Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Storia dell'Impero Ottomano - Riassunto, Sintesi del corso di Storia dell'Europa Orientale

Riassunti di Storia tratti da appunti del docente e Il divano di Istanbul di Alessandro Barbero ORIGINI E SULTANATO DI RUM L’ASCESA DELL’IMPERO OTTOMANO L’INVASIONE DI TAMERLANO LA CONQUISTA DI COSTANTINOPOLI Perché l'Impero Ottomano durò così tanto? Punti di forza: Forza militare, giannizzeri, sistema del Timar, Millet Conseguenze dell’affermarsi dell’Impero Ottomano sull’Italia e le Repubbliche Marinare Guerra di Cipro Questione d'Oriente Cause della decadenza dell'Impero Ottomano

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

In vendita dal 27/01/2021

Lisa.Consalvo
Lisa.Consalvo 🇮🇹

4.5

(6)

10 documenti

1 / 19

Toggle sidebar

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Storia dell'Impero Ottomano - Riassunto e più Sintesi del corso in PDF di Storia dell'Europa Orientale solo su Docsity! L’IMPERO OTTOMANO Stato turco musulmano durato dal 1300 ca. al 1922. «Ottomano» deriva dal turco osmanlï «appartenente a Osman», dal nome di Osman I Ghazi, fondatore della dinastia ottomana e dello Stato. Nel suo momento di massima estensione comprese la Penisola Balcanica, Costantinopoli e due terzi del territorio dell’islam (restarono indipendenti dagli ottomani la Persia, l’Afghanistan, l’India settentrionale, il Turkestan e il Marocco). L’impero ottomano sottrasse per lungo tempo parte dell’Europa orientale e dell’Africa settentrionale all’influenza della civiltà europea. L’impero ottomano fu fondato dalla dinastia turca che portava questo nome; noi in italiano lo chiamiamo spesso impero turco, ma in realtà la sua storia non si può ridurre alla storia dei turchi, che pure erano il popolo dominante. Si trattava di un impero multietnico e multireligioso, che occupava uno spazio politico immenso. ORIGINI E SULTANATO DI RUM L’impero ottomano è considerato come lo Stato successore e continuatore di quello turco- musulmano dei Selgiuchidi, che dominò in gran parte dell’Anatolia nei secoli XI-XIII. Prima del IX secolo, orde di Turchi attraversarono il Volga fino alle steppe del Mar Nero. Si trattava di un insieme di tribù nomadi che probabilmente non avevano nessuna coscienza comune, ma condividevano la lingua. Originariamente, la Casa dei Selgiuchidi era un ramo dei Turchi Oghuz Qinik che nel IX secolo viveva alla periferia del mondo Musulmano, a nord del Mar Caspio e del Lago d'Aral. Nel X secolo i Selgiuchidi migrarono dalle loro antiche terre verso la Persia, che era parte dell’Impero arabo, ormai debole e fragile, e si spostarono progressivamente verso ovest. Entrarono in contatto con l’Islam e vi si convertirono. Dopo la metà dell’XI secolo si affacciarono in Anatolia, quella che oggi chiamiamo Turchia, ma in realtà era parte dell’impero bizantino, e quindi un tempo parte dell’Impero Romano; i turchi chiameranno sempre Rum l’Anatolia. Il primo sultano selgiuchide che prende il potere in quella zona e crea uno stato turco indipendente (Impero selgiuchide) assume il titolo di sultano di Rum. Per qualche anno turchi e bizantini si scontrarono sulla frontiera, ma i selgiuchidi alla fine prevalsero. Nel 1071 ci fu una grande battaglia a Manzikert, in cui il sultano turco Alp Arslan, che vuol dire «leone valoroso», sconfisse l’imperatore d’Oriente, il basileus romano Diogene. Grazie a quella vittoria i turchi avanzarono in Anatolia senza più incontrare opposizione e nel giro di pochi anni la conquistarono quasi tutta, fino ad arrivare alle sponde dell’Egeo. Questa sconfitta suscitò grande allarme, non soltanto nell’Oriente cristiano ortodosso ma anche nell’Occidente cattolico. Il basileus di Costantinopoli, Alessio I Comneno, preoccupato della perdita dell'Anatolia, cuore della potenza del suo impero, aveva invocato soccorso dai cristiani latini d'Occidente. La notizia che i cristiani d’Oriente sono aggrediti da questi nuovi barbari provenienti dalle steppe asiatiche suscita grande commozione in Occidente ed è uno dei motivi per cui viene inventata l’idea di crociata. Il loro scopo non sarà soltanto di andare a conquistare Gerusalemme e il Santo Sepolcro, ma anche di aiutare l’impero bizantino contro i turchi. Nel 1096 papa Urbano II proclamò una grande crociata contro i musulmani per la liberazione della Terrasanta e della Cristianità orientale. I nemici dei crociati, quelli che le canzoni di gesta recuperando un termine dell’antichità classica chiamano saraceni, sono in realtà essenzialmente turchi. La prima crociata (1096-1099) fu la prima di una serie di spedizioni che tentarono di conquistare la Terra Santa, invocata da papa Urbano II nel corso di un'omelia tenuta durante il concilio di Clermont nel 1095. La crociata ufficiale condotta da molti principi europei venne preceduta da una crociata popolare non ufficiale, detta «dei pezzenti», in cui un certo numero di contadini, guidati da Pietro l'Eremita, compirono massacri tra la popolazione ebraica in Europa prima di arrivare in Anatolia dove vennero pesantemente sconfitti dai musulmani. Nel 1096, la crociata ufficiale iniziò il viaggio verso il Medio Oriente. Essa iniziò come un vasto pellegrinaggio della cristianità occidentale e finì come una spedizione militare dell'Europa cattolica per riconquistare i luoghi santi del Vicino Oriente caduti sotto il controllo dei musulmani durante la precedente espansione islamica. La crociata terminò nel 1099 con la presa di Gerusalemme. Al momento della prima crociata, l’impero