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Storia dell'impero bizantino fino alla caduta di Costantinopoli, Sbobinature di Storia Medievale

Storia bizantina fino alla conquista di Costantinopoli

Tipologia: Sbobinature

2019/2020

Caricato il 31/03/2020

g.atzori29
g.atzori29 🇮🇹

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Scarica Storia dell'impero bizantino fino alla caduta di Costantinopoli e più Sbobinature in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! L’età​ di Giustiniano Giustiniano I (527-565) La missione di Giustiniano era quella di riconquistare i territori appartenuti all’impero romano. Nella penisola italiana era forte la presenza germanica dei goti a governare il territorio. Giustiniano riprese i rapporti ecclesiastici con Roma, dopo la rottura con il monofisismo di Anastasio I, che erano una premessa necessaria per l’attuazione dei piani politici in Occidente. Giustiniano figlio di un contadino della zona balcanica divenne lo spirito più raffinato e colto del secolo,mettendo in risalto la cultura presente nella capitale bizantina. Sul piano militare si affido a Belisario (e in seguito a Narsete),sul piano giuridico a Triboniano, un suo fedele collaboratore che riordinò tutto il patrimonio giuridico (Corpus Iuris Civilis), ma fu Giustiniano l’ispiratore di queste grandi opere rese possibili dai suoi collaboratori. Nel 533 Belisario sbarcò in Africa con un piccolo esercito di circa diciotto mila uomini, abbatté il regno vandalo in brevissimo tempo. Sconfitto duramente presso Decimo e Tricarico,il re dei Vandali Gelimero dovette sottomettersi. Nel 534 Belisario entrò a Costantinopoli come trionfatore. In seguito alla vittoria contro I vandali seguiranno guerriglie contro le tribù locali mauritane che si opposero fino al 548 al dominio bizantino. Nel 535 intraprese la guerra contro l’impero ostrogoto, che sembrò in un primo momento una guerra facile. Mentre l’armata bizantina entrava in Dalmazia,Belisario occupava la Sicilia e marciava sulla penisola italiana;l’una dopo l’altra caddero Napoli e Roma. A questo punto cominciò una lotta difficile: a Roma dovette sostenere un lungo assedio e solo con uno sforzo enorme riusci ad aprirsi un passaggio verso nord per attaccare Ravenna, che riuscirà ad occupare sconfiggendo Vitige,che portò prigioniero a Costantinopoli(540). Tuttavia, sotto la guida di Totila, gli ostrogoti si riscossero e cominciarono una lotta accanita in tutta Italia contro l’invasore bizantino. Gli ostrogoti provarono a convincere Belisario offrendogli la corona d’imperatore d’occidente,la faccenda non si concluse,Belisario fu richiamato e al suo posto fu mandato Narsete,geniale stratega e scaltro diplomatico che dopo una lunga lotta riuscì a spezzare la resistenza eliminando sia Totila nel 552 a Gualdo, sia il suo successore Teia in una battaglia vicino al Vesuvio. Nel 555 i territori giacevano ai piedi dell’imperatore d’oriente. Giustiniano riuscì a conquistare anche un pezzo della Spagna sud orientale intervenendo nelle contese dei signori locali : fece sbarcare un’armata nel 554 occupandola di fatto. Giustiniano era riuscito a conquistare buona parte dell’impero romano,riuscendo anche a controllare il mediterraneo. Tuttavia queste guerre in occidente lasciarono il fronte orientale scoperto. Si optò quindi per venire a patti con l’impero persiano nel 532 che però infranse l’accordo nel 540 prendendo la Siria. I persiani devastarono l’Armenia e si impadronirono del territorio di Lazika sulla costa orientale del Mar Nero. Nella regione Balcanica le popolazioni slave, alleate con I bulgari continuavano azioni di razzia e saccheggio. Giustiniano aveva costruito ottime fortificazioni militari ma a poco servirono visto che non c’erano i sufficienti uomini per difendere quei territori. Oltre alle guerre l’imperatore dovette fare i conti con sommosse popolari nella capitale: la più violenta fu quella scoppiata nell’ippodromo nel 532 dove addirittura I rivoltosi proclamarono imperatore un nipote di Anastasio I,misero a ferro e fuoco la città,dando fuoco ai palazzi del potere. Giustiniano vedeva la partita già persa e voleva tentare la fuga per salvarsi,ma la moglie Teodora lo trattenne. Narsete cercò di dividere le fazioni e radunò i negoziati dentro l’ippodromo,dove arrivò Belisario con truppe fedeli all’imperatore spazzando via i rivoltosi, venne fatta una carneficina che riportò l’ordine in città e mise al sicuro il trono di Giustiniano. L’imperatore sviluppò un’intensa attività nella politica economica e diede un notevole impulso alle attività commerciali e industriali. Naturale punto d’incontro dei traffici commerciali tra Asia e Europa,Costantinopoli dominava il commercio tra I due continenti. L’opera più grande e duratura dell’epoca di Giustiniano fu la codificazione del diritto romano. Sotto la direzione di Triboniano l’opera venne compiuta in un tempo sostanzialmente breve. Ne nacque il “Corpus Iuris Civilis” destinato a restare alla base di tutta la legislazione bizantina e a influenzare tutta la produzione dei secoli a venire. Vengono messi per iscritto 4 enormi parti: - Il Codex(codice) composto da 12 libri, costituiti da fogli di pergamena rilegati. Conteneva tutte le leggi emanate dagli imperatori a partire da Adriano che vennero selezionate in base alla loro validità e integrate con quelle di Giustiniano -Digestum, composto da 50 libri,è una collezione di pareri e sentenze dei giudici( A contro B).Tutti I casi sono regolati dal parere del giudice ed è considerata legge -Institutiones,i principi fondamentali del diritto romano;es. Come funzionavano i testamenti,contratti agrari etc.. -Novellae costitutiones, sono scritte sia in latino che in greco ed emanate da Giustiniano. Giustiniano muore nel 565 e le sue conquiste furono perse nei decenni successivi. La crisi del XI secolo Il periodo di pace si stava concludendo e nuovi nemici si schieravano contro l’impero: dall’oriente I Turchi Selgiuchidi,e in occidente I normanni. Dalla Russia arrivava una tribù nomade dei Peceneghi che, dopo alcuni saccheggi riuscirono a stabilirsi nel territorio dell’impero con il benestare di Costantinopoli. I Peceneghi continuarono tuttavia a saccheggiare. La cosa portò a diverse battaglie in diverse delle quali l’esercito imperiale fu sconfitto. Venne spesso trattata la pace che comportarono svariate donazioni a queste popolazioni. Nell’ultimo anno di Costantino IX si ha lo scisma tra le chiese. Le due chiese (quella occidentale e quella orientale) si erano sviluppate in modo troppo diverso. Ad oriente, dopo l’annessione della Russia al patriarcato di Costantinopoli si aveva un sentimento fortemente anti-romano. Scoppiò un conflitto anche per merito del cardinale Umberto anti-bizantino. Ci fu la lotta continua tra Michele Cerulario(oriente) e il cardinale Umberto. Nell’Italia meridionale serviva una coesione delle due parti per arginare I normanni ma non si riuscì a trovare un accordo. Il conflitto era dovuto alle vecchie questioni che già avevano diviso le coscienze ai tempi di Fozio: la dottrina occidentale della duplice processione dello spirito santo, del digiuno del sabato e del divieto di matrimoni per I preti (celibato). Cerulario pose in primo piano le differenze liturgiche,il patriarca bizantino era appoggiato anche dalle chiese ortodosse dell’oriente e dei paesi slavi,seguirono i patriarchi di Ocrida (Grecia) e Antiochia. Nel 1054 I legati papali deposero sull’altare di Santa Sofia una bolla di scomunica contro Cerulario e i suoi seguaci. Il patriarca dalla sua aveva popolo e l’appoggio della chiesa d’oriente. Riuscì a ottenere anche l’appoggio dell’imperatore, convocò un sinodo e restitui il favore scomunicando I legati romani. Costantino IX morì nel 11 gennaio 1055. Dopo la sua morte prenderà il potere Teodora che morirà nel 1056 ponendo cosi fine alla gloriosa dinastia macedone. Sul punto di morte Teodora nominò un funzionario di nome Michele. La sua ascesa al trono rappresentò un vero trionfo del partito civile : furono ricoperti di onorificenze i senatori. Invece una deputazione di strateghi del partito militare capeggiata da Isacco Comneno e Catacalone Cecaumeno,venne bruscamente respinta. Facendo infuriare il comando militare che nominò Isacco Comneno imperatore nel 1057,giunse con la sua armata a Nicea,si scontro con l’esercito imperiale che fu sconfitto,quindi Michele VI dovette scendere a compromessi nominandolo Cesare,si sollevò anche un altra protesta contro di lui, fu costretto ad abdicare e farsi monaco,cosi nel 1 settembre 1057 Isacco Comneno entra a Costantinopoli e riceve la corona imperiale dal patriarca. Con l’ascesa al trono di Isacco Comneno si ebbe un rafforzamento militare. Vinse contro I bulgari e limitò la tribù dei Peceneghi. Isacco ricorse alla confisca dei beni e espropri anche nei territori della chiesa,questo portò ad un aspro conflitto con Michele Cerulario,patriarca della capitale. Caddero ambedue le parti: l’imperatore aveva più strumenti ma il patriarca aveva il popolo dalla sua,infatti quando lasciò Costantinopoli per visitare un monastero fu catturato dalle guardie imperiali e portato in esilio (1058),si convocò un sinodo ma in una città di provincia per annunciare la sentenza che lo deponeva ,ma Michele Cerulario morì durante il sinodo. In seguito fu eletto patriarca Costantino Licude. L’imperatore capì che il patriarca ormai defunto e fatto martire era diventato uno strumento molto pericoloso e il popolo era vicino alla rivolta. Per questo nel 1059 depose la porpora e si ritirò a vita monacale. Il successore fu Costantino Ducas amico del patriarca e del consigliere dell’imperatore Psello. Rappresentava l’aristocrazia civile della capitale. Fece largo uso del sistema dell’appalto nella riscossione delle imposte e introdusse la compravendita nelle cariche dell’amministrazione finanziaria centrale,l’esercito fu trascurato e I suoi effettivi ridotti al minimo storico. In Italia meridionale I Normanni capeggiati da Roberto il Guiscardo conseguivano un successo dopo l’altro. Gli Ungari occuparono un’importante fortezza danubiana di Belgrado (1064). Ai Peceneghi si allearono le affini tribù degli Uzi e così apparve una nuova formidabile minaccia,nell’autunno del 1064 entrarono nella penisola balcanica facendo una strage. I territori bulgari,la macedonia, la Tracia e perfino la Grecia vennero devastate dai barbari invasori. In oriente i Turchi Selgiuchidi eliminarono la presenza araba e sottomisero il territorio persiano,conquistando poi Baghdad. Conquistarono con facilità I territori confinanti all’impero portandosi al confine e saccheggiarono nel 1067 Cesarea in Asia Minore. La morte di Costantino X Ducas aveva lasciato il potere nelle mani della moglie Eudocia che doveva esercitare