Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Storia dell'arte moderna, Dispense di Storia dell'Arte Moderna

Appunti e riassunti di Storia dell'arte Moderna

Tipologia: Dispense

2019/2020

Caricato il 04/06/2023

sofia.carletti3
sofia.carletti3 🇮🇹

4.3

(26)

6 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Storia dell'arte moderna e più Dispense in PDF di Storia dell'Arte Moderna solo su Docsity! 1 IL GOTICO INTERNAZIONALE - Il Europa il Gotico si estenderà per tutto il ‘400, mentre il Italia il tardo gotico terminerà nel 1401 con l’inizio del Rinascimento - Il Gotico internazionale propone una visione parziale della realtà in quanto si basa esclusivamente sulla vita delle corti, ed è anche per questo motivo che il G.I. viene anche chiamato Gotico Cortese - Il Gotico Internazionale presta molta attenzione ai dettagli trasponendoli in uno stile quasi fiabesco (ex. Pisanello) - Il gotico internazionale si estenderà anche in Italia, soprattutto ai confini (es.Trento) - Il cantiere più importante del gotico internazionale in Italia è il Duomo di Milano: questa città sarà importante poiché fungerà da punto di incontro tra l’Italia e il Gotico francese - In questo cantiere lavoreranno molti artisti provenienti anche da oltralpe Duomo di Milano - La pianta è a croce latina a 5 navate longitudinali e tre navate nel transetto, profondo presbiterio circondato da un deambulatorio e abside poligonale - Lo slancio verticale, conferito dai pilastri che dividono le navate, è attenuato dalla dilatazione orizzontale dello spazio e dallo scarso divario in altezza delle navate. I pilastri sono inoltre frenati nel loro slancio verticale da capitelli ornati da figure di santi entro delle edicole - C’è grande abbondanza di sculture, in cui possiamo rintracciare il lavoro di maestri diversi provenienti da tutta Europa. Palazzo Ducale di Venezia - Forti legami tra Venezia e l’Oriente non potevano non rilevarsi anche nell’arte che vede l’unione dello stile gotico internazionale con lo stile bizantino - Inizialmente era un antico castello che, a seguito di due incedi, ha subito una serie di rifacimenti trasformandolo poi nella sede del potere veneziano - Diviso in tre settori: in basso lungo portico con arcate a sesto acuto in marmo bianco a cui si sovrappone un altro loggiato con il doppio degli archi, a sua volta sormontato da una zona superiore decorata con motivi a losanga di marmi bianchi, grigi e rossi e spezzata da ampie finestre archiacute PISANELLO Nasce a Pisa nel 1390 ma alla morte del padre si trasferì prima a Verona, dove avvenne la sua formazione artistica, e poi a Venezia dove lavorerà con il suo maestro Gentile da Fabriano Visione Sant’ Eustachio (1423) - Eustachio era un santo cacciatore e viene raffigurato durante una caccia notturna che si svolge in un’onirica rappresentazione di selva incantata in cui la prospettiva non viene applicata - Gli animali sono molto dettagliati - Santo vestito con abiti dell’epoca di Pisanello, vesti nobiliari che rimandano all’aria cortese - Raffigurato il miracolo dell’apparizione di Cristo tra le corna del cervo 2 Affresco con San Giorgio (1433-1438) -Affresco nella chiesa di Santa Anastasia a Verona - In primo piano vi è un cavallo raffigurato di schiena che separa i due soggetti principali, il San Giorgio e la principessa. - Assente una spazialità prospettica Grande eleganza evidente nei gioielli per uomini e cavalli, nelle vesti e negli edifici in stile gotico che ancora ci rimandano all’aria cortese - Ripresa di Donatello nello sguardo del San Giorgio che punta il suo nemico GENTILE DA FABRIANO - Si formò nel cantiere del Duomo di Milano dove si incontrò con le maestranze provenienti da tutta Europa - Egli non aveva una bottega fissa, ma preferiva occasioni di lavoro presso corti e città - Neanche un solo dipinto di Gentile è rimasto nelle Marche Madonna col Bambino - Tavola centinata realizzata per la chiesa di San Niccolò di Fabriano - Madonna tra san Nicola di Bari e Santa Caterina di Alessandria e davanti a lei in preghiera il committente - Attenzione al dettaglio visibile nell’inserimento di diverse varietà di fiori e nelle vesti decorate dei personaggi Polittico di Valle Romita - Al centro vi è raffigurata l’incoronazione della Vergine da parte di Cristo come un’apparizione sospesa in aria e circondata da raggi incisi sul fondo dorato - Ai lati vi sono le figure di San Girolamo, san Francesco, San Domenico e Maria Maddalena ognuna sormontata da una tavola più piccola - Utilizzo di precisi tonalità di colore per rendere la consistenza materica di alcuni tessuto come pelliccia, velluto e seta - Fine utilizzo di lamina d’oro riccamente decorata per creare giochi di luce Adorazione dei magi (1423) - È considerato il manifesto del Gotico Internazionale - Il committente era Palla Strozzi, membro di una delle famiglie più ricche e note di Firenze, dunque non ci sorprende il chiaro rimando all’area cortese, con uno stile fiabesco in cui è totalmente assente la prospettiva - È un’unica grande scena tripartita in cui il corteo dei magi si dispiega su tutta la superficie ≠ Beato Angelico - I magi sono raffigurati con vesti molto preziose e questo rimanda la committente che era un ricco venditore di stoffe - Grande preziosismo anche nell’uso dell’oro che viene arricchivo con dettagli in rilievo fatti con il punzone - Nella predella vi sono raffigurate le scene della natività, della fuga in Egitto e della presentazione al tempio di Cristo - Sui tondi sono raffigurati l’Angelo annunciante, Cristo al centro e l’Annunciata (la Madonna) 5 IL RINASCIMENTO - Il Rinascimento inizia a Firenze nel 1401 con il concorso istituito dall’arte della Calimala per le formelle della seconda porta del Battistero di Firenze - Il termine Rinascimento venne coniato nella storiografia ottocentesca, ma la parola “rinascita” venne già utilizzata dagli umanisti - Copre un periodo che va dai primi del ‘400 al secondo ventennio del ‘500 - Il Rinascimento è un movimento artistico che coinvolgerà tutte le arti, non solo la pittura - Un grande cambiamento è che al centro del mondo non vi sono più la Vergine e Gesù, ma il soggetto principale torna ad essere l’uomo - I tratti principali che qualificano lo stile rinascimentale sono:  uso della prospettiva lineare centrica  attenzione all’uomo come individuo, nella sua componente sia fisica che emotiva  ripudio degli elementi esornativi, sintesi ed essenzialità - Probabilmente nacque a Firenze perché i fiorentini, essendo commercianti, erano più predisposti a uno studio più scientifico e materiale degli oggetti e poi anche perché qui vi nacque anche la rivoluzione attuata da Giotto. A Firenze inoltre si era ritrovata in quel periodo un’agiatezza economica e una stabilità politica mai vista fino a quel momento e che permise alla committenza privata di finanziare opere BRUNELLESCHI - È considerato l’iniziatore del Rinascimento - Scopre le regole per la realizzazione della prospettiva, infatti fu anche amico del matematico Paolo del Pozzo Toscanelli e si appassiona alla geometria, alla matematica e all’ottica, sulle quali fonda il nuovo sistema prospettico lineare. La restituzione della tridimensionalità propria degli oggetti reali sul piano bidimensionale di un dipinto o un rilievo implica l’uso di illusioni ottiche che suggeriscono un effetto di profondità - La parola prospettiva deriva dal latino perspicere, che può essere tradotto con vedere distintamente, e ciò significa che quello che viene rappresentato su un piano è la proiezione di ciò che vediamo nella realtà - Studia le opere greco-romane nei suoi soggiorni a Roma - Egli ritiene che:  la base dell’architettura sia la “ragione metrica”: il MODULO, unità alla quale sono rapportati in ordine di multipli e sottomultipli tutti gli elementi dell’insieme  la bellezza nasce dall’armonia delle proporzioni e dalla semplicità - Gli elementi tipici delle sue architetture sono:  l’ordine architettonico  l’arco a tutto sesto - L’ arco era inquadrato dall’ordine oppure era sovrapposto ad esso - Usa la “bicromia” per distinguere struttura portante e struttura di riempimento - Ritiene che l’architetto sia responsabile della realizzazione di ogni parte dell’edificio (togliendo autonomia alle maestranze, come avveniva nel Medioevo) Formella con il sacrificio di Isacco (1401) - Il concorso del 1401 venne organizzato dall’Arte della Calimala (corporazione dei commercianti di lana) e il premio era la seconda porta del Battistero di Firenze - Il tema del concorso era il “sacrificio di Isacco” - La formella da usare era obbligata 6 - Il vincitore di questo concorso fu Lorenzo Ghiberti: egli venne scelto perché rispettava di più il gusto classico e perché, essendo un orafo, era riuscito a trovare una lega che necessitava di vero metallo - La formella di Brunelleschi era però molto più innovativa, infatti:  alcune figure emergono fino a fuoriuscire dalla cornice; la “realtà” della scena continua al di fuori dei contorni fissati  la scena è impostata su due piani di profondità: la parte “sacra” in alto, al centro della composizione, e la parte “profana” invece si trova in basso  i servi sono in pose complesse e richiamano la scultura classica  la scena è più intensa e drammatica  la veste di Abramo è più mossa e il suo gesto è più violento  Isacco è disperato  l’angelo afferra il braccio di Abramo  l’episodio è umanizzato  la scena non è passiva accettazione del volere divino, ma dramma  il corpo umano è più analizzato Spedale degli innocenti (1419-1444) - Presenta 9 arcate in fronte, tutte con lo stesso modulo - Alla base vi sono 9 gradini - Il modulo tra colonna e colonna, che si ripete proporzionalmente in tutto l'edificio, venne calcolato tra i punti esterni delle basi. Questo modulo (10 braccia fiorentine, circa 5, 84 metri) definiva anche l'altezza dalla base della colonna al pulvino compreso, la larghezza del portico, il diametro degli archi e l'altezza del piano superiore misurata oltre il cornicione; mezzo modulo era inoltre il raggio delle volte e l'altezza delle finestre; il doppio del modulo era l'altezza dal piano del calpestio del portico al davanzale delle finestre Cupola di Santa Maria del Fiore (1418-1436) - A causa delle sue enormi dimensioni (circa 46 metri di diametro) era impossibile costruire le strutture lignee (centine e ponteggi) - A peggiorare le cose ci fu anche il fatto che i maggiori architetti dell’epoca erano tutti morti a causa dell’epidemia di peste del 1348 - Brunelleschi inventò un sistema mobile ad anello capace di far muovere l’impalcatura che si spostava man mano che la cupola prendeva forma - Egli costruì una doppia cupola a sesto acuto (quella inferiore sorreggeva quella superiore in mattoni), con 8 costoloni su cui si tendono 8 vele a sezione orizzontale e rettilinea - Costoloni e vele vennero costruiti contemporaneamente e il tutto venne irrobustito dalla lanterna finale 7 Sagrestia vecchia di san Lorenzo - Chiesa a pianta quadrata su cui si innesta una cupola emisferica - Lo spazio interno è definito da elementi decorativi in pietra serena che si stagliano sull’intonaco bianco evidenziando i contorni delle superfici Chiesa di Santo Spirito - Progettata nel 1436, ma conclusa dopo la morte del Brunelleschi, dunque non tutto il progetto dell’artista è stato realizzato - Più grande opera di un artista maturo. Considerata da Bernini la chiesa più bella del mondo - Esterno settecentesco semplice e liscio in contrapposizione con il complesso gioco spaziale interno - Pianta a croce latina basata sul modulo del quadrato di undici braccia fiorentine nelle campate delle navate laterali - Delle colonne dividono la navata centrale da quelle laterali e si addensano sotto la cupola, attorno al presbiterio - Absidi semicircolari scandiscono ritmicamente il perimetro mostrando all’esterno la loro forma convessa - Nella chiesa il rigore geometrico scandisce le zone di pieno e vuoto, luce e ombre creando un’armonia perfetta MASACCIO (1401-1428) - Nasce a San Giovanni Valdernano nel 1401 - Vasari ci dice che fu allievo di Masolino ma oggi gli storici concordano sul fatto che forse fu più un collaboratore che un allievo - La sua carriera ebbe inizio in un primo momento a Firenze e riscosse fin da subito un grande successo - Nelle sue opere recupera le innovazioni giottesche per poi rinnovarle secondo le teorie a lui contemporanee apportate da Brunelleschi e Donatello Polittico di San Giovenale (1422) - È un trittico diviso in 3 parti - Al centro vi è la Madonna col bambino e ai lati i santi: a sinistra San Bartolomeo e San Biagio, a destra San Giovenale e San Bartolomeo abate - Masaccio per la prima volta applica le regole della prospettiva teorizzate da Brunelleschi, anche se è presente ancora il fondo oro - I personaggi iniziano ad avere una fisicità più massiccia che si allontana dal gotico internazionale - Il bambino viene ritratto in un momento di naturalezza e umanità mentre si succhia il pollice Polittico di Pisa - Oggi non più un’univa opera ma smembrata in molti musei - È alto circa 5 metri - Per la prima volta l’aureola comincia ad essere soggetta a prospettiva, e non solo quella; è evidente nel collo di Cristo (fig. 7) che viene rappresentato schiacciato sia per evidenziare la prospettiva (il corpo di Cristo in croce è in visione prospettica dal basso verso l’alto) sia per evidenziare la sofferenza della morte, enfatizzato anche dal colore della pelle Nella postura della Maddalena Masaccio cita Giotto, e più in particolare il Compianto del Cristo morto nella Cappella degli Scrovegni. Anche il Cristo rimanda a Giotto e il suo Crocefisso 10 Monumento equestre di Gattamelata - Con quest’opera Donatello portò il Rinascimento a Padova - La statua è in bronzo - È concepito come un cenotafio-monumento funebre per qualcuno che era sepolto altrove - Fu concluso nel 1453 - Donatello per quest’opera si ispira a modelli classici - La composizione è studiata in modo da enfatizzare al massimo la figura umana, bloccando il movimento del cavallo con l’espediente della palla - La figura dell’uomo è idealizzata: ritto sulle gambe tese e aperte, fissa un punto lontano, indicando la direzione con la mazza di comando - La diagonale della mazza imprime all’insieme un movimento in avanti poiché media tra la massa orizzontale del cavallo e quella verticale del cavaliere - Era stata pensata per contenere le spoglie del condottiero David (1408-1409) - Statua marmorea - Figura elegante, vestita da un raffinato panneggio ma in cui è assente qualsiasi tipo di espressività - Legata ancora allo stile gotico nella sua solidità e raffinatezza che cerca di essere però spezzata dalla leggera rotazione del busto che cerca di conferire dinamicità - Corona di amaranto tra i riccioli dell’eroe emblema della fama eroica, tema profano accostato a figura cristiana David (1440) - Statua bronzea di un Donatello più maturo - Il rigore del precedente David lascia spazio a un nuovo David adolescente nella sua nudità trionfante enfatizzata dai calzari - La nudità rappresenta la vittoria della ragione e dell’humanitas sulla forza bruta; soltanto l’intervento divino poteva permettere all’esile David di vincere sul gigante Golia - Usa ancora le linee del gotico internazionale Scena del banchetto di Erode - Ornamento della fonte battesimale di Siena in bronzo dorato - È una scena ricca di prospettiva bruneschelliana - L’ opera ha 3 registri di profondità: nel registro in primo piano Salomè balla davanti a una tavola imbandita mentre alla sua sinistra viene raffigurato Erode che indietreggia di fronte alla testa mozzata del Giovanni Battista. La stanza del banchetto si apre sul fondo con una serie di archi in successione secondo un impianto prospettico conferito attraverso lo stiacciato - Architettura ispirata a quella antica romana - C’ è un largo uso della tecnica dello stiacciato Altare del Santo - Era stato commissionato a Donatello una serie di statue per adornare l’altare maggiore della chiesa di Sant’Antonio a Padova, ma forse per i tempi ristretti di consegna non realizzò il progetto iniziale ma dovette riadattarlo 11 - La raffigurazione della Madonna riprende:  la tradizione bizantina nella posizione. La Vergine, come nei tradizionali schemi bizantini, è in piedi davanti al trono che presenta il Bambino benedicente  la tradizione imperiale. La Vergine viene raffigurata come un’imperatrice nell’acconciatura e nel volto  lo stile classico nella gamba flessa e nella spalla leggermente abbassata - Il volto della Madonna risulta molto espressivo, anche grazie all’utilizzo del non finito - Nel trono sono presenti numerosi simbolismi come il suo significato di sedes sapientae, ovvero l’incarnazione della sapienza divina, enfatizzato anche dalla presenza di sfingi, mentre la rappresentazione di Adamo ed Eva sullo schienale rimanda alla Vergine come nuova Eva in quanto generatrice di colui che salverà l’uomo dal peccato originale - Nei bronzi raffiguranti i Miracoli di Sant’Antonio, le architetture sono tutte di rimando classico, e i numerosi personaggi affollano le scene studiate secondo un preciso assetto prospettico La Maddalena - Scultura lignea del periodo più maturo di Donatello. Realizzata nel 1453, dopo che l’artista rientrò a Firenze - Viene rappresentata il momento di ascesi della santa, momento drammatico in cui si ha una mortificazione della carne - Maddalena non rappresentata nella sua sensuale bellezza ma con il volto scavato, gli occhi infossati, le vene evidenti sulla pelle, i capelli ispidi - Il suo volto esprime come sorpresa per il miracoloso interventi di Cristo nel purificarla dai peccati dopo la sua astinenza e il suo digiuno ARTE FIAMMINGA - Altro Rinascimento che di sviluppa nel XV sec. nell’Europa Settentrionale - Fu favorito da eventi storici: i Paesi Bassi del Sud divennero parte del ducato di Borgogna che riuscì a mediare tra il potere centrale e le piccole autonomie locali favorendo lo sviluppo commerciale e culturale. Nasce in questo contesto di sviluppo una borghesia ricchissima in grado di tenere testa all’aristocrazia e addirittura alla corte ducale - Grazie allo sviluppo commerciale inoltre cominciano a circolare i dipinti fiamminghi, che vengono spostati all’interno di navi mercantili espandendo la pittura fiamminga in tutta Europa. I caratteri tipicamente fiamminghi come la luce fredda e rivelatrice, l’attenzione per il dettaglio, la resa materica e il nuovo senso del paesaggio e del ritratto, penetrano e si intrecciano con l’arte figurativa italiana VAN EYCK Coniugi Arnolfini - Scena di due sposi che si scambiano la promessa di fedeltà in un ambiente domestico raffinato e pieno di simbolismi sul matrimonio nascosti su oggetti comuni, come il candelabro con sei braccia ma solo una candela accesa - Luce proviene dalla finestra - Scena amplificata dallo specchio che