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Storia dell'estremo Oriente, preistoria cinese, Sbobinature di Storia Cinese

Sbobine del corso di Storia dell'estremo oriente della professoressa Carioti, seguito nell'anno 2019/2020. Tale documento copre circa i primi quattro capitoli del testo utilizzato (Reischauer - Fairbank) e va dalla preistoria cinese alla fondazione dell'impero Ch'in.

Tipologia: Sbobinature

2019/2020

In vendita dal 13/10/2020

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Scarica Storia dell'estremo Oriente, preistoria cinese e più Sbobinature in PDF di Storia Cinese solo su Docsity! Capitolo Primo Asia orientale: zona geografica comprendente Cina, Giappone, Corea, Vietnam Asia centrale: Mongolia, Xinjiang, Tibet (la storia dei nomadi di queste regioni hanno avuto stretti contatti con la popolazione cinese) Asia sud-orientale: comprende Vietnam, Birmania, Tailandia, Cambogia, Malesia, Indonesia, Filippine La popolazione della Cina antica era almeno pari a quella dell’Impero Romano e la popolazione dell’intera Asia orientale costituisce oggi più di un terzo del genere umano. Per l’economia europea il commercio con l’Asia orientale è diventato sempre più importante, iniziando dai tempi dell’Impero Romano, e molte invenzioni cinesi sono penetrate nella nostra cultura influenzandone lo sviluppo; soltanto negli ultimi due secoli gli stati dell’Asia orientale hanno accresciuto il loro potere, molto più rapidamente di quanto qualsiasi popolo occidentale sia mai riuscito a fare. La comune cultura alla base delle civiltà asiatiche ha portato anche a sentimenti di animosità e atteggiamenti critici verso l’occidente, mentre tra le masse dei paesi dell’Asia si è manifestata (e si manifesta tutt’ora) un enorme orgoglio nazionale ed un forte sentimento patriottico. Una delle difficoltà principali del comprendere una cultura così diversa dalla nostra sta proprio nella rapidità del suo sviluppo e della sua evoluzione: se la Cina fosse davvero stata “immutabile” sarebbe molto più facile per noi comprenderla, nonostante tutte le differenze. A nord del blocco sinitico vi è un vastissimo gruppo di popolazioni mongoloidi che parla lingue appartenenti ad un ceppo distinto sia da quello delle lingue sinitiche che da quello indoeuropeo, e prende il nome di “lingue altaiche”, dai monti Altai della Mongolia. Questo gruppo linguistico è diffuso in tutta l’Asia centrale, settentrionale ed orientale. Il turco, il mongolo e il tunguso sono considerati i tre principali gruppi linguistici altaici. La civiltà dell’Asia orientale è sorta e si è sviluppata principalmente in Cina, che, dal punto di vista geografico, è un territorio molto meno unitario dell’India o dell’area tradizionale della civiltà occidentale. Il territorio cinese può essere considerato come una scacchiera, divisa da due serie di catene montuose parallele. I grandi fiumi della Cina che bagnano i principali centri abitati sono situati proprio fra le catene montuose: a nord vi è il Fiume Giallo (durante la stagione piovosa estiva, trasporta una grande quantità di fanghiglia gialla, da questa il nome), che innalza progressivamente il proprio letto e che, fin dalle età più antiche, costringe le popolazioni locali a costruire argini, in modo da mantenerlo entro il suo corso. Poi vi è lo Yangtze, più vasto del Fiume Giallo e navigabile, è ricco di affluenti e trasporta ogni anno un’enorme massa di fango nel Mar Cinese, allungando la fertile regione “del delta”, vicino Shangai. Il clima della Cina è straordinariamente vario: le zone a sud presentano un clima subtropicale, mentre quelle al centro godono di un clima temperato; durante l’inverno tutto il paese viene colpito da un freddo continentale del tutto sconosciuto all’India, che è protetta a nord da un bastione di montagne. Oltre i venti monsonici stagionali sono presenti