selgiuchide si era già diviso in una moltitudine di emirati rivali tra loro. Proprio queste divisioni interne permisero ai crociati di arrivare fino a Gerusalemme e di espugnarla. I rami secondari in cui si era diviso l’impero sono i seguenti: 1. I Selgiuchidi dell’Irāq, che ivi dominarono sino al 1194, anno in cui furono vinti e soppiantati dai sultani di Corasmia; 2. I Selgiuchidi del Kermān che regnarono nella Persia meridionale sino al 1187; 3. i Selgiuchidi di Hamadan (Persia occidentale), che regnarono fino al 1194; 4. i Selgiuchidi di Siria, stabilitisi nel 1078 a Damasco ed estintisi nel 1117; 5. più duraturo e politicamente e culturalmente importante il ramo dei Selgiuchidi d'Asia Minore, o di Iconio (Konya), o di Rūm, dinastia mantenutasi sino a circa il 1300; uno dei numerosi emirati sorti sulle sue rovine doveva poi essere quello degli Osmanli, destinati a riprendere e trasportare così lontano, in Europa e in Africa, l'ondata della conquista turca. I crociati rimasero favorevolmente impressionati dalle tecniche di combattimento dei turchi, e provavano per essi una grande ammirazione; mentre invece disprezzavano i greci bizantini, che consideravano gente imbelle ed effemminata, incapace di fare la guerra. Secondo la cronaca anonima della prima crociata, scritta con tutta probabilità da un cavaliere, i crociati riconoscono nei turchi l’unico popolo che sta alla loro altezza: veri uomini che sanno combattere, anche se in un modo così diverso. Il cavaliere prosegue affermando che, se solo fossero cristiani, non ci sarebbe nessuno capace di stare all’altezza dei turchi, ed è proprio per grazia di Dio che noi li abbiamo sconfitti. Dopo la prima crociata, ne fu organizzata una seconda, allo scopo di rafforzare il neonato regno di Gerusalemme. Il successo ottenuto nel 1101 contro i nuovi eserciti crociati consentì ai Selgiuchidi di riprendere sicurezza. Sotto i successori di Qilij Arslan il sultanato dovette subire la riscossa bizantina, mentre ad oriente, il crollo nel 1153 dell'Impero selgiuchide di Persia, travolto dalle guerre intestine, rendeva impossibile un soccorso dai Selgiuchidi d'Asia. La situazione continuò a peggiorare fino a quando, nel 1161, il sultano Qilij Arslan II dovette recarsi a Costantinopoli per divenire tributario dell'imperatore Manuele I Comneno. Nel 1175 Qilij Arslan II si ribellò all'autorità bizantina. Manuele Comneno marciò contro di lui con l'intero esercito bizantino, ma cadde in un'imboscata nella valle di Miriocefalo e la sua armata venne distrutta. La grande vittoria permise ai Selgiuchidi di Rum di liberarsi della sottomissione e di arrestare la ripresa dell'impero di Costantinopoli. La situazione rimase piuttosto stabile sino al 1204, quando a sorpresa, la Quarta Crociata investì Costantinopoli, conquistandola e creando un effimero Impero Latino, mentre i bizantini si ritiravano nei territori rimasti, costituendo in Anatolia l'Impero di Nicea e l'Impero di Trebisonda. Quest’ultimo fu conquistato dai selgiuchidi nel decennio seguente. La solidità dell’impero di Nicea portò i sultani ad espandersi verso est. In questo periodo il sultanato era florido e potente. La riconquista battaglia della Piana dei Merli segnò il declino dell'Impero serbo e la fine del suo controllo sulla regione, aprendo la strada all'espansione ottomana in Europa. A essa seguì la conquista del regno di Bulgaria nel 1393, grazie alla quale gli Ottomani arrivarono a minacciare l'Ungheria. Il re d'Ungheria Sigismondo tentò di fermarli, ma nel 1396 fu sconfitto nella battaglia di Nicopoli, ritenuta l'ultima crociata su larga scala del Medioevo, anche se non combattuta in Terra santa. Con l'espansione del dominio turco sui Balcani, la conquista di Costantinopoli divenne un obiettivo cruciale. L’impero ottomano comincia ad assumere quella che sarà la sua caratteristica principale, un impero multietnico che mette insieme turchi e slavi, albanesi e greci, musulmani e cristiani. È proprio da questa natura composita dell’impero ottomano che ne deriva per noi il suo fascino. L’INVASIONE DI TAMERLANO L'Impero ottomano controllava quasi tutte le terre un tempo bizantine, circondando la sua capitale, ma gli assalti furono temporaneamente sospesi quando Tamerlano invase l'Anatolia e, con la battaglia di Ancyra del 1402, fece prigioniero il sultano Bayezid I Yildirim (la Folgore). Molto abile nello sfruttare le divisioni degli avversari, Tamerlano costruì il suo impero sulle vittorie militari e su una doppia legittimazione. Come "erede" della legittimazione di Gengis Khan, dopo avere riunificato sotto il suo dominio i Khanati gengiskhanidi dell'Asia centrale, distrusse anche la potenza della cosiddetta Orda d'Oro, che non si riprese mai più, rendendo così possibile la nascita del principato di Moscovia e l'indipendenza di quello di Kiev, dai quali si formerà la Russia moderna. Tamerlano si considerava anche un ghazi, ovvero un "Combattente per la Fede", e con questa legittimazione si scontrò con i khanati mongoli, ancora legati allo sciamanesimo, e con i sultanati indiani, strappando anche ai cristiani Smirne, il Regno di Georgia e i possedimenti genovesi nel Mar Nero. Alla fine della sua vita, l'impero di Tamerlano aveva un'estensione immensa, dalla Moscovia e dall'Ucraina fino alle attuali Turchia e Siria a occidente, e a oriente fino ai confini della Cina, comprendendo tutta l'Asia centrale, la Persia e l'India. Quando l’impero ottomano venne travolto dall’invasione di Tamerlano, la sua storia sembrava finita. Tamerlano