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Il Medioevo Italiano: Dall'Impero Carolingio agli Stati Regionali, Appunti di Storia Moderna

La transizione dal Medioevo Alto e Basso (476-1492) all'Età dei Comuni (900-1300) in Italia, con un focus sulla formazione di tre nuclei nazionali (italiano, tedesco, francese), l'ascesa del feudalesimo, la divisione in comuni, la formazione di signorie e stati regionali, e il ruolo del papato. Caratterizzato da invasioni, formazione di comuni, e l'ascesa di signorie e stati regionali, questo periodo è anche noto per la nascita del papato e la diffusione della stampa.

Tipologia: Appunti

2017/2018

Caricato il 04/05/2018

AndreaRaso
AndreaRaso 🇮🇹

4.4

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Scarica Il Medioevo Italiano: Dall'Impero Carolingio agli Stati Regionali e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! STORIA DELL’ITALIA MEDIEVALE E RINASCIMENTALE IL MEDIOEVO Il termine Medio Evo fu coniato nel XVI secolo dagli intellettuali del Rinascimento. Giorgio Vasari, autore della Vita dei più eccellenti pittori concepisce la storia divisa in tre parti: 1) Antichità, 2) Medioevo, 3) Età Moderna. Per gli uomini del Rinascimento, il termine Medio Evo è utilizzato con una connotazione negativa, ad indicare un’epoca barbarica, caratterizzata da superstizioni e pregiudizi. In realtà il Medio Evo vide lo svilupparsi di molte innovazioni: • la nascita delle lingue e letterature europee • la formazione dei primi regni nazionali • lo sviluppo economico che fu all’origine della borghesia. Oggi per Medio Evo si intende il periodo che va dal 476 (caduta dell’Impero romano), al 1492 (scoperta dell’America). Esso si divide in: - Alto Medio Evo (dal 476 al 1000) - Basso M.E. (dal 1000 al 1492) In alcuni casi si parla anche di Tarda Antichità per indicare il periodo dal III all’VIII secolo. Diversi grandi cambiamenti caratterizzarono la Tarda Antichità: • crisi delle ricche città romane • impoverimento delle campagne • nascita di regni romano-barbarici. Il regno dei Franchi assunse presto una posizione dominante: • fu il primo a cristianizzarsi • Carlo Magno lo trasformò in un Impero. Il sogno era quello di far rivivere l’impero romano (Sacro romano impero). L’Impero arrivò così ad essere caratterizzato dall’alleanza tra il potere temporale e il potere spirituale. | Carlo Magno opera per diffondere il cristianesimo nei territori da lui conquistati. Alla sua morte (nel 814) l’impero comprendeva i territori delle attuali Francia, Svizzera, Germania, Austria, Italia Settentrionale. IL FEUDALESIMO Il feudalesimo, detto anche "rete vassalla", era un sistema politico e sociale che si affermò nell'Europa occidentale con l'Impero carolingio (IX secolo), decadendo già dal XIV sec. ma giungendo comunque fino alla nascita dei primi Stati nazionali nel XIX secolo. In senso sociale ed economico fu un'evoluzione della società curtense. | Giuridicamente decadde solo con la Rivoluzione francese, ma socialmente con la rivoluzione industriale. • Investitura: cerimonia attraverso la quale un feudatario assegnava un feudo ad un vassallo. • Scambio di obblighi reciproci: il signore assicura protezione al vassallo che a sua volta gli giura fedeltà ed obbedienza. • Fellonia: tradimento del giuramento tra feudatario e vassallo Insieme al feudo, il vassallo riceveva anche alcuni privilegi: • Il diritto di riscuotere tasse • Diritto di amministrare la giustizia Carlo Magno utilizza il feudalesimo per governare ma esso si afferma pienamente solo dopo la sua morte quando i rapporti vassallatici erano l’unico rimedio alla debolezza dello stato. Dopo la morte di Carlo Magno si assiste a un lungo conflitto fra gli eredi, fino a giungere nel 842 al giuramento di Strasburgo (tra Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico), in cui le due parti si impegnano a cessare le ostilità e a assicurarsi reciproco aiuto. Nel 843 si giunge al Trattato di Verdun e l’accordo si allarga anche al terzo nipote (Lotario) L’Impero viene così suddiviso in tre parti: • Lotario: Regno d’Italia più una regione ad occidente del Reno(Lotaringia) • Ludovico il Germanico: Regno di Germania • Carlo il Calvo: Regno di Francia. Non si tratta di una divisione puramente geografica, bensì di tre nuclei nazionali abbastanza definiti: • uno italiano • uno tedesco • uno francese. L’ETA’ DEI COMUNI Poteva accadere così che la fazione vincitrice attribuisse il potere a un’unica persona, perché lo gestisse da sola. Così un solo signore (da qui il termine Signoria) concentrava su sé tutta l’autorità e amministrava il potere su una linea politica sempre più oligarchica. Ciò comportava di fatto una distruzione delle libertà comunali, ma si trattava di un prezzo che i cittadini pagavano volentieri in cambio della pace interna. In molti casi il Signore cercava approvazione da uno dei due poteri ufficiali: il Papa o l’imperatore. In questo caso si parla di Principato o Ducato per indicare i domini del Signore, il cui potere era in ogni caso pressoché assoluto. Il Signore si circondava di consiglieri e di funzionari devoti, creando attorno a sé una “corte”, di cui facevano parte anche intellettuali e artisti. Fu infatti l’amore di questi signori per la cultura che fece fiorire alcune tra le città più belle della penisola italiana. – Ciò avvenne soprattutto grazie ad un massiccio fenomeno di mecenatismo. A partire dal XIII secolo le Signorie si diffusero in tutta l’Italia centro-settentrionale, ma nessuna riuscì a creare entità territoriali stabili e di grandi dimensioni. DALLE SIGNORIE AGLI STATI REGIONALI Alcuni Signori cercarono di ampliare il territorio della propria città, andando così a fondare veri e propri Stati regionali. Tra Trecento e Quattrocento i più importanti furono: il Ducato di Milano, la Repubblica di Firenze, la Repubblica di Venezia, lo Stato della Chiesa e il Regno di Napoli. • Il Ducato di Milano – Gian Galeazzo Visconti prese il potere a Milano nel 1385; sotto di lui la potenza viscontea raggiunse il culmine, controllando importanti città del Veneto, della Toscana e dell’Umbria. Dopo la sua morte il potere dei Visconti si ridusse a Milano e alla Lombardia. • La Repubblica di Firenze – A partire dalla seconda metà del Trecento, la Repubblica di Firenze conquistò varie città toscane. Nel 1434 Cosimo dei Medici si impadronì del potere, grazie alla sua immensa ricchezza e all’appoggio del popolo. Non vi furono modifiche istituzionali, nonostante il suo potere fosse assai simile a una Signoria. • La Repubblica di Venezia – Nel corso del Trecento Venezia proseguì l’espansione marittima verso Oriente in cui era impegnata da secoli. Dopo una battuta di arresto, dovuta a due guerre contro i genovesi, l’espansione riprese nel Quattrocento, ma ora verso la terraferma, a causa della nascita dell’Impero ottomano che chiudeva le vie dell’Oriente. • Lo Stato della Chiesa – Nel centro, in assenza del papa residente ad Avignone, fu il cardinale Albornoz a riorganizzare lo Stato della Chiesa, trasformandolo di fatto, fra il 1350 e il 1370, in uno Stato regionale comprendente Romagna, Marche, Umbria e Lazio. Tornati a Roma, dopo la cattività avignonese, i pontefici avviarono un’opera di consolidamento del loro Stato. • Il Regno di Napoli – Il Regno di Napoli venne unito a quello di Sicilia divenendo uno dei principali centri del Rinascimento. Successivamente tornò a separarsi dal Regno di Sicilia. Il prosperare di questi Stati ebbe la conseguenza che nessuno di essi fu capace di imporre il proprio potere e di unificare l’Italia in un unico Stato, sull’esempio francese o inglese. In Italia, come in Germania, si crearono invece le condizioni per una divisione che durerà per cinque secoli. IL PAPATO Il papato di Innocenzo III (1160-1216) rappresenta l’apice del sistema teocratico ma anche il tentativo di assorbire nella Chiesa le esigenze di rinnovamento spirituale. (=Approvazione degli ordini mendicanti). Bonifacio VIII riproporrà il progetto teocratico di Innocenzo III: - “Pienezza del potere” (plenitudo potestatis), cioè piena autorità del pontefice su ogni altra forma di potere - Giubileo nel 1300. Scontro con Filippo il Bello Nel 1294 vi l’ennesimo conflitto tra Francia ed Inghilterra; entrambi i sovrani ricorrono a nuove tassazioni ed estendono la decima al clero. Così, il Papa minaccia la scomunica: a. l’Inghilterra fa marcia indietro b. Filippo il Bello non si sottomette. Al contrario fa arrestare il legato pontificio e convoca per la prima volta gli Stati Generali. Ne scaturirà una polemica sul rapporto tra Stato e Chiesa: - Secondo il diritto canonico, la superiorità sarebbe del potere spirituale - La sovranità del re, però, sottolinea l’autonomia dello Stato, a discapito del potere spirituale Così il Papa scomunica il re ma questi lo fa prigioniero ad Anagni (1303) e dopo la morte di Bonifacio VIII viene eletto Clemente V, un vescovo francese. IL PAPATO AD AVIGNONE (1309 – 1377) Nel 1305 viene eletto Pontefice l’Arcivescovo di Bordeaux, francese di nascita e legato da amicizia al Re della sua terra. Egli prenderà il nome di Clemente V e come altri Papi, non si trasferirà subito a Roma, al tempo in preda alle lotte intestine. Le famiglie nobili romane si combattono infatti senza posa e l’Urbe è lasciata allo sbaraglio, senza che il Papa riesca a porre ordine, finché questi non sarà costretto ad un’amara decisione: stabilire la sua sede fuori Roma. Sceglie di risiedere, almeno temporaneamente, ad Avignone, in Provenza. Tuttavia, a causa dell’arrendevolezza di Clemente V a Filippo IV, Re di Francia, Avignone diventerà la sede permanente del Papa. Vi è però un’altra ragione che spiega il trasferimento ad Avignone. Da qualche tempo il collegio dei Cardinali era costituito in maggioranza di uomini nati in Francia, principale potenza europea. La scelta di Avignone non si rivelerà felice. Per sfuggire ad un male, il Papato incorse in un male peggiore. Infatti il Re di Francia, influendo sui Cardinali Francesi e sullo stesso Papa, si intromise negli affari della Chiesa. Non a caso il lungo periodo in cui i Papi abiteranno ad Avignone, verrà chiamato la «cattività avignonese» (ossia, la «prigionia di Avignone»). Nel 1348 Clemente VI comprerà con 80.000 scudi d’oro dalla Regina Giovanna di Napoli l’intera città di Avignone, che rimarrà proprietà dei Papi fino al 1791, all’epoca della Rivoluzione Francese. I Papi arricchirono la città di un maestoso palazzo, poco distante dal vecchio ponte Saint-Benezet sul fiume Rodano. Tutti i Cardinali vi si trasferiscono e Roma sprofonda nella povertà. Per quasi settant’anni, dal 1309 al 1377, in un avvicendarsi di sette Pontefici, Roma resterà senza Papa. Scrittori, filosofi e poeti invocheranno il Papa affinché porti di nuovo la sede a Roma, e a svolgere un ruolo essenziale in questo senso è la Santa patrona di Italia e d’Europa: Santa Caterina. Periodo della cattività avignonese (dal 1305 al 1377). 70 anni, 7 papi subalterni alla politica del re di Francia • Soppressione dell’ordine dei Templari, • Cambiamenti nell’amministrazione, • Vendita delle cariche • indulgenze a pagamento • Lusso, fasti, spese enormi per mantenere la corte, inasprimento delle decime Secondo Petrarca Avignone diventa “l’empia Babilonia”, la capitale del vizio A Roma Cola di Rienzo tentò di restaurare il Comune in una Roma straziata dai conflitti tra papi e baroni. 1357 Costituzioni Egidiane di Albornoz (una raccolta di leggi sul governo dello Stato della Chiesa. ORIGINI DEL DUCATO DI MILANO Le origini del ducato di Milano risalgono al 1395, quando Gian Galeazzo Visconti (1351-1402), signore di Milano, ottenne dall’Impero, in cambio di una cospicua somma, il titolo, creato per l’occasione, di duca di Milano, che la famiglia poteva trasmettere ai propri discendenti. Come entità statale indipendente, il ducato di Milano verrà governato prima dai Visconti, poi dagli Sforza, combattendo a più riprese contro gli svizzeri, i francesi, e la Repubblica di Venezia. Alla morte di Gian Galeazzo (1402) prese potere in successione i figli Giovanni Maria (1399-1412) e Filippo Maria (1392-1447). Alla morte, nel 1447, la famiglia si estinguerà in quanto non lasciava eredi salvo una figlia naturale, Bianca Maria Visconti, moglie del condottiero Francesco Sforza (1401-1466). • Machiavelli, Il Principe; • Tommaso Moro, L’Utopia: immagina una società ideale, in cui non esiste la proprietà privata e in cui la politica è desacralizzata. LA RIVOLUZIONE SCIENTIFICA Già dal XVI secolo nasce un nuovo modo di conoscere il mondo naturale basato sull'osservazione, la formulazione di ipotesi, la verifica attraverso l'esperimento e la formulazione di leggi. Cambia quindi completamente rispetto al passato il modo di osservare e comprendere il mondo naturale. Importanti cambiamenti riguardarono la teoria geocentrica. Questa era stata formulata da Tolomeo nel II secolo d. C. e sosteneva che la Terra fosse ferma al centro dell'universo, mentre il Sole e i pianeti le ruotavano intorno. Nel Seicento Copernico formulò invece la teoria eliocentrica, secondo la quale il Sole è fermo al centro dell'universo e la Terra e i pianeti ruotano intorno ad esso. Galileo Galilei, che studiò il moto dei corpi e fece importanti osservazioni astronomiche, riteneva che le teorie di Copernico fossero esatte. A causa di questa sua convinzione subì un processo da parte del Tribunale dell'Inquisizione che lo costrinse all'abiura. Anche Keplero formulò alcune importanti leggi. Secondo lui i pianeti percorrevano orbite ellittiche in un sistema a due fuochi in cui il Sole occupava uno dei fuochi. Infine secondo Giordano Bruno l'universo era infinito. Questa convinzione contrastava con l'idea cristiana di creazione e per questo Giordano Bruno venne condannato al rogo. LA CHIESA NEL RINASCIMENTO Nella prima metà del Cinquecento si verificò in Europa un fatto di enorme portata: la rottura dell'unità religiosa della cristianità, che era stata una caratteristica fondamentale della civiltà medievale. La Riforma protestante segnò tale rottura, ma essa è da considerare come il punto di arrivo di un lungo itinerario. Le sue origini infatti vanno ricercate nella crisi che ormai da secoli affliggeva le istituzioni ecclesiastiche e nei nuovi fermenti religiosi che animavano singoli intellettuali e intere popolazioni. • Riforma protestante: vedi su* + Preoccupato dalle agitazioni sociali diffusesi in seguito alle idee riformistiche, Lutero cercò di evitare svolte radicali, in quanto convinto che il vero successo della Riforma dipendesse dall’appoggio dei princìpi. Enunciò così la dottrina dei due regni secondo cui il cristiano: - interiormente riconosce solo la legge evangelica (regno della Chiesa); - esteriormente deve ubbidire all’autorità politica, voluta da Dio per garantire l’ordine nel mondo (regno dello Stato). Molti interpretarono la libertà proclamata da Lutero in prospettiva terrena. Famosa è la rivolta dei contadini del 1524, da cui Lutero si tirò tuttavia fuori, dichiarando di non aver mai fatto appello alla forza violenta dei cittadini. Nel 1529 Carlo V acconsentì al mantenimento del culto luterano ove si era già affermato, ma ne vietò l’ulteriore diffusione. Contro di lui si formò la Lega di Smacalda (1531), formata dai princìpi protestanti da 11 città imperiali e appoggiata da Francia, Inghilterra e Danimarca. Il protestantesimo era dunque ormai divenuto potenza politica. • Riforma calvinista: Il francese Jean Cauvin espose in modo completo la teologia protestante. Calvino, che organizzò la sua Chiesa a Ginevra: - radicalizzò il tema della predestinazione, sostenendo che l’agire virtuoso si manifesta nel lavoro: il successo economico sarebbe dunque segno della predestinazione. - sostenne che lo Stato dovesse adeguarsi alle disposizioni della Chiesa: un vero cristiano non deve ubbidire ad una legge in contrasto con quella divina. GIROLAMO SAVONAROLA Girolamo Savonarola nacque a Ferrara il 21 settembre 1452 da una modesta famiglia. Nel 1475 entrò nell’Ordine domenicano. Nel 1482 fu chiamato a Firenze da Lorenzo il Magnifico come lettore della Sacra Scrittura nel convento di San Marco. Abile oratore e persona colta, Girolamo Savonarola si creò un largo seguito nella città, predicando con grande vigore contro il lusso della signoria medicea e la politica nepotista del corrotto pontefice Alessandro VI Borgia. Girolamo Savonarola auspicava una purificazione della società e un profondo rinnovamento della Chiesa; i suoi seguaci erano detti appunto «piagnoni» per il loro moralismo intransigente. Ma il governo repubblicano instaurato da Girolamo Savonarola dopo la caduta di Piero II de’ Medici (1494), successore di Lorenzo il Magnifico, non riuscì a radicarsi nella città: le riforme di Girolamo Savonarola, soprattutto l’imposta fondiaria e l’imposta progressiva sul reddito, spinsero le famiglie patrizie, gli «arrabbiati», e i sostenitori dei Medici a coalizzarsi contro di lui. Nel 1495 gli fu proibito di continuare nella sua attività oratoria, ma Savonarola osò disubbidire all’ordine papale andando incontro alla scomunica (1497) e alla condanna come eretico. I suoi nemici ne approfittarono allora per seminare il malcontento tra i fiorentini. Catturato e torturato, venne sottoposto a ben tre processi, al termine dei quali fu condannato, per eresia e impostura, a essere impiccato a una croce e poi bruciato: tale sentenza fu eseguita il 23 maggio 1498 in Piazza della Signoria, a Firenze. Le ceneri vennero raccolte e gettate nell’Arno dal Ponte Vecchio, per evitare che divenissero oggetto di venerazione da parte dei suoi seguaci. Di Girolamo Savonarola rimangono numerose opere che esprimono il suo pensiero di riformatore religioso e civile. Fra queste particolarmente importanti il Trattato circa il reggimento e il governo di Firenze, e, soprattutto, le famose Prediche. Nel 1559 le opere di Girolamo Savonarola furono inserite nell’Indice dei libri proibiti. I suoi scritti sono stati riabilitati dalla Chiesa nei secoli successivi fino ad essere presi in considerazione in importanti trattati di teologia.
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