la reggenza in nome dei suoi giovani figli. Di fatto governava Psello e il cesare Giovanni Ducas, viste le numerose sconfitte si rafforzò il fronte dell’opposizione che trovò appoggio anche nella chiesa. L’imperatrice si sposò con Romano Diogene che il 1 gennaio 1068 salì al trono. Romano Diogene IV era un generale capace e coraggioso che si era distinto nelle guerre contro i Peceneghi,intraprese subito la lotta contro I turchi, radunando un esercito mercenario. Le prime due campagne del 1068 e 1069 furono abbastanza fortunate ma la terza si concluse con una terribile sconfitta dovuta anche al tradimento di Andronico Ducas, nel 1071 l’esercito imperiale mercenario numericamente superiore ma indisciplinato fu sconfitto dalle truppe di Alp Arslan, lo stesso imperatore fatto prigioniero,mentre era prigioniero Romano Diogene concluse un trattato di pace secondo il quale avrebbe ottenuto la libertà in cambio di un tributo annuo. Nel frattempo però a Costantinopoli l’imperatore fu deposto e fu nominato al suo posto Michele VII (24 ottobre 1071). Quando Romano Diogene fece ritorno fu accolto come un nemico e scoppio la guerra civile. Romano si arrese in cambio dell’immunità personale ma appena arrivato a Costantinopoli gli vennero bruciati gli occhi con un ferro rovente. Morì poco dopo per le ferite riportate nell’estate del 1072. A questo punto, morto Romano, I turchi non riconobbero più il trattato come valido e decisero di attaccare direttamente l’impero. Nel 1071 Bari caddè per mano normanna. L’imperatore si rivolse a Gregorio VII in cerca di un disperato aiuto. L’Asia minore divenne territorio dei turchi e iniziarono a scoppiare rivolte anche nell’area balcanica. Ai pericoli esterni si aggiunse anche la crisi economica a causa delle cattive riforme dell’imperatore, il quale si fece sopraffare da un energico Niceforitze che riuscì a spingere in secondo piano Psello e il cesare Giovanni. Le riforme però causarono altro malcontento nella popolazione. Sotto il regno di Michele VII Ducas non potevano mancare rivolte del partito militare. E’ significativo per la situazione dell’epoca il fatto che l’eroe di una queste rivolte fosse il capo dei mercenari normanni Urssel di Bailleul; suo candidato al trono fu il cesare Giovanni Ducas che egli proclamò antimperatore. Non meno significativo fu che l’impero bizantino chiese aiuto ai turchi, che catturarono Ursell Bailleul e lo diedero in cambio di denaro al generale imperiale Alessio Comneno, ma che venne liberato per combattere gli usurpatori. Quasi contemporaneamente due pretendenti si sollevarono dalle file dell’aristocrazia militare bizantina: l’uno in Asia Minore,l’altro nella penisola balcanica. Il dux di Durazzo, Niceforo Briennio, che aveva represso la rivolta slava nel 1072,era il massimo rappresentante dell’aristocrazia militare nella parte europea. Nel 1077 entrò come antimperatore ad Adrianopoli e con un’esercito si spinse fino alle mura di Costantinopoli. Lo stratega del tema Anatolikon, Niceforo Botaniate era a sua volta un tipico rappresentante dell’aristocrazia militare in Asia Minore. Il 7 Gennaiio 1078 si fece proclamare imperatore e dopo essersi assicurato l’appoggio di Sulaiman nipote del sultano Alp Arslan marciò contro Costantinopoli. Niceforo precedette il suo rivale europeo. Nel Marzo del 1078 Botaniate entrò a Nicea con il suo esercito ma scoppiò una rivolta nella capitale. Michele dovette deporre la corona. Il 24 Marzo fu proclamato imperatore a Costantinopoli. Per placare I Ducas sposo l’imperatrice Maria ,nonostante suo marito fosse ancora vivo. Il suo breve regno fu caratterizzato dal caos. In seguito riuscì a prendere il potere il giovane Alessio Comneno. L’alleanza di Botaniate con I turchi rese più facile la loro conquista in Asia Minore. Alessio Comneno sposò Irene Ducas. Riuscì ad entrare a Costantinopoli con un’alleanza con un esercito tedesco,dove in seguito al suo ingresso ci furono 3 giorni di saccheggi nella città. Il 4 Aprile 1081 Alessio Comneno divenne imperatore. La Quarta crociata e la spartizione dell’impero Papa Innocenzo III si fece promotore della quarta crociata: secondo il progetto del papa, Bisanzio non avrebbe dovuto essere abbattuta con la forza delle armi ma avrebbe dovuto essere sottoposta al seggio di San Pietro attraverso l’unione ecclesiastica e partecipare con la cristianità occidentale alla crociata. Oltre ad Innocenzo III che era il promotore ecclesiastico della crociata, al centro del nuovo movimento c’era la figura del doge Enrico Dandolo,che controllava ogni minimo dettaglio, il cui intento era guidare l’esercito crociato contro la capitale bizantina. La sua ambizione era l’egemonia veneziana in oriente che sarebbe stata possibile solo distruggendo l’impero bizantino. Il doge colse l’occasione al volo di partecipare alla crociata. Nel 867 l’imperatore Michele III fu assassinato e al suo posto salì al trono il suo carnefice, Basilio I di Macedonia (867-886). Basilio tolse le cariche a tutti coloro che avevano alte cariche sotto Michele, quindi Fozio fu esiliato e venne reintegrato Ignazio I. Fozio fu mandato in un monastero sul Bosforo in Crimea. Nel 877 Ignazio I mori e Basilio allora nominò Fozio visto che era molto apprezzato nella capitale,Papa Giovanni VIII approvò la nomina. Fozio con il concilio di Costantinopoli dell’879-880 revocò le decisioni prese da Ignazio I nel concilio dell’869, e riaprì i punti di controversia dottrinale e teologica con Roma. Il papa scomunicò Fozio ma non ebbe alcun effetto tranne che rimarcare la divisione tra le due chiese. Nel 886 con il nuovo imperatore Fozio fu deposto con accuse prive di fondamento. Fu fatto segregare in un monastero in Armenia dove morirà nel 893. L’età di Eraclio Eraclio divenne imperatore nel 5 ottobre del 610, dopo essere entrato a Costantinopoli come trionfatore liberandola dal regime terroristico di Foca che fu ucciso. L’impero era debole a livello economico,e questo non rese più possibile arruolare mercenari per mancanza di fondi. Le province centrali dell’impero erano occupate dai nemici,la penisola balcanica era occupata dagli Avari e dagli Slavi, e i Persiani si erano insediati nel cuore dell’Asia minore. Costantinopoli riuscì a trovare in se stessa la forza per un profondo rinnovamento sociale, politico e culturale. Eraclio per un periodo pensò di trasferire la capitale a Cartagine per preparare la controffensiva,ma il malcontento della popolazione e la ferma opposizione del patriarca fecero cambiare idea all’imperatore. Gli Slavi e gli Avari assediarono anche la Grecia conquistandone la parte centrale e anche l’isola di Creta. Intorno al 614 fu distrutta Salona il centro amministrativo bizantino in Dalmazia,mettendo fine alla dominazione bizantina, caddero anche città importanti nell’interno come Belgrado (Singiduno).Le roccaforti bizantine che resistettero furono: Tessalonica, e le città nella costa adriatica più la capitale (Costantinopoli). Gli Slavi occupavano in massa la penisola balcanica, riusciranno a occupare anche la Grecia per due secoli ma a poco a poco il governo bizantino riprese l’autorità nella zona. Nel 611 l’impero persiano avanzava,ci fu una controffensiva bizantina in Armenia e in Siria ma fallì miseramente. Nel 613 l’armata bizantina subì una pesantissima sconfitta ad Antiochia, a questo seguì una rapida avanzata persiana su tutti i fronti,si diressero verso sud occupando Damasco,contemporaneamente I persiani conquistavano l’Armenia. Nel 614 riuscirono ad occupare Gerusalemme, il che rappresentò un duro colpo per I cristiani. I persiani bruciarono la chiesa del santo sepolcro fatta costruire da Costantino. Questi avvenimenti ebbero un effetto demoralizzante sui bizantini. Nel 619 l’impero bizantino perse pure l’Egitto, una delle province più ricche. Eraclio cercò di riorganizzare l’esercito dando terreni alle truppe che sarebbero diventati ereditari,dietro l’obbligo del servizio militare,organizzandolo in Temi. L’organizzazione dei Temi costituì il fondamento per la formazione di un forte esercito locale e rese l’impero indipendente dal costoso arruolamento dei mercenari,in seguito conferirà parte dei fondi anche ai contadini per obbligarli a combattere. Nella lotta tra Bizantini e Persiani negli anni venti del VII secolo si manifesta un totale capovolgimento andando cosi a premiare la riforma sull’esercito di Eraclio. La qualità della riforma si manifesta nei numerosi successi ottenuti. Anche la chiesa contribuì in modo economico mettendo a disposizione dell’impero le ricchezze del papato per la guerra contro i persiani e perfino Eraclio scese in battaglia a capo di un esercito, lasciando la città al patriarca e provocando anche qualche protesta dei suoi consiglieri. Nel 619 Eraclio aveva concluso una pace con il Khan degli Avari, al prezzo di gravosi tributi. Il 5 Aprile 622, il lunedì di Pasqua lasciò la capitale e giunto in Asia Minore passo tutta l’estate ad addestrare le truppe,l’imperatore aveva studiato una nuova tattica militare per la vittoria,attribui grossa importanza agli arcieri a cavallo. A settembre parti la spedizione contro i Persiani riuscendo ad aprirsi la strada verso l’Armenia dove i persiani furono costretti alla ritirata ma si arrivò in seguito allo scontro che vide un importante vittoria bizantina,liberando cosi l’Asia Minore dai Persiani. L’imperatore tornò a Costantinopoli per trattare nuovamente con gli Avari ,che si erano fatti minacciosi, consegnando loro un tributo maggiorato. Nel 623 riprese la guerra con I Persiani,distrusse alcune città nemiche in Armenia e poi passò a sud e si diresse a Gandza, residenza di Ardashir,il primo dei sassanidi, e uno dei più importanti centri religiosi persiani. Khursraw fu costretto a scappare dalla città che fu conquistata dai bizantini. Per l’inverno si ritirò oltre l’Araxes e qui prese contatto con tribù locali di cristiani che rafforzarono il loro esercito. Nel 625 ci fu una guerra di logoramento che nonostante qualche vittoria bizantina non portò a niente. Nel 626 I Persiani passano al contrattacco provando a prendere Costantinopoli che era minacciata anche dagli Avari. Il 27 Luglio gli Avari assediarono la città per terra e per mare ma il patriarca Sergio riuscì a tenere alto il morale della popolazione mentre la guarnigione bizantina resisteva. La superiorità navale bizantina fu schiacciante e il 10 Agosto sconfissero la flotta degli Avari,superato il momento difficile I bizantini passarono all’offensiva. Eraclio strinse accordi con I Cazari che combatterono contro I persiani nelle regioni caucasiche,nel 627 Eraclio avanzò verso il cuore dell’impero persiano. A dicembre a Ninive si svolse la battaglia decisiva che vide vincitore Eraclio. Nel 628 l’imperatore persiano fu ucciso e lo sostituì suo