era uno di quei conquistatori che non si fermavano mai, e subito dopo tentò di conquistare la Cina, senza riuscirci; morì lungo la strada. I tartari e i turchi di Tamerlano sparirono presto dall’orizzonte, ma la cattura di Bayezid aveva lasciato i Turchi disorganizzati, e lo Stato fu preda di in una guerra civile che durò fino al 1413, con le lotte di successione tra i figli di Bayezid. Quel periodo terminò solo quando Maometto I conquistò il titolo di sultano e ripristinò il potere ottomano, mettendo fine all'interregno. Parte dei territori ottomani nei Balcani (come Salonicco, la Macedonia e il Kosovo), furono temporaneamente persi dopo il 1402, ma poi Murad II li riconquistò fra il 1430 e il 1450. L’impero ottomano rinasce dalle ceneri, preparandosi per la stagione più straordinaria della sua storia. Sotto Murad II (1421-1451), la potenza ottomana si consolidò e riprese la sua politica di conquista nei Balcani. Un grave pericolo incombeva su Costantinopoli. Nel 1422 Murad II assediò la città, ma invano. Nel 1430 prese Tessalonica. Nel 1443 i partecipanti a una nuova crociata (ungheresi, polacchi, serbi e valacchi), comandati dal re di Polonia e d’Ungheria Ladislao e dal celebre condottiero ungherese Janos Hunyadi, sconfissero per due volte l’esercito di Murad II e presero Sofia. Ma nell’anno successivo i crociati vennero sconfitti duramente presso Varna dalle forze preponderanti di Murad II. Dopo di ciò i tentativi dei papi di organizzare una nuova crociata contro la Turchia non trovarono l’appoggio dell’Europa occidentale. Praticamente nel 1448 quasi tutta la regione balcanica era in mano turca. Però le vittorie di Janos Hunyadi nel 1443 favorirono la lotta d’indipendenza dell’Albania, già quasi completamente conquistata dalle truppe ottomane. Il popolo albanese, comandato dal suo celebre condottiero e grande uomo politico Skanderbeg, per più di vent’anni, cioè fino alla sua morte (1468), combatté valorosamente contro i conquistatori turchi. Murad è un curioso sultano che ad un certo punto si stufa del potere e decide di abdicare a favore del figlio, che ha appena dodici anni e diventerà uno dei grandi personaggi della storia. Il figlio di Murad II è Maometto II, passato alla storia come Maometto il Conquistatore. Maometto II chiede quasi subito al padre di riprendere il trono in vista della battaglia con i crociati che si sarebbe svolta a Varna, e in un primo tempo Murad II rifiuta. Allora Maometto scrive al padre una lettera famosa in cui gli dice: «Se tu sei il sultano vieni e comanda i tuoi eserciti, se io sono il sultano ti ordino di venire e di comandare i miei eserciti». A questo punto Murad II torna e assume il comando delle forze ottomane, sbaragliando i crociati alla battaglia di Varna sul Mar Nero (1444). Murad II rimase sul trono fino al 1451, data della sua morte. LA CONQUISTA DI COSTANTINOPOLI Il figlio di Murād II, Maometto II, detto poi Fātiḥ (il Conquistatore), riorganizzò lo Stato e l'esercito, e dimostrò la sua abilità bellica conquistando a 21 anni Costantinopoli, il 29 maggio 1453. Fu il crollo definitivo dell’Impero Romano d'Oriente. È una data cruciale nella storia d’Europa: l’antica capitale dell’Impero Romano d’Oriente diventa la capitale di un nuovo impero che da molti punti di vista è l’erede di Roma e di Bisanzio. Gli ottomani domineranno il Mediterraneo, il Vicino Oriente, l’Anatolia, i Balcani, cioè esattamente gli stessi paesi su cui avevano governato gli imperatori romani d’Oriente; e però il loro impero è un impero musulmano, anche se non tutta la sua popolazione lo è. Per molti secoli sarà un temutissimo rivale per gli europei dell’Occidente, non solo perché rappresenta una minaccia militare, ma perché incarna un modello di società, di cultura, di convivenza religiosa alternativo a quello occidentale, che per alcuni poteva apparire preferibile. L’assedio di Costantinopoli (da parte di 80.000 turchi) è uno degli assedi leggendari della storia. Si protrae per due mesi (aprile-maggio 1453). È leggendaria la figura dell’ultimo basileus, dell’ultimo imperatore romano, Costantino Paleologo, Costantino XI, che scompare in battaglia durante la caduta della città, non viene mai più trovato e per la chiesa ortodossa diventa un martire e un santo. Sarà leggenda anche la cattedrale di Santa Sofia piena di cadaveri, in cui il sultano entra a cavallo e deve salire una montagna di corpi per riuscire a spingersi fino in fondo: ancora oggi è visibile in alto su una colonna quella che sembra l’impronta di una mano, secondo la leggenda la mano di Maometto il Conquistatore che arrampicandosi a cavallo sui mucchi di cadaveri era arrivato fino a quell’altezza. Ed è forse leggenda quella di Maometto che entra nel palazzo imperiale e recita una poesia persiana sulla decadenza di tutte le cose: «Il ragno tira le tende nel palazzo dei Cesari/il gufo fa la sentinella nelle torri di Afrasiab». È l’immagine del conquistatore che di fronte all’immensità della sua conquista prova in realtà la malinconia del declino di tutte le cose terrene. Costantinopoli era da tempo l’ombra di sé stessa: era già stata conquistata una volta nella storia, dai cattolici nel 1204; da quella ferita la città non si sarebbe mai ripresa. Il compito di Maometto adesso è di ridare vita alla metropoli. Ormai l’impero ottomano è popolato da musulmani e cristiani, turchi, arabi, greci, armeni, ebrei, e Maometto vuole che tutti questi popoli siano rappresentati nella capitale. Di conseguenza comincia a sistemare e organizzare il ripopolamento della città. Dopo ogni conquista, il sultano ha diritto a una quota dei prigionieri catturati e ridotti in schiavitù: Maometto libera tutti gli schiavi che fanno parte della sua quota e li reinsedia a Costantinopoli. Vi trasferisce tutti gli abitanti della città di Aksarai nell’Asia Minore e poiché erano insufficienti, insedia a Costantinopoli molti greci, armeni ed ebrei. Maometto II è la figura più nota per gli europei perché distrugge l’Impero bizantino. 