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Storia dell'idea di Europa. Chabod, Sintesi del corso di Storia Culturale dell'Europa

Riassunto del libro "Storia dell'idea di Europa" di Chabod

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020
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Caricato il 03/04/2020

Roberta.Montante
Roberta.Montante 🇮🇹

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Scarica Storia dell'idea di Europa. Chabod e più Sintesi del corso in PDF di Storia Culturale dell'Europa solo su Docsity! STORIA DELL’IDEA D’EUROPA, FEDERICO CHABOD Premessa Obiettivo dello scritto è quello di ripercorrere dal punto di vista storico il cammino della civiltà europea e come e quando i nostri avi abbiano acquisito coscienza di essere europei. Sino a pochi anni prima dalla data di pubblicazione del saggio questo tema era quasi del tutto ignorato. Il fiorire via via di scritti sulla ricerca dell’identità europea è la dimostrazione di come l’impulso alla ricerca storica derivi da ansie, affetti ed emozioni del presente di tutti e per tutti. L’impulso alla ricerca è sempre soggettivo: il continuo proporsi di problemi storici apparentemente identici in realtà chiedono risposte sempre diverse, a seconda della generazione. Proprio per questo motivo ogni generazione riprende in esame alcuni grandi periodi storici, alcune personalità del passato o alcuni eventi specifici che hanno lasciato un segno incisivo sui destini dell’umanità. Ogni problema storico non è mai da considerarsi chiuso o risolto. Senza il momento soggettivo della ricerca storica non avremmo altro che una mera ricerca erudita degli eventi, una cronaca inutile. Lo storico deve, dunque, cercare di ricostruire i fatti, i pensieri e i sentimenti di età trascorse tramite un’accuratissima indagine: il momento filologico, che implica il massimo rispetto dei testi, diviene essenziale; segue il momento oggettivo: la conoscenza delle fonti, la perizia filologica, l’accuratezza delle fonti e l’accuratezza di ricostruzione congiunte all’acutezza dell’introspezione e alla presentazione stilistica andranno messe al servizio di un rigido amore per la verità da cui dipenderà il valore dell’opera dello storico. Nessun ideale potrà intromettersi nella ricerca del vero. Intento della ricerca di Chabod sarà individuare il concetto d’Europa dal punto di vista morale e culturale, quell’Europa che forma un quid a sé e che si distingue dalle altre parti del mondo per determinate caratteristiche e l’individualità storica del vecchio continente. Quando ci si riferisce al concetto di “Europa” si allude ad una certa forma di civiltà che contraddistingue l’Europeo da chi vive in altri continenti. “Europeo” è un abito civile, un modo di pensare e sentire diverso da tradizioni e memorie che possono essere cinesi, giapponesi, indiane ecc. Si tratta di affermare che la forma mentis europea possa sì coincidere con l’acclimatamento in un determinato contesto geografico ma che è comunque dipendente dalla storia, ovverosia dalla volontà degli uomini. È l’eredità dei padri che oggi rechiamo in noi e che con il tempo arricchiamo con la nostra esperienza sino a tramandarla ai posteri. Ma quando gli uomini che popolavano l’Europa cominciarono a prendere coscienza di sé? Quando cominciarono a comprendere e a pensare che la propria terra fosse diversa per usi, costumi e pensieri rispetto a quelle di altre terre al di là del Mediterraneo? Quando il nome “Europa” cominciò a designare un complesso storico? Quando queste caratteristiche furono avvertite? Nella storia sussiste solo ciò che coscienza di sé ed è per questo che di identità storica si potrà parlare solo a partire dall’età moderna. Capitolo primo Per coscienza europea si intende differenziazione dell’Europa (come entità politica e morale) da altre entità. Il concetto di Europa si forma per contrapposizione poiché acquista le proprie caratteristiche e si precisa nei suoi elementi attraverso un confronto con qualcosa che non è Europa. La prima contrapposizione tra Europa e ciò che non è Europa risale al pensiero greco: tra le età delle guerre persiane e l’età di Alessandro Magno si forma un concetto di Europa per uso e costumi ma soprattutto per organizzazione politica diverso dove da un lato vi è appunto un Europa che rappresenta la “libertà”, dall’altro il dispotismo asiatico. Tuttavia quest’Europa è ancora assai limitata e viene spesso identificata solo con la Grecia (Isocrate) o con al massimo compresi i territori dei popoli che avevano costanti rapporti con il mondo ellenico. Erodoto da un punto di vista geografico traccia i confini dell’Europa ad occidente fino alle foci del Po e alle isole Ebridi e a nord fino alla Siberia ma tuttavia sa che non corrisponde all’Europa morale quanto a quella fisica; quella zona è la Scizia il cui popolo non gode dell’ammirazione dello storico greco. Si tratta di una popolazione nomade che non conosce il valore di “città” che sta a fondamento della civiltà greca. Il dissidio fra concezioni geografiche e concezioni morali-culturali-politiche permette dunque ad Aristotele di distinguere non soltanto l’Europa dall’Asia ma anche la Grecia dall’Europa: ai popoli asiatici viene riconosciuta una grande intelligenza ma considerati anche privi di animo, motivo per cui vivono in sudditanza e servitù, mentre ai popoli europei viene riconosciuto sì un forte animo ma peccano di intelligenza e capacità artistica perciò vivono nell’indipendenza ma non hanno un governo ben formato e definito. I greci, collocati in una regione media per posizione geografica, partecipano del carattere degli uni e degli altri poiché intelligenti e coraggiosi, vivono dunque in libertà con governi perfetti. Queste differenze evidenziate dal filosofo greco mostrano il perché del continuo oscillare di valore del termine Europa. Dunque, i criteri di valutazione politico-culturale-morale sono principalmente tre: 1. La libertà politica ellenica contrapposta alla tirannide asiatica: in Eschilo la forza di Atene consiste proprio nel disporre di cittadini che combattono per la patria. In Erodoto i Lacedemoni sono i più forti del mondo perché sono liberi; il loro unico capo è la Legge. 2. La differenza dei costumi 3. La diversa capacità militare: i Persiani sebbene siano numerosi vengono sopraffatti dagli Spartani perché armati male e privi di una scienza militare Proprio per questi motivi l’idea di libertà si accosta all’idea di Europa mentre quella di servitù all’Asia. Il conflitto Oriente-Occidente si aprirà una nuova volta in piena età romana nella guerra tra Augusto da una parte e Antonio e Cleopatra dall’altra. Con la vittoria di Anzio e la sconfitta di Cleopatra l’Oriente apparirà nuovamente terra di schiavitù. Fra V e IV secolo a.C. maturerà dunque una coscienza europea (o occidentale) contro una asiatica (od orientale) e se inizialmente sembrerà assumere una posizione di “difesa”, acquisirà in seguito un carattere di “offesa” a scopo espansionistico. Nell’Elena la contrapposizione è proiettata nel passato con la guerra di Troia, metafora appunto di Europa e Asia. Nel Panegirico vi è invece la rivendicazione del diritto dell’Europa a partecipare alle ricchezze dell’Asia e anzi, armarsi contro la Persia (accettando l’egemonia di Atene) per trasferire queste ricchezze dall’Asia all’Europa. Molti anni dopo Isocrate torna sulla questione invitando Filippo re di Macedonia a scegliere una condotta politica “asiatica” per distruggere la superiorità economica dell’Asia sull’Europa. Tutto ciò verrà poi realizzato da Alessandro Magno. Di parere diverso fu invece un allievo di Isocrate, Teopompo, a favore di una politica europea. Per Teopompo c’è un’Europa che abbraccia una sfera più vasta della Grecia. Questa contrapposizione di continenti viene a meno con la creazione dell’ecumene ellenistica da parte di Alessandro Magno e in seguito con l’ecumene romana che poteva ammettere solo la contrapposizione romano/barbaro; in seguito la cristianità medievale ammise la distinzione cristiana e pagana. Si riduce quindi ad un mondo civile contro un mondo di barbarie. Nessuna di queste distinzioni ha dunque permesso all’Europa di acquisire una sua propria fisionomia morale. In età carolingia il termine europa ha sempre carattere geografico: da una parte la Cristianità occidentale sotto l’imperatore Carlo Magno, dall’altra Bisanzio, Cristianità orientale. Il termine “europeensis” sembra tuttavia rimanere ancora ignoto, sebbene una prima attestazione si abbia con un cronista del VIII secolo, Isidoro Pacensis, in merito alla battaglia di Poitiers del 723. Il termine “europaeus” entra in uso solo nel XV secolo con Enea Silvio Piccolomini (Boccaccio aveva coniato il termine “europico” ma non ebbe il medesimo successo). A questo punto ci si chiede quanto il criterio religioso accolga in sé quello civile: per Sestan (autore di “Barbari nell’enciclopedia italiana”) il vecchio concetto di barbaro corrisponde a quello di non cristiano; per discapito di quelle religiose poiché da un lato cominciano a formarsi comunità cristiane anche in America e in Asia, dall’altro perché svanisce rapidamente l’ideale di cristianità stesso. Tuttavia tra gli uomini nasce un sentimento anti-europeo: l’insofferenza dei sistemi politici e delle guerre continue contribuisce alla nascita del mito del buon selvaggio (con l’idea che l’uomo nasce di natura buona ed è la società a corromperlo, idea che avrà il suo culmine nel ‘700 con Rousseau). L’Europa viene contrapposta alla non-Europa e vedrà i veri barbari negli europei poiché sanguinari depredatori inumani all’opposto dei non-europei miti e pacifici. Da un lato si tende anche nella letteratura all’idealizzazione delle terre lontane come luoghi di pace e serenità, simili al Paradiso terrestre, dall’altro la lotta continua che strazia l’Europa. Tuttavia del nuovo mito non vi è nulla di religioso.  Idealizzazione dei paesi lontani  Polemica contro l’Europa Per rendere efficace questo pensiero si ricorre agli esempi che possono essere: 1. Esempi fittizi utopia: lo scrittore crea uno Stato immaginario che modella a seconda dei propri ideali 2. Esempi storicamente precisi lo scrittore cerca il proprio modello in qualcosa di esistente e lo fa o tramite l’esaltazione dello stato di natura (Rosseau) o esaltando i valori di un popolo specifico. Per poter attuare questo procedimento polemico è essenziale creare il mito poiché possiedono una forza enorme. Lo scopo di questi miti è battaglia aperta alle istituzioni ed i principi dell’antico regime. I motivi ispiratori del mito del buon selvaggio sono: l’amore di pace e l’orrore verso le guerre che desolano l’Europa. Da tener presente come la politica anti-europea non sia mirata all’eliminare l’Europa, anzi, nasce proprio dall’amore verso il continente e la voglia dunque di salvaguardare i veri valori civili, umani e rendere l’Europa più grande più saggia. Anche con le intenzioni più cosmopolitiche i pensatori e gli scrittori continuano a pensare con mentalità europea. L’espressione più alta della polemica antieuropea è offerta dal Montaigne che offre un’esaltazione della società naturale in cui vivono i cannibali (come stato di natura). La storia della conquista del Messico e del Perù è invece la dimostrazione lampante della furia e della barbaria europea scatenata contro innocenti. Si tratta di un atto di accusa contro la civiltà europea. (I veri barbari non sono i “selvaggi” ma gli europei stessi.) Fu Botero a tratteggiare il processo di incivilimento: sviluppo di una coscienza religiosa, trapasso da pastorizia ad agricoltura, sorgere di attività industriali e commerciali, formazione di governi stabili e promulgazioni di leggi scritte. Il momento essenziale della civiltà risiedeva nella città basata sull’esperienza della polis greca materialmente e moralmente intesa. Questo processo si ricollega ad un’antica tradizione che vede la fondazione, l’ingrandimento e l’abbellimento di una città come massimo compito di un re. I caratteri essenziali della civiltà sono dunque:  Vita economica basata sull’agricoltura, sull’industria e sul commercio  Vita politica basata su un’organizzazione stabile a cui spetta di decidere per il bene delle sorti comuni  Vita morale e culturale fondata sulle norme della religione cristiana Il Villegagnon (un esploratore francese) giudica i Brasiliani lontani da cortesia e umanità: termini in cui si raccoglie l’esperienza della gente europea.  Cortesia la cortesia dantesca che nasce in cor gentile;  Umanità humanitas cara a Lorenzo e Poliziano. Un altro fattore di civiltà è quello della vita sociale: ad esempio gli scrittori francesi contrappongono molto la nudità indiana alla raffinatezza europea; questa insistenza è dovuta dal fatto che quello francese è un popolo che sta dando sempre più peso alla vita sociale: uno dei contrasti principali fra Europa e non-Europa sarà, appunto, la vita di società, sia esteriormente che interiormente. La vita di società diviene fattore di civiltà. La società non primitiva viene dunque evidenziata con caratteri della società europea. Tuttavia alcune volte anche il Nuovo Mondo sembra civile, sebbene la sua civiltà abbia caratteri differenti da quella europea. Nel complesso dunque, quella del Nuovo Mondo è una società comunque primitiva che però è venuta a contatto con una società fortemente civilizzata che è quella europea (questo atteggiamento prende il nome di “privitivismo”). Da questo atteggiamento è esclusa la Cina che viene, anzi, elogiata spesso. Alcuni come il Carletti non apprezza solo la Cina, per esempio ammira molto le Indie occidentali e la loro onestà. Ci si domanda quindi cosa distingue la civiltà europea da quella cinese parimenti civilizzata: l’esaltazione per la Cina è ancora generica (qualche barlume è dato dall’elogio per la tranquillità cinese rispetto alle guerre di follia degli europei) Cina pacifica e saggia/ Europa guerriera e folle: pieno motivo dell’Illuminismo settecentesco. Cinquecento netta distinzione tra civiltà e primitività Seicento e Settecento distinzione tra civiltà e civiltà (dando maggior precisione ai contorni europei). Capitolo quarto Anche l’Egitto diviene oggetto di ammirazione in quanto iniziatore dell’umana civiltà. Ammirata è anche l’Arabia con Arabi e Maometto: scopo di questa esaltazione è la condanna al dogmatismo e al fanatismo del cristianesimo. Se nel Cinquecento si polemizzava solo dal punto di vista politico adesso alle questioni politiche vanno aggiunte quelle religiose: non soltanto la “Ragion di Stato” ma la religione europea, la religione cattolica. La prima ha come conseguenza le guerre continue, la seconda il fanatismo. Il mito esotico enfatizza sempre più la distinzione tra europei ed altri, alimentando dunque l’intento polemico. Tra Seicento e Settecento emerge una nuova forma letteraria: una letteratura fatta di pseudo-viaggi in cui gli scrittori immaginano un viaggio compiuto da un orientale in giro per l’Europa evidenziando tutte le differenze (dal punto di vista non-europeo) è proprio la polemica ad animare gli scrittori di quel periodo. È in questa letteratura che si precisa il concetto di Europa. La letteratura dei viaggi immaginari ebbe successo anche grazie a capolavori come “Lettere persiane2 du Montesquieu. Qui lo scrittore ricorre alla Persia e immagina un Persiano di alto lignaggio che decide di allontanarsi dal proprio Paese per evitare di cadere in mano a potenti nemici e compiere un lungo viaggio in Occidente in compagnia di un suo amico. Le corrispondenze tra i due amici ed i rispettivi conoscenti, amici ecc. costituiscono appunto le lettere persiane. Dal punto di vista politico riappare la concezione del Machiavelli per cui: Europa molti Stati e varie forme di governo, sia a forma repubblicana sia monarchica anche se i re non esercitano il loro potere come fanno i sultani in maniera dispotica Asia pochi Stati e un potere limitato dal sovrano La Repubblica nacque in Grecia, culla della civiltà da cui deriva l’amore per la libertà che si diffuse anche presso i coloni greci: in Italia, in Spagna ed in Gallia. Anche per quanto riguarda l’amministrazione della giustizia ci sono parecchie differenze tra Oriente ed Occidente: in Europa pene miti e graduate a seconda dell’entità del delitto, in Asia governo dispotico e pene terribili. I lati negativi dell’Europa risiedono invece nei rapporti internazionali: Montesquieu mostra la propria ripugnanza per le continue guerre. Si potrebbe dire che vi sono due tipi di giustizie diverse: una giusta che regola le questioni private, interne al popolo e una invece tiranna che regola le controversie tra popolo e popolo. Europa vuol dire dunque libertà ma nelle relazioni internazionali la “ragion di Stato” è causa di guerre orribili. Difetto dovuto alla corruzione degli uomini. Ciò giustifica tutta l’opera degli Illuministi. La polemica in generale però è rivolta alla corruzione sia che sia rivolta a Luigi XIV sia che sia rivolta ai Parlamenti. Per quanto riguarda la vita i costumi la differenza è marcatamente evidenziata sin dall’arrivo di Usbek a Livorno (prima città europea del suo viaggio) la libertà per esempio delle donne e il modo in cui Europei e Asiatici si rapportano con esse. Altra caratteristica europea oltre allo “spirito di società” è il dinamismo, ovvero la passione per il lavoro frettolosità degli occidentali. Montesquieu scolpisce quello che è destinano ad essere uno dei caratteri tipici dell’Europeo: la febbre del lavoro elogio della gran voglia di lavorare. La febbre del lavoro si serve delle invenzioni. In un passo di uno scambio di lettere tra Usbek e un altro persiano vi è infatti il secondo che tende a considerare dannose le invenzioni per il cattivo uso che se ne fa, mentre Usbek replica difendendo le arti e la scienza senza le quali piomberemmo in uno stato di barbaria. Le invenzioni possono essere rovinate dalle ambizioni politiche degli uomini. Esaltazione della scienza e delle arti pieno clima illuministico Fino al Cinquecento l’importanza era data alle cosiddette scienze morali (filosofia). Dal Seicento in poi si ha un cambio di rotta poiché le scienze fisiche e naturali hanno quella verità obbiettiva e matematica che è impossibile ottenere da quelle morali. Gli stessi cultori delle scienze morali cercheranno di adottare dei metodi simili per giungere alla verità scientificizzazione della morale. Dall’altro lato invece si cerca di cacciare la religione dei padri. La civiltà europea è largamente dominata dalla religione cattolica ma se prima la cristianità dell’Europa costituiva una sua virtù ora avviene il contrario a causa del clero, del papismo e del fanatismo religioso che cerca in tutti i modi di andar contro la filosofia e la scienza. Chiesa cattolica= seminatrice di discordie. Nel 1748 Montesquieu pubblica “L’esprit des lois” dove indaga la nascita della liberta: individua nellee antiche repubbliche greche e nella Roma repubblica il primo lampante esempio della libertà che caratterizza l’Europa. Il Basso Impero ha messo a rischio questa libertà. La nuova civiltà si fonda su un’organizzazione del tutto germanica la monarchia temperata (o come si conosce oggi: la monarchia costituzionale) che vede i tre poteri divisi in modo tale da garantire la libertà. Il potere del sovrano è limitato dalla nobiltà e dalle leggi. Di qui l’elogio al governo gotico, alle istituzioni medievali (anche quelle che potevano ripugnare il razionalismo settecentesco). Queste riflessioni portano in lui un’esperienza storico-politica che lo rendono l’esponente massimo di un modo di pensare. Il passaggio da “Lettere persiane” a “Lo spirito delle leggi” si colloca tra la Reggenza ed il primo periodo del regno di Luigi XV. Montesquieu individua dunque nei Germani i loro avi visto che godevano di libertà politica. Questo è un motivo ricorrente negli intellettuali già del Cinque e Seicento ed è trattato ampiamente da Boulainvilliers nel Settecento, ma viene contrastato da Du Bos, che nega una libertà originaria del re germanico. Scoppia un dibattitto in merito, che è in realtà animato dal chiedersi se la monarchia abbia o meno corrotto la struttura originaria dello Stato. Nel Montesquieu si ha anche un grande cambiamento di rotta nei confronti della religione: se in “Lettere Persiane” vi è un preciso attacco al Cristianesimo e più in particolare al Cattolicesimo e ad i suoi dogmi (traspare uno spirito volteriano), in “Lo spirito delle leggi” il Cristianesimo sembra essere la religione che meglio lega con la monarchia temperata (al contrario di quella musulmana che abbraccia il dispotismo). precarietà di queste ultime poiché sembrano essere state fondate da un’unica idea che una volta esaurita è destinata a perire, non può essere sostituita (mentre l’Europa moderna è frutto di più società) e da ciò deriva anche la semplicità di ognuna di essa. Il carattere della civiltà dell’Europa moderna è completamente diverso: essa è varia e tempestosa, in lei coesistono diverse forze in uno stato di lotta continua, senza che nessuna riesca a trionfare sull’altra. L’Europa moderna offre diversi esempi di sistemi politici che riescono a vivere simultaneamente l’uno a fianco all’altro e, pur essendo ben diverse hanno una sorta di familiarità. E sono queste differenze che non la fanno tramontare e anzi, rendono l’Europa madre della libertà. Questa divisione, per la prima volta, non è più tra Asia ed Europa ma tra Europa moderna e Asia più mondo antico (compreso anche greco-romano) il Medioevo diviene dunque l’inizio della civiltà europea di cui si tesse l’elogio. Anche qui rivalutazione del sentimento religioso Guizot è calvinista ma concorda con il sentimento dei romantici cattolici. L’Europa è la cristianità. Cesare Balbo ritorna sul problema della formazione della civiltà europea ma trova un elemento di unità proprio nella cristianità dell’Europa. Sebbene da un lato trionfi l’idea che l’unità europea è dovuta ai contributi che ogni singola nazione ha dato, dall’altro al concetto di missione tanto caro a Mazzini (dovere di una nazione verso l’Europa) si sostituisce quello di primato: ogni nazione ha dato tanto all’Europa non in egual misura, quindi una ha il diritto di prevalere sulle altre. Ovviamente ogni nazione rivendica un proprio primato: Francia e Germania incivilimento del mondo Italia “iniziativa italiana” della nuova era di umanità + primato morale e civile (Gioberti) Questo concetto aveva un potenziale fin troppo pericoloso (e così è stato) poiché andava a sfociare nel nazionalismo. Nel Guizot la Francia ha il primato della civiltà che per lui consiste in: 1. Sviluppo della condizione sociale condizioni esteriori e generali 2. Sviluppo della condizione intellettuale natura interiore È evidente come la civiltà francese sia la più completa. Lo scrittore riconosce all’Inghilterra il suo trionfo della vita politica e sociale, alla civiltà tedesca invece lo sviluppo intellettuale e culturale. All’Italia si riconoscono entrambi, ciò di cui pecca è la verità, ovvero quella volontà di governare il mondo. La Spagna invece poco ha dato e poco ha ricevuto. È stata principalmente immobile. Guizot ricostruisce momento per momento le varie fasi della civiltà europea:  Primo periodo: dal V secolo al XII secolo i diversi elementi costitutivi della nostra società si liberano dal caos  Secondo periodo: dal XII al XVI secolo periodo di tentativi in cui i diversi elementi si mischiano per cercare di realizzare qualcosa di durevole  Terzo periodo: dal XVI al XIX secolo  periodo dello sviluppo propriamente detto dove l’Europa assume una forma definitiva Si rivaluta nuovamente il Medioevo l’uomo moderno non è più barbaro come allora Ritorna la distinzione tra Oriente e Occidente e Guizot la amplia spiegando che, avendo in Oriente solo una classe trionfato sull’altra ne ha immobilizzato la vita politica e sociale. La differenza nel pensiero settecentesco però risiede in questo: mentre Montesquieu sosteneva che l’immobilità orientale fosse la causa della tirannide, per Guizot ne è l’effetto. Inoltre, afferma che ogni potere politico in Europa trovi la propria affermazione nella legittimità politica. Terza novità: vi è un congiungimento tra libertà politica e libertà religiosa. L’Ottocento vede la fine di un atteggiamento polemico nei confronti del cristianesimo, che aveva permeato il Settecento illuminista.
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