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Storia dell'idea di Europa, F. Chabod, riassunto., Sintesi del corso di Storia

Riassunto del volume per il seminario della professoressa Brunetti, "Storia dell'idea d'Europa"

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020
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Scarica Storia dell'idea di Europa, F. Chabod, riassunto. e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! STORIA DELL’IDEA DI EUROPA Federico Chabod PREMESSA ● Tema mai realmente affrontato negli studi moderni e contemporanei; ● Soggettività e oggettività della ricerca storica –personale è la spinta, l’impulso primo e vitale che dal nostro presente (pieno di affanni ansie timori) fa derivare la ricerca, che così non è più mera cronaca. Rigorosa e ineccepibile deve essere la ricerca, a sua metodologia: la ricostruzione dei fatti, la ricerca e spoglio dei testi, ovvero il lavoro filologico svolto nel pieno rispetto dei testi.  due momenti, dunque, quello morale-filosofico e quello filologico-erudito, uniti nell’amore per la verità. ! è da evitare ma è pure inevitabile dare una propria interpretazione dei testi, infatti la ricerca storica non si è mai fermata perché è un cercare risposte diverse a domande uguali nel tempo (vedi le differenti interpretazioni di certi fatti o concetti tra il 900 e altri secoli). Oggetto dello scritto di Chabod è la ricerca su come e in quale modo sia nato il concetto di Europa, come l’idea di questa abbia accolto in sé vari significati e accezioni durante i secoli; si veda ad es. la differenza tra Europa morale, culturale, politica e geografica. All’autore in particolar modo preme studiare “una certa forma di civiltà”, un “modo di essere che contraddistingue di primo acchito l’Europeo dall’uomo di altri continenti”. Quando gli uomini della terra europea iniziarono o pensare a sé stessi come un qualcosa di essenzialmente diverso (per costumi, sentimenti, pensieri) dagli abitanti di altre terre? Quali sono le basi dell’unità culturale europea? Non solo ricerca dei fatti ma della coscienza dei fatti: delle basi si possono già trovare nell’antichità del V-IV sec aC, ma di una precisa coscienza europea si può parlare solo nella modernità. CAPITOLO I La coscienza europea ha un fondamento polemico, ovvero la sua differenziazione come entità politica culturale etc si delinea per contrapposizione con altri continenti e popoli. Il primo grande Altro è l’Asia, l’Oriente, destinata a rimanerlo fino agli ultimi decenni del XVIII secolo. Tutto ha origine dal pensiero greco e dalle guerre persiane del V-IV aC e le differenze sono sostanzialmente di costumi e di politica  libertà greca (organizzazione e partecipazione alla vita pubblica) e dispotismo asiatico. L’Europa è ascrivibile alla Grecia (Tracia e Macedonia), e se ne sfora i confini lo fa in modo estremamente impreciso. Per Erodoto Eu va dal mare Adriatico alle isole Ebridi ad un livello geografico, mentre politicamente si riduce tra Egeo e Adriatico. C’è una parte dell’Eu fisica che è esclusa da quella morale ed è la Scizia, abitata da popoli nomadi. Aristotele ricorda come si possano distinguere Asia ed Europa, ma anche Europa (Scizia, dunque) e Grecia + stirpe ellenica come terza e superiore rispetto a quella asiatica e quella “dei paesi freddi e nell’Europa”, perché vive in libertà e con governi possibilmente perfetti, con capacità di dominare su tutti. La diversità tra considerazione fisico-etnografica e morale > oscillazione del valore del termine; la seconda non va oltre la Grecia e le sue zone di colonizzazione. Quali i criteri morali-politici-culturali? 1. “libertà” politica vs tirannide asiatica. Libertà come partecipazione di tutti alla vita pubblica e rispetto delle leggi. 