1453: conquista di Costantinopoli. Ma da vari decenni l’impero bizantino era diventato vassallo dell’impero ottomano, controllava solo poche isole e una parte dell’Anatolia. Maometto II decide di sopprimerlo per il suo disegno politico: trasformare il sultanato ottomano in vero e proprio impero. Deve diventare erede dell’impero arabo da una parte, dall’altra parte, per influenza europea, romano-bizantina, vuole essere appunto erede dell’Impero Romano. Vuole creare un grande impero universale. Sono categorie nuove rispetto ai propri predecessori. Scelta che vediamo dal fatto che conquista Costantinopoli, la distrugge dopo un lungo assedio ma decide di ricostruirla e porvi la Capitale dell’Impero Ottomano. Per molti secoli la principale componente saranno i greci. Elemento importante che ci mostra una continuità con l’Impero bizantino. La grande novità: impero guidato dalla vera fede, l’Islam. L’Impero ottomano non si ispira ad un’ideologia nazionale ma vuole far coesistere molti popoli. I turchi sono dominanti ma non unica componente esclusiva; sono parte della dirigenza serbi, arabi persiani, bosniaci. Non è importante la componente nazionale ma la fedeltà all’Impero e all’Islam. Giannizzeri: corpo a difesa personale del sultano, bambini cristiani dei Balcani, si convertono all’Islam. Gli Ottomani controlleranno i Balcani per secoli, ma la maggior parte della popolazione rimarrà cristiana. Non vogliono convertirli. Sono tributari, fonte di soldi. Sono però per questo considerati sudditi di seconda classe. Vengono tollerati perché ebraici e cristiani sono considerati precursori, forme imperfette di religiosità. Credono che i cristiani siano pagani politeisti: perché abbiamo il culto dei santi che è un retaggio pagano. Hanno una comune origine nella Bibbia. Si creerà un sistema di autogoverno con capi religiosi ebraici e cristiani che sono garanti delle loro comunità, nel contesto di uno stato musulmano dove queste minoranze sono cittadini di serie b, non possono essere proprietari, non possono fare carriera militare, non possono essere parte della dirigenza. Impero multinazionale e multireligioso dominato dall’ideologia fondamentale Islam. L’identità del cittadino è data dalla comunità religiosa dove nasce, sia culturale, sociale che politica. A Costantinopoli Maometto organizza una straordinaria struttura multinazionale di governo. Il governo utilizzava il sistema dei Millet, per il quale le minoranze religiose ed etniche avevano il permesso di gestire i propri affari con margini di sostanziale autonomia. I millet furono concepiti su base etnica: vi era quello dei cristiani armeni (il più numeroso), seguito da quello dei greco- ortodossi (i cosiddetti Rūm, di lingua e cultura greca) e dagli ebrei. La giurisprudenza islamica (Shari'a), che pure non costituiva l'unica di fonte di diritto all'interno dell'impero ottomano, poneva i «miscredenti» in uno status di inferiorità giuridica. Le comunità cristiane ed ebree non erano perseguitate: il loro status era definito dhimmi (“protetti”). In periodo pre-ottomano, particolarmente durante e subito dopo la fine del califfato abbaside, essi non partecipavano al governo della città; pagavano l'esenzione dal servizio militare con un'imposta di capitazione (jizya) e un'imposta fondiaria (kharāj). Partendo da questo approccio, l'Impero ottomano ideò un sistema giuridico particolare, in base al quale ogni comunità religiosa non musulmana veniva riconosciuta come «nazione» (millet nel suo significato etimologico). Il capo di ciascuna comunità coincideva con il leader religioso, il quale rivestiva funzioni religiose e civili insieme. Nomina un patriarca greco-ortodosso, scegliendo un potenza protettiva. Contemporaneamente comprendono che lo stretto rapporto con gli ottomani permette di creare un importante ruolo commerciale per Ragusa. I ragusei sono i principali mediatori commerciali tra impero ottomano e occidente. Spesso in Europa occidentale i ragusei sono visti come «spie» degli ottomani. 3. Sistema del timar (feudo ottomano): dare nelle zone di frontiera ai militari il controllo di terre. Simile ai legionari romani: ai veterani venivano date vasti territori di frontiera con soldati-contadini che si impegnavano a difendere questi territori. Modello già praticato da bizantini e romani, ma la peculiarità ottomana sarà, nella prima fase, l’assenza di ereditarietà. Questo garantisce che in queste zone periferiche sia presente il potere dello stato; non consente ai militari di diventare troppo autonomi. Con il passare degli anni si crea la tendenza a cercare di ottenere l’ereditarietà. Famiglie che diventano meno dipendenti dal potere. La stessa cosa avviene con i giannizzeri. Questa tendenza dell’affermazione dell’ereditarietà sarà l’inizio del declino. 