra repubblicani e monarchici capeggiati dal generale Francisco Franco. Il governo repubblicano affidò Picasso la direzione del Prado e gli commissionò una grande tela per l’esposizione universale di Parigi, il suo impegno civile aveva avuto momenti alterni e quest’opera la descrizione di un dramma locale ma anche un manifesto contro la forza cieca delle guerre che coinvolge anche la popolazione inerme. Volle che il quadro diventasse proprietà della Spagna solo una volta che avesse riacquistato ordinamenti democratici. L’opera nasce come murales e coinvolge lo spettatore quasi aggredendolo, mostra le cose nel loro aspetto sia frontale che laterale, Riduce il colore al Monocromo e una prospettiva segnata dall’incastro delle figure e un’altra più classica. Lo spazio descritto è sventrato dai bombardamenti, le figure recano molti rimandi i classici: la madre con il bambino ricorda la pietà, il toro segno della forza nella Spagna delle corride, il cavallo è segno di forza addomesticata dall’intelligenza, le bestie sono concepite come compagne dell’uomo e condividono lo stesso destino. La luce della lampada casalinga richiama le fiamme della guerra, l’uomo in fiamme ricorda nella posizione la Maddalena di molte crocifissioni dove la disperazione non si domina ma si manifesta. Nella parte alta dell’opera compaiono il toro il cavallo e la donna con la lampada, l’uomo in fiamme e ciascuno è rafforzato da una linea verticale. Il raggruppamento delle figure crea un triangolo isoscele fortemente centrale evidenziato attraverso il colore più chiaro, le parti chiare e fuori dal triangolo assumono così l’effetto di frammenti esplosi dal centro, quasi tutte le figure sono descritte come spinte verso sinistra da una sorta di vento che rappresenta la forza d’urto delle bombe. -dal 1937 al 1973: intensissima attività creativa rivolta anche alla scultura, la ceramica e alla grafica. Muybridge studiava gli animali in movimento, li fotografava attraverso scatti successivi di una serie di macchine fotografiche dislocate a distanza regolare sul percorso che al passaggio del soggetto ne fissava un’immagine statica che recuperava il senso il dinamismo una volta messe in sequenza con le altre. Gli esponenti del futurismo amarono in particolare il lavoro di Marey anche perché ne condividevano lo spirito utopistico e l’intento di costruire nuove macchine per rivoluzionare il mondo. Giacomo Balla ereditò dal padre l’interesse per la fotografia e in gioventù fu impiegato in uno studio fotografico dove si dedicò ad analisi accurate sugli effetti di luce e sul movimento sia studiando il soggetto in movimento come in dinamismo di un cane al guinzaglio sia mettendo a fuoco il movimento stesso in dipinti che pur mantenendo titoli con riferimenti figurativi raggiunsero l’astrazione come linee andamentali. • UMBERTO BOCCIONI (1882-1916): nato a Reggio Calabria, visse in varie città, la sua formazione avvenne prevalentemente a Roma, dove con Balla si avvicinò al divisionismo ed entrò a contatto con le Avanguardie. Dal 1906 andò a Milano dove si avvicinò al Divisionismo simbolista di Previati, da cui deriva il tratto a filamenti colorati giustapposti e si interessò a Munch. -il suo stile attraversò varie fasi fino all’approdo futurista del 1909, condiviso con Carrà. I suoi principi pittorici vennero espressi anche nel libro ‘Pittura e scultura futuriste: dimamismo plastico’ del 1914. -Nel corso della sua carriera artistica ritornerà spesso il riferimento alla madre, con tecniche, titoli e linguaggi diversi. Alcuni esempi sono: nudo di spalle, materia e antigrazioso. 1. nel primo caso la donna è rappresentata con pastelli morbidi che rimandano all’esperienza divisionista, viene ritratta di spalle dei raggi luminosi e si concentra sullo scorrere della luce e sui toni cangianti. 2. Nel secondo dipinto il passaggio al futurismo si ultimato infatti il titolo è una comunanza lessicale tra i termini simbolici: madre, materia e matrice. 3. Infine nel terzo esempio sperimenta la forma tridimensionale, in cui ritrae la madre in gesso dipint. Il titolo si riferisce alla volontà di rompere con i topoi tradizionali e la grazia intima del volto materno è sostituita da un ritratto dinamico aperta a molteplici e simultanee visioni. -Un altro soggetto di cui si occuperà è la città come ad esempio nel dipinto la città che sale del 1910 in cui rappresenta un cantiere della periferia milanese, il titolo allude alla nascita di nuovi quartieri che cambieranno lo skyline cittadino portando l’attenzione però sulle su periferie luogo simbolico della modernità. Quest’opera introduce motivi che saranno centrali nella poetica di Boccioni infatti l’opera viene vista come una sintesi di ciò che si vede e si ricorda e la messa appunto di un fuoco centrale da cui si genera un vortice di colori energia in questo caso la testa del cavallo che si piega verso di noi. Per quanto riguarda la scultura nel complesso ricorre ancora un linguaggio dipendente da quello del monumento commemorativo e utilizza materiali tradizionali. Il rinnovamento reale oltre a quello di una certa tensione verso la sintesi astratta è l’aver rotto il basamento unitario, statica e celebrativo in due distinte supporti. La sua opera forme uniche della continuità nello spazio rimanda alla scultura l’uomo che cammina di Rodin per la mobilità della linea curva. • CARLO CARRà (1881-1966): si interessò al divisionismo a Milano, unito ad altri spunti di viaggio a Parigi e a Londra. La sua fase futurista fu di breve durata (1911-15) perché poi sarebbe dedicata la metafisica. Nei primi 10 anni si dedicò all’analisi della vita borghese a Milano, come nell’opera la galleria di Milano, in omaggio alla galleria di Vittorio Manuele II, simbolo della borghesia e dei ceti colti. Questo dipinto si basa sui principi futuristi di tensione tra le linee di forza e compenetrazione tra figura e sfondo. I colori sono ridotti al minimo come cubisti, i profili neri evidenziano i piani scomposti. La dinamicità e la soggettività invece sono ottenute dalle sfumature del chiaroscuro vibrante di matrice divisionista. • GIACOMO BALLA (1871-1958): fu il membro più anziano del gruppo, legato anche esso alla matrice divisionista. Si occupa soprattutto del concetto di movimento, affermando che noi percepiamo il movimento come lineare grazie alla velocità con cui si susseguono i fotogrammi di una pellicola. Ricrea l’effetto dei fotogrammi in Dinamismo di un cane al guinzaglio ripreso da Marey, Crea opere in cui scompone il movimento e somma queste scomposizioni a linee (definite linee mandamentali) che indicano il percorso della vista dell’artista. Subì minori influenze della pittura cubista perché non si recò mai a Parigi, si stabilì a Roma ed ebbe una prima ampia produzione dedicata ai temi sociali, rappresentati con tecniche divisioniste ispirati a Pellizzaro da Volpedo e Segantini. Nel 1912 si dedicò esclusivamente al futurismo. Nei decenni successivi quando si concluse la fase storica del futurismo fu protagonista della seconda stagione futurista con Depero e Prampolini, col primo scriverà nel 1915 ricostruzione futurista dell’universo, manifesto di un’arte totale che fu obiettivo tutte le avanguardie. 