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Storia dell'Italia nella guerra fredda, Guido Formigoni, Sintesi del corso di Storia Contemporanea

Il libro intende ripercorrere la storia della politica italiana dalla fine della seconda guerra mondiale agli anni '80 e il suo rapporto con la dimensione internazionale.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

In vendita dal 03/11/2022

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Scarica Storia dell'Italia nella guerra fredda, Guido Formigoni e più Sintesi del corso in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! Capitolo 1 Eredità della guerra e transizione alla democrazia (’43 – ’46) 1943 Gennaio 1943 – conferenza interalleata di Casablanca – Churchill, Roosevelt, Stalin vuole chiudere prima la partita in Africa, poi intervenire in Europa partendo dall’Italia (punto debole e alleato di Hitler). Stalin preme per uno sbarco immediato nell’Europa del Nord per alleggerire la pressione tedesca sull’Urss. Durante la conferenza si decise che per prima sarebbe stata attaccata l’Italia, considerata l’obiettivo più facile sia per motivi logistici (la vicinanza della Sicilia alla Tunisia) sia per ragioni politico – militari (le forze armate italiane erano più deboli) 10 Luglio 1943 – Sbarco in Sicilia: presenza degli alleati in Sicilia e i primi bombardamenti su Roma. 19 Luglio 1943 – primo bombardamento su Roma. 24\25 Luglio 1943 – caduta del fascismo. Il fascismo cade dopo lo sbarco in Sicilia degli alleati e dopo i bombardamenti su Roma. Clima generale di risentimento per le sconfitte in guerra subite. A questo punto il Consiglio del Fascismo tradisce Mussolini. Il consiglio del fascismo si riunisce in una riunione nella notte tra il 24 e il 25 luglio 1943 e viene approvata in larga maggioranza un ordine proposto dal ministro Dino Grandi dove si auspica un “ripristino di tutte le funzioni statali”, in pratica il ritorno alle regole dello Statuto Albertino. Il pomeriggio del 25 Mussolini viene invitato dal re Vittorio Emanuele II, che invita il duce a rassegnare le sue dimissioni il quale pochi attimi dopo viene arrestato dalle forze dell’ordine e trasportato in Abruzzo sul Gran Sasso. Nel Sabbatucci Vidotto: “Fu una sorta di congiura che faceva capo al re, e vedeva tutte le componenti moderate del regime (industriali, militari, gerarchi dell’ala moderata-conservatrice) unite ad alcuni esponenti del mondo pre-fascista, nel tentativo di portare il paese fuori da una guerra ormai persa e di assicurare la sopravvivenza della monarchia”. Il re infatti nomina come capo di un Governo Provvisorio Badoglio, generale che aveva combattuto con Mussolini. Il governo Badoglio però proclamò che nulla sarebbe cambiato nell’impegno bellico italiano. Intanto, allaccia trattative segrete con gli alleati per giungere ad una pace separata. Il Partito Fascista, che per anni aveva riempito la scena politica italiana scompare nel nulla con tutte le sue mastodontiche organizzazioni collaterali, prima ancora che il governo provvedesse a scioglierlo d’autorità. Il re nomina capo del governo Badoglio I (25 luglio 1943 – 17 aprile 1944). - Annuncio per cui la guerra sarebbe continuata al fianco dei nazisti. 3 settembre 1943 – Armistizio di Cassabile (atto di resa trattato dal generale Castellano sul quale avevano influito anche alcuni esponenti della corona come la principessa Maria José ed alcuni esponenti di primo piano del Gran Consiglio del Fascismo) tra Italia ed Alleati (armistizio breve – solo militare): interrompere la guerra contro gli alleati e consegna di tutti i mezzi militari 8 (navi, armi, basi aeree) e favorire gli alleati nel territorio italiano. Clausola segreta: cessazione della sovranità che passava in mano agli alleati. Viene reso pubblico solo l’8 settembre alle 18:30 tramite Radio Algeri da Eisenhower poi da Badoglio circa un’ora dopo da Badoglio che lo fa in maniera ambigua: “Il governo italiano, riconosciuta l’impossibilità di continuare l’impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al Generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza”. Quest’ambiguità porta lo stato di disordine al fronte. Eccidio di Cefalonia. Il re e Badoglio scappano a Brindisi: il nord e il centro Italia occupati dai tedeschi. Italia divisa in due dalla linea Gustav (Gaeta – Pescara). 12 settembre 1943 – Mussolini liberato dai tedeschi, istituzione al nord della Repubblica Sociale Italiana. 29 settembre 1943 – firma dell’“accordo lungo” a Malta a bordo della nave britannica Nelson, dai rappresentanti degli alleati e dai rappresentanti dell’Italia. L’accordo breve venne desecretato solo nel 2003: tra le clausole segrete la cessazione totale della sovranità. Eisenhower comunque, pose sin da subito le premesse del superamento di questa clausola: a patto che gli italiani sviluppassero una nuova cooperazione allo sforzo anti-tedesco e che ci fosse l’impegno degli interlocutori a “concedere al popolo il diritto di decidere la forma di governo da loro desiderata”. A breve il governo Badoglio infatti dichiarerà guerra alla Germania (il 13 ottobre). Le truppe su tutti i fronti sono lasciate a se stesse. I militari italiani nei Balcani vengono trattati da nemici sia dai partigiani Greci e Jugoslavi che dai nazisti che fino al giorno prima li consideravano alleati. Eccidio di Cefalonia: a Cefalonia appunto fu sterminata un’intera divisione italiana (divisione Acqui). In Italia (a Roma e al nord) i reparti italiani vennero incamerati in quelli tedeschi. Punito ogni tentativo di diserzione. Dicembre 1943 – conferenza interalleata di Theran: si pensa allo sbarco in Normandia. Approfondimenti Il governo Badoglio In cosa si adopera il governo Badoglio nella fase di transizione, riuscendo comunque a tenere in piedi lo Stato in un momento così difficile: - Schieramento sulla linea del fronte (dopo il 13 ottobre) di nuovi modesti reparti militari italiani, ricollocando il paese nel mondo. - Riattivazione di una politica estera (ministro degli esteri: Renato Prunas) che si pose come obiettivo allentare il rigido controllo angloamericano attraverso contatti con il Comitato francese di liberazione nazionale e il governo sovietico. - Emargina i protagonisti del 25 luglio che erano ancora interni all’ideologia del fascismo (il gruppo di Dino Grandi)  si prendono le distanze dal fascismo, come del resto avevano chiesto gli Alleati. Quali le debolezze: - Ancora una volta erano stati emarginati i partiti più democratici del paese. Il re temeva l’inclusione di essi nell’azione di governo e temeva la possibilità di un futuro esclusivamente democratico per il paese. Inizialmente sono quei partiti a non volerne sapere di prendere contatti con lo screditato istituto monarchico. Resistenza Le prime formazioni armate della Resistenza si raccolgono nelle zone montane dell’Italia centro- settentrionale subito dopo l’8 settembre. Con il prolungarsi della guerra le bande armate allargano la loro base di reclutamento a strati più vasti della popolazione (lavoratori, studenti, intellettuali, con una significativa partecipazione femminile). Tuttavia non divenne mai un movimento di massa. Utilizzavano lo strumento della Guerriglia. solo sulla base dell’accettazione del programma politico “indipendentemente dalla razza, dalla fede religiosa e dalle convinzioni filosofiche”. Questo è ciò che dice Togliatti ai quadri del partito nell’aprile del ’44 appena torna dall’esilio. Il tutto si completava con l’idea di una tregua con Badoglio e la monarchia. Al ritorno di Togliatti dall’esilio in Russia durato quasi vent’anni, nel 1944 si giunge alla svolta di Salerno : accantonare i giudizi sul re e Badoglio e formare un governo di unità nazionale con obiettivo la sconfitta del nazi-fascismo. Questa linea era concorde alla politica dell’URSS che aveva riconosciuto il governo italiano di Badoglio e soprattutto serviva a legittimare il PCI in Italia. Perché Stalin riconosce il governo di Badoglio? Dopo lo sbarco nel Sud e l’armistizio dell’8 settembre 1943, gli inglesi e gli americani avevano creato una Commissione alleata di controllo per gli affari italiani, ma avevano assegnato al rappresentante dell’Unione Sovietica un ruolo esclusivamente consultivo. Per aggirare l’ostacolo e mettere un piede nella penisola, i sovietici presero contemporaneamente due iniziative: accettarono di negoziare con il governo Badoglio la ripresa dei rapporti diplomatici e dettero ordine a Togliatti di annunciare quella che i giornalisti e gli storici avrebbero definito la «svolta di Salerno». Il 24 aprile 1944 fu costituto nella città campana un nuovo governo in cui due comunisti — Togliatti e Fausto Gullo — erano rispettivamente ministro senza portafoglio e ministro dell’Agricoltura. (Il Corriere della Sera, Sergio Romano, 2012) La Russia ovviamente voleva lasciarsi piede libero per quando sarebbe giunto il momento di contrattare la presenza in Germania, e doveva pensare a combattere Hitler al fianco di inglesi e americani. 3. Partito Socialista: spaccato tra massimalisti e riformisti, nuovi movimenti influenzati dal socialismo europeo, emergono leader come l’ex rivoluzionario Pietro Nenni, il piemontese Giuseppe Saragat, riformista. Nel 1943 viene rifondato un partito unico: Partito socialista italiano di unità proletaria (PSIUP).  Linguaggio rivoluzionario: obiettivo di una repubblica socialista.  Tattica: unità di azione con i comunisti.  Il progetto non ha in realtà molti contenuti: bisognerà aspettare la vittoria elettorale laburista del 1945 per far emergere un possibile modello più concreto. 4. Partito liberale: manipolo di intellettuali che si raccolgono attorno a Benedetto Croce, ma anche Einaudi. Partito ispirato a valori liberali, obiettivo del recupero più pieno delle libertà per la rigenerazione morale e politica della nazione. Esigenza di un nuovo neoliberalismo che possa combattere la minaccia sovietica. Forte ispirazione tratta dalle democrazie europee e quella americana. Alcuni, prospettiva europeista. 5. Partito d’azione. Erede del movimento clandestino antifascista di Giustizia e Libertà. Necessità repubblicana, rompere con tutti coloro che si erano compromessi con il fascismo. Una delle figure di primo ordine: Ferruccio Parri, Ugo la Malfa. Sostegno agli alleati, liberali, capitalisti. 6. Partito repubblicano: inizialmente non fa parte del CLN, si ricostituisce dopo. Linea anti- monarchica. 7. Partito democratico del lavoro (PDL, Demolaburisti) tra cui Bonomi. Per giustificare un riscatto nazionale bisognava porre l’accento sulla rottura tra popolo e fascismo, evidenziare come le responsabilità della guerra fossero esclusivamente fasciste e come il fascismo fosse solo una parentesi della storia democratica italiana. Tutto ciò rischiava di far ampiamente passare sotto silenzio l’eredità del regime, che aveva profondamente segnato le coscienze, le mentalità, le culture, i miti, gli atteggiamenti diffusi nella società italiana. Nell'ansia di presentarsi al mondo rinnovati come nazione, gli antifascisti furono indotti a trascurare questo peso, a prendere poco le distanze da questo pesante retaggio e ad impegnarsi meno del necessario in un processo di selezione e purificazione del passato che veniva consegnato loro dalla storia (inclusi i loro limiti nel non aver impedito che Mussolini prendesse il potere). Il governo alleato in Italia Gennaio 1943 – Istituzione dell’Allied Military Government (AMG), per controllare la nazione e assicurarsi la riuscita dell’operazione militare. Primo governatore fu un inglese, il generale Harold Alexander. L’impostazione era quella di un governo nemica all’Italia). Ottobre 1943 – Istituzione dell’Allied controll commission (ACC) per gli affari italiani, con lo scopo di far valere l’armistizio e controllare il governo Badoglio. Operava nella parte lasciata al re (Brindisi, Bari, Taranto, Lecce). Assicurare l’ordine pubblico, il rispetto della legge, il funzionamento delle vie di comunicazione, assicurare l’osservanza dell’armistizio, cooperare con le forze italiani per il ritorno ad un governo popolare e democratico. 10 gennaio 1944 – le due commissioni vennero fuse in un unico organismo, controllati prevalentemente da U.K. e U.S.A: i sovietici avevano solo un compito consultivo. Bisogna dire dunque, che all’Italia non vennero offerte altre alternative se non quella di inserirsi nell’Alleanza Atlantica. Inglesi e americani esclusero la presenza sovietica che aveva solo un ruolo consultivo. Primo segnale di logica di sfere di influenza. Prima di ogni “scelta” dunque, l’Italia si trovava all’interno del blocco occidentale. Alla fine del 1943 gli inglesi assumono una posizione preponderante nello scenario bellico italiano: comando militare e cariche politiche importanti. La loro politica: punitiva, per tornare ad esercitare la loro sfera di influenza nel Mediterraneo secondo schemi e logiche tipicamente imperialiste. Ostili ma non contrari alla resistenza e ai comunisti, erano disponibile a dialogare con la vecchia parte della classe dirigente: sostennero quindi Badoglio. Churchill parò il 22 febbraio del 1944 con una nota metafora, del “manico” che serviva per non scottarsi quando si prende una caffettiera bollente. Non si trattava quindi di un sostegno strategico e sincero al generale e alla monarchia, ma di esigenze di stabilizzazione. Contava un retaggio di eredità imperiale che era storicamente in grado di gestire territori e popolazioni. La cobelligeranza non legittimava l’autonomia politica, né il partigiano in armi che restava un sostegno indiretto all’avanzata alleata. Gli americani erano invece meno vincolati ad una prospettiva punitiva. Presenza di una lobby con agganci nell’amministrazione Roosvelt, orizzonte generale del great design roosveltiano. L’idea dominante era mettere fine a ogni politica di segmentazione imperiale del mondo, gettando quindi le basi per una grande unificazione economica, sorvegliata pragmaticamente da nuove istituzioni internazionali e da un bilanciamento geopolitico dell’influenza tra le maggiori potenze. Questa politica costrinse la visione britannica ad una revisione. A differenza degli inglesi, gli americani si trovarono più in difficoltà nella costruzione di “spazi imperiali”: sovrapposizioni, pluralismi di competenze, logiche personalistiche. Trovarono inoltre una realtà arretrata, premoderna, autoritaria: sotto-commissioni per formulare nuovi programmi per le elementari, mettere in discussione la militarizzazione della polizia, ambiziosi piani di decentramento istituzionale. Gli Americani organizzano una propaganda a loro favore: regali e supporti ai civili, diffusione di film di Hollywood, pubblicazione di quotidiani. Sfruttano il ruolo dei prefetti e dei notabili locali che garantivano loro stabilità del loro governo al sud. 26 settembre 1944 – dichiarazione di Hyde Park – controlli amministrativi allentati, ACC ridimensionata, permesso al governo di intavolare libere relazioni diplomatiche. Presenza inoltre dell’OSS (Office of Stretgic Service, precedente della CIA): inizialmente non viene individuato un interlocutore unico ma vengono presi rapporti con tutti i partiti escluso il Pci e anche con reparti fascisti (Romualdi e Borghese). 24 Febbraio 1945 – promemoria di Harold MacMillan: abolizione delle autorizzazioni agli atti amministrativi e controlli sulle nomine politiche. 1944 Gennaio 1944 - Psi, Pc e Pa: accordo per opporsi a qualsiasi collaborazione con il governo e con la monarchia. Liberali (Bonomi e Croce) e democristiani, a favore di una collaborazione con Badoglio e a rimandare il referendum a fine guerra. La democrazia cristiana anche crede che una volta che l’antifascismo riconosce di non essere stato in grado di far cadere il regime, era naturale conseguenza che non si potessero oltrepassare le forze che si erano assunte l’incombenza di liquidare mussolini. Nel consiglio del CLN di Bari si chiede abdicazione del re e un governo di solidarietà nazionale. Rifiuto del re. Intanto gli americani lasciavano al governo Badoglio l’amministrazione delle zone liberate. Il governo si trasferiva a Salerno. Aprile 1944 - Svolta di Salerno (quando Togliatti torna dall’esilio, ok al compromesso con Badoglio e la monarchia ma NO Vittorio Emanuele): i socialisti accettano per non essere accusati di essere colpevoli della mancata unità anti-fascista, gli azionisti partito di centro tra i due estremi ne risultarono indeboliti, i liberali temettero di perdere il ruolo di interlocutori tra antifascismo e alleati, dunque accettarono pur criticando la mossa comunista dietro la quale si intravedeva “un abile colpo della repubblica dei soviet” (come annota Croce nei suoi diari). Allo stesso tempo vengono intavolate trattative diplomatiche tra il governo e l’URSS. Il Pci lo fa per accreditare il suo partito, nonostante la contrarietà della lotta partigiana al nord e del partito stesso (in parte). Gli alleati, soprattutto gli americani, preoccupati 1) della rottura della legittimità democratica della transizione; 2) crescita di influenza del PC e dunque sovietica, chiedono a Vittorio Emanuele di riconoscere un equilibrio politico più difendibile. Vittorio Emanuele promette che liberata Roma, delegherà i poteri di luogotenente del regno a favore del figlio Umberto. Rimpasto che fa sì che gli antifascisti entrino all’interno del Governo Badoglio II. Si avvia la ripresa di autonomia da parte dello stato italiano. Giugno 1944 – Roma viene liberata. Vittorio Emanuele lascia il posto di luogotenente ad Umberto che reincarica Badoglio. Badoglio viene sfiduciato da quasi la totalità dei partiti. Formazione della Cgil unitaria, con il “Patto di Roma” firmato da Di Vittorio (per i comunisti), Achille Grandi (per i cattolici) e Emilio Canevari (per i socialisti, che sostituì Buozzi da poco fucilato dai nazzisti). I cattolici fondarono anche le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani (Acli). I e II Governo Ivanoe Bonomi (giugno ’44 – giugno ’45), presidente del CLN centrale capo del governo. Più stretto collegamento fra i poteri legali dell’Italia liberata e il movimento di resistenza: in quel momento esprimeva l’equilibrio tra innovazione e tradizione prefascista (era stato presidente del consiglio nel 21\22). Allontanamento dalle restrizioni imposte dagli alleati (a settembre), specialmente dagli inglesi. Alcune città vengono liberate prima dell’arrivo degli Alleati (Firenze). - Decreti Gullo sull’agricoltura – modificazione dei patti di mezzadria e misure di sostegno alle cooperative bracciantili affinché assumessero le terre incolte. - Dall’estate del 1944 inoltre il fronte italiano perde importanza per gli Alleati, preoccupati per l’imminente sbarco in Normandia. Da questo momento in poi il controllo dell’Allied controll commission è fortemente ridimensionato (26\09 dichiarazione di Hide Park): per la concentrazione ad occidente, per il ruolo forte del nuovo governo, per il ruolo della resistenza e della diplomazia che era stata messa in atto da Badoglio, per il maggior ruolo assunto dagli americani rispetto agli inglesi. 