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Storia dell'educazione: dalla Grecia classica al XVIII secolo, Panieri di Sociologia

Una serie di risposte aperte a domande riguardanti la storia dell'educazione, dalla Grecia classica al XVIII secolo. Si analizzano le tappe principali dell'evoluzione dei processi educativi, le prime scuole filosofiche, l'apporto del cristianesimo, la trasformazione dell'educazione durante il Rinascimento, il ruolo dell'istruzione e della conoscenza secondo Montesquieu e le dimensioni rilevanti nell'analisi del XVIII secolo.

Tipologia: Panieri

2021/2022

In vendita dal 04/03/2022

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Scarica Storia dell'educazione: dalla Grecia classica al XVIII secolo e più Panieri in PDF di Sociologia solo su Docsity! Sociologia - risposte Aperte per ogni Lezione - AGGIORNATO E SUPERATO LEZIONE3 1PER QUALI RAGIONI APPARE IMPORTANTE INIZIARE LA RICOSTRUZIONE DELLA STORIA DELL’EDUCAZIONE DELLA GRECIA CLASSICA? Le tappe principali dell’evoluzione dei processi educativi proposti in questo corso trovano il loro primo momento di analisi nella Grecia classica del V – IV sec. a.c. E’ quel periodo storico un momento nel quale alcuni storici datano anche l’origine della democrazia. Ciò è vero come – insegna Weber nel suo studio sulla città – a condizione di precisare che le società della Grecia classica erano società molto diverse dalle moderne società occidentali, esse erano società profondamente diseguali, società nelle quali parte della popolazione era, In condizione di schiavitù, nelle quali le donne erano molto lontane dall’avere gli stessi diritti degli uomini, nelle quali il lignaggio era molto importante. 2PERCHE’ LE PRIME SCUOLE FILOSOFICHE APPAIONO LUOGHI PRIVILEGIATI DEL PROCESSO DI RAZIONALIZZAZIONE OCCIDENTALE? ell’analisi dell’educazione nella Grecia classica molto interessante appare la nascita delle prime scuole filosofiche. Esse sono soprattutto scuole di dissertazione, nelle quali si esercita il ragionamento e nelle quali nasce l’ars retorica e politica, la capacità di trovare argomenti a difesa di una determinata tesi, di confutare le tesi avversarie facendo emergere la loro erroneità. Le prime scuole filosofiche sono al tempo stesso luoghi privilegiati di esternalizzazione del rapporto primigenio di dominazione che è quello del pater familias, in queste scuole nasce un nuovo rapporto, analizzato tra gli altri da Locke, quello tra maestro e discepolo. LEZIONE4 1Quale apporto offre il Cristianesimo alla storia dell’educazione? Sarà il cristianesimo, come ricostruito ad esempio da Vernant, ad offrire alla concezione greca dell’individualità alcune componenti essenziali. Prima fra tutte una concezione del logos non solo come ragionamento, riflessione, ma anche come parola, come incipit dell’alterità, come possibilità per l’individuo di dare all’altro qualcosa del sé, di essere attraverso l’apertura all’altro, di conoscersi attraverso il dono di sé. Secondo questa prospettiva di analisi, il cristianesimo introduce tre forme di ridefinizione dell’individualità, la prima è l’amore come via privilegiata di regolazione della vita e come canone di regolazione delle relazioni individuo-altro, la seconda è legata all’introduzione della morte come momento di comprensione della temporalità individuale e la terza è connessa alle possibilità dell’individuo di conoscersi come creatura, Ovvero come essere simile eppur diverso rispetto al creatore, di conoscersi come essere storico, mortale che esperirà il limite e ciò non solo con l’esperienza della morte ma anche con l’errore, l’imperfezione. Il cristianesimo esplicita in riferimento all’educazione e, specificatamente al rapporto maestro – discepolo, per un verso, il carattere pubblico di tale rapporto, già osservato nella Grecia classica, e per l’altro, ed in maniera più inedita, la dimensione ereditaria insita in questo rapporto. Il discepolo è depositario non solo di un sapere, costituito adesso anche e soprattutto da una condotta di vita, ma è chiamato a trasmettere agli altri, a farsi messaggero, a testimoniare e comunicare al mondo il suo sapere. La concezione cristiana afferma in Occidente con una potenza senza precedenti la rilevanza sociale della vita umana, vita tra gli altri che si svolge in un tempo definito, in specifiche condizioni, entro determinati limiti temporali. Da un punto di vista storico, la nuova concezione dell’individualità che il cristianesimo contribuisce a forgiare ha nell’apporto che il monachesimo offrirà alla formazione di un sapere codificato e scritto uno dei principali punti di forza. 2Come si trasforma l’educazione durante il Rinascimento? Come ricostruito da Le Goff, con il Rinascimento, al tempo della chiesa e, si potrebbe aggiungere, allo spazio della chiesa, si sostituisce progressivamente il tempo e i luoghi dei mercanti. L’educazione inizia un processo di progressiva, pur se lenta, laicizzazione. Tale processo è favorito da una nuova attenzione per i luoghi pubblici, città e paesaggi vengono osservati e rappresentati come luoghi privilegiati di svolgimento della vita. La contemplazione della natura ridefinisce ancora la concezione dell’individualità, in primo luogo istituisce uno spazio non solo immaginario ma frequentemente reale, pur se idealizzato, da abitare e, secondariamente, istituisce l’individuo come autore, costruttore di questo spazio LEZIONE5 1Quale posto assegna Montesquieu all’istruzione e alla conoscenza? Montesquieu comprende il ruolo fondamentale dell’istruzione e della conoscenza non solo nel formare buoni governanti ma soprattutto nel promuovere un funzionamento dell’organizzazione statuale che rispetti la libertà degli individui. L’istruzione e la conoscenza, nel suo pensiero, sono le vie maestre per creare istituzioni che tutelino la libertà degli individui e la loro possibilità di conoscenza. 2Quale rapporto esiste secondo Montesquieu tra cause naturali e cause culturali? mette in relazione tale diversità con cause profonde, di natura fisica (clima, terreni, densità abitativa etc.) e di natura culturale (costumi, religione). Come egli dimostra nell’Esprit des lois, “e’ possibile comprendere la diversità delle leggi in due modi: - Da una parte risalendo alle cause generali responsabili delle leggi particolari che si osservano in questo o quel caso. Da un’altra parte elaborando dei principi o dei tipi che costituiscono un livello intermedio tra la molteplicità incoerente della realtà ed uno schema universalmente valido”. Senza trascurare la funzione delle cause fisiche o naturali o ancora materiali (clima, estensione del territorio dello Stato, densità abitativa, fertilità del suolo, etc.) il filosofo riconosce il contributo delle cause morali (costumi, religioni, norme etiche, sentimento di appartenenza allo Stato, etc.) nel condizionare la strutturazione dei fenomeni sociali. LEZIONE6 1Quali dimensioni nell’analisi del XVIII sec. appaiono rilevanti ai fini della ricostruzione della storia dell’educazione? Fede nella potenza esplocativa della ragione intesa come facoltà umana, avvio della trasformazione delle famiglie Per quel che riguarda le trasformazioni familiari come trasformazioni sociali maggiori è lo storico Ariès a segnalarle e ad evidenziare come la relazione familiare, storicamente fondata su un tipo di potere tradizionale e gerarchico, cominci a modificarsi, iniziando ad emergere accanto a questo potere, uno spazio via via maggiore per le relazioni di tipo affettivo, per l’amore, soprattutto ed in primo luogo rivolto ai figli. Ma la struttura familiare inizia a modificarsi, anche per la costituzione di un nuovo ruolo per la donna., affermazione della concezione giuridica dello stato.La costituzione giuridica dello Stato e della Nazione, come evidenziano Cavalli e Martinelli, “è una tipica costruzione europea, un’istituzione peculiare che nasce dall’incontro tra un’organizzazione politica sovrana, autonoma e centralizzata da una parte, e una comunità fondata su legami, reali o immaginari, di sangue, linguaggio, tradizioni condivise e memoria collettiva, dall’altra”. 