11. ASTRATTISMO (1911) -Movimento che Interpreta l’arte come il concretizzarsi di un’emozione dell’artista, che riesce a trasmettere sensazioni all’osservatore. Nell’arte è quindi molto importante la forte componente spirituale. -Rielabora quindi una visione del mondo secondo cui il realismo ostacola il processo di trasmissione dei sentimenti, poiché l’osservatore è distratto, in quanto la sua attenzione si concentra sui particolari e non riesce a recepire il messaggio dell’artista. Solo con il linguaggio puro dell’arte (forme e colori) si possono suscitare sensazioni nell’osservatore. -Associa l’arte alla musica, paragonando l’artista al musicista: le opere di Kandinskij, infatti, prendono nomi che di solito si associano alle composizioni musicali (le prime vengono chiamate “improvvisazioni”, le ultime “composizioni”). Questa tendenza si ritrova in esperienze diverse in tutta Europa: -Neoplasticismo in Olanda: si sviluppa in particolare in ambito pittorico e architettonico, si pone come una razionalizzazione del cubismo, in quanto fa uso di forme geometriche, ma le svuota completamente da qualsiasi significato sentimentale o emotivo. Si vuole esaltare la perfezione della geometria. Esponenti principali: Mondrian che si avvicina sia al cubismo che all’espressionismo (fauves) e raggiunge l’astrazione attraverso un lungo processo, documentato da alcuni dipinti di un albero e Rietveld, architetto e designer, autore della Casa Schroder e Sedia rosso blu. -il Suprematismo in Russia, il leader di questo movimento fu Malevic, che organizzò due delle mostre più importanti del tempo ‘Tramvai V e 0.10’ a San Pietroburgo nel 1915, lo stesso anno pubblicò il testo ‘Dal Cubismo al. suprematismo’, in cui chiariva l’evoluzione del suo stile, all’inizio il suo lavoro era improntato su una rigorosa partizione geometrica cubista e a uno studio su colore e movimento di derivazione futurista. Con suprematismo invece intendeva un’astrattismo geometrico, ponendo la distanza dal naturalismo e il contatto dell’altre con una sovrarealtà infatti l’esperienza che riportava nelle sue opere non doveva essere disturbata da elementi figurativi ma doveva a tendere ad elevare lo spirito suscitando emozioni. Nei suoi dipinti i soggetti sono oggetti che suscitano sensazioni superiori a quelle dei sensi fisici, Le forme geometriche sono semplici e piatte correlate da rapporti armonici, le forme rapp un mondo interiore. L’elemento simbolico prevale nelle sue opere che sono una sintesi estrema delle decorazioni artigianali e delle icone della Russia ortodossa, a cui si ispirano Quadrato nero su fondo bianco e quadrato bianco su fondo bianco. -quadrato nero su fondo bianco: viene ospitato per la prima volta la mostra 0.10 e fu collocato all’incrocio tra il soffitto e due pareti convergenti, posto tradizionalmente assegnata alle icone sacre che dovevano proteggere l’abitazione e fungere da legame tra terra e cielo. Malevic che ne conserva il fine, infatti l’immagine è un elemento di congiunzione tra terra e spirito. Sceglie il quadrato perché la forma più semplice costruita dall’uomo mentre la natura sa creare solo sfere e cerchi, mentre il quadrato nero elemento prettamente umano fissava la luce naturale e per estensione la luce divina il volto di Gesù. Il significato provocatorio asserviva che la pittura insieme era finita, assorbita nell’immateriale per lasciare spazio solo a strumenti di meditazione. -quadrato bianco su fondo bianco: rappresenta il raggiungimento definitivo della sua pittura, l’unione di tutte le cose, il tema dell’industria dell’economia si fondono. Ob. rappresentare la realtà vera senza l’oggetto ma solo con colori e forme. Le sue opere danno sempre idea di movimento e di fluttuare in una dimensione cosmica, il quadrato bianco dall’idea di fluttuare nello spazio. perchè la base, fondamento materiale e metaforico del valore da onorare era uno sgabello e la statua una ruota divenuta inutile. - oggetti intatti: ricollocati in contesti differenti, qui la critica è nei confronti del sistema moderno dell’arte per cui ciò che godeva dello statuto artistico era tale solo per l’inserimento in musei, gallerie o mostre e i collezionisti compravano opere solo perché appartenenti a correnti d’avanguardia. Questi oggetti pongono il quesito sui meccanismi di leggittimazione culturale e mercantile. Chi fosse l’autore e chi eseguiva l’opera o chi le attribuiva un valore? Un’esempio è la Fontana del 1917, un’orinatoio maschile ribaltato in cui si firma con lo pseudonimo ‘R. Mutt’. Si decretava la scarsa importanza dell’esecuzione tecnica rispetto alla fase dell’idealizzazione, portando l’accento sul protagonismo di oggetti industriali e quotidiani evidenziando il contesto espositivo e la firma, utili per trasformare qualsiasi manufatto in opera d’arte. • È il primo a creare delle installazioni di dimensioni ambientali, ovvero dei pensieri tradotti in forma, consistono in allestimenti per mostre di amici, qui si misura con il problema dell’estensione dell’opera oltre i confini spaziali di un quadro o di una scultura per invadere l’ambiente. • Fu autore anche di dipinti, di fotografia in chiedeva a Man Ray di ritrarlo, dischi in movimento detti Rotorelief. 13. METAFISICA: movimento che precede cronologicamente Dadaismo e Surrealismo e influenzò entrambi. Si affermò a Ferrara tra il 1917-19. Le radici dell’arte metafisica sono da individuare nelle molteplici suggestioni del suo massimo esponente, De Chirico: - suggestioni archeologiche della Grecia, dove era nato; - Rinascimento italiano conosciuto a Firenze; - Incontro con il poeta e critico Apollinaire a Parigi. Nella primavera del 1917 de Chirico fu ricoverato per malattia nervosa in un neurocomio militare dove poco dopo giunse anche Carlo Carrà, qui i due e il fratello di de Chirico, Alberto Savinoio strinsero un sodalizio artistico al quale si sarebbero aggiunti de Pisis e Morandi facendo nascere la metafisica. Il titolo viene dal greco e significa “oltre le cose fisiche“ espressione antica che da sempre usata per indicare discipline filosofiche e teologiche dedicata allo studio dei principi primi dell’universo, in questo caso si evidenzia la volontà di superare il dato fisico, reale per costruire una meta realtà ovvero visioni popolatie da apparizioni, cariche di simboli e incongruenze. I principi estetici di questa corrente erano: - descrizione di una realtà che va al di là delle apparenze sensibili; - immagini che conferivano un senso di mistero, sogno, allucinazione attraverso decontestualizzazioni e spiazzamento; - Costruzioni prospettiche con molteplici punti di fuga; - Immagini statiche che rimandano a contesti atemporali; - Assenza della figura umana se non sotto forma di manichini, statue o ombre; - Riferimenti filosofici alla filosofia greca antica e a Nietzsche. • GIORGIO DE CHIRICO (1888-1978): la sua vocazione per la pittura fu precoce, la sua formazione avvenne tra il 1907-09 a Monaco dove conobbe Arnold Bocklin (secessione) svizzero che coniugava la classicità italiana al romanticismo tedesco. Fu influenzato da Nietzsche e dall’idea che la culla occidentale stesse nella grecità che aveva affrontato tutti i più grandi temi dell’umanità. Temi: - tema dell’oracolo: trasferitosi a Firenze nel 1910 divenne ricorrente nella sua pittura come possiamo vedere nell’opera ‘enigma dell’oracolo , in cui la figura di Ulisse è isolata di spalla, al centro c’è un muro impenetrabile, a dx una tenda da cui appare la testa di una statua che ricorda le chiese greche ortodosse dove venivano celebrate le divinità. È una chiara citazione dell’Ulisse e Calipso di Bocklin. - tema delle piazze d’Italia: luoghi deserti e inquietanti, spazi teatrali con prospettive multiple dai punti di fuga incongruenti; - tema del manichino: dal 1914 iniziò ad affrontare questo tema, forse influenzato da Brancusi. Ex. Nell’opera Muse Inquietanti del 1916, in cui vediamo un luogo aperto che occupa gran parte del quadro. Sullo sfondo abbiamo il Castello Estense di Ferrara, una fabbrica con due ciminiere e altre case, a dx una sagoma di un palazzo che rimanda all’architettura classica. In primo piano due figure immobili, una in piedi con la testa di un manichino oppone una schiena muscolosa che rimanda alla statuaria classica, la veste sembra una colonna dorica. Quella seduta invece è priva della testa che è accostata alle gambe e a terra sono circondate da oggetti che hanno una scala di rappresentazione e di prospettiva indipendente che lo isola dagli altri. I colori sono accesi, predominante quello del laterizio tipico di Ferrara. • CARLO CARRÀ: periodo metafisica, riprende le tematiche del manichino, dell’uomo senza tempo e della mitologia. Ex. idolo Ermafrodito del 1917 in cui si osserva un fantoccio di pezza sproporzionato volutamente collocato in un ambiente opprimente. Il soggetto per la mancanza di genitali e il saluto benedicente ricorda un angelo. 14. SURREALISMO (1924) • Ultima avanguardia, vede pubblicati due manifesti a Parigi: Il primo è del 1924, il secondo del 1929. Il teorico di questo movimento è un poeta, Andrè Bretón, letterato interessato alla psicanalisi di Freud, che inserirà nelle sue opere. Freud non si interessò mai alla sua arte, in quanto aveva una diversa concezione dei problemi mentali: per il filosofo erano malattie per cui bisognava cercare una cura, mentre per il poeta erano caratteristica degli spiriti liberi, che come tali non erano pazzi. • Bretón è alla continua ricerca della libertà, tema fondamentale della corrente surrealista. In quella società opprimente che crea problemi all’uomo, lo spirito libero deve avere la possibilità di esprimersi e di far uscire tutto quello che ha dentro, per cui la psicanalisi è vista come un atto di liberazione. La voglia di libertà non consiste nella possibilità di rappresentare la realtà, bensì ciò che si pensa e si sogna. • La dimensione onirica caratterizza il Surrealismo, secondo cui esprimendo nella dimensione pittorica quello che si ha dentro, che si sogna, ci si può liberare. • L’automatismo, ovvero l’atto di dipingere senza pensare, è necessario per esprimere il sogno e la voglia di libertà. La ragione viene messa da parte e l’artista deve avere uno spirito irrazionale che dipinge immediatamente ciò che ha sognato, ciò che è parte del suo subconscio. • Nel 1929, quando si avvicina al socialismo marxista, Bretón propone il secondo manifesto surrealista, mostrando anche una visione sociale, che peró non diverrá tema delle opere. Impone di aderire al movimento comunista e fornisce forti indizi teorici, senza soffermarsi sulle regole figurative. • Quasi tutti i dadaisti hanno aderito al Surrealismo, probabilmente perché si riconoscevano nella ricerca della libertà, che anche loro portavano avanti per mezzo della libertà espressiva, e nell’importanza data all’irrazionalità. • Ha una durata superiore a quella delle altre correnti avanguardiste (dura, infatti, per circa vent’anni). • La prima mostra si tiene a Parigi nel 1925 e vi partecipano Arp, Ernst, Miró, Klee, Picasso, De Chirico e Duchamp. • All’interno del Surrealismo si riconoscono due anime: quella figurativa (di Ernst, Magritte e Dalí) e quella non figurativa (di Miró). • Due pratiche sono comuni tra i surrealisti: il frottage, inventata da Ernst, che consiste nel sovrapporre il foglio ad un oggetto e far rilevare la superficie, e la serie dei “cadaveri squisiti”, secondo cui il foglio veniva fatto passare di mano per più artisti che disegnavano varie forme e, alla fine, ottenevano l’opera. • Come i dadaisti, lavorano molto anche nel campo della scultura (soprattutto Dalí) e creano una serie di oggetti che corrispondono ai ready-made dadaisti. Sostanzialmente, consistono nella voglia di dissacrare l’arte e di sottolineare l’irriverenza nei confronti dei temi proposti. • Temi fondamentali: amore/Eros come fulcro della vita; sogno follia e ricerca dei contenuti dell’inconscio come fuga dalla razionalità; polemica vs la centralità del pensiero logico e la liberazione dell’individuo dalle convenzioni sociali con un conseguente rinnovamento politico antiborghese. ESPONENTI • MARX ERNST (1891-1976): amante dell’occulto e dell’ignoto, studiò filosofia e psichiatria, partecipò anche al dadaismo e dal 1922 si unì ai surrealisti. Fu un innovatore tecnico, utilizzò pratiche che si generavano in modo automatico. Dal 1925 introdusse i frottage (strofinamento) tecnica che consiste nello strofinare una matita o un pastello su un foglio appoggiato ad una superficie ruvida da cui emergevano superfici screziate molto evocative. Un anno dopo approdò con Mirò alla tecnica del grattage, in cui il colore fresco sulla tela veniva graffiato con spatole per ottenere segni e impronte. Sfruttò anche la decalcomania, ottenuta comprimendo grumi di colore tra due fogli. Dal 1941 si trasferì negli Stati Uniti e si dedicò anche alla scultura, creando esseri totemici prevalentemente in bronzo ispirati a figure comuni come gli scacchi e a immagini di culti esotici. I congressi fissavano obiettivi concreti sui quali ci si sarebbe confrontati gli anni seguenti, riguardarono: - L’abitazione per il minimo vitale, 1929 a Francoforte; - Metodi costruttivi razionali, 1930 a Bruxelles; - La città funzionale, 1933 da Marsiglia ad Atene; - Abitazione e tempo libero, 1937 a Parigi. - Ne seguirono altri fino al ’59, che riguardò un dibattito sulla ricostruzione dei centri storici, della funzione dell’architetto e della qualità della vita: si superavano posizioni più funzionaliste, a favore di un’architettura più vicina ai luoghi della storia e alla città intesa come “comunità”. 15. Il SECONDO 900 Tra gli anni 40 e 50 il caos e l’insensatezza che sembravano governare il mondo furono rappresentati dall’abbandono definitivo della forma e di un’arte vissuta come esperienza. Presero corpo l’espressionismo astratto americano e l’informale europeo che dilagarono fino ai primi anni 60. Parallelamente dagli anni 60 si affermarono linee di ricerca alternative che tesero a recuperare le diverse eredità delle Avanguardie storiche, portando ad uno studio più analitico e radicale le tecniche, le intuizioni e le premesse. -Dal futurismo e dall’astrattismo geometrico russo derivano l’arte concreta, cinetica, programmata e Optical. La prima esprime una tendenza astratto geometrica con un fondamento logico matematico che portava a concepire l’opera come frutto di misura forma e colore mentre il movimento nelle sue diverse accezioni, meccanico fisico e percettivo furono la base delle sperimentazioni dell’arte cinetica, programmatica e Optical. -Dal dadaismo e dal surrealismo si svilupparono il new dada, il nuovo realismo e la pop art, accomunate dall’interesse per l’oggetto come simbolo della sua società consumistica e borghese, osservata ora con uno sguardo critico e provocatorio. -il versante più intellettuale del dadaismo diede origine a diversi filoni dell’arte concettuale tra cui: L’arte povera in Italia, volta a riportare nel campo dell’arte comportamenti archetipi ed energia del corpo delle materie primigene. -Dalle serate futuriste e dadaiste derivano due nuove forme d’arte: Happening e performance sintomo del bisogno di sfondare completamente il confine tra arte e vita, tra ambito alto della cultura e dimensione quotidiana dell’esperienza, portando ad un ripensamento radicale del senso dell’opera e della sua funzione non più solo estetica ma trasformativa della realtà stessa. -Uscire dal museo per incrociare la vita concreta della natura della società e il nuovo motto della bodyart, in cui il corpo stesso dell’artista e del pubblico diventano materia d’arte e dei fenomeni come la LAND Art e l’ Enviroments in cui l’arte coinvolge il paesaggio e l’ambiente. -La lunga storia espressiva del secondo novecento è intrecciata a quella della riproduzione dell’immagine vista attraverso la fotografia e il movimento con le tecniche video che presero piede tra gli anni 70 80 grazie anche all’introduzione di nuove tecnologie. In risposta al proliferare dell’arte concettuale in questi anni si registra un ritorno alla manualità e alla figurazione in pittura e scultura con la transavanguardia e il neo espressionismo quindi con la nuova poetica dell’oggetto. Al termine della seconda guerra mondiale si registra la crisi della razionalità moderna, non era più possibile progettare una società su modelli utopici nel progettare popoli opere su modelli formali stabiliti. In arte prevalse l’ informale, caratterizzato dal rifiuto delle forme astratte e figurative, si passava dal concentrarsi sul dipinto come spazio di rappresentazione, all’opera come spazio vitale d’azione per l’artista in cui faca emergere gli aspetti più emotivi e intimi. Il quadro non era più frutto di un progetto a priori ma di un processo di improvvisazione psichica per prove ed errori da non fare il cui risultato era solo a posteriori. Caratteristiche: - L ’orizzontalità, infatti la tela è un oggetto su cui lavorare e non un supporto dell’opera, quindi può essere lavorata mettendola a terra; - basso materialismo, ossia una riduzione al grado zero della figurazione dell’astrazione usando materiali primari e una pittura infantile.nasce nel periodo dei bombardamenti in cui si pensava i bisogni primari e gli artisti andavano all’essenziale delle cose; - pulsazione, aspetto in cui si manipola la tela (Pollock e Fontana); - L’entropia, lo spettatore viene chiamato in causa dall’opera che lo provoca e suscita in lui delle reazioni come comunicare diretto. • In America questa tendenza si tradusse con l’Espressionismo astratto che a sua volta si sviluppò in due tendenze: -L’Action Painting: in cui la pittura è una manifestazione di uno stato d’animo e sulla tela si incarnano e confrontano pulsioni e forze violente. Le principali caratteristiche di questa tendenza furono: grandi dimensioni delle opere, ereditate dal muralismo, abolizione di ogni illusione di profondità, importanza del gesto come espressione diretta dell’artista, che sfrutta sia tecniche che strumenti tradizionali che tecniche come spruzzi e schizzi o nuove tecniche pittoriche come il drippimg di Pollock che fa cadere il colore dei barattoli o dai pennelli, pittura all over in cui non c’è un centro privilegiato o parti marginali del dipinto. • Jackson Pollock (1912-50) dopo disegni giovanili ispirati a Michelangelo, nei suoi quadri apparvero brandelli di corpi, di natura e presenze totemiche, attratto dall’arte degli indiani d’America. Ne 1947 inizia usare rotoli di cotone da vela come supporti, smalti industriali e vernici direttamente dai barattoli, servendosi di pennelli consunti e rigidi. L’azione e il corpo determinavano le linee compositive, la tela non era +1 spazio da progettare ma luogo dove lasciare agire l’inconscio, il ritmo vitale, gestendoli attraverso una sorta di automatismo corporeo e mentale che si rispecchia poi nell’andamento della composizione. Pollock dipingeva accompagnato