31 agosto – congresso Cln di Milano – decise di sciogliere gli organismi emergenziali per favorire un rientro alla normalità democratica. Molto di questo avvenne grazie al vicesegretario della Dc, Dossetti. Il processo di disarmo fu però lungo e ambiguo: i più radicali nascosero le armi in prospettiva di una ripresa della lotta sociale e politica. Le promesse di inquadrare i partigiani nella polizia non furono del tutto attuate. Il governo Parri si sfalda a causa di due motivi: emerge la polarizzazione della politica a favore di un distacco dai comunisti e di un timore nei confronti del governo che sembra troppo orientato verso la sinistra (soprattutto da parte di liberali e qualunquisti). Dc, inglesi ed americani non appoggiano il tentativo liberale perché mette in discussione la stabilizzazione. Solo grazie al ruolo cardine della Dc viene salvata l’unità del Cln. I governo De Gasperi (dicembre ’45 – luglio ’46). - Inizia la critica del Pci, vuole indipendenza verso i paesi alleati. Inizia a calare la Cortina di ferro. Stalin favorisce i Partiti Comunisti interni nelle zone da lui occupate nonostante non abbiano appoggio elettorale dal basso. - Decide il referendum per repubblica\monarchia: decisione al popolo per non rischiare divisioni all’interno del proprio partito e dell’elettorato. Opposizione del Pci. - Costituente poteri solo sulla Costituzione e non sulle leggi che sarebbero state appannaggio del governo. - Conclusione del governo militare diretto: il controllo passa agli italiani come anche la nomina dei prefetti. - Gli organi militari non vengono epurati (anzi, nel 1947 verrà impedito l’accesso ai partigiani). Abdicazione di Vittorio Emanuele, nel tentativo di salvarsi al referendum. 2 giugno 1946 – elezione della Costituente e referendum. - Prima volta che votano le donne grazie al Decreto Bonomi. - Dc al 35%, Psiup al 21%, Pci 19%. - Umberto va in esilio in Portogallo. Capitolo 2 La duplice fase costituente: sistema politico repubblicano e guerra fredda globale (’47 – ’49) 1. La costituzione L’ assemblea costituente lavora dal 24 giugno 1946 al 22 dicembre 1947 e il testo della costituzione entra in vigore il 1 gennaio del 1948. 1. Parlamentarismo. Centralità del Parlamento: che è espressione della volontà popolare. Sistema parlamentare, col governo responsabile di fronte alle due Camere (camera dei deputati e senato della repubblica), entrambe titolari del potere legislativo, senza apprezzabili differenze di funzioni. Alle Camere, elette a suffragio universale, spettava il compito di scegliere un presidente della Repubblica, con mandato settennale e con funzioni di garanzia e di rappresentanza dell’unità nazionale. Sono sempre queste due camere a dare la fiducia al governo. 2. Proporzionalismo. Ad ogni lista viene assegnato un numero di seggi proporzionali ai voti raccolti. La scelta del modello parlamentare + proporzionale, fa dei partiti i primi destinatari del consenso e dunque gli arbitri della politica italiana, spesso a scapito della tenuta dei governi. I partiti, del resto, erano considerati come il tramite più efficace tra cittadini e istituzioni, soprattutto all’epoca quando avevano una larga base popolare. Essi svolsero a loro modo una funzione educativa nei confronti dei ceti meno abbienti e meno acculturati, offrendo un canale di partecipazione alla politica che contribuì al difficile processo di formazione di una cittadinanza repubblicana. 3. Un Consiglio superiore della magistratura doveva assicurare l’autonomia dell’ordine giudiziario, che una Corte costituzionale vigilasse sulla conformità delle leggi alla Costituzione, che le leggi potessero essere sottoposte a referendum abrogativo (dietro richiesta di almeno 500.000 cittadini). Ciò che cambia tra la Repubblica prima di Mussolini e la Prima Repubblica (1948 – 1994) è anche che il sistema proporzionale non rispecchia più la volontà popolare. Nel sistema proporzionale anche un piccolo partito potrebbe entrare a far parte della maggioranza (è il caso del partito liberale e del partito repubblicano). Mentre invece, il sistema rappresentativo maggioritario (opposto a quello proporzionale) non rappresenta il partito minore, e non consente negoziazioni dopo le elezioni. - ’46 – centrismo de gasperiano (DC) - Miracolo economico (ne entrano a far parte i socialisti che fino a prima erano all’opposizione) - ’70 – compromesso storico (DC + PCI) attraverso Aldo Moro - ’80 – ritorno al centrismo: DC + partiti minori del “penta partito”, il Pci torna all’opposizione - Continua richiesta di fiducia, numeri esigui, divisioni interne al partito. - ’89: crollo dei partiti, riforma della rappresentanza: formazione di coalizione di centro destra – centro sinistra. Berlusconi – Prodi a ripetizione. Per quanto riguarda la firma della Costituzione e la sua redazione dobbiamo ricordare tre nomi importanti. Enrico de Nicola (presidente provvisorio), Terracini (Presidente dell’assemblea costituente) e Alcide de Gasperi (presidente del consiglio dei ministri). Nonostante il concetto di democrazia non scende a patti né con la gerarchia della Chiesa né dalle dottrine marxiste e socialiste, tutti i partiti che facevano parte del CLN durante la resistenze si siedono al tavolo delle trattative per collaborare alla scrittura di una carta Costituzionale fondata sulla centralità della dimensione repubblicana. La Costituzione dunque risente di tutte le culture politiche: chi si occupa più dei diritti sociali (cultura socialista), chi dei diritti della persona (cultura liberale), diritti del mondo del lavoro (lavoro come espressione della dignità dell’uomo), formazione ed educazione ecc. Non fu comunque facile mettere d’accordo tutte le parti, soprattutto per quanto riguarda DC, PCI e PSIUP. Lo scontro più clamoroso si verificò a Marzo del 1947, quando si discusse la proposta democristiana di inserire nella Costituzione un articolo (articolo 7) in cui si stabiliva che i rapporti tra Stato e Chiesa erano regolati dal concordato stipulato nel 1929 tra Santa Sede e regime fascista. La decisione sembrava star per essere respinta ma all’ultimo momento, con una decisione che fece scalpore, Togliatti annunciò il voto favorevole del Pci, motivando la sua scelta con la volontà di voler rispettare il sentimento religioso degli italiani e di non creare fratture in seno alle masse. L’articolo 7 fu approvato, nonostante l’opposizione dei socialisti e degli altri partiti laici. Struttura della Costituzione 12 principi fondamentali Sono quelli che tutt’ora oggi sono fortemente condivisi da tutti. I 2 referendum che hanno avuto l’intenzione di modificare la carta costituzionale non hanno toccato mai questi dodici. Parte 1 (art. 13 – 54) – Diritti e doveri del cittadino. Parte 2 (art. 54 – 139) – Ordinamento della repubblica (il parlamento, il presidente della repubblica, il governo, la magistratura, le regione province e comuni, le garanzie costituzionali). Disposizioni transitorie e finali 2. L’inizio della guerra fredda Tra aprile e giugno del 1945 nasce l’Onu (Organizzazione delle Nazioni Unite) basata sul principio dell’utopia democratica di Wilson e dell’approccio realistico di Roosevelt convinto della necessità di un direttorio delle grandi potenze come unico efficace strumento di governo degli affari mondiali. Il primo si realizza nell’Assemblea generale degli stati membri (cui partecipano tutti ma non ha la possibilità di adottare soluzione vincolanti), il secondo principio invece si esprime nel Consiglio di sicurezza: fissi i 5 paesi che hanno vinto la guerra (Usa, Francia, U.K, Urss, Cina) e a turno gli altri: ciascuno dei membri permanenti a diritto di veto (voluto soprattutto dall’Urss) quindi di bloccare qualsiasi decisione contraria ai suoi interessi. Ha potere vincolante e possibile intervento armato. Ne fanno parte poi l’Unesco (istruzione e cultura), la Fao (alimentazione e agricoltura), Unicef (tutela dell’infanzia), tribunale dell’Aja (città in Olanda, corte internazionale di giustizia per risolvere le controversie fra gli stati). Rifondazione dei rapporti internazionali in campo economico sulla filosofia americana capitalista: creare un vasto e vitale mercato mondiale in regime di libera concorrenza. Ridimensionare il protezionismo (Accordo generale sulle tariffe e sul commercio, GATT nel 1947) e le aree preferenziali di commercio a cominciare a quelle legate al sistema imperiale britannico. Luglio 1944 – FMI. Fondo monetario Internazionale che avrebbe potuto concedere prestiti a chi ne avesse avuto bisogno. Avrebbe inoltre garantito stabilità monetaria, legando le altre monete non solo all’oro ma anche al dollaro. Lo stesso fece la Banca Mondiale. Mancata adesione dell’Urss e degli altri regimi comunisti. Grazie a questi strumenti gli Usa rafforzarono il loro controllo sulle economie occidentali. - Crisi di governo attuata da socialisti e liberali. Formazione del IV governo de Gasperi (DC - PLI - PSLI – PRI) (Maggio ’47 – Maggio ’48). Einaudi, governatore della Banca d’Italia, vicepresidente del consiglio e ministro del bilancio. Il 3 dicembre 1946 era nato l’MSI, coordinato da Pino Romualdi e Arturo Michelini. Contatti spuri e inconfessati con la Chiesa e con gli Americani. Giugno del ’47 – discorso di Marshall (segretario di Stato) ad Harvard e inaugurazione del Piano Marshall. Istituzione quindi dell’ERP (European recovery program) e dell’ECA (Economic cooperation and administration). Il corrispettivo degli aiuti era l’integrazione degli Stati Europei nel quadro dell’economia aperta mondiale: piena applicazione degli accordi di Bretton Wood entro il 52 . Piena realizzazione di un capitalismo integrato modernamente e progressista. Idea che la crescita economica in un mercato globale e gli strumenti di regolazione sociale e di welfare avrebbero portato il benessere dei cittadini e la stabilizzazione della democrazia ai danni del comunismo. Washington (come scrive lo stesso Marshall a Dunn, ambasciatore in Italia, fervente anti-comunista), voleva che i socialdemocratici partecipassero al governo in modo da assumere il consenso di una parte dei lavoratori di sinistra e far passare i caratteri innovativi e per il bene comune del loro governo. Settembre 1947 – Cominform: l’unico ruolo dei partiti comunisti europei era quello di appoggiare l’Urss: socialismo in un solo paese, per il momento. Prende campo una teoria più rivoluzionaria all’interno del Pci di cui si fa interprete Longo (ex partigiano). Da una parte Mosca non vuole un Pci rivoluzionario (per rispetto alle zone di influenza), dall’altro utilizza il Pci come elemento destabilizzante. Rifiuta la proposta rivoluzionaria di Secchia ma accetta il suo ruolo di vicesegretario del Pci. 4. Elezioni del ‘48 - Lista del “fronte popolare” (Psi – Pci) con simbolo la faccia di Garibaldi, valore di nazione e di progresso civile e sociale. Linea dell’indipendenza dalla politica statunitense nel criticare la Dc. Finanziamenti da Mosca. Il fronte popolare era sicuro che avrebbe vinto le elezioni, tant’è che discute con Mosca in quale case avrebbero dovuto intervenire militarmente. Molotov risponde: solo se la Dc attacca le sedi del partito e i suoi rappresentanti. Si stavano intanto incrinando i rapporti con Tito: non è detto che avrebbe aiutato l’Italia in caso di conflitto armato e il Pci non aveva i mezzi necessari al colpo di stato. - La Dc risponde dicendo che erano loro quelli imbevuti di miti stranieri. Appoggio del Vaticano (attraverso i Comitati civici e l’azione cattolica) in campagne elettorale e statunitense (finanziamenti al partito). Al centro la necessità della ricostruzione economica grazie all’aiuto americano mentre il Pci è quinta colonna dell’Urss. Inizia il riarmo anche all’interno della Dc. C’era veramente la paura e l’ipotesi di una guerra civile. Partigiani bianchi e contatti con i Carabinieri. Si avvalgono anche degli avvenimenti di Cecoslovacchia (Praga): i comunisti avevano ottenuto la maggioranza in parlamento con libere elezioni, alleanza di sinistra. Nel decidere se accettare o meno l’Erp scissione tra socialisti, comunisti e borghesi: colpo di stato da parte dei comunisti. Defenestramento di un ministro socialista. Appoggio da parte dell’Urss. 1948 – elezioni con lista unica. Per la propaganda vengono anche utilizzati famosi italoamericani come Frank Sinatra e Joe di Maggio e la minaccia di sospendere gli aiuti economici. - Terzaforzisti\Unità socialista: Socialdemocratici, Demo-laburisti, Unione dei socialisti (ex partito d’azione, socialisti indipendenti), liberali di sinistra. Prese il 7%. - Blocco nazionale: liberali, qualunquisti. - Movimento sociale italiano con a capo Almirante. DC - 48.5%, un italiano su due vota Dc. Fronte Popolare – 31%. Blocco Nazionale (Pli e Pq) – 1 milione di voti. Unità socialista – 7%. Repubblicani – 2.5%. V governo De Gasperi (DC - PSLI - PRI – PLI), dal maggio ’48 al gennaio ’50. VI governo De Gasperi (DC - PRI – PSLI), gennaio ‘50 – luglio ’51. VII governo De Gasperi (DC – PRI), luglio ’51 – luglio ’53. 5. Elezioni del presidente della Repubblica, attentato a Togliatti, Elezioni del presidente della Repubblica ’48. De Gasperi propone Carlo Sforza (contro la volontà della sx democristiana, tra cui Dossetti, vicesegretario) e i socialdemocratici. Al quarto scrutinio viene eletto Einaudi. Maggio del 1948. Luigi Einaudi viene eletto Presidente della Repubblica, contrariamente al volere di De Gasperi che avrebbe favorito Sforza, abile diplomatico molto influente in Europa ecc. autore di numerosi trattati di economia, insegnò nelle più importanti università italiane e scrisse nelle testate giornalistiche più importanti. Favorevole alla guerra di Libia, interventista, senatore, iniziale entusiasmo al governo di Mussolini, dopo il delitto Matteotti si distaccò dall’appoggio al fascismo e andò in Svizzera durante l’occupazione nazista. Nel 1945 governatore della banca di Italia. Ministro del bilancio e dell’economia. Nel 1948 Presidente della Repubblica. L’ambasciata a Roma incoraggia la Dc a finanziare i Comitati Civici di Gedda che svolgevano, sin dalla propaganda per le elezioni del ’48, propaganda in funzione anticomunista. I Comitati Civici rappresentavano l’ala conservatrice e più clericale della Dc, appoggiata da Pio XII ma vista con ostilità da De Gasperi. Estate ’48 – ondata di scioperi. 