4. Millet: comunità religiosa riconosciuta dal potere ottomano che sotto la responsabilità del proprio capo religioso si auto-amministra, per quanto riguarda morale, teologia, religione, vita familiare, istruzione, beneficenza, assistenza sociale. È uno stato islamico completamente diverso dagli integralismi musulmani odierni che predicano la costruzione di uno stato dove ci sia spazio solo per i musulmani. Nel caso dell’Impero Ottomano non è così. Loro accettano l’esistenza all’interno dello stato ottomano di popolazioni di religione diversa. Ma di quali religioni? Ebraismo e cristianesimo, perché sono religioni del Libro, e sono considerate certamente imperfette ma «sorelle» dell’Islam. Hanno preso enormi territori abitati anche da cristiani ed ebrei, e non vogliono vuotarli; hanno bisogno della popolazione, della loro ricchezza. Essendo uno Stato che si fonda sull’appartenenza religiosa, viene delegata la gestione della comunità religiosa ai capi religiosi. Il clero cristiano e i capi religiosi ebraici diventano coloro che da una parte garantiscono al potere ottomano la fedeltà al sultano, accettando la sovranità giuridica, d’altra parte gestiscono le loro comunità in autonomia. Era una fonte di soldi: perché doveva essere pagata una tassa di «tolleranza». Questo ci spiega la progressiva migrazione ebraica verso i territori ottomani. Vi erano forti comunità ebraiche ad esempio nella penisola iberica, o in alcune zone della penisola italiana; quando, soprattutto nel ‘500, il cattolicesimo assume nuovi caratteri di tipo fondamentalista e integralista, per esempio i re spagnoli cacciano gli ebrei dalla Spagna, e la stessa cosa fanno i territori spagnoli in Italia. Lo stesso Papa li caccia, lasciandoli solo in poche città dello Stato della Chiesa, questi ebrei si rifugiano nell’Impero Ottomano che dà loro ospitalità. L’Impero Ottomano utilizza gli ebrei come elementi di contatto commerciale tra Impero Ottomano e mondo occidentale. Nella sua fase di ascesa, tra ‘400 e ‘500, l’Impero Ottomano conosce un grande sviluppo economico e commerciale, con condizioni di vita al suo interno abbastanza buone rispetto agli stati cristiani confinanti, ad esempio la Dalmazia, o i Balcani occidentali. Ci sono contadini slavi o cristiani che lasciano i domini veneziani per andare a vivere nell’Impero Ottomano. Solo a partire dal ‘600 con il declino politico-economico dell’Impero Ottomano progressivamente le condizioni di vita per le popolazioni cristiane al suo interno peggiorano, e sorgeranno tendenze al distacco. Qual è un’altra conseguenza di questo sistema del millet, soprattutto nell’ambito della storia dei Balcani? I popoli balcanici sopravvivono dentro l’Impero Ottomano, greci, bulgari, albanesi, rumeni, ungheresi, serbi, montenegrini, mantengono la loro lingua e cultura, anche se secondaria e schiacciata dalla cultura ottomana. Dal punto di vista pubblico il ruolo delle culture e lingue non riconosciute hanno un ruolo secondario. L’unico spazio in cui possono essere utilizzate è dentro le attività religiose, dove sono tollerate. La cultura di questi popoli balcanici per secoli si manifesta soprattutto sul piano religioso, e gli intellettuali di questa età (fine età medievale-età moderna) sono quasi sempre religiosi. C’era fortissima identificazione tra identità nazionale di questi popoli e identità religiose. Tutte le scuole sono religiose, il clero viene a svolgere un ruolo di guida politico-culturale che sarà fondamentale. L’istituzione religiosa ha un ruolo di mobilità sociale. Quando nell’Ottocento si svilupperanno in questi luoghi i movimenti nazionali, spesso i creatori della lingua e della letteratura, o i leader politici di questi movimenti saranno proprio leader religiosi. L’affermazione dell’Impero Ottomano provoca per vari secoli un mutamento dell’assetto politico dell’area mediterranea. Selim e Solimano sono quelli che espandono ulteriormente verso Medioriente e Africa Mediterranea. Bayezid II fu sultano dell'Impero ottomano dal 1481 al 1512. Quando nel 1492 gli ebrei furono espulsi dalla Spagna, Bayezid li autorizzò a stabilirsi nell'Impero ottomano: un invito che sembra sia stato accolto da 300.000 persone. Pare che commentando l'espulsione degli ebrei spagnoli disse: «Come sono sciocchi i re spagnoli che espellono i loro migliori cittadini e li lasciano in mano ai loro peggiori nemici.» Il sultano ottomano inviò la Marina ottomana sotto il comando dell'ammiraglio Kemal Reis in Spagna nel 1492 per trasportarli in sicurezza in terre ottomane. Emise ed inviò proclami in tutto l'impero, in cui ordinava di accogliere i rifugiati ebrei. Egli concesse ai profughi il permesso di stabilirsi nell'Impero ottomano e di diventare cittadini ottomani. Minacciò di morte tutti coloro che avrebbero trattato gli ebrei duramente o che avrebbero negato loro l'ingresso nell'impero. Nel 1512, al termine di una lunga guerra familiare, Bayezid fu costretto ad abdicare dal figlio Selim. Selim I (1512-20). Prima di dare inizio alle sue campagne espansionistiche, Selim volle assicurarsi di non avere problemi dal mondo europeo, per questo motivo rinnovò le sue alleanze con le potenze europee, prime fra tutte Venezia e il regno d'Ungheria, dando loro nuove concessioni e privilegi commerciali. Fu così che Selim poté concentrarsi sulla potenza che considerava la maggiore minaccia per il suo regno, ovvero la dinastia persiana dei Safavidi. Dopo aver sconfitto i persiani Safavidi nel 1514, Selim I si occupò dell'invasione del sultanato dei Mamelucchi d'Egitto conquistandone prima la Siria (1516) e poi l'Egitto (1517). Anche le città sante di Mecca e Medina furono incorporate nell'Impero. Solimano I. Con Solimano c’è l’espansione fino all’Algeria, e la disintegrazione del Regno d’Ungheria. Negli anni Venti del ‘500 