2. Costumi 3. Capacità militare 4. Politica: gli europei/sciiti sono autonomi e padroni di sé (e forti in battaglia perché combattono per se stessi) e gli asiatici sicuramente inferiori perché subordinati ad un monarca. Quando secoli dopo si riaprirà una “questione orientale” nello scontro tra Augusto e Antonio&Cleopatra, Orazio ricanterà denigrandolo, un Oriente con le caratteristiche di cui sopra. V-IV secolo AC sorge una coscienza europea/occidentale contro una asiatica/orientale con carattere di difesa; più tardi si farà di offesa, espansionistico. Tale dualismo ben presente in Isocrate (che consiglia a Filippo re di Macedonia di adottare una politica più orientale per distruggere l’Asia; piano che poi prenderà Alessandro Magno) e nell’allievo Teopompo (che diverge dal maestro nella questione precedente; c’è per lui un’Eu più grande della Grecia che deve costruire Filippo, il più grande sovrano vissuto, e che deve contrapporti allo Stato persiano. L’ecumene di Alessandro rende impossibile la crescita di tale concetto. In età medievale, al dualismo romano/barbaro si affianca quelli di cristiano/pagano**. Mondo civile cristiano contrapposto all’altro, ma ancora manca all’Eu una propria fisionomia morale; tanto che mentre christianitas è un termine nel XII sec entrato nell’uso, non lo è affatto Europa – se non in senso geografico. Cristianità occidentale = Europa sotto Carlo Magno, cr. orientale = Bisanzio, sotto l’imperatore di Costantinopoli. ! Nel VIII sec vi è un’occorrenza di europeensis nella descrizione del cronista Isidoro Pacensis della battaglia di Poitiers del 732, in cui C Martello ferma l’avanzata saracena. “Prospiciunt Europeenses Arabum tentoria ordinata” ma è un caso isolato. Europaeus entra nell’uso nel XV sec con Enea Silvio Piccolomini. Come il criterio religioso accoglie in sé quello civile? Il non credente equivale al barbaro oppure no? Due posizioni: 1) Sestan: i due concetti si fondono 2) De Mattei: l’equivalenza non regge; spesso “barbaro” è spoglio della carica spregiativa e regge la doppia dicotomia**, tranne nei casi in cui il termine si fa carico del carattere suppletivo dispregiativo. Non Europa ma Christianitas, dalla quale deriva il pensiero politico medievale: un’unica universale Ecclesia del genere umano – in teoria, ma nella pratica quali sono i limiti? Occidente e Mezzogiorno romano, ovvero la Romània di qua, di là la barbaries, i Germani. Rivelazione, la discesa del figlio di Dio) > ecco perché nei movimenti religiosi in generale si cerca sempre un ritorno a dei principi, o ad una condizione precedente e migliore. Stesso metodo, forma mentis, diverso contenuto: non più religioso ma culturale (c. classica), e questo porta a notevoli conseguenze. Diversa la mentalità moderna la quale, partendo dai concetti di progresso e svolgimento, afferma che la vita moderna è più complessa, ricca e alta di tutte le precedenti perché le porta con sé e vi aggiunge altro che ad esse mancava  “I veri antichi siamo noi” G. Bruno. Rivoluzione del modo di pensare che sbocca nella Querelle del anciens et des modernes e tra 600 e 700 conduce alla mentalità Illuministica. Nel XVI secolo la letteratura geografica rifiorisce, nei racconti di viaggi e non solo; agisce in profondità per determinare mutamenti di giudizi e modi di pensare  accentuarsi dei lineamenti morali europei, nella ricerca di caratteri propri in contrapposizione a quelli di civiltà nuove. Sempre più europei e meno cristiani, le differenze religiose verranno calcolate sempre meno; contribuisce a questo - La Riforma, con la sua divisione degli uomini sul piano religioso (Lutero, col suo corpus christianum molto meno rigido di quello papale) - La progressiva laicizzazione del pensiero Uno staccarsi lento, continuo, infrenabile dal quale emerge sempre più un’idea di Europa, a partire dal momento in cui coesistono, nascono contemporaneamente le scoperte geografiche e del pensiero rinascimentale. ! Esiste nel ‘500 una corrente polemica antieuropea  insofferenza di certe forme di vita europea, certi sistemi politici e delle guerre continue > mito dei felici mondi lontani ancora non corrotti dalla civiltà > mito del buon selvaggio > vagheggiamento rousseauiano dello stato di natura. Europa contrapposta alla non-Eu che è America e Cina (terra della saggezza) ma le arti sono invertite e l’Europa non è il good guy per (1) la felicità delle terre lontane e (2) lo stato di lotta permanente europeo. La stilizzazione dei paesi lontani non nasce dagli uomini di viaggio ma da quegli intellettuali che hanno a cuore il futuro dell’Europa e che nei confronti di questa hanno gran spirito critico, polemizzando contro il loro tempo. La loro discussione teorica ha bisogno di una base materiale d’appoggio, di documentazione (l’esempio può essere fittizio -utopia- o reale, ed è per questo secondo che si prosegue)  idealizzare accentuando le linee di contrasto per mettere in luce i difetti di una parte, a mo’ della Germania di Tacito. Per questo procedimento è necessario un mito, quello del buon selvaggio, poi quello della Cina moralissima e saggissima, perché la forza del mito consente una lotta anche verso le vecchie posizioni, lotta per la quale il solo ragionamento non è sufficiente. Il motivo ispiratore del mito del buon selvaggio è dato dall’amore per la pace + la devastazione delle guerre europee. Espressione più alta di questa polemica è offerta da Montaigne, in qualche capitolo dei suoi Essais; come i frutti selvaggi sono pieni di virtù naturali e quelli coltivati sono via via più imbastarditi in proprietà e sapori, così i selvaggi/barbari (chiamati tali solo per un pdv strettamente europeo) non sono corrotti etc dallo sviluppo malaugurato della civiltà; spiccano per qualità come il coraggio, l’obbedienza… e compensano col cannibalismo. M invita gli europei a non scandalizzarsi dei costumi altrui quando è in casa nostra che vengono commesse le peggiori atrocità. “Ci erano di gran lunga superiori in qualità morali” e infatti la storia della scoperta e conquista per Brasile e del Messico è una storia di barbarie europea, di un macello > seconda accusa quella di M dopo Las Casas. Si apre il dibattito sul vero significato di incivilimento. Botero, nelle Relazioni Universali, ne tratteggia il processo che richiede una coscienza religiosa, il passaggio dall’idolatria alla concezione cristiana, quello dalla pastorizia all’agricoltura e il sorgere dell’attività industriale e commerciale, la formazione di governi stabili e la promulgazione di leggi certe + apprezzamento della città come principio ideale del vivere civile, necessario contrassegna della civiltà e basata sull’idea della polis greca (tradizione che da Aristotele e la Scolastica arriva fino a Tommaso d’Aquino e Egidio Romano). Una vita morale fondata sulle norme della religione cristiana, con i propri criteri di giustizia e onestà e pudicizia etc. e fondata sulla tradizione scientifica dell’antichità. M. definisce quella europea una società mecanique ovvero tecnica, non di animo, ma di produzione e strumenti. MA per quanto possa essere così, tecnica e crudele etcetcetc, la civiltà è Europa. I selvaggi buoni del nuovo mondo rimangono comunque ad uno stadio più primitivo e per questo al massimo potranno essere la civiltà del futuro quando quella europea sarà terminata. La Cina invece è percepita come un vero e proprio Paese, molto ammirato per la morale, “l’arte di stampare et il fare l’artiglieria e la polvere” (Carletti) anche se si condannano le atrocità inflitte sul Giappone. La Cina è dunque pienamente civile, dal rigoglioso commercio sul Goa.  Cosa dunque distingue la civiltà cinese dalla europea? Ancora nel ‘500 non si ha risposta a questa domanda. In questo secolo si è creato il dualismo primitività/civiltà. CAPITOLO IV Lo sguardo di meraviglia nei confronti di Paesi esterni, fra ‘600 e ‘700, non si rivolge solo alla Cina ma anche all’Egitto (glorioso perché culla della civiltà, per le leggi, la morale, l’economia agricola, la monumentalità dell’arte, la filosofia, i Segreti, la scienza egiziana) e l’Arabia – o meglio, gli Arabi e Maometto  idealizzazione polemica del mondo arabo contro gli istituti e credenze dell’Europa monarchico-assolutistico-clericale; Boulaivilliers, accanito oppositore di L14, contrappone ad esempio l’intolleranza del clero cattolico allo spirito di tolleranza degli Arabi, esaltando il nome di Maometto. Lo spirito critico nei confronti dell’Eu a differenza del ‘500 si concentra anche