14 luglio ’48 – attentato a Togliatti da parte di Antonio Pallante, un giovane siciliano di simpatie fasciste. La CGIL proclama uno sciopero nazionale: la parte cattolica si stacca perché non è una questione politica. Diventa difficile per la Dc gestire la situazione. Intanto si verificano anche disordini a Milano, a Roma di matrice comunista. Vengono risolti da De Gasperi senza ricorrere alla violenza. A Febbraio il governo approva il decreto di disarmo delle fazioni e il divieto di formare partiti para-militari. I comunisti in realtà non erano così armati come si pensava. La classe dirigenti italiana, i centri medi e i moderati temevano però un’insurrezione nell’immediato. La parte destra della Dc (ad es. Scelba vuole forzare la mano). La sinistra molto combattiva, sosteneva che la Dc avesse vinto le elezioni grazie all’ingerenza degli Usa e del Vaticano. Sfiducia nella democrazia. Vogliono la rivoluzione che gli era stata promessa. Togliatti continua sulla linea di “democrazia progressiva”. La Cgil indice lo sciopero generale senza consultare Giuseppe di Vittorio: se lui fosse stato in Italia le cose sarebbero andate diversamente. Giuseppe di Vittorio era un uomo sinceramente animato da una passione giustizialista e progressista. Era stato organizzatore sindacale di un sindacato meridionale, di masse molto più povere di quelle italiane di questi anni. Angelo Costa, capo della Confindustria, incontrava di Vittorio clandestinamente in treno, di notte e si mettevano d’accordo perché il secondo non cercò mai uno sbocco rivoluzionario alla lotta di classe. Questo provoca la scissione dalla Cgil (al cui vertice resta Di Vittorio), della LCigl (Pastore) e della UIL (repubblicani e socialdemocratici). Gli Americani avrebbero voluto un sindacato unitario, di tutti i partiti eccetto il Pci e che fosse l’unico. Alla fine dovranno appoggiare quello democristiano. Primo esempio di associazione Clnista che si sfalda: tenere insieme le due linee possibili non sarà più possibile. V governo De Gasperi (DC - PSLI - PRI – PLI), dal maggio ’48 al gennaio ’50. Si scioglie a causa della scissione del Psiup con il Psu. - Ministro del Bilancio Einaudi: fine dell’inflazione, ritorno alla stabilità monetaria, risanamento del bilancio statale. Non vennero introdotte misure economiche di programmazione, viste come soluzioni da regimi autoritari. Inasprimenti fiscali e tariffari, svalutazione della lira che avrebbe dovuto favorire le esportazioni e incoraggiare il rientro dei capitali, restrizione del credito che limitò la circolazione della moneta e costrinse imprenditori e commercianti a mettere sul mercato le scorte accumulate in attesa di un aumento dei prezzi. Poi Einaudi sostituito da Pella. - Abolizione del blocco dei licenziamenti: disoccupazione a 2 milioni di unità. - Con i fondi del piano Marshall: importazione di derrate alimentari e materie prime. Ma non vengono utilizzati per creare domanda. Ne scaturiscono gli scontri sociali del ’48. - Piano di abitazioni popolari Ina-Casa (Legge Fanfani). -Riforma tributaria (Vanoni), per la prima volta viene introdotto l’obbligo della dichiarazione annuale dei redditi. - Studi per il progetto di riforma agraria, prenderà vita nel 1950: prevedeva l’esproprio e il frazionamento di parte delle grandi proprietà terriere soprattutto nel Mezzogiorno e nelle isole, ma anche delta del Po e Maremma Toscana. Modifica dell’assetto fondiario. Gli obiettivi a lungo termine erano l’incremento della piccola impresa agricola e il rafforzamento del ceto dei contadini indipendenti, tradizionalmente considerato un fattore di stabilità sociale. Si dimostrarono però poco vitali e poco competitive e la riforma non servì a limitare il fenomeno di emigrazione dalle campagne. Dimostrazione del fatto che nessuno capì cosa stava accadendo in Italia e la classe dirigente guidò male le cose. Ad esempio non pensavano a trovare alloggi per gli immigrati nelle grandi città industriali, né ad una strategia di integrazione. - Istituzione della Cassa per il mezzogiorno: nuovo ente pubblico che aveva lo scopo di promuovere lo sviluppo economico e civile delle regioni meridionali attraverso il finanziamento delle infrastrutture (strade, acquedotti, centrali elettriche) e il credito agevolato alle industrie. Si prolungò per 30 anni. “Credevano che il mezzogiorno potesse riscattarsi con delle cattedrali nel deserto. Erette anche da imprenditori privati, che approfittavano dei contributi statali, per scaricarvi i macchinari sorpassati, andare in fallimento, farsi riscattare dallo stato” (Idro Montanelli). - Istituzione del comitato ministeriale per la ricostruzione. La riforma agraria e la riforma tributaria fecero sì che i liberali uscirono dal governo nel ’50. 6. L’alleanza atlantica chiude la doppia fase costituente. Una parte del mondo cattolico era contrario allo schierarsi dell’Italia in politica internazionale, un’altra (quella di Pio XII e del segretario di stato mons. Tardini e l’Osservatore romano) speravano che l’Italia si inserisse nel sistema occidentale senza schierarsi troppo perché era uno stato disarmato e in uno stato di guerra questo poteva essere pericoloso. Anche dentro la Dc c’erano diverse linee di pensiero: chi voleva un’Europa terzaforzista, chi un’Italia neutrale che pensasse a rafforzare la propria economia (Giovanni Gronchi), chi un’Italia schierata. Le divergenze si fanno notare nel momento in cui si discute della creazione di accordi di sicurezza atlantici a leadership americana (la futura NATO). nazionalisti criticano il governo per il compromesso Bevin-Sforza (1949) con il quale l’Italia aveva praticamente perso tutta l’influenza nelle Colonie e per Trieste est. Il Vaticano appunto teme sempre più il potere comunista: continua comunque a non appiattirsi ancora del tutto sull’occidente. Tant’è che si sottrae alla richiesta di Truman di creare un’intesa internazionale spirituale in nome dell’anticomunismo. Decreto del Sant’Uffizio comunque che proclama la scomunica per coloro che collaborano con il comunismo. Per quanto riguarda invece l’adesione alla Nato, in Italia si verifica un vivace dibattito sul riarmo, se sia il caso o meno. L’Italia era principalmente restia ad una rimilitarizzazione. Come sottolineava anche Dunn a Washington. Solo il Partito dell’evoluzione di Dossetti e la sinistra Dc erano interessanti ad un adeguamento delle spese militari agli impegni presi. Dirigismo da economia di guerra, teorie di Keynes, stato sociale. Le conseguenze della Guerra in Corea. Alla fine del secondo conflitto mondiale (la Corea era stata contesa tra Cina e Giappone ed era stata annessa all’impero giapponese sin dal 1910), in base agli accordi tra gli alleati, era stata divisa in due zone, delimitate dal 38esimo parallelo. La Corea del Nord era governata da un regime comunista mentre quella del Sud da un governo nazionalista appoggiato dagli Usa. Dopo una serie di incidenti di frontiera, nel giugno del 1950 le forze nordcoreane, armate dall’Urss, invasero il sud. Gli Usa mandarono in Corea un forte contingente, che agiva sotto la bandiera dell’Onu. L’Urss non c’era a quel Consiglio di sicurezza per protesta contro la mancata annessione della Cina tra i 5 con diritto di veto. Appoggio anche della Cina che invia in Corea falsi volontari: respingimento delle forze Onu fino alla situazione di partenza. Trattative fino al ’53: ritorno al 38esimo parallelo. Nonostante l’Urss non ha preso direttamente parte alla guerra, la paura di una guerra nucleare e soprattutto la notevole influenza comunista nel pacifico, fece sì che i cinque anni che vanno dalla crisi di Berlino del ’48 alla fine del conflitto in Corea fu il periodo più buio della guerra Fredda. La minaccia di un conflitto nucleare imminente gettò un’ombra di ansia e di pessimismo sul clima psicologico dei paesi che faticosamente si stavano riprendendo dai traumi della guerra appena conclusa e condizionò le politiche delle maggiori potenze coinvolte. Stalin accentuò i connotati autocratici e repressivi del suo regime (purghe, condizionamenti sulla vita intellettuale e artistica). Negli Usa soprattutto a partire dalla prima atomica sovietica si scatenò una campagna anticomunista che prese a tratti la forma di una caccia alle streghe, ed ebbe come ispiratore McCarthy (“maccartismo”), presidente di una commissione parlamentare istituita per reprimere le attività anti-americane. Nel 1950 il Congresso adottò l’Internal Security act che costituì lo strumento giuridico per emarginare o epurare quanti fossero sospettati di filocomunismo. Gli eccessi del meccartismo si prolungarono fino al ’55, quando il senatore, le cui accuse arrivavano a colpire buona parte della classe dirigente, fu censurato dal Senato e costretto ad uscire di scena. - Crescita esponenziale dell’elemento militare in Occidente. - Rafforzamento della Nato (già nata in aprile ’49 come conseguenza del Patto di Bruxelles) e maggiori investimenti nella difesa (soprattutto nei carabinieri). - Il Pci controlla la Campagna dei partigiani della pace (avrà un riscontro in tutta Europa) e denuncia l’imperialismo americano che sta ostacolando un’iniziativa di liberazione popolare. La Dc accusa il Pci di essere quinta colonna del nemico. Il Vaticano inizia anch’esso una campagna di mobilitazione per la pace in chiave anti-comunista. CHE ATTEGGIAMENTO ASSUMERE NEI CONFRONTI DEL Pci DOPO LA GUERRA IN COREA? Gli Usa vogliono ridurre gli spazi politici dell’opposizione comunista (non è possibile mettere fuori legge il Pci altrimenti sarebbe scoppiata la guerra civile): si verifica un irrigidimento da parte dell’amministrazione Truman che lancia un’ipotesi di guerra piscologica, incalzata dalla battaglia maccartista interna. Il confronto serrato tra le due sponde dell’Atlantico era pressato dalla pressione di una destra composita, non solo politica ma anche ecclesiastica, culturale, giornalistica (Guarsechi, Montanelli) che disprezza la presunta debolezza della Dc e del centrismo nell’azione anti-comunista. Si profilava quindi un partito della guerra civile. Nel 1952 lo Psychologic al strategy board del dipartimento della difesa americano preparò il piano Demagnetize per ridurre il potere comunista in Italia (piano Cloven in Francia): ridurre le fonti di finanziamento del partito comunista, circoscrivere la sua influenza nel sindacato, le commesse OSP andavano allocate solo ad aziende che facessero di tutto per eliminare l’influenza del PCI . Restava pur vero però che più l’ingerenza degli USA negli stati uniti si mostrava manifesta più il PCI guadagnava credibilità nella sua retorica. Ci sono molte proposte di legge per cercare di limitare il potere delle organizzazioni comuniste nella società civile (come ad esempio limitare la libertà di stampa, limitare gli scioperi, ecc.) ma l’unica che viene varata nel giugno del 1952 è la Legge Scelba che introduce il reato di apologia del fascismo, La nuova amministrazione del generale Eisenhower inizia nel novembre del ’52. Ambasciatrice in Italia Claire Luce (dopo il primo periodo in cui lo era stato Dunn) e come segretario di stato Dulles, la prima fervente cattolica il secondo attivista presbiteriano. Eisenhower, repubblicano, introdusse:  Un approccio al comunismo ancor più rigido: evitare la neutralità dei nazionalismi e dei socialismi + tattica del ROLL BACK non solo limitarsi al contenimento dell’influenza sovietica ma riportarla indietro. Ad esempio McArthur era stato destituito come generale in Corea per aver oltrepassato il 38esimo parallelo, questo con Eisenhower non sarebbe accaduto. Claire Luce era una dell’inner circle della presidenza, questo testimonia l’importanza che venne data dagli USA a paesi come l’Italia in cui bisognava assolutamente bloccare l’infiltrazione nemica. o Propaganda culturale: i “leader di opinione” vennero coinvolti in visite USA, corsi di cultura e storia americana, traduzioni di libri e collane di studi americani di livello scientifico, ecc.  Opera di finanziamento (della CIA) a centri di attività anticomunista.  Furono inoltre apprestate in questi anni strutture stay behind, cioè agili nuclei armati clandestini preparati per condurre una lotta dietro le linee nemiche in caso di invasione sovietica dell’Italia come delle altre potenze europee. Nel 1952 abbiamo i primi accordi tra i servizi segreti italiani e la CIA. Formazione della Gladio. Il 5 marzo 1953 muore Stalin, celebrato e pianto dai comunisti di tutto il mondo. Erano le 9.50 del mattino a causa di un’emorragia celebrale. Dopo che il suo corpo viene imbalsamato e vegliato per 3 giorni e 3 notti, il 9 Marzo viene sepolto, collocato nel mausoleo della piazza rossa accanto quella di Lenin. Dall’Italia giunsero Togliatti e Nenni. L’unità del 6 marzo: “muore l’uomo che più ha fatto per la liberazione del genere umano”. Con la morte di Stalin venne maturando una atteggiamento di accettazione reciproca: nel 1953 esplodeva la prima bomba all’idrogeno russa, il divario militare-tecnologico andava scomparendo. In questa fase, Usa e Urss rinunciarono ad agire al di fuori delle loro sfere di influenza e addirittura arrivarono a collaborare nella crisi di Suez del 1956, nel bloccare l’azione anglo-francese in Egitto. Nello stesso 1953 però repressione violenza degli operai di Berlino est. Kruscev succede Stalin: personaggio vivace ed estroverso dotato di una forte carica comunicativa di stampo popolare si fece promotore di alcune significative aperture: - Trattato di Vienna, 1955: ritirare le truppe dall’Austria in cambio della neutralità del paese. - Incontro con i capi occidentali a Ginevra per discutere sulla situazione tedesca. - Riconciliazione con i comunisti di Jugoslavia nel ’55. - Fine delle grandi purghe e maggiore attenzione alla vita dei contadini e degli operai. - Sciolto il Cominform. Ad Ottobre viene presentata da Scelba una legge per la quale il partito o i partiti che avrebbero preso più del 50% dei voti, avrebbero avuto il premio di maggioranza (65% del Parlamento). Legge truffa. II Legislatura Alle elezioni del 1953 non scatta il premio di maggioranza per la DC non ottiene il premio di maggioranza, si rafforzano i partiti di estrema sinistra ma anche quelli di estrema destra: è significativo come l’Msi prenda più voti del Psdi. DC – 40% Coalizione di centro con a capo la Dc (con Psdi – Pli – Pri) – 49,80% Pci – 23% Psi – 13% Monarchici – 7% Msi – 6% Voto contrario ad un governo De Gasperi. De Gasperi si dimette e muore l’anno seguente. Nella Dc emergono la nuova generazione, cresciuta all’interno dell’Azione Cattolica negli anni ’30, legata alle problematiche del cattolicesimo sociale e favorevole all’intervento statale nell’economica. Il principale esponente, Amintore Fanfani, diviene segretario nel ’54: cerca di rafforzare la struttura organizzativa del partito e di svincolarlo dai condizionamenti dell’industria privata a vantaggio delle imprese di Stato, come l’Eni di Enrico Mattei (petrolio e gas naturali). ( A lc i d e De Gasperi – Amintore Fanfani – Giuseppe Dossetti) Il presidente della Repubblica conferì l'incarico di formare il nuovo governo a Giuseppe Pella (luglio 53 – gennaio 54). Governo definito informalmente "di transizione" per approvare le leggi di bilancio. PCI e PSI motivano il voto contrario mentre il PSDI e l’MSI si astengono. Il voto favorevole arriva invece dai monarchici, repubblicani e liberali. A fine anno si annuncia un rimpasto ma l’elenco dei nomi proposti da Pella non ottiene l'approvazione del partito; anche Repubblicani, Socialdemocratici e liberali sono contrari e il 5 gennaio, a seguito del voto negativo espresso dai gruppi parlamentari della DC, Pella si dimette. Il 12 gennaio Einaudi incarica Amintore Fanfani che il 18 gennaio forma un governo monocolore DC senza maggioranza precostituita. Dura solo 22 giorni, non votato alla fiducia alla Camera. Capitolo 4 Tempeste tra i blocchi e superamento del centrismo 1956 – 1961 1. Destalinizzazione e anticomunismo Gennaio 1956 – XX congresso del PCUS. Chruscev prende posizione: - A favore della “coesistenza pacifica”, smentendo la tesi staliniana sull’inevitabilità della guerra, la competizione andava spostata su piani non militari. Inizia quella che viene definita la Destalinizzazione. - Allo stesso tempo il segretario del PCUS, invia un rapporto segreto ai delegati, nel quale attacca le responsabilità di Stalin per le degenerazioni del sistema: accentramento del potere e rottura con la legalità. Questo alzerà lotte di potere nei partiti comunisti delle democrazie popolari, correnti riformiste che cercheranno di estromettere i stalinisti. La questione diventerà di dominio pubblico in occidente. Come reagisce il PCI al rapporto segreto di Chruscev? Togliatti ovviamente se ne risente, avendo appoggiato sin da subito Stalin ed essendone un collaboratore, non poteva mostrarsi stupito e ignaro. Occorreva stare con il paese-guida ma al contempo inventare un percorso differenziato che superasse la visione rigidamente bipolare del mondo: “La distensione diventa un fatto possibile anche all’interno degli Stati” scrive Togliatti. Le rivelazioni però sconvolgono i membri del Pci e gran parte dell’elettorato. In un’intervista Togliatti parlerà di “sistema policentrico” del movimento comunista internazionale. Non si trattava più solo di scegliere il metodo d’azione (rivoluzione o gradualismo), si sposta il discorso sull’obiettivo strategico. L’Urss non è più l’unico modello possibile, il monopartitismo non è l’unico modello possibile. Anche il giudizio sull’apertura a sinistra dunque deve cambiare. Fu il PCUS ad alzare la polemica nei confronti delle posizioni degli italiani. Alla fine, dopo i disastri che stavano accadendo in Polonia e le pressioni che esercitava il PCus sul Pci, nonostante una certa sfiducia nella leadership sovietica poststaliniana, Togliatti scelse di confermare il “legame di ferro” come elemento identitario (approvando la repressione a Budapest), ma tentò di accompagnare questo vincolo con un disegno più articolato per costruire un’ipotesi socialista in democrazia. Nenni nella campagna elettorale per le elezioni amministrative della primavera non attacca mai né critica il PCI, ma nel suo diario scrive che il rapporto segreto di Kruscev mette in discussione non solo Stalin, ma il sistema sovietico, lo Stato, il partito in sé e lo stesso Lenin. Quindi inizia a pensare di recuperare rapporto tra socialismo, libertà e democrazia. Nelle amministrative in crescita PSI e PSDI, in discesa PCI. C’è un’ipotesi di unificazione dei due partiti socialisti che però non verrà mai alla luce, un po’ per divergenze interne, un po’ perché gli Americani tenteranno in tutti i modi di mettere i bastoni tra le ruote. Come conseguenza del rapporto di Kruscev  moti insurrezionali in Polonia da giugno ad ottobre. Ritorno al potere