anche tifoni e cicloni, ed è proprio sul territorio cinese che si scontrano le masse d’aria continentale e quelle oceaniche (le prime fredde e secche, le seconde calde ed umide); nel sud della Cina le precipitazioni sono più abbondanti che al nord, ed, in generale, le masse d’acqua ed i fiumi che ne scaturiscono sono un’importante risorsa per il paese, perché possono essere usate sia per irrigare i campi che per il trasporto. La rete dei fiumi e dei canali navigabili ha rappresentato, nel corso della storia, un’enorme risorsa economica. Il confine fra nord e sud è piuttosto netto e rappresentato dai monti Tsinling, al nord dei quali la produzione agricola è limitata alle colture in campi asciutti; questo confine fu, successivamente, reso ancora più concreto dalla costruzione della Grande Muraglia. Nonostante i secoli di coltura intensiva, la maggior parte dei territori della Cina meridionale riesce comunque a produrre due raccolti l’anno, avendo perciò una popolazione più densa e un livello di alimentazione superiore rispetto al nord, i cui contadini sono minacciati costantemente dalla siccità. La zona più ricca e popolosa, ovvero quella della Grande Pianura, deve far fronte alla minaccia supplementare delle inondazioni del Fiume Giallo. La terra è sempre stata la più grande risorsa della Cina, paese la cui economia ha basato per secoli la propria forza sul lavoro intensivo umano: i contadini costituiscono quattro quinti della popolazione. La seta, il tè, i sandali in paglia e gli indumenti di cotone non sono altro che prodotto dell’attività della famiglia contadina, specialmente nella stagione morta, quando c’è poco lavoro nei campi. Generalmente parlando, l’unità che costituisce per eccellenza la società cinese è la famiglia; era, inoltre alla base dell’organizzazione politica (il sistema della mutua responsabilità rendeva ogni individuo responsabile delle azioni degli altri membri della famiglia) (fra i 5 rapporti confuciani, 3 sono all’interno della famiglia – padre/figlio, marito/moglie, fratello maggiore/minore). Per sua stessa natura il sistema familiare era gerarchico e autoritario: la condizione di ogni membro dipendeva in primis dalla posizione occupata dal gruppo per nascita o matrimonio. A causa della subordinazione dell’individuo alla famiglia, la pietà filiale era la virtù più apprezzata, e simbolo di tale subordinazione furono i matrimoni combinati (vendita di figli – spose bambine comprate ed allevate per essere date in sposa ai figli maschi – “nuore in anticipo”). Lo stampo misogino della società non permetteva alle donne di vantare alcuna proprietà (dote esclusa), di risposarsi se diventate vedove, e prevedeva la totale obbedienza a padri prima, mariti poi ed infine ai figli. Gli uomini potevano, invece, introdurre nel nucleo familiare mogli “di secondo grado” o concubine. La scarsa importanza attribuita al concetto di legge non costituì in alcun modo un fenomeno di anarchia, poiché la moralità ed il comportamento etico costituivano il fondamento della società, tenuta saldamente unita dal confucianesimo. Quest’ultimo permise ai governanti di esercitare un potere quasi assoluto, fondato sulla loro interpretazione del codice etico. La società era tradizionalmente divisa in quattro classi: letterati- amministratori (/guerrieri-aristocratici), agricoltori, artigiani ed infine mercanti. Capitolo secondo L’antica civiltà cinese si sviluppò lungo il bacino del Fiume Giallo, nella Grande Pianura a settentrione, essendo una zona particolarmente favorevole all’agricoltura, ed è significativo che fosse la parte dell’Asia orientale più accessibile via terra dall’Occidente; le steppe ed i deserti dell’Asia centrale costituivano una via di comunicazione praticabile, permettendo a scoperte ed innovazioni di filtrare da un lato all’altro (grano, pecore, carri da guerra, cavalli, bronzo e ferro etc.) La cultura del vasellame dipinto, tipica e caratteristica dell’Asia orientale nel neolitico, si distingue in due separate varianti nel nord della Cina: quella del vasellame dipinto/rosso, nota anche come cultura di Yang- shao dal nome della località dove sono stati rinvenuti, lungo le sponde del Fiume Giallo, e quella del vasellame nero, diffuso nella Grande Pianura e nelle regioni costiere meridionali, fino ad Hangchou. La cultura di Yang- shao è caratterizzata da vasi rossi, rigonfi, decorati con disegni geometrici ben tracciati, solitamente in nero. La cultura del vasellame nero, nota anche come cultura di Lung-shan da uno dei luoghi archeologici dello Shantung, pare sia la diretta antenata dell’epoca Shang; nonostante questa cultura sia più tipicamente est- asiatica di quella del vasellame dipinto, mostra evidenti segni di influenze occidentali […] La cultura storica del bronzo degli Shang (situati ad An-yang fra il 1400 a.C. ed il 1100 a.C.) scaturì in seguito a molteplici influenze. Nei pressi di An-yang i luoghi della cultura Shang coincidono con quelli della cultura del vasellame nero: pare che questa zona della Cina del nord fosse una sorta di crocevia culturale, e il reciproco contatto di varie culture portò ad uno sviluppo più rapido della civiltà locale. Lo sviluppo della metallurgia del bronzo rappresentò la gloria Shang; le decorazioni erano tipiche dell’Asia Orientale. La società era di tipo patriarcale, organizzata in tribù o clan; dal nome del clan si era già sviluppato il nome della famiglia (hsing), che precedeva quello di persona. La successione era più comune fra fratelli che di padre in figlio, ed uno degli elementi più caratteristici era l’esogamia, concezione talmente radicata che ancora oggi i cinesi credono che persone con lo stesso cognome non debbano sposarsi. I riti religiosi erano orientati attorno al culto degli antenati, che caratterizzerà le età successive; grande importanza veniva attribuita alle teorie cosmologiche e a quelle del ciclo delle stagioni, oltre che alle divinità della fertilità del suolo e a quelle del cielo (più tardi anche a quelle della terra). L’autorità era fortemente caratterizzata in senso religioso: il sovrano era anche sommo sacerdote e regolatore del calendario. Fin dall’inizio i cinesi presentarono un fortissimo senso della storia ed un ideale dell’unità politica: ignari delle grandi culture che si stavano sviluppando ad occidente, la Cina si considerava l’unico paese civile (Chung-kuo, regno del centro), circondato da ogni lato dai barbari. oggetti di più valore, come seta e lingotti di metalli preziosi. Più tardi, con l’inizio dell’utilizzo del rame, cominciarono ad essere usate piccole imitazioni di oggetti di metallo prezioso (come piccole spade e coltelli), che lasciarono, successivamente, il passo a monete rotonde, dotate di un buco quadrato per infilarle. Verso la fine del periodo Chou cominciarono ad apparire altri oggetti caratteristici della cultura cinese, come le bacchette e gli oggetti laccati. L’uso del cavallo da sella fra le popolazioni di pastori dell’Eurasia centrale ed occidentale influenzò la civiltà cinese: le comunicazioni divennero più rapide e le invenzioni e le scoperte dell’Occidente filtrarono con più facilità nel continente asiatico, colmando il divario tecnologico. Questa nuova rapidità delle comunicazioni all'interno della Cina contribuì inoltre al processo di centralizzazione. Per quanto riguarda le popolazioni di pastori a settentrione della Cina, l’uso del cavallo le rese una forza militare temibile; durante il tardo periodo Chou gli stati della Cina del nord sentirono la necessità di reagire a questa minaccia cominciando ad ergere grandi mura, che, una volta unificate, diverranno la Grande Muraglia. Nello stesso periodo anche i cinesi cominciarono ad usare il cavallo da sella, che presto sostituì il carro da guerra all’interno degli eserciti. Il mutamento fu forse agevolato dalla balestra, probabilmente invenzione locale, che fece della cavalleria un’eccellenza. L’uso del cavallo diede origine, infine, all’uso dei pantaloni in Cina. Insieme al progresso economico e tecnologico, nel tardo periodo Chou si ebbe un rapido sviluppo sia per quanto riguarda l’unificazione politica sia dell’area culturale cinese in generale. A rappresentare tali progressi politici vi fu la grande attività dispiegata, negli ultimi decenni di questo periodo, per la costruzione di mura e il controllo delle acque. Circa dieci degli innumerevoli staterelli che pullulavano nella Grande Pianura erano riusciti, nel VIII secolo, a costituirsi in unità più vaste ed efficienti e ad esercitare sugli altri la propria influenza. Nei secoli successivi, però, questi stati perdettero gradualmente la propria supremazia, e la ragione principale era da identificare nella vicinanza reciproca: questi stati non avevano spazio per espandersi. Un’altra ragione è da trovare nell’eccessivo attaccamento alla tradizione. Le innovazioni di maggior importanza vennero, infatti, introdotte dagli stati periferici, che acquisirono rapidamente molto potere. Uno di questi stati periferici è quello di Ch’i: come unità politica esso è antecedente alla conquista Chou. Era situato lungo il limite orientale della Grande Pianura e presentava, perciò, ottime possibilità di espansione attraverso l’annessione/incorporazione dei “barbari” dello Shantung. Nel settimo e sesto secolo lo stato di Ch’i espanse il proprio territorio e cominciò a modernizzare le sue strutture politiche: le principali riforme ed innovazioni vengono attribuite a Huan e al suo consigliere Kuan-tzu e furono un primo passo verso una forma di governo più centralizzato. -fu sviluppato un ordinato sistema di imposte agrarie; -l’uso della terra in comune cominciò ad essere sostituito dal possesso individuale; -sviluppo della codificazione; -comparsa di un nuovo ceto burocratico, quello mercante; questa sorta di rinnovamento della classe dirigente è probabilmente da associare ad una diffusione della cultura e dell’educazione, che, oltre alla classe mercante, provocò anche la comparsa di uomini non appartenenti a grandi famiglie, impiegati nell’amministrazione, e che si spostavano di stato in stato per offrire i propri servigi (pensatori, insegnanti e filosofi dell’età del pensiero cinese). Similmente all’evoluzione dello stato di Ch’i, anche altri stati periferici si estesero e svilupparono ai margini dell’area culturale cinese. Valle del Wei -> vi si costituisce lo stato di Ch’i dopo la fuga dei Chou; attuale provincia dello Shansi -> stato di Chin (nel 453 il suo territorio viene diviso fra tre famiglie: gli Han nello Ho-nan occidentale, i Wei nello Shansi meridionale e i Chao nello Shansi settentrionale) all’estremità settentrionale -> stato di Yen (probabilmente di origine barbarica, pretendeva di discendere dalla dinastia Chou, dal nome di questo stato deriva il nome letterario di Pechino, Yen- ching, capitale di Yen) stato di Ch’u, grande potenza /… La grande espansione dell’area culturale cinese durante il periodo dei Chou orientali avvenne in primis tramite l’annessione di elementi di origine barbarica, sia tramite la conquista che con l’adesione volontaria di unità politiche precedentemente considerate incivili. Nei primi anni dei Chou orientali, gli stati all’interno dell’area culturale reagirono alla minaccia degli stati periferici attraverso la grande considerazione della legittimità e del lì (giusta condotta/comportamento virtuoso, anche nel campo di battaglia); da questa scaturì una forte convinzione che le famiglie nobili dovessero essere necessariamente perpetuate. Col progredire del periodo, la giusta condotta nel campo di battaglia divenne motivo di