2Quale apporto offre J. J. Rousseau alla storia dell’Illuminismo e dell’educazione in particolare? Il pensiero politico e pedagogico di Rousseau sembra esemplificare entrambi questi aspetti. La ragione e la sua pratica non possono essere totalmente sostitutive della fede religiosa, al contrario la fede religiosa può supplire la ragione, e di fronte a varie questioni ed in vari momenti, essa può contribuire a marcare i limiti della ragione. Per quel che riguarda la pedagogia, Rousseau non è ciecamente fiducioso nel progresso, riconosce un cambiamento generale dei costumi, riconosce il perdurare delle diseguaglianze sociali e sottolinea l’importanza dell’attenzione alla condizione storico-naturale degli individui, alla loro età, al loro processo di maturazione, egli afferma un’attenzione all’individualità ed al tempo stesso la funzione insostituibile, nell’educazione, dei sentimenti di pietà e di gratitudine, come se l’educazione dovesse contribuire a formare il buon cittadino e prima ancora l’uomo buono. LEZIONE7 1Lo storicismo tedesco di fine ‘700 e, specificamente, quello derivante dal pensiero di Humboldt, quale contributo offre alla formazione della sociologia? llo storicismo tedesco di fine ‘700 derivante dal pensiero di Humboldt, di Gentz e più generalmente riconducibile nell’ambito della critica all’idealismo hegeliano. L’appropriazione della storia da parte della sociologia che una simile prospettiva favorisce è quella di una storia molteplice finalizzata ad una più lucida comprensione della realtà presente. Humboldt lamentava la 1illustri la teoria marxiana del lavoro: Nel pensiero di Marx, il lavoro non è un fattore di produzione come tutti gli altri, è il fattore dinamico per eccellenza che, una volta incorporato nelle merci, contribuisce a determinarne il valore, creando il loro plus-valore. Di tale plus-valore non si avvantaggiano i lavoratori il cui salario non tiene conto del plus-valore. I capitalisti trattano il lavoro come un fattore fisso identico agli altri, esso invece è dinamico e variabile e, soprattutto, non emana da una macchina o da un’entità artificiale come il denaro, ma dall’uomo. Considerando il lavoro come gli altri fattori della produzione i capitalisti occultano volutamente le potenzialità del lavoro, le sue intrinseche possibilità di creare plus-valore; nei fatti, realizzano processi di sfruttamento dei lavoratori, questi ultimi lavorano senza riuscire ad appropriarsi compiutamente e completamente della loro opera, vengono invece sistematicamente espropriati del prodotto del loro lavoro. Il lavoro per Marx – come riconosciuto da H. Arendt – è l’attività precipuamente umana, ovvero quella che realizza l’individuo come essere sociale, quella che gli permette di riconoscersi come uomo e di essere riconosciuto dai suoi simili come tale (Arendt, 1993). Non riuscendo ad appropriarsi del prodotto del proprio lavoro, poiché economicamente sfruttato attraverso salari al di sotto della sussistenza e condizioni lavorative, frequentemente disumane, all’uomo è impedita la possibilità di riconoscere sé stesso come uomo ovvero come degno del proprio apprezzamento e di quello dei suoi simili. 2Esponga il concetto marxiano di alienazione: Marx ritiene che lo sfruttamento dei lavoratori sia all’origine della loro alienazione. L’alienazione – secondo la classica lezione dell’idealismo tedesco – ha innanzitutto conseguenze logiche e, si potrebbe aggiungere, cognitive; essa in realtà - impedendo all’uomo di mettersi alla prova e di sperimentare quotidianamente i propri limiti e di superarli costantemente – gli impedisce di riconoscere la contingenza della propria condizione storica. L’alienazione ha come conseguenza insospettata l’ignoranza sulla propria condizione, la neutralizzazione di quelle condizioni cognitive che potrebbero mettere gli individui nelle condizioni di riconoscere la propria appartenenza al genere umano. L’uomo alienato è un uomo che non ha consapevolezza della sua specificità e che non riesce a realizzarla. La vita vitale è realizzazione della vita umana, l’uomo alienato è un uomo che non riesce a realizzare tutte le potenzialità del suo essere umano. LEZIONE12 1Spieghi il contributo di Marx alla sociologia dell’educazione: L’apporto di Marx alla sociologia dell’educazione è inquadrabile nella cornice dell’analisi delle ideologie, del ruolo degli intellettuali e della lotta di classe. All’epoca nella quale scrive Marx i processi di democratizzazione dell’istruzione non sono ancora emersi, l’istruzione è ancora un fenomeno elitario, appannaggio quasi esclusivo della nobiltà, del clero e della nuova classe dominante, i proprietari dei mezzi di produzione, ovvero i capitalisti. Nella contrapposizione di classe che caratterizza per Marx l’origine e lo sviluppo del sistema capitalistico, l’educazione contribuisce alla riproduzione dei meccanismi di dominazione economica. La possibile emancipazione Marx la identifica nella progressiva consapevolezza da parte del proletariato della propria condizione di vita, a tale consapevolezza contribuiscono gli intellettuali ai quali Marx attribuisce un ruolo critico notevole, e lo sviluppo di associazioni idonee a promuovere la formazione della coscienza di classe, i sindacati e i partiti politici. Marx non si pone il tema dell’emancipazione attraverso l’educazione dei singoli individui, egli si pone invece il tema dell’acquisizione della consapevolezza della propria condizione da parte dell’intera classe del proletariato. Ponendo un simile tema egli però lascia in eredità soprattutto alla scuola critica di Francoforte la riflessione sulla possibilità dei sistemi educativi di contribuire alla riproduzione dei sistemi di diseguaglianze che strutturano le diverse società o, al contrario, di contribuire alla fragilizzazione critica di tali diseguaglianze. A ben guardare vi è poi un ulteriore contributo alla sociologia dell’educazione offerto da Marx. Egli attraverso la teoria sociale del lavoro e la complementare teoria dell’alienazione traccia la via attraverso la quale gli uomini (pur se considerati come classe sociale) possono sfuggire allo sfruttamento e all’alienazione, tale via è fondata sulla partecipazione cosciente di ciascuno alla vita attiva. . L’istruzione, in questa prospettiva, non può che contribuire a rendere ciascuno cosciente non solo delle proprie inclinazioni lavorative e dei propri bisogni ma anche della propria umanità, ossia dell’appartenenza ad una comune condizione umana, e della necessità di scoprire, prendere coscienza e rivelare al mondo la propria dignità umana. 2Illustri la concezione marxiana dell’ideologia: La concezione marxiana dell’ideologia appare ambivalente: l’ideologia, per un verso, costituisce un ponte tra la struttura e la sovra-struttura, uno dei fattori che assicurando la riproduzione dei rapporti di dominazione, pone implicitamente una relazione tra l’ambito dell’economia e l’ambito della cultura, rivela, quasi insospettatamente, la necessità – pur se funzionale – della sovrastruttura. Per un altro verso, l’ideologia rappresenta il meccanismo che opacizza e rende, da un punto di vista analitico, non esplicativa la variabilità delle situazioni storiche, dei contesti, la multiformità e l’eterogeneità stessa delle classi sociali. L’ideologia può essere definita l’opposto della storiografia. Mentre la storiografia rappresenta – per dirla con M. Gauchet - consapevolezza costante del punto dal quale si parla, riferimento, costante e temporalmente determinato, tra il pensiero e l’autore, l’ideologia rappresenta lo scollamento del pensiero dalle condizioni soggettive ed intersoggettive nel quale il pensiero stesso è sorto e si è sviluppato, è visione strumentale ai propri interessi di una determinata situazione L’ideologia, per essere riconosciuta come tale, ha necessità di una concezione della storia che promuova costantemente la manifestazione della relazione tra il pensato e l’autore. In mancanza di queste condizioni – della ricostruzione dei rapporti di potere nell’ambito dei quali le convinzioni, le credenze, le norme sociali si formano – l’ideologia si trasforma in pensiero dominante, ma soprattutto, in pensiero non cosciente della sua origine. LEZIONE13 1Come può essere definita la concezione di Marx della storia? considera la storia come un susseguirsi di eventi rispetto i quali l’uomo nella sua individualità non riesce ad incidere. 2Quali sono i principali punti di debolezza dell’apporto di Marx alla sociologia? si può affermare che i punti di debolezza dell’apporto di Marx all’istituzionalizzazione della sociologia ruotino intorno alla sua concezione della storia ed al meccanismo di storicizzazione che appare troppo deterministico e monodimensionale nel suo svolgimento, non riuscendo a valorizzare la variabilità storica e la ricchezza delle condizioni dalle quali dipende l’agire degli individui. Marx afferma che le condizioni economiche di vita degli individui sono considerate importanti per comprendere la complessità dei fenomeni sociali,Boudon le considera insufficienti poiché vanno analizzate alla luce di tante altre condizioni che genericamente potremmo definire contestuali e sociali e che rivelano l’importanza analitica dei meccanismi sociali attraverso quali i singoli individui accettano le norme del comportamento e di valori dei gruppi sociali di appartenenza e di riferimento. LEZIONE14 1Delinei i tratti che avvicinano il pensiero durkheimiano a quello weberiano? Il problema fondamentale di Durkheim, ovvero quello della formazione e del mantenimento dell’ordine sociale, è un problema più generale rispetto a quello più ricorrente in Marx ed anche in Weber e relativo alle conseguenze dell’organizzazione industriale e, specificatamente capitalistica, sullo sviluppo sociale. Durkheim – come Weber – prende in considerazione la pluralità causale e come Weber considera la molteplicità delle pluralità causali che determinano i differenti fenomeni. 