di un leader politico riformatore, Wladyslaw Gomulka, favorito dai russi (nonostante era stato vittima delle epurazioni di Stalin): politiche di liberalizzazione e riconciliazione con la Chiesa pur riconoscendo il primato russo. Questo scatena i fatti dell’Ungheria nel 1956  “Prima vera incrinatura del Muro di Berlino”: i comunisti e gli anti-comunisti viscerali si trovarono d’accordo su una cosa, nella condanna del comportamento sovietico. Quella avvenuta in questo periodo in Ungheria fu una rivoluzione nella rivoluzione: giovani comunisti si ribellarono al socialismo Russo in nome di un socialismo nuovo. Studenti, intellettuali e operai in piazza. Fu però prevalentemente una rivoluzione borghese. Gli operai poi formano dei consigli operai autonomi ed eleggono come capo del governo Imre Nagy, comunista dell’ala liberale, prima espulso dal partito: ora mise in atto riforme come l’abolizione del partito unico. Inizialmente le truppe sovietiche furono costrette ad abbandonare l’Ungheria per poi tornarci con i carri armati. Nagy venne fucilato e Kadar assumeva la guida del paese. L’ONU condanna l’intervento sovietico, Pietro Nenni leader del PSI restituisce il premio Stalin che aveva ricevuto nel 1953. Il Pci appoggia l’intervento sovietico mentre da questo momento in poi il PSI se ne distacca. In questo modo il Psi si rende disponibile ad una collaborazione con la DC. In Italia come notava il National intelligence estimate on Italy messo a punto dal National Security Council, il centrismo era in crisi: spaccato tra democristiani di destra (appoggiati potenzialmente dai liberali) e democristiani di sinistra (appoggiati potenzialmente da repubblicani e socialdemocratici). Il governo rischiava di doversi poggiare a sinistra. Gronchi nel viaggio negli USA del 1956 cerca di convincere gli americani a stare tranquilli: era favorevole alla NATO, ma la voleva più cooperativa e meno rigida nei dettagli di politica interna, confermava di voler ridurre l’influenza comunista, intendendo l’apertura a sinistra in modo minimale. Il suo discorso era però contraddittorio: era favorevole ad un’apertura al PSI pur sapendo che Nenni non aveva ancora rotto con il PCI. In linea di massima però Gronchi riuscì a convincere gli alleati. Crisi del medio-oriente. Nasser aveva da poco preso il potere in Egitto attraverso un colpo di stato che aveva messo fine al protettorato inglese e al controllo dell’Egitto da parte della G.B. attraverso una monarchia fantoccio. Misure socialiste, nazionalizzazione, redistribuzione delle terre, avviata industrializzazione. Finanziamenti dall’Urss. Ritiro dei finanziamenti statunitensi per la diga di Assuan alla quale Nasser risponde con la nazionalizzazione del canale di Suez, le quali azioni erano rilevate maggiormente da G.B. e Francia (la G.B. aveva il 44% delle azioni). Inoltre, Nasser si pone a capo di un movimento di liberazione tra i popoli arabi, tra i quali quello palestinese. Questo fatto apre il via alle ostilità: anche Israele si unì alla spedizione anglo-francese per infliggere un colpo all'Egitto. Forte disapprovazione dell’amministrazione Eisenhower che porta in pochi giorni al fallimento dell’operazione. Impone il cessate il fuoco e le truppe di Londra e Parigi vengono ritirati, con l’ultima crisi drammatica delle velleità imperiali delle potenze europee. La controversia sull’iniziativa anglo-francese ridimensionava la solidarietà atlantica, incrina la convergenza europea e indebolisce l’assetto centrista. Nel frattempo la Francia è costretta a riconoscere l’indipendenza a Tunisia e Marocco. Di lì a poco inizia la guerra di liberazione dell’Algeria. Intanto il 31 ottobre l’URSS decide di intervenire in Ungheria: è probabile che gli echi di Suez abbiano accelerato le scelte del Cremlino per chiudere repentinamente uno dei fronti internazionali aperti e incontrollabili mentre occhi, intelligenze e mezzi di altri paesi erano occupati in un altro teatro di crisi. “Distoglieva da Mosca gli occhi e le critiche dei paesi del Terzo Mondo; francesi e inglesi si arrogavano, prima dei sovietici, il diritto di “farsi” legge in un altro paese; l’URSS non poteva tollerare due sconfitte internazionali ravvicinate” (William Heyter, ambasciatore inglese). La DC fu scissa in merito: la destra con gli inglesi, la sinistra (Fanfani, Mattei ma anche lo stesso Gronchi) critica la loro reazione come neocoloniale aprendo un dialogo con Nasser. Nei confronti dei fatti di Ungheria, Togliatti pur se con rammarico, si trova costretto ad appoggiarli. “Si sta con la propria parte anche quando si sbaglia” (frase di apertura della Direzione del 30 ottobre). Furono in 200.000 a lasciare il partito tra i quali molti intellettuali (come Calvino e Renzo de Felice). Dopo i fatti di Ungheria Nenni e il PSI decidono per la definitiva fine dell’unione proletaria, non potendo condividere le scelte dell’URSS: ricerca di una visione europea di socialismo da costruire nella dialettica democratica seppur antiborghese. Uscire dagli schemi della guerra fredda. Posizione neutralista in merito alla guerra fredda. *In un certo senso, in merito alla crisi di Suez le posizioni di Italia e USA convergono, tant’è che il 28 novembre 1956 i servizi segreti italiani e americani strinsero un accordo già esistente ma mai formalizzato per costruire una rete stay behind, costituita da attivisti armati e disciplinati da impiegare per operazioni di resistenza in caso di invasione sovietica. Contemporaneamente, il ministro della difesa Taviani insisteva con gli americani per stanziare in Italia altre truppe e si lamentava con la Luce che si fidava solo dei Carabinieri, perché molti militari simpatizzavano per i monarchici e per i missini. Nello stesso anno Clare Luce venne sostituita, aveva infatti criticato apertamente i cedimenti distensivi della politica di Eisenhower. Fu mandato al suo posto l’industriale californiano Zellerbach che era stato in Italia come rappresentante dell’ECA. Interpretò il suo ruolo in modo meno presenzialista e interventista (rischiando a tratti l’assenteismo e l’incapacità di coordinare i funzionari). 1957 – Trattati di Roma: costituzione del MEC e del EURATOM, 2. La crisi del centrismo e la questione dell’apertura a sinistra Crisi del centrismo - dimissioni del governo Segni, a seguito del ritiro del PR della maggioranza cui segue un governo monocolore Zoli (’57-’58) fino alle prossime elezioni. La fiducia viene votata solo dall’MSI di Michelini che si era spostato su posizioni filoatlantiche (di cui aveva parlato all’ambasciata americane. Una corrente spiritualista guidata da Pino Rauti, ispirata dal filosofo Evola, si era distaccata andando a formare le fila di Ordine Nuovo. Zoli, proprio per il fatto di essere appoggiato esclusivamente dall’MSI ed essendo un fervente antifascista, si dimette. Fallito l’esperimento di un monocolore viene riproposto un altro governo Zoli. L’ipotesi dell’ ”apertura a sinistra”, in particolare al PSI di Nenni, comportava uno slittamento di quel confine tra i mondi che ormai era stato stabilizzato e irrigidito. L’amministrazione Eisenhower osteggiò l’ipotesi di cambiamenti interni all’Italia in modo duraturo, progressivo spostamento e non modificazione radicale. Secondo una parte del PSI però l’Alleanza atlantica era un freno alla trasformazione sociale. Il PSDI voleva allo stesso tempo dal PSI una posizione strettamente atlantica e la rottura con il PCI anche nel sindacato. Resistenze anche dai vertici ecclesiastici e di quelli imprenditoriali che guardano di cattivo occhio la politica della DC allineati alle posizioni dei liberali di Malagodi (le due fazioni, ecclesiastici e industriali, controllavano la parte prevalente della stampa) inasprivano ulteriormente il quadro, rivolta della destra e dei moderati della DC. Il neutralismo di Nenni non era superato e l’Alleanza Atlantica appariva a rischio: il PSI era visto come il cavallo di Troia del PCI. Mattei, presidente dell’Eni, protagonista del miracolo economico agisce come fosse ministro degli esteri: progetto di costruzione di una centrale nucleare a Latina per la quale si cerca la partnership anglosassone per ragioni tecniche, politica estera personale nella quale tenta accordi con l’Egitto di Nasser, la Libia e il neopresidente del Marocco indipendente. Portato a termine un accordo dell’Eni con l’ente petrolifero nazionale iraniano. Tutto ciò faceva ovviamente concorrenza con il cartello petrolifero internazionale. Eni = ‘Ente Nazionale Idrocarburi’, è un'azienda multinazionale creata dallo Stato Italiano come ente pubblico nel 1953 sotto la presidenza di Enrico Mattei. Fattore dell’incomprensione con gli USA. Altre incomprensioni si verificarono nel momento in cui tre grosse imprese italiane iniziarono a cooperare (Fiat, Montecatini, Snia Viscosa) sviluppando canali commerciali con la Cina. Nel ‘58 – ipotesi di aprire canali commerciali con il mondo cinese, viaggio di Fanfani a Pechino. La crisi internazionale del 56 fu vissuta come occasione per andare oltre ogni interpretazione monolitica del blocco occidentale: si viene formando in Italia una nuova strategia nella politica estera Italiana. Pella (ministro degli esteri) conia il termine neoatlantismo: apertura alle esigenze dei popoli emergenti, parità di interessi dei paesi dell’alleanza atlantica e maggiore autonomia, sostegno alla tesi di un’Italia come potenza - Atlantismo ortodosso: Pella agli Esteri e Andreotti alla difesa. Moro viene eletto al posto di Fanfani come segretario della DC: molto meno politica decisionista, scelto per la sua volontà di smussare lo scontro interno. Intanto, sempre nel 1958 muore papa Pio XII (papa Pacelli), segue Giovanni XXIII (Angelo Giuseppe Roncalli, patriarca di Venezia) aveva l’intenzione di riportare normalità pastorale in un organismo ecclesiastico segnato dal lungo governo accentratore di Pacelli. Annuncio del 1959 di convocare un concilio. - Accordo sui missili Jupiter del marzo 1959, fu deciso di schierarli in Puglia presso Gioia del Colle. - 1959 – Giorgio La Pira aveva avviato l’iniziativa di realizzare un incontro significativo da un odv religioso e diplomatico tra Italia e URSS, invitato dal sindaco e dal patriarca di Mosca, ai suoi occhi per portare un messaggio di conversione religiosa all’URSS. - Invito dello stesso Gronchi dall’URSS, criticato dagli esponenti conservatori: accordi commerciali favorevoli nelle forniture di greggio in cambio di prodotti industriali. Culmine nel 1960 accordo Eni- Sne: salto quantitativo e qualitativo alle importazioni di materie prime (greggio) in cambio di materiali come gomma sintetica e tubi per oleodotti, dipendenza energetica dell’Italia dall’URSS, miglioramento delle relazioni Italia – URSS, dialogo diplomatico. I Repubblicani vorrebbe un governo di centro-sinistra (PR + PSDI + DC) che avrebbe ottenuto anche il consenso del PSI. Moro era favorevole a questa ipotesi ma non la destra democristiana. Il PRI e il PSDI non vogliono i liberali. 3. Il caso Tambroni: cavalcare l’incertezza Il Partito Liberale apre la crisi di governo del 1960. Non essendo possibile il quadripartito venne varato un altro governo Segni II tripartito (DC – PRI – PSDI). Segni rinuncia però all’incarico dopo un colloquio con Tardini (segretario di stato vaticano): fermamente contrario al fatto che i socialisti si fossero astenuti, consentendo così la formazione del governo. Neanche per gli americani sarebbe stato un problema. Nella primavera del 1960 il presidente incaricato Tambroni non riesce a formare un accordo con PSDI e PRI che vogliono un’apertura a sinistra. Viene formato dunque un governo monocolore con l’appoggio al programma dell’MSI. Questa mossa sollevò le proteste dei partiti laici e della sinistra della Dc, i cui rappresentanti si dimisero. Alla fine di giugno l’Msi fu autorizzato a tenere il suo congresso nazionale a Genova nonostante l’opposizione delle forze democratiche cittadine. Gli organizzatori invitano come presidente onorario delle assise Carlo Emanuele Basile, prefetto della città al tempo dell’RSI, responsabile di arresti e deportazioni ai danni di versi protagonisti dell’antifascismo. La costituzione e l’antifascismo sembrano vacillare. Si manifesta così un protagonismo, diffuso, ampio e sorprendente, un nuovo antifascismo, sia per il dato biografico dell’attivismo dei nuovi, sia per le caratteristiche e le parole d’ordine che lo accompagnano. I giovani indossano magliette a strisce come segno di riconoscimento simbolo identitario di proteste che scuotono la dialettica tra le forze politiche. Dal 30 giugno al 2 luglio, operai e militanti si scontravano duramente con la polizia che cercava di garantire lo svolgimento del congresso. Alla fine il governo cede e il congresso viene rinviato. Altre manifestazioni antigovernative dilagano in altre città e il governo sceglie la via della repressione provocando una decina di morti: Torino, Licata (prima vittima), Roma con le cariche a Porta San Paolo, luogo simbolo della resistenza nella capitale. A Reggio Emilia il 7 Luglio la polizia spara su una manifestazione affollata. 5 ragazzi perdono la vita. Sciopero nazionale, nuove vittime a Catania e Palermo. Il governo barcolla, la Dc costringe Tambroni a dimettersi. - Mise in atto misure di stampo populistico come la riduzione di alcuni prezzi di monopolio e aumenti mirati di stipendi, riduzione degli spazi di dibattito. - Mobilitazioni durature delle forze dell’ordine, mentre si diffusero voci di un presunto colpo di stato per cui De Lorenzo, direttore del SIFAR, ordinò una protezione speciale per Gronchi. Pacciardi ormai al di fuori dei repubblicani sperava in una svolta gaullista. La CIA scrisse alcuni rapporti che consideravano il governo Tambroni come una minaccia fascista alla democrazia. Dimissione di Tambroni. 4. Convergenze e divergenze: socialisti, comunisti, neofascisti. La nuova prudente segreteria di Aldo Moro riuscì a orientare verso il centro-sinistra la politica italiana, passando nel luglio del 1960 attraverso un governo di “convergenze democratiche” tra i partiti di centro, (cui si affiancava l’astensione “parallela” di monarchici e socialisti), non a caso affidato ancora alla guida di Fanfani III (1960 – 1962). Ottiene per la prima volta l’astensione dei socialisti nel voto di fiducia in Parlamento, aprendo così la stagione del centro-sinistra. La nuova alleanza fu sancita dal congresso della Dc che si tenne nel gennaio del ’62, grazie alla sapiente regia del segretario Aldo Moro, che riuscì a far accettare la svolta alla maggioranza del suo partito. Il nuovo governo per composto da Dc, Pri e Psdi con un programma concordato dal Psi. Le analisi della CIA iniziano a essere più positive verso le posizioni di Nenni, diverse le opinioni dell’ambasciata. Il nuovo papa anche si mostra più flessibile nei confronti dei socialisti e acconsente ad una collaborazione per il bene della nazione, e che politica e religione siano due ambiti divisi. Il programma: - Realizzazione della scuola media unificata, abolendo gli istituti di avviamento professionale. - Attuazione dell’ordinamento regionale: verrà rinviato perché la Dc temeva che a livello locale sarebbero state favorite le sinistre. - Tassazione efficace dei titoli azionari: modificata subito dopo quando cade la Borsa e con la fuga all’estero di capitali. - Nazionalizzazione dell’industria elettrica: nel 1962 nasce l’Enel. Le ultime due erano il compromesso per l quale i socialisti sarebbero entrati nella maggioranza. Fu proprio in questa fase, quando i socialisti non facevano effettivamente parte del governo, che la svolta di centro-sinistra conseguì i risultati più importanti. Intanto da Ordine Nuovo si staccava il movimento di Avanguardia Nazionale, a capo Stefano delle Chiaie, formazione militante, neosquadrista, tesa alla lotta di piazza contro la nascente “egemonia comunista”. PCI era ormai più simile a un partito socialdemocratico di massa europeo, nonostante con Nenni polemizzasse in direzione opposta e il legame con Mosca fosse ancora molto stretto (soprattutto da parte di Togliatti, meno del partito). Critica al nuovo conformismo americano, al crescente individualismo della società, al distacco dalla politica delle nuove generazioni. L’Urss in questa fase è disposta anche a trattative commerciali con i governi occidentali (l’accordo Eni-Sne viene rinnovato in Italia) e come dice l’ambasciatore russo in un rapporto “se il PCI si staccasse da Mosca, il governo non sarebbe più pressato dalle correnti di destra e si potrebbero ampliare gli accordi”. La stessa Francia intavola trattative con Mosca. Mattei e il governo lavoravano insieme nella stessa direzione anche se non mancarono diversi momenti di tensione: - Mattei voleva fornire tecnici al governo rivoluzionario iracheno reduce da una crisi internazionale per il governo sul Kuwait e in procinto di nazionalizzare l’industria petrolifera. - Fanfani chiese al presidente della Shell di offrire un’offerta vantaggiosa a Mattei per decrementare la dipendenza dall’URSS. Questione alto-atesina: l’Austria vuole internazionalizzazione. La diplomazia italiana ha successo ma aumentano gli attentati terroristici di coloro che vogliono l’indipiendenza. Il presidente francese De Gaulle vuole rafforzare i legami europei interstatuali sottraendosi all’egemonia americana. La GB formalizza la richiesta di adesione alla Cee. L’Italia tentò di assumere la posizione intermedia. 5. La presidenza Kennedy e il muro di Berlino Attorno all’ipotesi di “apertura a sinistra” si forma la prospettiva del partito dell’evoluzione del sistema di correggere in modo significativo l’equilibrio politico-economico della ricostruzione, allargando le basi sociali ed economiche della cittadinanza delle masse popolari. A questa istanza si intrecciava anche l’ipotesi di rivedere la politica estera: senza incrinare assolutamente la coerenza con le scelte fondative (atlantica ed europea), potevano emergerne un’interpretazione e una gestione più flessibili e quindi coerenti con gli interessi nazionali di un paese in crescita. Il partito dell’immobilismo riteneva però questi cambiamenti troppo rischiosi e iniziò a chiudersi a riccio: va notato l’irrigidimento di una parte di dorotei nella Dc, espressi soprattutto da una figura come Antonio Segni. Solo alla fine del 1960 il contesto internazionale e quello nazionale concorsero a togliere alcuni ostacoli nei confronti dell’”apertura a sinistra”. L’unica cosa che si chiedeva era che il PSI rompesse con Togliatti. Novembre 1960 - La nuova amministrazione Kennedy ridusse le resistenze americane; modernismo liberale progressista contrapposto alla linea conservatrice del presidente precedente Eisenhower. Politica riformista, idea per la quale il comunismo doveva essere bloccato a partire dalla diffusione del benessere e della libertà, a partire dal Terzo Mondo (lo stesso Fanfani quando va a Washington sottolinea che bisogna intrecciare rapporti con il Terzo Mondo e non lasciarli all’influenza Russa: meglio intrecciare accordi singolarmente che in blocco per non presentarsi come un occidente monolitico). In Europa la visione di Kennedy è più orientata alla stabilità, alla condivisione per le spese militari, al controllo personale degli armamenti nucleari (fattore visto di cattivo occhio dai diplomatici italiani in America). - Incontro tra Kennedy e Kruscev nel giugno del ’61 a Vienna per discutere di Berlino Ovest (che gli americani consideravano parte della Germania federale mentre i sovietici volevano renderla libera). Si risolse con un fallimento: i sovietici risposero con la costruzione di un muro che separava le due parti della città rendendo impossibile le fughe, fino ad allora molto frequenti dal settore orientale a quello occidentale. Pro e contro dell’apertura a sinistra (amministrazione statunitense). Pro: isolamento dei comunisti, la stabilità dei governi se la DC avesse tenuto, una legislazione più riformata. Contro: possibile neutralismo, meno influenza americana da un pdv militare, voti dei socialisti passano al PCI, riduzione dell’amministrazione di volontà di prendere provvedimenti contro i comunisti. Il pontificato di Giovanni XXIII diede una sponda simile. Iniziarono trattative segrete con Mosca. Il papa vuole far partecipare vescovi dell’est Europa a partecipare ai prossimi lavori del Concilio. Si apriva dunque un’inedita finestra di opportunità per saldare positivamente il prioritario legame con Washington e l’evoluzione politica riformatrice interna, nel quadro di una politica mediterranea e di rapporti intraeuropei più originale e autonoma. Moro, determinato a ‘isolare’ i comunisti e allargare area democratica al PSI che però non è pronta per la divisione con PCI. L’ambasciata AMERICANA avvia una campagna di contatti con PSI, fra questi fu intervistato il giovane politico socialista Bettino Craxi da parte del console a Milano, che sottolinea le sue posizioni vicine all’anticomunismo e che ha sostenuto che deve essere la DC a fare il primo passo così da - Continuano i rapporti commerciali con l’URSS, favoriti dalla distensione. Aumenta la dipendenza italiana dal petrolio sovietico. L’URSS spera in una posizione di neutralità dell’Italia. Nell’autunno del 1962 il dibattito interno all’amministrazione Kennedy cominciò a stabilizzarsi su un orientamento favorevole al centro-sinistra come progetto riformista che emarginasse definitivamente il PCI e come il più aperto alla modernizzazione (cavallo di battaglia della presidenza). Vengono intanto intavolate trattative sul petrolio tra Mattei e USA. Mattei muore il 27 ottobre 1962 a seguito dell’esplosione del suo aereo personale. Probabilmente si trattò di un attentato, ma fu negato parlando di incidente come Taviani affermò frettolosamente nei suoi diari. Autori e moventi sono però nel buio più totale: interferenze mafiose, sette sorelle o trame correntizie intra-democristiane? La crisi di Cuba A Cuba si era affermato il regime di Fidel Castro. La presenza di uno stato ostile a meno di duecento chilometri dalle coste della Florida fu sentita negli stati uniti come una minaccia. Kennedy tentò di soffocare il regime cubano, sia boicottandolo economicamente, sia appoggiando i gruppi di esuli anticastristi che tentarono nell’aprile del ’61 una spedizione armata nell’isola. Lo sbarco nella Baia dei Porci avrebbe dovuto suscitare un’insurrezione contro Castro, si risolse però in un fallimento. L’URSS offrì ai cubani assistenza economica e militare e iniziò l’installazione di basi di lancio per missili nucleari. Nell’ottobre del ’62 vennero scoperte da aerei-spia americani, Kennedy ordina il blocco navale a Cuba per impedire alle navi sovietiche di raggiungere l’isola. Per 7 giorni il mondo fu alle soglie di una guerra nucleare. Kruscev alla fine smantellò le basi e gli Usa si impegnarono ad astenersi contro le azioni militari a Cuba e a smantellare i missili in Turchia. Lo scontro mancato riaprì il dialogo tra le due superpotenze. Nell’agosto del ’63 firmarono un accordo per la messa al bando degli esperimenti nucleari nell’atmosfera (continuarono quelli sotto terra, meno pericolosi per l’ambiente). Nello stesso tempo entrò in funzione una linea diretta di telescriventi (linea rossa) fra Casa Bianca e Cremlino, che serviva a scongiurare il pericolo di una guerra per errore. Fanfani suggerisce cautela sulla gestione del blocco navale e ricorso all’ONU. Secondo i dorotei ovviamente Fanfani si mostrava inaffidabile e dietro l’amicizia con Kennedy nascondeva il compiacimento ai socialisti e le tendenze di un’Italia neutralista. La posizione di Fanfani faceva comodo all’amministrazione statunitense, perché avrebbe accettato lo smantellamento dei missili in Puglia. Dopo aver ritirato i missili USA viene lanciata l’ipotesi di costruire una ‘forza multilaterale’ dell’alleanza atlantica (MLF) – multinational nuclear force, e di costruire un proprio arsenale nucleare per la difesa dell’Europa. L’obbiettivo era quello di riaffermare la propria leadership contro iniziative di De Gaulle. Su questo punto si divide il governo: da una parte dorotei, dall’altra i socialisti. In mezzo Fanfani. Il Concilio Vaticano II La Chiesa inizia a preparare il Concilio Vaticano II, annunciato nel ‘59 (1963 – 1965): centrale il tema della pace. Si rafforzarono alcune minoranze radicali che reintrodussero l’obiezione al servizio militare. Giovanni XXIII (papa Roncalli) fu un distruttore dell’architettura autoritaria della curia impressa da papa Pacelli (Pio XII) che aveva riportato la Chiesa ai tempi pre-controriforma, ad una Chiesa inquisitoria. Papa Giovanni XXIII invece latrasforma da Chiesa autoritaria a Chiesa missionaria. Già nel suo primo discorso al momento dell’elezione si definì “pastore di anime” e non “vicario di cristo in terra” come amava definirsi il suo predecessore. Nell’enciclica Mater et magistra aveva condannato l’egoismo dei ceti privilegiati e dei paesi ricchi, per incoraggiare, pur nella persistente condanna delle ideologie e dei regimi comunisti, il riformismo politico ed economico. Nell’enciclica Pacem in terris del 1963, dedicata ai rapporti internazionali, contiene un appello al negoziato fra le potenze e alla cooperazione tra i popoli e ad una proposta di dialogo con i paesi del nuovo mondo, con i non cattolici e gli stessi non credenti. Ha molta influenza nella guerra fredda, coincide con la crisi missilistica di Cuba, e tra la diplomazia USA-URSS c’è anche il Vaticano. L’atto più importante fu comunque la convocazione del Concilio Ecumenico (assemblea di vescovi da tutto il mondo), Vaticano II, a cent’anni di distanza dal primo (1870). Il concilio durò dal 1963 al 1965 e si susseguirono due papi: Giovanni XXIII e Paolo VI, che continuò e consolidò, con uno stile più cauto, la svolta del suo predecessore. 84 paesi rappresentati. I vescovi europei erano in minoranza. Aveva due obiettivi: quello di rappresentare un balzo in avanti e dare un tratto nuovo, “pastorale”. Per molti sarebbe stato un disastro, dove i vescovi avrebbero acconsentito a ciò che la curia aveva preparato. In realtà sarà il contrario. Rinnovamento del bagaglio spirituale e ideologico, non per andare incontro alla modernità ma per essere più vicini al vangelo. - Riforma dell’organizzazione interna: maggior peso assunto dal collegio dei vescovi rispetto al papa e alla curia romana. - Riforma della liturgia: introduzione della messa in “volgare” per consentire una maggior partecipazione dei fedeli. - Ribadita l’importanza delle Sacre Scritture come fonti primarie della rivelazione e fu affermata la necessità del dialogo con le altre Chiese. - Accettazione dell’altro, mette in discussione l’impianto gerarchico delle verità assolute. Apertura alla filologia del testo scientifica. Si fa strada il pluralismo religiosi, l’ecumenismo come nuova frontiera, l’idea di “Chiesa missionaria”, e la convinzione che il cammino di fede possa avvenire con gli altri (anche su posizioni divergenti) cercando risposte nel mare aperto della storia. - La fine dell’infallibilità papale, l’idea di un Papa servo della Chiesa, di Dio e degli uomini, attenzione verso i nuovi mondi emersi dai processi di decolonizzazione. “Non è esagerato dire che, solo dopo il Concilio, democrazia e pluralismo sono entrati definitivamente nella cultura corrente degli italiani”. (Jemolo). - Viene dato un giudizio positivo sul mondo contemporaneo: viene visto di buon occhio il progresso delle classi lavoratrici, viene accettata la sfida sul terzo mondo, vengono apportate considerazioni sulla condizione femminile. - Udienza ufficiale tra il Pontefice e Kruscev 28 aprile 1963 – elezioni IV LEGISLATURA Da un pdv internazionale, nel 1963 a novembre Kennedy viene assassinato. Johnson succede il vecchio presidente: la sua linea politica resta pressoché la stessa. Ackley ambasciatore Usa in Italia. L’avversione al centro-sinistra non veniva dagli USA né dal Vaticano, ma dal popolo (scollamento tra politica e società) e soprattutto dalla stessa DC. Tesi Lippmann: combattere il comunismo nei paesi in via di sviluppo con alleanze riformiste tra cattolici e socialisti. Il boom economico richiedeva una presenza delle sinistre in Italia che attuassero una stagione di riforme. • Insuccesso della DC > calo di 4 %, passa al 38% • I socialisti confermano a stento i propri voti • I comunisti crescono del 2,5% passando al 25% • Liberali al massimo storico (7%) • Risultato pessimo dei repubblicani • Stabili i socialdemocratici I risultati delle elezioni confermano le frange contrarie all’apertura a sinistra. Ci avevano guadagnato comunisti e liberali. Fragile equilibrio nella DC e nell’alleanza centro-sinistra. Numerose le critiche sollevate verso Fanfani e Moro. Ma anche lagnanze verso la linea più morbida del Vaticano. Di lì a poche settimane Giovanni XXIII (il papa buono, di origine campagnole) morirà, succederà papa Montini con il nome di Paolo VI. La linea resta quella del suo predecessore. Segni - presidente della Repubblica fa sapere a Kennedy che l’aumento dei voti comunisti è una questione molto seria e che tocca fermarla. In realtà, gli USA non vedevano più la posizione di Nenni come minaccia. Tentativo di un nuovo governo da parte di Moro, DC + PSDI + PRI (centro – sinistra E anticomunista). Ha provato a coinvolgere PSI ma non ci è riuscito perché Nenni attendeva una deliberazione congressuale che rifiuta l’astensione al programma nella Notte di San Gregorio (17 giugno 1963). Era la “crisi più seria della politica italiana, come minimo dal luglio 1960” scriveva Reinhardt. Secondo Moro la partecipazione di PSI al governo sarebbe stato il più grande colpo ai comunisti. Governo Leone I (’63), monocolore Dc. Quando Leone a fine 63 si dimette, Segni ostacolò le trattative tra DC e PSI per la nuova formazione di un governo di centro sinistra. Governo Moro I (dicembre 63 – luglio 64) con PSI – PSDI – PR. Primo governo di centro-sinistra organico. Governo di coalizione: 5 ministri del partito socialista entrano a far parte del governo. Presidente del consiglio Aldo Moro, vicepresidente Pietro Nenni. Il quotidiano socialista “l’Avanti!” titola con enfasi il 6 dicembre 1963: da oggi ognuno è più libero. I lavoratori rappresentati nel governo del paese . Centralità dell’importanza delle figure di Moro e Nenni. Moro era riuscito a convincere la maggioranza Dc in una riunione della Direzione. Lo stesso Nenni scriverà a Moro: “un governo nato per onorare Kennedy”. Rispecchia il cambiamento che stava affrontando l’Italia in quel periodo (boom economico, si stava formando una classe operaia importante). Contraddizioni: la spinta alle riforme si esaurisce. È come se il governo di centro-sinistra nascesse morto. Le uniche cose che vengono fatte sono: nazionalizzazione dell’energia elettrica (Enel), scuola media obbligatoria e tassazione delle azioni. È pochissimo per una discussione che era durata 5 anni, non soddisfa le esigenze dell’Italia di quel periodo. Gli anni dell’oro sono gli anni in cui la cultura viaggia abbattendo tempi e spazi, fast life in generale. La politica invece è troppo lenta e questo governo non cambia il volto della politica. Rapporto contraddittorio tra società e politica, ha inizio una silenziosa separazione una divaricazione che si tramuterà nel corso del tempo in incomunicabilità o in un conflitto manifesto. Grandissimi oppositori. - All’interno dello stesso Psi la coalizione causa una scissione all’inizio del ‘64: coloro non favorevoli al centro-sinistra si staccheranno dando vita al Psiup. Né Mosca né PCI approvano questa iniziativa. Suslov, responsabile della politica ideologica del PCUS, fa notare loro come sarebbe stato più strategico mantenere un’ala di sinistra all’interno del governo. - Da parte di alcune aree della destra. Piano Solo: Giovanni de Lorenzo (capo del Sifar) insieme a Segni, ideano questo colpo di stato durante la crisi del primo governo Moro al fine di occupare i centri di potere dello stato e imprigionare gli oppositori politici. L’ordine Il SIFAR viene sostituito dal SIR (al cui capo viene posto Eugenio Henke). Il generale Aloia viene messo da Andreotti come capo di stato maggioritario della difesa e De Lorenzo ai vertici dell’Esercito. Crisi di governo: scelbiani e fanfaniani votano contro o si astengono alla legge sulla scuola materna di Stato non gradita ai cattolici più oltranzisti. Socialisti e laici insorgono costringendo Moro alle dimissioni. Rumor presenta le dimissioni da segretario. Saragat reincarica Moro di formare un governo di centro-sinistra: i laici criticano la ricomposizione dell’unità democristiana, profondamente scissa al suo interno, che ora chiede un posto al governo per Scelba (primo osteggiatore del centro-sinistra): alla fine entrarono alcuni esponenti della corrente centrista ma non il loro capo. Andreotti alla difesa (prima sempre agli interni), Fanfani agli esteri. La sinistra interna rimase emarginata e decise poco dopo di passare all’opposizione interna, accusando la segreteria di immobilismo. III Governo Moro (febbraio 66 – giugno 68) DC- PSI - PSDI – PRI. - Gollismo - Questione alto-atesina e Trieste (p. 342) XI congresso del PCI, il primo senza togliatti: emergono due correnti. La prima è quella di destra, portata avanti da Amendola: auspica un patto d’azione nuovo con il PSI per guidare le trasformazioni economiche del paese. La seconda, di sinistra, cui il massimo esponente è Ingrao attacca la coesistenza pacifica, ritenendola favorevole solo al capitalismo mondiale ed enfatizza la vicenda vietnamita. La cornice restava la via italiana al socialismo e l’unità nella diversità. Al momento dell’elezione degli organi interni la destra di Amendola ha la meglio. Luigi Longo segretario dal 1964. Nel 1966 alcuni militanti fuoriuscirono e andarono a formare il Partito comunista d’Italia. Crebbero all’interno le posizioni filo-cinesi. Anche frange operaiste si distaccarono con l’obiettivo di organizzare la lotta (ad esempio il gruppo Potere Operaio). Nel 1966 si verifica la riunificazione del Psi con il Psdi, su posizioni di principio ormai sobriamente filoatlantiche: fu il tentativo più compiuto di competere con i comunisti per la leadership della sinistra italiana. Poco classista, aspetti libertari, garantisti, laicizzatori, giustizia sociale tramite la programmazione economica. La sinistra del socialismo formò il Movimento di autonomia socialista, vicina alla figura di Parri. Gli americani sono entusiasti del nuovo PSU, i democristiani ovviamente preoccupati perché temono che venga sottratto loro il ruolo di centralità. De Gaulle sceglie di uscire dalla NATO. Aumenta il ruolo dell’Italia all’interno dell’alleanza. Nel frattempo è cambiata anche la posizione del Vaticano dopo il 2 Concilio Laterano: pacifismo, ecumenismo, via terzomondista, dialogo con il mondo comunista (nel 