dalla musica e il suo lavoro si presentava come un’interpretazione dei brani musicali. -Color Field: in cui le opere apparivano come campi colorati con campiture uniformi, piatte e liquide che mirano ad un effetto ipnotico, le caratteristiche principali erano le grandi dimensioni, la pittura come oggetto da meditare, infatti l’opera era uno spazio in cui l’osservatore si immergeva totalmente, e l’eliminazione della tradizione che distingueva soggetto sfondo. • Mark Rothko(1903-1970): dal 45 dopo anni in ambito surrealista si concentra su stesure monocrome rotte da tre o quattro fasce e dei margini sfumati. Le dimensioni dei suoi quadri erano molto grandi e solitamente verticali, la cura esecutiva si risolveva in una sintesi estrema che coinvolge in una sorta di meditazione chi osserva, il senso di religiosità è contrapposto alle agitazioni di Pollock infatti fu chiamato a dipingere un’intera cappella dedicata a tutti i culti religiosi in Texas, dopo l’esecuzione si uccise. L’informale europeo Anche in’Europa si sviluppò la ribellione della forma. Nonostante la similitudine delle premesse con l’espressionismo astratto americano, il corrispettivo europeo se ne differenzia per vari aspetti: -il gigantismo americano fu quasi del tutto assente in Europa, -le tracce fisiche della guerra sul suolo europeo conferirono all’arte un’impronta maggiormente drammatica, -infine gli artisti europei prestarono più attenzione alla materia e a un uso più rinnovato degli oggetti comune. L’informale è un termine proposto dal critico francese Michael Tapiè e si sviluppò seguendo due traiettorie: una valorizzava il segno-gesto, l’altra era materica ed era volta a valorizzare i rifiuti. Il segno-gesto: l’iniziatore fu il tedesco Wools , nel dipinto il battello ebbro richiama nella forma di un battello, uno scheletro pieno di croci aggressive, nei movimenti del pennello si dimostra uno stato di tensione nervosa, spasmodica e di disillusione. • Georges Mathieu, formulò una grafica di segni senza significato, ottenuti spremendo direttamente i tubetti, usati come pastelli, dipingeva di getto per non far prevalere la ragione. I Capetingi ovunque è un enorme campo di battaglia tra il pittore e la tela. • Hans Hartung ebbe tragiche vicende biografiche che si riflessero in una pittura fatta di graffi eseguiti con punteruoli smussati. L’informale materico: si occupa della valorizzazione dei rifiuti e degli scarti. Nelle opere del francese Jean Fautrier troviamo ammassi di pasta cromatica trattata come materia scultorea. Preparava con la spatola dei fondi particolarmente spessi, fatti di colla e colore bianco, con un contorno di cera su cui faceva cadere polvere di pastello colorata. I soggetti più maturi furono invece i corpi caduti degli internati in un campo delle s.s.: ostaggi che aveva osato avvicinarsi al filo spinato e ne erano rimasti folgorati. l’impiego della materia raggiunse il massimo della duttilità nell’opera di Jean Dubuffet, era attratto dall’arte degli alienati e dei bambini, di coloro il cui istinto creativo non era dominato dalle norme della ragione. Nel 1948 fondò la compagnia dell’Art brut, un’arte rozza nel senso di originaria, non mediata dal pensiero razionale. La forma del trittico di derivazione religiosa viene scelta recuperando la simmetria dei pannelli laterali rispetto a quello centrale, la figura è la stessa ma i quadri laterali la ritraggono da punti di vista diversi e convergono verso quella frontale del pannello centrale. pur ispirandosi alla pittura sacra ne rovescia i contenuti e dichiara la rinuncia ai valori della trascendenza per svelare come la vita sia di fondo e insensata. La tecnica pittorica gioca su una compenetrazione di ordine e disordine: i fondi sono uniformi, le figure sono invece ottenute da grumi di colore mescolato sulla tela o lanciato usando le dita. L’evoluzione della scultura: con le tecniche pittoriche per cui si perdeva la bidimensionalità, la tradizionale distinzione tra pittura e scultura inizia a venir meno. Il linguaggio specifico della scultura abbandonò forme e materiali più aulici e il suo aspetto celebrativo con ritmi più lenti. Le sculture dell’artista inglese Henry Moore dai tardi anni 40 iniziarono a diffondersi soprattutto in parchi e giardini, compenetrandosi con la natura. Ebbe influenze surrealista e astrattiste. Tra i suoi temi tradizionali c’erano quello della donna sdraiata, della madre col figlio o del volto rinnovato in grandi dimensioni in cui la materia assecondata e lavorata come fa la natura ovvero che smussa angoli e escrescenze in piccoli ciottoli. Usava materiali come il legno di olmo e bronzo perché consentivano di essere lavorati in grandi dimensioni esaltando il dinamismo di forme e volumi. Spesso gli artisti delle avanguardie avevano affrontato il tema del rapporto tra opera e ambiente giungendo a considerare lo spazio esterno come un elemento costitutivo della scultura. Moore creò opere che mutano a seconda del punto di vista, non tanto per le effetti chiaro scurali ma per l’essenza del vuoto e del pieno, lo spazio infatti è una connotazione formale ed è parte integrante dell’opera. HAPPENING, NEW DADA E NOUVEAU REALISME Negli anni 50 si diffusero tutti quei beni materiali che fino a quel momento ero inesistenti che si proposero come nuovi status symbol della società democratica come frigoriferi lavatrici e cibi scatola bevande confezionate eccetera. A questa diffusione corrispose quella di opere d’arte incentrate sugli oggetti rappresentati o inclusi nell’opera. Il realismo aveva assunto una nuova forma nella società e del capitalismo avanzato. La realtà smise di essere rappresentata per essere modificata ,prelevata e inserita nell’opera. 