2Spieghi l’olismo metodologico di Durkheim: , Durkheim ritiene che l’analisi sociologica debba considerare prioritariamente la società (olismo metodologico). La differenza principale tra Durkheim e Weber riguarda l’approccio all’analisi sociologica. Weber muove dall’analisi delle azioni interindividuali. Durkheim muove dall’analisi della società. Riprendendo l’analisi dell’individualismo metodologico di Wippler, possiamo affermare che Weber attribuisce un primato logico agli individui mentre Durkheim attribuisce un primato logico all’analisi del sociale. Il primato analitico del sociale in prima istanza può apparire paradossale; in realtà, come nota Aron, esso appare coerente con la priorità storica delle società nelle quali prevale la solidarietà meccanica rispetto a quelle nelle quali predomina la solidarietà organica. Se la consapevolezza dell’individualità deriva dal processo di differenziazione sociale e, conseguentemente, si realizza con le trasformazioni progressive delle forme di solidarietà meccanica in solidarietà organica, l’individuo, inteso come consapevolezza collettiva ad un determinato istante della condizione individuale, non può storicamente precedere l’analisi e lo studio delle società. Il primato logico attribuito da Durkheim all’analisi del sociale risente delle influenze sulla formazione durkheimiana degli studi giuridici e, particolarmente, del primato del diritto pubblico sul diritto privato. La focalizzazione durkheimiana della priorità istitutiva e, si potrebbe aggiungere, funzionale del diritto pubblico su quello privato non propone la separazione netta tra diritto pubblico e diritto privato ma piuttosto la continuità ed una sorta di osmosi tra formazione del diritto pubblico e formazione del diritto privato. Come sostiene Wippler, la priorità attribuita da Weber agli individui, come possiamo aggiungere la priorità attribuita da Durkheim al sociale, è esclusivamente una priorità logica. Durkheim nell’analizzare le società elaborando un concetto come quello di solidarietà è molto più vicino a Weber di quanto non appaia ad una prima analisi. La solidarietà da un punto di vista concettuale appare una qualità delle società che deriva non da un’unica causa ma da una pluralità di cause. Anche Durkheim come Weber focalizza rapporti causali plurali alla definizione dei quali concorrono una pluralità di cause ed anche Durkheim come Weber non da per scontato il processo di individualizzazione inteso come processo cognitivo di progressiva consapevolezza delle possibilità di pensiero e di azione dell’individuo. In entrambi, il processo di sviluppo del razionalismo è un processo storicosociale, non automatico ma condizionato nel suo divenire da specifiche condizioni istituzionali e cognitivo-normative. Per entrambi, il processo di individualizzazione costituisce un ambito di analisi privilegiato per indagare la complessità dei processi di modernizzazione e di integrazione sociale. LEZIONE15 1Spieghi i concetti durkheimiani di solidarietà meccanica e di solidarietà organica: . Durkheim distingue fondamentalmente due tipi di solidarietà: la solidarietà meccanica e la solidarietà organica. Come dice lo stesso Durkheim, la solidarietà meccanica è fondata sulla somiglianza degli individui. Aron spiega che quando in una società domina la solidarietà meccanica gli individui si differenziano poco gli uni dagli altri, si somigliano poiché provano gli stessi sentimenti, poiché aderiscano agli stessi valori. La solidarietà meccanica caratterizza le società primitive o arcaiche. La solidarietà organica è invece fondata sulla differenziazione degli individui. Gli individui non sono più simili ma differenti. Durkheim come scrive Aron “definisce organica una solidarietà fondata sulla differenziazione degli individui per analogia con gli organi dell’essere vivente, che svolgono ciascuno una funzione specifica e propria, che non si somigliano ma che pur sono tutti indispensabili alla vita umana.” La solidarietà organica è prevalente nelle società moderne. 2Metta a confronto la concezione della divisione del lavoro di Marx e Durkheim: L’analisi della divisione del lavoro elaborata da Durkheim rileva profonde differenze con quella proposta da Marx. Marx focalizza le conseguenze della divisione del lavoro sul lavoratore, e più generalmente, sulla condizione di alienazione dell’uomo moderno e sul conflitto di classe. Nel pensiero marxiano, la divisione del lavoro diviene separazione ed estraneità dell’uomo dal prodotto del suo lavoro e, allo stesso tempo, causa della sua impossibilità di riconoscersi come uomo. H. Harendt, approfondendo la concezione marxiana, sottolinea come l’estraneità dell’uomo dal lavoro inteso come attività, provochi la divisione tra sfera privata o domestica e sfera pubblica; l’uomo alienato è un uomo che non partecipa alla sfera pubblica e non esprime le proprie facoltà politiche. Anche in Marx, conseguentemente, come aveva intuito Ferguson, la divisione del lavoro provoca un ripiegamento dell’uomo su stesso, l’amputazione delle sue potenzialità pubbliche. Durkheim ha una concezione più generale e polivalente della divisione del lavoro. Egli rifiuta sia l’ottimismo smithiano che il pessimismo marxiano e comprende: 1. che la divisione del lavoro, per molti aspetti, se analizzata in una prospettiva storica, è un processo irreversibile. 2. Che riguarda numerosissime dimensioni conflittuale della società che Weber non solo registra ma coglie nella sua struttura e nella sua dinamica interna, in La scienza come professione, il sociologo tedesco ricostruisce uno scenario disincantato del sistema universitario agli inizi del Novecento. Le procedure di reclutamento dei professori, gli avanzamenti delle loro carriere, ma anche l’organizzazione interna delle facoltà e la divisione disciplinare degli insegnamenti rivelano non solo le logiche del potere interne al sistema universitario ma anche le difficoltà dell’innovazione istituzionale, la resistenza che i tradizionali ordinamenti sociali oppongono all’innovazione. Gli uomini in Weber non sono meri esecutori di programmi che li sovrastano ma sono sempre agenti, protagonisti delle condotte professionali. LEZIONE22 1Illustri l’attualità del pensiero di J. Dewey: Per Dewey l’educazione non coincide con l’istruzione ma con un modo di vita individuale e in rapporto agli altri, un modo che si apprende a determinate condizioni. L’educazione avviene in un contesto sociale definito ed ha lo scopo principale di far scoprire e sperimentare all’individuo la sua appartenenza sociale. L’educazione è un fatto naturale, come il mangiare, il riprodursi, esso non deve essere imposto, esso necessita però consapevolezza e intelligenza, richiede l’acquisizione di un metodo di lavoro, l’ideazione di un piano di sviluppo dell’individuo. L’individuo nell’educazione ha un ruolo attivo non riceve un insieme di nozioni e concetti, i diversi contenuti disciplinari, ma li rielabora costantemente, li seleziona, li modifica sulla base della sua esperienza. L’interpretazione dell’esperienza. L’esperienza non costituisce unicamente, come spesso comunemente si pensa, l’insieme dei comportamenti pregressi di un individuo, ma è un frame logico, è una sorta di forma del pensiero che consente muovendo dagli atti pregressi di modificarli, di sperimentare nuove possibilità di azione. 2Descriva le caratteristiche che Dewey attribuisce all’Educazione nel testo Democrazia ed Educazione: In Democrazia ed Educazione, un testo classico scritto nel 1916, Dewey intende l’educazione come: -Una necessità della vita, -Una funzione sociale, -Una direzione, -Una crescita, -Una ricostruzione. LEZIONE23 1Descriva le funzioni del gioco nel pensiero di Mead: bambini molto piccoli non hanno ancora la capacità di usare simboli significativi; per questo, mentre giocano, il loro comportamento è in molti sensi simile a quello di cagnolini che giocano tra loro. Crescendo, tuttavia, essi imparano gradualmente ad assumere il ruolo degli altri attraverso il gioco. “Un bambino gioca alla madre, al maestro, al poliziotto; cioè, come noi diciamo, assume ruoli differenti”. Assumendo per gioco questi ruoli, il bambino che cresce sviluppa in sé la capacità di mettersi al posto degli altri. Un punto cruciale nello sviluppo sociale del bambino è raggiunto quando, di fronte a qualcuno a cui vuole mostrare una fotografia, egli la girerà rivolta all’altro invece che tenerla rivolta verso di sé, come ha fatto fino allora credendo che l’altro possa vedere solo come riesce a vedere lui. Il gioco del bambino a livello di semplice assunzione di ruolo è il primo stadio nella graduale trasformazione da semplici conversazioni di gesti — il bambino che corre quando è inseguito — alla matura capacità di usare simboli significativi nell’interazione con numerosi altri individui. Così il bambino può comprendere il rapporto della madre o del padre con lui, ma non può capire che sua madre non sia anche la madre di suo padre. 