ci mostra ciò che sta al di fuori del dipinto - Verga simbolo di verginità ma anche di fertilità - La frutta, come la mela nell’antico testamento, richiamano al fuggire dai comportamenti peccaminosi 12 - Giovanni Arnolfini era un mercante di stoffe dunque non ci stupisce il sontuoso mantello di cui è vestito Madonna del cancelliere Rolin - Commissionata dal cancelliere Rolin per la sua cappella nella chiesa della sua città natale - Scena ambientata in una chiesa affacciata su un paesaggio lagunare - Attenta descrizione anatomica e dei dettagli grazie all’utilizzo della luce - Posizione di profilo del cancelliere esprime il potere politico dello stesso WAN DER WEYDEN Deposizione del Prado - Trittico di cui le tavole laterali sono andate perdute - Figure come gruppo scultorei schiacciato su un fondo oro come se fossero chiusi all’interno di una cornice - La composizione si sviluppa in orizzontale, con il corpo di Cristo al centro e alla sua destra la Vergine svenuta nella stessa posizione del Cristo - La luce fredda scolpisce le figure e le rende plastiche - Forte attenzione al dettaglio e perfetta resa materica sia nelle figure che sembrano marmoree sia nelle vesti MICHELOZZO Palazzo Medici Riccardi - Cosimo de’ Medici affidò all’architetto nel 1444 la realizzazione del proprio palazzo dall’originale palazzo Riccardi - Si fondono elementi ancora medievali con l’equilibrio umanistico - La scansione dei piani è resa attraverso la superficie della parete esterna: bugnato appena sbozzato al piano terra, liscio al primo piano e levigato all’ultimo - Le finestre superiori sono a tutto sesto divide da bifore su colonne - All’interno era stato progettato un cortile con porticato, ispirato ai chiostri monastici LEON BATTISTA ALBERTI - Alberti fu un uno tra i più colti e raffinati intellettuali umanisti: spaziò dal campo dall’architettura e pittura aa quello della letteratura. Scrisse numerosi trattati in latino, tra cui il De pictura e il De statua, e contribuì in maniera incisiva alla diffusione delle teorie rinascimentali in tutta Europa - Fu anche un grande architetto e lavorò in numerose corti, muovendosi in tutta Italia - Nacque e si formò a Roma, ma una delle sue prime opere si trova a Rimini e si tratta del Tempio Malatestiano Tempio Malatestiano - Alberti affrontò il rifacimento di questo edificio rispettando i canoni del Rinascimento ma tenne in grande considerazione anche quelli del classicismo - Egli creò un vero e proprio involucro marmoreo che ingloba, senza toccarlo, l’edificio preesistente 15 Cristo deriso - Davanti al Cristo, seduti e con aria sofferente si vedono la Madonna e San Domenico ed è circondato dai simboli della sua sofferenza, le mani che lo schiaffeggiano, il bastone, figure che sputano e la corona di spine. Questa simbologia medievale funge da monito per il monaco che risiede in quella cella - Cristo appare imperturbabile - Avviene nell’affresco una conversazione muta, non si narra un evento ma si comunica allo spettatore Pala di san Marco - Madonna in trono e non su una seduta modesta, si differenzia dagli affreschi presenti nel convento in quanto più raffinata e dettagliata - Il preziosismo viene inserito nell’opera in quanto questa si trova sull’altare maggiore e dunque la sua visione è destinata all’ecclesia - Il personaggio che osserva lo spettatore e quello girato di spalle sono i santi Cosma e Damiano, i santi medici, riconoscibili per il caduceo e la cui presenza è riconducibile al finanziamento di Cosimo per restaurare il convento - La prospettiva non è ben argomentata se non nel tappeto - In fondo viene rappresentata la crocefissione Crocefissione di San Marco - Viene conferita sacralità all’immagine nell’assenza dello sfondo, mentre la prospettiva viene resa dalle 2 croci di sguincio - La scena viene divisa in 2 parti: sotto i santi e sopra la vera e propria crocefissione - Il Golgota viene rappresentato metaforicamente nella montagna in cui viene conficcata la croce in cui è appeso Cristo - La croce divide ulteriormente la scena in due parte: a destra i fondatori dell’ordine e a sinistra i santi protettori del casato mediceo - L’affresco si trova nella sala capitolare, luogo che allude alla pax fidae: il concilio di Basilea aveva ribadito la pace tra i cattolici e gli ortodossi, pace fortemente voluta da Cosimo dei medici ed è per questo che sono presenti i santi protettori della famiglia medicea Annunciazione del Prado (1430-1435) - Nella tavola domina la raffinatezza calligrafica del gotico internazionale - Attenzione e minuziosità tipiche della miniatura vengono inseriti nell’opera - Accuratezza del dettaglio nella vegetazione con tante tipologie di piante e frutta - Nel giardino è raffigurata la cacciata di Adamo ed Eva che si presentano vestiti e non tipicamente nudi. I vestiti rappresentano il senso peccato e la vergogna nata per aver mangiato la mela - Tema dell’ortus conclusus - L’angelo, dalle ali di un uccello, è vestito in modo elegante e raffinato tipico del gotico Simboli della maternità della Vergine sono le braccia come in protezione del grembo e la rondine - Raggio di luce e la colomba sono una raffigurazione di Dio - La linea di contorno dei personaggi è marcata e sono presenti delle sfumature forti, tipiche del gotico internazionale. La luce inoltre viene utilizzata in maniera simbolica in quanto deriva dal fascio di luce divino. Beato Angelico devia quindi l’utilizzo della luce dell’arte del gotico internazionale in arte sacra 16 - Intenzione prospettica nella raffigurazione della stanza affianco alla Madonna Pala di Anna Lena - Sono presenti elementi del gotico internazionale - Vi è un rimando al fondo oro tramite l’arazzo - Il rimando alla divisione è dato dalla scansione data dal colonnato (Rinascimento) - I colori sono molto accesi (rimando alla pittura fiamminga) - Vi sono raffigurati la madonna e i santi - Non costruisce un polittico ma inserisce tutti i personaggi in modo unitario - La Vergine ha la stessa grandezza dei santi Annunciazione di Cortona - Nell’ annunciazione di Cortona la Vergine è seduta su un trono dorato e la linea rinascimentale è visibile nell’uso della prospettiva, mentre quella gotica nella presenza del manto erboso Deposizione o Santa Trinità (1432) - Venne commissionata nel 1453 da Palla Strozzi a Lorenzo Monaco che però realizzò solo le cuspidi e le predelle, mentre la pala venne poi affidata a Beato Angelico perché nella stessa cappella lavorava Gentile da Fabriano - Scena impostata con schema piramidale con al centro Cristo - I colori sono brillanti e c’è un grande uso dell’oro - Le architetture e il giardino sono fortemente descritti - In quest’opera Beato Angelico guarda al passato ma fa anche un passo avanti nel futuro: l’uso dell’oro, dell’arco a sesto acuto e delle decorazioni sopra l’arco rimandano al passato mentre l’uso della prospettiva e dell’assetto geometrico ci porta nel futuro - La luce proviene dalla parte alta a sinistra del dipinto e crea delle ombre di rimando giottesco - I personaggi vengono vestiti alla moda del tempo; quelli a destra sono i dotti, simbolo della religione dell’intelletto, mentre quelli a sinistra sono le pie donne Trittico di Perugia (1437-1447) - Realizzato per la chiesa di San Domenico di Perugia all’interno della cappella di San Nicola - Tre pannelli: in quello centrale vi è raffigurata la Madonna in trono con il Bambino e gli angeli, in quello a sinistra San Domenico e Nicola di Bari, con la mitria appoggiata dietro di lui e raffigurato senza la tipica barba, e a destra Giovanni Battista e Caterina d’Alessandria riconoscibile per la ruota dentata - La raffigurazione di San Nicola senza barba ha portato i critici a pensare che in realtà quella figura fosse Papa Nicolò V - Uso dell’oro per lo sfondo e per l’architettura del trittico - Forte preziosismo nelle vesti e grande attenzione al dettaglio - Nelle cuspidi viene raffigurata l’Annunciazione, mentre nella predella vengono narrate le storie di San Nicola di Bari 17 Cappella Niccolina - Cappella privata di Nicolò V accanto alle stanze di Raffaello - Vi affrescò le storie dei protomartiri Stefano e Lorenzo insieme a Benozzo Gozzoli - Tra le storie di Santo Lorenzo troviamo l’ordinazione dello stesso in cui notiamo un uso consapevole della prospettiva e una sorta di depurazione dallo stile gotico attraverso una rarefazione dell’immagine LORENZO GHIBERTI Porta del paradiso - Fu terminata nel 1452, lo impegnò per tutta la sua attività matura - È in bronzo dorato ed è ormata da due battenti rispettivamente divisi in 5 scomparti quadrati, racchiusi da un’incorniciatura doppia - Gli episodi narrati sono molto numerosi (in tutto una cinquantina) e raccontano una rilettura della storia della salvezza fondata sulla tradizione patristica latina e greca - Vasari la definisce la più bella opera del mondo PAOLO UCCELLO (1397-1475) - Nasca a Firenze e si formò presso la bottega di Ghiberti, per cui faceva la rimettatura (pulitura) delle formelle della Porta del Paradiso - Nel 1425 si trasferisce a Venezia e rimarrà lì per 4 anni dove si specializzerà proprio in queste due materie artistiche del mosaico e della vetrata. Venezia era un luogo apparentemente accogliente ma riservavano le commissioni più importanti agli artisti originari del luogo - Tornato a Firenze che però era stata in quegli anni rivoluzionata da Masolino e Masaccio mentre lui aveva ancora una formazione tardo gotica - Guarderà molto a Beato Angelico che come lui manteneva nella sua arte una traccia tardo gotica - Riallaccerà inoltre i rapporti con il Ghiberti, e questo riavvicinamento è visibile negli affreschi ormai perduti di Santa Maria degli Angeli - Egli resterà legato ad un orizzonte culturale tardogotico, interpretato però con originalità Affreschi con le storie della genesi - Si trovano nel chiostro verde di Santa Maria Novella - Furono terminati entro il 1425 - Vi è un’evidente geometricità dell’impianto e del modulo compositivo delle figure Affreschi con le storie di Noè - Con questi affreschi riprende, nel 1447, il chiostro di Santa Maria Novella - Sono costruite su due punti di fuga incrociati, che creano uno spazio smisurato, creando una prospettiva a cannocchiale - I colori sono piatti, brillanti e innaturali - Nella scena del diluvio e recessione delle acque (sotto) presenza del mazzocco, particolare copricapo che si trova su uno dei personaggi in primo piano 20 - Ogni campata è costituita da una nicchia e quella centrale che contiene la Vergine è a forma di conchiglia. L’inserimento di Santi in nicchie rimanda a Donatello - Madonna non su di un trono ma su un soppalco ricoperto da un tessuto prezioso - Alberi di agrumi individuano un mondo corrotto al di fuori della sacra conversazione. L’arancio come la mela rimanda al peccato - Colori che compongono tutta l’architettura sono panna, rosa pallido e verde bottiglia ANDREA DEL CASTAGNO Ultima cena (1447) - Andrea del Castagno si trasferì nel 1447, dopo un soggiorno a Venezia, a Firenze dove eseguì un ciclo ad affresco sulla parete di fondo del refettorio di Sant’Apollonia - La parete è divisa in tre registri, il più basso dei quali è interamente occupato dalla raffigurazione dell’Ultima Cena. Il registro superiore accoglie invece scene che si svolgono all’aperto (la Deposizione, la Crocefissione, la Resurrezione) in una luce cristallina che evidenzia corpi e paesaggi - La scena è ambientata in una sala decorata con una grande cura del dettaglio visibile nel soffitto a quadri bianchi e neri, nei fregi adornati con decorazione modulare, nel pavimento a mattonelle, nelle statue antropomorfe addossate a muri in laterizio che chiudono la scena a desta e sinistra e soprattutto dai riquadri che incorniciano dei finti marmi colorati - La stanza è mancante della parete anteriore per poter permettere così allo spettatore di vedere al suo interno - Una rigida prospettiva, tipicamente massaccesca, vede come suo centro le figure di Cristo, del San Giovanni dormiente (riconoscibile iconograficamente per il suo aspetto quasi femminile, conferitogli dalla sua giovane età) e da Giuda, collocato all’altro lato della tavola imbandita, ritratto, come vuole la tradizione iconografica, come un uomo barbuto, dalla carnagione scura e senza aureola - A tutti i personaggi viene conferita una forte capacità espressiva: dalla rassegnazione visibile negli occhi di Gesù rivolti verso il San Giovanni allo stupore e preoccupazione degli altri apostoli - La scena è inondata da una luce naturale la cui provenienza è riconoscibile nelle finestre sul lato destro, che giustificano quindi l'illuminazione da destra come suggeritoci dalle ombre che rendono i personaggi fortemente plastici oltre che drammatici Monumento equestre a Niccolò da Tolentino (1456) - Il monumento viene raffigurato come un’opera monocroma, con qualche aggiunta di rosso nel sarcofago, così da poter simulare al meglio la materia marmorea di una vera e propria statua ed esaltata dal fondo scuro che mette ancora di più in evidenza la plasticità e il bianco del cavaliere sul cavallo - Rimando al Monumento equestre a Giovanni Acuto di Paolo Uccello - Il sarcofago dalle forme classicheggianti viene raffigurato secondo una prospettiva dal basso verso l’alto che ci permette di vedere la faccia più bassa del piedistallo a contatto con la conchiglia - La raffigurazione di Niccolò e del cavallo denotano un attento studio da parte del pittore della resa anatomica ma anche del chiaroscuro che in modo molto incisivo va a caratterizzare le forme dei due personaggi. - C’è inoltre un richiamo a un’opera di Donatello, al Monumento equestre di Gattamelata. 21 PIERO DELLA FRANCESCA - Teorizzò e scrisse molti trattati in latino e funse da veicolo per le idee rinascimentali come il De prospectiva dipingendi, tre libri dedicati alla geometria piana e dichiarazione poetica del pittore, in quanto l’arte di Piero della Francesca si identifica nella prospettiva - Non si occupò solo di pittura ma anche di matematica, cosa assolutamente innovativa per un pittore del ‘400, ma per Piero della Francesca la matematica è una specie di formamentis - Dipingere utilizzando la prospettiva per l’artista voleva dire avvicinarsi alla realtà, dipingere in modo mimetico costruendo uno spazio simile al vero ma non verosimile, descrive una dimensione intellettuale - Egli considera la prospettiva, insieme con il disegno e il colorire, una delle parti costitutive della pittura e la promuove vera e propria ossatura portante del dipingere - Girerà le corti di tutta Italia ma si fermerà ad Ubino dai Montefeltro fino alla sua morte, dai quali fu molto amato ed apprezzato - Egli è definito il “pittore della luce” Polittico di Sant’Antonio – Annunciazione - L’annunciazione viene dipinta nella cimosa del polittico - Tra l’angelo e la Madonna si apre la scena verso un lungo porticato studiato secondo una prospettiva centrale che sembra come sfondare la scena - La Madonna viene rappresentata anche nel suo stato d’animo, come se avesse appena appreso il grande compito che le è stato affidato. L’angelo inoltre non sembra essere appena arrivato nella scena ma sembra andarsene - Luce ultraterrena, irreale. Tutta la scena è inondata da luce - La Madonna sotto al loggiato ricorda ancora l’ortus conclusus - Ripresa dell’Annunciazione del Prado di Beato Angelico nella costruzione architettonica e nella colomba all’interno del fascio di luce e anche nel gesto in segno di devozione della Madonna - La prospettiva di Piero della Francesca viene messa in relazione alla simbologia medievale Virgo colomnia, ovvero della Vergone come sede della sapienza divina - La colomba richiama l’attento studio della prospettiva in quanto viene dipinta in scorcio - Costruzione dei personaggi piramidale - Gioco illusorio nella posizione della Madonna: dal punto di vista dell’angelo la Vergine è davanti, considerando la colonna, sembra invece esterna al loggiato Madonna partoriente - Gioco prospettico ma anche ottico: la Vergine sembra all’interno della cortina, ma dai piedi e dall’ombra si intuisce che in realtà è fuori o più precisamente sul filo tra dentro e fuori - Parallelo tra la copertura della cortina e l’apertura del vestito -Gli angeli sono vestiti con colori complementari sia nei toni che nella disposizione dei colori - Non c’è una prospettiva albertiana di tipo monoculare (punto di fuga che rende lo spettatore passivo) ma una prospettiva originaria di Piero della Francesca, una prospettiva intellettuale in quanto l’intelletto prende parte alla creazione dello spazio che risulterà illusorio ma anche simbolico. Questo tipo di prospettiva prende le sue basi su due diversi tipi di pensiero, quello del neoplatonismo e quello di Cabala. Il primo sostiene che il mondo delle idee è il mondo perfetto mentre la realtà è solo una copia, il secondo invece, è il testo ebraico che vede nei valori numerici la pietra su cui si fonda l’universo come nel classicismo il canone policleteo prevede la testa come canone ripetuto per formare il corpo 22 Polittico di borgo San Sepolcro - Gli ci vollero 15 anni per finirlo perché non ci lavorava mai - È presente il fondo oro poiché la committenza era molto retrograda e tradizionalista - Il personaggio incappucciato è un flagellante - I ritratti sono molto realistici - Si nota molto l’influenza di Masaccio Battesimo di Cristo - In origine era la parte centrale di un trittico - La tavola è costituita da 2 quadrati sovrapposti sormontati da un semicerchio, il cui centro geometrico è occupato da una colomba - La figura immobile di cristo, la coppa sostenuta dal Battista e il simbolo dello Spirito Santo si allineano sull’asse mediano, generando una partizione calibrata, ma non rigidamente simmetrica: l’albero infatti, che divide la tavola in parti che stanno in rapporto aureo, ha un valore di cesura più forte che non il gruppo centrale. La costruzione geometrica rimanda all’assoluto poiché alle cose divine si può accedere solo tramite al simbolismo - Le tinte si contrappongono e si riprendono bilanciandosi, moltiplicate in un’infinita gamma di toni - La luce fredda annulla ombre e contorni - Il paesaggio è in stile fiammingo - Non ci sono aureole - Dietro la figura di Cristo si possono vedere dei tronchi di alberi recisi, simbologia legata solitamente al Battista come colui che combatte la falsità dei farisei, che è qualcosa da estirpare. Piero però lega questo simbolo anche a San Girolamo nella Pala di Brera - Prospettiva geometrica e astratta, che definisce uno spazio che appare come bidimensionale, uno spazio intellettuale - Le tre figure angeliche alludono alla trinità: l’angelo più a sinistra ha un monile sul capo che rimanda a Dio Padre, il Figlio può essere rintracciato nell’angelo coronato di alloro e con la veste blu mentre lo Spirito Santo viene raffigurato nell’angelo centrale. La figura