sulla religione cristiana, oltre al motivo politico: se la ragion di Stato ha portato essenzialmente a guerre continue su tutto il continente, la religione ha causato fanatismo e intolleranza. LA stessa ammirazione per la Cina è un velato attacco al Cristianesimo: grandissima civiltà senza l’ausilio della Rivelazione. Il mito esotico spopola e i confronti tra popoli incalzano fino a condensarsi in un nuovo genere letterario, quello dello pseudo-viaggio, ovvero il racconto, spesso epistolare, fittizio scritto da un non eu in viaggio per l’Europa, che informa i destinatari nella madrepatria della vita europea > critica del difettoso.  Il concetto di Eu si definisce sempre più e la superiorità viene scalzata dalla diversità. Massimo esempio di questa letteratura sono le Lettere Persiane di Montesquieu, del 1721. I protagonisti Usbek e Rica scrivono ad amici e conoscenti ed eunuchi dell’harem – di sapore persiano sono le storie e storielle dell’harem, tocco leggero e piccante all’opera. Dal pdv politico, la contrapposizione rimane quella del Machiavelli + pene miti e graduate rispetto al delitto dell’Eu, ma in Asia l’asprezza delle punizione non fa cadere il numero di delinquenti > sistema più ingiusto e vessatorio  insomma, l’Eu rimane in certa misura migliore, nonostante i grandi problemi, per certi aspetti. Nettamente negativo è invece, in Eu, l’insieme dei rapporti internazionali: continue guerre, brutali conquiste, ostilità alla ragion di Stato. E seppure il diritto pubblico, scrive Usbek, sia più conosciuto in Eu che in Asia, tuttavia i monarchi sono troppo corrotti per rispettarlo ed applicarlo. Esistono così due giustizie diverse, la privata del diritto civile e quella del diritto pubblico. Si tratta di un difetto di applicazione di cui sono da incolpare i prìncipi europei  critica alla corruzione, soprattutto di L14. Altra grande parte è riservata a costumi e vita europea, piena di frecciatine polemiche. Gran stupore dà la libertà delle donne, che se da una parte perdono l’amabile pudore orientale per l’incostanza amorosa, dall’altra si distinguono per maggior brio e vivacità – caratteristica che contraddistingue pure gli uomini > intensità delle relazione sociali data da una vita maggiormente comunitaria, legata dall’amicizia e alla socialità (scuola francese: la socievolezza, l’esprit de société) rispetto alla vita asiatica tendente al solipsismo. Ulteriore nota caratteristica dell’Eu è il “dinamismo”, ovvero quella che M chiama “passione per il lavoro e d’arricchirsi” > febbre della produzione, preannunzio alla società capitalistica del secolo successivo. A sostegno di questa c’è il principale nuovo tratto dell’Europa 700esca, ovvero la cultura scientifica che permette lo sviluppo tecnologico e il progredire di un sapere esatto e oggettivo > ripercussione in ambito morale, pedagogico, storico, etc. Conseguentemente la religione è nel mirino del pensiero critico, non per il suo malo uso ma per una vera e propria opposizione di princìpi  clero, papismo, fanatismo, teologia che ostacola la scienza e la filosofia, ipocrisia al massimo livello. Meglio uno Stato che ospiti più religioni per maggiore utilità alla patria, perché chi le professa si crei una fortuna tramite il lavoro e non cariche e onori pubblici. grossi difetti: 1. Voler sacrificare l’unicità dei componenti, la loro originalità. Preferirebbe un’organizzazione federale 2. Voler uniformare costumi, idee, usanze. Europeismo che non rispetti le culture nazionali. Dunque alla vigilia della Rivoluzione francese, l’Europa e la coscienza europea entrano in crisi. La Nazione si affaccia come coscienza, come volontà, come programma e col potente bisogno di affermare se stessa  eventuali antipatie tra nazioni, vedi l’antifrancesismo italiano e tedesco. Il problema è il rapporto tra le Nazioni e l’Europa***, tra le parti e il tutto. Ma anche nel divampare delle passioni nazionali, tra 1790 e 1815 si rafforza una linea di pensiero filoeuropea (che poi sarà quella dei conservatori, dei restauratori) che rimpiange il passato bello e nobile della società degli