vengono sconfitti i Re d’Ungheria, e conquistata Transilvania, Banato, Budapest. Cosa rimane fuori del regno di Ungheria? Parte della Croazia e dell’Ungheria settentrionale, che saranno controllate dagli Asburgo. Cessa di esistere un Regno di Ungheria indipendente. Solimano a metà del ‘500 giunge alla massima espansione dell’impero Ottomano. Domineranno tutti i Balcani, inclusa Romania e parte dell’Ungheria, tranne i domini veneziani della Dalmazia e le isole greche (che perdono nel corso del ‘500). Controllano anche Crimea e Georgia, quindi le coste del Mar Nero. Tutta la zona del Mar Egeo, tutta l’Anatolia, tutto il Caucaso eccetto la parte orientale, che sarà dominata dalla Persia dei Safavidi, poi il Medioriente arabo, Siria, Libano, Iraq, Giordania, gran parte dell’Armenia, Israele, le coste della penisola arabica, Quwait, emirati, Oman, luoghi santi musulmani. Controllo che arriva fino allo Yemen. Poi conquistano gran parte dell’Africa settentrionale: Egitto, Tunisia, Algeria, Tripolitania. A partire dal ‘500 sino a metà del ‘600 c’è un’egemonia ottomana nel Mediterraneo, che però non è dominio assoluto. La maggior parte delle coste sono controllate direttamente o indirettamente dagli ottomani. Dall’Algeria, tutta l’Africa Mediterranea, tutto il Medioriente, tutti i Balcani, tutte le coste dell’Adriatico orientale sono dominate dagli ottomani, che però non riescono ad unificare come avevano fatto i romani. Cosa rimane fuori? Il Marocco, indipendente; la Spagna, la Francia, gli Stati italiani, lo Stato austriaco che ha degli sbocchi sul Mediterraneo: Fiume e Trieste. C’è una dominazione indiscussa nel Mediterraneo orientale, dove l’unica presenza cristiana sono i domini veneziani; questi preservano alcune isole: Creta, Cipro, le isole ioniche, alcune isole dell’Egeo, in un mare completamente dominato dagli ottomani, che tenteranno di eliminare la loro presenza. Da qui la guerra di Cipro (battaglia di Lepanto), la guerra di Creta ecc. Nel Mediterraneo occidentale è la Spagna asburgica la grande potenza tra ‘500 e ‘600, che controlla anche vari stati italiani. C’è una rivalità tra Asburgo (di Spagna ed Austria) e ottomani. La Francia è in una posizione di debolezza rispetto a Spagna ed Austria, cerca di crescere come potenza e costruirsi un ruolo, spesso alleandosi con i nemici degli Asburgo, proprio gli Ottomani. Nel 1535 Francesco I re di Francia conclude un accordo di collaborazione con gli ottomani, ottenendo una serie di Capitolazioni e di privilegi per i sudditi francesi all’interno dell’Impero Ottomano. Solimano, nelle sue guerre contro il Sacro Romano Impero trovò come alleato la Francia di Francesco I, uniti dall'opposizione al dominio degli Asburgo. L'effimera conquista francese di Nizza (1543) e della Corsica (1553) fu un'impresa comune delle forze di Francesco I e di Solimano. Successivamente, nel Seicento, all’epoca della guerra dei Trent’anni, i Francesi si alleeranno con gli stati protestanti per combattere contro gli Asburgo. Sebbene il sultano Solimano fosse conosciuto come «il Magnifico» in Occidente, per gli Ottomani era Kanuni Suleiman o «Il Legislatore». All'epoca la Shari'ah, o Legge Sacra, era la legge principale nell'impero e, essendo considerata divina dall'Islam, nemmeno il sultano aveva il potere di cambiarla. Tuttavia, un'area legislativa distinta, nota come Kanuns (legislazione canonica), dipendeva esclusivamente dalla volontà di Solimano e copriva settori fondamentali come il diritto penale, il possesso fondiario e l'imposizione fiscale. Emise un unico codice legale, prestando comunque attenzione a non violare le leggi fondamentali dell'Islam. Il kanun-i Osmani, o «leggi ottomane», il codice legale di Solimano durò oltre trecento anni. Solimano prestò particolare attenzione alla difficile situazione dei rayas, soggetti cristiani che lavoravano la terra dei Sipahi (cavalleria pesante ottomana). Il «Codice dei Rayas», riformò la legge che regolava i prelievi e le tasse a cui i rayas erano obbligati, elevando il loro status al di sopra dei servi, tanto che molti servi cristiani emigrarono nei territori turchi per beneficiare di tale riforma. Il sultano si occupò anche di fornire una protezione agli ebrei residenti nel suo impero per i secoli a venire: alla fine del 1553 il sultano emise un firmano che denunciava formalmente le diffamazioni contro di essi. Inoltre, Solimano emanò nuove leggi penali e di polizia, prescrivendo una serie di multe per reati specifici, nonché riducendo i casi che comportavano un'esecuzione capitale o delle mutilazioni. Durante il suo regno, Solimano si è sempre occupato di delineare personalmente una strategia generale che l'impero avrebbe dovuto seguire; l'esecuzione di tali direttive e per la cura dei dettagli si avvaleva dei visir (letteralmente "colui che decide"), degli alti dignitari che svolgevano la funzione di consiglieri e ministri. Questi consiglieri componevano il Diwan (o dīvān), l'organo supremo di amministrazione dell'impero con competenze praticamente illimitate. Solitamente vi sedevano tre visir che amministravano congiuntamente la politica interna e quella estera oltre all'ordine pubblico, 2. Anche i Veneziani sono costretti ad un progressivo ridimensionamento. Quando si pensa alle guerre tra veneziani e ottomani dalla fine del ‘400, sono sempre provocate dagli ottomani; i veneziani sono sempre in posizione difensiva, fanno di solito una scelta di non arrendersi e resistere. Hanno una loro strategia politica. Il rappresentante diplomatico nell’impero ottomano si chiamava «bailo»; era il principale diplomatico veneziano all’estero, perché i rapporti con l’Impero ottomano erano molto importanti. Nei loro rapporti i baili dicevano che con gli ottomani bisognava apparire forti anche se non lo si era, non bisognava avere paura. Bisognava cercare di essere concilianti per evitare le guerre, ma quando ti attaccavano, dovevi fare la guerra e scontrarti duramente perché era il mezzo migliore per frenare future aspirazioni di conflitto. Se li costringevi a combattere lungamente e duramente, era una sorta di deterrente per evitare nuove guerre future, ed evitare la loro avanzata. È per questo che ci metteranno due secoli per eliminare la presenza veneziana nel Mediterraneo orientale: perché ogni attacco si tramutava in una lunga e dispendiosa guerra. Strategia politico-diplomatica-militare che rende faticosa la conquista dei territori veneziani. D’altra parte, c’era il tentativo veneziano di essere pragmatici e nei momenti di pace sviluppare un rapporto pacifico con gli Ottomani. Nei Balcani volevano porre in posizione di concorrenza rispetto alla Repubblica di Ragusa. A metà del ‘500 nella città di Spalato, lo sbocco al mare tradizionale della Bosnia, decidono di creare una «scala» nel termine medioevale: è un centro commerciale dove concedono agli ebrei che si vogliono stanziare in quella città una serie di privilegi, per far sì che creassero rotte commerciali all’interno dell’Impero Ottomano. Gli ebrei insieme ai ragusei sono visti come interlocutori commerciali con l’Impero Ottomano. È un tentativo che non ha grandissimo successo, ma tentavano di fare ciò che avevano fatto con Ragusa. Assistiamo in questi anni al declino del commercio veneziano, e poi soprattutto ad un’evoluzione della sua identità: progressivamente l’élite veneziana comincia a perdere l’interesse per l’attività commerciale, sempre meno proficua, e decidono di investire in attività più sicure. Per secoli e secoli nel Medioevo sono capi politici-militari e contemporaneamente commercianti, non c’è una nobiltà di proprietari terrieri. Adesso iniziano a comprare terre, con un processo molto lento. Investono in terre del Veneto, Lombardia e Friuli, e la loro attività si tramuta in gestione delle proprietà agricole. C’è sempre meno il profitto dal commercio, e sempre più la ricerca del profitto dal lavoro della terra: si trasformano da città-stato di mercanti con un impero commerciale, con rapporto forte con l’Oriente diventano sempre più simili al resto d’Italia. Il sistema dell’élite dominante veneziana, di origine nobile, è molto separato dal resto della popolazione, ed è una delle ragioni del suo declino; la vecchia aristocrazia si impigrisce, vive di rendite fondiarie, non ha più la spinta verso il commercio e progressivamente si spegne, decidendo di ritirarsi dalle guerre e dalla politica internazionale. Venezia diventa oggetto passivo nelle mire degli altri stati, soprattutto dalla fine del Settecento da parte dell’Austria. Alla fine del Settecento è diventato così debole che austriaci e francesi lo inglobano. Gli ottomani entrano in crisi verso la fine del ‘600; è un arretramento, i territori gli vengono strappati dagli stati vicini, prevalentemente dallo stato austriaco e dall’Impero russo. Questione d’Oriente: discussione e lotte per definire il futuro dell’Impero Ottomano. Lotta delle potenze europee per conquistare terre ottomane e storia di popoli sottomessi dall’impero che tentano di diventare indipendenti. La questione d’Oriente interessò le cancellerie europee dalla fine del Seicento, dopo la sconfitta dell’esercito turco a Vienna (1683). L’impero ottomano divenne oggetto delle ambizioni delle potenze occidentali, in particolare l’Austria e la Russia, mentre la Francia e la Gran Bretagna miravano alla sua conservazione, principalmente perché avevano investito dei soldi. Ai primi dell’Ottocento l’aspirazione all’indipendenza dei popoli balcanici soggetti all’impero ottomano rese la questione d’Oriente uno dei temi più discussi dalle potenze europee. Il Sultanato delle Donne è un periodo di circa 130 anni della storia dell'Impero ottomano, tra il 1533 e il 1656 svoltosi a cavallo tra XVI e XVII secolo, durante il quale le donne dell’harem del sultano ottomano esercitarono un enorme controllo sulla vita politico-militare dell’Impero, approfittando dell'inettitudine degli autocrati regnanti ad Istanbul. Apertosi durante gli anni finali del regno di Solimano il Magnifico, enormemente influenzato dalla sua ultima consorte, la russa Roxelana, vide una lunga serie di regine-madri e regine-consorti contendersi il potere all'ombra di sultani fanciulli e/o troppo inetti per governare. Murad IV fu sultano dell'impero ottomano dal 1623 fino al 1640, l'ultimo a regnare sull'impero all'apogeo: dopo la sua morte lo splendore ottomano si offuscò. Fu anche l'ultimo sultano a governare in modo autoritario; è noto soprattutto per aver instaurato uno stato al limite della dittatura, con l'uso brutale della forza nei confronti del popolo. Murad IV conquista ai Safavidi Erevan e Baghdad. Durante il periodo dei Köprülü (1656-1703), il controllo effettivo dell'impero fu esercitato da una serie di gran visir provenienti dall'omonima famiglia di origine albanese. I primi venticinque anni segnano un periodo di stabilità di governo, di riforme politiche e militari e più in generale di restaurazione del prestigio e della potenza dell'Impero Ottomano. Questo periodo di rinnovata affermazione finì nel maggio del 