16. HAPPENING: l’opera come evento Il termine fu coniato da Kaprow nel 58’ e indicava una forma d’arte basata non sulla produzione di oggetti ma sull’azione improvvisata di più soggetti in ambienti non convenzionali. Gli elementi fondamentali furono: - il coinvolgimento del pubblico che doveva interagire con l’ambiente inserendo aspetti di imprevedibilità e indeterminatezza; - La transitorietà dell’evento che nasceva in un contesto preciso e aveva durata limitata nel tempo; - Fusione tra ambiti espressivi tradizionalmente distinti come le arti visive la musica la danza il teatro; - La ridefinizione dell’idea di opera che da esperienza emotiva e mentale diventava totale, in grado di coinvolgere i partecipanti e modificare la realtà attraverso un processo dinamico. Le influenze furono le performance dei futuristi, l’interesse dadaista per il caso dell’idea di arte come un processo di azione. • JONH CAGE (1912-92): il primo happening nacque con il compositore John Cage che fu influenzato dal futurista Luigi Russolo, giunse a modificare gli strumenti musicali tradizionali come pianoforti aggiungendo viti chiodi cartoni e gomme. La sua opera più famosa è 4’33’’ del 1952 Che consisteva in una musica lasciata a fare delle cose: l’esecutore si sedeva al piano, alzava le mani e restava così per quattro minuti e 33 secondi, il contenuto sonoro diventava il brusio del pubblico e dell’ambiente. Nello stesso anno nel Black Mountain college del Nord Caroline organizzò Theatre Pieces #1 considerata la prima esperienza di Happening in cui l’unica regola erano i segnali di inizio e fine in cui contemporaneamente si suonava ballava e declamano poesie. Il suo apporto all’arte visiva si basava sul presentare la dimensione temporale e l’idea di esecuzione effimera e irripetibile delle arti visive, sottolineare il valore del caso come regola di vita e di arte, sconfinare tra discipline diverse, ribadire che l’arte imita la vita. 17. NEW DADA AMERICANO: in America dopo l’informale si assiste a un recupero delle avanguardie in quelle che sono definite neoavanguardie. Si riprendono alcune tecniche che vanno a innestarsi sulla pittura tradizionale. I new dada raggiungono esiti americani, iniziarono a entrare nelle opere anche la cronaca e i personaggi come il Retroactive, opera in cui appare Kennedy e viaggi nello spazio durante il periodo della guerra fredda. Questo collage con sopra la pittura è del 1963 e in America sta nascendo la pop art, che nascerà un anno dopo. I new dada sono un ponte tra la pittura informale (individuale intima) e la pop art (che interpreta la società dei consumi). Il lavoro di new dada si distingue oltre che per la contaminazione tra diversi campi artistici, per l’importanza attribuita agli oggetti industriali e banali, come forme con cui la gente si identificava e sulle quali proiettava i propri desideri. • ROBERT RAUSCHENBERG(1925-2008): Durante gli anni 50 dipinge una serie di monocromi, black painting, White painting e Red painting in cui i monocromi erano concepiti come se fossero specchi o pagine vuote in completa contrapposizione a quanto avveniva nei dipinti di Malevic, in cui i monocromi bianchi alludevano alla trascendenza. In questo caso si metteva in scena l’accidentale, l’imminente e l’azione. Innovativa fu l’idea che le opere non avessero un assetto finito, seguendo quanto detto da Duchamp sul grande vetro sempre in progress. Mette a punto la tecnica del Combine painting: ovvero assemblaggio di disegni, fotocopie, stampe, fotografie ma anche di oggetti trovati sovrapposti, come accade nel nostro campo visivo e nella nostra memoria attraverso informazioni di natura diversa e senza gerarchie culturali tra essi. L’opera Bed del 1955 rappresenta un letto singolo con coperte e lenzuola che viene trasformata in un quadro, l’artista lo appende e lo ripassa. Il letto sfatto ed è traccia dell’azione. 18. NUOVO REALISMO: contemporaneamente agli sviluppi del new dada americano anche in Europa nascono gruppi con premesse estetiche simili. In Francia nacque per iniziativa del critico Pierre Restany il gruppo dei Nuovi Realisti. La loro opere partivano da un brandello di archeologia del presente, un comune segno dei tempi da presentare al futuro. L’attività di questa artisti era accomunata dall’idea che il realismo al quale si rifacevano era la realtà dell’contemooranea, nei suoi aspetti contraddittori e brutti. Abbandonarono l’astrattismo per raccontare la realtà degli oggetti urbani, dai manifesti pubblicitari alle carrozzerie, fino al cibo. • PIERO MANZONI (1933-1963): iniziò l’attività artistica dopo un breve apprendistato all’Accademia di Brera. Il suo percorso fu volto a dissacrare la tipologia romantica dell’artista geniale e mettere in luce una mitologia collettiva fatta di eventi primari. I suoi monocromi sono denominati Achromes, cioè senza colori,si tratta di quadri imbiancati col caolino, fatti di stoffa comune, decorata talvolta con pieghe o pietre o persino panni che denunciavano l’inutilità del quadro. Esaltó e al tempo stesso derise la figura dell’autore creando opere di fiato d’artista o scatolette di merda d’artista, scatole cilindriche con dentro semplici linee tracciate di suo pugno ma senza disegni. Sono confezioni simili a quelli di carne in scatola che in quegli anni aveva iniziato a circolare anche in Italia. La carta bianca che avvolge le scatolette era punteggiata dal nome dell’artista ripetuto, indirizza il suo atteggiamento irrisorio contro il feticismo del collezionismo e contro la mitizzazione romantica. Aveva la certezza che se adeguatamente confezionata e firmata e autenticata, seguendo i nascenti principi del marketing qualsiasi cosa sarebbe stata accolta come opera d’arte. Anticipa la rivolta contro il consumismo. Le sue opere incarnano un conflitto fondamentale: l’atto artistico viene ridotto ai minimi termini come per mettere in discussione una tradizione fatta stantia ma nel contempo affermare la necessità dell’arte per l’uomo di ogni tempo. Realizzò anche sculture viventi, firmava essere umani presso la galleria la tartaruga Roma. Tra le opere d’arte vi fu anche Umberto Eco. Avanzava riflessioni sulla crisi del concetto di autore destinato a diventare centrale per il concettualismo della seconda metà degli anni 70. 19. LA POP ART: È un movimento artistico nato in seguito al boom economico che conseguì una progressiva democratizzazione dell’accesso alla cultura. Questo movimento divenne espressione della società e dell’immaginario collettivo, si tratta di un’arte rivolta alla massa e non al singolo individuo. La pop art americana sfociò all’inizio degli anni 70 in una tendenza denominata iper realismo o fotorealismo, una tecnica maniacale nel rappresentare la realtà in modo ancora più realistico che attraverso la fotografia. Portava al massimo la capacità illusionistica delle opere. Chuck Close era noto soprattutto per una tecnica puntinista che si unifica nello sguardo da lontano. In Italia la pop art si affermò in ritardo a causa del contesto socio economico della penisola in cui si affermarono lentamente il consumismo e l’industria dei mass media. La massima espressione di questo movimento si ebbe a Roma dove erano diretti i contatti con la capitale. Nelle tecniche del taglio dell’immagine si conserva una tendenza all’equilibrio formale vicino alla tradizione classica lontano dalla crudezza anglosassone. 