2Illustri l’interazionismo simbolico di Mead. Mead è considerato il fondatore dell’interazionismo simbolico. Con la teoria dell’interazionismo simbolico Mead supera il dualismo tra individuo e società. che aveva occupato gli olisti e gli individualisti metodologici ed attinge allo studio della psicologia per proporre una teoria della genesi della società continuista, nella quale c’è perfetta continuità tra l’agire degli individui e la formazione della società. LEZIONE24 1Descriva la rilevanza sociologia dell’opera La scimmia, l’uomo primitivo e il bambino: Una delle principali opere di Vygotskij che riteniamo utile illustrare è La scimmia, l’uomo primitivo e il bambino, In essa gli autori spiegano l’origine storico-culturale del comportamento umano. Quella descritta nell’opera non è una semplice teoria evoluzionistica come il titolo lascerebbe pensare ma un’analisi dei meccanismi sociali e culturali che differenziano la scimmia dall’uomo e che permettono al bambino di svilupparsi. 2Descriva gli stadi dello sviluppo del bambino: Lo sviluppo del bambino si realizza in tre stadi: -Culturale - Interpersonale –Individuale. Sviluppo culturale: I bambini non vivono nel vuoto sociale ma in un ambiente sociale, nel costruire la loro conoscenza utilizzano le acquisizioni delle generazioni precedenti. Gli strumenti culturali o artefatti culturali sono: • sviluppati da ogni società. • Aiutano ad adattarsi alla realtà • Sono tramandati da una generazione alla successiva. Si distinguono due tipi di strumenti culturali: -Strumenti materiali o tecnologici (ad es. orologio) -Strumenti concettuali o psicologici (es. linguaggio). Gli strumenti tecnologici e psicologici esercitano la loro influenza congiuntamente. Livello Interpersonale Lo sviluppo cognitivo è il risultato delle interazioni con altre persone più competenti in diversi contesti La natura umana implica che il bambino sfrutti l’aiuto e l’insegnamento degli adulti e gli adulti offrano aiuto e insegnamento.Livello Individuale Secondo Vygotskij il bambino è attivo nello sviluppo delle sue conoscenze egli organizza le conoscenze. Egli costruisce la sua conoscenza (da qui la teoria nota come costruttivismo sociale). Nella costruzione della sua conoscenza il bambino non agisce da solo ma si avvale dell’aiuto di altri soggetti (genitori, educatori, coetanei). Vygotskij, come Piaget, sostiene che lo sviluppo avviene per stadi successivi, qualitativamente diversi, egli però sostiene anche che non sia possibile fissare i contenuti e i risultati che il bambino raggiungerà in ogni stadio poiché questi dipendono dal contesto culturale nel quale il bambino vive. 3Indichi, sulla base dell'interpretazione boudoniana - i punti di forza e quelli di debolezza dell'apporto di Pareto alla formazione delle scienze sociali: il rapporto di Pareto con la sociologia scientifica nell’età della fondazione si innesta in modo paradigmatico nel momento in cui egli, partendo proprio dall’economia politica, critica il positivismo come sistema totalizzante e metafisico privo di un rigoroso metodo logico- sperimentale. LEZIONE25 1Descriva l’approccio alla disabilità descritto da Vygotskij in La scimmia, l’uomo primitivo e il bambino: La concezione delle disabilità naturali proposta da Vygotskij è originale, essa propone nei fatti, e in situazioni limite, come quelle delle disabilità fisiologiche, una teoria dell’inclusione. Vygotskij osserva la democrazia dal di dentro, dal punto di vista degli individui, esplorando le loro possibilità di liberarsi dei vincoli storico- culturali degli ambienti nei quali vivono ed esplorando le loro possibilità di includere in tale processo di liberazione tutti gli individui, non solo i più dotati, o le persone perfettamente sane, o i più ricchi. A proposito delle persone con disabilità Vygotskij scrive: “Studiando i portatori di handicap, gli psicologi solitamente hanno tentato di rispondere a questa domanda: in quale misura è lesa la loro psiche e che cosa condividono del repertorio comune del bambino sano. Questi psicologi si sono limitati alla definizione in negativo della persona con disabilità (…) ma restare sul terreno della caratterizzazione negativa significa lasciarsi sfuggire la cosa essenziale, accanto alla caratterizzazione negativa della persona con disabilità occorre creare anche una sua caratterizzazione positiva. 2Descriva l'approccio di Piaget alla socializzazione: 3Illustri le differenze tra la concezione dell'educazione in Durkheim e la concezione dell'educazione in Piaget: Per Piaget il bambino è predisposto fin da piccolo al pensiero intuitivo; è un bambino competente, capace di rappresentarsi il mondo attraverso mappe mentali coerenti e organiche. Per Durkheim l’educazione è essenzialmente un’attività di apprendistato sociale da parte dell’individuo e strumento di riproduzione sociale quanto alla sua funzione sociale, cioè mezzo per conformare gli indivudui a norme e valori collettivi da parte della società e strumento per perpetuare nelle generazioni più giovani le tradizioni e le conquiste del livello di sviluppo sociale e culturale raggiunto da una collettività. 4Descriva il contributo di Vygotskij all’istituzione di una società democratica: Come può intervenire l’uomo sul suo sviluppo, ossia sulla conquista della sua libertà? Vygotskij e Lurija rispondono proprio attraverso l’educazione, ossia attraverso una sorta di coltivazione delle proprie funzioni psichiche, di esercizio, di allenamento. Il messaggio costituisce un progresso nella storia dell’educazione e nella sua rilevanza sociologica, poiché non solo riconosce la funzione dell’educazione nello sviluppo della società, ma poiché inizia ad esplorare tale funzione e da una condizione politica osmotica e indistinta dell’educazione rispetto alla società, inizia a investigare i meccanismi sociali attraverso i quali l’educazione crea una società più libera e più giusta. Questi meccanismi sociali sono fondati sull’importanza dell’istruzione non concepita come insieme preconfezionato di contenuti ma come acquisizione di un modo di lavorare sulle proprie funzioni psichiche, un modo di organizzare le conoscenze. Specifico del pensiero di Vygotskij è: • lo sguardo positivo che rivolge alle limitazioni anche a quelle naturali come le disabilità. •L’importanza della socialità nello sviluppo delle funzioni psichiche superiori esplorata con la teoria della zona prossimale di sviluppo. LEZIONE26 1Descriva il contributo di Mannheim alla sociologia dell’educazione: Mannheim è considerato tra i fondatori della sociologia della conoscenza, egli sottolinea il fatto che la conoscenza, intesa anche come possibilità di apprendere, è condizionata sia dalle posizioni socioeconomiche degli individui, sia dai sistemi di valori e di credenze che essi condividono. Riprendendo ed approfondendo il pensiero di Marx, Mannheim sottolinea i condizionamenti che l’appartenenza ad una determinata classe sociale esercita sulla conoscenza. La sociologia della conoscenza di Mannheim è importante poiché dopo aver riconosciuto il carattere storico-sociale della conoscenza, getta le basi per la sua esplorazione analitica (ossia per lo studio dei processi che la generano) e per un approccio critico, per l’identificazione dei meccanismi idonei a svelarne la sua storicità. In Ideologia e Utopia Mannheim definisce l’ideologia una deformazione – falsificazione della realtà, ne distingue un’accezione particolare ed una totale. Nel primo caso l’ideologia copre solo delle asserzioni specifiche senza che venga compromessa la struttura mentale totale del soggetto, il secondo caso invece riguarda le situazioni nelle quali ad un determinato gruppo ed alla sua posizione sociale corrisponde una visione uniforme della realtà che lo unisce al suo interno e lo rende riconoscibile all’esterno. 