1683, quando il gran visir Kara Mustafa condusse un'enorme armata (300 000 uomini) al secondo assedio ottomano di Vienna, nella guerra austro-turca. Prima dell'assalto finale, le forze ottomane furono spazzate via dagli alleati degli Asburgo, le forze polacche comandate dal re polacco Jan Sobieski alla battaglia di Vienna. L'alleanza della Lega Santa (80 000 uomini) uscì vittoriosa dalla guerra, e si giunse alla pace di Carlowitz (26 gennaio 1699) che sancì la perdita di territori importanti quali l'Ungheria e la Dalmazia, ceduta alla Repubblica di Venezia. Mustafa II (1695-1703) lanciò in Ungheria il contrattacco del 1695-96 contro gli Asburgo, ma fu duramente sconfitto a Zenta (1697). Fu l'inizio del periodo di decadenza del sultanato. Come mai dura così tanto? Le grandi potenze non trovano mai un accordo, c’è rivalità nella lotta per risolvere la questione d’oriente. Questo spiega la sua sopravvivenza fino alla Prima guerra mondiale. In particolare, sarà la Gran Bretagna ad assurgere al ruolo di protettore, difensore dell’impero ottomano. Ben presto concepiscono l’impero ottomano come potenza non più pericolosa ma come grande mercato aperto alla Gran Bretagna. Vedono negativamente questo tentativo austro-russo di frantumarlo. Sforzo di preservare l’integrità e l’indipendenza dell’impero ottomano. Significa che gli inglesi devono avere priorità. In questo periodo l'espansione della Russia rappresentò una minaccia crescente. Di conseguenza, re Carlo XII di Svezia fu un alleato benvenuto nell'Impero ottomano a seguito della sua disfatta contro i russi nella battaglia di Poltava del 1709, episodio della grande guerra del nord del 1700- 1721.) Carlo XII persuase il sultano ottomano Ahmed III a dichiarare guerra alla Russia, che si concluse con la vittoria ottomana alla battaglia del Prut, nel 1710-1711. La successiva pace di Passarowitz, firmata il 21 luglio 1718, portò un periodo di momentanea tranquillità, ma il trattato mostrava ormai come l'Impero ottomano fosse sulla difensiva, con nessuna voglia di portare avanti ulteriori aggressioni all'Europa. La guerra austro-russo-turca del 1735-1739, che terminò col trattato di Belgrado del 1739, segnò la cessione del nord della Serbia e della "Piccola Valacchia" all'Austria e del porto di Azov alla Russia. Dopo questo trattato l'Impero ottomano poté godere di un periodo di pace, in quanto Austria e Russia erano impegnate a fronteggiare l'ascesa della Prussia. Furono realizzate riforme nel campo dell'educazione e nella tecnologia, inclusa la fondazione di istituti di istruzione superiore come l'Università tecnica di Istanbul. Nel 1734 nacque una scuola di artiglieria per adeguarsi ai metodi di artiglieria occidentali, ma il "clero" musulmano ne ottenne la chiusura, presentando inadeguate argomentazioni di teodicea, tanto che nel 1754 la scuola fu riaperta, ma in segreto. Col pretesto di inseguire i rivoluzionari polacchi fuggitivi, truppe russe entrarono a Balta, una città ai confini della Bessarabia controllata dagli Ottomani, e ne massacrarono i cittadini, radendola al suolo. Quest'azione provocò la guerra russo-turca del 1768-1774. Il trattato di Küçük Kaynarca del 1774 concluse la guerra e diede la libertà di culto ai cristiani delle province ottomane di Valacchia e Moldavia, oltre a riconoscere l’indipendenza del khanato di Crimea. Nel tardo XVIII secolo, una serie di sconfitte in diverse guerre contro la Russia portò una parte della popolazione ottomana a pensare che le riforme di “Deli Petro” (Pietro il Pazzo, nome con cui Pietro il Grande era conosciuto in Turchia) avessero avvantaggiato i russi e che gli ottomani avrebbero fatto meglio a mettersi in pari con la tecnologia occidentale per evitare successive sconfitte. La potenza emergente della Russia divenne un problema, non solo per l'Impero ottomano, ma per tutta l'Europa: la sua ascesa pose fine all'egemonia turca nei Balcani. Nel XVIII secolo, i russi avevano già conquistato il Caucaso, la Bessarabia, la Moldavia, la Valacchia e con il trattato di Iași, in seguito alla guerra russo-turca (1787-1792), anche la Crimea divenne definitivamente territorio russo. Ormai, nel Mar Nero le flotte dello zar navigavano indisturbate. Selim III (1789-1807) fece i primi importanti tentativi di modernizzare le forze armate, ma al solito le riforme furono ostacolate dai leader religiosi e dai giannizzeri, che, gelosi dei propri privilegi e fermamente avversi ai cambiamenti, si ribellarono. Gli sforzi di Selim gli costarono il trono e la vita, ma furono portati avanti in modo appariscente e sanguinoso dal suo successore Mahmud II, che nel 1826 eliminò il corpo dei giannizzeri. Lungo tutto il corso del XVIII secolo, l'Impero ottomano aveva risentito di un ristagno politico- militare che si era declinato in un sistemico incancrenirsi della burocrazia costantinopolitana e nella progressiva, apparentemente insanabile, riduzione dei territori soggetti all'autorità della Sublime Porta. Tra le principali cause di questa rovina vengono solitamente indicate la politica fortemente reazionaria dei giannizzeri, non più semplice truppa d'élite al servizio del sultano bensì una corrotta guardia pretoria affannosamente impegnata a difendere i propri privilegi, e l'inanità politica dei sultani. Nel 1789, mentre in Europa germinava la Rivoluzione francese, ascese al trono d'Istanbul Selim III. Impegnato sin dai primi giorni del suo regno a chiudere la rovinosa Guerra russo-turca (1787-1792),
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved