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Storia dell'idea di Europa, Appunti di Letteratura Russa

Primo capitolo del testo di Chabod, richiesto per l'esame di mediazione slava

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 10/02/2019

gentle7
gentle7 🇮🇹

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9 documenti

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Scarica Storia dell'idea di Europa e più Appunti in PDF di Letteratura Russa solo su Docsity! I. Capitolo primo Coscienza Europea significa differenziazione dell'Europa come entità politica e morale, da altre entità. Il concetto di Europa si forma, quindi, in contrapposizione a qualcosa che non è, evidentemente, Europa, acquistando elementi e caratteristiche proprio grazie a questo confronto. Secondo Carlo Cattaneo, la conoscenza europea è "l'io degli ideologi che si accorge di essere sé al contatto con il non-io". La prima contrapposizione dell'Europa e la non-Europa (ovvero l'Asia) è opera del pensiero greco. Durante l'età delle guerre persiane e l'età di Alessandro Magno, infatti, si forma per la primissima volta il senso di Europa. Questa Europa rappresentava lo spirito di libertà contro il dispotismo Asiatico. Sicuramente quell'Europa era ancora ridotta in ambito geografico (si riduceva alla sola Grecia secondo Isocrate) e anche quando abbracciava la più ampia estensione aveva confini imprecisi e poco chiari, contenenti i popoli con cui la Grecia era più in contatto come l'Italia, la Gallia e in generale le coste mediterranee. Erodoto dichiara che il punto più lontano dell'Occidente è il bacino Adriatico. Inoltre c'era una parte interna all'Europa fisica ma non in quella morale, ovvero la Scizia il cui popolo ha riscosso l'ammirazione di Erodoto, poiché era "gente che non ha costruito né mura, né città, che trasporta con sé la propria casa ed è tutta costituita da arcieri a cavallo", quindi popolazioni nomadi con case dotate di ruote. Anche Ippocrate tratterà di queste popolazioni, dicendo che facevano sì parte dell'Europa fisicamente, ma non culturalmente. Tuttavia Aristotele, malgrado la fisicità e la cultura dell'Europa ancora non combaciassero, distingue l'Europa dall'Asia e anche la Grecia dall'Europa. Secondo lui "i popoli nei paesi freddi e nell'Europa sono pieni d'animo ma difettosi d'intelligenza e di capacità artistica" proseguendo dicendo che proprio per questo essi vivono costantemente nell'indipendenza senza il bisogno di un governo ben formato e senza avere il bisogno di governare sui vicini. Poi aggiunge "i popoli asiatici d'altra parte sono intelligenti e industri, ma privi d'animo e perciò vivono abitualmente in sudditanza e in servitù". Termina poi dicendo che "la stirpe ellenica invece, collocata in una regione media tra questi per posizione geografica, partecipa del carattere degli uni e degli altri" e la definisce coraggiosa ed intelligente, proprio per questo vive in libertà, con governi perfetti e con la grande capacità di dominare e riunire tutti sotto un unico Stato. Un criterio fondamentale di differenziazione è quello della libertà politica ellenica contrapposta alla tirannide asiatica. E libertà significa partecipazione a tutti della vita pubblica, dove si hanno cittadini e non sudditi, vivere secondo le leggi e non secondo l'arbitrio di un despota. Secondo Eschilo, la forza di Atene sta nell'avere un vallo di cittadini che combattono per la patria. Erodoto aggiunge che i Lacedemoni sono i più valorosi uomini del mondo poiché vivono liberi, ma non del tutto poiché su di loro vige la Legge. Questi uomini, secondo Erodoto, temono la Legge molto più di quanto la servitù non tema il suo padrone, ed è certo che eseguano ciò che la Legge richiede, ovvero di non sfuggire per nessun motivo dalla battaglia per vincere o morire. Si aggiungono poi Altre distinzioni tra cui quella dei costumi e dall'organizzazione politica, di capacità militare. Ma la nota fondamentale, secondo Ippocrate, è quella politica: gli Europei sono "autonomi", si reggono secondo le leggi, sono migliori combattenti e sono padroni di sé stessi, mentre gli Asiatici sono "sui iuris", ma sotto il dominio di un re/despota. Quando il conflitto Oriente-Occidente si riaprirà durante l'età romana, l'Oriente apparirà nuovamente per come era stato descritto in passato. È dunque tra il 5° e 4° secolo a. C. che sorge concretamente un coscienza "europea" contro una coscienza "asiatica" ed è proprio in questo arco di tempo che a questa coscienza "europea" vengono attribuiti caratteri di offesa. Isocrate contrappone l'Europa all'Asia come l'Elleno al barbaro. Questa contrapposizione è presenta anche nell'Elena. Qualche tempo dopo Isocrate invita Filippo re di macedonia a scegliere tra un politica asiatica piuttosto che una politica europea: distruggere, quindi, con una spedizione in Asia, l'ingiusta superiorità economica dell'Asia sull'Europa, il programma sarà poi svolto da Alessandro Magno. La contrapposizione Europa-Asia è, poi, ripresa da Eforo e Teopompo. Il secondo diverge dal maestro perché sostiene che Filippo debba seguire una politica europea piuttosto che asiatica (proprio il contrario di ciò che diceva Isocrate). Con la conquista di Alessandro e l'ecumene romana poteva sussistere una sola contrapposizione, ovvero quella di Romano-barbaro. Ci fu poi la cristianità medioevale che contrappose cristiano e pagano e che venne talvolta affiancata e talvolta assorbita dalla concezione di Romano- barbaro. Respublica christiana christianitas, Ecclesia: il concetto in cui si inquadrano tutti i valori spirituali e morali del mondo. Mondo civile opposto al mondo barbaro, mondo cristiano e mondo pagano, purtroppo però l'Europa non ha ancora acquisito un fisionomia morale. Danys Hays osserva che "christianitas" fa parte del vocabolario abituale del 12° secolo, ma che il termine "Europa" non gli fa concorrenza perché è usato solamente in senso geografico. Anche durante l'età di Carlo Magno, Europa è sempre e solo intesa fisicamente, quindi il contenuto morale e ideologico di questa "Europa" è la "ecclesia" romana e il "regnum sanctae ecclesiae" sono i "romani" in contrapposizione ai greci e a Bisanzio. Caratteristico è anche il termine "europeo" che entra nell'uso solo nel 15° secolo con Enea Silvio Piccolomini, anche se Boccaccio aveva già coniato il termine "europico". Per Sestan non-cristiano è di conseguenza barbaro. Per De Mattei invece barbaro continua ad avere il valore di non-romano, quindi si ha una duplice contrapposizione cristiano-pagano. Barbarie rimane sempre per gli scrittori del Medioevo sinonimo di rozzezza, incultura, inciviltà, non romano e non latino. Nel Rinascimento è noto il sentimento nazionale degli umanisti italiani e il concetto di gentil sangue latino (si pensi alla canzone petrarchesca "Italia mia"). "Barbaro", spiega Dopsch, non significa solo forestiero o straniero, ma ha spesso anche un significato spregiativo (ciò si nota soprattutto in alcuni passi di Paolo Orosio). Barbaro, quindi, equivale a senza legge, senza freno per gli uomini del 4° e 5° secolo e lo conferma la polemica di Sant'Agostino che dice che durante il sacco di Roma Dio sbigottì le menti dei barbari e le frenò, proprio per questo essi lasciarono in vita tanta gente e risparmiarono le basiliche degli apostoli. Tutto il pensiero politico medioevale poggia sull'idea di cristianità dalla quale deriva le sue aspirazioni e tendenze unitarie, dell'unità del genere umano sotto un solo capo nel temporale l'imperatore, nello spirituale il pontefice. Si parla L'Europa è uguale a molte virtù individuali, mentre l'Oriente equivale a dispotismo. Machiavelli colloca queste caratteristiche a livello delle antiche tradizioni, al tempo delle guerre persiane quando si creò l'immagine del despota. Da allora quest'immagine non si cancellò più, anzi andò via via rafforzandosi, soprattutto quando nel Basso Romano Impero i Romani e gli Occidentali videro i loro imperatori avvolgersi di forme orientali , porsi su un piedistallo che li innalzava ad altezze inaccessibili per gli altri mortali trasformando la virtuosa figura dell'imperatore e del principe in quella di autocrate. Proprio da ciò si formerà la celebrazione delle libertà germaniche. L'avvenire assegnerà all'Europa altri contrassegni, abbracciando motivi di vita e pensiero e con tali lineamenti l'Europa appare per la prima volta con la sua caratteristica morale e non fisica. L'idea della necessaria molteplicità di Stati si inserisce da allora saldamente nella pubblicistica soprattutto attraverso la cosiddetta dottrina dell'equilibrio europeo. Anch'essa sbocciata durante l'età di Machiavelli, in Italia, con le considerazioni sulla bilancia d'Italia , ma poi trapassata nella pubblicistica europea con Francia e Spagna "piatti" e Inghilterra "ago della bilancia". In secondo luogo uno scrittore inglese identifica nella Spagna e nella Francia la partenza degli influssi della pace e della guerra sugli altri Stati. Defoe afferma che la pace dell'Europa e la tranquillità generale devono prevalere su una considerazione di pura giustizia. Poi c'è Lehmann che considera l'equilibrio come una costituzione dell'Europa. Voltaire dichiara che è bene mantenere tra i vari Stati una bilancia uguale di poteri a mezzo di incessanti trattative diplomatiche, anche durante le guerre. La molteplicità di Stati europei necessitano di tenere in piedi questa molteplicità per salvaguardare la libertà dell'Europa e impedire l'avvento di una monarchia universale. I pubblicisti, i politici e gli ideologici avrebbero dovuto ovviare ai danni di quella molteplicità mediante sistemi di organizzazione internazionale sempre più distanti degli schemi delle crociate, per sopire i dissidi tra i principi d'Europa. L'abate di Saint-Pierre nel suo ultimo articolo di pace perpetua stabilisce che l'unione europea avrebbe dovuto cercare di far sorgere in Asia una Società permanente simile a quella dell'Europa, per mantenervi la pace, ma soprattutto per non avere nulla da temere e per il commercio. Questo sarebbe dovuto essere il neaveau système de l'Europe. Comunque sia l'Europa, da ciò, ne usciva sempre di più con un'immagine sempre più delineata, come un corps politique unitario e per certi principi comune, ma diviso in vari organismi statali. Tutto era collegato dalle diverse relazioni e interessi delle Nazioni. Infine Robertson dichiara di essersi accinto a scrivere le vicende di Carlo 5° e del suo regno per in quel periodo le potenze d'Europa erano tutte riunite in un unico sistema politico. A Voltaire, l'Europa appariva come una specie di grande repubblica tutti collegati gli uni con gi altri, con stesse fondamenta religiose, anche se divise in varie sette e tutti con gli stessi principi di diritto pubblico e politico, sconosciuti nelle altre parti del mondo. Questa concezione è un passo innanzi alla concezione di Machiavelli. L'Europa ha sempre le sue caratteristiche politiche, ma queste non bastano più: con il tipo politico europeo è collegata una civiltà diversa da quella di altri continenti. versa da quella di altri continenti. III. Capitolo terzo Per comprende come questo tipo di civiltà si sia creata, bisogna concentrarsi sulle nuove scoperte geografiche e le loro ripercussioni. Quest'ultime vengono avvertite soprattutto sul versante economico e subito dopo in quello politico. Quindi l'attenzione si fissa sullo spostamento del commercio dal Mediterraneo all'Atlantico; sul grande afflusso di metalli preziosi che comporterà poi forti perturbamento nella vita economica europea. C'è però dell'altro: le scoperte geografiche, infatti, incidono anche sulla vita spirituale europea. Ci sarà dunque uno sconvolgimento di tutto un modo di pensare e di sentire, vecchio di molti secoli. Il Rinascimento era rimasto, per mentalità, fisso all'idea di momento-modello nel passato dell'antichità. Per gli uomini rinascimentali, nella storia passata dell'umanità c'è un momento in cui arte, lettere, pensiero filosofico e politico raggiungono il summum dell'ingegno umano. Al di là di ciò è impossibile andare. La logica del rinascimento è, quindi, quella di imitare per avvicinarsi alla perfezione. Per il cristiano c'è un momento della storia dell'umanità in cui tutto è racchiuso, che è principio e fine ad un tempo: è il momento della Rivelazione, il momento in cui il figlio di Dio discende in terra, il punto centrale di tutta la religione. Questo è il motivo per cui nei grandi movimenti religiosi si proclama la necessità del ritorno ai principi, ai tempi evangelici, alla purezza e alla carità. Una mentalità totalmente diversa a quella moderna che afferma che la vita moderna è più ricca e complessa, quindi alta rispetto a quella delle età passate, come quella che ha accolto in sé tutto il succo di quelle età e le loro conquiste . Secondo Giordano Bruno, i veri antichi siamo noi. Per determinare questa rivoluzione, le scoperte geografiche ebbero il peso decisivo. La letteratura geografica si infittisce a dismisura nel '500; pullulano le relazioni di viaggi, le descrizioni dei paesi extra-europei, basti pensare alle opere di Atkinson, Rouillard, Dainville, ecc.. Questa letteratura contribuisce nel determinare mutamenti di giudizi e modi di pensare. Un esempio italiano è "Le scoperte americane nella coscienza italiana del Cinquecento" di Romeo. Inoltre vanno accentuandosi i lineamenti morali europei. La coscenza di nuovi mondi induce gli europei a cercare di delineare più chiaramente i propri caratteri in contrapposizione a quelli altri. Da qui ci si sentirà sempre più europei e non cristiano e si insisterà sempre di più sulle differenze culturali, politiche, morali, di costumi a preferenza di quelle religiose: questo sia perché si stanno formando altre comunità cristiane oltre i mari, sia perché l'idea di cristianità perde il suo impero sugli uomini. A ciò contribuisce sicuramente la Riforma Protestante, ma vi contribuisce anche il rpogressivo liacizzamento del pensiero, lo staccarsi dalla grande idea di cristianità.In questo procedimento viene fuori sempre di più l'idea chiara e netta di Europa. Nel modo di impostare i rapporti tra Europa e America/Africa/Asia, interessa soprattutto il rivelarsi di una corrente polemica antieuropea. L'insofferenza di certe forme di vita europea, dei sistemi politici e delle guerre continue spingono un vasto numero di scrittori a creare il mito di felici mondi lontani dove si conoscono guerre e dove gli uomini sono buoni e non corrotti. Nasce così il mito del buon selvaggio, che continuerà fino al Settecento.
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