67 Paolo VI incontrerà il presidente del Soviet supremo). Distaccamento dalla NATO ma anche dalla Politica italiana e in particolare dall’atlantismo della DC. Questo fattore, insieme alla distensione internazionale e al venir meno della contrapposizione centrale fa sì che la DC perda il suo ruolo di partito chiave, non si sente più il partito di riferimento. USA e URSS – idea di un trattato che impedisca la ‘proliferazione nucleare’ come elemento di stabilità in un mondo diviso. PCI e PSIUP favorevoli, mentre le destre, compresa la DC e Saragat contrario al progetto in quanto essere un paese denuclearizzato significherebbe trovarsi in condizioni più fragili di fronte alle pressioni sovietiche. Erano contrari alla distensione: se fosse venuto meno il loro ruolo di nemici del comunismo, sarebbe venuto meno il loro senso d’essere. Inoltre era una sorta di discriminazione delle potenze non nucleari, status diseguale. Le potenze nucleari non erano solo le superpotenze ma anche Francia e GB! Si aprì la fase di trattative per modificare la bozza. La guerra del Vietnam faceva nascere numerose proteste in Italia. E lo stesso PC viene criticato da sinistra per il troppo immobilismo. Nel 1967 muore in Bolivia Che Guevara, che diventa il mito di una generazione: “creare due, tre, quattro Vietnam”. Il movimento studentesco Il movimento del ’68 si caratterizza per essere innanzitutto un movimento globale. Per prendere le distanze dalla Guerra del Vietnam e in generale dalla Guerra Fredda: è l’inizio della fine della Guerra Fredda. Si critica anche l’idea di progresso e di boom economico: hanno anche un’altra faccia della medaglia. Le proteste iniziano in California, a Berkley nel 1964. La richiesta prevalente è quello dell’inclusione nel sistema formativo, delle porte di accesso ai corsi universitari e della sfida per ottenere il riconoscimento della libertà di parola. Chiedono la riduzione delle tasse di iscrizione. Nasce così il Free Speech Movement e la Bay area di San Francisco diventa laboratorio della nuova sinistra americana. Il movimento studentesco si salda poi con i movimenti per i diritti civili e con le critiche per l’intervento militare in Vietnam. È un segmento giovanile che non si riconosce nelle categorie e nelle analisi della guerra fredda. Rock e critica all’autoritarismo. Queste idee circolano velocissime nelle città europee, nell’altra costa degli USA. In Europa il movimento arriva tra il 1966 e il 1967 in Italia. Vicenda di Paolo Rossi: uno studente di lettere alla Sapienza di Roma impegnato negli organi di rappresentanza laica e socialista perde la vita in uno scontro con dei militanti di destra. Alcune università di Italia si mobilitano (Pisa, Trento, Milano, Torino). Nell’anno seguente (sempre in Italia) elemento della conflittualità operaia. I due movimenti vanno a braccetto. I due movimenti camminano insieme tra il 1968 e il 1969. Nascono linguaggi e messaggi che vanno al di là della contrapposizione bipolare. Terremoto del mondo comunista, repressione violenta del riformismo cecoslovacco, segna la fine di Mosca come guida indiscussa del movimento comunista internazionale (vedi anche le posizioni di Berlinguer). Il ’68 in Italia si lega alla crisi del sistema politico. I partiti non sono più il tramite e il filtro tra cittadini ed istituzioni. Ci si comincia ad interrogare davvero sul passato: rapporto tra repubblica e fascismo, quanto il cammino sia in linea con la resistenza e quanto con il fascismo. Dove eravate voi quando avvenivano stermini e crimini contro l’umanità? Le trasformazioni (individualismo, consumo, alzare l’asticella delle proprie aspettative, istruzione come priorità) produce una consapevolezza che prima non era pensabile. Come ha studiato Paul Anthony Ginsborg cambiano il mondo dei valori in Italia, cambia l’idea di famiglia, cambia l’idea di cultura, si fa riferimento sempre al mondo, ci si occupa di questioni lontane: prima del Vietnam, poi del Cile, ecc. Il cinema, il rock, il modello di cultura americana che viene trasmessa fuori dai confini come modello di libertà. Il che produce una ancora più ampia cultura giovanile: cultura generazionale diversa in grado di unificare spazi e contesti diversi, e di costruire uno spazio di identificazione. Nesso potere-sapere: l’accesso ai saperi, il ruolo della formazione come requisito indispensabile per le strategie di cittadinanza di un tempo nuovo. Un lascito significativo che dalla fine degli anni ’60 segna gli ultimi decenni del ‘900. Il libro non è più sinonimo di interrogazioni o esami di verifica, “ leggere diventò all’improvviso passione gratuita per il mondo, bisogno di rintracciare una tradizione critica all’interno della quale guardare l’esistente”. Conoscere per trasformare, per sentirsi parte di un’esperienza collettiva in grado di unire e avvicinare diversi angoli del mondo. Declinare questo movimento in diversi centri della conoscenza e del sapere nel mondo. Quali sono le parole d’ordine che guidano ed unificano queste manifestazioni. Accesso all’Università e al mondo dell’istruzione. Rendere di massa le istituzioni che di massa non erano. Anche qui possono essere lette le due facce della medaglia. Il livello dell’istruzione finisce per abbassarsi. Grandi numeri (la Sapienza è la più grande in Europa) e non ce la si fa a guardare anche alla qualità e al garantire il mondo del lavoro. Tema molto attuale. Nascono le prime scuole private per le élite. Accesso al sistema sanitario pubblico che nasce sempre alla fine degli anni ’60. La gestione delle emergenze sanitarie dice molto del pase di riferimento. Protagonismo sindacale. Fotografia e nuovo modo di fare giornalismo. Golpe dei Colonnelli in Grecia In Grecia la crisi politica che si trascinava in avanti da tempo viene portata a termine dal Golpe dei Colonnelli (1967 – 1974). Colpo di stato e instaurazione di una dittatura militare anti-comunista. Il PCI ci legge l’ombra del coinvolgimento americano. In Italia Fanfani e Moro si dissociano da ciò che è successo in Grecia, spingono all’interno della NATO per una reazione pur consapevoli che non si può buttar fuori la Grecia dalla NATO per un problema di sicurezza nel Mediteraneo. Preoccupazione nella società per i totalitarismi greci, portoghesi e spagnoli. Solo l’Italia restava democratica nell’occidente mediterraneo. Nella stessa settimana emergono verità scomode come le schedaure politiche del SIFAR e il Piano Solo di De Lorenzo: viene destituito. Guerra dei sei giorni Crisi mediorientale e guerra dei 6 giorni del giugno 1967, in cui gli Stati Uniti (Johnson) saldarono definitivamente la propria posizione a quella israeliana. Saragat insisteva sulla necessità di imparzialità verso i paesi arabi anche per salvare l’alleanza occidentale dalle potenziali divisioni e per evitare un indebolimento della leadership statunitense in Occidente. Questa posizione viene criticata dalla sinistra democristiana e in particolare da Fanfani. Moro, Saragat e Nenni sono perplessi di fronte alla situazione in Vietnam, sostenere la politica americana era difficile: sostituzione di ‘comprensione’ con ‘consapevolezza’ della situazione. Rimane viva comunque la conferma dell’alleanza atlantica. Anche Paolo VI fa difficoltà a schierarsi. Criticano la NATO anche le correnti di sinistra della DC. Moro inizia la revisione del sistema pensionistico, la riforma della gestione degli ospedali, la legge elettorale regionale. Sospesa invece la riforma universitaria e il d.l. sul diritto di famiglia. La contestazione giovanile intanto continuava a volere togliere enfasi dagli aspetti militari e ‘superare i blocchi’ della Nato e del Patto di Varsavia, che sia alimentavano a vicenda nell’immobilismo. Gli scontri di Valle Giulia del 1 marzo 1968 furono un punto di non ritorno: una parte del movimento slittò verso posizioni che non si facevano problemi ad utilizzare la violenza. Approccio repressivo delle autorità accademiche, delle forze di sicurezza e delle circolari del ministro Taviani. Il contesto internazionale della politica italiana stava mutando rapidamente: l’assestamento riformatore degli anni Sessanta, ultima versione della stagione del dopoguerra, appariva ovunque in difficoltà. Le agitazioni sociali accompagnavano l’esaurimento di un modello di sviluppo economico “fordista” in tutto l’Occidente. Negli Stati Uniti FINIVA la stagione democratica, con il ritiro di Johnson angosciato dal fallimento del vietnamita. La distensione dominava ancora tra i blocchi ma le tensioni interne e le spinte al cambiamento stavano esplodendo nuovamente, proprio all’interno dei “mondi contrapposti”. In Italia, non a caso, le elezioni del 19-20 maggio 1968 offrirono l’immagine di un consenso elettorale ancora stabile, ma provocarono contraccolpi convulsi nelle forze politiche, attraversate da ripensamenti e lacerazioni. - La Dc accentuò il proprio pluralismo interno, con Moro recupera qualche voto rispetto al ’63, arrivando al 39%. - Il Pci consolidava il proprio “contro-mondo” sociale ed elettorale, ma sembrava avviare la ricerca di una nuova collocazione; 26,9 %. La riscoperta della centralità operaia da parte del movimento degli studenti coincise con un'intensa stagione di lotte dei lavoratori dell'industria, iniziata nei primi mesi del '69, in vista di una serie di rinnovi contrattuali, e culminata, alla fine di quell'anno, nel cosiddetto autunno caldo. Avviatesi in modo spontaneo in alcune grandi fabbriche del Nord, le lotte ebbero come principale protagonista la figura dell'operaio massa, ossia del lavoratore scarsamente qualificato, spesso immigrato, sul quale più gravavano i disagi dell'inserimento nel contesto urbano e l'insufficienza dei servizi sociali. Anche per l'influenza della contestazione giovanile, questi conflitti aziendali si caratterizzarono per l'adozione dell'assemblea come momento decisionale, per l'elevato grado di partecipazione e per la radicalità delle richieste, incentrate sull'egualitarismo e sulla messa in discussione dell'organizzazione del lavoro in fabbrica. Per quanto colte di sorpresa dal movimento (e contestate dalle sue frange più radicali), le tre maggiori organizzazioni sindacali (Cgil, Cisl, Uil) riuscirono a prendere in mano la direzione delle lotte e a pilotarle verso la conclusione di una serie di contratti nazionali che assicurarono ai lavoratori dell'industria cospicui vantaggi salariali (la crescita media delle retribuzioni fu di circa il 18%). L'impegno comune nelle lotte dell'autunno caldo servì anche a riavvicinare le tre confederazioni sindacali, che avviarono un processo di parziale unificazione (sfociato, nel 72, nella costituzione di una Federazione unitaria, ma destinato a interrompersi alla fine del decennio) e rinnovarono profondamente le loro strutture organizzative, con la creazione di nuove e più dirette forme di rappresentanza, i consigli di fabbrica. Cominciò allora una fase - che si sarebbe protratta nei decenni successivi - in cui i sindacati assunsero un peso crescente nella vita del paese, trattando direttamente col governo anche questioni non strettamente attinenti ai rapporti di lavoro (fisco, pensioni, sanità, tariffe pubbliche, ecc.) e invadendo non di rado il campo d'azione dei partiti. Il nuovo peso delle organizzazioni sindacali fu favorito, e in qualche modo sancito, dall'approvazione da parte del Parlamento, nella primavera del 70, dello Statuto dei lavoratori: una serie di norme che garantivano le libertà sindacali e i diritti dei lavoratori all'interno delle aziende. Nel complesso, le lotte degli studenti e degli operai trovarono pochi sbocchi in un sistema politico che rivelò nell'occasione la sua rigidità e il suo scarso dinamismo. Le elezioni del maggio '68 non modificarono nella sostanza i rapporti di forza fra i partiti. E, di fronte alla contestazione, la classe dirigente si mosse con molte incertezze, senza riuscire a condurre in porto i disegni riformatori che essa stessa si era proposta. Vi sono però alcune riforme degne di nota che non possono essere tralasciate: - Liberalizzazione degli accessi alle facoltà universitarie, non accompagnata, come sarebbe stato necessario, da una riforma della scuola superiore e della stessa università. - Statuto dei lavoratori, maggio 1970. - Provvedimenti relativi all'istituzione delle regioni, peraltro già previste dalla Costituzione e, nel giugno 1970, si tennero le prime elezioni regionali. - Nel dicembre dello stesso anno, con l'appoggio delle sinistre e dei partiti laici e nonostante l'opposizione della Dc, fu approvata la legge Fortuna-Baslini, che introduceva in Italia l'istituto del divorzio. Una stagione di riforme impegnata. La dicotomia tra meglio gioventù e la sua peggiore espressione, non rende la complessità di un epoca e rischia di far scivolare in secondo piano tutta una serie di processi che attraversano il corpo vivo della società italiana. Quello che del 1969 si riflette nella società italiana è un clima di paure, di odio, di violenza. Per molti giovani di allora, la fine di uno sguardo fiducioso e positivo sul futuro, la rinuncia alla partecipazione collettiva, la ricerca di un rifugio più tranquillo nella sfera individuale o nelle certezze di ambiti o contesti tradizionali. Il 25 Aprile 1969, 24 anni dopo la Liberazione, un’esplosione nel padiglione della FIAT alla fiera campionaria di Milano, ferisce 5 persone. Nelle stesse ore un ordigno rudimentale viene trovato alla stazione della stessa città. Il 9 Agosto ben otto attentati colpiscono treni in varie regioni italiane. 10 i feriti. Verso la metà di Novembre, Antonio Annarumma, perde la vita durante uno sciopero per la casa, degenerato in una colluttazione tra manifestanti e polizia. Il funerale dell’agente è un nuovo momento di tensione. 12 Dicembre, Strage di Piazza Fontana, un ordigno uccide 17 persone e ne ferisce 88. Nello stesso pomeriggio 3 esplosioni: presso l’Altare della Patria a Milano, e la Banca Nazionale del Lavoro. Per quanto riguarda Piazza Fontana, le indagini delle forze dell’ordine si dirigono verso ambienti anarchici. Viene fermato un ferroviere, Giuseppe Pinelli: condotto in questura e interrogato, muore precipitando da una finestra dell’ufficio del commissario Calabresi. Sul versante delle indagini la pista rossa non consolida ipotesi o risultati. Il 17 maggio 1972 Calabresi viene trucidato a freddo da un commando appostato sotto la sua abitazione. Tre esponenti di Lotta Continua verranno condannati, nel 1997 per l’omicidio a seguito delle rivelazioni di un compagno. Mentre invece, la sentenza del 1975 attribuisce la morte di Pinelli “a un malore attivo e all’improvvisa alterazione del centro di equilibrio”, e assolve Calabresi, in quanto assente dalla stanza durante l’interrogatorio. Rafforzamento della corrente di Sinistra della DC: è necessario che il partito si riformi prestando attenzione al cambiamento sociale, politica estera coraggiosa, sguardo alla sinistra socialista e rapporto con i comunisti. Nel Gennaio 1969 erano stati eletti 6 deputati comunisti al Parlamento Europeo. Berlinguer viene eletto vicesegretario, succedendo di fatto a Longo, la quale salute aveva subito un peggioramento. Berlinguer moderato, via democratica al socialismo, diminuisce la polemica contro la NATO. Dopo il XII congresso del PCI, Moro inizia a parlare di “strategia dell’attenzione” verso il PCI. Era una chiara e nuova legittimazione del ruolo politico svolto dai comunisti nell’integrare nel sistema i fermenti del ’68. Non cambiava nulla nell’alleanza di governo ma era già tanto. Si apriva il dialogo. Dopo la morte di Michelini prese la segreteria dell’MSI, Almirante, più radicale: ambizioso disegno di costruire una destra nazionale, meno subalterna alla DC, che bloccasse il cedimento democristiano e interpretasse le spinte conservative del paese. Rauti riporta Ordine Nuovo all’interno del partito. Il PCI rispondeva facendosi garante della legalità democratica nonostante il diffuso timore di un Colpo di stato militare. Amministrazione Nixon (dal ’69). Negli anni ’70 gli Usa attraversarono una delle fasi più difficili della loro storia: instabilità del dollaro, fallimento in Vietnam, problemi politici interni. Il repubblicano Nixon (1969 – 1975) pose fine all’impegno militare in Vietnam e fu travolto da uno scandalo (il caso Watergate – operazioni di spionaggio). Fu costretto a dimettersi. Fine del ciclo espansivo dell’economia mondiale: 1. Agosto del ’71 – Nixon decidere di sospendere la convertibilità del dollaro in oro: l’economia americana, appesantita dagli enormi costi della guerra in Vietnam e d un crescente passivo della bilancia commerciale, non era più in grado di garantire con le sue riserve auree il cambio di una gran massa di dollari circolante nel mondo o costudita nelle banche europee e asiatiche. Ciò crea instabilità monetaria internazionale, oscillamenti dei prezzi delle materie prime e nei cambi delle monete, inflazione. 