del Figlio è prospetticamente segnata dalla figura dell’albero e questo avvalora la teoria che lo lega al figlio in quanto l’albero è un noce e questo è il simbolo di Cristo, inoltre è l’angelo più vicino alla figura del Cristo e ha sulle spalle una sorta di veste che si è tolto Cristo per ricevere il battesimo - Si formano nell’immagine due assi, quello trinitario degli angeli che rimandano all’antico testamento e quello di cristo la colomba e Dio sulla cornice dell’opera che rimanda invece alla storia di Gesù Flagellazione di Cristo (1457-1470) - Dipinto a tempera su tavola - È impaginata con la precisione di un teorema - La tavola è divisa in due parti con rapporto aureo, occupate l’una da uno spazio aperto, l’altra da una loggia - L’architettura distingue (ma nello stesso tempo coordina) i due gruppi di figure - I tre personaggi in primo piano potrebbero raffigurare o l’unione della chiesa orientale con quella occidentale oppure il fratello del signore di Urbino (che è morto in una congiura) con i due congiuranti. La figura centrale ricorda molto uno degli angeli del Battesimo di Cristo e ciò può indicare in Piero della Francesca un riutilizzo dei cartoni 25 Storie del San Cristoforo (1448-1465) - I bombardamenti del 1944 hanno distrutto gli affreschi ad eccezione di due scene, Il Martirio di San Cristoforo e l’Assunzione della Vergine - Riprende da Donatello la rappresentazione dello spazio secondo il punto di vista dell’osservatore. Usa dunque un punto di vista dal basso - Figure monumentali favorite dal punto di vista ribassato - Testa di San Cristoforo squarciata sembra rotolare verso l’osservatore San Sebastiano - Citazione dell’antico nei ruderi architettonici, nelle decorazioni e nell’armatura Pala di San Zeno (1456-1459) - Pala a forma di portico aperto la cui scena viene divisa da 4 semicolonne dorate addossate ai pilastri dipinti. La cornice diviene parte integrante del dipinto - Colonne sostengono un architrave in finto marmo ornato da ghirlande e chiuso da un soffitto a cassettoni - Santi imponenti come statue classiche - Vista dal basso verso l’alto - Punto di fuga coincide con il centro della sacra conversazione in cui è presente la Madonna in piedi su di un trono con il Bambino, struttura tipica donatelliana Cristo morto (1478-1481) - Scena tracica dalla forte drammaticità enfatizzata anche dai colori spenti stesi a tempera - Era di proprietà dell’artista e forse destinato alla sua cappella funeraria - Corpo di Cristo raffigurato con regole prospettiche alterate per non distorcere troppo il corpo - Visi della Madonna e di chi la accompagna sembrano maschere tragiche SANDRO BOTTICELLI (1445-1510) - Con le sue opere egli chiede idealmente il secolo - Era molto legato alla corte medicea - Lavorò sempre a Firenze - Lavorò presso la bottega di Filippo Lippi e poi presso quella del Verrocchio Madonna del Magnificat (1481-1482) - È un vero e proprio esperimento ottico, poiché le figure appaiono come riflesse in uno specchio convesso - La madonna sta scrivendo la preghiera del Magnificat - Il bambino tiene in mano una melagrana, simbolo di resurrezione ma anche dell’unità della chiesa - Opera per un pubblico colto e raffinato vista la grande presenza di oro 26 Adorazione dei magi (1475) - Si tratta di un “desco da parto” concepito per essere visto orizzontalmente - Vi è una negazione e uno stravolgimento della prospettiva - La vergine si trova al centro della raffigurazione - I magi hanno la faccia dei medici La primavera (1477-1478) - La Primavera fu commissionata a Botticelli da Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici, cugino del Magnifico, per la sua villa di Castello - L'opera è composta da nove figure allineate e divise in due blocchi, separati dalla figura di Venere sormontata da Cupido - L’opera va letta da destra verso sinistra: a destra la personificazione del vento Zefiro che soffia sulla ninfa Cloris che tenta di sfuggirgli invano; accanto alla ninfa vi è la rappresentazione di Flora, dea generatrice di fiori, rappresentata con una veste fiorita mentre sparge fiori a terra. Al centro Venere, dea della bellezza e dell'amore, sormontata da Cupido, suo figlio che punta la sua freccia verso le tre fanciulle che danzano, le Grazie, coperte solamente di veli trasparenti. Infine all’estrema sinistra Mercurio, riconoscibile dai calzari alati e dal caduceo (il bastone), con cui cerca di cacciare via le nuvole - Le figure sono contornate da una linea morbida e sottile che rende i volumi come appena accennati, favorito anche dalle ombreggiature leggere e non nette - Le forme spiccano grazie ai loro colori tenui su un fondo scuro che evidenzia una spazialità piatta - La prospettiva in quest’opera è infatti quasi totalmente assente, come sacrificata in favore di un’attenta descrizione dei personaggi - La luce è diffusa ed uniforme, senza una chiara provenienza, inoltre appare anche irreale a causa della mancanza delle ombre riportate dei corpi sul suolo erboso - Senso di irreale viene enfatizzato anche dalle figure stesse, di una bellezza ideale, con profili perfetti, gestualità sinuose e armoniose e delle vesti leggere che lasciano intravedere le forme dei corpi nelle aderenze - La Primavera si può così intendere come illustrazione di uno dei cardini del sistema ficiniano basato sul pensiero neoplatonico: l’amore che, nei suoi diversi gradi, arriva a staccarsi dal mondo terreno per volgersi a quello spirituale. L’episodio di Zefiro, Clori e Flora rappresenterebbe la forza sensuale e irrazionale dell’amore che tuttavia è fonte di vita e che, grazie alla mediazione di Venere/Humanitas e di Eros, si trasforma in amore diverso e più perfetto fino a spiccare il volo verso le sfere celesti con la guida di Mercurio. La nascita di Venere (1484-1486) - In quest’opera Botticelli va a raffigurare il mito della nascita della dea Venere come narrato da Omero - La dea viene rappresentata in equilibrio su di una conchiglia, a figura intera al centro del dipinto, nella sua nudità con la mano destra appoggiata al seno come a volersi coprire con gesto pudìco, mentre la mano sinistra tiene una ciocca di capelli lunghissimi utilizzata per coprire il pube (venus pudica) - Alla sua destra giunge in picchiata Zefiro che con il suo soffio spinge la dea verso l’isola di Cipro, inoltre sorreggere Aurea, personificazione della brezza primaverile, la cui presenza è spiegabile nel personaggio alla sinistra di Venere, la personificazione della Primavera, che nel suo vestito fiorito porge alla dea un mantello rosso anch’esso adornato da fiori di vario genere 27 - A differenza della Primavera qui vediamo un numero molto ridotto di personaggi, forse per voler enfatizzare la sacralità dell’atto che è appena avvenuto, ovvero la nascita di una dea - Comune alla Primavera è invece la ricerca di Botticelli di una bellezza e di un'armonia ideale. Botticelli decide quindi di sacrificare il reale in cambio della bellezza e delle linee sinuose - Delicato chiaroscuro delle ombre che rende una forte plasticità ai corpi e una resa veritiera dei materiali come le vesti e le specie vegetali - La prospettiva appare piatta (visibile soprattutto nella vegetazione dietro la personificazione della Primavera), in favore di un’attenta e dettagliata descrizione dei particolari Natività mistica (1501) - La Natività mistica è forse l’unica opera di Botticelli con raffigurazione cristiana: al centro della scena si vede nucleo centrale della sacra famiglia collocata sotto una capanna, sul cui tetto gli angeli vestiti nei colori della Fede, Speranza e Carità, reggono frasche di ulivo e un libro - In alto una girandola di dodici angeli che sorreggono ramoscelli di ulivo e cartigli e volano nella luce dorata del paradiso, evoca gli apparati scenici delle sacre rappresentazioni fiorentine - In basso, altri angeli abbracciano uomini che potremmo definire virtuosi per la presenza sul capo di corone di alloro. Dalle loro espressioni sembra trapelare come un sentimento di conforto dato forse dalla gioia della nascita divina. Attorno a questo lieto sentimento sembrano fuggire creature demoniache che, con un’espressione spaventata scappano in pertugi del suolo - Questo carattere visionario e profetico si è sempre collegato alla spiritualità e ai toni accesi delle prediche di Girolamo Savoranola - I colori appaiono squillanti e ripetuti secondo uno schema ritmico come è visibile nelle vesti alternate degli angeli che non vengono più raffigurate con quelle leggerezza e armoniosità tipica delle opere precedenti, ma appaiono più pesanti, massicce come se l’autore avesse avuto un’involuzione stilistica ANTONELLO DA MESSINA - La sua arte è molto influenzata da quella fiamminga. I D’Angiò avevano favorito la diffusione dell’arte francese e tardogotica e nella loro corte fecero lavorare diversi artisti tra cui Colantonio alla cui bottega lavorò Antonello da Messina San Girolamo penitente (1460-1465) - L’albero mozzato rimanda a San Girolamo ma anche a Piero della Francesca. Il rapporto tra i due artisti era certificato dunque non ci stupisce il rimando a questo - Anche Colantonio aveva dipinto la storia di questo santo, il San Girolamo nello studio:  La luce conferisce un certo realismo nonostante la prospettiva non sia del tutto esatta, oltre a conferire volume agli oggetti  Utilizzo dell’oro che rimanda al passato tardogotico  Grande quantità di oggetti e grande precisione nel riportare la barba che rimandano alla pittura fiamminga  Anche la prospettiva viene influenzata dall’arte fiamminga: il tavolo rispetto allo studiolo è solo in una posizione diversa rispetto alla composizione prospettica dello studio  L’arte fiamminga ha una diversa modalità di concepire l’opera d’arte che diviene un oggetto di tipo mercantile 30 Pala di San Giobbe - Madonna inserita all’interno di un’abside di una chiesa - Madonna in torno circondata da San Francesco, San Giovanni Battista e i santi Giobbe Domenico e Sebastiano - Mosaico dorato nel catino absidale riconduce all’ambiente veneziano, mentre l’iscrizione allude alla verginità della Madonna - I santi non sono allineati ma disposti secondo uno schema geometrico evidente anche nei tre angeli musicanti davanti al trono 31 IL RINASCIMENTO MATURO - Riscoperta del classico e del reale a cui si era contrapposto il Medioevo in favore del simbolico - L’antico viene visto come ideale di perfezione e farà da esempio per gli artisti come Leonardo e Michelangelo (ex. Laoconte) che partiranno proprio dall’antico per modificarlo. Il classico diviene quindi un modello di confronto - Il cosiddetto “Rinascimento maturo” si sviluppa tra il 1400 fino alla metà del 1500 con le esperienze di Leonardo da Vinci, Michelangelo e Raffaello - Centri principali di questa nuova corrente furono inizialmente Firenze e Milano, ma in seguito anche Roma - Furono almeno tre gli elementi essenziali del nuovo stile: formulazione delle regole della prospettiva lineare centrica che organizzava lo spazio unitariamente, l'attenzione all'uomo come individuo sia nella fisionomia e nell'anatomia che nella rappresentazione delle emozioni e infine il ripudio degli elementi decorativi e ritorno all'essenzialità - Cambia il ruolo dell’artista, non c’è più un legame con l’artigianato, ma l’artista viene visto anche come intellettuale, come uomo nuovo (Uomo Vitruviano di Leonardo). L’artista inoltre amplia il suo spazio di applicazione (ex. Michelangelo scrive anche poesie, Leonardo è un inventore) - Il neoplatonismo è l’ideale di perfezione e si lega al momento del disegno, visto come momento creativo non corrotto dalla materia. Inizia in questo periodo anche il collezionismo di disegni - Nasca anche l’idea di genio, introdotto in primis dal Vasari, e strettamente connesso al committente, tra cui primo tra tutti fu Giulio II. Gli ambienti delle corti si ritrovano oltre che all’arte anche alla letteratura e ne è un esempio Il Cortegiano di Baldassarre Castiglione - L’arte rinascimentale è influenzata anche dalla stampa a caratteri mobili che permette la stampa dei libri e una più libera fruizione della cultura, differentemente dal Medioevo in cui la cultura era legata all’immagine LEONARDO DA VINCI - Il catalogo delle opere fatte nella sua vita sono molto ridotte poichè piuttosto di dipingere un gran numero di quadri Leonardo preferiva lavorare molto su quelle in atto (lavorerà sulla Gioconda per ben 10 anni) - La sua formazione avverrà nella città di Firenze ma in seguito viaggerà molto e si sposterà in molte corti tra cui quella francese - Nelle sue opere lavora molto con le mani, usando i polpastrelli per stendere e sfumare i colori - Mette a punto un nuovo modo di concepire lo spazio, non utilizzando più la prospettiva di Brunelleschi ma basandosi sulle sperimentazioni ottiche basate sulla luce e sul modo con cui deve essere rappresentata l'atmosfera -Leonardo fa affidamento molto sul metodo sperimentale, non derivante dall’ambito artistico ma da quello scientifico - Utilizza schemi compositivi molto complessi rispetto al passato, come per esempio schemi piramidali o torsioni del corpo articolate - Nelle sue opere è evidente la sua capacità di rappresentare la psicologia dei personaggi attraverso lo studio delle espressioni e della gestualità. Si rintraccia così quella naturalezza assente fino a quei tempi - Il disegno diventa un elemento fondamentale nell’arte di Leonardo - Vasari identifica Leonardo come iniziatore della maniera moderna 32 L’annunciazione (1473-1475) - Aveva solamente 20 anni quando dipinse quest'opera e frequentava la bottega di Andrea Verrocchio - La scena è ambientata nel giardino di una tipica villa toscana del tempo - Leonardo ripropone una descrizione dettagliata della natura (in questo caso del giardino) ma anche del leggio in cui è appoggiato il leggio delle preghiere di Maria e che si ispira alla tomba di Giovanni e Pietro de Medici realizzata da Barrocchio con una ripresa dell'arte fiamminga - Si riesce a riconoscere questo quadro come opera di un'artista giovane dal braccio della Vergine, che appare troppo lungo in proporzione al corpo - Nel paesaggio Leonardo sperimenta lo sfumato, tecnica che deriva da studi di ottica e utilizzata per dare l'idea di profondità - Vari tipi di piante, la cui ispirazione deriva dallo studio da parte di Leonardo di erbari - Le figure sono a sé stanti, non cominciano, e questo ancora una volta mostra un Leonardo giovane - La Vergine viene raffigurata con le gambe semiaperte, simbolo di maternità - Le ali dell’angelo ricordano quelle di un uccello Battesimo di Cristo (1475 ca.) - Opera realizzata con Andrea Verrocchio - Si riconosce la mano di Leonardo nel cielo e nell'angelo di sinistra, in cui si denotano una posizione naturale e un attento studio sul movimento del panneggio. Inoltre lo studio anatomico è molto differente: il costato di San Giovanni non è naturale, le linee sono nette e dure e i chiaroscuri sono forti, cosa non visibile nell’angelo leonardesco - L’angelo di Leonardo denota un attento studio del drappeggio, morbido e volumetrico (preparava la tela con colori scuri per poi creare colpi di luce con la biacca) e la posizione in torsione della sua figura crea movimento ma in maniera morbida - Alcune fonti ci riportano che Verrocchio dopo aver concluso l'opera decide di smettere con la sua attività di pittore perché il suo allievo lo aveva superato, ma ad oggi questa teoria viene considerata improbabile - La composizione è a schema triangolare di cui la ciotola del Battista fa da apice - Si denota nel Verrocchio un chiaro rimando all’arte fiamminga - Si denota qui un inizio di studio dello sfumato, visibile nella differenza tra la palma e lo sfondo. La palma sembra quasi stilizzata Madonna che porge un fiore al Bambino o Madonna Benois (1478 ca.) - Chi commissionò quest'opera fu Benois - Rispetto alle precedenti opere di Leonardo qui si riportano delle novità: l'espressione della madonna molto naturale che unisce in un rapporto affettuoso la mamma con il figlio (volontà di tradurre i sentimenti), la luce proveniente sia dalla finestra che da un punto in alto a sinistra e infine una maggior conoscenza dell'anatomia umana (proveniente dalla sua attività di sezionamento dei cadaveri). Adorazione dei Magi (1481-1482) - Opera incompiuta a causa del trasferimento di Leonardo da Firenze a Milano dove venne ospitato nella villa di Ludovico Sforza - Oggi l'opera è in restauro a causa dell'eccessivo sporco depositatosi sulla superficie: man a mano che si è proceduti con il restauro sono venuti alla superficie personaggi che fino a poco tempo prima non si erano mai potuti vedere 35 - Oggi non possediamo più l'affresco di Leonardo ma fortunatamente conserviamo una copia del 1615 dell'artista Peter Paul Rubens - L'intreccio di cavalli, figure e armi riprendono il cartone di Sant'Anna con la Vergine, il bambino e San Giovannino - L'università di San Diego analizzò la sala per capire se era possibile trovare tracce dell'affresco incompleto di Leonardo, dove ora si trova quello di Vasari che crediamo non avrebbe mai cancellato un'opera di Leonardo, ma forse ci ha dipinto sopra (?) - Nello stesso tempo che Leonardo realizza questo affresco Michelangelo, dall'altra parte della sala, dipinge La battaglia di Cascina - Evidente rimando a Antonio del Pollaiolo e alla sua battaglia degli ignudi nell’impostazione dell’immagine ma anche nelle espressioni esasperate, forti dei personaggi serrati in una morsa vorticosa La Gioconda (1503-1506/1513) - Non siamo certi di chi volesse ritrarre Leonardo in quest'opera dato che non ci sono attributi, ma Giorgio Vasari ipotizza che la donna raffigurata si Lisa, la moglie di Francesco Giocondo - La Gioconda viene dipinta seduta davanti una balconata e inquadrata tra due colonne che però sono state "mutilate" - Lo sguardo impenetrabile della donna guarda verso il pubblico con un'espressione però indefinibile, infatti non ci è chiaro se sta sorridendo o se invece è seria - Il paesaggio alle spalle della Gioconda varia nel suo carattere geologico - Leonardo in quest'opera fa un largo uso dello sfumato che è ben evidente anche nel volto della Gioconda che appare come sfocato. La velatura viene portata agli estremi e lo sfumato al parossismo - Esistono di quest'opera molte copie, alcune spacciate anche per originali, ed è per questo che per capire quale è una copia vengono fatte indagini scientifiche che analizzano i pigmenti per poterla datare - Il dipinto sembra quasi essere diviso in due parti distinte: il paesaggio alle spalle della donna non coincide da destra a sinistra mentre il suo volto sembra più giovane a destra e più anziano a sinistra MICHELANGELO BUONARROTI - Michelangelo nasce il 6 marzo 1475 a Caprese - I suoi primi lavori vengono accreditati intorno ai 13-14 anni - Lavora nella bottega del Ghirlandaio ma non mostra interesse