spiriti voltairiana. Qualche esempio di entrambe le parti: ● Federico Novalis, Cristianità o Europa, 1799. Nov è estremamente ostile all’europeismo illuminista, perché è l’Europa cristiana quella che vorrebbe indietro, quella pre-Riforma che viveva sotto la guida del Papa senza grandi possessi terreni e con figure di riferimento che potevano dare protezione etc. “Un’infantile fiducia legava gli uomini ai loro messaggi”. Le barbarie e inclinazioni sbagliate dovevano piegarsi all’obbedienza e all’adorazione. Il Capo supremo, il Papa, si opponeva al temerario sviluppo scientifico e filosofico che avanzava a scapito del sentimento religioso. Inoltre il P redimeva ogni tipo di controversia tra i singoli principi (familia christiana di Schmitt). In seguito al disastro della Riforma (separazione dell’inseparabile, a i u t o) comincia l’Eu dei filosofi, che “nell’ingannevole sentimento della loro missione” distruggono tutto > guerre, guerre, guerre etc  Notare un atteggiamento che prelude a quello romantico, ovvero la rivalutazione del Medioevo. Polo opposto di Voltaire. ● Federico Schlegel, Philosophie der Geschicte, 1829. Sistemazione organica alla visione storica del Romanticismo cattolico, per cui Cristianesimo e medioevo trionfano. Sostanziale diversità tra la coscienza eu illuminista e quella romantica è quella *** di cui prima. Le vie sono divergenti: da una parte si può cercare di reagire contro la strapotenza napoleonica e il timore che, lasciando liberi gli Stati, si finisca per mettere sottosopra l’Europa intera  via dei conservatori  il tedesco Hereen scriverà la base dottrinale della Restaurazione capeggiata da Metternich (oltre gli interessi singoli uno più alto, comune, europeo). Piccola parentesi, Metternich schifava altamente il concetto di nazione e patria e l’idea di libertà. Dall’altra, abbracciare il progetto nazionale; ma la mancata convergenza delle due linee si concretizzò nel 30ennio seguente il Congresso di Vienna. Simbolo della conciliazione fu ● Giuseppe Mazzini. Maz poneva infatti la nazione in stretta relazione con l’umanità (eu) e la considerava non fine a se stessa ma mezzo, strumento necessario e nobilissimo per arrivare ad un’Europa più unita. ***Cosa manca per far funzionare questo rapporto? Il concetto di missione che possa armonizzare la nuova epoca, l’epoca sociale che succede a quella individuale  “ritemprare la nazionalità e metterla in armonia con l’’umanità”. Il concetto non era certo nuovo, anzi era motivo ben presente nella cultura europeista francese e tedesca. Oltre il Reno, Chabod ricorda ● Fredric Schiller Quali le ripercussioni della combo nazione + missione? Storicizzare i caratteri tipici dell’Europa, ricercare come si fossero evoluti attraverso i secoli – a differenza delle riflessioni dell’Illuminismo che aveva delineato una fisionomia europea morale statica, immobile senza perdersi se non raramente in digressioni storiche. La valutazione storica acquista un’importanza mai avuta prima. CAPITOLO VI Guizot, due opere. In l’Histoire generale de la civilisation en Europe vuole fare la storia della civiltà europea, della quale riconosce una certa unità dei diversi Stati che deriva da fatti press’a poco simili, nonostante le diversità di tempo luogo e circostanze. Nell’opera riprende pienamente motivi europeistici del Settecento, in particolare quelli morali e culturali di Voltaire. La civiltà che l’Ottocento accetta dal secolo precedente non si riassume nella storia di un singolo Stato; i suoi lineamenti sono sparsi  questo è nuovo, nell’’800, ma non perché prima si credesse il contrario, ma perché ci si chiede nel ‘700 come si sia giunti a tale civiltà. Se il punto di arrivo è unitario e tende un po’ a far scomparire le diversità nazionali, lo svolgimento storico è un’esaltazione della varietà che ha costruito l’unità. La civiltà europea può esistere perché sono esistite ed esistono molte civiltà nazionali. Guizot inoltre esalta la libera collaborazione dei popoli. Paragonando le civiltà antiche con l’Europa moderna ci si rende conto dell’uniformità delle prime rispetto