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Storia dell'idea di Europa, Chabod riassunto, Appunti di Storia dell'Europa

Storia dell'idea di Europa, Chabod riassunto. Esame storia dell'Europa e del mediterraneo.

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 08/12/2022

Mary97land
Mary97land 🇮🇹

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Scarica Storia dell'idea di Europa, Chabod riassunto e più Appunti in PDF di Storia dell'Europa solo su Docsity! Storia dell'idea d'Europa (prefazione) L'obbiettivo è quello di ripercorrere dal punto di vista storico il cammino della civiltà europea cercando appunto di capire come e quando i nostri avi hanno acquisito la coscienza di essere europei. Prima della pubblicazione di tale saggio, questa tematica "idea d'europa" era completamente ignorata. Il fiorire di scritti sulla ricerca dell'identità europea è la dimostrazione di come la ricerca storica sia impulso derivato dall'ansia ed emozioni del presente di tutti e per tutti. L’impulso alla ricerca è sempre soggettivo: il continuo proporsi di problemi storici apparentemente identici in realtà chiedono risposte sempre diverse, a seconda della generazione motivo per il quale ogni generazione riprende in esame alcuni periodi storici, alcune personalità del passato o semplicemente alcuni eventi specifici che hanno lasciato un importante segno nei destini dell'umanità. Ogni problema storico non è mai da considerarsi chiuso o risolto del tutto: Lo storico deve dunque cercare di ricostruire i fatti, i pensieri e i sentimenti di età trascorse tramite un’accuratissima indagine: il momento filologico implica il massimo rispetto dei testi e diviene essenziale, esso segue il momento oggettivo: la conoscenza delle fonti, la perizia filologica, l'accuratezza delle fonti e della ricostruzione andranno tutte a servizio di "un rigido amore" per la verità da cui dipenderà il valore dell'opera dello storico; nessun ideale può intromettersi nella ricerca del vero. L'intento di Chabod è quello di individuare il concetto di europa dal punto di vista morale e culturale, quell'europa che forma un quid a sé e che si distingue dalle altre parti del mondo per determinare caratteristiche e individualità storica del vecchio continente. Quando ci si riferisce al concetto di "europa", si allude ad una certa forma di civiltà che contraddistingue l'europeo da chi vive in altri continenti. "Europeo" è un abito civile, un modo di pensare e sentire diverso da tradizioni e memorie che possono appartenere ad altri: cinesi, giapponesi etc: ciò significa affermare che la forma mentis europea può sì coincidere con l'acclimatamento in un preciso contento geografico ma che è comunque un qualcosa che dipende dalla storia, dalla volontà degli uomini: essa è l'eredità dei padri che oggi conserviamo dentro di noi e che con il tempo arricchiamo con la nostra esperienza per tramandarla ai posteri. Nella storia sussiste solo ciò che è coscienza di sé ed è per questo che possiamo parlare d'identità storica solo a partire dall'età moderna. Capitolo I Per coscienza europea intendiamo la differenziazione dell'Europa (come entità politica e morale) da altre entità. Il concetto di "europa" si forma per contrapposizione in quanto acquisisce le sue caratteristiche e le sue peculiarità nel momento in cui si confronta con qualcosa che non è europa. La prima contrapposizione tra cosa è e non è europa, risale al pensiero greco (periodo guerre persiane e l'età di Alessandro Magno) infatti in questo periodo si forma un concetto di europa per uso e costumi ma soprattutto per organizzazione politica diversa: da un lato l'europa che rappresenta la libertà e dall'altro il dispotismo asiatico. Tuttavia, quest'europa è ancora limitata e viene spesso identifica solo con la Grecia (Isocrate) o con al massimo compresi i territori dei popoli che avevano costanti rapporti con il mondo ellenico. Erodoto da un punto di vista geografico traccia i confini dell'Europa ad occidente fino alle foci del Po e alle isole Ebridi e a nord fino alla Siberia (tuttavia sa che non corrisponde all'europa morale quanto a quella fisica: quella zona è infatti la Scizia, il cui popolo non gode dell'ammirazione dello storico greco, ad abitare tale zona è una popolazione nomade che non conosce il valore di "polis" che è a fondamento della civiltà greca. L'incompatibilità tra concezione geografica e concezione morale-culturale-politica permette ad Aristotele di distinguere non soltanto Europa-Asia ma anche Grecia dall'Europa: ai popoli asiatici viene riconosciuta una grande intelligenza ma sono considerati privi d'animo (per questo vivono in sudditanza e schiavitù) mentre ai popoli europei viene riconosciuto un grande animo ma peccano di intelligenza e capacità artistica (vivono mediterranee. Il termine occidente viene assunto come sinonimo di europa soprattutto nella storiografia tedesca, il culmine della differenza tra oriente e occidente si ha con lo scisma d'oriente e la conseguente separazione fra chiesa greca e romana. I greci sono mezzi cristiani e mezzi saraceni e si contrappongono ai latini e franchi. Proprio per via di tale contrasto si delineano due mondi e con questi si iniziano a precisare i caratteri di Europa (sebbene la contrapposizione sia ancora tra latini o franchi e greci o bizantini): sotto la minaccia turca si è anche percepito un senso di fraternità e affinità morale per via dell'enorme pericolo che correvano tali popoli minacciati. Nel frattempo si verifica una vera e propria trasformazione interna che vede uno spostamento del concetto di europa che vede popoli entrare e rientrare: -La Scizia (Russia) non è europa -La Germania e l'Ungheria entrano a far parte dell'europa dopo la bonifica materiale e morale. -La Grecia esce. Il senso dell'unità culturale andrà sempre più a rafforzarsi e troverà il suo culmine con Erasmo da Rotterdam. Inizialmente gli umanisti sono nazionalisti, l'umanesimo sviluppatosi in Italia diviene fenomeno europeo. La cultura continua ad essere strettamente connessa alla religione: europeo è ancora cristiano, per gli umanisti infatti il fattore religioso è la base della comunità. Capitolo II Il primo a dare una formulazione di europa come comunità che ha caratteri laici e politici (oltre a quelli geografici) è Machiavelli. La differenza tra i vari continenti risiede nelle istituzioni, la differenza tra vita politica in europa e negli altri continenti è radicale. La personalità e l'individualità dell'europa è basata proprio sull'organizzazione politica che esiste in questo continente dall'antichità: l'impero turco ad esempio, nel XVI sec continua a portare avanti una tradizione mentre gli stati occidentali erano già fortemente frazionati all'interno. A differenziare l'europa dagli altri continenti è quindi una diversità costituzionale: in europa monarchia non assoluta o repubblica, in Asia monarchia assoluta e dispotica. Machiavelli traccia il carattere dell'europa ed enuncia attraverso la dottrina dell'equilibrio europeo, la necessità di una molteplicità di stati in quanto tale molteplicità diventa necessaria proprio per salvare la libertà dell'Europa ed impedisce l'avvento di una monarchia "universale". A Voltaire l'europa appariva come una specie di grande repubblica composta da vari stati (ad eccezione della Russia), alcuni stati erano monarchici, altri aristocratici ed altri popolari, tutti però con il medesimo fondamento religioso e gli stessi principi di diritto o di politica che erano sconosciuti alle altre parti del mondo. Non parliamo quindi di una diversità che è solo politica ma proprio di un tipo di civiltà differente. Capitolo III Con le scoperte geografiche si avranno diverse ripercussioni sul settore economico e politico: Il centro del commercio non è più il mediterraneo ma l'atlantico: decadenza della fortuna economica di 1. alcune grandi repubbliche italiane e consolidazione del potere economico e marittimo degli stati situati sull'oceano. Afflusso di metalli preziosi dall'America all'Europa: ciò comporta un'ascesa vertiginosa dei prezzi. 2. La scoperta di nuovi mondi e quindi di terre sconosciute agli antichi ed il progresso hanno permesso di modificare, rivalutare le inesattezze e gli errori di alcune affermazioni fatte precedentemente ed ora considerate non più vere. Il Rinascimento aveva un'idea fissa riguardo il modello-momento passato: esso era un periodo che andava dai tempi di Pericle sino ad Augusto e che aveva raggiunto il culmine massimo della conoscenza umana. Al di là vi erano solo le colonne d'Ercole. Tale concezione spiega anche il principio dell'imitazione tanto caro agli uomini del Rinascimento in quanto meglio di ciò che si era realizzato fino a quell'epoca non era possibile, ciò che bisognava fare era imitare, cercare dunque di raggiungere il più possibile quella perfezione. Questa forma mentis (struttura mentale) è la prosecuzione del modello cristiano-medievale, per i cristiani c'è un momento nella storia dell'umanità in cui tutto è racchiuso ovvero l'avvento del figlio di Dio. Con l'età moderna si ha una completa rivoluzione della mentalità ove si è consapevoli dell'età passata e delle conquiste ottenute, ma si raggiunge qualcosa di nuovo. Tra fine '600 e inizi '700 si ha dunque un ripudio del mito del momento "verità nel passato" e l'affermazione della mentalità illuministica. La conoscenza di nuovi mondi induce quindi gli europei a cercare di delineare le caratteristiche comuni che li definiscano: si insisterà sulle differenze culturali, politiche, morali, di costume a discapito di quelle religiose poiché da un lato cominciano a formarsi comunità cristiane anche in America e in Asia, quindi l'idea di cristianità come "elemento" di unione svanisce. Tuttavia tra gli uomini nasce un sentimento anti-europeo a causa dell'insofferenza dovuta ai sistemi politici e alle continue guerre; tale sentimento contribuisce alla nascita del mito del buon selvaggio (l'idea era che l'uomo nasce di natura buona ma è la società che lo corrompe, tale idea avrà il suo culmine nel '700 di Rousseau. L'europa verrà contrapposta alla non-europa e vedrà i veri barbari negli europei poiché sanguinari, inumani; essi si contrappongono ai non-europei che sono miti e pacifici. Anche in letteratura da un lato si tende all'idealizzazione delle terre lontane come luoghi di pace e serenità (simili al paradiso terrestre), dall'altro a caratterizzarla sarà la lotta continua che strazia l'europa; in questo nuovo mito non vi è nulla di religioso: idealizzazione dei paesi lontani-polemica contro l'Europa. Per rendere efficace tale pensiero si ricorrerà a degli esempi: Fittizi: utopia, lo scrittore crea uno stato immaginario che modella a seconda dei propri ideali. 1. Storicamente precisi: lo scrittore cerca il proprio modello in qualcosa già esistente e lo fa o tramite 2. l'esaltazione dello stato di natura (Rousseau) o esaltando i valori di un popolo specifico. Per poter attuare questo procedimento polemico è necessario creare il mito poiché possiedono una forza enorme. Lo scopo del mito è quello di creare una battaglia aperta alle istituzioni ed i principi dell'antico regime: i motivi d'ispirazione del mito del buon selvaggio sono ad esempio: l'amore per la pace e l'orrore per la guerra che distruggono l'europa. La politica anti-europea non è mirata a eliminare l'europa, anzi, nasce proprio dall'amore verso il continente e dunque la volontà di salvaguardare i veri valori civili, umani e a renderla ancora più saggia. L'espressione più alta della polemica anti-europea è offerta dal Montaigne che offre un'esaltazione della società naturale in cui occidentale in contrapposizione al proprio. Da un punto di vista politico riemerge il pensiero di Machiavelli (fine '400 inizio '500) Europa: caratterizzata da molti stati e varie forme di governo (sia repubblicana che monarchica) anche se i re non esercitano il loro potere come fanno i sultani in maniera dispotica. Asia: pochi stati e potere limitato dal sovrano. La repubblica nacque in Grecia, culla della civiltà da cui deriva l'amore per la libertà, concezione che si sviluppò anche presso i coloni greci, Italia, Spagna, Gallia. Anche per quanto riguarda l'amministrazione della giustizia ci sono parecchie differenze tra oriente ed occidente: in europa la pena è molto più mite e la sua intensità dipende dal delitto commesso, in Asia con il governo dispotico la pena era molto rigida. I lati negativi dell'europa emergono nel momento in cui si parla dei rapporti internazionali: Montesquieu mostra la propria disapprovazione per le continue guerre, europa significa libertà ma nelle relazioni internazionali la "ragion di stato" è causa di guerre terribili e ciò è dovuto alla corruzione degli uomini. Per quanto riguarda invece la vita e i costumi la differenza è fortemente evidenziata dall'arrivo di Usbek (principale protagonista delle LP) a Livorno, prima città europea del suo itinerario. Egli si sofferma sulla libertà delle donne evidenziandone i caratteri in contrapposizione con l'Asia. Altra caratteristica europea è la passione per il lavoro "lo spirito di società", gli occidentali risultano essere estremamente frettolosi. La "febbre del lavoro" come la definisce Montesquieu è uno dei caratteri tipici dell'europeo, essa serve alle invenzioni: in uno scambio di lettere tra Usbek e il suo amico, da questo ultimo le invenzioni sono considerate dannose per via del cattivo uso che se ne fa, Usbek al contrario difende le arti e la scienza in quanto senza di esse l'uomo cadrebbe in uno stato di barbaria [esaltazione delle arti e scienza: per via del clima illuminista]. Fino al '500 l'importanza era data alle scienze morali come la filosofia. Dal '600 in poi si ha un cambio di rotta, le scienze fisiche e naturali offrono una verità obbiettiva e matematica che è impossibile invece ottenere con le scienze morali. Anche per la scienza morale si cercherà di adottare dei metodi obbiettivi per giungere alla verità (scientificizzazione della morale). Nello stesso periodo si cerca di cacciare la religione dei padri in quanto la civiltà europea è largamente dominata dalla religione cattolica ma se prima la cristianità dell'europa costituiva virtù ora avviene il contrario a causa del clero, del papismo e del fanatismo religioso che cerca di andare in tutti i modi contro le scienze morali e le scienze fisiche e naturali. La chiesa cattolica è quindi seminatrice di discordia. Nel 1748 Montesquieu pubblica "l'esprit des lois" nella quale indaga sulla nascita della libertà. Egli individua nelle antiche repubbliche greche e nella repubblica romana il primo esempio di libertà che caratterizza l'europa, a mettere a rischio tale libertà è il basso impero. La nuova civiltà si fonda su un'organizzazione del tutto germanica: la monarchia costituzionale che vede i poteri divisi in modo tale da garantire la libertà. Il potere del sovrano è limitato dalla nobiltà e dalle leggi. Di qui l'elogio al governo gotico, alle istituzioni medievali. Il passaggio da "lettere persiane" a "l'esprit des lois" si colloca tra la reggenza ed il primo periodo del regno di Luigi XV. Montesquieu individua dunque nei germani i nostri avi in quanto godevano di libertà politica. Con Montesquieu si ha anche un grande cambiamento di rotta nei confronti della religione: se in "lettere persiane" si vi è un preciso attacco al cristianesimo e in particolare al cattolicesimo ed ai suoi dogmi, in "l'esprit de lois" il cristianesimo sembra essere la religione che meglio lega con la "monarchia temperata" (costituzionale) al contrario di quella musulmana che abbraccia il dispotismo. È possibile quindi cogliere delle differenze sostanziali tra Montesquieu e Voltaire: Montesquieu: il suo è un interesse politico anti-assolutista, ammira la libertà de germani e guarda con simpatia • il medioevo sebbene sia stato un momento anche di superstizione, fanatismo religioso. Giudica male i riti cinesi che ricollega al dispotismo. Voltaire: ha interessi essenzialmente culturali, sguardo al medioevo molto critico in quanto lo considera "l • morte di tutte le arti belle", "deserto della cultura, della storia e dell'intelligenza", età di corruzione e barbarie culturali. Al contrario di Montesquieu ammira molto la saggezza di Confucio e la moralità della religione cinese. Secondo Montesquieu per far sì che la repubblica o la monarchia temperata funzioni è necessario non andare oltre una certa estensione di territorio. Quello di Voltaire è invece cosmopolitismo: egli muove una critica a Bossuet che ha trattato troppo sdegnosamente gli arabi e si è dimenticato degli orientali, sostenendo che non è possibile ignorare lo spirito di tali nazioni quando gli europei stessi sono così anche grazie a loro. Voltaire analizza la società indiana e cinese evidenziandone la superiorità morale e religiosa e scagliandosi contro i cristiani sanguinari in nome della ragion di stato. L'avversione degli illuministi del '700 è comunque dovuta all'assolutismo, ovviamente se a capo di uno stato si ponesse un re illuminato l'ostilità scomparirebbe. Tuttavia Voltaire sottolinea anche una certa superiorità culturale europea rispetto a quella cinese ed araba a cui sì dobbiamo importanti scoperte ma il loro sapere non supera mai le colonne d'ercole. L'Europa d'altronde è la patria di Newton, Keplero, Galileo, Copernico: studiosi che hanno rivoluzionato il sapere ma non solo, dal punto di vista letterario e artistico gli europei sono superiori, essi hanno la poesia e la pittura è più affinata in quanto i cinesi non conoscono i segreti dell'arte. Voltaire nell'opera storiografica "il secolo di Luigi XIV" esalta l'europa nell'introduzione affermando che esistono quattro epoche che rappresentano le pietre militari della storia dell'umanità: Dal secolo di Pericle fino ad Alessandro Magno. 1. L'età di Cesare e Augusto. 2. Il Rinascimento. 3. Il secolo di Luigi XIV. 4. Sebbene abbia quindi elogiato gli orientali, l'europa resta a capo del genere umano. Il filosofo sottolinea l'importanza dell'unità culturale di cui giova l'europa e ciò lo rende il vero prosecutore di Erasmo da Rotterdam. Altra caratteristica dell'europa è la vita di società e dei costumi di cui abbiamo già parlato ma la vera differenza risiede nel modo in cui vengono trattate le donne in europa rispetto a quelle in Asia: in europa la donna gode di maggiore libertà rispetto a quella asiatica.Tali motivi ritrovati in Montesquieu e in Voltaire tornano in molti autori: questa immagine dell'Europa è, in questo periodo continuamente viva e presente. moderna è frutto di più società). Il carattere della civiltà dell'europa moderna è completamente diverso: essa è varia, tempestosa, il essa coesistono diverse forze che sono in lotta continua, senza che nessuna trionfi sull'altra. L'europa moderna offre diversi esempi di sistemi politici che riescono a vivere simultaneamente l'uno a fianco dell'altro e pur essendo ben diversi, hanno una sorta di familiarità. Tali differenze le permettono di non tramontare e anzi la rendono madre della libertà. La divisione, per la prima volta, non è più tra Europa ed Asia ma tra Europa e Asia + mondo antico (compreso anche quello greco-romano): il medioevo diviene l'inizio della civiltà europea da cui si tessa l'elogio. Rivalutazione del sentimento religioso: Guizot è calvinista ma concorda con il sentimento dei romantici cattolici, l'europa è la cristianità. Cesare Balbo ritorna sul problema della formazione della civiltà europea ma trova un elemento di unità proprio nella cristianità dell'europa. Sebbene da una parte trionfi l'idea che l'unità europea sia dovuta ai contributi di ogni singola nazione, dall'altro lato al concetto di missione, tanto caro a Mazzini (dovere di una nazione verso l'europa), si sostituisce quello di primato. Ogni nazione ha dato all'europa, non in egual misura, quindi una ha il diritto di prevalere sulle altre. Ogni nazione ovviamente rivendica un proprio primato: Francia e Germania: incivilimento del mondo Italia: iniziativa italiana della nuova era di umanità+ primato morale e civile (Gioberti) Questo concetto aveva un potenziale fin troppo pericolo poiché andava a sfociare nel nazionalismo. Nel Guizot, la Francia ha il primato della civiltà che per lui consiste in: Sviluppo condizione sociale: condizioni esteriori e generali 1. Sviluppo condizione intellettuale: natura interiore 2. La civiltà francese risulti così la più completa. Lo scrittore riconosce all'Inghilterra il trionfo della vita politica e sociale, alla civiltà tedesca invece lo sviluppo intellettuale e culturale. All'italia riconosce entrambi, ciò di cui pecca è la verità, ovvero quella volontà di governare il mondo. La Spagna invece poco ha dato e poco ha ricevuto, essa è stata immobile. Guizot ricostruisce momento per momento le varie fasi della civiltà europea: 1° periodo: dal V al XII sec, i diversi elementi costituitivi della nostra società i liberano dal caos. 2° periodo: da XII al XVI sec, periodo di tentativi in cui i diversi elementi si mischino per cercare di realizzare qualcosa di durevole. 3°periodo dal XVI al XIX sec, periodo dello sviluppo propriamente detto dove l'europa assume una forma definitiva. Si rivaluta nuovamente il medioevo in quanto l'uomo moderno non è più barbaro come allora. Ritorna la distinzione tra oriente ed occidente e Guizot la amplia spiegando che, avendo in oriente trionfato solo una classe sull'altra, ne ha immobilizzato così la vita politica e sociale. La differenza nel pensiero settecentesco risiede in questo: mentre Montesquieu sosteneva che l'immobilità orientale fosse causa della tirannide, per Guizot ne è l'effetto. Inoltre, afferma che ogni potere politico in europa trovi la propria affermazione nella legittimità politica. Terza novità, vi è il congiungimento tra libertà politica e libertà religiosa: l'800 vede la fine di un atteggiamento polemico nei confronti del cristianesimo, che aveva permeato il settecento illuminista.
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