20. LE NEOAVANGUARDIE DEGLI ANNI 60-70: il successo dell’espressionismo astratto prima della pop art in seguito favorirono la nascita di tendenze contrapposte che si erano appropriate delle aperture tecniche della pop art come la serialità, l’aspetto commerciale e l’ indifferenza verso il consumismo. Queste nuove tendenze presero il nome di neoavanguardie avendo sviluppato l’eredità delle avanguardie storiche. Nei vari movimenti i tratti comuni furono: - l’attenzione alle condizioni preliminari che determinano l’opera quindi l’analisi del metodo, dell’idea e del processo; - l’apertura verso il sistema commerciale e verso la trasformazione delle opere in merce di lusso; - il rifiuto degli ambienti tipici dell’arte come musei e gallerie oltre che dei materiali tradizionali delle opere stesse; - la contaminazione con altri ambiti creativi come la danza il teatro e la musica; - la realizzazione manuale dell’opera affidata ad altri come artigiani, falegnami tecnici e il compito dell’autore si ferma la fase della progettazione; - Il concetto di creatività di conseguenza viene svincolato dall’abilità manuale e dipende solo dal progetto come avviene per architetti, compositori musicali e registi cinematografici. 21. IL MINIMALSMO: nasce come fenomeno americano e può essere considerato il primo atteggiamento di semplificazione di analisi del processo artistico che abbandona le espressioni soggettive autobiografiche e ogni descrizione emotiva a vantaggio della ripetizione di forme essenziali. Nel 1965 il filosofo inglese Wollhein coniò il termine minimalismo, l’appellativo indica un’arte fondata sull’uso di forme e materie prime ispirate dal mondo della produzione industriale sviluppate in sequenze ripetitive. Le radici sono state individuate nel costruttivismo russo e nella Bauhaus alle quali vanno aggiunte lo sviluppo della produzione industriale in serie, l’influenza della forma geometrica regolare della città americane e l’evoluzione scientifica. Si oppone sia all’espressionismo che al realismo e si ispira ad algoritmi combinatori che generano forme complesse partendo da basi semplici, si parla perciò del linguaggio della geometria solida e piana. La prima mostra il gruppo fu nel 66 al museo ebraico di New York a cura di McShine. 22. L’ARTE CONCETTUALE: l’origine di questa espressione è molto discussa, la si può cogliere in relazione agli artisti del gruppo di New York e che hanno assunto un atteggiamento analitico nei confronti e linguaggio dell’arte, oppure come tendenza più generale dei primi tre anni 60 e 70. Gli artisti di questa corrente centrarono i loro lavori sui processi, sugli atteggiamenti, sulle idee più che sul risultato materiale finito, sviluppando un’arte sempre meno dipendente dei materiali e dalla manualità. Il problema centrale era mettere sotto la lente d’ingrandimento cosa fosse l’opera, come si formava e cosa fosse possibile trattenere dalla tradizione e cosa occorreva abbandonare. L’arte visiva divenne sempre più adatta a un circolo ristretto, gli artisti non avevano più il dovere di decorare né di descrivere, e loro fare divenne sempre più vicino al pensare della filosofia concentrato sui problemi generali dell’uomo e del suo linguaggio. L’ideale dell’opera divenne sempre più importante della sua esecuzione, l’opera poteva dilatarsi nello spazio fino a raggiungere dimensioni ambientali, poteva essere priva di materiali e ridursi al corpo dell’artista oppure poteva essere fatta di materiali generalmente considerati anche artistici. Quindi la prima conseguenza di quest’arte fu il distacco dall’esecuzione tecnica, le regole di Wainer riassumono la rilevanza dell’aspetto mentale: 1. l’artista può costruire l’opera, 2. l’opera può essere fabbricata 3. non è necessario che lo opera venga realizzata. Il distacco della tecnica a favore dell’idea si lega l’influenza di Duchamp pdi cui fu ripreso il rifiuto dell’opera d’arte come qualcosa di bello e benfatto in favore del suo contributo in termini di pensiero e riconoscere l’importanza del fruitore e del contesto in cui l’opera veniva esposta. ENVIRONMENTS, LAND ART E EARTH WORKS: 23. L’arte oltre il museo: ENVIRONMENT Il termine indica un’opera di dimensioni ambientali che avvolge il visitatore e si distingue dalle installazioni che occupano lo spazio in modo parziale, fu introdotto nel 66 da Kaprow. La caratteristiche sono: - l’insistenza sulle variabili percettive generate dalle grandi dimensioni, - l’influenza del comportamento e delle sensazioni dello spettatore che è indotto ad una partecipazione attiva, - sono concepiti per luoghi terminati determinanti, - sono generati da materiali naturali artificiali - hanno ricadute sociali. Il loro sviluppo si colloca tra le conseguenze della reazione verso i musei gallerie e luoghi deputati all’esposizione e la legittimazione del valore con un riferimento polemico alla trasformazione delle opere. 24. Arte nel paesaggio: LAND ART E EARTH WORKS Nel 68 Smithson organizzò a New York la mostra Earth work in cui mostrava le fotografie delle sue opere, lavori creati nella natura. Al tempo stava nascendo la coscienza dei pericoli dello sviluppo industriale, i primi studi ecologici sugli aspetti dell’inquinamento sono infatti risalenti ai tardi anni 60. Queste premesse hanno dato luogo alla LAND Art, l’opera più famosa di quest’ambito è la Spiral Jetty del 1960 di Smithson, in cui un molo a spirale si getta nel lago salato dello Utah, riprendendo la tradizione locale secondo cui il lago sarebbe stato animato da borghi fatati. Fu costruita con ruspe e usando rocce della collina antistante. Rimanda alla forma delle galassie e delle chiocciole. 24.BODY ART E PERFORMANCE Nel 900 si assiste a un processo di liberazione del corpo. Venuti meno i vincoli di grande impatto sulla vita quotidiana come la mancanza di acqua corrente e la difficoltà di riscaldare gli ambienti e il passaggio dal contesto urbano a quello industriale, provocarono un ripensamento dell’etica. Questo si tradusse in un ampliamento della sfera di ciò che era consentito rispetto a quello che fino ad allora era proibito in ambito sessuale, di abbigliamento e familiare. Nei primi anni 60 l’arte avverte questo processo e mette in scena il corpo come strumento di espressione, considerando il comportamento come uno dei mezzi a disposizione dei linguaggi artistico. Dopo l’annullamento della materia e gli interventi sul territorio il soggetto diviene l’unico riferimento dell’attività artistica, riproponendo una visione antropocentrica ma in modo provocatorio e paradossale. Il corpo diventa quindi un processo espressivo che vogliono agire sulla dimensione etica ed estetica dello spettatore. Le performance sono azioni programmate, spesso pericolose il cui obiettivo è quello di creare memorie di vissuti estetici ed emotivi. Alcuni artisti come Burden che si fece sparare una spalla, Acconci, Gilbert e George si proponevano come sculture viventi. In questo contesto si ebbero anche espressioni di artisti che svilupparono riflessione sul proprio corpo visto come la contiguità del vissuto con esperienze come il parto, l’allattamento e la fine della fertilità. Se la pubblicità e la cinematografia del tempo proponevano ideali stereotipati di mogli devote, numerose artiste invece tentarono di sradicare i pregiudizi e di denunciare con i propri corpi lesi, segnati, incisi e dipinti la mentalità vigente dell’eteropatriarcato. Gina Pane (1939-1990): Performer e scultrice, in Azione sperimentale si presentò vestita con jeans bianchi e un boquet di rose, per sottolineare il dono di sé, reso dalla metafora del tagliuzzarsi i polsi con una lametta e dalla sopportazione di spine di rosa nell’avambraccio. Marina Abramovic (1946) :Lavorando col compagno Ulay, metteva in scena il confronto quotidiano della coppia. La sua opera tratta soprattutto la tematica dell’alternanza tra controllo di sé e aggressività. - In Italia gli architetti furono chiamati a operare in un contesto di arretratezza e forti squilibri economici e sociali, dividendosi tra obiettivi etici e sperimentazioni eclettiche e marginali rispetto alla scena mondiale. I principi ricorrenti furono il dialogo con l’ambiente e il recupero della storia. La ricostruzione privilegiò però l’incentivo all’impresa artigiana più che all’industrializzazione edilizia, che fu perciò affidata maggiormente agli ingegneri. Tra gli anni ’50 e ’60 con le spinte speculative dell’iniziativa privata, le città principali furono perciò ricostruite senza rispettare le regole e senza progetti complessivi e qualificati. High Tech e Postmoderno negli anni ’70 e ‘80 1. High Tech: Tendenza che alimentò nuove espressioni architettoniche: la prima età industriale era stata caratterizzata da trasparenza, modularità e flessibilità; ora invece si parla di edifici-macchina che esibiscono impianti e strutture costruttive di forte impatto estetico. Gli anni ’60 sono un punto di svolta, nel clima di imprese spaziali e di forte fiducia nella tecnologia, l’architettura intraprende un percorso utopico e visionario. I protagonisti furono Foster, Roger e Renzo Piano. 2. Postmoderno: Negli anni ’70 ci fu la fine della fase della spinta postbellica, con la crisi petrolifera del ’73, le contestazioni studentesche operaie, l’affermarsi dei diritti civili e di genere, ci si concentrò sui limiti dello sviluppo. L’architettura si fece perciò interprete della cultura post-industriale: discontinuità, instabilità, frammento ed effimero sostituirono le certezze del Movimento Moderno. Con gli anni ’80 al movimento aderirono gli americani Venturi, Johnson e Graves; in Italia il fenomeno ebbe risvolti soprattutto nell’ambito del design in gruppi coma Alchimia, in architettura fu interpretato da Portoghesi e Rossi, con posizioni orientate vs i temi della storia e della memoria, dei rapporti tra progetto e contesto. IL NUOVO MILLENNIO L’arte proposta per il nuovo millennio si basava su tecniche poliedriche: pittura, scultura, video, film, mezzi digitali utilizzati insieme in un linguaggio senza confini. Neopop americano: I secondi anni ’80 hanno conosciuto l’ultimo tratto del benessere caratteristico dell’Occidente del secondo novecento. In un contesto economico florido, gli artisti hanno percepito il potenziale di cambiamento del periodo. Negli USA molti artisti si occuparono delle contraddizioni del consumismo: il tema veniva affrontato con tecniche diverse, dalla scultura oggettuale che riproduceva i beni di consumo ma senza che avessero un’utilità specifica, all’uso di schermi a led elettronici (Times Square), fino a scelte grafiche che riecheggiano quelle pubblicitarie o delle installazioni ambientali. In questo caso la poetica pop degli anni ’60 emerge con una presa di posizione critica e con maggiore inquietudine. • Jeff Koons (1955): Le sue opere consistono in fusioni di acciaio inossidabile, porcellana, legno, statuette, giocattoli kitsch. Il lavoro sottolineava o trattava in termini artistici materiali simbolo della società del benessere e dei consumi e il nuovo immaginario di massa, che assumevano un tenore eroico, in quanto trasformate in opere d’arte. Negli ultimi lavori riprende le forme di opere della grande tradizione artistica e le modifica nei materiali o inserendo oggetti essenziali e simbolici: gioca con l’arte del passato e risignifica la cultura alta, mettendo l’accento sulle radici del gusto di massa contemporaneo, già indagato nelle ricerche sul farsi oggetto di consumo dell’arte stessa. La fine dell’utopia in Europa - In Europa si insistette meno sull’aspetto dell’acquisto compulsivo, mettendo in evidenza ossessioni personali e collettive che includevano anche il senso di lutto e la perdita. L’attitudine è legata al peso che ebbero gli ideali del XIX e XX secolo: l’idea di Nazione, il Comunismo, la rivoluzione del ’68. - Schutte (1954) nei suoi dipinti e sculture celebra eroi improbabili con umorismo venato di tragedia; - Ilya Kabakov (1933) nata in Ucraina e vissuta nell’URSS concepisce installazioni ambientali, quadri e disegni con uno stile derivante dall’illustrazione per bambini, con spirito ironico ribalta l’innocenza per svelare i dolori punti della vita sovietica; - Cragg, Dinos e Chapmann infine trasformarono il linguaggio della scultura in oggetti che riflettessero la frammentarietà della vita. L’arte interattiva -Arte che coinvolge il pubblico non solo nella veste di spettatore, dagli anni ’90 si estese l’uso del video: Barney, Bill Viola. Altri artisti, come Eliasson, Parreno hanno improntato il loro lavoro alla Public art nello spazio urbano e a quella che è stata definita estetica relazionale, cioè la volontà di generare relazioni umane tra spettatori tramite le opere: gli spettatori partecipano e collaborano ad esempio prendendo parti dell’opera, dolcetti, fogli, o simulando ambienti in cui il sole cala e sale. - La riscoperta di tematiche come il rapporto con la natura e gli animali è legata al lavoro del maggiore artista francese del 2000, Pierre Huyghe (1962).
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