onore, mentre la nozione di legittimità perse valore. Mentre in precedenza erano dei semplici satelliti, in quest’epoca gli stati conquistati vengono annessi come nuove province controllate dal governo centrale. Nel IV e III secolo tutti gli stati adottarono il termine Wang, in un certo senso proclamando il rifiuto alla formale legittimità Chou. In generale, si tentò di stabilizzare la situazione politica e di limitare le guerre; furono formate varie alleanze e si cominciò ad utilizzare la politica dei matrimoni; per quanto riguarda gli stati satelliti, per assicurarsene la collaborazione, si fece uso del sistema degli ostaggi. Gli stati della grande pianura manifestarono la tendenza ad unirsi contro lo stato di Ch’u, nel tentativo di difendere il principio di legittimità dall’usurpazione “barbara”. Venne quindi formata una lega, nel 651 a.C., che elesse il sovrano di Ch’i a capo della confederazione cinese. Al tempo, il sistema brutale della conquista fu la regola, e lo stato di Chin si disgregò nel 453 lasciando gli stati di Ch’i (oriente), Ch’in (occidente) e di Ch’u (sud) a contendersi la supremazia. Lo stato di Ch’in, dopo aver enormemente esteso il suo territorio tramite l’annessione di stati “semibarbarici”, sconfisse lo stato di Chou nel 256 a.C., e, dopo una lunga serie di campagne militari fra il 230 ed il 221 a.C., sottomise i restanti stati indipendenti ed unificò per la prima volta la Cina. Malgrado l’instabilità politica del periodo Chou, è questa la grande età del pensiero cinese; la crescita demografica, culturale ed il rapido progredire tecnologico risvegliarono nell’uomo grande curiosità, e quest’ultimo cominciò quindi a porsi domande di stampo filosofico, concerni il significato della vita umana e della società. Il tema che attirò l’interesse dei cinesi era proprio l’uomo quindi, considerato come animale politico e sociale. I filosofi erano principalmente dei politici pratici: gli affari di governo diventavano sempre più complessi e necessitavano dei servigi di uomini di cultura. Sebbene i filosofi fossero spesso audaci innovatori, molti di essi si ispirarono ad una supposta “età d’oro primitiva”: niente di particolarmente strano, considerando l’enorme interesse che la Cina mostrò verso il proprio passato fin dai primi Chou. La storia stessa, quindi, divenne oggetto di studio di una civiltà interessata ai problemi della società, poiché la storia veniva vista come depositaria dell’esperienza umana. Si nutrì una sorta di venerazione per gli scritti del passato, i classici, che vennero reinterpretati e dai quali molti filosofi (come Confucio) trassero le proprie dottrine. I classici costituiscono, insieme al vasto corpo di commentari cui hanno dato origine, la prima delle quattro suddivisioni tradizionali della letteratura cinese. I vari elenchi dei classici furono tutti stabiliti dopo il periodo Chou e, di conseguenza, comprendono opere di epoche diverse. Cinque classici – II secolo a.C., primo e più importante elenco: opere più antiche e venerate • Shih-Ching, classico delle poesie • Shu-Ching, classico dei documenti • I-Ching, classico dei mutamenti (sorta di manuale della divinazione) • Ch’un Ch’iu, Annali della primavera e dell’autunno (cronologia avvenimenti alla corte di Lu) • Li Chi, memoriale dei riti (antologia dei materiali più antichi concerni riti e cerimonie) Tredici classici – elenco di classificazione delle opere risalente a più di un millennio dopo i Chou • Cinque classici, ma Gli annali della primavera e dell’autunno è considerato come tre opere divise • Li • Chou li (questo ed il precedente trattano lo stesso argomento del memoriale dei riti • Lun Yu (analetti) • Meng-tsu • Hsiao-Ching (classico della pietà filiale) • Erh Ya – III secolo a.C., raccolta dei testi che segna l’inizio della grande tradizione lessicografica cinese Quattro Libri – sempre più di mille anni dopo la fine del periodo Chou • Analetti di Confucio • Meng-tsu • Due capitoli del memoriale dei riti, considerati come due libri separati Confucianesimo E’ significativo il fatto che il primo uomo che fu in Cina insegnante e filosofo sia poi sempre stato considerato come il più grande maestro fra tutti i filosofi. Il poco che sappiamo di Confucio deriva dall’opera “Gli analetti” (Lun yu), opera redatta dai suoi discepoli e che raccoglie le sue considerazioni sotto forma di domande poste (…). Originario dello stato di Lu, possiamo supporre che Confucio provenisse da una famiglia della piccola nobiltà, considerando il fatto che fosse un uomo di cultura; in gioventù probabilmente ricoprì cariche di minore importanza e, nonostante in età adulta ottenne un’onorevole sinecura, peregrinò per circa un decennio alla ricerca di un alto incarico politico, al quale aspirò tutta la vita. Senza aver avuto successo in questo senso, tornò infine nello stato di Lu, dove morì. Confucio riconosceva gli spiriti e il T’ien, poiché a volte mostrò di sentirsi come investito di un incarico proprio dal Cielo stesso; in generale, però, non mostrò mai particolare interesse per l’ultraterreno. Questa mancanza di interesse suscitò, decenni/secoli dopo, una forte corrente agnostica in seno alla tradizione confuciana. Si interessò invece di problemi politici e si proclamò un grande studioso della storia; considerava i primi anni del dominio Chou come un’età d’oro e di pace, al quale la società contemporanea dovesse ispirarsi – anarchia del suo tempo sarebbe terminata solo se gli uomini fossero tornati all’ordine politico e sociale creato dai fondatori della dinastia (Wen wang e “duca” di Chou). Per tornare a quest’ordine ogni uomo avrebbe dovuto svolgere il compito assegnatogli da una statica società autoritaria (posizione che può essere facilmente riassunta dalla famosa massima “il governante deve essere un governante ed il suddito un suddito; il padre deve essere un padre ed un figlio il figlio”). Successivamente, tale concezione fu designata con il nome di Cheng Ming (rettificazione dei nomi?? L’innovazione presentata da Confucio è l’identificazione dei problemi politici con quelli etici: egli non contestava il diritto al governo acquisito ereditariamente (cosa che gli guadagnò il consenso dei governanti e che gli permise di essere ampiamente ricordato), insisteva invece sul fatto che gli uomini al governo dovessero dare un esempio di giusta e morale condotta. Sosteneva che la virtù del governante e l’assenso del popolo costituissero l’unica misura del successo politico. (-> primo grande moralista cinese). La principale intenzione di Confucio, durante tutta la sua vita, fu quella di infondere nell’animo dei governanti i suoi principi etici. Nasce quindi l’ideale del Chun-tzu – alla lettera: figlio del governante/aristocratico), espressione che poi andrò a significare “uomo nobile”/”gentiluomo”, inteso come uomo di cultura e di grande virtù. Virtù che il Chun-tzu doveva possedere: integrità interiore (Chih), senso di giustizia (I), lealtà/considerazione verso gli altri (chung), altruismo (shu) e amore/umanità (jen). Le qualità del gentiluomo non possono limitarsi alle virtù interiori, ed esso doveva anche possedere Wen e Li, ovvero cultura e conoscenza dell’etichetta. Se nell’India e nell’Occidente la filosofia e la religione si erano orientate verso la ricerca di principi assoluti, Confucio, dall’altro lato, era un relativista – diede origine al modello asiatico di compromesso. La moderazione e l’equilibrio sono probabilmente le ragioni principali del successo del confucianesimo. Altra probabile ragione è la tempestività: la Cina necessitava di una filosofia e Confucio la elaborò, senza mettere in dubbio la legittimità del potere ereditario. Taoismo
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