alla varietà della seconda. Le prime “sembrano emanate da un sono fatto, una sola idea; si direbbe che la società ha appartenuto ad un principio unico che l’ha dominata (…)” e all’interno d queste ogni conflitto si risolve con la schiacciante vittoria di una parte > semplicità del mondo antico e la rapida decadenza anche delle più rigogliose civiltà + > tirannia tipica delle civiltà antiche. L’Eu medievale e moderna è invece varia, perché “vi coesistono tutte le forme, i princìpi, di organizzazione sociale (…) vi sono infiniti gradi di libertà, nella ricchezza, nella influenza. Queste forze diverse sono fra loro in uno stato di lotta continua, senza che nessuna eiesca a soffocare le altre ed a prendere da sola possesso della società”, ovvero offre esempi di tutti i sistemi che malgrado tutto hanno una certa somiglianza di fondo, che contrastandosi si limitano e si modificano. “Mai un’idea è portata alle estreme conseguenze (…) Mai quella imperturbabile audacia, quell’accecamento della logica che rifulgono nelle civiltà antiche.” > maggiore ricchezza, continuo progresso > Eu moderna madre della libertà, ovvero dell’impossibilità di una forza di soffocare le altre. Dal ‘700 l’esaltazione dell’Eu e il ripudio della tirannia, l’esaltazione del progresso contro l’immobilità. Ma Guizot pone da un lato l’Eu medievale e moderna, dall’altro l’Oriente E le civiltà antiche (insieme Romani e Greci). Il principio della tirannide secondo G abbraccia tutto il mondo antico, Grecia e Roma comprese + il Med è l’inizio della civiltà europea (stacco dall’Illum.)  rivalutazione, comprensione e simpatia nei confronti del sentimento religioso > l’eu, per il G calvinista, è l’Europa cristiana. Nel quadro europeo, qualche nazione ha partecipato più delle altre alla costruzione della civiltà e meglio rappresenta il carattere generale europeo  la missione di una nazione; nel Mazzini è un “dovere” dello Stato verso l’unità, ma facilmente può trasformarsi in primato sugli altri. Di fatti le rivendicazioni sono molte e portano in grembo pericolosi semi per il futuro. Per G il primato è in mano alla Francia perché in lei meglio delle altre nazioni convivono in armonia due motivi, quello (1) dello sviluppo della condizione sociale (e tecnologica) e quello (2) dello sviluppo della condizione intellettuale. Riprende questi motivi nella Histoire de la civilisation en France, mentre nell’Histoire precedente si rifaceva più alla descrizione illuminista del genio francese, legato alla socievolezza, l’esprit de société. In ogni caso, nell’’800 l’unità non annulla la varietà, almeno per Guizot, e il senso unitario può accordarsi con l’amore per la patria. Sul piano storico, G individua tre periodi della storia d’Europa: 1. Periodo delle origini, della formazione, V-XII secolo in cui gli elementi costitutivi della nostra società si liberano dal caos. 2. Periodo dei tentativi, XII-XVI secolo in cui gli elementi si scontrano senza trovare equilibrio 3. Periodo dello sviluppo, dal XVI secolo in cui la società ha preso forma definitiva e cammina verso uno scopo unitario. Riappare la distinzione Asia immobile/Eu in progresso > in Asia ha trionfato una sola casta, in Eu si succedono una serie di vittorie non definitive. Differenze col ‘700: 1. in Montesquieu la tirannide classica, violenta, è causa dell’immobilità della società; per Guizot la tirannide come dominio esclusivo di un gruppo è effetto del prevalere di quella sola casta. 2. Guizot introduzione nell’esaltazione all’Europa il principio di legittimità politica (la forza sta all’origini di tutti i poteri politici, ma nella società eu nessun potere accetta queste origini perché ricerca il titolo della legittimità  clima della Restaurazione) 3. Guizot congiunge libertà politica e libertà religiosa < singolare sviluppo parallelo della società religiosa e di quella civile (pag 187-88)  accostamento a cui nessun illuminista avrebbe mai pensato. Addirittura, Gu riconosce che la società civile ha camminato sul sentiero tracciato da quella religiosa.
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