figlio che firmò la pace con I bizantini. Con questo accordo Costantinopoli riprendeva possesso dell’Armenia,la Mesopotamia romana,la Siria,la Palestina e l’Egitto. Dopo sei anni Eraclio fu accolto come un eroe al ritorno in patria. Nel 630 si recò a Gerusalemme dove ebbe luogo la restituzione della santa croce che era stata riconquistata ai persiani,ponendo di fatto fine alla prima guerra religiosa dell’era cristiana. Gli Avari subirono lotte interne che ne ridimensionò fortemente il potere. L’età di Eraclio rappresenta nella storia bizantina una svolta non solo nella vita politica ma anche in quella culturale. Con Eraclio si chiude la fase romana e si apre la fase bizantina nel vero senso della parola. La completa grecizzazione e la forte clericalizzazione di tutta la vita pubblica danno una nuova fisionomia a tutto lo stato. Nel primo periodo bizantino la lingua latina resisteva nella vita pubblica,si arrivò al bilinguismo tra governo e popolo,la lingua per l’amministrazione pubblica e esercito era il latino che il popolo non comprendeva, Eraclio pose fine a questo mettendo la lingua greca come lingua ufficiale dell’impero. Eraclio rinuncio ai titoli romani e secondo la denominazione greca prese il titolo di Basileus che divenne cosi il titolo degli imperatori. Eraclio concesse questo titolo a suo figlio Herakelios Neos Kostantinos rendendolo anche co-reggente e più tardi anche al suo secondo figlio. La riconquista delle province orientali pose il problema del monofisismo. Il patriarca Sergio aveva capito la gravità del problema e si era prodigato di ristabilire l’ordine religioso. I suoi tentativi trovarono appoggio nella dottrina sorta in Oriente,dall’unità dell’energia in Cristo,secondo la quale alle due nature di Cristo corrisponderebbe un’unica forza agente. Questa posizione sembrava poter costruire un ponte per I monofisiti,il patriarca aderì a questa dottrina e anche Eraclio fece lo stesso. Si riuscì a trovare molti accordi con I monofisiti tranne in Siria e in Egitto dove venne usata la forza. Il patriarca di Gerusalemme nel 634 attacco duramente questa dottrina accusando di aver falsificato il dogma di Calcedonia. Nel 634 si faceva strada nei resti dell’impero persiano una nuova potenza militare,l’impero arabo,nel 639 e 640 riuscirono a sottrarre ai bizantini la Mesopotamia e l’Armenia. Eraclio vedeva tutte le sue conquiste cadere per mano araba,questo causo molto dispiacere all’imperatore che viveva anche problemi familiari gravi dove I figli si contendevano il trono. Eraclio morirà l’11 Febbraio del 641,amareggiato per le liti familiari e per l’odio che il popolo nutriva verso la sua seconda moglie.(odio scaturito dal fatto che fosse la nipote e si riteneva incestuoso come rapporto). Cosa significa Porfirogenito? Porfirogenito era un titolo onorifico dal significato letterale di “ nato nella porpora” conferito al figlio o alla figlia dell’imperatore regnante dell’impero bizantino. La prima attestazione dell’utilizzo del termine risale all’846. La condizione primaria per ottenere questo titolo, era il luogo di nascita che doveva essere la Porphyra, cioè la camera di porpora situata in un’ala del Grande Palazzo di Costantinopoli, situata in una terrazza che si affacciava sul Mar di Marmara e sul Bosforo. L’altra condizione per ottenere il rango di Porfirogenito era lo status paterno di Basileus, che doveva essere sposato con l’imperatrice consacrata come Basilissa. Il colore porpora, tratto dalla lavorazione di un piccolo mollusco con cui colorare la stoffa, era riservato alle vesti imperiali: solo i sovrani e i loro familiari potevano indossarle. Anche le imperatrici bizantine ricevettero questo appellativo ,tra I casi più celebri quello di Zoe e Teodora. Origini e sviluppo del sistema Tematico rapporti con Roma. Tuttavia tra l’imperatore e i legati papali si era creata una discordanza per quanto riguarda la questione della condanna di Fozio. Per Roma, la decisione era già stata presa dal Papa, mentre per l’imperatore doveva essere riesposta al sinodo da lui diretto nel 869-870 e dichiarando che la decisione spettava a lui. Il concilio fu riaperto tre giorni dopo, li fu sottoposta la questione se la Chiesa bulgara dovesse appartenere a Roma o a Costantinopoli. La Chiesa bulgara riconosceva la sovranità del patriarcato di Costantinopoli, ma otteneva una certa autonomia. Con questo fatto però Basilio perse le basi all’amicizia con Roma ma d’altra parte, riguadagnava la Bulgaria. Basilio è stato importante anche per aver condotto l’opera di evangelizzazione dei popoli slavi della parte occidentale della penisola balcanica. La sua politica interna permise di ridurre la disoccupazione, fu l’opera di codificazione legale a garantirgli il titolo di “secondo Giustiniano “,infatti fece redigere i Basilika, sessanta libri contenenti la dottrina giuridica e l’intero corpus di norme vigenti, perché i testi erano scritti in latino, una lingua che ormai nessuno parlava in oriente. I Basilika erano stati redatti da Leone 6 e comprendeva o anche le sue leggi imperiali. L’Adriatico era minacciato dagli arabi dell’Italia meridionale. Nell’867 la flotta araba pose sotto assedio la città di Dubrovnik, ma il sostegno dei bizantini, costrinse gli arabi alla ritirata. In questo periodo, fu anche fondato il tema dalmato, che comprendeva le isole e le città bizantine della Dalmazia, l’influenza bizantina nei Balcani si vide rinforzata e permise una rapida diffusione del cristianesimo presso le tribù slave. Basilio 1 intervenne in Italia meridionale, cercando un’alleanza con Ludovico 2 e con Roma. Nell’871, Ludovico occupò Bari, ma bisanzio non ottenne nulla. Nell’872 Basilio sconfisse nella battaglia di Batthys Ryax gli eretici pauliciani, alleati degli arabi. Altrettanto rilevanti furono i suoi successi in occidente. Alleatosi con Ludovico 2 il Giovane, inviò una flotta di 139 vascello che prima ripulì L’Adriatico dalla pirateria musulmana ed in seguito, nell’876,riuscì a conquistare l’emirato di Bari, negli anni seguenti inviò una spedizione militare nell’Italia meridionale, che sotto la guida di Niceforo Foca, si concluse nell’886 con la conquista della Calabria e della Puglia, in Sicilia, il dominio bizantino s’indeboli’ ulteriormente per la perdita di Siracusa caduta in mano araba nel 878. Dal momento che con o senza Fozio si entrò in conflitto con Roma, nell’875 lo fece tornare a Costantinopoli e quando Ignazio morì, Fozio tornò sul trono patriarcale e riconosciuto da Roma e la sua condanna venne revocata. Il primo cambiamento di governo, Fozio cadde e dopo la morte di Costantino i diritti erano passati a leone che condivise il trono con suo fratello. La legislazione di Leone 6 rappresenta la conclusione di un importante processo storico, che riunisce tutto il potere dello Stato nelle mani del l’imperatore e affida tutte le questioni statali alla cura dell’apparato dei funzionari imperiali, la burocratizzazione della vita dello stato giunge al suo pieno sviluppo. Il senato perse anche l’importanza di cui godeva nel 7 e 8 secolo. A differenza delle leggi dei suoi predecessori, l’imperatore non può né revocare, né modificare le decisioni dei concili della Chiesa, quindi cresce anche la potenza della Chiesa ortodossa. In conseguenza della progressiva suddivisione dei grandi temi originari in unità più piccole e dell’introduzione dell’ordinamento dei temi in altre regioni, il numero dei temi fu molto accresciuto e si ottenne una notevole semplificazione nell’amministrazione civile delle province. Dal momento che i temi del 9 secolo erano poco più grandi delle vecchie province, il proconsolato dei temi si fuse con il governo delle province, venne abolito anche l’ufficio di proconsole di tema e scomparve l’ultimo residuo dell’ordinamento dioclezianeo-costantiniano. All’inizio del 10 secolo c’erano i temi degli opsiciani, bucellari, ottima ti, Anatolia, tracia…, in Europa Macedonia, tessalonica ellade… I titoli più importanti erano quelli di Caesar, nobilissimus e kuropalates, poi vengono le zoste patrikia. Gli eunuchi, ricoprivano le cariche di parakoimomenos, uno dei più intimi confidenti dell’imperatore. Tra i funzionari dell’amministrazione centrale dello stato emerge soprattutto l’eparca di Costantinopoli. Il logotete del dromo è colui che dirige la politica dello stato. I tagmata della capitale si compone vano di soldati di professione e gli strateghi erano alla testa dei temi in qualità di capi dell’amministrazione locale. Tra gli strateghi è significativo che abbiano il rango più elevato i comandanti dei temi dell’asia minore che possiedono un rango superiore a quello degli strateghi di Macedonia e tracia. Tutta la vita economica della capitale bizantina era sottoposta al controllo dell’eparca di Costantinopoli. A differenza del periodo di tardo-romano, l’appartenenza alla corporazione non è più ereditaria, non c’è più l’organizzazione forzata dei cittadini nelle corporazioni, l’ingresso di esse è subordinato a certe condizioni e al controllo delle necessarie capacità. Questo significa un rafforzamento del controllo da parte dello stato. Per assicurare che la città sia provvista dei viveri necessari, il governo prescrive la quantità delle merci da acquistare, controlla la loro qualità e stabilisce il prezzo di acquisto e di vendita. L’organizzazione corporativa bizantina favoriva in minor misura gli interessi del produttore. Il governo nomina i capi delle corporazioni e li sottopone ad appositi funzionari. Leone 6 appoggiava le ambizioni della nobiltà, la quale veniva facilitata nell’acquisto delle terre dei contadini e comportava l’accelerata del processo di lfeudalizzazione. Il suo regno si differenziò da quello del padre Basilio 1,perché non era più possibile limitarsi a lottare contro gli arabi. Dopo l’ascesa di Simeone di Bulgaria, scoppiò tra il regno di Bulgaria e Bisanzio una disputa che aveva uno sfondo di politica commerciale. Il diritto di monopolio per il commercio bulgaro fu conferito a due commercianti bizantini, che trasferirono il mercato bulgaro da Costantinopoli a Tessalonica e aumentarono i dazi, perciò Simeone sconfisse l’armata bizantina nell’894 e i bizantini chiesero aiuto agli ungari che devastarono la parte settentrionale del territorio bulgaro. Simeone concluse un armistizio con Bisanzio e si rivolse al popolo nomade dei peceneghi. Con il loro aiuto, riuscì a sconfiggere gli ungari e sconfisse i bizantini presso Bulgarophigon nell’896 e Bisanzio dovette versare tributi al regno bulgaro. Niceforo Foca assunse il comando della cilicia e sconfisse gli arabi presso adana. Nel 902 cadde taormina è venne distrutta la ricca città della Tessaglia, demetriade, mentre Tessalonica cadde 2 anni dopo. I bizantini non mollarono e anzi prepararono una flotta