rispetto alla pittura contemporanea, infatti le sue prime opere erano delle copie su carta di autori come Giotto o Masaccio da cui riprende lo studio della corporeità - Lavorò presso la bottega di Bertoldo di Giovanni, discepolo di Donatello - Lorenzo il Magnifico lo ospitò nel suo palazzo in modo che Michelangelo, nella scuola di San Marco, possa dedicarsi interamente allo studio di opere antiche presenti nella sua corte. Nella corte dei Medici c’è Ficino, neoplatonico e questo lo influenzerà sulla sua idea di bellezza. Per Michelangelo infatti la scultura si fa a forza di levare e non di mettere - Nonostante possediamo molte sue pere pittoriche, Michelangelo non si considererà mai un pittore bensì un abile scultore - Fu anche poeta oltre che scultore e pittore, e questa varietà di competenze si intrecciano l’una con l’altra capeggiate dalla scultura 36 Centauromachia (1490/1942) - Il tema di questo altorilievo marmoreo è classico e si rifà allo studio dei sarcofagi tardo-romani con un punto di riferimento ricollegato a Donatello - La scena dominante della rappresentazione è quella di Apollo (con un braccio alzato) che si trova al centro dell'altorilievo e che riprende il gesto di Cristo nel giudizio universale della Cappella Sistina - Tutte le figure maschili sono nude e in movimento e questo sarà proprio il filo conduttore di tutta l'arte di Michelangelo - Nella scultura è assente la prospettiva, ma non la profondità che invece viene resa attraverso i corpi e il diverso trattamento del marmo, che davanti risulta levigato mentre dietro no. Questo ha fatto supporre che l’opera non fosse completa, mentre altri credono che sia una prima versione di non finito michelangiolesco Pietà (1497/1499) - Questa iconografia appare particolare per il tempo in quanto riprende quella nordica, germanica, in cui si vede la Vergine che sorregge il corpo nudo del figlio morto - Si può rintracciare la firma di Michelangelo nella fascia che attraversa il seno della Vergine - Maria appare nel viso giovane, una fanciulla, in contrasto con l'età che invece sembra avere Cristo. Il corpo della Madonna invece non è di una bambina, e le gambe divaricate rimanda al suo essere genitrice - Tema nell’opera della pietas e dell’innocenza dato dal volto della Madonna e dalla purezza dell’amore che una madre ha per suo figlio - La mano della Vergine sembra alludere alla consapevolezza di questa del destino già scritto del proprio figlio. L’altra mano invece non tocca direttamente la carne del Cristo ma lo regge con il drappo - Il marmo appare rifinito in maniera perfetta e con grande attenzione Madonna della scala - Influenzata da Bertoldo ma soprattutto da Donatello da cui riprende l’utilizzo dello stiacciato per conferire una sorta di profondità e per stabilire un assetto prospettico, presente ad esempio nel Banchetto di Erode - La Madonna è monumentale e occupa tutta la superficie lavorabile - Michelangelo giovane, aveva solo 15 anni quando realizzò l’opera ARISTOTELE DA SANGALLO (DA MICHELANGELO) Battaglia di Cascina (1542) - Come per Leonardo non possediamo di Michelangelo l'affresco cominciato ma non finito della sala del maggior consiglio del palazzo della signoria, abbiamo però un disegno di quest'ultimo fatto da Aristotele da Sangallo - La scena rappresenta la chiamata in guerra dei fiorentini contro i pisani mentre stanno facendo il bagno nell'Arno 37 - Nel disegno vengono rappresentati tantissimi personaggi che però risultano gli uni indipendenti dagli altri differentemente da quello di Leonardo - Le pose delle figure sono molto complesse e ricercate, mostrando una maggior attenzione al movimento piuttosto che all'espressione - Anche Michelangelo, come Leonardo, viene influenzato per la costruzione dell’immagine dalla Battaglia dei 10 uomini ignudi del Pollaiolo David (1501-1504) FIRENZE, GALLERIA DELL’ACCADEMIA - Nel scolpire questa scultura Michelangelo era piuttosto vincolato nella posa e nella figura poiché partì da un blocco di marmo che l'artista Agostino di Duccio aveva già abbozzato - Michelangelo non rappresenta il David nel momento dell'azione ma bensì il momento che lo precede (come nella battaglia di Cascina) - Le due mani compiono entrambe un movimento: quella a destra, appoggiata alla coscia, tiene un sasso, mentre quella a sinistra è intenta a slacciare la fionda ed entrambe risultano piuttosto sproporzionate poiché rappresentano lo strumento per compiere l'azione - Un altro elemento sproporzionato è la capigliatura poiché è lì la sede del pensiero che guiderà l'azione, inoltre la chioma non è ben delineata e questo perché nella statuaria antica queste venivano dipinte, dunque non c’era bisogno di scolpire anche il dettaglio - La fronte del David è aggrottata perché lo sguardo è pronto a catturare e a mirare per colpire Golia. Le sue emozioni sono trattenute come lo erano quelle nella statuaria antica - L'eroe appare maestoso come è grande la sua morale - Michelangelo lo rappresenta completamente nudo per far capire che l'eroe è "vestito" solamente dalla propria virtù - Forte richiamo del Doriforo di Policleto nel chiasmo (la gamba destra è tesa e corrisponde alla spalla sinistra in tensione; l'arto inferiore sinistro, al contrario, è flesso e si collega alla spalla destra abbassata: ogni tensione trova quindi la sua adeguata contrapposizione, smorzandosi sul lato opposto in un rilassamento. L'arco del bacino inoltre si trova a essere inclinato verso la gamba flessa ed è opposto allo spostamento delle spalle) - Giulio Paolini ha fatto fare un calco in gesso dell’occhio del David, inserendo nella pupilla uno specchio per farne un’opera d’arte intitolata Elegia, un’opera concettuale con riferimento all’antico Sacra Famiglia con San Giovannino o Tondo Doni (1504-1506) - Opera realizzata come dono per le nozze di Agnolo Doni con Maddalena Strozzi - La vergine rappresentata in primo piano, insieme a Gesù e Giuseppe, compie una torsione complessa per ricevere tra le braccia il bambino creando così una figura asserpinata; Michelangelo stesso dice: "Per creare un moto io credo che la forma migliore sia quella della fiamma di fuoco" - Sullo sfondo vi sono figure maschili nude che rappresentano il passato pagano e il presente cristiano e tra questi due mondi funge da mediatore un bambino che alcuni identificano con il San Giovanni Battista, altri con il giovane Bacco - Scarsa attenzione al paesaggio 40 - Gli ultimi lavori furono molto frenetici poichè il papa insisteva sulla conclusione dell'affresco prima della sua morte così che anche lui potesse vederlo (la cappella fu conclusa nell'ottobre del 1812 e Giulio II morì qualche mese dopo) Giudizio universale (1536-1541) - Michelangelo con la chiamata di Clemente VII torna a Roma per eseguire all'interno della Cappella Sistina un affresco del giudizio universale, e anche se non viene completato prima della morte del papa, l'incarico gli verrà poi riconfermato dal successivo papa, papa Fornese - Il dipinto, che ci lascia una forte impressione di dinamismo, presenta una gamma cromatica diversa da quella della volta, in quanto i colori, oltre ad essere più freddi, si riducono considerevolmente nel numero; inoltre l'incarnato dei personaggi viene reso con una tinta più bruna rispetto a quelli nel soffitto - Al centro della composizione compare un'imponente figura di Cristo che cerca di attirare l'attenzione su ciò che sta per accadere e al suo fianco si trova Maria che spaventata sembra si sta per ritrarre - L’aria è densa, piena di corpi scultorei che si tendono per poter raggiungere l’ascensione - Nelle scene in basso troviamo verso sinistra, che è il punto da cui si deve iniziare a leggere l'affresco, i beati che ascendono verso l'alto, mentre in basso a destra troviamo i dannati che vengono spinti da Caronte - Poco più in basso alla figura di Cristo (a destra) troviamo San Bartolomeo che regge la sua pelle, nella quale però sembra aver impresso sul volto deforme il viso di Michelangelo (firma dell'artista). Il volto di Bartolomeo invece ha le fattezze di quello di Aretino, letterato veneto che criticò aspramente Michelangelo - Nella parte alta dell'affresco troviamo degli angeli apteri (ovvero senza ali) che tengono gli oggetti della passione di Cristo, la croce, la colonna, la frusta e la corona di spine - Fu oggetto di ispirazione per Michelangelo il Giudizio universale presente nel Duomo di Orvieto - Durante il concilio di Trento le autorità ecclesiastiche decisero di affidare all'artista Daniele da Volterra (allievo di Michelangelo) il compito di coprire i nudi scandalosi dell'affresco, pratica che continuerà anche nel 1700; proprio quest'ultime però durante il restauro del 1994 vennero eliminate per riportare alla versione originale l'opera, anche se vennero risparmiati quelli di Daniele da Volterra Sagrestia nuova - L'interno della sagrestia presenta forti assonanze con la Sagrestia Vecchia di Brunelleschi in quanto si può constatare un largo uso dell'intonaco bianco e della pietra serena grigia per le cornici e per le vasche. Apporterà delle novità però rispetto a Brunelleschi in quanto inserisce delle nicchie sopra le porte di ingresso e delle finestre cieche sormontate da un timpano, elementi che conferivano maggior vivacità alla parete (doveva sembrare quasi una scultura) - All'interno dovevano trovare posto 4 tombe della famiglia de Medici, ma di queste Michelangelo ne farà solamente 2, escludendo quelle di Lorenzo il magnifico e del fratello Giuliano de Medici - Inizialmente avrebbe dovuto completare anche la facciata rimasta incompiuta da Brunelleschi ma non la porterà a termine neanche Michelangelo - Tomba di Giuliano de Medici duca di Nemours: 41  Al centro della tomba si trova la statua di Giuliano vestito da un'armatura e che appare idealizzata, non è un ritratto vero e proprio  Sotto la statua del duca, poste sopra un sarcofago, sono presenti due statue allegoriche che rappresentano e il giorno (utilizzo del non finito nel panno e nel volto) e la notte (appare come una donna serpentinata) - Tomba di Lorenzo de Medici di Urbino:  Composta come quella di Giuliano, con posto centrale affidato alla statua di Lorenzo, il quale ricorda la figura di Mosè nel monumento funerario di Giulio II  Come per la tomba di Giuliano, anche in quella di Lorenzo sono presenti sopra il sarcofago 2 figure allegoriche, quella del crepuscolo e quella dell'aurora, che sembrano voler passare l'dea che il casato fiorentino dovesse sovrastare anche sul tempo, ma allo stesso tempo si passa un'idea di sofferenza attraverso il senso di malinconia che ci trasmettono le 2 statue Vestibolo della Biblioteca Laurenziana (1524-1534) - Il Vestibolo affidato a Michelangelo aveva il compito di esaltare il patrimonio librario dei de Medici - Michelangelo non aveva molta libertà ma doveva tener conto delle strutture già esistenti - Il soffitto del vestibolo era un soffitto ligneo - La sala della lettura nella sua struttura era lunga e stretta e preceduta da un vestibolo molto alto in cui Michelangelo inserisce una scalinata particolare che sembra quasi una scultura; gli scalini sono infatti ad onda così da farla sembrare uno sfogo di quella stanza lunga e stretta - Nella parete Michelangelo incastonò una serie di elementi (come finestre, colonne ecc.) che le rendono uno spessore tale da farla sembrare una statua Cupola di San Pietro (1547) - La basilica di San Pietro fu voluta da papa Giulio II, il quale la storia ci dice poggerà la prima pietra per la costruzione - I lavori della basilica dureranno più di 100 anni e verranno approvati più progetti, da quello iniziale di Bramante (pianta quadrata), quello di Raffaello (pianta longitudinale), quello di Peruzzi, quello di Antonio Sangallo, a quello di Michelangelo che sarà poi quello che effettivamente verrà realizzato e poi modificato da Maderno (allungherà la struttura di Michelangelo ne 1600) - La cupola progettata ed eseguita da Michelangelo, prende ispirazione da quella di Brunelleschi ma con alcune differenze:  la cupola è segnata verticalmente da costoloni  la cupola poggia su un alto tamburo in cui si alternano colonne binate e finestre  sopra al tamburo si trova una cornice decorata con motivi a ghirlanda  in cima alla cupola si trova una lanterna in cui inserisce delle colonne binate 42 - La cupola di Brunelleschi risulta più semplice, con meno elementi architettonici, che ridà a un vocabolario classico Pietà Rondanini (1560-1564) - Michelangelo ricava questa pietà da un blocco di marmo già lavorato - Viene scolpita in modo grezzo, utilizzando il non finito, in quanto non è importante la tecnica quanto il messaggio che si vuole passare: la vita terrena secondo la visione filosofico-religiosa di Michelangelo è infatti uno stadio imperfetto dell'esistenza in cui l'anima viene ingabbiata nel corpo, ed è proprio secondo questo principio che la forma della statua cerca di liberarsi dal blocco di marmo - Per rendere l'unione tra le due figure Michelangelo "amputa" il braccio di Cristo per rendere il suo corpo un tutt'uno con quello di Maria - “Il bello è fuorviante” è questa l’dea che riecheggia nelle ultime opere di Michelangelo Pietà Museo dell’Opera del Duomo - La Vergine e la testa del Cristo legato in un’univa forma e non terminate - Abbandono dell’idea del bello - Cristo come nella pietà Rondanini è in piedi e non disteso, mentre il suo corpo si abbandona RAFFAELLO SANZIO - Raffaello nasce a Urbino nel 1483. Raffaello tiene molto alle sue origini marchigiane tanto da firmarsi con Rafael U, con cui la U identifica la sua origine urbinate - Muore nel 1520 a Roma, forse, come riportato dal Vasari, per una malattia venerea - Compie la propria formazione nella bottega del padre Giovanni de' Santi, ma frequentò in seguito anche la bottega del Perugino e quella di Pinturicchio - Si trasferisce a Firenze nel 1504 dove avrà la fortuna di vedere Leonardo e Michelangelo lavorare insieme nella sede del gran consiglio - Farà nella sua vita molti viaggi e lavorerà per le corti più importanti. Il passaggio dal periodo della giovinezza e quello della maturità nella pittura raffaelliana avverrà a seguito del soggiorno a Roma - La sua carriera prende il via con la ritrattistica Gonfalone di Gubbio (1498-1502) - Sono visibili nell’opere due mani, diverse sia dal punto di vista stilistico che tecnico, utilizzo di pigmenti differenti - Pennellate definite - Opera di un Raffaello molto giovane, anche se non è certa la sua attribuzione a quest’opera Ritratto di giovane con la mela - Uno dei primi di una lunga serie di ritratti di Raffaello - Anche qui come in Antonello da Messina, torna la balaustra 45 Deposizione (o Trasporto) di Cristo (1507) - Il dipinto venne eseguito per la cappella Baglioni situata in una chiesa perugina, ed è per questo che l'opera viene chiamata anche Pala Baglioni. Il dipinto venne inoltre commissionata da una donna, Atalanta Baglioni, che aveva perso il figlio di nome Grifonetto a cui voleva dedicare l'opera e che è riconoscibile nel personaggio in primo piano che sorregge le gambe del Cristo morto - Grigonetto in realtà non era una persona da santificare in quanto aveva organizzato una strage di una famiglia avversaria: la sua immagine quindi nel dipinto è stata manipolata da stragista a povero giovane deceduto - Nella raffigurazione l’unico su cui agisce il vento è Grifonetto che viene raffigurato con il vento che gli muove i capelli, questo per evidenziare la sua natura di non vivente, inoltre il suo volte viene inserito nel personaggio di Nicodemio perché nel racconto biblico è il personaggio più giovane ad essere presente al trasporto del Cristo morto - La pala viene considerata dai perugini l'opera più bella in città, fino a quando nel 1600 il cardinale Scipione Borghese decide che il quadro doveva essere portato a Roma, gettando nello sconforto tutto il popolo di Perugia - Il soggetto rappresentato non era frequente all'epoca di Raffaello, di solito infatti veniva rappresentata la discesa dalla croce. Questa scelta, secondo il Vasari, è stata presa dall’artista perché la tumulazione di Cristo sancisce la sua natura divina. La scena narra la concessione che dà Ponzio Pilato di tumulare il corpo ed è proprio dalla tumulazione che Cristo resuscita - Sul fondo si può vedere la croce in cui era stato crocefisso Cristo - Accanto a Gesù si trova la Maddalena che lo guarda piangendo, creando una forte tensione realistica - L’opera viene divisa in due parti, a destra lo svenimento della Madonna, a sinistra il trasporto di Cristo. La spinta del trasportatore di Cristo a sinistra si oppone alla caduta della Madonna a destra, ma è in linea con le gambe del Cristo - A chiudere la scena ci sono le quattro figure laterali che si contrappongono per i colori delle loro vesti - In quest'opera Raffaello inserisce una serie di rimandi:  MICHELANGELO: la figura femminile che sostiene la Vergine nella sua posizione serpentinata ricorda la Madonna del Tondo Doni  STATUARIA ANTICA: uno dei portatori del cadavere di Cristo (quello vicino alla Maddalena) riecheggia il Laocoonte di Agesandro, Polidoro di Rodi e Atanodoro  SARCOFAGI ANTICHI: ripresa del braccio abbandonato, senza vita del Cristo morto (ne parlò anche Leon Battista Alberti) - La firma di Raffaello è presente sul gradino vicino a una piantina di tarassaco, simbolo di rinascita Stanza della Segnatura (1508-1511) - La scelta su chi dovesse decorare le stanze dell'appartamento papale fu affidata a Giulio II, che inizialmente reclutò Perugino e altri artisti del nord, ma poi una volta conosciuto Raffaello e le sue abilità decise di assumere lui - In questa stanza era presente la biblioteca privata di papa Giulio II, quindi gli affreschi dovevano riprendere il tema della conoscenza 46 - Con il trasferimento a Roma lo stile dell'artista cambia notevolmente, prendendo ispirazione dalle figure di Michelangelo nella loro struttura imponente e statuaria - Disputa del Sacramento:  l’affresco che si pone come obbiettivo quello di celebrare la verità liberata ovvero la fede  al centro dello scomparto è collocato l'ostensorio con l'ostia consacrata che viene posta sull'altare  l'affresco è diviso in tre livelli, nel primo è presente il Padre eterno con due gruppi di angeli, nel secondo livello, quello centrale, viene rappresentato Gesù affiancato dalla Vergine e da San Giovanni l'evangelista e ai lati i membri della chiesa trionfante (apostoli e santi); infine al terzo livello troviamo i membri della chiesa militare, ovvero i pontefici, tra cui vediamo Savonarola, Dante, Sisto IV e Donato Bramante (?) - Scuola di Atene:  l’affresco che si pone come obbiettivo quello di celebrare la verità ricercata ovvero la filosofia  Raffaello imposta la scena in uno sfondo imponente, in cui è inserita una grande architettura a croce greca che ha al centro una cupola; questa ricorda il progetto sul quale Donato Bramante stava lavorando in quel momento, cioè la cupola di San Pietro  al centro della composizione sono presenti a sinistra Platone, che indica con la mano verso l'altro (il mondo delle idee) e a destra Aristotele che invece allunga il braccio davanti a sé con il palmo verso il basso simbolo della realtà terrena. Attorno a loro sono raffigurati altri filosofi della storia  seduto sulla scalinata vi è Diogene, figura importante poiché diventerà un modello pittorico per i successivi artisti  il personaggio seduto che medita vicino a Diogene è Eraclito nel quale volto però Raffaello rappresenta Michelangelo  all'estrema destra troviamo l'autoritratto e firma dell'artista che guarda verso lo spettatore  il personaggio in basso a destra chinato intento a prendere le misure è Euclide sotto le sembianze però di Bramante Stanza di Eliodoro - La scelta su chi dovesse decorare le stanze dell'appartamento papale fu affidata a Giulio II, che inizialmente reclutò Perugino e altri artisti del nord, ma poi una volta conosciuto Raffaello e le sue abilità decise di assumere lui - In questa stanza il papa teneva le sue udienze - Il nome della stanza è dovuto agli affreschi che si trovano all'interno 47 - Cacciata di Eliodoro dal tempio:  in questo affresco Raffaello riesce ad unire coerentemente alcuni elementi tradizionali con altri che invece appaiono come delle novità  per quanto riguarda gli elementi tradizionali possono essere riconosciuti nella prospettiva, e negli inserti dorati  ciò che rende una novità l'affresco invece sono i molti chiaro-scuri (non più la luminosità della scuola di Atene), e la forte drammaticità  verso sinistra Raffaello inserisce il ritratto di papa Giulio II, colui che gli ha affidato il lavoro e sotto di questo si crede che Raffaello abbia inserito il suo autoritratto e firma nel personaggio di profilo. Giulio II viene raffigurato su una portantina retta da personaggi che ci guardano e che sono vestiti con la moda dell’epoca di Raffaello, come se fossero dei contemporanei che osservano la scena. C’è inoltre un parallelo tra Giulio II e l’onia che è al centro della scena in preghiera  il personaggio disteso a terra sulla destra è Eliodoro, punito per aver rubato al tempio di Salomone  presenza di donne e bambini in quanto nel libro dei Maccabei si dice che vennero rapite anche donne e bambini - Liberazione di San Pietro:  il vero protagonista di questo affresco non è un personaggio vero e proprio bensì la luce  la scena viene divisa in 3 settori: a sinistra i soldati accecati dalla luce emanata dall'angelo, al centro l'angelo che libera San Pietro, e a destra l'angelo che accompagna il santo fuori dal carcere scavalcando i due soldati che si sono addormentati  dalla finestra si può riconoscere il principio dell'alba che è un chiaro riferimento a Piero della Francesca e al suo Sogno di Costantino Stanza dell’Incendio di Borgo (1514) Incendio di Borgo:  Morto Giulio II il suo successore, Leone X, prosegue il mecenatismo artistico del predecessore  La stanza dell'incendio di borgo era destinata ai pranzi e alle cerimonie  Raffaello rappresenta un fatto realmente accaduto in cui il pontefice Leone IV nell'atto di impartire la benedizione riesce a spegnere un incendio divampato nel quartiere  Di fianco al papa viene raffigurata l'antica basilica di San Pietro  Nella parte sinistra dell'affresco si vede l'incendio divampante e le persone che scappano terrorizzate, tra cui, in primo piano, si può riconoscere un chiaro riferimento ad Enea che porta sulle spalle il padre Anchise 50  la naturalezza dei panneggi nel Giorgione è riconoscibile anche nelle espressioni, che a differenza di quelle del Bellini sembrano molto più studiate nella loro psicologia - Quest'opera è una delle poche che verrà esposta in un luogo pubblico, in quanto solitamente le opere dell'artista venivano destinate a circoli ristretti di intellettuali (ed è anche per questo che molto spesso i soggetti dei suoi dipinti sono inleggibili) Tre filosofi (1505) - Nella parte destra del quadro si possono vedere tre figure maschili di diversa età che vengono inserite all'interno del paesaggio fondendosi con esso - Non si riescono però a identificare chi siano questi tre personaggi, e non ci sono neanche notizie che possono aiutarci a capire chi siano, sappiamo solo che l'uomo più anziano tiene in mano delle carte astronomiche, quello centrale è un arabo e quello seduto, il più giovane, sembra stia effettuando delle misurazioni. La critica ha cercato di dare varie letture a questi personaggi, c'è chi sostiene siano e tre età dell'uomo, altri credono siano i re magi, altri ancora ipotizzano siano la personificazione della filosofia o ancora Tolomeo, Archimede e Pitagora ecc. - La tinta dei colori è una tinta fredda, così da poter dare un maggior senso di profondità - L'opera è stata ritrovata tra la collezione privata di un famoso letterato dell'epoca, Taddeo Contadini La tempesta (1506-1508) - Il quadro risulta molto piccolo infatti misura solamente 82x73 cm - Nel 1530 si trovava nella collezione di un intellettuale veneziano notizia che ci viene riportata da uno scrittore d'arte, il quale lo descrive come "una tempesta con una zingara, un soldato di mano di Giorgione" - L'identità dei personaggi è sconosciuta, forse sono un soldato e una zingara, ma la novità è che si crede che il soggetto principale sia il paesaggio e l'evento meteorologico che sta per scatenarsi, e se fosse così La tempesta sarebbe il primo paesaggio dell'arte moderna dopo la caduta dell'impero romano. Alcuni però sostengono che questa teoria non sia credibile ma la interpretano come episodi della metamorfosi di Ovidio, o forse come il matrimonio tra cielo e terra, o anche come Marte e Venere - Da una radiografia emerge che sotto la figura del soldato c'era un'altra figura femminile seduta con le gambe immerse nell'acqua e inoltre che la zingara inizialmente era molto più vestita di così; questi cambiamenti ci fa pensare che non ci sia un soggetto preciso ma che sia solamente un bellissimo paesaggio - La natura che circondano le figure è attentamente studiata nei minimi particolari Ritratto di vecchia (1508 ca.) - Anche qui non sappiamo di preciso chi sia il soggetto, ma alcuni studiosi ipotizzano sia la madre di Giorgione - Il dipinto può essere paragonato a un disegno di Leonardo, Vecchia senza denti, che sembra somigliargli molto 51 - Lo sfondo è scuro e ciò ci permette di concentrarci sulla figura che è la protagonista assoluta del quadro - La signora tiene tra le mani un cartiglio su cui c'è scritto "COL TEMPO", che ci fa pensare che l'artista voleva mandarci un messaggio, ovvero che con il tempo invecchieremo tutti (memento mori) - Nel dipinto c'è un tentativo di ripresa di Leonardo sull'espressività e sulla resa dei sentimenti Venere dormiente (1508-1510) - Considerata l’ultima opera di Giorgione - Non fu completato da Giorgione che forse morì prima di vederne la fine ma da Tiziano, che fece esperienza di questa Venere per poi comporre la sua Venere di Urbino - Si pensa che nel volto di questa Venus pudica ci sia la donna di Giorgione, che tradizione vuole sia la causa dello stesso, o per avergli passato la peste o per la grande sofferenza causatogli dalla morte di lei TIZIANO - Nasce a Paive di Cadore nel 1590 e molto presto decise di trasferirsi a Venezia dove frequenterà la bottega di Giovanni Bellini proprio come Giorgione con cui lavorerà per un certo periodo di tempo - Accoglie fin da subito le novità introdotte da Giorgione riguardo i colori e la pittura tonale Miracolo della donna ferita dal marito geloso (1511) - Affresco che fa parte delle storie di Sant' Antonio - In primo piano vediamo la moglie riversa a terra nel sangue pugnalata dal marito, lo stesso però lo si vede in secondo piano inginocchiato davanti a Sant'Antonio al quale sta chiedendo perdono per il peccato commesso - Differentemente dall'opera di Giorgione, Tiziano rappresenta in fatto in atto di compimento, mentre nel primo non si vedrà mai l'atto bensì il fatto già compiuto - I colori sono caldi, intensi, brillanti - Gli storici credono che Tiziano non abbia usato un disegno preparatorio in quanto nell'intonaco non vi è traccia né di spolvero né di incisioni che ci possano far pensare a un bozzetto preparato in precedenza sul muro Amor sacro e Amor profano (1514) - Quadro realizzato in occasione delle nozze del nobile politico Niccolò Aurelio e Laura Bagarotto, figlia di giurista condannato a morte per tradimento da una giuria dei Dieci di cui faceva parte anche suo marito - Dipinto rappresenta un’allegoria della storia tormentata delle due famiglie riflessa in quel sarcofago in cui, tra le decorazioni, ci sono anche gli stemmi delle due famiglie e che viene trasformato da cupido in una fontana - Oltre ad amore vediamo altri due personaggi: a sinistra l’allegoria della sposa ideale, a destra una figura femminile nuda, forse Venere, con la fiaccola ardente dell’amore celeste - In secondo piano si vedono dei conigli simbolo di fertilità 52 - Nel paesaggio vediamo una contrapposizione tra la rocca a sinistra, simbolo di virtù e un paesaggio con un lago dove passeggiano due amanti simbolo di voluptas - Forte brillantezza cromatica - Scena impostata su uno schema frontale Assunzione della Vergine (1516-1518) - Grande pala d'altare collocata nell'abside della chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari, una chiesa gotica di Venezia - L'opera venne commissionata a Tiziano da dei francescani che inizialmente non vollero accettarla poiché credevano fosse troppo colorata, ma poi cambiarono idea - Al centro del dipinto troviamo la Vergine che sta salendo verso il cielo, al cui apice si vede Dio. In basso invece vengono raffigurati gli apostoli creando così una divisione tripartita dell'opera che ci rimanda a Raffaello - La luce inonda il quadro creando delle vibrazioni di colore molto brillanti tipiche di Giorgione - Le figure solide e monumentali degli apostoli ci rimanda a reminiscenze michelangiolesce Pala Pesaro (1519-1526) - Committenti dell'opera furono i Pesaro, da qui il nome Pala Pesaro - Soggetto principale dell'opera è la Madonna con il bambino e i santi, di cui ben riconoscibile, sotto la Vergine con un libro in mano, vediamo Pietro - Alla sinistra della Vergine vengono raffigurati due francescani, mentre nella parte superiore vi sono 2 putti che giocano con gli attributi sacri (ex croce) - Grande novità in questo quadro è la perdita della visione frontale della Vergine - Le colonne sullo sfondo e alcune figure vengono tagliate così da poter conferire dinamicità e realismo alla scena - Anche qui, come nelle altre opere di Tiziano, i colori sono molto brillanti e vivaci Polittico Averoldi o Resurrezione di Cristo con l’Annunciazione, i santi Nazaro e Celso, Sebastiano e il committente (1520-1522) - Il polittico è l'unione di più tavole, raffiguranti più soggetti, unite per formare un tutt'uno - Al centro del polittico vi è Crestoche scende dal cielo, affiancato a destra dalla Vergine in altro e in basso da San Sebastiano, a sinistra invece troviamo in alto l'arcangelo Gabriele e sotto a questo il committente dell'opera con i santi della chiesa Nazaro e Celso - Tiziano in quest'opera mostra di conoscere molto bene la pittura romana e le sue caratteristiche - Lo sfondo viene volontariamente oscurato in quanto si vuole mettere in evidenza le figure in primo piano - Alfonso d'Este pensò di poterselo prendere per sé perciò chiese a Tiziano di scrivere un trattato che potesse testimoniare ciò 55 - Questa particolare cupola rappresenterà un modello esemplare per tutte le cupole di stile barocco, soprattutto per quei artisti bolognesi che lavoreranno a Roma Madonna col Bambino e i santi Maddalena e Girolamo (1528 ca.) - In questa pala d'altare vengono raffigurati a sinistra San Girolamo, riconoscibile per la presenza del leone e per la volgata (= traduzione della Bibbia), al centro la Vergine con il bambino e a destra la Maddalena, riconoscibile per i lunghi capelli biondi e per il vaso degli unguenti - I volti esprimono una dolcezza comunicativa nuova all'epoca Adorazione dei pastori o La notte (1529-1530) - Le espressioni, i volti dei personaggi appaiono spontanee e naturali - La fonte di luce all'interno del quadro deriva da Gesù bambino - In quest'opera si ha la perdita della visione frontale, Correggio infatti lavora sulle diagonali creando una costruzione moderna rispetto alle pitture degli stessi anni - La celebrità del quadro va ricollegata alla novità della prospettiva e agli effetti di luce Danae (1531-1532) - Rispetto alle altre opere di Correggio, questa è una delle poche opere in cui si può ammirare un soggetto profano - L'opera venne commissionata da Federico Gonzaga il quale voleva darla in dono all'imperatore - Il quadro fa parte di un gruppo di 8 quadro con soggetti mitologici - In dipinto Amore toglie le lenzuola dal corpo della fanciulla in modo che Giove, sotto forma di nuvola, possa ingravidarla - Ai piedi del letto vengono ritratti due puttini che fanno la punta alle frecce e che diventeranno un soggetto molto usato negli anni successivi LORENZO LOTTO - Lorenzo Lotto nasce a Venezia nel 1480 e fu tra i principali esponenti del Rinascimento veneziano del primo Cinquecento, sebbene la sua indole originale e anticonformista lo abbia portato presto a una sorta di emarginazione dal quel contesto - La sua vicenda umana fu talvolta segnata da cocenti insuccessi e amare delusioni che fanno della sua figura un soggetto sofferto, introverso e umorale, di grande modernità 56 - Intende l’arte come momento di riflessione suprema e apertura sui principi e sulle figure religiose che vengono umanizzate e riportate a un contesto quotidiano Allegoria della Virtù e del Vizio (1505) - Stemma della famiglia de’ Rossi, con cui era legato per committenza, in particolare al vescovo Bernardo - Virtù rappresentata dal putto senza ali e dagli altri elementi di richiamo le attività intellettuali - Vizio rappresentato dal satiro ebbro e dal cupo temporale alle spalle Elemosina di Sant’Antonio (1542) - Tela realizzata per la chiesa domenicana dei Santi Giovanni e Paolo - Sant’Antonio, al centro, è intento a leggere mentre gli angeli gli sussurrano alle orecchie intercedendo per i poveri in basso in attesa dell’elemosina - Attento studio anatomico - Colori accesi, tipicamente veneti Annunciazione (1527) - In una stanza, la camera da letto della Vergine, l'Annunciazione è risolta con una composizione di grande novità: a destra l'angelo, in un gesto un po' innaturale e sgraziato che spaventa nella sua repentinità anche il gatto, indica il Dio Padre che invia con le mani giunte la sua benedizione su Maria. Quest'ultima è in primo piano a sinistra si volge verso lo spettatore, dando le spalle all'annuncio, e solleva le mani sorpresa con un'espressione tra l'umile, il turbato e il succube - Nella stanza, oltre ai tre protagonisti, sono presenti una grande serie di oggetti, dipinti con molta attenzione e che ci rimandano alla pittura fiamminga, attenzione presente anche sulle espressioni tipica degli artisti nordici - La luce proviene sia dall’esterno, da dove sbuca il Dio padre, sia dalla finestrella chiusa da vetri a piombo con un motivo a occhiello tipicamente veneziano 57 LA MANIERA - Il manierismo è una corrente artistica prima italiana e poi europea del XVI secolo - Il termine "maniera" è presente già nella letteratura artistica quattrocentesca ed era sostanzialmente sinonimo di stile (stile di un artista, stile dominante in un'epoca). Con tale accezione venne ripreso da Vasari che definì i "manieristi" come quegli artisti che avevano smesso di prendere a modello la natura, secondo l'ideale rinascimentale, ispirandosi esclusivamente allo stile dei tre grandi maestri Leonardo, Michelangelo e Raffaello - Pinelli divide il manierismo in 2 diverse fasi: lo sperimentalismo anti-classico, che ha il suo culmine a Firenze tra il 1515/1525, e il manierismo vero e proprio, che avrà inizio negli anni '20 a Roma ROSSO FIORENTINO - Giovan Battista di Jacopo di Gaspare, detto il Rosso Fiorentino, nasce a Firenze l' 8 marzo 1495 e fu uno dei principali esponenti dei cosiddetti "eccentrici fiorentini", i pionieri del manierismo in pittura - La sua formazione avvenne nella bottega di Andrea del Santo nel quale, partendo dalle costruzioni equilibrate del suo maestro, ne forzò le forme esprimendo un mondo inquieto e tormentato Madonna col Bambino e santi (1518) - L'opera viene detta anche Pala dello spedalingo in quanto venne realizzata per il rettore dello spedale di Santa Maria nuova - L'opera è rimasta incompiuta poichè il committente la rifiuterà, forse a causa di un litigio, per cui Rosso Fiorentino non la porterà mai a termine - La pala rappresenta una sacra conversazione tra la Madonna con il bambino e i santi, una conversazione però che risulta eccentrica, infatti è assente uno sfondo dietro i personaggi, sostituito da dei pannelli di colore omogeneo, inoltre è totalmente assente la profondità rendendo le figure schiacciate in primo piano 60 - Significato simbolico dell’opera è un buon augurio per i medici e che possano ritrovare la loro età dell’oro, persa a causa di avversità del destino Ritratto di dama in rosso (1532-1533) e Ritratto di Cosimo I - Figure ferme in pose immobile, raggelate - Colori astratti vivi e accesi - Espressioni controllate che danno un’idea del personaggio ben precisa - Fondi incombenti che schiacciano le figure in primo piano GIULIO ROMANO - Giulio Pippi de' Jannuzzi o anche detto Giulio Romano, nato a Roma nel 1499, è stato un architetto e pittore italiano del Rinascimento e del Manierismo - Fin da giovane fu l'allievo più dotato e uno tra principali collaboratori di Raffaello Sanzio all'interno della sua bottega. Collaborò con il maestro nelle sue grandi imprese pittoriche come gli affreschi della villa Farnesina e delle Stanze Vaticane - Alla prematura morte di Raffaello nel 1520 ne ereditò, per testamento, la bottega e le commissioni già avviate Battaglia di ponte Milvio (1520-1524) PALAZZI VATICANI, SALA DI COSTANTINO - Il progetto per questo affresco era inizialmente stato affidato a Raffaello, ma con la sua morte prematura il lavoro, come la bottega, passò a Giulio Romano. Il ritmo della rappresentazione però si differenzia da quella tipica del suo maestro, infatti Giulio Romano ci ripropone un affresco con un gran numero di dettagli curati fino nel minimo particolare - Nella scena viene rappresentata la vittoria di Costantino su Massenzio, e il consecutivo trionfo del cristianesimo - Il protagonista, Costantino, viene rappresentato al centro della scena affollatissima in sella al suo cavallo bianco - La composizione e le figure ricordano la statuaria antica Palazzo Te - Giulio Romano fu invitato, come artista di corte, a Mantova da Federico II Gonzaga a cui era stato indicato fin dal 1521, da Baldassarre Castiglione, letterato e suo ambasciatore a Roma. - Nonostante la prestigiosa carriera avviata a Roma, accettò l'invito dopo lunghe insistenze, ma attese a Roma il completamento dei lavori che Raffaello non aveva avuto modo di terminare, per raggiungere la città lombarda nel 1524. - Qui Federico II chiede a Giulio Romano di lavorare all'interno del Palazzo Te, luogo di svago in cui venivano organizzate feste e banchetti (si capisce che non era un luogo abitativo dall'assenza di camere da letto). Il palazzo era costruito su un solo piano e nelle sue facciate, in particolare quella 61 interna ci riecheggia un'architettura romana ma soprattutto, ci ricorda Michelangelo nell'alternanza di rivestimento liscio con il pugnato (rivestimento poroso). Nella trabeazione si può ammirare l'alternanza tra metope e triglifi i quali sembrano come scivolare verso il basso. All'interno troviamo inoltre un Ritratto di Federico II Gonzaga realizzato per lui da Tiziano nel 1525 Facciata interna vista dal cortile di Palazzo Te Tiziano - Ritratto di Federico II Gonzaga, 1525 circa, Madrid, Prado - Sala di Amore e Psiche:  Le figure in questo affresco vennero scelte da Giulio Romano con degli eruditi della corte di Federico II di Gonzaga  Nell'opera si può leggere tra le righe un sottile erotismo nelle espressioni e nelle posizioni delle figure  L'affresco ci ricorda nella cura del dettaglio un'altra opera dell'artista ovvero la Battaglia di ponte Milvio. - Caduta dei Giganti (1532-1535):  Giulio Romano voleva in questa stanza dare l'idea di avere un ambiente unico, completamente decorato in cui si capisce la costruzione architettonica della sala  Il tema degli affreschi di tutta la sala viene ripreso dalle Metamorfosi di Ovidio  Gli affreschi qui presenti hanno un significato politico, è dedicato infatti a l'imperatore Carlo V che si recò a Mantova e a cui Federico II dedicò questo episodio che diviene un tema di attualità, trasformando il trionfo degli dei sui giganti in un trionfo di Carlo V sui nemici 62  Nelle pareti vengono raffigurati dei giganti, figure gigantesche che cadono verso il basso  La cupola nella stanza sembra sfondare il soffitto verso l'alto, e vi è rappresentato l'episodio in cui Giove fulmina i giganti (1531-1535)  Nonostante siano passati solamente 10 anni dalla morte di Raffaello, Giulio Romano in questa stanza sembra completamente distaccarsi dal suo stile, creando un affresco più teatrale, più rustico e soprattutto più barocco DOMENICO BECCAFUMI - Operò a Siena dove contribuì al primo manierismo toscano - Nelle sue opere giovanili vediamo chiari riferimenti alla prospettiva aurea di Leonardo, a Raffaello e a Michelangelo - Rappresentazione del Beccafumi della natura è irreale, astratta e intellettualistica San Michele scaccia gli angeli ribelli (1526-1530) - Forte gioco di luci e ombre che creano contrasti accesi - La luce è la vera protagonista della scena 65 - La tela rappresenta Venere in primo piano (identificata dal pomo d'oro del giudizio di Paride e dalle due colombe in basso) che bacia sensualmente il figlio Cupido, il quale le tocca il seno. Sul retro vediamo un putto con i campanelli alla caviglia che sparge petali di rosa e che simboleggia la Gioia; dietro di esso una fanciulla appena in ombra si presenta come una figura molto ambigua: la sua natura ingannatrice è testimoniata dall'inversione della mano destra, che sostiene un aculeo di scorpione, con quella sinistra, che invece sostiene un favo di miele, e dal corpo di serpente con zampe da leone, appena visibile in basso; è infatti l'Inganno. - L'inganno è dopotutto evidente anche in Venere e Cupido i quali si stanno prendendo in giro a vicenda: lei sta rubando una freccia dalla sua faretra, lui le sta sfilando il diadema di perle. Le stesse maschere da teatro presenti in basso a destra sono un simbolo della realtà celata dagli inganni - Sul lato opposto la figura grottesche con le mani portate alla testa è la Disperazione, conseguenza dell'amore carnale - Infine un vecchio con le ali e una clessidra in alto a destra scosta un pesante velo che scopre la scena: è il Tempo accompagnato dalla Verità (in alto a sinistra), che svela BENVENUTO CELLINI Perseo (1545-1554) - Statua bronzea commissionata dal duca Cosimo I - Prese ispirazione dal David di Michelangelo nel conferire al suo Perseo un atteggiamento fiero e sicuro - Numerosi dettagli conferiscono un grande preziosismo all’opera come il sangue colante, l’elmo alato e nei capelli - Grazie alla sua tecnica raffinata e alle sue grandi capacità di lavorare i metalli riuscì a fondere in un unico getto la statua GIAMBOLOGNA - Giambologna, pseudonimo di Jean de Boulogne nasce a Douai (Fiandre) nel 1529 e fu uno scultore fiammingo attivo in Italia, in particolare a Firenze - Egli forse non conobbe mai di persona Michelangelo, ma la sua arte lo impressionò a tal punto da spingerlo all'emulazione e in seguito al superamento dei suoi modelli Ratto della Sabina (1583 ca.) FIRENZE, PIAZZA DELLA SIGNORIA, LOGGIA DEI LANZI - La statua è alta 4,10 metri e rappresenta un giovane che solleva sopra la sua testa una fanciulla, mentre bloccato fra le gambe del giovane un vecchio si dispera; per questo la statua è anche nota come le tre età dell'uomo - Giambologna realizzò la statua da un sol blocco di marmo così da poter sorprendere il Granduca, dal quale gli venne affidato il lavoro, con le sue enormi abilità, dandole inoltre un andamento estremamente serpentinato (rimando a Michelangelo), grandi masse e vuoti distribuiti in modo irregolare, ma soprattutto creò la prima statua con 66 punti di vista multipli, invitando lo spettatore a crearsi un percorso a spirale per osservare l'opera da tutte le molteplici angolazioni - Le pose, così come le espressioni, risultano molto complesse e studiate nei minimi particolari GIORGIO VASARI - Giorgio Vasari nato ad Arezzo il 30 luglio 1511 è stato un pittore, architetto e storico dell'arte italiana - La sua formazione artistica fu composita, basata sul primo manierismo, su Michelangelo, su Raffaello e sulla cultura veneta - Come architetto fu la figura chiave delle iniziative promosse da Cosimo I de' Medici, contribuendo a grandi cantieri a Firenze e in Toscana, tra cui spiccano la costruzione degli Uffizi, la ristrutturazione di Palazzo Vecchio e molto altro - La fama maggiore del Vasari oggi è legata al trattato delle Vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri, pubblicato nel 1550, una vera e propria pietra miliare della storiografia artistica, punto di partenza tutt'oggi imprescindibile per lo studio della vita e delle opere dei più di 160 artisti descritti - Come pittore la sua formazione iniziò ad Arezzo nella bottega di Guglielmo di Marcillat, pittore di vetrate francese Uffizi (1560) - L'edificio è costituito da due grandi strutture che collegano il palazzo della signoria con l'Arno e che vanno a sistemarsi secondo una forma a U - Il braccio più corto dell'edificio è presenta un portale a serliana, composto da un arco a tutto sesto affiancato simmetricamente da aperture architravate - La struttura è composta da un piano terreno porticato, da un finto mezzanino e da due piani superiori: quello superiore era un loggiato chiuso successivamente - Il complesso, che ora è un importante museo, deve essere stato concepito come uffici del governo - L'edificio è costruito in pietra serena e intonaco bianco Studiolo di Francesco I de’ Medici (1570-1575) - Questo ambiente è una sorta di prototipo dei musei moderni, era cioè il luogo in cui il gran duca conservava le sue collezioni più importanti all’interno di Palazzo Vecchio dove Vasari realizzò anche il Salone di Cinquecento - Le pareti dello studiolo erano decorate con dipinti di manieristi - Al suo interno si trovavano anche un gran numero di oggetti strani come denti di animali esotici, conchiglie ecc. - Vasari non realizzò il progetto da solo ma si avvalse dell'aiuto di alcuni suoi collaboratori 67 SALVIATI - Francesco de' Rossi, detto Il Salviati, nasce a Firenze nel 1510 - La sua prima educazione pittorica ebbe come modelli Michelangelo poi, in seguito a un viaggio a Roma, si avvicinò alle novità di Raffaello - Fu un compagno di lavoro di Giorgio Vasari ma per i critici, fin da subito, Salviati si contraddistinse per il suo maggior talento - Nella sua vita e nel suo lavoro si muoverà sempre tra Roma e Firenze Visitazione (1538) - Nel dipinto Salviati non raffigura solamente la scena dell'incontro tra le donne, ma inserisce all'interno anche un gran numero di personaggi - Nelle figure femminili c'è un chiaro riferimento a Michelangelo nelle loro parvenze muscolose, massicce - L'opera è un chiaro esempio di manierismo maturo TINTORETTO - Jacopo Robusti, noto come il Tintoretto, soprannome derivante dal mestiere paterno tintore di stoffe , nasce a Venezia il 29 aprile. Egli fu un pittore italiano, uno dei più grandi esponenti della scuola veneziana e probabilmente l'ultimo grande pittore del Rinascimento italiano - L' artista provava una forte ammirazione verso i suoi "colleghi" della scuola tosco-romana, come Michelangelo, Raffaello e Giulio Romano, del quale conobbe le opere attraverso la diffusione delle stampe Miracolo di San Marco (1548) - Nel dipinto possiamo riconoscere, in una scena molto affollata, il protagonista, San Marco, nella figura che sta scendendo in picchiata dall'alto verso uno schiavo cristiano che sta per essere giustiziato nella città di Alessandria - La scena sembra come svolgersi su un palcoscenico, riconoscibile per la presenza delle quinte - Sullo sfondo sono bel visibili delle architetture classiche, con grandi colonne e statue a figura umana - La luce svolge un compito molto importante che è quello di sorprendere lo spettatore creando dei forti contrasti tra luci e ombre Ritrovamento del corpo di San Marco (1562-1566) - La luce nell'opera conferisce un sentimento di inquietudine che si addice alla scena narrata, enfatizzata anche dalle grandi dimensioni del quadro - Il luogo rappresentato è la chiesa di Alessadria, luogo dove effettivamente venne ritrovato il corpo del santo - Il punto di vista dello spettatore è rialzato rispetto alla scena, mentre l'architettura è a cannocchiale, ovvero con un gran senso di profondità 70 La Giustiniani Barbaro al balcone (1560-1562) PARTICOLARE DELLA DECORAZIONE DI VILLA BARBARO A MASER - Su un loggiato illusionistico si affaccia con atteggiamento fiero Giustiniana Giustiniani, moglie di Marcantonio Barbaro, accompagnata da una nutrice - La carnagione chiara della donna, simbolo di nobiltà, va a contrastare con quella scura della serva, che appare inoltre molto seria - È una delle immagini più celebri e tra le più notevoli sia dell'abilità di ritrattista del Veronese, sia della sua capacità di mettere in rapporto lo spazio reale con quello illusorio - Nell'affresco il nero non viene utilizzato per le ombre PALLADIO - Andrea Palladio, pseudonimo di Andrea di Pietro della Gondola, nato a Padova il 30 novembre 1508, è stato un architetto, teorico dell'architettura e scenografo italiano del Rinascimento - Influenzato dall'architettura greco-romana, anzitutto da Vitruvio, fu l'architetto più importante della Repubblica di Venezia, nel cui territorio progettò numerose ville che lo resero famoso, oltre a chiese e palazzi - La formazione culturale di Andrea Palladio avvenne sotto la guida e tutela dell'umanista Gian Giorgio Trissino dal Vello d'Oro, probabilmente l'intellettuale più in vista in città Basilica di Vicenza (dal 1549) - L'edificio era il Palazzo della Ragione, realizzato secondo il progetto di Domenico da Venezia, su cui in seguito sarebbe intervenuto Palladio - L'antico palazzo è costituito da un doppio ordine di logge, distribuite su due piani - Palladio progettò una struttura per così dire elastica, attraverso l'utilizzo della cosiddetta “serliana”, vale a dire una struttura composta da un arco affiancato da due aperture laterali rettangolari architravate - La copertura a carena di nave rovesciata, ricoperta da lastre di rame, era ispirata a quella realizzata per il Palazzo della Ragione di Padova San Giorgio Maggiore di Venezia (dal 1566) - Palladio venne chiamato prima per la costruzione del refettorio (1560-1563) del monastero e poi anche per il progetto della nuova chiesa - Nel refettorio del monastero un'ampia scalinata conduce a un primo portale attraverso il quale si accede a un vestibolo; un secondo introduce nella grande aula coperta da una grandiosa volta a botte - Per la costruzione della nuova chiesa Palladio prende a modello i grandi edifici termali romani antichi: alla navata principale voltata a botte segue l'espansione laterale delle absidi e verticale della grande cupola su tamburo 71 Teatro Olimpico di Vicenza (1580) - È il primo e più antico teatro stabile coperto dell'epoca moderna e costituisce l'ultima opera dell'architetto - La costruzione del teatro iniziò nel 1580, lo stesso anno in cui Palladio morì, ma i lavori furono perseguiti sulla base dei suoi appunti dal figlio e si conclusero nel 1584, limitatamente alla cavea completa di loggia e al proscenio - L'interno del teatro è decorato con novantacinque statue, realizzate in pietra oppure stucco e rappresentanti i personaggi legati alla fondazione dell'Accademia Olimpica o del teatro stesso Villa Almerico Capra la Rotonda di Vicenza (dal 1566) - Villa Almerico Capra detta La Rotonda è una villa veneta a pianta centrale situata a ridosso della città di Vicenza - Almerico non aveva bisogno di un vasto palazzo ma desiderava una villa sofisticata, e fu esattamente questo che Palladio ideò per lui: una residenza suburbana con funzioni di rappresentanza, ma anche tranquillo rifugio di meditazione e studio - La costruzione, iniziata nel 1566 circa, consisteva in un edificio quadrato completamente simmetrico e inscrivibile in un cerchio perfetto - Il palazzo presenta una sala centrale sormontata da una cupola Villa Barbaro a Treviso (1555-1559) - Palladio trasforma un vecchio palazzo medievale di proprietà della famiglia Barbaro in una splendida abitazione di campagna consona allo studio delle arti e alla contemplazione intellettuale - Ai lati della villa Palladio costruisce due ale architettoniche in cui risiedevano i contadini e in cui venivano ricoverati gli aratri - Il prospetto della facciata, che si innalza sopra un basso podio, presenta quattro semicolonne ioniche reggono un'importante trabeazione sormontata da un timpano carico di decorazione in stucco 72 MODELLO DELLA CHIESA DOPO LA CONTRORIFORMA CHIESA DI GESU' - La chiesa del Santissimo Nome di Gesù a Roma, conosciuta soprattutto come chiesa del Gesù, è la chiesa madre della Compagnia di Gesù o gesuiti - La costruzione della chiesa, che si affaccia su piazza del Gesù, è considerata come una svolta importante nella storia dell'arte, perché fu costruita secondo lo spirito dei decreti del Concilio di Trento: è stata progettata a navata unica, perché l'attenzione dei fedeli fosse concentrata sull'altare e sul celebrante - I lavori cominciarono solo nel 1568, sotto la supervisione dell'architetto Jacopo Barozzi da Vignola, quando il cardinale Alessandro Farnese, nipote di papa Paolo III, costituì un fondo per la costruzione - Modello di questa chiesa (che si pone come punto di collegamento tra Classicismo, Manierismo e Barocco) fu la chiesa di Sant'Andrea di Mantova costruita circa un secolo prima su disegno di Leon Battista Alberti - L'edificio appare imponente e monumentale, con una lunghezza che corrisponde perfettamente all'altezza - La chiesa presenta pianta longitudinale con una sola navata coperta da una volta a botte (così che il suono non si disperdesse ma la voce del prete potesse essere sentita da tutti), affiancata da tre cappelle per lato, e un presbiterio sormontato da una cupola - La cupola presentava diverse aperture in modo da far entrare molta luce, simbolo della divinità, mentre le cappelle laterali erano più in ombra per favorire la meditazione - L'affresco centrale della volta della navata, dotato di uno straordinario effetto di prospettiva, è il Trionfo del nome di Gesù di Giovan Battista Gaulli, detto il Baciccio, realizzato più di un secolo dopo la costruzione della chiesa - Il transetto è quasi inesistente, in modo tale che lo spazio complessivo risulti compatto, senza dispersioni - Sarà Giacomo Della Porta a realizzare il disegno della movimentata facciata nel 1575 75 La bottega del macellaio (1585) - Anche questo come Il mangiafagioli è una scena di genere, oltre che un'opera laica - Il quadro risulta molto grande nonostante sia una scena di genere, forse perchè, anche se non 1700 era situato nella collezione Gonzaga, inizialmente era destinato alla sede dell'arte dei macellai - Il lavoro del macellaio nel dipinto non viene ritratto come presa in giro, ma come un lavoro dignitoso, onesto - La rappresentazione è obbiettiva e realistica, come si evince anche dalla spontaneità e credibilità dei gesti dei beccai intenti nei loro compiti: in primo piano in basso è raffigurato il macellaio che sta per tagliare la testa ad un capretto, vicino a lui vi è un altro personaggio che cerca faticosamente di appendere un mezzano di vitello ad un gancio: la torsione del corpo e della testa sottolineano lo sforzo che sta compiendo. Al centro, un altro dei macellai all’opera dispone ordinatamente le bistecche di vitello sul banco. Completa il gruppo dei titolari della bottega quello con un grembiule bianco, che regge la stadera con cui pesa la carne Fuga in Egitto (1603-1604) - Nei primissimi anni del Seicento il pittore ricevette l'incarico dal cardinale Pietro Aldobrandini di realizzare sei dipinti per decorare la cappella privata del palazzo di famiglia e a causa della forma delle pareti, le opere vennero realizzate a forma di lunetta - Questo dipinto, per la sua interpretazione bilanciata e razionale e per l'idealizzazione della natura, rappresenta una pietra miliare della pittura di paesaggio del seicento, a Roma e per il resto della pittura europea - Si tratta del più tipico esempio di paesaggio ideale in cui ogni singolo elemento naturale viene inserito in una composizione perfettamente calibrata e bilanciata, alla ricerca dell'equilibrio formale e della bellezza idilliaca - I personaggi sacri si evidenziano anche per la loro posizione rialzata rispetto allo sfondo - A chiudere la visione è l'immagine di una città con edifici all'antica, tra i quali si scorge anche una citazione della cupola del Pantheon Volta della Galleria di Palazzo Farnese a Roma (1594-1600) - Annibale Carracci fu chiamato a Roma nel 1594 dal cardinale Odoardo Farnese per decorarne il celebre palazzo, forse in seguito alle nozze di Ranuccio Farnese e Margherita Brandini che spiegherebbe anche la scelta di rappresentare storie mitologiche in cui l'amore vince su tutto - Annibale iniziò, con l'assistenza di suo fratello Agostino Carracci, la decorazione della volta, che è la prima sezione della Galleria Farnese ad essere stata affrescata - Come si evince da alcuni studi preparatori, Annibale, in un primo momento pensò di fare ricorso ad uno schema a fregio, modalità decorativa tipicamente bolognese, tuttavia la forma a botte della volta della Galleria e la necessità di decorarne anche la parte centrale rendevano insufficiente lo schema del fregio alla bolognese che presuppone pareti piatte all'interno di una stanza quadrangolare. Annibale comprese che era necessario considerare anche ad altri schemi decorativi. Il risultato finale 76 fu un’originale combinazione di tre sistemi diversi: quello del fregio, quello architettonico e quello a quadri riportati (cioè racchiudendo le scene affrescate in illusionistiche cornici a simulare che si tratti di tele appoggiate sul muro creando così una finta architettura) su cui vengono raffigurati diversi episodi (come per esempio Il trionfo di Bacco e Arianna). Sul cornicione reale della Galleria, infatti, il Carracci collocò una serie di erme-telamoni che a loro volta reggono un architrave illusionistico - Il tema dell'intera volta verte sugli amori degli dei con scene tratte dalle Metamorfosi di Ovidio - Il trionfo di Bacco e Arianna:  la scena viene pensata da Annibale come un bassorilievo antico  i due protagonisti vengono circondati da un grande numero di figure come per esempio satiri, putti, sileni e tigri  nel dipinto è evidente una ripresa di Michelangelo ma anche di Raffaello dai quali però si distanzia nel suo dinamismo, elimina la forma statica per privilegiare il movimento, ma anche per la sua grande cura del dettaglio  le fisionomie dei volti sono ricollegabili a quelli di Correggio, dolci e teneri, non a caso questo era uno tra gli autori Rinascimentali preferito di Farnese CARAVAGGIO - Michelangelo Merisi, noto come il Caravaggio, nasce a Milano il 29 settembre 1571 - Formatosi tra Milano e Venezia e attivo a Roma, è uno dei più celebri pittori italiani di tutti i tempi dopo un periodo di oblio. I suoi dipinti, che combinano un'analisi dello stato umano, sia fisico, sia emotivo, con un drammatico uso della luce, hanno avuto una forte influenza formativa sulla pittura barocca - Caravaggio si formò presso la bottega di Simone Peterzano, un pittore esponente del manierismo lombardo - A circa metà del 1592, il giovane Merisi lascia definitivamente la Lombardia per andare a Roma, tuttavia, secondo documenti, l'artista non sarebbe giunto a Roma prima del 1596, anno in cui è documentato presso la bottega del pittore siciliano Lorenzo Carli - La sua presenza a Roma nel periodo dal 1592 al 1593 non è sostenuta da fonti storiche certe, ci sono giunte poche informazioni solamente grazie a due biografie di suoi contemporanei Ragazzo con canestro di frutta (1593-1594) - Probabilmente l'opera era destinata a un altro pittore, il siciliano Mario Minniti - Il dipinto mostra l'abilità di Caravaggio nel raffigurare ogni dettaglio, da quelli della pelle del ragazzo a quelli della buccia di una pesca, dalle pieghe dell'abito ai vimini del canestro - In questo dipinto si nota anche la tecnica, molto utilizzata dal Caravaggio, delle luci e delle ombre - L'accenno di sensualità nel giovane nel ritratto contrasta con la sua posa: il ragazzo sembra infatti stanco ed insofferente, probabilmente a causa del peso del cesto carico di frutta 77 Ragazzo morso da un ramarro (1594-1595) - Quest'opera fu particolarmente amata dai committenti, infatti abbiamo due quadri autografi dall'autore con lo stesso soggetto - Caravaggio dimostra un grande interesse nel comprendere il sentimento del ragazzo ritratto, il quale nell'intento di prendere delle ciliege dal cesto di frutta viene morso da un ramarro - Il fondo è omogeneo e attraversato da un fascio di luce - Nel vaso si può notare il riflesso della finestra che denota una forte attenzione al dettaglio tipica della cultura fiamminga - Nell'opera si allude ai pericoli a cui si può andare incontro, in quanto le ciliegie rappresentano il piacere, la rosa che si trova sia nel vaso che nei capelli del giovane alludono alla caducità mentre il ramarro rappresenta il dolore. Si può quindi sostenere che il quadro è una sorta di memento mori Bacco (1596-1597) - Fu commissionato dal cardinal Francesco Maria Bourbon del Monte, ambasciatore mediceo a Roma e committente e protettore del Caravaggio, per regalarlo a Ferdinando I de' Medici in occasione della celebrazione delle nozze del figlio Cosimo II - Il Bacco del Caravaggio si presenta seduto su di una specie di triclinio, coperto da un lenzuolo in forma di tunica che scopre parte del torso. Il dio offre la coppa di vino appena versato (se ne vedono le bollicine) con la mano sinistra, mentre la mano destra che versa il vino non sembra sicura, ma incerta (come mostrano la posizione delle dita e le vibrazioni sul bicchiere), ed è probabile che il pittore volesse inserire un indizio di ubriachezza. Altro indizio è il suo volto, paffuto e colorito, che offre un'immagine di salute e abbondanza, oltre che di ubriachezza - Davanti il dio possiamo ammirare una natura morta con frutta bacata e troppo matura e con foglie accartocciate, imperfezioni che si credono facciano riferimento alla precarietà dell'esistenza - Al di sotto del quadro, nonostante la raffinatezza dei dettagli, non è stato rilevato un disegno preparatorio ma ci sono solamente linee fatte con il manico del pennello che danno tratti generali della composizione, delle misure Suonatore di liuto (1595-1596) - Esistono due versioni dell'opera, una al Metropolitan Museum di New York e un'altra è al Museo dell'Ermitage di San Pietroburgo - L'opera fu dipinta per il marchese Vincenzo Giustiniani - Immagine risulta ambigua in quanto il personaggio raffigurato viene scambiato per donna quando in realtà è un ragazzo che sta suonando il liuto e forse sta anche cantando - Di notevole bellezza è la natura morta di strumenti musicali sul tavolo che sembra fare da contrappunto alla gestualità morbida delle mani che toccano le corde. Lo sguardo languido e la bocca socchiusa del suonatore sono un esempio della sensualità dei modelli ritratti da Caravaggio - L'elemento più pregevole del dipinto è sicuramente la doppia natura morta sul tavolo, rappresentata dai frutti, dai fiori disposti nel vaso di cristallo che riflette la luce e dallo spartito musicale. Quest'ultimo è stato identificato dai musicologi che vi hanno riconosciuto quattro madrigali che trattano di temi amorosi e passionali di un compositore fiammingo 80 San Matteo e l’angelo (1602) CHIESA SAN LUIGI DEI FRANCESI, CAPPELLA CONTARELLI - Due anni dopo aver dipinto le tele laterali per la cappella Contarelli, Caravaggio fu chiamato a concludere l'opera dipingendo anche la pala centrale raffigurante San Matteo e l'Angelo, da porre sopra l'altare della Cappella Contarelli - Abbiamo due diverse versioni dell'opera, infatti la prima risalente al 1602 venne rifiutata per inadeguatezza (si crede che il dipinto fu rifiutato perché il santo era raffigurato come un rozzo popolano semianalfabeta, con le gambe nude, incrociate, a cui l'angelo guida materialmente la mano nello scrivere il Vangelo) e Caravaggio fu costretto a dipingerne una seconda Conversione di San Paolo (1603-1604) SANTA MARIA DEL POPOLO, CAPPELLA CERASI - Nel 1600 Caravaggio fu incaricato da Tiberio Cerasi di dipingere due quadri che raffigurassero il prodigio della Conversione di san Paolo e la Crocifissione di san Pietro, ma non appena Caravaggio comincia ad operare il committente muore facendo bloccare i lavori - Esistono due diverse versioni dell'opera: la prima è quella iniziata quando Tiberio era ancora vivo, un quadro su tavola con uno stile che ci rimanda al Riposo durante la fuga in Egitto e in cui vediamo raffigurato San Paolo riverso a terra e affiancato da Armigero, mentre sopra di lui si trova Dio padre trattenuto da un angelo. La seconda versione invece venne realizzata dopo la morte de Cerasi per i suoi eredi - Differentemente dalla prima opera qui Dio padre viene sostituito dalla luce e è assente la figura di Armigero. Inoltre la scena è pensata per situarsi in un spazio più ristretto - La scena ritrae il momento topico della conversione di Paolo, quello in cui a Saulo appare Gesù Cristo in una luce accecante che gli ordina di desistere dal perseguitarlo e di diventare suo ministro e testimone. Sono presenti nella scena un vecchio e un cavallo, il quale, grazie all'intervento divino, alza lo zoccolo per non calpestare Paolo Crocifissione di San Pietro (1603-1604) SANTA MARIA DEL POPOLO, CAPPELLA CERASI - Differentemente dalla Conversione di San Paolo non sappiamo dove si trovi la prima versione di quest'opera - Nel quadro la luce investe la croce e il santo, entrambi simbolo della fondazione e della costruzione della Chiesa, attraverso il martirio del suo fondatore - Spettacolare è, oltre all'illuminazione, la resa dei particolari: le venature del legno della croce, il piede nero dell'aguzzino chino, le rughe sulla fronte dell'aguzzino di sinistra ecc. - Lo sfondo cupo contribuisce a far risaltare le figure mettendo in risalto la tensione drammatica dei corpi che sbalzano verso l'osservatore - La scena è estremamente dinamica e realistica e vi è una solida definizione dei volumi - La composizione viene organizzata su diagonali, tutte le figure concorrono a formare una x con le assi della croce e con i corpi degli aguzzini 81 Morte della Vergine (1605-1606) - Il dipinto fu commissionato dall'ordine religioso dei Carmelitani Scalzi fu però prontamente rifiutato, perché la Madonna non rispettava la sua iconografia classica: era anzi priva di qualsiasi tributo mistico, con la faccia terrea, un braccio abbandonato e il ventre gonfio. Addirittura si disse che Caravaggio scelse, come modello per ritrarre la Vergine, una prostituta trovata morta nel Tevere. Molto scandalo, in particolare, fecero i piedi ritratti nudi fino alla caviglia - L'opera, commissionata e poi rifiutata dai Carmelitani Scalzi, venne acquistata dal Duca di Mantova - La scena è inserita in un ambiente umile con al centro il corpo morto della Vergine, in primo piano la Maddalena, seduta su una semplice sedia, che piange con la testa tra le mani, e tutt'intorno gli Apostoli addolorati (San Pietro porta le mani agli occhi) - L'intonazione cromatica molto scura è illuminata dal rosso della veste della morta e della tenda Deposizione (1602-1604) - Il dipinto venne commissionato da Girolamo Vittrice per la cappella dedicata alla Pietà - In quest'opera, Caravaggio ritrae il momento in cui il Cristo morto sta per essere deposto in una tomba (e non nel tradizionale sepolcro) - Il corpo senza di vita di Cristo, in un drammatico abbandono che è quasi un precipitare verso il basso, è sorretto con fatica e dolore dagli apostoli Giovanni e Nicodemo e si contrappone ai gesti energici dei personaggi, accentuando dunque la drammaticità della narrazione - Il quadro ci evidenzia la cultura classica dell'artista. Caravaggio infatti non è solo un pittore realista ma aveva studiato anche la statuaria antica, in particolare la figura di Cristo riprende il sarcofago antico in cui si ritrae il trasporto del corpo di Meleagro - I personaggi del dipinto sono ritratti con una particolare attenzione ai dettagli: le rughe sui volti, le pieghe degli abiti, il nodo nel lenzuolo funebre, le vene e le ferite del corpo di Cristo, ancora una volta, il naturalismo di Caravaggio Decollazione di san Giovanni Battista (1608) - Grazie a questa opera Caravaggio ottenne l'onore della Croce di Malta (si trasferisce a Malta dopo aver ucciso un ragazzo durante una partita a palla corda), ma dopo solo 5 mesi l'artista viene espulso dall'ordine a causa del suo caratteraccio - Compaiono nella tela il carceriere, il boia, una giovane (Salomè?) che porta un bacile su cui raccoglierà la testa del Battista e una vecchia con le mani al volto per l'orrore. Sulla destra due carcerati assistono da una grata al martirio - In quest'opera possiamo vedere come lo stile di Caravaggio sta cambiando, infatti le figure non occupano più quasi completamente lo spazio nella tela, ma vengono ridotte oltre ad aumentare nel numero, inoltre lo sfondo non è più omogeneo ma viene scelto come scenario la parete di un carcere. Altra novità è la luce che da diretta e forte diviene frammentata, dispersa - Il quadro ha una grande carica drammatica e risulta molto cupo 82 Resurrezione di Lazzaro (1608) - Trasferitosi a Messina, dopo essere fuggito dalle prigioni maltesi, Caravaggio ricevette dal mercante Giovanni Battista de' Lazzari l'ordine per l'esecuzione di una pala per la cappella maggiore della chiesa dei Padri Crociferi - Davanti al protagonista, Lazzaro, vi sono le due sorelle Maria e Marte, mentre a sinistra è rappresentato Gesù - La luce soffusa e i confini non netti nelle figure rendono all'opera una forte drammaticità - Dopo la Decollazione di san Giovanni Battista ritorna nelle opere di Caravaggio il fondo scuro - Gli studiosi hanno ritrovato nella tela una preparazione bruna, molto scura che inizialmente hanno scambiato per sporco. L'utilizzo di un fondo scuro con applicate sopra tinte chiare però ha fatto sì che i colori della base con il tempo si sono "mangiati" quelli chiari Nel 1610 Caravaggio sbarcherà in Toscana per poter così far ritorno a Roma, la quale però non raggiungerà mai in quanto morì improvvisamente nello stesso anno, forse per tifo o forse, secondo studi recenti, a causa del saturnismo (intossicazione da piombo), anche detto morbo dei pittori SEGUACI DI CARAVAGGIO A ORAZIO GENTILESCHI Annunciazione (1623) - Un forte richiamo a Caravaggio lo si può notare nel marcato chiaro-scuro creato dagli effetti di luce attentamente studiati, che si possono ricollegare anche alla pittura fiamminga. Elementi caravaggeschi sono rintracciabili anche nel realismo delle espressioni e nel drappo rosso sopra il letto che ci rimanda alla Morte della Vergine del suo maestro - La colomba che entra dalla finestra aperta in alto a destra è un chiaro riferimento alla pittura fiamminga a cui lo stesso Caravaggio si era rifatto anni prima nei suoi dipinti ARTEMISIA GENTILESCHI Giuditta e Oleoferne (1620 circa) - Il dipinto ritrae l'eroina biblica Giuditta che decapita Oloferne, soggetto già rappresentato da Caravaggio, a cui senza dubbio la pittrice si ispirò, ma a cui allo stesso tempo si distaccherà - Nel quadro di Artemisia, Giuditta non uccide il re babilonese tutta da sola, ma viene aiutata dalla serva che fisicamente aiuta la padrona nell'omicidio - Giuditta è distaccata, come disgustata dalla visione e attenta a non sporcarsi con il sangue della vittima, mentre la serva, forse abituata ai "lavori" forti, non sembra toccata dall'evento che si sta creando 85 GUERCINO La Madonna del Passero (1615-1616) - Non si sa chi fu a commissionare l'opera al Guercino, sappiamo solo che per un certo periodo di tempo l'opera si trovava nella collezione Borghese per poi essere portata in Inghilterra nella collezione Mahon. Oggi però il quadro è situato a Bologna - L'opera, risalente al periodo giovanile dell'artista, rappresenta un passerotto legato sulla zampetta con un filo tenuto dalla mano sinistra del bambino - Il bambino viene ritratto con grande realismo in un momento non ufficiale ma quotidiano, intimo - Sono presenti nel dipinto forti contrasti chiaroscurali, che non derivano da un'influenza caravaggesca ma bensì da Ludovico Carracci - Tra tutti i seguaci dei Carracci, possiamo riconoscere nel Guercino un'artista più realistico e naturale Aurora (1621) - Guercino viene chiamato nel 1621 a Roma dal nipote di papa Gregorio, il cardinale Ludovico Ludovisi, il quale gli affidò la decorazione del Casino Del Monte, un villino appena acquistato, che assumerà pertanto il nome di Casino Ludovisi - Con l'assistenza di Agostino Tassi, che vi affrescò le quadrature architettoniche, il Guercino dipinse a secco (non è un affresco in quanto l'artista non ne era capace) sulla volta della sala centrale al pianterreno del Casino l'Aurora, rappresentata come giovane dea su un carro tirato da due cavalli, che alludono al giorno e alla notte, davanti ai quali fugge la Notte mentre un genio in volo incorona Aurora di fiori e un altro, sul carro, sparge fiori tutt'intorno. Da una parte vediamo il vecchio marito dell'Aurora, Titone mentre in alto, tre giovani donne, una delle quali versa rugiada da un'urna, simboleggiano le ore - Il paesaggio raffigurato dall'artista, riproduce la villa Ludovisi in cui si trova la pittura su muro - Il soggetto che l'artista decise di rappresentare è lo stesso che 7 anni prima fu dipinto da Guido Reni, al quale però apporta alcune modifiche, infatti se il dipinto di Reni è pensato come un quadro riportato, Guercino non inserisce l'immagine in una cornice, i colori ma anche i chiaroscuri del Guercino sono molto più accentuati, inoltre nel Guercino è assente la simmetria, l'immagine è più dinamica, si ha l'impressione del movimento - Nella stessa sala l'artista rappresenta altre personificazioni, come la Fama, la Gloria e la Virtù, che si collegano all'Aurora e che hanno come intento la celebrazione della famiglia - Nel dipinto vediamo un distacco dal classicismo per avvicinarsi invece a una dimensione barocca, più concreta e d'impatto 86 PIETER PAUL RUBENS Angeli in adorazione della Madonna della Vallicella (1607) - Nel 1601, dopo essersi formato nelle botteghe fiamminghe, Rubens si trasferisce in Italia dove viene assunto come pittore della corte di Vincenzo Gonzaga, e dove rimarrà fino al 1608 - L'opera è una pala d'altare maggiore della chiesa di Santa Maria in Vallicella, contenuta in una nicchia in cui si posizionano cerchi concentrici di angeli e cherubini adoranti, mentre una lastra di rame, sulla quale venne dipinta dallo stesso Rubens una Madonna e con il bambino benedicente, riproduce e protegge l'icona sacra sottostante - Nella tavola centrale lo spazio sembra dilatarsi oltre i confini della cornice, motivo che sarà ripreso dalla successiva pittura barocca, e che rende Rubens un archetipo del barocco - Nonostante Rubens fosse un grande ammiratore di Caravaggio, non riconosciamo nell'opera un suo forte influenzamento in quanto l'artista fiammingo era consapevole di non saper dipingere come lui Le conseguenze della guerra (1638) - Il dipinto venne realizzato nelle Fiandre nel 1638, ma poi venne portato in Italia nello stesso anno assieme ad una lettere in cui ci spiega il significato del quadro, riflessioni dall'autore durante le sue missioni diplomatiche nella Guerra dei Trent'anni, in cui maturò la consapevolezza dell'inutilità della guerra e lanciò un messaggio pacifista - Al centro della raffigurazione Venere, dea dell’amore (così identificabile per la nudità e per essere accompagnata tradizionalmente dagli amorini) cerca invano, con le arti della seduzione, di trattenere Marte, suo amante e dio della guerra che viene trascinato in volo dall'allegoria della discordia - Marte, che campeggia al centro della scena, rappresenta la furia selvaggia, cieca, spietata, che si accende nel momento in cui la battaglia si fa più serrata. Dunque la guerra appare rappresentata come ripudio della ragione, come rimozione di ogni valore etico e ciò è evidente anche nel gesto di Marte del pestare i libri, distruggendo con essi simbolicamente ogni forma di espressione intellettuale. Il dio travolge anche le personificazioni delle Arti, quali la musica e l'architettura, personificate rispettivamente dalla donna e dall’uomo abbattuti in basso a destra: la donna, raffigurata di spalle, ha un liuto rotto in mano e mostra che l’armonia non può sopravvivere accanto al disordine della guerra; l’uomo, un architetto, impugna i suoi strumenti, a significare che ciò che si costruisce in tempo di pace è poi distrutto in tempo di guerra - Marte va travolgendo anche una donna che stinge al suo seno il figlioletto, come a cercare di sottrarlo al pericolo, chiaro riferimento all’iconografia classica della strage degli innocenti, che traduce le figure della mamma con il bambino nella Carità - Dietro la figura della discordia si intravedono dei mostri, che simboleggiano la Peste e la Carestia, due calamità che accompagnano sempre la guerra, contribuendo a renderne ancor più devastanti gli effetti - A sinistra la personificazione dell'Europa, vestita a lutto e con l’abito a brandelli, alza gli occhi e le braccia al cielo, stroncata dal dolore, come a supplicare l’aiuto divino. La si può riconoscere dal 87 bambino che al suo fianco regge il globo sormontato dalla croce, simbolo della cristianità. Essa appare quindi disperata dopo tanti anni di saccheggi, oltraggi e miserie che invoca dal cielo la pace - L'opera spicca per lo straordinario dinamismo, la complessità delle pose delle figure e la luce molto vivace che la rendono un dipinto molto moderno 90 - Nella parte alta, su un ricco piedistallo, viene posto il pontefice (in bronzo), in posizione benedicente seduto sul trono. Ai lati del sacello sono presenti due Virtù marmoree a guardia del sepolcro: alla sinistra la Carità, simboleggiata da una donna con dei bambini, mentre alla destra la Giustizia, anche questa simboleggiata da una donna ma con una spada - Posto al centro tra le due statue si trova il sarcofago con le spoglie del papa e sopra questo si trova una statua della morte, rappresentata da uno scheletro, raffigurata nell'atto di scrivere l'epitaffio del papa con lettere d'orate Morto Urbano VIII, nel 1644, la carica papale passa a Innocenzo X, esponente della famiglia Ponfili, che rimarrà attivo fino al 1655. Questi sono anni difficili per il Bernini in quanto Innocenzo X, differentemente da Urbano VIII, non avrà mai in simpatia l'artista preferendo a lui un altro grande personaggio del tempo,Francesco Borromini. Estasi di Santa Teresa (1647-1652) CAPPELLA CORNARO IN SANTA MARIA DELLA VITTORIA - Il cardinale Federico Cornaro affida a Bernini la realizzazione di una scultura nel transetto sinistro della cappella di famiglia - L'opera traduce una tendenza che si sviluppa in pieno '600 a Roma di rappresentare le estasi dei santi, momento in cui l'anima si rivolge al divino - Della Santa raffigurata oggi possediamo ancora i diari in cui racconta i suoi momenti di estasi e in uno di questi, quello rappresentato dal Bernini, la donna viene trafitta dalla freccia infuocata dell'angelo - In quest'opera Bernini trasforma, in senso non metaforico ma letterale, lo spazio della cappella in teatro. Per far ciò egli amplia innanzitutto la profondità del transetto, poi, aprendo sulla parete di fondo una finestra con i vetri gialli, inserisce una fonte di luce che consiste in un fascio di raggi in bronzo dorato e che agisce dall'alto come un riflettore; questo conferisce un senso realistico ma allo stesso tempo ci fa sembrare la scena momentanea, transitoria e instabile. Inoltre la trasformazione della cappella in teatro diventa letterale anche grazie alla realizzazione, ai due lati del palcoscenico-altare, di "palchetti" sui quali sono raffigurati in mezzobusto i vari personaggi della famiglia Cornaro - L'opera vene realizzata attraverso l'utilizzo di diversi tipi di marmi, sia bianchi che colorati - Gli studiosi hanno interpretato l'esperienza mistica della santa in termini di pulsione erotica, come se l'estasi non fosse spirituale bensì terrena, conducendo così la critica a sottolineare in quest'opera di Bernini una bellezza sensuale ed ambigua dei protagonisti, evidenziata anche dai loro tratti idealizzati che li rendono più belli Fontana dei Fiumi (1648-1651) - La scultura, situata a Roma (davanti alla chiesa di Sant'Agnese),venne realizzata da Bernini, su progetto di Francesco Borromini, e commissionata da papa Innocenzo X - Quattro colossali figure, sedute in pose contrastanti, impersonano i grandi fiumi dei quattro continenti: il Nilo, il Gange, il Danubio e il Rio della Plata 91 - La fontana, coronata dalla colomba dello Spirito Santo, emblema del papa Innocenzo X, fu anche interpretata come simbolo del trionfo della Chiesa sulle quattro parti del mondo - Una leggenda, molto popolare ancora ai giorni nostri, è legata alla rivalità tra il Bernini e l'altro grande maestro del barocco, il Borromini. Si tramanda infatti che la statua del Rio della Plata tenga alzato il braccio per ripararsi dall'eventuale crollo del campanile o della cupola della prospiciente chiesa di Sant'Agnese e per sorreggere i suoi resti - I quattro colossi nudi, rappresentati con una dimensione maggiore del reale, si muovono in gesti pieni di vita e con un'incontenibile esuberanza espressiva, riprendendo a pieno il tema dell'acqua, ovvero quello dinamico Piazza San Pietro (dal 1656) - Deposto papa Innocenzo X, la carica passa a Alessandro VII, uomo di cultura e molto interessato all'arte, che vuole sistemare la piazza di fronte alla chiesa di San Pietro - Un problema che inizialmente sussisteva nella piazza era la perdita della visione della cupola di Michelangelo dopo l'allungamento apportato da Maderno, Bernini perciò decise di intervenire creando una grande piazza ovale circondata da due colonnati, collegata alla facciata di San Pietro da due elementi architettonici convergenti in modo tale da poter vedere al meglio la cupola. La struttura assume così una forma di una tenaglia, come delle braccia materne che abbracciano il fedele e lo conducono alla fede e alla cristianità - Bernini ipotizzò un «terzo braccio» centrale del colonnato, distanziato dai laterali quanto basta per non invadere il canale visivo, che però non venne mai realizzato - La forma complessa rendeva difficile l'allineamento delle colonne e la conformazione dell'ordine: anche le basi devono essere deformate sull'arco di cerchio, così come i capitelli perciò Bernini pensò che l'ordine dorico fosse quello più adatto alla geometria della piazza Sant’Andrea al Quirinale (1658-1661) - Sede del noviziato della Compagnia di Gesù e situata di fronte al Palazzo del Quirinale, la piccola chiesa fu costruita grazie alla commissione del papa Alessandro VII e del cardinale Camillo Pamphili, nipote di papa Innocenzo X - ESTERNO EDIFICIO:  La pianta ellittica della chiesa rimanda all'ovale di San Pietro, opera dello stesso Bernini e con un asse maggiore trasversale alla pianta  Lo spazio esterno è dominato dalla linea curva, evidente soprattutto dalla scalinata curva attraverso cui si accede alla chiesa ma anche dall'alternarsi di strutture concave e convesse (2 ali concave ai lati dell'edificio) che formano quasi come un abbraccio rivolto a chi passa per strada prima di entrare in chiesa  Nell'entrata troviamo un pronao convesso sostenuto da due alte colonne ioniche - INTERNO EDIFICIO:  In uno spazio molto ampio, l'altare maggiore viene posizionalo nella parte opposta all'entrata 92  Delle alte colonne corinzie sostengono il cornicione in cui Bernini inserì un cornicione spezzato in stile barocco; al di sopra di questo inoltre vi è posizionata una statua di Sant' Andrea che si estende verso l'alto  Grandi finestre, decorate con stucchi, si aprono alla base di una cupola d'orata che inondano di luce tutta la chiesa, a differenza delle cappelle laterali che invece sono molto profonde e con poca luce, spingendo così lo sguardo del fedele direttamente nell'altare maggiore  Dietro l'altare si trova una pala d'altare, anche questa d'orata come la cupola, decorata con degli angeli  Il pavimento risulta ricco e risaltato dal gran numero di marmi colorati utilizzati FRANCESCO BORROMINI - Francesco Borromini, nato a Bissone il 27 settembre 1599, è stato un architetto operante quasi esclusivamente a Roma e tra i principali esponenti dell'architettura barocca - Nel 1608 si trasferì a Milano presso lo zio materno dove acquisì un insolito interesse per l'architettura gotica - Nel 1614 arrivò a Roma, dove fu accolto da Carlo Maderno, suo parente per parte di madre, allora impiegato nella fabbrica di San Pietro. Alla morte del Maderno però le sue attese di essere nominato architetto della fabbrica di san Pietro andarono in fumo con la nomina a tale ruolo di Gian Lorenzo Bernini il quale lo confermò quale primo assistente, delegandogli di fatto la resa progettuale e strutturale delle proprie idee e disegni. Da quel momento cominciarono gli attriti fra i due ed il dissidio dovette farsi più acuto nel corso dei lavori di Palazzo Barberini San Carlo alle Quattro fontane (1638-1641) - L'architetto realizzò la chiesa ma anche il chiostro ed il convento, inoltre progettò e realizzò anche la facciata la quale però poterà a termine solo tra il 1665-1666 poco prima di morire (si suiciderà nel 1667) - Borromini dovette progettare in spazi molto piccoli dei luoghi privati come dormitori, spazi per la preghiera e per la riflessione ecc. - Diversamente dal Bernini, Francesco Borromini utilizza per le sue opere materiali poveri, come intonaco bianco e stucchi, che però riesce a valorizzare con forme particolare e insolite - IL CHIOSTRO:  Il minuscolo chiostro a pianta ottagonale presenta ambienti suddivisi su due ordini di loggiati: quello inferiore è composto da serliane, che diventano convesse agli angoli, mentre quello superiore, ornato da semplici colonne, è abbellito da una balaustra a eleganti pilastrini triangolari  Con grande raffinatezza nelle linee, Borromini riesce a dare, come poi nella chiesa, un senso di accoglienza, togliendo la sensazione di oppressione che deriverebbe dalle esigue dimensioni dell'ambiente; - LA CHIESA:  La chiesa, a pianta mistilinea, presenta una struttura ellittica realizzata sovrapponendo due triangoli equilateri che curvano ai lati creando un andamento ad onda, struttura ripresa da un repertorio medioevale e nordico 95 Trionfo di Bacco (1625) - Nel dipinto vediamo un chiaro riferimento sia al Baccanale degli Andrii e al Bacco e Arianna di Tiziano, nella pennellata libera e nei colori, sia al Trionfo di Bacco e Arianna di Annibale Carracci, nei tratti morbidi delle figure - La pittura, gioiosa, colorata e vitale, si va a contrapporre a rigido classicismo dei bolognesi - Le figure imponenti e statuarie ricordano i bassorilievi antichi, così come le architetture che ci riportano al mondo antico - Nonostante la chiara ripresa di Tiziano, Pietro da Cortona non inserisce quella ricchezza dei dettagli tipica invece del pittore veneto Ratto delle Sabine (1629 ca.) - L'opera venne commissionata a Pietro dalla famiglia Sacchetti - L'opera è divisa in due diversi piani: nel primo piano vediamo tre soldati romani che trattengono tre donne sabine, al secondo piano invece vengono ritratte altri personaggi, come soldati, cavali e persone spaventate - Sia i personaggi che le architetture sono state descritte da Pietro in modo preciso e dettagliato - Nei personaggi a destra in primo piano (il soldato che regge la donna con le braccia alzate) troviamo una citazione del Ratto di Proserpina, Roma Galleria del Bernini - La luce irrequieta crea dei giochi di luce dall'effetto naturale, come per esempio le fronde degli alberi che sembrano quasi muoversi - Pietro da Cortona, differentemente dai bolognesi, non utilizza un disegno definito bensì pennellate larghe con contorni poco netti, come quelli veneti Allegoria della Divina Provvidenza PALAZZO BARBERINI ROMA - Pietro da Cortona lavorò in contemporanea ad Andrea Sacchi, che nello stesso periodo stava lavorando a La Divina Sapienza nel palazzo Barberini, ma mentre l'affresco di Sacchi non fu apprezzato dai committenti, quello di Pietro venne esaltato per la sua bellezza - Il progetto iconografico dell'opera vene realizzato dal poeta toscano Francesco Bracciolini, che come obbiettivo principale aveva quello di esaltare la famiglia Barberini attraverso un linguaggio trionfante, barocco - Pietro da Cortona impiegherà ben 7 anni per completare l'opera in quanto nel pieno del lavoro dovette allontanarsi da Roma - Per portare a termine l'affresco Pietro si avvalse di alcuni collaboratori, i quali però all'interno dell'opera sono riconoscibili in quanto la loro qualità di pittura è qualitativamente più bassa - La struttura architettonica dell'opera viene realizzata in finto stucco, con l'aggiunta di mascheroni e medaglioni colorati che dividono la scena in 5 settori: 96  al centro del soffitto la divina provvidenza, sovrana del tempo, delle parche, del presente e del futuro, chiede all'immortalità (la figura sopra di lei) di aggiungere una corona di stelle allo stemma dei Barberini. Lo stemma, che presenta al suo interno 3 api, viene sostenuto dalle 3 virtù teologali, la fede la speranza e la carità,ed è sormontato dall'allegoria della religione (che tiene le chiavi del regno) e dalla personificazione di Roma (che porta la tiara papale)  le 4 scene laterali sono un richiamo alle buone azioni di Urbano VIII, scene che alludono al suo governo efficace e che per lo più sono mitologiche, come per esempio Ercole che sconfigge i vizi o Minerva che scaccia i giganti - L'opera innovativa di Pietro segnerà l'apice del barocco romano per la sua ricchezza delle figure in movimento, per le strutture architettoniche e per il grande senso di libertà e fantasia - La luce che inonda la scena deriva da un repertorio veneto e crea delle vibrazioni di colore molto brillanti Dopo la realizzazione dei due grandi affreschi, quello di Sacchi e quello di Pietro da Cortona, nel Palazzo Barberini, all'interno dell'Accademia di Santa Lucia scoppia una controversia tra i due artisti che discutono riguardo la composizione dell'opera artistica: se Sacchi infatti sostiene che il numero delle figure in una scena devono essere poche, anche in caso di grandi dimensioni, in quanto si deve mantenere un certo ordine e rigore e le figure devono essere tutte attentamente studiate, per Pietro da Cortona invece la pittura deve abbondare di personaggi, in modo tale da poter intrecciare le figure come in un poema epico. Tra i due artisti avrà la meglio la teoria di Sacchi, che verrà appoggiata da più colleghi, ma nonostante ciò le opere di Pietro da Cortona avranno sempre più successo. L’Età dell’oro (1637) SALA DELLA STUFA, GALLERIA PALATINA (PALAZZO PITTI) - L' affresco fu commissionato all’artista dal granduca Ferdinando II - Nel tema de L’Età dell’oro, particolarmente congeniale al suo spirito felice e pagano, Pietro da Cortona ha raggiunto un'atmosfera di tranquillità e di pace diffusa - Inizialmente il pittore eseguì solamente due riquadri con L’Età dell’oro e L’Età dell’argento, secondo un programma tratto dalle Metamorfosi di Ovidio, ma in seguito, nel 1640, aggiunse a questi anche L’Età del bronzo e L’Età del ferro - Oggi possediamo disegno-studio realizzato dal pittore e conservato nel Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi L'età dell'argento SALA DELLA STUFA, GALLERIA PALATINA (PALAZZO PITTI) - Anche questo, come L’Età dell’oro, fu ispirato da Le Metamorfosi di Ovidio - L’Età dell’argento rappresenta un periodo meno buono dell' Età dell’oro, ma ancora favorevole. Quando Giove ebbe creato le stagioni, gli uomini, non ancora abituati a forti variazioni di temperatura, incominciarono a proteggersi dal freddo e dalla pioggia recandosi in luoghi chiusi, mentre si portavano nei campi ad arare la terra quando il tempo era buono 97 L’Età del Bronzo (1637-41) SALA DELLA STUFA, GALLERIA PALATINA (PALAZZO PITTI) - Ovidio nelle sue Metamorfosi, ci descrive l'Età del Bronzo come un'epoca segnata da guerre e violenza - Nell'affresco possiamo vedere in alto a destra l'imperatore che distribuisce corone ai soldati mentre in basso a sinistra due barbari in atteggiamento pensoso che aspettano di sapere riguardo il loro destino L’Età del Ferro (1637-41) SALA DELLA STUFA, GALLERIA PALATINA (PALAZZO PITTI) - Ovidio descrive l'Età del Ferro come un periodo in nacquero le frodi e gli inganni e gli uomini non solo pretendevano che la terra desse frutti, ma scavarono anche nelle sue viscere dove trovarono il ferro e l'oro che scatenarono così la guerra - L'immagine movimentata riesce a trapelare l'idea della guerra attraverso il dinamismo delle figure - Gli effetti di luce conferiscono drammaticità alla scena ANDREA SACCHI - Andrea Sacchi, nato a Roma il 30 novembre 1599, entrò nella bottega di Francesco Albani, seguace di Annibale Carracci, di cui fu l'ultimo allievo - Fu contrapposto a Pietro da Cortona come rappresentante del gusto e della tradizione aulica dei Carracci, in particolare di Annibale La Divina Sapienza SALA DEL MAPPAMONDO, PALAZZO BARBERINI - Il soggetto dell'opera non era mai stato dipinto in precedenza, ma non sappiamo chi l'ha concepito - Possediamo una copia dell'opera a San Pietroburgo - Al centro del cielo emerge la figura della sapienza in trono, e dietro questa c'è il sole che illumina la scena e che ci rimanda al committente dell'opera ovvero il Barberini - Le 11 figure femminili sono le personificazioni delle qualità della famiglia, come per esempio l'eternità, la celebrità ecc. - Sopra la figura della sapienza vediamo Amore, in groppa ad un leone, e Timore, che tiene tra le braccia una lepre - La scena presenta un numero ridotto di figure, poste in modo ordinate nello spazio e studiate nei minimi particolare creando così una composizione sobria, un manifesto dei principi classicisti - Differentemente da Pietro da Cortona, Sacchi non utilizza stratagemmi illusionistici: per lui infatti l'opera d'arte è una tragedia e non un poema epico - I colori utilizzati dall'artista sono teneri, sfumati e raffinati
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved