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Storia dell'idea d'Europa - Federico Chabod - Riassunto completo, Appunti di Storia Moderna

Riassunto schematico, dettagliato e completo di "Storia dell'idea d'Europa", opera che raccoglie un corso universitario di Federico Chabod a proposito di come il concetto di Europa si sia sviluppato dal mondo classico ad oggi, con particolare focus sull'Illuminismo.

Tipologia: Appunti

2023/2024

In vendita dal 10/01/2024

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Scarica Storia dell'idea d'Europa - Federico Chabod - Riassunto completo e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! Federico Chabod Storia dell’idea di Europa (Editori Laterza, 202014 [1961]) Prefazione di Ernesto Sestian e Armando Saitta  Questo libro comprende un corso universitario di Federico Chabod tenuto a Milano nel 1943-44 e a Roma nel 1947-48 e 1958-59. In particolare, la redazione della terza e ultima edizione, la più ampia e completa.  Il primo corso faceva parte di un corso più ampio sull’idea di nazione (a cui è dedicato un altro libro: L’idea di Nazione) e si svolgeva in periodo di guerra, con il nazifascismo anti-Europeo che professava l’idea di una nuova Europa sotto i segni della svastica e del fascio littorio.  Il corso in questione iniziò con un discorso di Chabod che non venne ripetuto in seguito a proposito del fatto che, quando parliamo di Europa, non sappiamo delineare con precisione che cosa intendiamo con questa parola. Neppure l’Istituto Nazionale della Cultura Fascista, che tenne un convegno nazionale sull’“Idea di Europa”, trovò una quadra, ma si limitò a vagheggiamenti per il futuro. Anche Carlo Morandi, che ha studiato il tema per primo, non è riuscito a risalire a prima dell’Ottocento. Dunque, la sua tesi è sostanzialmente errata. Federico Chabod  Nato ad Aosta nel 1901, morto a Roma nel 1960, Frédéric Chabod è stato uno storico, alpinista, politico e partigiano italiano. Di forte sensibilità liberal-socialista, illuminista e antifascista.  Si formò a Torino con Pietro Egidi, grade storico della scuola positivista italiana. Dopo la laurea in lettere con una tesi sul Principe di Machiavelli, frequentò i seminari di Friedrich Meinecke all’Università di Berlino. o Meinecke è uno dei più grandi esponenti della tarda stagione dello storicismo, autore di molti libri di grande fortuna come: L’idea di ragion di Stato nella tradizione europea (che parte da una riflessione su L’idea della ragion di Stato di Botero, studiato molto anche da Chabod); Cosmopolitismo e identità nazionale (in cui contrappone questi due concetti negli anni in cui la Germania cercava di imporre il proprio primato contrapponendo “kultur” tedesca e “civilization” francese).  In seguito, Chabod avviò uno studio sistematico dell’Archivio Spagnolo di Simancas di Valladolid, dove sono conservate le carte della Spagna imperiale (potenza egemone nell’Europa moderna) che raccolgono documenti manoscritti da tutto il mondo. Da queste ricerche di Chabod nacquero i suoi studi sul Ducato di Milano nell’età di Carlo V e Filippo II, tra cui ricordiamo Lo Stato di Milano nell’epoca di Carlo V.  Come la maggior parte dei docenti universitari, prestò il giuramento di fedeltà al fascismo per non perdere la cattedra. Rimase però un esponente del pensiero laico e anticlericale. Insegnò alla facoltà di Scienze politiche a Perugia, di Lettere alla Statale di Milano.  Durante la resistenza si unì ai partigiani in Valle d’Aosta e, dopo la guerra, ne divenne primo presidente del Consiglio, contribuendo ad assicurarne la condizione di regione a statuto speciale.  Dopo la guerra insegnò alla Sapienza, venne chiamato alla direzione dell’Istituto italiano per gli Studi Storici fondato a Roma da Benedetto Croce, diresse la Rivista storica italiana della Scuola di Storia dell’Università di Roma. Fu infine il presidente della Società Internazionale degli storici. 1 Extra: L’idea di Nazione  La posizione espressa da Federico Chabod nell’altra sua opera (L’Idea di Nazione), a differenza di quella sull’idea di Europa, è più discutibile. A suo dire, il concetto moderno di nazione nasce non con la Rivoluzione Francese, ma già nell’Italia del Rinascimento.  Chabod argomenta spiegando che uno Stato moderno è dotato di burocrazia, diplomazia, unità linguistica ed esercito. Tutti elementi che si consolidano nel Rinascimento italiano. o Vedi la diplomazia stabile del papato e di Venezia. (Non parliamo del fatto che in oriente la Cina Tang aveva una burocrazia sviluppatissima da secoli.) o Vedi la questione della lingua di Bembo: la prima età moderna è l’epoca dei vocabolari e delle grammatiche, vedi il vocabolario di castigliano di Rubas, il vocabolario della Crusca. o Vedi la formazione di un esercito stabile e delle caserme.  Oggi nessuno storico direbbe che lo Stato moderno è nato nel Cinquecento. Al tempo di Chabod si tendeva però a retrodatare il concetto di nazione. o Si potrebbe controbattere per esempio che la definizione di confini, estremamente importane per il concetto di nazione, si impone soprattutto nella seconda età moderna del Seicento, cioè dopo la pace di Vestfalia. Premessa  Il corso si concentra sul come e quando sia stata acquisita la coscienza di essere europei. Il tema è stato trattato solo di recente rispetto al corso e sempre partendo dall’antichità.  Si tratta di un problema molto legato all’attualità, come tutte le vere grandi questioni che la storia propone. Il che non significa che la storia sia soggettiva, ma che epoche diverse chiedono alla storia risposte diverse. Per lo stesso motivo, nessun problema storico può mai dirsi chiuso o risolto.  Per una buona ricerca storica serve un vivo interesse e una ricerca oggettiva. Ma anche l’amore per la verità, tale per cui lo storico non esita a ripudiare un suo giudizio iniziale, anche quando si tratta di riconoscere delle colpe nel proprio contesto storico. È per questo che lo storico non può filtrare il suo sguardo con alcun ideale. Il che è fondamentale per un tema come questo: sarebbe facile attribuire posizioni “europeiste” a uomini del passato che non si sono mai sognati l’europeismo.  Già dalla Rivoluzione Francese esiste una chiara coscienza dell’idea di Europa. Burke nelle sue Riflessioni esprime il suo punto di vista antirivoluzionario e conservatore spiegando che la Rivoluzione minacciava “lo spirito del gentiluomo” e “lo spirito della religione”, le parti fondamentali di un sistema di vita e di educazione comune a tutta l’Europa, tale per cui nessun europeo potrebbe mai sentirsi esule in Europa. Quella di Burke era già l’angoscia di veder tramontare l’idea di Europa.  Quello che ci interessa è risalire all’idea di Europa non dal punto di vista fisico, ma da questo punto di vista culturale e morale: l’Europa che forma un quid a sé, distinta dalle altre parti del globo. Quando diciamo Europa alludiamo a un certo tipo di civiltà, di modo di essere, che distingue l’europeo dagli altri continenti. Quello che importa è la forma mentis. Dalla ricerca dei fatti passiamo alla ricerca della coscienza di tali fatti. 2 Capitolo Primo – L’origine della divisione tra Occidente e Oriente  “Coscienza europea” significa differenziare l’Europa come entità politica e morale da altre entità, quindi, continenti o gruppi di nazioni. È un concetto che deve formarsi per contrapposizione con ciò che non è Europa.  La contrapposizione con l’Asia è opera del pensiero greco. Tra le guerre Persiane e l’età Alessandro Magno si è formata l’idea di una differenza di costumi e di organizzazione politica. In particolare, l’Europa che rappresenta lo spirito di “libertà” si contrappone al “dispotismo asiatico”. o Ovviamente i Greci si riferiscono ad un’Europa ben più piccola e nella quale non combacia geografia e cultura.  Erodoto, anche se dal punto di vista geografico concepisce già le isole Ebridi (l’Inghilterra) e la Siberia, designa come politicamente e moralmente europea un’area che comprende solo la Tracia, la Grecia e la Macedonia.  Per esempio, la grande regione della Scizia (a nord del Mar Nero) è indicata da Erodoto e Ippocrate geograficamente come europea, ma culturalmente come una regione abitata da nomadi che non hanno nulla a che fare con i Greci. o Sulla base di questo Aristotele arriva a distinguere Europa, Grecia e Asia come tre cose diverse.  L’Europa equivale alla Scizia e ai paesi nordici. Questi popoli sono pieni d’animo, ma difettosi d’intelligenza e capacità artistica, per questo sono indipendenti, ma senza un governo stabile.  I popoli asiatici, invece, sono intelligenti, ma di animo molle, per questo vivono sempre in sudditanza e servitù.  La Grecia prende il meglio da entrambe: un buon governo e uno spirito forte. Territorialmente arriva al massimo ad abbracciare l’Italia e le coste mediterranee di Francia e Spagna. o Criterio fondamentale di differenza dall’Asia, dunque, è quello della libertà ellenica contrapposta alla tirannide asiatica, quindi la partecipazione di tutti i cittadini alla vita pubblica secondo le leggi, contro i sudditi che vivono alle regole del despota. A questo si aggiungono secondariamente:  I costumi. Le asiatiche si avvolgono in “abiti pellegrini e barbari veli” (Eschilo, Supplici)  L’organizzazione politica e militare. Gli asiatici sono “armati alla leggera e sprovvisti di scienza militare” (Erodoto, Istorie)  Contrapposizioni o Isocrate contrappone Europa / Asia come Elleno / Barbaro, risalendo alla Guerra di Troia. Ma riconosce che l’Asia ha una superiorità di ricchezze notevole rispetto all’Europa. Per questo suggerisce a Filippo il Macedone a conquistare l’Asia, come poi farà Alessandro Magno.  Teopompo, allievo di Isocrate, rovescia la tesi del maestro sostenendo invece che Filippo dovrebbe espandersi in Europa, creando un grande stato europeo da contrapporre a quello asiatico. Ma l’ecumene ellenistica di Alessandro Magno renderà impossibile questa contrapposizione di continenti per altri secoli. o In epoca romana si pone un conflitto Romano / Barbaro piuttosto che Europeo / Non- europeo.  È principalmente nello scontro tra Antonio (e Cleopatra) e Augusto che si ripropone la contrapposizione tra Oriente / Occidente (Roma). Propagandisticamente l’oriente è dipinto come terra di turpe schiavitù. 5 o Con la cristianità medievale la contrapposizione diventa Cristiano / Pagano. Ma ancora l’Europa non ha acquistato una sua fisionomia morale. o Nel XII il termine “cristianità” non si contrappone né coincide con il termine “Europa”, il quale è utilizzato solo per indicare un’estensione geografica. La contrapposizione morale e culturale è Chiesa Romana / Chiesa Greco-Bizantina, che equivalgono all’emisfero occidentale (quello che era di Carlomagno) e orientale (quello dell’imperatore di Costantinopoli) della cristianità. o E. Sestan ritiene che le nozioni di Non-Credente e Barbaro vadano a sovrapporsi. R. De Mattei non è d’accordo: la contrapposizione Credente / Non-Credente non assorbe necessariamente quella Romano / Barbaro, ma barbarie rimane al massimo sinonimo di rozzezza e inciviltà. La caratteristica di non essere cristiano è facoltativa e non centrale.  Da questo punto di vista la contrapposizione Romano /Barbaro è molto più simile a quella cantata da Petrarca in Italia mia tra “gentil sangue latino” e “i barbari”, poi ripresa nel Rinascimento.  Chabod commenta che la tesi di Mattei è generalmente giusta: le due contrapposizioni permangono entrambe nell’Alto Medioevo. Si potrebbe dire che tutti i Pagani sono considerati anche Barbari, ma non vale il contrario: ci possono essere anche dei Barbari che sono Cristiani.  Il pensiero politico medievale poggia sull’idea di Cristianità, con l’aspirazione a unificare il genere umano sotto un capo: un solo imperatore temporale e un solo pontefice spirituale, due volti di uno stesso corpo bifronte. o Il termine cristianità abbraccia l’ecumene romana del mezzogiorno e dell’occidente (Italia e Grecia). Esclude l’Europa centrale oltre il Reno, dove abitano nazioni barbare (Ammiano Marcellino e Ambrogio). o Il termine “Barbaro” ha sempre un significato spregiativo, esclusivo.  Per Dante l’Europa corrisponde geograficamente al grande blocco delle nazioni centro-sud- occidentali (quelli che si potrebbero chiamare popoli romano-germanici). Lo deduciamo da diversi passi sparsi tra le sue opere. o Nel Paradiso indica che la regione compresa tra il Mediterraneo, l’Egeo e il Mar Nero si trova “ne lo stremo d’Europa”, nella parte più estrema dell’Europa. o Nel De Vulgari Eloquentia sembrerebbe includere le regioni nordiche nel continente. o Più labili sono i confini verso nord-est. Gli Sciiti, per esempio, sembrerebbero appartenere più all’Asia in un passo del De Monarchia. o Dal punto di vista non geografico, però, Dante esclude per esempio la penisola balcanica secondo criteri religiosi e morali, poiché non segue la Chiesa di Roma.  Nel Medioevo i Greci, pur essendo geograficamente inclusi nell’Europa, stanno uscendo dalla sua sfera morale. o Questo processo inizia già dal IV secolo d.C. con la rivalità tra le due parti in cui l’Impero Romano viene diviso. A ciò si aggiunge la rivalità religiosa. o Nel medioevo occidentale l’idea della translatio imperii (l’illusione che con Carlo Magno e l’o Scisma d’Oriente si ricrei un nuovo impero romano occidentale) ha un ruolo fondamentale e i valori di Roma sono quelli da perseguire, anche contro l’oriente. Invece a Bisanzio non si conserva più una tradizione romana.  Questa romanità di fondo dell’Occidente permane anche quando la concezione del romano viene screditata dai “barbari” che conquistano l’impero. Per esempio, Liutprando da Cremona, germanico del X secolo, afferma di utilizzare la parola “romano” come insulto, eppure lui stesso rivendica l’importanza della religione 6 cattolica da contrapporre alle eresie dell’impero d’Oriente, il che è un pensiero tutto romano. o Per gli occidentali, dunque, si fissa questa distinzione nel Medioevo:  L’Orientale è furbo, infido, traditore, volpe, ingannatore, effeminato, molle, inadatto alla guerra; indossa armatura leggera, beve vino mescolato con altre schifezze, si veste in modo femminile  L’Occidentale (romano o germanico che sia) è onesto, franco, leale, eroe avvezzo alla guerra e alla vittoria; indossa armatura pesante, è di stazza imponente. Inoltre l’Occidente è più vivo nella comunanza di costumi e tradizioni.  Agli occhi dell’orientale, però, l’occidentale è avido di potere, senza scrupoli e ottuso mentalmente. o Questa distinzione sembrerebbe la stessa che si faceva nell’Antica Grecia, ma in realtà la differenza è notevole: ora la Grecia è inclusa nell’Oriente. I Greci non appaiono più come veri cristiani, ma sono a metà tra cristiani e saraceni: eretici poco meno pericolosi dei “Turchi”, contrapposti ai Latini e ai Franchi.  Questa separazione tra Oriente e Occidente si consolida ancora di più con lo scisma (1054) e le crociate (1096-1202). E cresce ancora di più dopo la conquista di Costantinopoli da parte dei Turchi (1453). Da questo momento l’Oriente è il nido del più pericoloso nemico che la cristianità abbia mai avuto. o Di fronte al pericolo della conquista ottomana l’Occidente si era inizialmente riavvicinato fraternamente all’impero d’Oriente attraverso le crociate in Terra Santa. Ma quando Costantinopoli cadde nelle mani di Maometto II, smise definitivamente di far parte della coscienza cristiana occidentale. o Contemporaneamente rientrano nell’interesse europeo cristiano altri popoli come baluardo contro i turchi: Ungheria, Transilvania, Polonia. Ne parla bene Machiavelli nei Discorsi. o La Russia, che parte dalla Scizia, rimane non europea.  Europa e cultura o È proprio nel Quattrocento che il termine “europeo” entra nell’uso comune, come ci dimostrano gli scritti di Papa Enea Silvio Piccolomini. Egli apprezza i valori “europei” fondati sulla tradizione classica, sul culto della chiesa di Roma, tenuto vivo dai dotti umanisti che li studiano. o Ancora non afferma però il valore di “comunità letteraria” come farà Voltaire, ma è un ottimo punto di partenza in quella direzione. Voltaire partirà proprio dall’umanesimo italiano per definire la repubblica delle lettere. o Questo senso di unità culturale si avverte nel Quattrocento anche negli scritti di Jakobo Wimpheling e in Erasmo da Rotterdam. o Inizialmente gli umanisti italiani sono “nazionalisti”, manifestando fin da Petrarca un antibarbarismo nei confronti dei non italiani. Dopodiché il fenomeno dell’umanesimo si estende a tutta l’Europa alla fine del Quattrocento. A questo punto però l’antibarbarismo nazionalista non fa che allargarsi all’Europa, che trova un motivo in più per tacciare di barbarie i non europei, dagli Orientali agli indiani d’America. o In questo contesto, l’umanista europeo rimane cristiano. Il fattore religioso è una necessità che sta alla base della formazione di questa comunità. La cultura e la religione sono altrettanto importanti, sullo stesso piano, per definire l’identità europea.  È una posizione antitetica rispetto alla repubblica delle lettere volteriana, per la quale il fattore religioso sarà un ostacolo, essendo nel frattempo diventato un motivo di divisioni interne a partire dal 1517. 7 Capitolo Terzo – Europa e Nuovo Mondo nel Cinquecento di Montaigne  Oltre allo spostamento del centro di commercio dal Mediterraneo all’Atlantico e oltre al grande afflusso di materiali preziosi in Europa, la scoperta del Nuovo Mondo generò un significativo cambiamento nella mentalità europea, che realizzò di trovarsi ormai al cospetto di “infinite meraviglie non conosciute dagli antichi” (Varchi) o Così come l’uomo medievale assumeva come “momento-modello” della propria spiritualità l’anno Zero della rivelazione di Cristo, allo stesso modo l’umanista fondava la propria identità sull’imitazione del modello classico. o Invece la mentalità moderna, soprattutto dalla fine del Seicento, si afferma come più ricca e complessa delle età passate, e quindi come un momento più alto della storia dell’umanità. “i veri antichi siamo noi” (Giordano Bruno). In questo cambio di mentalità hanno un ruolo decisivo proprio le scoperte geografiche.  L’Europa smette di coincidere con la “cristianità” per tre ragioni principali o Il formarsi di comunità cristiane anche in America e in Africa, che toglie all’Europa l’esclusività o L’indebolimento dell’ideale della religione cattolica, che perde il suo imperio sugli uomini. Il che porta alla Riforma Protestante di Lutero (1517), che crea l’idea di un “corpus” senza la rigidità gerarchica del sistema papale. o La progressiva laicizzazione del pensiero che inizia a mettere al centro l’uomo moderno  Matura così una corrente polemica auti-europea che si manifesta nel mito del “buon selvaggio”. Elaborato Bartolomeo de Las Casas e da Montaigne nel Rinascimento, viene ripreso molto da Rousseau nell’Illuminismo o L’insofferenza a certe forme di vita e sistemi politici europei (con le continue guerre fratricide ed esterne) portano diversi autori a immaginare terre lontane dove gli uomini non sono ancora corrotti dalla ragion di Stato e dagli intrighi politici. o Cina e America vengono considerate da questa concezione come regni miti e pacifici, mentre gli europei fanno la figura dei barbari. Quasi come un paradiso terrestre, questi luoghi rappresentano la pace, ma non più nel regno dei cieli, bensì sulla terra. o Certo, tutte queste polemiche non erano solo distruttive, ma puntavano alla creazione di una nuova Europa. Per questo gente come Voltaire critica ed elogia ugualmente l’Europa in opere diverse.  La polemica degli intellettuali contro l’Europa si costruisce in diversi modi o L’utopia. Si crea uno spazio immaginario modellato secondo i propri ideali. Vedi Tommaso Moro (1478-1535) o Campanella (1568-1639) o La contrapposizione storica concreta  Con chi conserva maggior umanità nel suo “stato di natura”. Vedi Rousseau nel Settecento.  Con un popolo specifico che conserva valori più alti. Lo aveva fatto Tacito nella Germania e ora Montaigne, che loda i cannibali, poi gli illuministi, che lodano la saggezza morale della Cina e del confucianesimo.  Montaigne (1533-1592) fornisce molti spunti di riflessione in questo senso in tre passi dei suoi Essais, Saggi (1580) o L’elogio dei cannibali. (Libro I, capitolo 30)  I buoni selvaggi di Montaigne sono in particolare i Brasiliani, la cui “selvaticità” è paragonata a quella dei buoni frutti, contrapposti a quelli imbastarditi dalle coltivazioni europee. La loro natura e spontaneità è contrapposta alla nostra arte e invenzione, che è molto inferiore. 10  Li chiamiamo selvaggi solo perché definiamo barbarie ciò che non rientra nei nostri usi e costumi. In realtà la purezza di quei popoli supera pure quella immaginata dai filosofi come Platone per la sua Repubblica ideale.  Pur biasimando il cannibalismo, Montaigne spiega che gli europei fanno cose ben peggiori di cuocere e mangiare uomini dopo averli uccisi: li torturano vivi, li bruciano sul rogo e gli usurai li “mangiano” da dentro. (Di questo ne parlava già Léry, criticando gli strozzini, soprattutto quelli religiosi)  La guerra dei selvaggi è nobile e generosa, non avidità di dominio.  La poligamia per loro non è immorale e viene praticata come nell’Antico Testamento  La loro poesia non è barbara, ma anacreontica. Il linguaggio è dolce e affine al greco.  Tre brasiliani, racconta Montaigne, sono venuti a visitare la Francia e sono rimasti sbalorditi:  Per l’obbedienza cieca a un re fanciullo (Carlo IX)  Per la differenza abissale tra mendicanti e affamati, i quali non si ribellano o Il capitolo sui coches, le carrozze di lusso. Montaigne parla della conquista spagnola del Messico e del Perù e accenna anche in generale alle crudeltà perpetrate dagli europei nel Nuovo Mondo. (Libro III, capitolo 6)  Montaigne descrive il Nuovo Mondo come un mondo bambino, ma non inferiore all’Europa in quanto a magnificenza, come dimostrano città come Cusco. Anche se non eguagliavano gli europei nell’ingegno, li superavano in quanto a qualità morali.  Se la conquista del Nuovo Mondo fosse avvenuta nel mondo classico, i greci, i romani o i macedoni avrebbero saputo mescolarsi sapientemente a queste popolazioni, arricchendo le popolazioni con la propria tecnica e lasciandosi arricchire dal loro pensiero. Invece oggi abbiamo sfruttato la loro arretratezza e inesperienza per sottometterli.  Anche i Musulmani e i pagani ci sono superiori per Montaigne, per motivi molto simili. o L’Apologia di Raimond Sebon (Libro II, capitolo 12). Prendendo come pretesto la Theologia naturalis di Sebond, Montaigne ci presenta una raffinata riflessione sulla vanità del sapere umano e discute le ragioni dell’ingiustificata subordinazione della razionalità delle bestie a quella dell’uomo.  Botero nelle Relazioni universali (1596) tratteggia il processo dell’incivilimento. o L’incivilimento parte dallo sviluppo di una coscienza religiosa (quindi dall’idolatria al cristianesimo), ma richiede anche il passaggio dal sostentamento primario (agricoltura e pastorizia) all’industria e al commercio, la formazione di governi stabili, la definizione di leggi sicure. o Momento essenziale della civiltà è poi la formazione delle città, che racchiude tutti questi elementi. Un simile elogio della città si fa ad Aristotele, Tommaso d’Aquino, Egidio Romano, autori francesi del Cinquecento. o Così’ la conquista, lo sfruttamento e la colonizzazione del nuovo mondo veniva giustificata con il dovere di portare la civiltà in un luogo che non la possedeva.  L’esploratore francese Villegagnon, per esempio, giudica i Brasiliani come “lontani da cortesia e umanità, senza conoscenza di onestà e virtù”. La cortesia è quella dantesca italiana del cuore gentile. L’humanitas è quella cara a Poliziano, Moro e Erasmo da Rotterdam, ma anche quella dell’illuminismo. Onestà e virtù alludono alla legge, al giusto.  Sono in particolare i francesi, poi, a insistere sulla civiltà e la differenza di costumi. 11 o Ma Botero osserva che anche nel Nuovo Mondo sorgono città e civiltà magnifiche. Le strade degli Incas, l’imponenza di Cusco, fanno spesso risultare quei luoghi meno selvaggi di come li dipingiamo.  Sulla base del criterio della civilizzazione, la Cina emerge come un paese forse ancora più sviluppata dell’Europa. Ne parlano molto Botero, Montaigne e, nel Settecento, Gabriele Carletti (l’illuminista italiano conosciuto come Francesco Soave). Le tecniche di stampa e di artiglieria e l’estrema virtù morale fanno risultare la Cina ancora più civile dell’Europa. o Ci si chiede allora che cosa differenzi l’Europa dalla Cina, ma questa risposa non arriva ancora nel Cinquecento. Se il Cinquecento ha creato una netta distinzione tra civiltà e primitività, il Settecento distinguerà ulteriormente una civiltà dall’altra, ed è qui che nascerà l’identità europea odierna. 12 l’aiuto dei giuristi e del clero, per rendere assoluto il proprio potere, creando una tirannide.  Al “germanista” Boulainvilliers aveva risposto l’abate Du Bos, “romanista”, con la Storia critica della monarchia francese (1734), spiegando che più realisticamente i germani avessero integrato e accettato le idee e le istituzioni romane. Quindi nemmeno il popolo germanico era libero: i loro re non erano elettivi, i loro poteri erano uguali a quelli di un imperatore e non erano limitati da leggi o privilegi. o Nel suo elogio del Medioevo e denuncia dell’assolutismo, Montesquieu deve attenuare il suo anticlericalismo, riconoscendo che il cristianesimo rimane la religione che meglio si accorda con un governo temperato, a differenza di quella musulmana.  Meriti del cattolicesimo si vedono per esempio nelle missioni coloniali, dove hanno limitato il dispotismo.  Il protestantesimo, invece, è più consono a una repubblica, per via del suo carattere antigerarchico. Rimane però anch’esso una religione che contrasta il dispotismo. o Montesquieu riesce insomma a storicizzare il concetto di libertà, cercando in esso un principio comune a diversi fenomeni.  Spiega per esempio che i grandi imperi generano dispotismo, ed ecco perché l’Asia è dispotica mentre l’Europa è frammentata, ma in equilibrio.  Spiega, ancora, che il dispotismo provoca una chiusura commerciale, contro una libertà di circolazione economica molto proficua per l’Europa.  Voltaire, a differenza di Montesquieu, ha un interesse più culturale che politico. Quindi è avverso sia al Medioevo (che per li rappresenta il deserto della cultura e dell’intelligenza), sia al mondo gotico (di cultura barbara), sia, per diretta conseguenza, al cristianesimo. o La maggior parte delle teorie di Voltaire qui esposte sono tratte dai Saggi sui costumi e lo spirito delle nazioni (1756) o Cosmopolitismo  Voltaire si dice cosmopolita e ritiene che sia sbagliato trascurare la conoscenza dello “spirito” delle nazioni diverse da quelle europee.  Agli indiani, per esempio, dobbiamo tante invenzioni, come gli scacchi. La loro religione è altamente morale e disprezza l’omicidio e ogni violenza (un po’ come i cristiani, con la differenza che gli indiani rispettano questo principio)  L’impero Cinese, invece, sopravvive da 4000 anni senza soffrire di alterazioni sensibili ed era già civile quando l’Europa era selvaggia. Ha scritto la propria storia con continuità e chiarezza, senza contraddizioni. Qui Confucio non insegna cose nuove, ma le antiche leggi e non raccomanda altro che la virtù. La religione non parla di pene o di ricompense, priva di fanatismo. Il re è considerato il padre dell’impero, come se tutto lo Stato fosse una famiglia della quale sia necessario considerare sempre il bene pubblico.  In Europa, invece, il bene pubblico non è perseguito e anzi è sottoposto al volere di singoli uomini di potere. Voltaire non è ostile al potere monarchico in sé (non critica il ruolo dell’imperatore cinese), ma all’assolutismo tirannico di chi gestisce il potere in modo egoistico e ostile. Un re illuminato sarebbe anzi elogiato da tutti.  Allo stesso modo, Voltaire non è contrario alla religione in sé (elogia il confucianesimo), ma critica il cristianesimo che si aggrappa troppo a un senso del divino inafferrabile e misterioso invece di parlare della purezza umana terrena. Bisognerebbe ricondurre ogni religione a una dimensione razionale e comprensibile. 15 o La critica contro la religione, contro la guerra e contro le imposte è violentissima nell’introduzione al saggio Dei selvaggi, in cui Voltaire spiega che i veri selvaggi sono la maggior parte degli europei: “che vivono in una casa con qualche femmina e animale, esposti all’inclemenza delle stagioni, senza conoscere la terra che li nutre e il mercato dove fanno compere; che parlano un gergo incomprensibile per le città, hanno poche idee e poche espressioni; che sono sottomessi senza sapere il perché a un esattore delle imposte a cui portano ogni anno metà di quello che hanno guadagnato con il sudore della fronte; che si riuniscono in un luogo per celebrare cerimonie di cui non capiscono nulla, ascoltando un uomo vestito diversamente da loro; che abbandonano le loro case per il reclutamento militare e si impegnano per farsi ammazzare in territori stranieri per un quarto di quello che guadagnerebbero lavorando a casa” o Il valore del progresso  L’Europa supera però gli altri paesi, secondo Voltaire, in un campo come le scienze e la letteratura, quindi su un piano culturale e spirituale. La Cina è ferma nella tradizione, quindi, per esempio, non ha mai adottato la stampa a caratteri mobili, fabbrica vetro da più tempo dell’Europa, ma meno bello e via dicendo. Nella fisica è ferma a duecento anni prima, come se non ci fossero stati Galileo e Newton.  Il progresso, quindi, è tipico dell’Europa e, per il momento, esclusivo. Anche se astronomia, medicina e chimica la apprendemmo dagli arabi, oggi abbiamo perfezionato anche le loro scienze in poco tempo. Abbiamo preso dagli altri e li abbiamo migliorati. o La società degli spiriti  Il progresso è anche nella letteratura. E infatti la poesia fiorisce in Europa, nonostante le guerre, dai tempi di Augusto, rinata nell’Illuminismo. Le pitture dei cinesi, invece, sono senza prospettiva e chiaro scuro, la loro tragedia teatrale è ancora all’antica. I turchi non hanno sviluppato molte arti. È quando le arti decadono che si ha la vera barbarie.  Nell’introduzione del saggio Sui selvaggi, Voltaire afferma che, chiunque abbia gusto, annovera quattro età come il massimo splendore della cultura umana e sono tutte quante occidentali:  il III secolo a.C., che va da Pericle ad Alessandro Magno;  il I secolo a.C., con Pericle e Augusto;  il Rinascimento (soprattutto italiano) dal 1453 (caduta di Costantinopoli);  il secolo di Luigi XIV: l’Illuminismo.  Dunque, si può affermare che l’Europa sia prima di tutto un’unità culturale, nata malgrado le guerre e le religioni. Letterati, filosofi e scienziati fanno l’Europa riunendosi in una “società degli spiriti” (Il Secolo di Luigi XIV, 1751)  Voltaire dedica il secondo capitolo dell’opera a specificare che da molto tempo si considerava l’Europa cristiana come una grande Repubblica divisa in Sati con forme di governo diverse, con uno stesso fondo religioso, seppur diviso in tante sette.  Con Voltaire culmina il processo di europeizzazione culturale che era già nato con Erasmo da Rotterdam a inizio Cinquecento. o I costumi  Europa, Asia e Africa sono accomunate dalla stessa tendenza alla guerra e alla distruzione, con l’eccezione di India e Cina, che sono più pacifiche.  La differenza tra Occidente e Oriente sta anche nel modo in cui si trattano le donne: in Europa libere, in Asia schiave. 16  L’esaltazione della vita sociale è ciò che caratterizza il concetto di civilisation francese, civiltà italiana, politesse, mondanità, contro la Kultur tedesca.  L’abate francese Malby, prima dei legami culturali e spirituali, individua dei legami politici tra le genti d’Europa che definisce coniando l’espressione “diritto pubblico” nel 1789.  Grazie agli storici tedeschi Nikolas Vgot e A.H.L. Heeren, a fine secolo verrà elaborata la dottrina del “sistema europeo”, destinata a influenzare il pensiero storiografico e politico fino ai giorni nostri.  I motivi di Montesquieu e Voltaire riappaiono in molti scrittori dell’epoca come le Lettere cinesi di Boyer d’Argens, che esalta Confucio (che in dedica è chiamato “il più grande uomo del mondo”) e tocca moltissimi temi illuministi come la libertà delle donne, l’arretratezza del progresso cinese, le dispute religiose. È il sintomo del fatto che si stia forgiando un’opinione comune molto forte. 17 Capitolo Sesto – Françoise Guizot: un’Europa unita nella varietà  Françoise Guizot (1787-1874), politico conservatrore e storico francese, visse quasi 90 anni e, da quando ne aveva 20, pubblicò opere di ogni tipo. Suo padre fu giustiziato durante il periodo del Terrore con l’accusa di federalismo e la sua famiglia fu esiliata da Parigi a Ginevra, dove studierà Rousseau. Entrato in politica dopo la restaurazione, divenne presidente del consiglio nel 1847 e venne poi esiliato a Londra con la rivoluzione del 1848. Qui visse altri trent’anni scrivendo opere storiografiche sulle rivoluzioni.  Già all’inizio della sua carriera politica, Guizot aveva scritto due opere di massimo rilievo per quanto riguarda la storicizzazione nazionale ed europea: la Storia generale della civilizzazione in Europa (1828) e la Storia della civilizzazione in Francia (1830, in quattro volumi).  Guizot riprende pienamente i motivi europeistici del Settecento, soprattutto quelli culturali e morali marcati da Voltaire. Le caratteristiche dell’Europa non si sviluppano tutte interamente in una sola Nazione, ma nella varietà delle nazioni: i suoi lineamenti sono sparsi. Ciascuna nazione dà il proprio contributo alla civiltà europea.  L’importante, dunque, non è lo sviluppo storico delle singole nazioni, ma il punto di arrivo nella realtà europea. Questo punto di arrivo è unitario e al contempo valorizza le singolarità di ogni nazione, ciascuna delle quale ha collaborato ad un’opera comune. Un connubio perfetto tra generale e particolare.  La libertà è un principio importante in questo sistema: ciascuna nazione è disposta a dare e a ricevere, non si chiude in sé rifiutando il progresso altrui.  Le civiltà antiche e le civiltà moderne non europee, invece, differiscono dall’Europa poiché nascono e si sviluppano su un solo principio e hanno poche differenze al loro interno. Da ciò però deriva anche la loro rapida decadenza: tanto la Grecia quanto l’Egitto, dopo secoli di egemonia, sono crollate in pochi anni quando il principio che le aveva generate si è incrinato. Oppure si sono congelate nel tempo, come la Cina e l’India, quando il principio ha smesso di avere qualcosa di nuovo da offrire. Da qui nasce anche la tirannia, per queste civiltà. o Una notevole differenza rispetto all’illuminismo, dunque, è che la tirannide per Guizot non sia la causa dell’immobilità, ma la conseguenza (insieme all’immobilità) della prevalenza di un solo principio ordinatore.  La varietà dell’Europa in età medievale e moderna, invece, ha fatto in modo che nessun’idea si esaurisse né arrivasse al suo estremo, sempre controbilanciata dalle altre.  La novità di Guizot rispetto all’illuminismo è accomunare l’antica Grecia e l’antica Roma più alle civiltà non europee che all’Europa moderna: non sono un modello a cui rifarsi, perché la loro unità non era fondata sulla varietà. Grecia e Roma, da questo punto di vista, vengono assimilate addirittura ai popoli Orientali.  Anche se Guizot è calvinista, il suo pensiero risuona con l’idea romantica cattolica di rivalutare il Medioevo, in virtù della sua unità religiosa. In Italia questa idea viene ripresa anche da Cesare Balbo nei Pensieri sulla Storia d’Italia e nelle Meditazioni storiche.  Anche se nessuna nazione può essere l’esclusiva depositaria della verità della civiltà europea, ce ne sono senza dubbio alcune che hanno contribuito più di altre alla sua creazione. Per Guizot la più importante è ovviamente la Francia, mentre per Mazzini e Gioberti è l’Italia. Il concetto di “missione” viene sostituito da quello di “primato” di una nazione: il suo diritto e dovere di guidare l’Europa verso l’umanità.  Le ragioni del primato francese, per Guizot, non sono solo la socievolezza della Francia, ma anche cause più profonde, legate all’opinione pubblica europea, che ha istintivamente riconosciuto, nei secoli, il primato di questa nazione. Non esiste una grande idea nell’età moderna che non sia passata per la Francia. Accanto allo sviluppo sociale, dunque, anche quello intellettuale gioca un ruolo fondamentale. Se uno dei due viene a mancare, si crea uno squilibrio. 20 o In Inghilterra la vita sociale e politica è estremamente sviluppata e influente in Europa (si pensi solo al commercio), ma non quella delle idee. o In Germania, terra di grandi pensatori, la cultura è centrale e fiorente, ma non la realtà sociopolitica, che è priva di capacità di azione sul mondo esterno. o In Italia sono state influenti sua l’una sia l’altra a tempo alterno, ma senza stabilità. Manca “la fede nella verità”: la concezione tale per cui dall’intelligenza nasca l’idea di piegare e governare i fatti, di tradurre il pensiero in azione e viceversa. De Sanctis (e Gramsci) muovono la stessa accusa agli intellettuali italiani. L’Italia allora ha avuto grandi pensatori che non si interessavano di politica e grandi politici che non si interessavano di cultura. Insomma, c’è una carenza di moralità di fondo: proprio come nella religione, gli italiani sono tutto pratiche esteriori e poca intimità e conoscenza religiosa. Lo sosteneva già Machiavelli. o La Spagna è immobile: ha avuto sia l’una sia l’atra qualità, ma sparsa sporadicamente nel corso della storia, senza continuità. o In Francia entrambe sono ben salde: l’uomo è grande individualmente e unito pubblicamente, proprio come deve essere l’Europa, grande nelle individualità nazionali e unita nella sua varietà.  Un pensiero come quello di Guizot porta in sé tutta l’innovazione dell’illuminismo e del romanticismo, ma contiene anche i germi della divisione che si svilupperanno nel Novecento: l’esaltazione eccessiva di un popolo sugli altri (che in Guizot non è mai raggiunta all’estremo) porta nuove divisioni nell’unità europea. L’equilibrio proposto dallo storico francese, dunque, è ancora precario.  In seguito, Guizot ricostruisce il quadro storico dello sviluppo della civiltà europea, momento per momento. (Quindi dal Medioevo in avanti c’è comunque stato un notevolissimo progresso.) o Periodo delle origini. Dal 400 d.C. al 1100. I diversi elementi costitutivi della civiltà europea prendono forma dal caos e si mostrano nelle loro forme “native” con i principi che li animano. o Secondo periodo. Dal 1100 al 1500. Gli elementi si avvicinano e si mischiano senza generare nulla di regolare. o Terzo periodo. Dal 1500 in avanti. La società umana assume in Europa una forma definitiva in una direzione determinata.  In pieno spirito di Restaurazione, Guizot spiega che un’altra grande qualità dell’Europa è il fatto che il governo di ciascuna Nazione non è legittimato da rapporti di forza, diversamente dai popoli non europei, ma da altri fattori.  Infine, la libertà politica in Europa si unisce alla libertà religiosa, con un singolare parallelismo tra lo sviluppo della religione e lo sviluppo della civiltà. La società cristiana è libera come quella politica, in questo caso governata a principi morali e mobili. o Addirittura, la società religiosa dà l’esempio per una monarchia pura e non tirannica, come quelle che si sono riformate (prima di tutto in Francia) dopo le guerre Napoleoniche. o Anche la Riforma, che per pensatori come Novalis rappresentava l’inizio della fine, agli occhi di Guizot (che ricordiamo essere protestante calvinista) è stata l’inizio della varietà nell’unità della religione. Permettendo il libero esame, la riforma protestante ha permesso alla libertà umana di trionfare prima di tutto dal punto di vista morale. o Da entrambi questi punti di vista, allora, la società religiosa ha sempre stata un modello e un’apripista per la società civile europea.  Identica rimane la conclusione rispetto al Settecento: il senso della superiorità della civiltà europea su tutte le altre, passate e presenti, e la fiducia piena nell’avvenire, che dovrà vedere ulteriori progressi e nuovi splendori dell’Europa. 21
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