e nel 908 il logotete del dromos imerio conseguì una splendida vittoria sulla flotta araba nell’egeo per poi andare a invadere la costa siriana, tentò anche di riconquistare creta ma il tentativo fallì per colpa degli arabi. Dal momento che i bizantini ricevettero l’aiuto dei russi, il principe russo Oleg era riuscito a ottenere un trattato commerciale con Bisanzio ed ebbero anche il diritto di partecipare alle campagne militari dell’impero. Nel 912 morì Leone 6,il governo passò ad Alessandro zio di Costantino. Rifiutò di versare tributi alla Bulgaria e simeone ebbe il pretesto per ricominciare la guerra e subito dopo la guerra Alessandro morì. Unico rappresentante della dinastia macedone restava il settantenne Costantino. Simeone senza incontrare resistenza nel 913 era alle porte della capitale, il cui obiettivo era la corona imperiale romana e auspicava la creazione di un impero al posto di Bisanzio Una figlia di Simeone avrebbe dovuto sposare Costantino 7 e così facendo, simeone si trovava vicino al suo obiettivo e poteva promettere a Bisanzio una pace duratura. Tuttavia l’imperatrice Zoe tornò nel palazzo e prese il governo nelle proprie mani e il progetto del matrimonio bizantino-bulgaro venne respinto e le ostilità bulgaro – bizantine si riaprirono. Simeone devastò i territori di Durazzo e Tessalonica. Per quanto riguarda i bizantini, il passaggio dell’esercito all’aristocrazia era compiuto e alla testa della marina ci fu il drungarios Romano Lecapeno. L’esercito bizantino si trovò sconfitto da simeone nel mar nero. Quest’ultimo invase la Grecia settentrionale fino al golfo di Corinto nel 918. C’è da dire che l’imperatrice si trovò in una situazione in cui non aveva le forze per usare il pugno di ferro e il suo governo falli e si passò romano LECAPENO che ottenne il titolo di Caesar e divenne co-imperatore dell’imperatore Costantino 7. Simeone conquistò di nuovo Adrianopoli ma la sua situazione non cambiò. Simeone chiese l’aiuto degli arabi per togliere di mezzo romano per mare, ma l’imperatore fece desistere gli arabi con regali. La lotta bulgaro – bizantina trascinò anche gli altri paesi balcanica come in Serbia. In Serbia si scontrarono le influenze dell’impero bizantino e di quello bulgaro. Ora simeone ora romano lecapeno riuscivano ad assicurare ai loro protetti il trono serbo e a eliminare il protetto dell’avversario. L’esercito bulgaro in Serbia venne sconfitto e fu necessario mandarvi forze maggiori che permisero a simeone di avere la Serbia. Nell’invasione della Croazia l’armata di simeone subì la sua più grande sconfitta nel 926 e dovette cercare la pace con i croati e l’anno seguente morì. Suo figlio Pietro puntò subito alla pace con bisanzio, venne riconosciuto zar dei bulgari e ottenne la principessa Maria lecapeno e venne riconosciuto il patriarcato bulgaro. Ottenne anche il titolo di imperatore ma vincolato al solo territorio bulgaro quindi si andò a creare un rapporto di tranquillità tra bizantini e bulgari. In questo periodo abbiamo anche la diffusione dell’ordine religioso dei bogomiliti, che protestavano contro i potenti e i ricchi e questo avvenne in Bulgaria e Macedonia soprattutto. Romano lecapeno intanto divenne imperatore e Costantino 7 co-imperatore. Nel 927 ci fu una terribile carestia, che portò i contadini a cedere la loro terra ai grandi proprietari terrieri e questo fece scaturire una guerra tra i grandi proprietari terrieri e l’imperatore. Nel 934 romano lecapeno fece una legge secondo la quale obbligava i proprietari a cedere le terre ai contadini. Nel 942 i bizantini riconquistatono edessa che era in mano degli arabi. Nel 941 Costantinopoli fu attaccata nuovamente come i suoi predecessori la via della riunificazione delle Chiese: nel 1437 lasciò la patria e partì per Ferrara e Firenze, dove, convocato un concilio, venne proclamata dopo aspri dibattiti l’unione ecclesiastica. In realtà, le decisioni conciliari non vennero attuate, e l’unione provocò soltanto lotte intestine e inimicizie. Dopo la morte di Giovanni VIII (31 ottobre 1448) ascese al trono il despota Costantino XI Dragazes, che comunque non riuscì a salvare l’impero dall’inevitabile crollo. Alla morte di Murad II salì al sultanato il figlio Maometto II, e il suo primo obiettivo fu proprio quello di eliminare Costantinopoli, ultimo corpo estraneo ostacolante l’unità dell’impero ottomano. Nei primi giorni di aprile del 1453 il sultano radunò un possente esercito sotto le mura della città, e il 7 aprile iniziò l’assedio vero e proprio; l’eroica tenacia bizantina e la solidità delle fortificazioni permisero alla città un lungo assedio, ma il 29 maggio la città cadde infine in mano ottomana; Costantino XI combattè fino alla morte. Maometto II entrò trionfalmente a Costantinopoli, che divenne la capitale dell’impero ottomano. Cosa pensava Anna Comnena dei crociati A quanto apprendiamo dall’​Alessiade ​della principessa bizantina Anna Comnena, figlia dell’imperatore Alessio I Comneno, l’arrivo dei crociati era stato ben preparato da quest’ultimo. Gli occidentali sono chiamati “celti” e a loro viene affibbiata una fama di violenza, instabilità e mutevolezza di carattere, essi “si mostrano sempre a bocca spalancata davanti alle ricchezze” e annullano i trattati di pace per motivi futili. I sacerdoti latini poi, confrontati con quelli di rito greco, assieme alle sacre specie imbracciano la spada e mirano “al sangue e alla strage”. Bisanzio e Venezia 1082​-​1171 Il periodo che va dalla morte di Basilio 2 all’ascesa al trono di Alessio Comneno, era caratterizzato dal crollo del sistema su cui l’impero si era basato. Sia dal punto di vista strategico che da quello commerciale l’egemonia passò alle città marinare italiane. Alessio Comneno affrontava il duro compito di salvare l’impero anche dagli attacchi di Normanni, Peceneghi e Selgiuchidi. L’obiettivo finale dei Normanni era la corona di bisanzio. Alessio 1 si trovava senza forze militari sufficienti e senza denaro, d’altra parte si assicurò l’aiuto di Gregorio 7, Enrico 4 e di Venezia, l’aiuto di quest’ultima fu decisivo perché Venezia era molto più forte da un punto di vista della flotta. Infatti, la città marinara, sconfisse la flotta normanna, facendo cessare l’assedio di Durazzo ma una vittoria di Roberto il Guiscardo sull’armata imperiale fece cadere la città in suo potere. I normanni penetrarono nel territorio dell’impero ma dovettero ritirarsi per una rivolta in Italia da partigiani dell’imperatore e i veneziani riconquistarono Durazzo nel 1082. I veneziani furono ripagati dell’aiuto dato con la libertà di commerciare in tutte le regioni dell’impero bizantino senza pagare dazio. L’imperatore bizantino dovette procedere a far guerra ai peceneghi i quali si erano alleati con i normanni. La situazione divenne critica perché ai peceneghi si alleo’ l’emiro di smirne e Costantinopoli fu assediata nel 1090-1091. Anche stavolta l’aiuto per i bizantini giunse da fuori, dal popolo nomade dei cumani e i peceneghi furono completamente massacrati e riuscì a far istigare contro l’emiro, il genero di Quest’ultimo. Quando sembrava possibile la riconquista dell’asia minore, sopraggiunge il problema dei crociati, perché dall’occidente ci si aspettava i mercenari e non crociati, ma soprattutto perché i crociati alla fine attaccarono bisanzio con lo scopo di riunire le due chiese. A partire dalla fine del 1096, arrivarono a Costantinopoli Goffredo di Buglione, il conte Raimondo di Tolosa, Ugo di Vermandois, Roberto di Normandia, Roberto di Fiandra e il principe normanno Boemondo. Alessio 1 pretese che gli giurassero fedeltà e di ridarli le città conquistate che erano in precedenza bizantine e da parte sua prometteva di rifornire i crociati di viveri e di equipaggiamento militare. Nicea fu conquistata e data all’imperatore come da promessa e le sue truppe occuparono Smirne, Efeso e Sardi. La presa di Antiochia da parte di Baldovino pose fine all’accordo nel 1098 perché fondò un principato autonomo. Il principato normanno in Siria colpiva gli interessi dell’impero bizantino, ma Alessio fu facilitato dal fatto il principato normanno non andava bene neanche ai turchi e infatti riuscì a conquistare laodicea e altre città costiere fino a Tripoli. Boemondo non si diede per vinto e lasciò ad Antiochia tancredi per ritrovarsi a combattere contro i bizantini a Durazzo e stavolta furono i bizantini a vincere. Questa vittoria lungo la costa orientale dell’Adriatico rese possibile un rafforzamento della posizione bizantina sulla penisola balcanica ma un problema era dato dall’ungheria; problema risolto perché Alessio fece sposare il suo successore con la principessa ungherese. In conseguenza della distribuzione ampia dei titoli durante il dominio dell’aristocrazia burocratica, i titoli di Caesar, nobilissimus e kuropalates persero di valore, perciò l’imperatore creò nuovi titoli come quello di sebastokrator. La decadenza dell’esercito e la grave mancanza di denaro, infatti circolavano monete di basso valore. Questa situazione diede anche certi vantaggi al fisco, che emetteva denaro di basso conio ma pretendeva che i tributi venissero pagati in monete d’oro di alto valore ma l’impero fini’ con l’accettare anche monete di basso valore. All’inizio del 12 secolo l’appalto dei tributi è un fenomeno abituale e gli vengono affidate intere province e ai tributi in denaro si affiancavano obbligazioni in natura e corvees. Accanto alle truppe mercenarie, anche L’esercito propriamente bizantino divenne maggiore. L’organizzazione militare bizantina venne posta su basi feudali e il suo pilastro divenne la proprietà fondiaria della pronoia. La concessione in pronoia non era di proprietà del concessionario ma dello stato;i pronoiari a differenza degli stratioti provenivano dalla piccola nobiltà. Importante era anche il charisticum, il passaggio di monasteri ad amministratori laici e questo aveva lo scopo di promuovere lo sviluppo economico delle proprietà monacali, ora era l’imperatore stesso che dava in concessione le proprietà ecclesiastiche come fossero dei beni e a differenza dei beni in pronoia, i beni del charisticum non obbligavano il concessionario a nessuna funzione pubblico – giuridica, ma solo a consegnare allo stato un piccolo indennizzo. Il processo di feudalizzazione era favorito dal miglioramento interno dell’impero. Succedette al trono il figlio, Giovanni nel 1092 e nasceva la dinastia dei Comneni. Compito principale per lui era la lotta per il principato normanno di Antiochia. Giovanni 2 tentò invano di porre fine ai legami con Venezia perché peggioravano la situazione Marittima di bisanzio, ma la flotta veneziana aggredi’ le isole bizantine nel mar Egeo e l’imperatore fu costretto a ratificare con un nuovo trattato i privilegi veneziani (1126). Giovanni 2 sconfisse i peceneghi nel 1122 perché erano avanzati in tracia e Macedonia e fece una rivolta contro i serbi che dovettero riconoscere la sovranità di bisanzio, ma questi godevano del sostegno degli ungheresi. Questi nel 1128 guidati da Stefano 2 distrussero Belgrado ma la superiorità dei bizantini li costrinse alla pace. La campagna che l’imperatore portò avanti in cilicia ebbe esiti vincenti, caddero tarso e altre città. Dopo la cilicia nel 1137 Giovanni mise sotto assedio Antiochia, il suo principe Raimondo di Poitier giurò fedeltà all’imperatore. Contro la nuova potenza normanna in Italia, Giovanni concluse un accordo con lotario e poi con Corrado 3 a cui si aggiunse Pisa e in questo modo poté proseguire l’avanzata in oriente. Giovanni morì nel 1143 quando era deciso a intraprendere un’altra battaglia contro Antiochia e la corona passò a Manuele 1. Anche lui cercò di rafforzare l’alleanza con la Germania contro i normanni ma questo fu vanificato dalla seconda crociata a cui partecipò anche l’imperatore Corrado 3. Ruggero 2 attaccò i bizantini, conquistò Corfù, Corinto e tebe. Ma questo favori l’alleanza con Corrado e Venezia e Corfù venne riconquistato. Dall’altra parte Ruggero 2 appoggiò i serbi e gli ungheresi e ricevette l’appoggio del re di Francia Luigi 7 oltre che il papato. Dopo la sottomissione dei guelfi, Corrado 3 passò alla campagna italiana e morì e gli succedette Federico barbarossa. Federico si oppose alle rivendicazioni bizantine sull’Italia, d’altra parte le ostilità con gli ungheresi erano finite e sul trono di Kiev sedeva l’alleato di bisanzio. Nel 1155 Manuele mando’ una flotta ad Ancona e con l’aiuto dei vassallo normanni ribelli il territorio da Ancona a Taranto riconobbe la sovranità di bisanzio, però questo falli’ subito e tutte le potenze interessate all’italia si unirono contro l’imperatore. Il re normanno Guglielmo 1 sconfisse I bizantini a Brindisi e con la mediazione del Papa concluse una pace con Guglielmo. Nel frattempo Dalmazia, Croazia e la Bosnia passarono sotto il controllo bizantino nel 1167. L’annessione della Dalmazia pose fine alla comunione di interessi bizantino-veneziana nei confronti dell’ungheria. Manuele rafforzo’ il legame con le altre città marinare come Genova e Pisa. Nel 1171 scoppiò un conflitto con Venezia, tutti i veneziani dell’impero furono arrestati e Venezia attaccò la costa bizantina e saccheggio’ le isole di chio e lesbo e per 10 anni i rapporti con Venezia s’interruppero. Da Costantino VII a Basilio II Costantino 7 fece una legge nel 947, nella quale ordinava l’immediata restituzione senza indennizzo i tutte le proprietà contadine che i potenti che avessero acquistato in Bisanzio e i Normanni Le guerre bizantino-normanne vennero combattute tra il 1050 e il 1185, anno in cui fallì l’ultima invasione normanna dell’impero bizantino. Nel 1138 scoppiò una rivolta anti-bizantina in Puglia che nel 1040 assunse dimensioni preoccupanti al punto di compromettere i domini bizantini nel sud Italia. Il longobardo Arduino, governatore della città bizantina di Melfi, contatto’ i normanni e invitandoli a invadere la Puglia per costruirsi un dominio personale. Conscio della minaccia normanna, il catapano Michele doceano la abbandonò per affrontare i normanni, ma L’esercito bizantino subì tre sconfitte, che permisero ai normanni di consolidare le loro conquiste. I normanni erano disposti a diventare vassalli dell’impero in cambio del riconoscimento delle loro conquiste, ma bisanzio rifiutò e con Giorgio maniace passò alla controffensiva. Maniace sbarco’ a Taranto e riuni’ le sue forze a disposizione, mentre i normanni si accordarono con il figlio di melo, argiro, chiedendogli di diventare loro capo e con l’aiuto dei Normanni di Aversa e Melfi sconfissero le forze di maniace a Taranto. Nel frattempo a Costantinopoli diveniva imperatore Costantino 9 monomaco, il quale richiamo’ maniace cercando di giungere a un compromesso con i ribelli guidati da argiro. Dei messi imperiali proposero a argiro di passare dalla parte dell’impero con i suoi mercenari normanni, questi accettò e in cambio ottenne un titolo di corte bizantino. La sottomissione di argiro era giunta troppo tardi perché pochi normanni restarono a lui fedeli, mentre la maggior parte nominò un altro capo, mantennero le loro conquiste in Puglia e invasero la terra d’otranto e Lecce. Nel 1047 ottennero il riconoscimento da parte dell’imperatore Enrico 3 delle conquiste e attaccarono la Calabria bizantina. Nel 1050 i bizantini decisero di rimandare in Italia argiro, stavolta col titolo di duca d’italia, Calabria, Sicilia e paflagonia. Argiro ebbe l’incarico di combattere i normanni cercando di corromperli oprovocando discordi tra di loro, ma questi tentativi non ebbero successo e allora i bizantini chiesero aiuto a papa leone 9. Sia le forze bizantine che imperiali-pontifice furono sconfitte dai normanni a civitate nel 1053 e il papa veniva fatto prigioniero dei Normanni e i normanni intanto, s’impadronirono di Taranto e otranto nel 1056. Roberto il Guiscardo invase la Calabria bizantina nel 1059. Nel 1060 Costantino 10 ducas inviò nuove truppe nella penisola, queste riconquistarono brindisi, Taranto, Oria, otranto e Melfi, ma arrivarono dalla Sicilia, truppe normanni che sconfissero i bizantini presso brindisi e tutte le città furono recuperate. Ribellioni scoppiate nella Puglia normanna distolsero i normanni dalla conquista delle residue fortezze bizantine in Puglia ma i bizantini non ne seppero approfittare del tutto, perché va comunque considerato che i bizantini recuperarono brindisi, Taranto e otranto. Nel 1068 Roberto il Guiscardo mise in assedio Bari e solo dopo tre anni cadde e anche brindisi, sancendo la fine del dominio bizantino in Italia. I normanni approfittarono ancora della crisi bizantina e occuparono la Grecia nel 1080. In questo caso si dimostrò utile l’aiuto navale di Venezia, perché i bizantini di Alessio Comneno inflissero una prima sconfitta ai normanni, anche se questi espugnarono Durazzo e attraversarono l’epiro, la Macedonia è la tessaglia. Una rivolta scoppiata in Italia grazie anche agli intrighi di bisanzio costrinse Roberto a tornare in Italia, affidando il comando delle operazioni militari in Grecia al figlio Boemondo ;questi non era all’altezza e le forze bizantine lo sconfissero, mentre Venezia recuperava Durazzo. La morte di Guiscardo nel 1085, combinata con una vittoria bizantina e con l’aiuto veneziano e i bizantini riconquistarono I Balcani. Boemondo preparò una controffensiva, invadendo i Balcani, ma stavolta l’impero bizantino lo sconfisse e nel 1108 decise di diventare vassallo dell’impero. Con la morte di Giovanni Comneno, il principato normanno di Antiochia si ribello’ ai bizantini, aggredendo Cipro e invadendo la cilicia. Manuele 1 Comneno tentò di recuperare l’italia cercando un’alleanza con l’imperatore tedesco contro i normanni, ma l’intesa fallì. Nel 1155 Manuele mandò una flotta in Italia che riuscì a recuperare Ancona e la Puglia, ma questo provocò l’ostilità di Venezia e di Federico barbarossa, è quando il re normanno Guglielmo 1 passò alla controffensiva, inflisse una sconfitta presso brindisi alle truppe bizantine e cacciò i bizantini dalla penisola. Nel 1158,Manuele firmò un trattato di pace con Guglielmo 1 che portò al ritiro delle truppe bizantine dall’Italia. La seconda spedizione si prefisse di invadere Costantinopoli e l’incompetenza di andronico Comneno consenti’ ai normanni di dirigersi verso la capitale mettendo attaccando tessalonica. I Sotto il regno di Isacco Angelo, L’esercito condotto da Alessio brana riuscì a sconfiggere i normanni e la dinastia normanna scomparve con la presa al potere nel 1194 degli hohenstaufen e successivamente dagli Angiolini. L’Iconoclastia La grande crisi che si abbatté su Bisanzio nell’età della controversia iconoclastica, si preannuncia già durante il regno di Filippico Bardane,infatti aveva rinfocolato non solo le dispute cristologiche, ma aveva provocato anche una strana controversia sulle immagini, una lotta, che invero non colpiva ancora il culto delle immagini come tale, ma che comunque serviva del carattere simbolico dell’immagine come strumento della controversia, preannunciando quindi la grande lotta iconoclastica degli anni seguenti. Dopo Filippico seguì sul trono imperiale Artemio,nominato dopo una ribellione dell’esercito,in seguito prenderà il nome di Anastasio.La prima misura del nuovo imperatore fu la revoca delle disposizioni ispirate al monotelismo del suo predecessore,e il solenne riconoscimento del VI concilio ecumenico. La rappresentazione iconografica di questo concilio,che Filippico aveva fatto rimuovere, venne rimessa al suo posto,mentre le effigie ( immagini) di Filippico e del patriarca Sergio vennero distrutte. Leone III (717-741) prese il potere con una battaglia che fu vinta facilmente dai suoi uomini,questo portò Teodosio alla resa,finirà la sua vita in un convento.Leone III era lo stratega del Tema anatolico.Il primo problema fu la lotta contro gli arabi,riuscirà a difendere la capitale grazie alla flotta e al fuoco greco. Fece pubblicare un libro di diritto che segnò una svolta nella storia della codificazione giuridica bizantina. La controversia iconoclastica aprì un nuovo capitolo della storia bizantina. L’opposizione di Leone lll al culto delle immagini diede inizio alla crisi che segna della sua impronta questo periodo e che fa dell’impero il teatro di lotte intestine durate più di un secolo.Il fatto che essa abbia assunto la forma di una controversia sulle immagini è determinato dal particolare valore simbolico che i Bizantini attribuivano ad esse.Nella chiesa greca il culto delle immagini dei santi aveva raggiunto negli ultimi secoli,una sempre maggiore diffusione, ed era diventato una delle forme principali in cui si esprimeva la religiosità bizantina.Non mancavano nella stessa chiesa tendenze contrarie al culto delle immagini, in quanto sembrava che il cristianesimo, come religione puramente spirituale dovesse escluderlo. Questa opposizione era forte soprattutto nelle regioni orientali dell’impero, che da molto tempo erano terreno fertile di fermenti religiosi,in cui continuavano ad esistere considerevoli residui di monofisismo e si rafforzava la setta dei pauliciani, nemica di ogni culto ecclesiastico.La tendenza iconoclasta di Leone III venne attribuita dai suoi nemici,prima ebrei e poi musulmani.Gli arabi che da decenni percorrevano in lungo e largo l’Asia Minore portarono anche la loro influenza con la cultura e insieme a questa la loro caratteristica di rifiuto nei confronti della riproduzione delle sembianze umane. L’iconoclastia nasceva così nelle regioni orientali dell’impero, da un caratteristico incrocio di un’accezione rigorosamente spirituale della fede cristiana, con le dottrine di settari iconoclasti e le concezioni delle antiche eresie cristologiche. La lotta contro il culto iconico ebbe il suo primo annunzio nel regno degli Omayyadi, che già parecchi anni prima dei tumulti a Bisanzio avevano preso misure contrarie al culto delle immagini. Contemporaneamente si rafforzò la corrente anticonica nell’Asia Minore bizantina, dove si era formato un influente partito iconoclasta, ai vertici di questo partito stavano gli alti rappresentanti del clero dell’Asia Minore, il metropolita Tommaso di Claudiopoli e soprattutto il vescovo Costantino di Nacolea, il vero capo spirituale dell’iconoclastia bizantina, che i bizantini ortodossi chiamavano l’ << Eresiarca>>. Ora si associò al movimento iconoclasta anche Leone III, che proveniva egli stesso dalle zone di confine orientali. Nel 726 Leone III si pronunciò per la prima volta pubblicamente contro il culto delle immagini. Ciò fu dovuto alla pressione dei vescovi iconoclasti dell’Asia Minore, che poco prima si erano riuniti nella capitale, ma la spinta decisiva fu data da un terremoto che l’imperatore ritenne la furia divina contro il culto delle immagini. Si mise a fare discorsi alla popolazione per cercare di convincere il popolo,passò ai fatti e fece rimuovere da un suo ufficiale l’immagine di Cristo sopra la Porta Bronzea del palazzo imperiale.Il popolo reagì molto male uccidendo l’ufficiale dell’imperatore.Ci fu anche un insurrezione in Grecia, il tema Ellade nominò un antimperatore e mandò la sua opera perché morirà in battaglia. Nel periodo successivo ci fu un declino dell’iconoclastia che si concluderà con l’elezione del patriarca Tarasio nel 784, che revocò l iconoclastia con grande soddisfazione di Roma. Il 31 Luglio 786 si aprì il concilio nella chiesa dei Santi Apostoli a Costantinopoli, ma avvenne un fatto che mise in allarme l’imperatrice Irene, dei soldati iconoclasti entrarono con le spade durante l’assemblea,Irene mando i soldati Iconoclasti in Asia Minore con il pretesto di combattere gli arabi. Dalla Tracia arrivarono le truppe iconodule (a favore del culto delle immagini), affidandogli la difesa della capitale. Il concilio venne fatto a Nicea. Alla presenza di trecentocinquanta vescovi e un gran numero di monaci, sotto la presidenza del patriarca Tarasio, si tennero a Nicea, dal 24 Settembre al 13 Ottobre, in rapida successione ,sette sedute. Il concilio si trovava di fronte ad un grande problema, i vescovi avevano partecipato ad attività iconoclastiche, ma nei tre governi precedenti non ebbero molta scelta, con accorta moderazione il concilio riammise nella comunità della chiesa quelli che erano stati iconoclasti e che avevano ritratto l’eresia di fronte l’assemblea conciliare, i monaci non approvarono questo atteggiamento e rifiutarono ogni compromesso, questo portò ad una spaccatura tra chiesa bizantina e mondo monastico. Durante il concilio vennero letti alcuni passi della Bibbia a favore del culto delle immagini e la risoluzione dettagliata al sinodo del 754.Su questa base il concilio condannò l’iconoclastia come eresia e ordinò di distruggere gli scritti iconoclasti e restaurò il culto delle immagini. L’imperatrice Irene cercò di mantenere il potere facendo giurare l’esercito, ma il tema armeno si rifiutò facendo scoppiare rivolte in Asia Minore, proclamò unico imperatore Costantino VI nell’Ottobre del 790. Ma 7 anni dopo Irene riuscirà a prendere il potere facendo uccidere il figlio, diventando la prima donna a governare in modo pieno, con il titolo di basileus e non basilissa. Nel 813 salì al trono imperiale Leone V l’Armeno. Era un esponente dell’Asia minore caratterizzato dalla nobiltà militare e alla tendenza verso l’iconoclastia, i suoi modelli erano Leone III e Costantino V. Il suo programma era la restaurazione della potenza militare dell’impero e del movimento iconoclasta. Leone V approfittò del periodo di pace con i bulgari per far tornare l’iconoclastia. Incaricò il dotto Giovanni Grammatico, che era il capo del nuovo movimento iconoclastico, di raccogliere il materiale per la dimostrazione teologica delle tesi contrarie al culto delle immagini per l’imminente concilio iconoclastico. Il patriarca Niceforo si opponeva all’iconoclastia, quindi fu deposto. Fu eletto nel 815 Teodoto Melisseno. Dopo pasqua si aprì a Santa Sofia un sinodo dove si sconfesso il concilio di Nicea e si ritenne valido quello del 754 degli atti iconoclastici, si ordinò la distruzione delle immagini. Leone V fu ucciso durante la messa di Natale, al suo posto salì al trono Michele l’Amoriano. Michele II ( 820-829) era un rozzo soldato, le dispute religiose nel suo regno si placarono. Proibì ogni discussione sull’argomento, restando neutrale, nonostante fosse un iconoclasta evitò l’argomento per evitare altre divisioni e lotte interne. Nel suo regno ci fu una guerra civile causata da Tommaso, uno slavo dell’Asia Minore che si fece paladino di tutti i diritti, riunendo tutte le popolazioni orientali e caucasiche sotto la sua bandiera. Il movimento insurrezionale che si basava su antagonismi etnici e religiosi e sociali, conquistò gran parte dell’Asia Minore .Nel 821 ebbe inizio l’assedio di Costantinopoli,ma dopo un anno si ebbe la vittoria dell’imperatore, anche grazie all’aiuto dei bulgari. Tommaso in seguito cadde prigioniero dell’imperatore che lo torturo e lo fece uccidere. Alla morte di Michele II seguì Teofilo suo figlio (829-842). Durante il suo regno vi fu l’ultima ondata iconoclastica. Nel 837 il capo degli iconoclasti Giovanni Grammatico, salì sul seggio patriarcale ed iniziò una dura lotta contro i veneratori di icone, si allargò la lotta anche ai monaci, che subirono gravi danni come in passato. Alla morte di Teofilo nell’842 l’iconoclastia crollò, si concluse la grande crisi che si era espressa in questo movimento. Crisi VII Secolo L’impero bizantino all’ascesa di Eraclio si trovava impoverito e L’organizzazione militare, basata sul reclutamento dei mercenari, non funzionava più, perché mancava il denaro e le vecchie fonti d’entrata dell’esercito erano esaurite. Inoltre la penisola balcanica era occupata dagli avari e dagli slavi, mentre l’asia minore dai persiani. A poco a poco il governo bizantino riuscì a riprendere il controllo sulla Grecia e sugli altri territori costieri, e così queste regioni riuscirono a preservare o riacquistare il loro carattere greco, questo permetteva alla popolazione greca di riacquistare il predominio nei confronti degli slavi ; nei Balcani il potere di bisanzio non veniva più esercitato. I persiani furono cacciati da Cesarea nel 611,ma l’armata imperiale subì una grave sconfitta presso Antiochia per poi occupare Damasco e tarso e nel 614 cadde anche Gerusalemme. Nel 619 ebbe inizio la conquista dell’egitto da parte sempre dei persiani e con ciò, veniva messo in pericolo l’approvvigionamento di grano. Inizia con Eraclio l’ordinamento in temi di cui abbiamo già parlato. I bizantini, nel frattempo, avevano allestito un potente esercito e a questo contribuì l’appoggio della chiesa. Nel 619 Eraclio aveva concluso una pace con il Khan degli avari, al prezzo di gravosi tributi, quindi ora poteva trasferire truppe dall’Europa all’asia. L’importanza della cavalleria nell’esercito bizantino era cresciuta e con una corta misura riuscì ad aprirsi la via verso l’armenia. Lo scontro in Armenia vide la vittoria dei bizantini è con questo l’asia minore era liberata. I tributi agli avari erano aumentati e parenti stretti dell’imperatore vennero inviati al Khan come ostaggi. Intanto il sovrano persiano khusraw 1, non voleva saperne di trattato di pace e dopo aver inviato una lettera dove c’erano scritte blasfemia e Eraclio si diresse in Armenia, dvin venne distrutta. I persiani passarono alla controffensiva e nel 626 Costantinopoli si trovò di fronte al pericolo di un attacco contemporaneo dei persiani e degli avari. Shahrbaraz occupò la calcedonia è il Khan degli avari assedio’ la città, ma la superiorità navale di bisanzio fu determinante e le imbarcazioni slave vennero sconfitte dalla flotta bizantina. Shahrbaraz abbandonò calcedonia e si ritirò con le sue truppe in Siria. I bizantini strinsero un’alleanza con i cazari e combatterò o contro i persiani nelle regioni caucasiche e armene. L’armata persiana venne sconfitta a ninive e nel 628 veniva occupata anche la residenza di khusraw, la conseguenza di questa vittoria bizantina fu la restituzione di tutti i territori che una volta avevano appartenuto all’impero e cioè l’armenia, la Mesopotamia, la Siria, la Palestina e l’egitto. Gli slavi occidentali riuscirono a formare l’impero slavo a discapito degli avari e quindi con l’appoggio anche di bisanzio e così l’elemento etnico slavo ottenne un rafforzamento nella penisola balcanica. Con Eraclio si chiude la fase romana e si apre quella bizantina, infatti la lingua greca fu l’unica ad essere usata, inoltre i titoli romani furono sostituiti da quelli greci del basileus. Il successore designato veniva incoronato mentre l’imperatore era ancora vivo e in questo modo fu resa possibile l’ereditarieta’ della corona e la formazione delle dinastie. La riconquista delle province orientali pose di nuovo il problema del monofisismo, i tentativi del patriarca Sergio trovarono appoggio nella dottrina sorta in oriente, dall’unità dell’energia in Cristo, secondo la quale alle due nature di Cristo corrisponderebbe un’unica forza agente ed Eraclio aderi’ a questa dottrina. L’accordo con i monofisiti in Siria e in Egitto, si era potuto giungere solo con la forza. Sergio modifico’ la dottrina, dichiarando che in Cristo ci fosse una sola volontà e questo è alla base dell’egitto redatto da Sergio, che l’imperatore pubblicò col titolo di ekthesis nel 638 ma questa dottrina venne respinta da tutti. L’altra minaccia veniva dal nascente impero arabo. Dopo la morte di Maometto, gli arabi sconfissero l’impero persiano e conquistarono le province orientali dell’impero bizantino. Nel 636 gli arabi ottennero una vittoria sulle forze bizantine nella battaglia di jarmuk; nel 638 il califfo Omar conquistò Gerusalemme e un decennio dopo la Mesopotamia. Dopo la morte di Eraclio, successe eracleona che apri le trattative con gli invasori e concluse un trattato di pace che attribuiva loro l’egitto. Su ordine del senato fu deposto e il senato conferi’ il trono al figlio di Costantino 3; sotto la dinastia di Eraclio I senatori ebbero una funzione importante come consiglieri della corona e come suprema corte di giustizia. Gli arabi guidati dal generale amr, conquistarono la pentapoli e nel 643 presero la città di Tripoli. Il generale bizantino Manuele si diresse verso l’egitto e riconquisto’ Alessandria. Amr venne rimandato in Egitto e sconfisse presso nikiu l’armata di Manuele, mentre la popolazione copta di Alessandria si sottomise spontaneamente agli arabi dichiarando di preferire la dominazione araba. Nel 647 il governatore della Siria mu’awiya irruppe in Cappadocia e occupò Cesarea e fu il primo uomo di stati arabo a comprendere che la lotta con bisanzio dovesse essere condotta con una potente flotta. La flotta araba espugno’ la capitale di Cipro e il governo bizantino ottenne una tregua di 3 anni a prezzo del pagamento di grossi tributi. Nel 654 conquistarono Rodi e l’isola di coo. Già politica estera Bisanzio riuscì a riacquistare la sicurezza di un tempo, lo stesso non si può dire delle dinamiche interne: l’unione aveva provocato un profondo e ulteriore scisma da parte della fazione antilatina; non mancò la persecuzione e la divisione, anche dentro la stessa famiglia imperiale; Michele, costretto a cambiare ripetutamente la direzione ecclesiastica, rimase nella linea di sottomissione alla sede romana per salvaguardare l’impero, ma se durante i pontificati di Gregorio X e del successore Niccolò III questo gli convenne, l’ascesa di papa Martino IV, pedina dell’Angioino, lo catapultò in una situazione paradossale: il pontefice francese lo condannò come scismatico, lo dichiarò deposto e interdisse ai principi cristiani di avere rapporti diplomatici con Bisanzio. A questo punto, fallita completamente la politica unionista, Venezia prestò a Carlo la sua flotta e i sovrani balcanici si unirono in un fronte antibizantino. L‘Angiò non si era mai trovato così vicino alla sua meta, e sembrava la fine dell’impero bizantino; ma Michele, dopo alcune trattative con il re d’Aragona Pietro III aveva architettato una congiura per far cadere il regno di Sicilia: i Vespri siciliani. Lo sbarco di Pietro in Italia costrinse Carlo ad abbandonare definitivamente la conquista di Costantinopoli, e tutto questo grazie al genio diplomatico del primo Paleologo. Ma le risorse militari e finanziarie dell’impero si erano esaurite, e ciò provocò un violento contraccolpo: ha inizio la decadenza di Bisanzio senza alcuna speranza di ripresa. Alla morte di Michele VIII gli succede Andronico II: egli tentò saggiamente, con alcuni risultati, di aumentare le entrate ricorrendo a misure tributarie, aumentando le tasse e introducendone di nuove, e anche cercando di limitare le immunità dei grandi latifondisti. L’imperatore abiurò la politica unionista del padre, inaugurando una linea rigidamente ortodossa; e mentre lo Stato si disintegrava, il patriarcato di Costantinopoli restava il centro del mondo ortodosso: la Chiesa era l’elemento più stabile dell’impero bizantino. L’abbassamento del numero di soldati e di navi per motivi finanziari costrinse l’imperatore ad affidarsi a mercenari come quelli catalani, i quali si diedero poi al brigantaggio e tornarono nella regolarità solo con la conquista di Atene. Ma i modesti segni di miglioramento che parvero mostrarsi nel decennio successivo all’eliminazione della piaga catalana vennero annullati dalla guerra civile che scoppiò tra Andronico II e suo nipote Andronico III; quest’ultimo, il maggiore dei figli del co-imperatore Michele IX (figlio di Andronico II) era in un primo momento il prediletto dell’imperatore, ma la vita frivola che iniziò a condurre misero a dura prova la pazienza del vecchio e austero Andronico II: e l’uccisione erronea da parte del giovane Andronico del fratello Manuele per l’esito sfortunato di un’avventura amorosa fu la goccia che fece traboccare il vaso; Michele IX, già gravemente malato, morì a Tessalonica (12 ottobre 1320) e Andronico III perse i diritti di successione. Egli però aveva molti seguaci, e con la formazione di un esercito e con sapiente uso della demagogia riuscì a dividere l’impero e a ottenere la Tracia e alcune regioni della Macedonia. La pace non durò a lungo e nel 1322 scoppiò di nuovo la guerra civile; seguì un più lungo periodo di pace e nel 1325 Andronico III venne nominato co-imperatore del suo avo. Nel 1327 scoppiò per la terza volta la guerra aperta tra i due imperatori: il 24 maggio 1328 Andronico III entrò nella capitale, si impadronì del potere e costrinse all’abdicazione il nonno che, preso l’abito monacale, morì col nome di frate Antonio il 13 febbraio 1332. Al fianco del nuovo imperatore si affiancò Giovanni Cantacuzeno, il capo effettivo della ribellione negli ultimi anni. La fine della guerra civile segnò anche la fine delle promesse demagogiche, e sotto molti punti di vista si continuò la politica del governo che era stato abbattuto, e se da un lato la situazione finanziaria era ulteriormente peggiorata, più fortunata fu la riforma del sistema giudiziario. Nel 1329 i bizantini si mossero contro la potenza ottomana per liberare Nicea dall’assedio ma nell’impari lotta essi furono sconfitti, e gli ottomani nel 1331 riuscirono a conquistarla e con essa tutta l’Asia minore ancora rimasta sotto l’impero ad eccezione di alcune singole città come Filadelfia ed Eraclea. Ma i successi imperiali vennero raggiunti in Tessaglia e in Epiro, che non furono tanto una conseguenza della forza militare bizantina ma un risultato della decomposizione interna degli stati separatisti; ma la facile conquista non durò molto, e negli anni seguenti quei territori furono conquistati dalla pressione espansionistica della Serbia. Quando Andronico III morì improvvisamente il 15 giugno 1341, il figlio Giovanni V aveva appena nove anni; Giovanni Cantacuzeno avanzò le pretese della reggenza, ma contro di lui si formò una forte opposizione e questo generò una nuova guerra civile, peggiorata dalla frattura sociale e dalla crescente povertà che inasprì gli antagonismi. La guerra di classe raggiunse il massimo dei suoi eccessi a Tessalonica, dove la ricchezza più grande si mescolava con la più profonda miseria, ma la potenza della nobiltà era dappertutto disprezzata e la causa di Cantacuzeno, esponente dell’aristocrazia, sembrò perduta; ma lo raggiunse a questo punto la notizia che la Tessaglia lo riconosceva imperatore. Ma questo ruppe le relazioni dell’antimperatore con il sovrano serbo Stefano Dušan, che fece fidanzare il figlio Uroš con la sorella dell’imperatore legittimo Giovanni V (1343); ma questa alleanza non fu di grande utilità, e gli alleati di Cantacuzeno, comandati da Omur emiro di Aidīn, devastavano il territorio bizantino. Alla morte di Omur (1348) , l’antimperatore trovò nel sultano ottomano Orkhān un alleato ancora più potente. Sicuro della vittoria, Giovanni (VI) Cantacuzeno si fece incoronare imperatore ad Adrianopoli il 21 maggio 1346 dal patriarca di Costantinopoli; il 3 febbraio 1347 le porte della capitale gli si aprirono: si rinnovò l’incoronazione e Cantacuzeno prese in un certo senso il posto del defunto Andronico III, venne considerato suo fratello “spirituale”, “padre comune” di Giovanni V Paleologo e capo della famiglia regnante. Intanto, intorno alla persona dell’imperatore legittimo si schierarono fin dall’inizio tutti i nemici di Catnacuzeno, e crescendo lo stesso Giovanni V cominciò a ribellarsi al disconoscimento dei propri diritti; fornito di denaro veneziano, nel 1352 egli irruppe nel territorio di Adrianopoli governato da suo cognato Matteo Cantacuzeno e la stessa città aprì le porte all’imperatore legittimo. Ma Giovanni VI accorse con truppe turche e la situazione fu ristabilita. Ma il trionfo della dinastia dei Cantacuzeni non durò a lungo, e con il cambio di strategia degli alleati turchi che si insediarono stabilmente in territorio europeo, la popolazione fu presa dal panico e la posizione di Cantacuzeno era diventata insostenibile. Giovanni V si alleò con i Genovesi promettendo loro l’isola di Lesbo e nel novembre del 1354 i congiurati penetrarono a Costantinopoli e obbligarono Giovanni VI Cantacuzeno ad abdicare. Ma ormai l’impotenza dell’impero era più grave che mai, e con il crollo della sua forza finanziaria e la disgregazione dell’apparato amministrativo erano state eliminate le basi della sua esistenza. La vittoria ottomana sulla Marizza colpì profondamente anche Bisanzio, che pure non aveva partecipato alla battaglia ma cadde sotto la formale dipendenza turca, e si impegnò a pagare agli ottomani un tributo e il servizio di guerra, divenendo vassalli. Già nel 1373 l’imperatore Giovanni V adempì i suoi doveri accompagnando il sultano Murad I in una spedizione in Asia minore. Le lotte intestine alla famiglia imperiale e la lotta tra Venezia e Genova per il controllo dell’isola di Tenedo non aiutarono la già precaria situazione dell’impero; nel maggio del 1373 il figlio Andronico si accordò col figlio del sultano Saudzi Celebi e assieme provocarono una ribellione, subito placata e punita: Murad fece accecare il figlio, mentre Giovanni, più clemente, mitigò la menomazione e imprigionò lui e il figlio (Giovanni) privandoli dei diritti dinastici, nominando al contempo Manuele co-imperatore il 25 settembre 1373. Questo turbamento venne abilmente sfruttato dai Genovesi, che aiutarono Andronico a fuggire e ad assediare Costantinopoli che venne espugnata anche con il supporto turco; egli consegnò Gallipoli ai turchi e Tenedo ai Genovesi, ma l’isola rimase fedele a Giovanni V e fu occupata dai Veneziani. L’imperatore deposto riuscì a rioccupare il trono perduto, anche lui con l’approvazione turca: ormai tutto dipendeva dall’influenza delle potenze estere, e Bisanzio era soltanto una posta in gioco nello scacchiere politico di Venezia, Genova e dell’impero ottomano. Giovanni V e Andronico erano le pedine rispettivamente dei veneziani e dei genovesi, ma l’elemento decisivo fu alla fine la volontà del sultano: il ritorno di Giovanni e Manuele fu condizionato dal rinnovato impegno a prestare aiuto militare e versare tributi ai turchi. Oltretutto, egli dovette riconoscere Andronico (IV) e suo figlio Giovanni (VII) come legittimi eredi al trono; questo significò una retrocessione di Manuele e creò nuovi dissapori nella famiglia imperiale. Nel novembre 1382 quel che restava dell’impero bizantino fu diviso in vari principati: Costantinopoli a Giovanni V, le città sul Mar di Marmara ad Andronico IV, Tessalonica a Manuele, la Morea al terzogenito dell’imperatore, Teodoro I; quest’ultimo dovette poi riconoscere la sovranità del sultano divenendo un ubbidiente vassallo. Nella capitale la situazione peggiorò sempre più: Andronico prese di nuovo le armi, ma Giovanni V riuscì a respingere l’attacco. Andronico morì subito dopo, nel giugno 1385. Le aggressioni ottomane divennero sempre più ardite: nel 1387, dopo un assedio di tre anni, Tessalonica si dovette arrendere ai turchi, ma Manuele l’abbandonò poco prima della sua caduta. Murad morì nella battaglia del Kosovo (15 giugno 1389), vinta comunque dai turchi; il nuovo sultano Bayazid, figlio di Murad, aumentò la pressione su Costantinopoli, servendosi di Giovanni VII che il 14 aprile 1390 si impadronì della capitale. Tuttavia Manuele, fuggito da Tessalonica, preparò la riscossa e il 17 settembre 1390 riuscì a riportare suo padre e mentre i nemici attaccavano da tutte le parti: Normanni, Peceneghi, Selgiuchidi. Alessio I dovette intraprendere una lotta contro i Normanni, intenzionati ad ottenere la corona imperiale, e si assicurò l’aiuto di Venezia; nel 1081 Roberto il Guiscardo ottenne Durazzo e riuscì ad aprirsi una via per Costantinopoli. Ma già nella primavera del 1082 il re normanno dovette tornare in Italia, e i veneziani riconquistarono Durazzo. Il Guiscardo morì all’inizio del 1085, liberando Bisanzio dal pericolo normanno, ma Venezia fece pagare caro l’aiuto dato: il doge ottenne per sé e i suoi successori il titolo di ​protosebastos​, con un adeguato onorario annuo, il patriarca di Grado quello di hypertimos​, la chiesa di Venezia un omaggio annuo di venti libbre d’oro, ma soprattutto d’ora in poi i veneziani poterono commerciare liberamente in tutte le regioni imperiali, compresa la capitale, senza dover pagare alcun dazio. Eliminato il pericolo normanno, Alessio I dovette scendere in guerra contro i Peceneghi, alleati con Tsacha, emiro di Smirne, che avanzò la sua flotta contro Costantinopoli; assediata per terra e per mare, la capitale visse un inverno (1090-1091) di miseria e angoscia, e l’imperatore si rivolse all’aiuto dei Cumani, popolo bellicoso della Russia meridionale: il 29 aprile 1091, ai piedi del monte Levunion, Bizantini e Cumani massacrarono completamente i Peceneghi; Tsacha liberò la capitale dall’assedio. Nel momento in cui Alessio I avrebbe potuto dedicarsi alla riconquista dell’Asia minore, l’arrivo dei crociati mandò a monte tutti i piani e pose l’impero di fronte a molteplici e nuove difficoltà. Fin dall’inizio, i fratelli occidentali diretti verso gli infedeli in Terrasanta vennero ricevuti con la più profonda diffidenza; a Costantinopoli si riunì il fior fiore della cavalleria cattolica: Goffredo di Buglione, Raimondo di Tolosa, Ugo di Vermandois, Roberto di Normandia, Roberto di Fiandra, Boemondo (figlio di Roberto il Guiscardo). Alessio I pretese dai crociati il giuramento di fedeltà al modo occidentale e la restituzione all’impero di tutte le città che gli fossero appartenute in precedenza; da parte sua l’imperatore promise di rifornire i crociati di viveri e di equipaggiamento militare. Il primo successo fu la presa di Nicea (giugno 1097), riconsegnata secondo gli accordi all’impero e subito rifornita di milizie imperiali, che occuparono anche Smirne, Efeso e Sardi, ristabilendo il dominio bizantino sull’Asia minore occidentale. L’intesa tra i crociati e l’imperatore durò fino all’arrivo ad Antiochia, e la presa di questa città divise l’alleanza pure tra gli stessi principi occidentali: ivi Boemondo si stabilì fondando un principato indipendente, e gli altri crociati continuarono verso Gerusalemme. Rimase fedele all’imperatore Raimondo che restituì all’impero alcune città della costa siriana. Se l’imperatore potè rassegnarsi alla fondazione del neonato regno di Gerusalemme (5 luglio 1099), non così potè fare con l’insediamento di Boemondo ad Antiochia, che colpiva direttamente gli interessi vitali dell’impero bizantino. Nel 1101 Boemondo venne catturato dall’emiro Malik Ghāzī, ma pur successivamente liberato dovette rendersi conto di non essere abbastanza forte per sostenere due guerre contemporaneamente contro Bizantini e Turchi. Tornò in Occidente e nel 1107 riprese il programma militare sbarcando a Durazzo, ma la lotta si concluse con la vittoria bizantina e la completa sottomissione di Boemondo, promettendo fedeltà all’imperatore che gli lasciò il principato di Antiochia a titolo di feudo imperiale. Dopo una serie ininterrotta di guerre durata quasi quattro decenni, Alessio I era riuscito a ristabilire la potenza dell’impero bizantino: non solo allargò i confini, ma rafforzò anche la struttura interna e restaurò la forza militare. Procedette anche ad una riforma dei titoli di corte, che col passare del tempo avevano subito una svalutazione: creò il titolo di ​sebastokrator ​per il fratello Isacco, e dalla combinazione dei singoli titoli e attributi viene ottenuta una serie di titoli sempre più alti (​sebastos​, ​protosebastos, panhypersebastos; nobilissimos, protonobilissimos, protonobilissimohypertatos ​e così via). Il regno di Alessio Comneno portò all’approfondimento del processo di feudalizzazione, che divenne un pilastro della nuova struttura statale, al quale processo contribuì anche il contatto con l’Occidente. In un primo momento, Alessio I aveva nominato come suo successore Costantino Ducas, ma alla nascita del primogenito Giovanni (1092) l’imperatore trasferì a lui il diritto di successione: era il passo decisivo per la formazione della dinastia Comnena. Alla morte di Alessio (1018), gli successe dunque il figlio Giovanni II Comneno, sovrano in cui l’astuta prudenza si accoppiava ad un’energia sicura, rettitudine e nobiltà di spirito. Compito principale fu per lui la lotta contro il principato di Antiochia, legato al problema della Sicilia normanna. Il ritorno dei Peceneghi fu risolto subito nel 1122, liberando definitivamente l’impero da questa piaga. Volendo poi l’imperatore tagliare i legami che univano l’impero a Venezia, la flotta veneziana aggredì le isole bizantine del mar Egeo, e perciò Giovanni II fu costretto a ratificare un nuovo contratto che confermava i privilegi (1126). La campagna che Giovanni II intraprese nella primavera del 1137 in Cilicia contro l’Armenia minore fu una marcia trionfale: la via per la Siria era libera e già nell’agosto dello stesso anno Antiochia fu assediata e conquistata; Raimondo di Poitiers giurò fedeltà all’imperatore. Sembrò che Giovanni ebbe l’intenzione di portare l’impero fino in Palestina, ma la sua morte (8 aprile 1143), dovuta ad una freccia avvelenata durante una battuta di caccia, pose fine a questi piani. La corona passò al suo quarto e ultimo figlio, Manuele I Comneno, che si rivelò un sovrano brillante, versatile e dotato, generale nato e guerriero coraggioso, diplomatico geniale e uomo di stato dai progetti ambiziosi. Come sotto Giovanni, così anche sotto Manuele il contrasto normanno-bizantino venne posto in primo piano, che si spostò dal fronte dell’Asia minore a quello italiano. L’alleanza antinormanna con la Germania venne vanificata dall’inizio della seconda crociata, che apparve all’imperatore filo-occidentale altrettanto inopportuna quanto in passato era apparsa al suo avo; compì ogni sforzo per trasportare i crociati in Asia minore quanto prima possibile e pretese anch’egli (come già fece il padre) il giuramento di fedeltà e la consegna dei territori che sarebbero stati conquistati, ma la spedizione finì ingloriosamente. Gli stati europei si divisero in due blocchi: da una parte Bisanzio, la Germania e Venezia; dall’altra i Normanni, i Guelfi, la Francia, l’Ungheria e la Serbia. Con il nuovo re di Germania Federico I Barbarossa (1152), Manuele non riuscì a giungere ad una vera intesa, poiché l’idea imperiale era la base degli impegni politici di entrambi e ambedue rivendicavano per sé la sovranità e l’eredità di Roma. Nel 1155 Manuele mandò una flotta ad Ancona, e con l’aiuto dei vassalli normanni ribelli i plenipotenziari bizantini riuscirono in brevissimo tempo a conquistare le più importanti città della Puglia: tutto il territorio da Ancona a Taranto riconobbe la sovranità dell’imperatore bizantino, la restaurazione dell’impero romano sembrò nuovamente possibile. Ma la campagna vittoriosa provocò l’aperta inimicizia del Barbarossa e anche Venezia, alleata dei Bizantini, si sentì minacciata e perciò abbandonò l’alleanza con Costantinopoli; Guglielmo I re dei Normanni passò subito alla controffensiva, inflisse una dura sconfitta a Bisanzio presso Brindisi (1156) e ben presto riprese il controllo sul territorio conquistato; Manuele, che ora vedeva in Federico I il suo principale nemico, stipulò un trattato di pace con Guglielmo I. Tuttavia, l’imperatore bizantino riuscì a conseguire successi significativi nei confronti dell’Oriente: nel 1159 entrò trionfalmente ad Antiochia e gli stati latini, minacciati dai Turchi, vedevano il lui il loro protettore. Cercando di rafforzare il legame con le città marinare italiane (1169 alleanza con Genova e 1170 con Pisa), i rapporti con Venezia si fecero più tesi e nel 1171 scoppiò un aspro conflitto: il 12 marzo, in un solo giorno, tutti i Veneziani in tutto l’impero vennero arrestati e i loro beni confiscati; la risposta di Venezia non si fece attendere: una forte flotta attaccò la costa bizantina e saccheggiò Chio e Lesbo; per ben dieci anni i rapporti bizantino-veneziani restarono interrotti. Il naufragio dell’influenza in Occidente e il disastro della battaglia di Miriocefalon (1176) contro i Turchi scosse profondamente il prestigio dell’imperatore bizantino: la politica di Manuele era fallita in ogni suo aspetto; i sacrifici richiesti dalle grandi campagne militari e dalle continue guerre andavano oltre le forze e i mezzi dell’impero bizantino, ed esaurirono le sue forze economiche e militari. Le debolezze dello Stato apparvero con tutta la loro chiarezza quando, dopo la morte di Manuele, salì sul trono suo figlio dodicenne Alessio II Comneno, e l’imperatrice madre Maria di Antiochia assunse la reggenza. La politica latinofila della reggente fece crescere il risentimento sia nella popolazione e sia tra la famiglia imperiale; più volte gli esponenti della dinastia Comnena tentarono il colpo di stato, ma tutti i tentativi fallirono, poiché l’opposizione mancava di un capo. Il ruolo decisivo venne svolto dal sessantenne Andronico Comneno, un cugino di Manuele, che allora risiedeva nel Ponto come governatore; di carattere coraggioso, di educazione brillante, di vivo ingegno e valoroso sul campo di battaglia, era l’unico che osasse opporsi apertamente all’ormai defunto Manuele. Essendo nemico dell’aristocrazia feudale e un deciso avversario della politica filo-occidentale, ora che si trattò di abbattere la reggenza latinofila tutti gli sguardi si rivolsero a lui. Nel viaggio dal Ponto a Costantinopoli non trovò alcuna resistenza, e nel momento in cui il ​megas dux ​Andronico Contostefano passò dalla sua parte, la causa della reggenza era perduta; nella capitale scoppiò la rivolta, il protosebastos ​Alessio Comneno (nipote di Manuele) venne gettato in prigione e accecato, l’odio antilatino si scaricò in un tremendo bagno di sangue contro tutti gli Occidentali ivi residenti (maggio 1182): tra il giubilo della popolazione, Andronico fece il
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