2. In seguito alla guerra arabo-israeliana, nel novembre del ’73 i principali produttori di petrolio decidono di quadruplicare il prezzo della materia prima. Questo peggiorò a seguito della rivoluzione iraniana nel ’79. Calo della produzione industriale. Inflazione, aumento del costo della vita. La crisi dipese anche dal maggior costo dei salari a seguito delle rivolte del 68\69. Lo stesso Welfare State, affermatosi in tutte le democrazie europee come strumento di stabilizzazione economica, non era più sostenuto da un adeguato apparato produttivo e costrinse i governi a portare a livelli sempre più alti la pressione fiscale. Questo suscitò in vasti settori dell’opinione pubblica e del mondo economico, critiche verso lo Stato assistenziale e verso il dirigismo in economica e fece tornare in auge il liberismo e il monetarismo. Avvento al potere dei conservatori in G.B. (Thatcher), Reagan in America Nixon allo stesso tempo riafferma il consolidamento della guida del mondo bipolare attraverso negoziati diretti con Mosca (per evitare che prendessero campo altre forze), più conservatore del containment, fortemente anticomunista. Riaffermare la leadership statunitense che con il tempo era andata scemando per consentire al mondo libero di ridurre gli oneri della difesa e implementare quelli degli interessi nazionali interni: Stati Uniti e Unione Sovietica scelsero di approfondire il dialogo bipolare giungendo alla “grande distensione” internazionale proprio per affrontare meglio le rispettive crisi interne. La distensione bipolare portava con sé un aspetto indubbiamente conservatore: il caos dell’egemonia americana in Occidente fu affrontato con duro realismo dall’amministrazione Nixon e dal suo uomo forte, Henry Kissinger. Viene mandato in Italia un ambasciatore come Graham Martin il quale leggeva la politica italiana con lenti molto nette. Il governo americano si pose un obiettivo di nuovo disciplinamento. In Europa la distensione apriva processi potenziali di mutamento più incisivi dei confini tra i “mondi”. La crisi internazionale metteva in luce l’esito modesto del rafforzamento strutturale dell’economia italiana, nonostante il boom e la connessa “grande trasformazione” sociale. Le incertezze economiche si aggravarono anche con l’esplosione della nuova mobilitazione sociale e della ventata contestativa del ’68 studentesco e ’69 operaio che durano più in Italia che in altri paesi. I partiti erano lacerati da opinioni contrastati e sottoposti a tensioni e divisioni. Il centro-sinistra non aveva alternative praticabili (la cosa venne riconosciuta anche da ambienti inizialmente renitenti, come i dorotei della Dc) ma aveva perso il suo significato innovatore, di fronte a quella società in fermento. La coalizione fu quindi sempre più criticata da sinistra, dai nuovi gruppi cattolici e dalla sinistra socialista. Il fallimento dell’unificazione socialista, che lasciò il Psi e Psdi su posizioni sempre più distanti. I dorotei non hanno più neanche l’appoggio degli americani e si spezzarono in due tronconi: il loro asse maggioritario con l’ex premier Fanfani, vistosamente spostatosi a destra (alleanza doroteo-fanfaniana). Moro che passa all’opposizione interna contro la precaria alleanza doroteo-fanfaniana, chiedendo con forza di aprirsi a ricondurre sul terreno democratico i nuovi movimenti sociali e culturali e suggerendo conseguentemente anche una rinnovata “attenzione” verso il Pci. L’espressione non significava coinvolgere i comunisti nell’alleanza di governo, quanto piuttosto offrire loro una sponda per favorirne l’evoluzione ideologica e un più lineare sostegno alla democrazia. Da figura ponte, diventa il leader della sinistra democristiana. Il leader pugliese non condusse però a fondo la polemica, proprio per salvare la stabilità minimale degli assetti democratici. Prende piede la cosiddetta “strategia della tensione”, la quale si proponeva di utilizzare un terrorismo di destra messo in atto da una manovalanza estremistica neofascista (a partire da piazza Fontana nel dicembre del 1969) per destabilizzare la base democratica dello stato e facilitare la svolta autoritaria. Stagione delle stragi, una bomba esplode a Piazza Fontana a Milano. I terroristi avevano addentellati interni nei servizi segreti e nelle forze di polizia, e anche contatti internazionali in alcune componenti della struttura militare e di intelligence della Nato. Una parte dei militari italiani sicuramente coltivò simpatie golpiste parallele a quelle dei settori dell’estrema destra, anche se i tentativi di passare alla fase operativa furono tutti modesti, velleitari e forse anche controproducenti (come quello del Fronte Nazionale di Borghese a fine 1970). sua nostalgia verso il fascismo e nel controllare le frange estremiste che si facevano sempre più estreme e incisive. Una parte degli estremisti si rese conto che speravano la rivoluzione ma erano solo stati utilizzati per mantenere la conservazione da parte degli ambienti istituzionali. A Petano, poche settimane dopo l’elezione, un’autobomba fece strage tra i carabinieri. Il militante di Ordine Nuovo Vinciguerra si accuserà della paternità dell’operazione, solo dopo che i servizi segreti lo fanno riparare all’estero per evitare che venissero rivelate le protezioni di cui aveva goduto. Da un pdv dell’opinione pubblica la “pista nera” era ormai sotto gli occhi di tutti ed erano ormai iniziati i processi e gli arresti (Freda e Ventura per la Strage di Piazza Fontana). - Firma del trattato Salto I tra Mosca e Washington per la stabilizzazione della deterrenza, con l’accordo a porre un tetto al numero dei missili e a limitare le reciproche difese anti-missile. - Ci si stava preparando alla nascita del’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (1973 - Conferenza di Helsinki) è la più grande organizzazione intergovernativa di sicurezza regionale per la promozione della pace, del dialogo politico, della giustizia e della cooperazione in Europa, che sarebbe nata nel 1975. - Ultimi bombardamenti in Vietnam e trattati per la pace del 1973 a Parigi. Moro dice: “è la fine di un incubo nella vita morale di ciascuno di noi”. Novembre 1972 – alla segreteria del PSI da Mancini a De Martino: più aperto al dialogo con la DC, meno con il PCI. Berlinguer intanto sviluppava una retorica di non allineamento in nome dell’Europeismo, nonostante restasse una visione polemica nei confronti degli USA. Peggioramento delle condizioni economiche, rese più difficile navigare con la risicata maggioranza politica e sociale del centrismo. Per quanto riguarda la sinistra radicale, si riorganizzò dopo il fallimento della stagione dei movimenti: 1) Lotta Continua, accentuò l’aspetto organizzativo e partitico, disposto a dialogare con il PCI e le istituzioni; 2) Potere Operaio si sciolse e diede vita a una galassia di gruppi e riviste che costituirono un’area dell’Autonomia Operaia più vicina ad un approccio sovversivo e contigua al percorso delle B.R. 3) Le B.R. alla fine del 73 sequestrano il dirigente di fabbrica Ettore Amerio. Erano sottoposti al controllo della polizia quindi si pensa che venissero lasciati fare per destabilizzare presso l’opinione pubblica il processo di democratizzazione del PCI. In risposta all’improvvisa decisione di Nixon, i principali paesi europei decisero di creare un loro sistema valutario. Nacque così il Serpente Monetario Europeo (SME), nato dall’Accordo di Basilea del 10 Aprile 1972, firmato dall’allora Ministro degli Esteri Aldo Moro. La partecipazione allo SME imponeva margini di fluttuazione tra i tassi di cambio non superiori al +/- 2,25% intorno alle parità monetarie delle valute degli stati membri e del +/- 4,5% rispetto al Dollaro US ed a tutte le altre valute comunitarie. Allo SME presero parte i paesi fondatori della Comunità Economica Europea (CEE), ai quali si aggiunsero Inghilterra, Danimarca, Norvegia ed Irlanda. L’Italia nel ’73 esce da questo sistema svalutando differenzialmente la lira, a metà strada tra dollaro e marco. Fuga dei capitali, per cui la Banca di Italia spende 3\4 dei suoi fondi. Effetti delle agitazioni sindacali. Pochi investimenti dopo la recessione del ’63-’63. Il potere pubblico dell’economia era preda di lotte di potere e appesantito da salvataggi ad industrie private in crisi per ragioni sociali di tutela dei posti di lavoro. Sentivano inoltre il peso dell’influenza dei partiti. La cosa più incisiva fu l’inadeguatezza della fiscalità rispetto agli standard europei. Patto sociale inespresso della politica con molte categorie e gruppi economici. Lo SME non riuscì mai a funzionare in maniera efficiente, messo a dura prova dalla crisi petrolifera ed inflazionistica che iniziarono a colpire le economie occidentali. Il 6 ottobre del 1973 Egitto e Siria decisero di attaccare Israele. Era l’ inizio della guerra del Kippur, che vide i paesi arabi dell’OPEC, l’organizzazione dei principali paesi esportatori di petrolio nel mondo, affiancare l’azione promossa contro lo Stato Ebraico. L’OPEC alzò vertiginosamente il prezzo del greggio da 3,01$ (nel 1972) a 43$ (nel 1980) al barile e addirittura promosse un embargo contro USA, Olanda e Danimarca, i paesi più vicini ad Israele. Il risultato fu un’inflazione galoppante in tutta l’Europa Occidentale e non solo. Questa fase, detta crisi energetica, pose fine al ciclo economico di ampia crescita che era iniziato nel dopoguerra in tutte le principali economie occidentali. L’effetto più duro della crisi energetica colpì la popolazione e le imprese, che si trovarono costrette a dover far fronte a numerosi  decreti restrittivi per il risparmio energetico, che gravavano persino sull’illuminazione stradale. Nemmeno una politica fiscale aggressiva riuscì frenare l’ondata inflazionistica, tanto che dal ’76 in poi l’inflazione Italiana fu superiore a quella di tutte le altre grandi potenze industriali. Gli anni ’70 furono caratterizzati da un repentino aumento della spesa pubblica nella Penisola. Così quando il Paese iniziò a produrre meno, per colpa della crisi energetica e delle restrizioni, iniziò anche a spendere di più. Infatti, fu proprio in questo periodo che quello italiano divenne uno degli Stati più indebitati al mondo. Nonostante ciò l’Italia in questo momento si presentava più come un paese industriale avanzato che come un paese agricolo. Questo incise di gran lunga sulla cultura della società e sullo stile di vita. Furono anni di grande innovazione. Femminismo, dinamiche messe in moto capillarmente nei quartieri, temi come salute e abitazione, diritti sociali, cultura di massa, scuola istituzionalizzata in legge nel 1973. 5 giugno 1973, alla vigilia del Congresso DC, viene siglato l’accordo Moro-Fanfani di palazzo Giustiniani (sede della Presidenza e del Senato): recuperare la politica di centro-sinistra. Incluso anche Rumor. L’intervento di Moro: necessità di ammodernarsi in modo costruttivo per cogliere la sfida dell’integrazione in Europa, la necessità di dialogo per non far esplodere una democrazia difficile, una visione dell’evoluzione comunista prudente, che però si auspicava continuasse sulla piattaforma europea, il dialogo con le masse socialiste finché fosse possibile recuperarne le istanze alla logica di governo, una rinnovata dura polemica con la ripresa della destra e del fascismo in Italia . Vinsero le forze favorevoli a riconfermare la politica del centro-sinistra e a riprendere il percorso dell’evoluzione, al fine di allontanare il pericolo autoritario. IV Governo Rumor (Luglio 1973 – Marzo 1974). Coalizione politica DC - PSI- PSDI – PRI. Fanfani avrebbe ripreso la segreteria del partito e Moro agli esteri. Ci fu un netto segnale di distacco da pratiche equivoche nei confronti dell’estremismo di destra (a prezzo di altre bombe della manovalanza fascista, che reagì stizzita e radicalizzata). Taviani, ministro degli Interni, applica la Legge Scelba ad Ordine Nuovo. Scandalo Watergate. Dai moti degli studenti e dei lavoratori non scaturì una rappresentanza originale e si coagularono soltanto gruppetti estremisti. Lotta armata contro il sistema. Il PCI, dal canto suo, aveva raccolto consensi crescenti dagli ambienti sociali che si erano messi in movimento, critica l’azione del’URSS in Cecoslovacchia. 11 Settembre colpo di stato in Cile. La linea del governo Italiano fu di netta condanna con Moro che condanna l’incompetenza dell’ONU su una questione che riguarda i diritti umani. I democristiani cileni sembra avessero appoggiato il colpo di stato di Pinochet. Per due anni il governo non riconobbe formalmente la giunta di Pinochet mentre favoriva una serie di espatri di oppositori dall’ambasciata a Santiago. Berlinguer colse l’occasione per tirare di nuovo in vallo il suo percorso di graduale mutamento dell’immagine e della proposta comunista, per collocare meglio il Pci nell’orizzonte europeo occidentale. Il punto più avanzato fu l’idea di “nuoco compromesso storico” (’74) con gli altri partiti popolari antifascisti, che avrebbe messo in discussione la spaccatura della guerra fredda interna. Il PCI cambia il suo approccio: Unidad Popolar non era stata sconfitta dall’imperialismo americano ma dalla sua stessa incertezza sugli obiettivi e dalla difficoltà a fissare i limiti del cambiamento. Dunque si era verificata una deriva a destra della DC di Frei. Berlinguer non vuol fare lo stesso errore del governo Cileno, vuole che ci sia dialogo con le forze popolari non socialiste. Riavvicinamento tra DC e PCI anche contro le frange estremisti per evitare i tentativi terroristici e i possibili colpi di stato. Questa strategia non era ben vista assolutamente di buon occhio dall’URSS come anche il suo europeismo mentre era seguito con favore in alcuni ambienti delle democrazie popolari dell’est. Durante una visita di Berlinguer in Bulgaria, incidente d’auto (attentato); probabilmente per mano del kbg. Fanfani e Moro sono divisi sul considerare la proposta. L’ipotesi NON ebbe immediati risultati pratici, ma aprì un orizzonte di discussione originale, con un risvolto interno e uno internazionale. La presa di distanza da Mosca, emersa palesemente nel 1968 con la critica ai carri armati sovietici a Praga, veniva accelerata da questo orientamento, anche se si ammorbidiva nella pratica ambigua dell’”unità nella diversità”. Il Pci usciva dal suo isolamento, aprendo una dialettica nuova. Possibile ruolo pro-palestina da parte Italiana nella guerra dello Yom Kippur. Andreotti capisce che l’unico modo possibile per far restare in vita la DC è quella di guidare il centro- sinistra. Vuole dunque qualificare la presa di distanza dal passato stragista: ammette i suoi rapporti con i servizi segreti e allontana dal SID Miceli. Ottiene da Maletti un’esaustiva informazione sul tentato golpe Borghese, la passa ai giudici (mutilandola di parti significative) che arrestano parecchi ufficiali coinvolti tra cui l’ex capo del Sid, il quale sarà in seguito scagionato dalle accuse peggiori, solo grazie ad una testimonianza di Moro. Si rimanda intanto presso la Cassazione la soluzione giudiziaria di casi scottanti come Piazza Fontana. Inizia un processo di restauro dei servizi segreti che li renderà meno efficienti fino al 1977. 3. L’irrigidimento americano e il ritorno di Moro al governo Irrigidimento dell’amministrazione Ford e “teoria del dominio”: un governo coi comunisti in Italia non doveva assolutamente avvenire. (quasi come si era già determinato del 58-63). Vere e proprie minacce dell’amministrazione americana verso il governo italiano. Gli americani volevano che la DC si rinnovasse e accettasse le sfide della modernità senza coinvolgere i comunisti. Forte scontro tra Rumor-Moro e Kissinger- Ford nel viaggio negli USA del 24 settembre. Kissinger disse: “Se fossi cattolico come lei, crederei anche al dogma dell’Immacolata concezione. Ma non solo non sono cattolico e non credo, né a questo dogma né all’evoluzione democratica dei comunisti italiani”. Moro tornò dagli USA prima del previsto. A causa di tensioni tra PSI e PSDI, Rumor si dimise il 3 ottobre. Governo Moro IV (Novembre 1974 – Febbraio 1976) – bicolore con il Pri, appoggiato dall’esterno dai due partiti socialisti. Dopo anni di incomprensioni, La Malfa tornava a collaborare con Moro per compiere un tentativo di “arrestare la finale catastrofe”. Gli venne affidata la vicepresidenza e una sorta di coordinamento della politica economica. Fanfani e il PSDI chiesero di spostare Taviani e Andreotti troppo esposti contro le trame nere. Nel dicembre 1974 Berlinguer in un lungo rapporto al Comitato Centrale disse che il partito non chiedeva più l’uscita unilaterale dell’Italia dalla Nato. Il partito comprendeva la necessità di sacrifici, da collocare però in uno spostamento di consumi (da privati a sociali), tramite un intervento pubblico che riuscisse a sostenere a produzione e il lavoro nel paese. Attenzione ai paesi in via di sviluppo e il sud del mondo. Il progetto mancava però di sostanzialità, era piuttosto aleatorio. Berlinguer cerca la “via europea al comunismo” con altri partiti comunisti, come ad esempio quelli di Spagna e Francia. Viene coniata la parola “Eurocomunismo”, utilizzata anche dallo stesso Berlinguer. È il 1975. L’obiettivo del segretario comunista è la creazione di una piattaforma appunto “eurocomunista”, che sviluppasse l’ipotesi di un socialismo definitivamente collocato nella democrazia, pur confermando la propria identità leninista: la sponda internazionale restò peraltro debole, dato che i partiti comunisti occidentali seguivano percorsi piuttosto contraddittori; la ricerca di relazioni con la sinistra europea non comunista si limitò a contatti iniziali. Recessione produttiva del 1975. La prima dal dopoguerra. Nel marzo 1975 prima consultazione formale con i Comunisti dal 1947. Berlinguer va a Palazzo Chigi. A livello parlamentare alcune riforme avevano visto un dialogo aperto con i comunisti: governo della Rai dal governo al parlamento, diritto di famiglia. Legge sul dare maggiori poteri alla polizia (legge reale sull’ordine pubblico) vede la benevolenza del PCI, pur nell’opposizione di facciata. Ratifica del TNP. Il governo del 1972 di centro-destra aveva dato possibilità di ancoraggio ai sommergibili nucleari americani sull’isola, nel quadro della nuova politica di contrasto alla presenza sovietica nel mediterraneo. La realizzazione della base fu però ostacolata da politici locali e da istanze ambientaliste nazionali: ciò scatenò frizioni tra gli americani e il ministro della Difesa Forlani. 4. La scossa elettorale del 1975 e la “questione democristiana” La situazione comunista venne così in primo piano: furono soprattutto inediti mutamenti del consenso elettorale a imporla, con la grande crescita del Pci tra le elezioni regionali del 1975 e le nuove politiche anticipate del 1976. Regionali del ’75: punto più basso della DC (35%), 33% PCI, 12% PSI e insieme agli altri partiti di sinistra raggiungevano il 47%. Pasolini lancia la metafora di “processo alla DC” e la “questione democristiana” dalle pagine del Corriere della Sera. Il PCI aveva indubbiamente guadagnato voti sulla base dell’esperienza amministrativa condotta seriamente nel locale: socialismo riformista, buona prassi amministrativa, utilizzo dei margini disponibile per la spesa sociale, regolazione del sistema delle imprese capace di accompagnare ad esempio l’intenso sviluppo di distretti industriali moderni. “Perdita di ruolo degli USA (l’America non è più la libertà)” Donat-Cattin. Zaccagnini segretario DC. Caso Portoghese e Caso Spagnolo. Tre anni di amministrazione Ford (presidente dal 1974 al 1977), con Kissinger (consigliere di sicurezza nazionale colpevole di interferenze in Cile e Argentina per salvaguardare il potere degli USA): il problema ai suoi occhi non era nemmeno la persistente dipendenza del Pci da Mosca, ma il rischio di un effetto domino di un suo avvicinamento al governo in Europa che indebolisse la coesione occidentale. I rapporti tra Wahington e la DC si fanno sempre più freddi. Gli americani insistono per un ringiovanimento del partito. Avevano però un occhio di riguardo verso Andreotti. Un governo di solidarietà nazionale non era visto di buon occhio neanche da Mosca. 5. Fine del centro-sinistra e nuove decisive elezioni Scandalo Lockheed. Decisione di De Martino di ritirare la fiducia al governo per la troppa ingerenza del PC all’interno del parlamento. Costruzione di un debole colore democristiano, retto sull’astensione del PSI, PRI, PLI con il solo voto favorevole del PSDI. La Chiesa si fa sempre più distante dalla politica: “costante e costruttiva critica”. Congresso di marzo della DC battaglia frontale: candidatura di Zaccagnini (sostenuto dalla Sinistre, dai morotei, dal gruppo di Rumor e Colombo) e candidatura di Forlani (appoggiato dal “DAF”: dorotei, andreottiani, fanfaniani). Il primo raccolse il 51.5% dei voti. Moro cercò comunque di salvare qualche forma di gestione unitaria, sostenendo l’elezione di Fanfani alla presidenza del Consiglio nazionale: nella sua logica, l’evoluzione chiedeva sempre la massima stabilità possibile del partito guida. Contemporaneo congresso del PSI, si prefigge l’obiettivo di costruire il socialismo democratico in Italia, rifiutando ogni subordinazione sia alla DC che al PC. Emerge la figura di Bettino Craxi. La paura delle elezioni fu abbastanza importante da figurare tra i primi motivi della proposta statunitense di un nuovo summit del nascente G7: ci si accordò per collocare l’incontro subito dopo le elezioni per ridurre l’impressione di voler condizionare la politica italiana. La pianificazione delle cancellerie occidentali di fronte all’ipotesi di un ingresso comunista nel governo, dopo le elezioni, assunse caratteri febbrili. Ipotesi di esclusione dell’Italia dalla Nato o almeno dal Nuclear planning group (per gli Americani). Per gli inglesi bisognava intervenire militarmente o sovversivamente contro il PCI. Carter invece (candidato democratico alle elezioni del novembre) assunse una posizione meno rigida: “Non dovremmo sbarrare la strada a un eventuale atteggiamento amichevole dei leader italiani contro di noi”. 6. L’avvio della “solidarietà nazionale” tra USA e URSS La debole maggioranza si squagliò in parlamento subito, per una serie di scontri tra cui la legge sull’aborto. Giunsero le dimissioni di Moro e lo scioglimento delle camere fu ineluttabile. DC – 38,7% capace di riassorbire molta parte del consenso conservatore che l’aveva precedentemente pressata da destra. Paura del moderatismo italiano. PCI – 34,4% il miglior risultato della sua storia. PSI – 10%. Era ormai impossibile marginalizzare il PCI: aveva un ruolo cruciale nei governi locali e ora controllava più di 1\3 delle due camere. Viene eletto un comunista alla presidenza della Camera (Ingrao) e altri ruoli cruciali furono affidati ai comunisti nelle presidenza delle commissioni parlamentari. Nel Vertice di Puerto Rico intanto inglesi, francesci, tedeschi ed americani discutevano sui vincoli economici per l’Italia: un programma finanziario da seguire per ottenere il prestito del FMI. Ovviamente la formazione del governo avrebbe influito. Bettino Craxi diventa segretario del PSI. Esponente della corrente autonomista in netta minoranza, venne appoggiato dai seguaci di De Martino e dalla sinistra ex lombardiana interna. Disponibile ad un “governo di emergenza” con la DC aperto anche al PCI. Per due anni la linea resterà questa. Nel complesso l'area del centro-sinistra (DC, PSI, PSDI, PRI) mantenne la maggioranza assoluta dei voti e dei seggi ma divenne fondamentale il sostegno dei socialisti senza i quali il centro non era più autosufficiente. Centrosinistra «organico» fu temporaneamente abbandonata. Iniziò la breve parentesi dei governi di solidarietà nazionale che prese il nome di “compromesso storico” (Berlinguer) rafforzato con la scelta di accettare esplicitamente l’alleanza atlantica. La nuova avanzata del PCI portò comunque il bipolarismo politico in una polarizzazione tra DC e PCI. [Prima delle elezioni] Governo Moro IV – V (1974-76), un governo che tentò per un anno di sistemare l’assetto fiscale del paese e di controllare l’inflazione e la recessione. La DC doveva cercare l’appoggio di PCI (’75 – socialisti ABBANDONANO il governo). In quella che definì la “terza difficile fase” della democrazia italiana, egli respinse l’idea che fosse possibile costruire un governo con il Pci, sia per ragioni internazionali sia interne. Visto che l’esaurimento dell’alleanza di centro-sinistra (soprattutto per gli orientamenti socialisti), ritenne importante offrire un margine all’evoluzione dei comunisti, coinvolgendoli in modo inedito nella difesa della democrazia. Secondo lui, per dare una svolta all’Italia era necessario coinvolgere il PCI nel governo. [Dopo le elezioni] III – V Governo Andreotti (1976 - 1979): monocolore basato sulla fiducia dei partiti di centro sinistra e sull’astensione comunista. Puntò sull’ulteriore possibile evoluzione della politica comunista, intravedendo la possibilità di uscire progressivamente dalla “democrazia bloccata”. La parte moderata della Dc ridusse la propria iniziale opposizione a questa proposta, interpretandola però in una logica diversa: ipotizzò di sterilizzare la sfida comunista, logorando gli antagonisti storici senza permettere loro un’effettiva partecipazione al potere. Effetto di questa convergenza furono i governi della “solidarietà nazionale”: iniziale astensione di PCI, garantendo la fiducia a un governo monocolore DC, guidato da Andreotti (la figura più capace di rassicurare Washington e i moderati italiani). Governo di solidarietà nazionale con appoggio del PCI. Il governo avviò una modesta ma efficace stabilizzazione dell’economia, favorita dal nuovo ruolo del Pci (riduzione della conflittualità sociale): doveva affrontare terrorismi di sinistra, difficile situazione economica, disoccupazione e inflazione. L’incontro però tra PCI e DC si trasformò in uno scontro e l’estrema sinistra tentò di boicottare il Partito Comunista, per evitare questa unione politica. Iniziano i primi assassini mirati delle BR: l’aggiunto procuratore di Genova Francesco Coco, intimidazioni contro il processo al nucleo storico delle BR. Iniziava la strategia dell’attacco al cuore dello stato. Nei successivi tre o quattro anni si concentrò il grosso di tutta la violenza terroristica di sinistra. Iniziano due trattative: la prima fa capo al Vaticano e fu imperniata su un possibile riscatto in denaro, travagliato per da divisioni interne alla curia romana. La seconda, dai contatti socialisti e ruotò intorno all’idea di un atto umanitario di clemenza dello Stato su un prigioniero. Forse però gli ingombranti scritti di Moro nel carcere del popolo divennero parte di una contrattazione nascosta, parallela a quella sua vita (tesi del “doppio ostaggio”). In seguito appariranno fotocopie o trascrizioni dattiloscritte di molte altre lettere di Moro e di spezzoni del cosiddetto “memoriale”, ma mai gli originali che già quindi qualche mese dopo il sequestro non erano più in mano ai brigatisti e nemmeno agli apparati dello Stato. Le cose precipitarono tra il 5 e il 9 maggio, con la morte di Moro il 9. Le BR erano divise al loro interno tra chi voleva che Moro morisse (Moretti e Gallinari) e che no (Morucci e Faranda). In quello stesso momento si stava riunendo la Direzione Democristiana che, su impulso dei morotei e di un Fanfani tentennante, stava dando il via libera non tanto ad una trattativa pubblica, ma a qualche cenno aperturista (forse più in connessione con le trattative riservate). Nel medio periodo, però l’assassinio di Moro apparve sicuramente un tornante decisivo nel sanzionare il fallimento del tentativo di modificazione del bipolarismo interno, oltre che una tragedia della Repubblica. È stato uno dei numerosi tragici eventi che hanno caratterizzato i terribili anni di piombo (con cui si indica quel periodo tra gli anni ’70 e i primi anni ’80 in cui il terrorismo di matrice politica si è macchiato di sanguinosi omicidi, rapimenti e stragi in Italia). L’hanno ucciso con lo scopo di colpire il “regime democristiano” e il PCI che era considerato come un concorrente da battere. Al di là dell’aspetto ancora poco chiaro del suo svolgimento, veniva violentemente eliminato il regista più sperimentato dell’evoluzione politica interna, e in specifico quindi dell’ultimo esperimento per dare uno sbocco riformatore alle difficoltà della “Repubblica dei partiti”. Ragioni di fallimento di questo tentativo: ragioni nazionali e internazionali. Da una parte, la “grande distensione” internazionale stava ormai svanendo, nell’irrigidimento progressivo dei rapporti tra le superpotenze, provocato soprattutto da incaute mosse sovietiche. Non si trovò una convergenza politica sostanziale che permesse solidità politica alla ‘solidarietà nazionale’. Dimissioni di Andreotti a Giungo 1979 ed elezioni anticipate. Parallelamente, il quadro internazionale, vedeva la crisi definitiva della distensione. Trattato Salto II finiva su un binario morto. Carter decideva ritorsioni sulle scelte sovietiche ritenute contrari ai diritti umani, mentre maturava la doppia decisione in Sede Nato sul dispiegamento dei missili Cruise e Pershing americani in Europa, se i sovietici non avessero ritirato gli ss20. Alla fine dell’anno, l’invasione sovietica dell’Afghanistan chiudeva definitivamente il cerchio. L’occidente si preparava alla svolta neoliberista, alla finanziarizzazione delle economie avanzate e della globalizzazione, con spostamento della produzione di massa nelle nuove periferie del mondo in crescita. Dietro le spalle ci si lasciava il ciclo fordista. Alle elezioni dell’81 – Pentapartito di DC, PSI, PRI, PLI, PSDI nasceva faticosamente a garantire la governabilità italiana. La repubblica dei partiti viveva il suo ultimo decennio in una condizione di apparente stabilizzazione, di parziale ripresa economica (condizionata dall’aumento del debito) ma nella delegittimazione delle istituzioni democratiche e soprattutto dei partiti, cioè della forza trainante del trentennio precedente. Conclusioni Una prima conclusione generale è che indubbiamente nel lungo periodo la guerra fredda contribuì a spaccare profondamente i due mondi contrapposti interni su logiche di compattamento ideologico, simbolico, finanche “religioso”, ma non ha impedito la convergenza minimale dei “nemici” su un terreno nazionale e democratico comune. La giovanissima e fragile democrazia italiana era appena uscita da una ventennale dittatura e restava condizionata dall’eredità di una ben più lunga difficoltà delle sue classi dirigenti a gestire le dimensioni di massa assunte dalla società. Paradossalmente, però, la democrazia italiana si è consolidata, anzi, ha tenuto e si è progressivamente rafforzata, per certi versi “nonostante”, questa spaccatura e lacerazione profonda del paese. Non era ovvio che ciò succedesse, come la vicenda di altri paesi dimostrò (si pensi alla Grecia del colpo di Stato del 1967 che portò ad una dittatura). L’accesissimo confronto si svolse bene o male dentro il contesto delle nuove regole politiche e costituzionali democratiche, approvate di comune accordo dalle forze dell’antifascismo, nella complessa transizione compiutasi tra 1944 e 1949. Inizialmente furono in gran parte motivi “negativi” a sostenere il rifiuto di radicalizzare il conflitto: i costi di una militarizzazione dello scontro, per cui ambedue gli schieramenti erano segretamente attrezzati, furono sostanzialmente ritenuti eccessivi da entrambe le parti. Il PCI togliattiano scambiava fin da subito, fin dalla svolta di Salerno con la linea identificativa attorno agli slogan del “partito nuovo” e della “via italiana al socialismo” la possibilità di costruire nel mondo occidentale il radicamento sociale e politico duraturo di un proprio “contromondo”, con il rinvio al futuro ogni incerta scommessa rivoluzionaria, pur non escludendola dal novero delle ipotesi, anzi, tenendola aperta, proprio in chiave identitaria. La Dc e i suoi alleati puntano al compattamento del partito e del proprio consenso nell’opinione pubblica – anche quella moderata e conservatrice più restia – fornito dall’esistenza di un nemico forte, ma controllabile, proprio perché condannato all’opposizione politica. E in questo senso ritennero sempre controproducenti le ipotesi di risolvere lo scontro attraverso la semplificazione del sistema democratico, limitando giuridicamente o mettendo fuori legge l’antagonista. Ambedue gli schieramenti furono cioè spinti dalla convivenza conflittuale a una modificazione interna, a una vera e propria progressiva mutazione, che indusse il Pci a interiorizzare quelle logiche democratiche inizialmente coltivate in modo piuttosto strumentale e superficiale, mentre condusse lo schieramento occidentale interno a un continuo ripensamento delle scelte necessarie per allargare i margini di consenso della democrazia di tipo occidentale. La democrazia italiana, insomma, è nata e si è sviluppata come “democrazia bicefala”, senza condivisione totale dei suoi principi fondamentali, ma si è consolidata nel tempo proprio attraverso il confronto e la contrapposizione politica e ideologica. La classe politica italiana, ma ancor più le istituzioni, la diplomazia, la struttura burocratica del paese videro svilupparsi diversi “partiti della guerra civile”, che puntavano all’aggravamento delle condizioni dello scontro interno e alla semplificazione militarizzata dello scontro politico. Ne esisteva una versione interna al Pci, dove una contestazione diretta e frontale della linea di Togliatti non si espresse mai, ma certamente esisteva una prospettiva di base che la riteneva soltanto una copertura nell’attesa dell’”ora x”, mentre dirigenti ex partigiani come Secchia continuarono a tentar di esplorare una prospettiva più dura, che sconfinava nella presa in considerazione dell’opzione militare, anche mettendo nel conto la possibilità di una guerra civile. Abbandonata sempre più chiaramente dal Pci, l’ipotesi dello scontro rivoluzionario in fondo riemerse nei limitati ma condizionanti spezzoni dei movimenti sociali che dopo il 1968-1969 si indirizzarono a costruire un “partito armato”. La guerra fredda internazionale è stata profondamente pervasiva nella politica interna e nella società, ma una comprensione solida dei nessi tra le due dimensioni ci ha costretto ad andare più in profondità rispetto al gioco bipolare. Le triangolazioni e i legami tra le azioni degli attori interni e quelli internazionali furono molteplici e complessi. Fu sempre sicuramente articolato il nesso Pci- Urss, con evidenti diversità di posizioni all’interno, e si riflettevano sul rapporto con gli interlocutori a Mosca: nel periodo più teso della guerra fredda, Secchia propose l’irrigidimento dello scontro cercando l’approvazione di Stalin, il quale però lo scoraggio decisamente. I successori di Togliatti tennero sostanzialmente fede alla sua impostazione, ma articolandola e arricchendola, fino all’esperimento “eurocomunista” di Berlinguer e alla sua ipotesi di costruire il socialismo nel quadro di una democrazia di tipo occidentale. In parallelo, i dirigenti sovietici – dopo gli anni incerti di Chruschev – scelsero la linea della
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