2Descriva il concetto di Ideologia e di Utopia in K. Mannheim: In Ideologia e Utopia Mannheim definisce l’ideologia una deformazione – falsificazione della realtà, ne distingue un’accezione particolare ed una totale. Nel primo caso l’ideologia copre solo delle asserzioni specifiche senza che venga compromessa la struttura mentale totale del soggetto, il secondo caso invece riguarda le situazioni nelle quali ad un determinato gruppo ed alla sua posizione sociale corrisponde una visione uniforme della realtà che lo unisce al suo interno e lo rende riconoscibile all’esterno. L’importanza di Ideologia e Utopia consiste nell’avere connesso la conoscenza alla struttura della società, non solo intesa in senso economico ma intesa anche in senso culturale, e nell’avere conseguentemente evidenziato il carattere storico della conoscenza ed il rischio di una conoscenza dogmatica non riconosciuta come tale. LEZIONE27 1Descriva l’approccio costruttivista di Piaget: Piaget definisce lo sviluppo mentale del bambino una costruzione continua e non lineare che procede per stadi successivi e che comporta il passaggio continuo da uno stato di minore equilibrio ad uno stato di maggiore equilibrio, La costruzione dell’equilibrio mobilita due elementi distinti: le strutture, esse sono variabili e sono forme di organizzazione dell’attività mentale nel doppio significato cognitivo ed affettivo Il funzionamento, una costante che provoca il passaggio da una forma ad un’altra, attraverso un movimento di squilibrio seguito da un nuovo equilibrio. Piaget, da psicologo, indaga soprattutto lo sviluppo mentale ma scopre, con un’attenzione tutta sociologica, che esso Izzo riguarda il carattere generale e astorico della teoria parsonsiana. Questa critica è stata espressa in particolare da C.W.Mills che rimprovera a Parsons di muoversi a un livello di pensiero così generale che chi lo pratica non può logicamente scendere a quello dell’osservazione. 2Spieghi l’interpretazione analitica delle variabili strutturali di Parsons proposta da Chazel: Chazel, un sociologo francese contemporaneo, tra gli altri, ha però offerto un’interpretazione differente del funzionalismo parsonsiano. Secondo Chazel (1974) la teoria di Parsons è una teoria analitica, le variabili strutturali non sono entità che qualificano differentemente i comportamenti sociali in maniera fissa, univocamente determinata e deterministica ma sono variabili dal valore analitico utili a comprendere i comportamenti sociali a chiarire nella loro strutturazione quali significati sociali e combinazioni di significati intervengono. Tali variabili hanno la caratteristica innovativa, rispetto alla sociologia precedente, di non essere variabili materiali, ma di essere, nonostante la qualificazione marxiana di strutturali, variabili dalle radici culturali. LEZIONE31 1Spieghi il modello integrazionista-funzionalista di interpretazione della socializzazione: L’approccio funzionalista-integrazionista risponde al bisogno, condiviso in Occidente, tra le due guerre mondiale e ben evidente dopo la seconda guerra mondiale di progettare una società per un verso rappacificata e per l’altro economicamente forte, nella quale le diseguaglianze sociali, da quelle di classe a quelle territoriali, più che costituire fonti di problemi sociali, sono quasi funzionali al mantenimento dell’equilibrio sociale generale. 2Spieghi il modello interazionista-comunicativo di interpretazione della socializzazione: In questo paradigma la socializzazione è considerata come un processo di adattamento nel quale il soggetto ha un ruolo attivo, quello di adattarsi alla società con le risorse conoscitive e le attitudini di cui dispone. Questo approccio si basa molto sull’affermazione che la costruzione della realtà è umana ed è legata sia alla capacità di produrre simboli (ossia la capacità di rappresentarsi la realtà attraverso segni che stanno al posto degli oggetti) sia la capacità di rappresentarsi gli oggetti in assenza degli oggetti stessi. L’approccio si struttura intorno all’interazionismo simbolico, esso considera centrale non il comportamento del singolo ma l’interazione. Per Berger e Luckmann (1966) l’individuo non nasce membro di una società, ma nasce con una predisposizione alla socialità e diviene membro della società nel corso della sua vita. L’elemento dal quale partire è la realtà della vita quotidiana, ossia la realtà di senso comune che viviamo come data per scontata poiché è il mondo intersoggettivo che viviamo con gli altri. Il modello interazionista-comunicativo dà un’importanza fondamentale al linguaggio. Come afferma Habermas esso diviene centrale sia sul livello motivazionale, sia sul livello cognitivo poiché la comunicazione linguistica e la competenza linguistica hanno un significato nella preparazione all’intersoggettività. I limiti del modello interazionista-comunicativo sono stati identificati nel non considerare in maniera adeguata i contesti storici e sociali che strutturano lo sviluppo della personalità degli individui. LEZIONE32 1Spieghi l’apporto di Goffman alla sociologia dell’educazione: Il sociologo cercò di spiegare la socializzazione nella società moderna come un processo attraverso il quale l’individuo acquisisce lo status di membro della società. Goffman è ricordato per l’elaborazione del concetto di frame, una cornice condivisa di significati, mobilizzata dagli individui per agire e per conoscere. Goffman nell’analisi della realtà sociale utilizza la metafora del teatro, della rappresentazione del sé in una scena e dinnanzi a un pubblico. Questa rappresentazione, proprio come nel teatro, non è mai statica ma sempre variabile al variare degli elementi scenici, luogo della rappresentazione, attori sociali che intervengono nella rappresentazione, momento della rappresentazione, fattori esterni che intervengono a modificare la scena ed anche al modificare del pubblico. 2Descriva l’analisi del processo di socializzazione descritto da Berger e Luckmann: Secondo questi autori “Durante il processo di socializzazione primaria, il bambino interiorizza la realtà di senso comune sotto forma di “tipizzazioni” ossia di modelli utili per l’agire presenti nella struttura sociale. L’interiorizzazione passa attraverso l’identificazione e l’imitazione e, di conseguenza, l’io è un ‘entità riflessa che riflette gli atteggiamenti degli altri nei suoi confronti Questo non è un processo unilaterale e meccanico ma comporta una dialettica tra l’identificazione da parte degli altri e l’autoidentificazione, tra l’identità oggettivamente assegnata e quella soggettivamente fatta propria dall’individuo (Berger e Luckmann 1969, 183). In questo processo il meccanismo della riflessione è importante, esso non è un meccanismo meccanico ma, come scrivono gli autori nel passo su citato, dinamico, risultante da una dialettica tra come gli altri ci vedono e ci percepiscono e come noi stessi attraverso l’immagine che gli altri ci rimandano di noi stessi ci percepiamo. LEZIONE33 1Descriva l’utilità analitica del concetto di processo di socializzazione: Il concetto di processi di socializzazione appare particolarmente fecondo nell’analisi sociologica della socializzazione. Esso contribuisce a rendere evidente: La durata della socializzazione, il fatto, sostenuto da molti autori e particolarmente evidente con l’apparire di forme di apprendimento lungo tutto l’arco della vita, che la socializzazione non abbia un termine ma duri, in forme differenti, per tutta la vita. La partecipazione alla socializzazione di un individuo di tanti soggetti con ruoli differenti: genitori, nonni e altri familiari, insegnanti, educatori, coetanei, compagni di giochi, colleghi di lavoro, amici. Il carattere discontinuo e non sempre chiaramente definibile, nelle sue diverse fasi, della socializzazione. 2Spieghi le differenze tra il concetto di educazione e quello di socializzazione: educazione e socializzazione si differenziano perché: La socializzazione è un processo più formale rispetto all’educazione. La socializzazione comprende anche i rapporti asimmetrici quali ad esempio quelli tra pari. L’educazione costituisce una tensione ideale che la società esercita sui suoi membri e che i suoi membri vivono mentre la socializzazione costituisce un processo reale. LEZIONE34 1Spieghi l’approccio funzionalista alla socializzazione: 2Spieghi la socializzazione primaria e la socializzazione secondaria: La socializzazione primaria ha come ciclo di vita quello dell’infanzia e come contesto di riferimento la famiglia è considerata la fase più importante, quella nella quale si forma la personalità di base e la personalità modale dell’individuo. E’ caratterizzata soprattutto da rapporti asimmetrici tra adulti e bambini. Gli adulti attivano nei bambini processi di identificazione tramite dinamiche emotivo-affettive. Il concetto di personalità di base è tratto da Kardiner (1939), esso indica “la costellazione di caratteristiche della personalità congeniali con la gamma delle istituzioni di una determinata cultura”. Al concetto di personalità di base Cesareo affianca quello di personalità modale, ovvero quella personalità che per alcuni suoi tratti fondamentali si riscontra con maggiore frequenza all’interno di una determinata società. La socializzazione primaria convenzionalmente termina con l’interiorizzazione da parte dell’individuo delle norme caratterizzanti la comunità di riferimento e con l’irrompere nella sua coscienza della collettività. Con Cavalli è possibile definire la socializzazione secondaria come “quell’insieme di pratiche messe in atto dalla società che consentono agli individui di assumere ed esercitare ruoli adulti. Poiché tali ruoli sono molto vari e differenziati il compito della socializzazione secondaria consiste nella formazione di capacità sociali necessarie all’esercizio dei vari ruoli. La distinzione tra socializzazione primaria e socializzazione secondaria se riferita alle società moderne ed alla loro complessità mostra alcuni limiti. Essa richiede infatti agli individui la gestione contemporanea di relazioni sociali differenti e a volte tra loro contrastanti ed una specializzazione continua degli individui in relazione ai numerosi ruoli sociali che, nel corso della loro vita, potrebbero trovarsi a vivere. Occorre però riconoscere che se per un verso la distinzione tra socializzazione primaria e socializzazione secondaria appare troppo rigida e predefinita, per l’altro, conserva un potenziale analitico sociologicamente significativo. La qualità delle relazioni che caratterizzano i due fondamentali ambiti della socializzazione, la famiglia e la scuola induce a indagare per un verso il rapporto LEZIONE35 1Illustri lo studio sulla personalità autoritaria di Adorno: In questo studio Adorno (1903-1969) pone una stretta connessione tra personalità e struttura sociale. Secondo la sua ricostruzione gli individui più “antidemocratici” e con maggiori pregiudizi posseggono una personalità particolare e provengono da famiglie In cui i rapporti tra genitori e figli sono caratterizzati da forme di dominio, sottomissione e intolleranza a qualsiasi forma di anti-conformismo. L’adeguamento acritico ai modelli culturali proposti o imposti dalla società piega e distorce le pulsioni di base della psiche individuale costituendo uomini che “riflettono i tratti delle tendenze della nostra cultura quali la divisione del lavoro, la crescente importanze di monopoli e l’idea dominante di mercato, di successo e di 2 competizione. 2Descriva il contributo di Horkheimer alla sociologia dell’educazione: Horkheimer sposta il focus dell’analisi dal piano della personalità a quello della cultura di massa. Horkheimer come Marcuse riconoscono il condizionamento che la società attraverso i meccanismi della sua riproduzione non solo economici ma economici e simbolici esercita sugli individui, questi autori riconoscono il potenziale critico dell’istruzione, quest’ultima deve avere soprattutto la funzione di rendere gli individui consapevoli dei meccanismi di dominazione che si trovano a vivere. Riflettere sulla lezione dell’approccio conflittualista dei sociologi appartenenti alla teoria critica della società in riferimento alle società contemporanee appare molto attuale. Horkheimer riconosce i meccanismi non solo economici ma anche simbolici e culturali attraverso i quali la società si riproduce e riconosce la funzione critica dell’istruzione. Nelle società contemporanee la cultura di massa si diffonde ed acquista valore intersoggettivo non più esclusivamente attraverso l’industria culturale di massa ma soprattutto attraverso i social media, mezzi di comunicazione di massa, che attivano forme di 2 dominazione culturali, frequentemente fondate su meccanismi di identificazione acritica. Rispetto ai meccanismi di socializzazione attivati dai social media, già nel corso dell’infanzia, riflettere sulle funzioni dell’istruzione diviene fondamentale. LEZIONE36 1Illustri il concetto di habitus e di capitale culturale in Bourdieu: Il capitale culturale è l’insieme dei beni simbolici trasmessi all’individuo dalle diverse autorità pedagogiche (la famiglia, la scuola, la cultura libera), esse determinano il suo livello culturale generale che si esprime più che attraverso contenuti specifici attraverso uno stile di vita. Benadusi per spiegare il concetto di capitale culturale mette in evidenza come ad esempio i figli delle famiglie borghesi si avvantaggiano dell’anticipo con il quale le loro famiglie avviano il processo di istruzione, questi bambini arrivano a scuola con un bagaglio di conoscenze già preformato nell’ambiente familiare, Per habitus Bourdieu intende l’insieme in parte inconscio di schemi di percezione e di pensiero che consentono agli individui la conoscenza. Il concetto di habitus è strettamente connesso a quello di ethos di classe, “un sistema di valori impliciti, interiorizzati e condivisi fra i quali ad esempio l’atteggiamento nei confronti della scuola e del proprio avvenire che porta l’individuo a considerare come personali e soggettive modi di pensare e di agire che caratterizzano e riproducono la classe sociale di appartenenza. 2Spieghi la tesi sviluppata da Boudon in l’Inégalité des chances: Boudon nell’Inégalité des chances sviluppa un’analisi metodologica interessante, egli non muove dalla presentazione di una tesi iniziale e predefinita ma procede per confutazione, confutando i risultati di alcune ricerche sul rendimento scolastico degli alunni. Tali ricerche connettevano il risultato dei rendimenti scolastici all’ambiente familiare e, in particolare, alla classe sociale di appartenenza degli studenti e al titolo di studio dei genitori. Boudon nell’analisi di tali ricerche scopre che per quanto si sviluppino analisi complesse basate su modelli matematici che considerano anche molteplici variabili strutturali, il rendimento scolastico dell’allievo non può essere predeterminato esclusivamente sulla base delle variabili prese in considerazione. Per Boudon 2Spieghi le principali trasformazioni storiche dei modelli familiari: Le trasformazioni storiche della famiglia non si sono arrestate con l’avvento della società industriale, ma proprio perché la famiglia è strettamente connessa alla società, anche successivamente all’avvento della società industriale, le trasformazioni della famiglia hanno continuato ad influenzare e ad essere influenzate dalle più ampie trasformazioni sociali. Con la trasformazione dei ruoli sociali dell’uomo e della donna, con la partecipazione della donna al mercato del lavoro, con la trasformazione dell’economia familiare da un modello produttivoautarchico a un modello di consumo, e con la strutturazione della famiglia soprattutto su relazioni di tipo espressivo-affettivo muta anche la considerazione dell’infanzia. L’infanzia, da forza lavoro e da generazione che eredita una posizione e un patrimonio familiare e che ha il compito di trasmettere entrambi alle generazioni successive, diviene centro intorno al quale si strutturano le relazioni espressivo-affettive dei coniugi. Il mercato, ed in particolare, l’industria dei giochi, l’industria dell’abbigliamento e quella alimentare comprenderà molto presto le opportunità commerciali derivanti dalla trasformazione nel modo sociale di considerare l’infanzia e, conseguentemente, a partire dai primi anni ’80 del Novecento i bambini, prima ancora di esserlo consapevolmente, saranno trasformati in target di consumatori. Con la trasformazione dei modelli familiari si ha anche la trasformazione dei modelli di autorità connessi ai ruoli genitoriali. LEZIONE40 1Identifichi le principali differenze nei processi istitutivi degli asili nido in Italia e nei Paesi del Nord Europa: il progressivo ingresso delle donne nel mercato del lavoro è stato sostenuto dallo sviluppo di asili nido e scuole per l’infanzia precocemente istituite e idonee a svolgere le loro funzioni per tutto il tempo di lavoro dei genitori. Simili istituzioni in Italia sono state più tardive e sono state soprattutto numericamente insufficienti in relazione alla richiesta di posti e distribuite geograficamente sul territorio nazionale in maniera molto eterogenea. La mancanza di una presenza territoriale di asili nido e scuole per l’infanzia adeguata alla richiesta sociale ha conseguenze non solo sui processi di socializzazione dei bambini ma anche sulle effettive possibilità delle donne di lavorare e sulla possibilità della famiglia di svolgere efficacemente i ruoli educativi ai quali è preposta. 2Descriva le principali trasformazioni storiche degli ultimi decenni nelle funzioni socializzanti esercitate dalle famiglie: Negli anni ’70 e fino agli inizi degli anni ’90 del Novecento la famiglia condivideva l’arena della socializzazione dei figli con agenzie tradizionali di socializzazione: in primis la scuola, ma anche la parrocchia, l’oratorio, i circoli e i club sportivi, la televisione che progressivamente dalla fine degli anni ’70 del Novecento aveva iniziato la sua ascesa ed aveva notevolmente implementato il suo ruolo socializzante. L’ascesa della televisione sulla scena della socializzazione derivava dall’offerta di numerosi canali televisivi, è stata connessa, in Italia, alla possibile privatizzazione delle reti televisive ed alla conseguente offerta di un numero elevato di programmi. Spesso la televisione ha svolto nei confronti dei bambini nelle famiglie italiane degli anni ’80 del Novecento il ruolo di babysitter, ha supportato le madri nella cura dei figli, occupando il tempo di questi ultimi e intrattenendoli con trasmissioni ad essi dedicati. L’azione socializzante della televisione era però sempre un’azione diretta e in parte controllata dai genitori che frequentemente, durante l’infanzia dei loro figli, sceglievano i programmi televisivi che i bambini potevano guardare. Era chiaramente anche un’azione generalizzata, uguale per tutti ed offerta a tutti in modo uguale, e passiva per i bambini che potevano A partire dagli anni ’90 del Novecento l’arena della socializzazione muta profondamente e silenziosamente per effetto in primo luogo di una rivoluzione silenziosa: la rivoluzione digitale. Quest’ultima è preceduta da una crisi progressiva del legame sociale e politico tra gli individui. Con la venuta meno del ruolo politico svolto dai partiti politici e dalle loro sezioni e con l’avanzata progressiva del mercato con i suoi nuovi centri commerciali si ha l’impressione che la società inizi una corsa sfrenata. Venuta meno la sicurezza di un lavoro a tempo indeterminato e frequentemente svolto per tutto l’arco della vita, gli individui si dimenano su scene sociali molteplici e differenti, il loro tempo progressivamente si riduce, o per lo meno muta la concezione del tempo che deve essere sempre un tempo pieno e finalizzato a un’utilità produttiva e/o ricreativa. In questo nuovo scenario la famiglia si trova sempre più a svolgere un ruolo di mediazione tra stili di vita, modelli di comportamento e valori differenti. La famiglia sembra aver perso il suo monopolio educativo e si trova a negoziare costantemente con i figli valori e modi di comportamento alla ricerca di una coerenza da proporre o di una interpretazione unitaria degli accadimenti esterni e interni. Se per un verso questa interpretazione appare corretta e la famiglia si trova quasi mutilata dei suoi ruoli e delle sue possibilità educative, quasi – come raccontano alcuni genitori – senza più parole, per l’altro c’è anche un modo differente di analizzare la nuova situazione sociale. LEZIONE41 1Illustri le precondizioni sociali che – secondo l’autore dell’articolo l’apporto della sociologia cognitiva all’educazione alimentare dei bambini – influenzano l’educazione alimentare dei bambini: vengono individuate due precondizioni sociali: a)La disposizione degli adulti verso i bambini b)La gestione e la qualità del tempo familiare. Per quel che riguarda il primo punto, l’articolo propone un’analisi relazionale. Considera i bambini nel loro ruolo sociale di… figlio di…, alunno di…, compagno di…. ed iscrive il ruolo sociale in una dinamica relazionale nella quale una funzione molto importante è esercitata dalla costruzione sociale dell’individualità dell’adulto. La tesi che l’articolo sviluppa è quella che le difficoltà di vita degli adulti (lo svolgimento di un lavoro precario, la mancanza di lavoro, un’abitazione poco confortevole, o anche un lavoro troppo impegnativo e che lascia poco tempo libero) si ripercuotano sulla disponibilità degli adulti verso i bambini. Più particolarmente, l’articolo riconosce la funzione fondamentale del lavoro nel costruire un’individualità nella quale l’alterità non sia concepita solo secondo una modalità strumentale ma sia assunta come possibilità dell’individuo di scoprire il suo valore sociale, la sua possibilità di esistere in vista degli altri. Per quel che invece riguarda il secondo punto, la gestione e la qualità del tempo dedicato ai bambini, l’articolo analizza le relazioni affettive alla luce della logica del rispetto. Rispetto ed attenzione appaiono due modalità specifiche di relazione, non sono due modalità specificatamente dedicate ai bambini, ma due modalità che i bambini, imitano, apprendendole in primo luogo dai comportamenti che gli adulti hanno tra di loro e, secondariamente, dai comportamenti che gli adulti hanno verso di loro. L’educazione alimentare dei bambini sembra richiedere un tempo non frammentato ma continuo e costellato di attività condivise. 2Descriva le caratteristiche di una ricerca che attinge alle categorie di analisi diffuse nella sociologia cognitiva: La sociologia cognitiva è una tradizione di ricerca contemporanea, essa si colloca nell’approccio interazionista-comunicativo, valorizza il mondo della vita quotidiana e i significati condivisi delle azioni che in esso gli individui elaborano. L’analisi qui proposta muove anche da un’interpretazione unitaria dell’azione sociale. L’alimentazione – in questa interpretazione – non costituisce un bisogno che riguarda solo i bambini e gli adulti preposti alla loro cura, ma rappresenta un fatto sociale, ossia un fatto che ad un tempo intreccia motivazioni e comportamenti economici, culturali, politici. LEZIONE42 1Illustri la prospettiva di analisi meso-istituzionale della scuola proposta da Brint: Brint (1999) valorizza la dimensione istituzionale della scuola e propone un’analisi che definisce mesoistituzionale. L’analisi proposta da Brint si differenzia da quella macro-sociale che identifica nella scuola gli interessi dei gruppi politici e sociali dominanti e si differenzia anche da quella micro-sociale che analizza gli attori che compongono i singoli livelli ed ordini scolastici. L’analisi meso-istituzionale si occupa del funzionamento delle scuole in quanto istituzioni sociali. Brint definisce istituzioni “le soluzioni convenzionali e giuridiche che sono sorte per svolgere uno specifico insieme di compiti e per regolare le attività volte al raggiungimento dei compiti definiti.” (Brint 1999, 32). I compiti principalmente assegnati all’istituzione scolastica sono: - la trasmissione del sapere. - La socializzazione delle giovani generazioni. - L’allocazione delle persone in determinate posizioni e ruoli sociali, ovvero la selezione sociale. La prospettiva meso- istituzionale considera la dimensione organizzativa delle scuole e si sviluppa lungo tre assi di ricerca: a) Le pratiche relative al conseguimento dei fini istituzionali. b) Gli interessi dei principali attori coinvolti nel funzionamento scolastico. c) Gli effetti dell’ambiente esterno sul funzionamento dell’istituzione”. 2Spieghi la rilevanza sociologica della scuola: La scuola – come si è detto trattando della socializzazione – è preposta ad un tipo di socializzazione differente da quella che le nuove generazioni sperimentano in famiglia e che è definita socializzazione primaria. La scuola è preposta allo sviluppo nelle nuove generazioni di competenze che le rendano idonee allo svolgimento di ruoli sociali più o meno complessi. La socializzazione scolastica – differentemente da quella familiare – non è basata esclusivamente sull’affettività, sulla gratuità e sull’espressività ma fondamentalmente sull’apprendimento di regole impersonali. I codici e le procedure comunicative utilizzate a scuola privilegiano – se vogliamo utilizzare un vocabolario che ricorda quello parsonsiano – la strumentalità e la prestazione. Sia la socializzazione primaria che quella secondaria appare influenzata dai modelli di autorità che caratterizzano le relazioni familiari e le relazioni scolastiche. LEZIONE43 1Illustri i problemi storici del sistema italiano dell’istruzione: In Italia è soprattutto il miracolo economico, ovvero il decennio che dal 1950 va al 1960, a segnare una modifica fondamentale dell’alfabetizzazione degli italiani. Come se l’espansione economica e la contestuale riorganizzazione amministrativa della pubblica amministrazione portasse con sé l’esigenza di una manodopera maggiormente qualificata e maggiormente adeguata ad assumere ruoli lavorativi nelle imprese come nella pubblica amministrazione. In Italia, l’analisi dei dati storici se correlati con quelli economici, mostrano che è l’economia e la sua espansione a trainare il sistema dell’istruzione e non viceversa. Tra il 1951 e il 1961 i possessori della licenza elementare passarono dal 30,6% della popolazione al 42,3% mentre gli analfabeti scesero dal 12,9% all’8,3%. La situazione di una popolazione agli inizi degli anni ’60 ampiamente poco più che alfabetizzata (si rifletta sul dato che nel 1961 solo il 30,6% della popolazione possiede la licenza elementare) inizierà a modificarsi significativamente nel corso degli anni ’60 per effetto della domanda di manodopera proveniente dalle regioni del Nord, per effetto della formazione della Pubblica Amministrazione e, per effetto di un generale desiderio di mobilità sociale ascendente della generazione dei padri verso i figli. La situazione muta con la riforma della scuola media del 1962 e con la liberalizzazione degli accessi all’università del 1969. La riforma della scuola media del 1962 o l’istituzione della scuola media unificata non fu unicamente una riforma scolastica ma una vera e propria riforma sociale. La normativa precedente, ovvero la riforma Gentile del 1923, prevedeva concluso il ciclo elementare, la possibilità di iscriversi ad un triennio di scuola secondaria inferiore diviso per rami: la scuola di avviamento professionale e la scuola media, preceduta da un esame di ammissione che selezionava coloro che sarebbero arrivati a frequentare l’istruzione superiore. Fino al 1962 l’istruzione di base era caratterizzata in Italia da una persistente e precoce divisione delle classi sociali e delle future professioni, la scuola media era riservata esclusivamente ai figli dell’aristocrazia e dell’alta borghesia. La riforma della scuola media del 1962 estende il completamento dell’obbligo scolastico ad un 3 corso occorre però anche notare che se comparata con quella internazionale, la situazione del sistema scolastico nel nostro Paese evidenzia ancora segni di arretratezza. Questi segni riguardano in particolare la diffusione delle scuole degli asili nido e delle scuole dell’infanzia e la frequenza degli studi universitari. Essi divengono 4 particolarmente evidenti in alcune aree geografiche del Paese (in modo particolare nelle aree meridionali. secondario, istituisce il carattere gratuito della prima istruzione secondaria e ciò fino al quattordicesimo anno di età. 2Spieghi i processi storici che conducono negli anni del boom economico alla formazione in Italia di un sistema di istruzione di massa: In Italia nel 1859, tramite la legge Casati, viene istituita la scuola elementare unica di quattro anni di cui due obbligatori. Le differenze di classe sociale, molto presenti in Italia in tutta la seconda metà dell’Ottocento così come in tutta la prima metà del Novecento, sono ben evidenti nella possibilità dei bambini di frequentare la scuola elementare e di uscire dalla condizione di analfabetismo. Un’istruzione che assolva agli obblighi istituiti dalla legge e si protragga per anni successivi caratterizza in come se vi fossero storie familiari condivise che ripropongono e attivano, anche nelle nuove generazioni, i sistemi di dominazione sociale presenti nei contesti analizzati. LEZIONE47 1Illustri le funzioni socializzatrici del gruppo dei pari durante l’infanzia: rappresenta nel corso dell’infanzia il primo ambito, il primo luogo relazionale nel quale il bambino non sperimenta un controllo diretto da parte della famiglia e della scuola, il primo luogo nel quale si confronta e si misura con gli altri, in un ambiente apparentemente più libero. La sua diffusione nel corso dell’infanzia è effetto di due processi concomitanti, per un verso è effetto della necessità dei genitori di delegare a professionalità specifiche la cura dei figli durante il loro tempo non scolastico. Si tratta ad esempio frequentemente di ludoteche. Secondariamente è l’effetto di quella che viene definita come l’accelerazione dei processi di socializzazione dei bambini durante i primissimi anni di vita, conseguenza stessa della frequenza precoce degli asili nido e della scuola dell’infanzia 2Spieghi le differenze tra il concetto di educazione e quello di socializzazione: modelli di socializzazione, al pari dei modelli di analisi, da un punto di vista metodologico, non servono a descrivere in maniera esaustiva la realtà ma hanno un valore analitico, essi servono a rendere più intellegibili i principali orientamenti teorici che hanno guidato i differenti autori. I modelli di socializzazione permettono ad esempio di riconoscere la collocazione teorica di una determinata ricerca, essi conseguentemente permettono all’analista di comprendere come è stata sviluppata la ricerca, quali elementi sono stati principalmente presi in considerazione, come sono stati organizzati questi elementi e, conseguentemente, anche gli eventuali limiti della ricerca stessa. Dal punto di vista della storia della metodologia i modelli di socializzazione corrispondono ad un periodo storico nel quale le tradizioni teoriche assumevano implicitamente nei loro costrutti l’ambizione di spiegare univocamente e, quasi ordinare, la realtà sociale. L’affermarsi progressivo del paradigma dell’apprendimento comporta il ruolo sempre più attivo degli allievi, il loro riconoscimento quali soggetti attivi del processo educativo ma comporta altresì alcune modifiche legislative e istituzionali importanti, tra queste ad esempio, un processo di democratizzazione che non riguarda esclusivamente l’ampliamento dei soggetti che possono accedere ai vari gradi dell’istruzione, ma anche la democratizzazione interna degli istituti scolastici con la formazione di organi interni alle istituzioni scolastiche quali ad esempio il collegio dei docenti, i consigli di classe e rappresentanti dei genitori. Il concetto di processi di socializzazione appare particolarmente fecondo nell’analisi sociologica della socializzazione. Esso contribuisce a rendere evidente: La durata della socializzazione, il fatto, sostenuto da molti autori e particolarmente evidente con l’apparire di forme di apprendimento lungo tutto l’arco della vita, che la socializzazione non abbia un termine ma duri, in forme differenti, per tutta la vita. La partecipazione alla socializzazione di un individuo di tanti soggetti con ruoli differenti: genitori, nonni e altri familiari, insegnanti, educatori, coetanei, compagni di giochi, colleghi di lavoro, amici. Il carattere discontinuo e non sempre chiaramente definibile, nelle sue diverse fasi, della socializzazione. Riepilogando, educazione e socializzazione si differenziano perché: La socializzazione è un processo più formale rispetto all’educazione. La socializzazione comprende anche i rapporti asimmetrici quali ad esempio quelli tra pari. L’educazione costituisce una tensione ideale che la società esercita sui suoi membri e che i suoi membri vivono mentre la socializzazione costituisce un processo reale. LEZIONE48 1Descriva i principali approcci sociologici ai mass media: Accanto ad un primo e principale approccio critico, si sviluppa però relativamente presto, a metà degli anni ’80 del Novecento, anche un approccio maggiormente plurale che, non limitandosi all’analisi della televisione, mette in luce molteplici mezzi e forme attraverso le quali i media raggiungono sia gli individui adulti che l’infanzia. Il pluralismo mediale muta fino a divenire frammentazione mediale, multimedialità frammentata negli anni ’90 del Novecento. Come afferma Giovannini (1990), in questo periodo la proliferazione dei media, la molteplicità delle forme espressive e dei contenuti contribuisce a rendere evidente che essi operano quasi in isolamento gli uni rispetto agli altri ed a volte anche in maniera conflittuale. A partire dagli anni ’90 del Novecento alla loro proliferazione si associa lo sviluppo della rete ed importanti processi di globalizzazione dell’informazione. E’ in questo periodo che si inizia a parlare dapprima di società dell’informazione e, successivamente, di società della conoscenza e che si assiste ad una trasformazione profonda e progressiva della relazione tra mass media e utenti. Ad un rapporto fondamentalmente unidirezionale, uno verso molti, tipico del mezzo televisivo, inizia a sostituirsi un rapporto nel quale l’utente non svolge più l’unica funzione di ricevente ma inizia a interagire con i media. Inizialmente l’utente sceglie il canale ed il programma televisivo che preferisce, in un’offerta sempre più ampia e personalizzabile, successivamente diviene lui stesso creatore e riproduttore di messaggi multimediali. I sociologi della comunicazione nell’osservare le evoluzioni dei comportamenti degli utenti rispetto ai media notano il carattere sociale del loro consumo. Come le altre forme di consumo, l’utilizzo e il consumo multimediale è radicato in definiti stili di vita ed appare differenziato per status socio-economico, livelli di competenza e qualità dell’esposizione. Secondo questo approccio le comunicazioni di massa anziché attenuare contribuirebbero a riprodurre le differenze sociali. L’interazione con i media non è la stessa per tutti ma appare mediata socialmente e culturalmente. 2Spieghi la rilevanza sociologica dell’analisi dei nuovi media in relazione all’infanzia: Se consideriamo l’utilizzo dei media e, particolarmente, dei social media una pratica di vita, ormai completamente iscritta nel nostro agire quotidiano comprendiamo come i bambini apprendano tale pratica fondamentalmente dai genitori, dagli insegnanti ma anche dai loro coetanei e dai loro compagni di giochi. Il consumo dei media, sin dalla più tenera età appare un consumo mediato e appreso socialmente. 3 I bambini contemporanei vivono in una società digitale e in una società della conoscenza, la loro alfabetizzazione digitale è molto precoce, frequentemente avviene contemporaneamente a quella tradizionale. A differenza che nelle società ancora di alcuni decenni fa, i bambini di oggi abitano un mondo digitale, globale ed interconnesso, hanno a disposizione giochi digitali e interattivi che, in alcuni casi, possono scaricare con un click, sono parte di un mondo comunicativo nel quale la comunicazione crea l’identità sociale. Rispetto a questa diversa modalità di vita i nuovi media possono avere una funzione ambivalente, per un verso possono facilitare percorsi di apprendimento e di individualizzazione, per l’altro, possono facilitare forme di autosocializzazione o contribuire a frammentare ulteriormente i percorsi di socializzazione e i conflitti latenti con le altre agenzie di socializzazione.
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