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Storia della Cina, John A.G. Roberts, Sintesi del corso di Storia dell'Asia

La presenza della Cina sulla scena internazionale si è rafforzata negli ultimi anni in modo spettacolare, con lo sviluppo impetuoso dell'economia e con l'apertura al turismo. Ma che cosa sappiamo davvero di questo paese? Il libro abbraccia in un solo sguardo l'intera vicenda della storia cinese, dalla preistoria a oggi.

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

Caricato il 01/05/2023

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laulau58 🇮🇹

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Scarica Storia della Cina, John A.G. Roberts e più Sintesi del corso in PDF di Storia dell'Asia solo su Docsity! STORIA DELLA CINA Capitolo 1: Preistoria e protostoria, La Cina preistorica e protostorica Le prime testimonianze ritrovate in Cina della presenza di creature antenate degli esseri umani furono scoperte nella provincia dello Hebei, dove furono trovati oggetti di pietra risalenti a 1,6 milioni di anni fa. Nel 1927 sono stati trovati i resti di uomini primitivi a Zhoukoudian, nei pressi di Pechino; il cosiddetto “uomo di Beijing” o homo erectus, vissuto tra 780.000 e 200.000 a.C., era un cacciatore- raccoglitore che utilizzava utensili in pietra e sapeva accendere il fuoco; molti di questi reperti furono però persi nel trasporto. La comparsa del primo homo sapiens è incerta, ma si pensa che sia vissuto tra 200.000 e 50.000 a.C. Altri studi ritengono però che tutti gli esseri umani derivino da un gruppo di homo sapiens evolutosi in Africa orientale e meridionale; si pensa che parte di esso sia andato in Cina tra 67.000 e 42.000 anni fa e che sia antenato del popolo cinese. Altri resti ritrovati di periodo paleolitico risalgono al 16.922 a.C.Nel periodo Neolitico (8.000-2.000 a.C.) si inseriscono le popolazioni di ceppo mongolico, che praticavano la raccolta e la produzione di cibo. Varie sono le culture identificate del periodo, dalla Yangshao (collocazione: fiume Giallo) alla Dapenkeng (collocazione: Taiwan). Della cultura Yangshao abbiamo prove che dipingono il popolo come coltivatori di miglio e allevatori, e producevano anche ceramica rossa dipinta che recava segni incisi, considerati un primo stadio nella formazione dei caratteri cinesi. Un diverso tipo di ceramica invece, trovata a Chengziyai, venne denominata “ceramica di Longshan”, che differenziava dalla Yangshao per il fatto che non fosse dipinta e di fattura più raffinata. Dinastia Xia (2200-1750 a.C.) Secondo la leggenda gli esseri umani hanno origine dai parassiti presenti sul corpo del creatore Pangu. Dopo la morte di questi ci fu un susseguirsi di sovrani saggi che introdussero invenzioni e istituzioni. I sovrani erano: Fuxi (addomesticò gli animali e introdusse il matrimonio), Shennong (introdusse l’agricoltura la medicina e il commercio), Huangdi “l’imperatore Giallo” (inventò la scrittura, la ceramica e il calendario), Yao (introdusse le difese fluviali) che decise che suo figlio non era meritevole di diventare suo successore e scelse al suo posto un umile saggio, Shun. L’imperatore Shun scelse come successore il suo ministro Yu, ed è questo il punto in cui preistoriacinese si mischia con la storia vera e propria. Yu fondò la dinastia Xia (2200-1750 a.C.) la prima delle tre dinastie della Cina antica (Xia, Shang e Zhou). La successione dei sovrani è documentata nello Shiji di Sima Qian. Situata nei pressi delle rive del fiume Giallo, la dinastia Xia sembra derivare (grazie ai ritrovamenti di ceramiche) dalla cultura Longshang. Dinastia Shang (1766-1122 a.C.) La dinastia Shang fu la seconda delle antiche dinastie. Gli Shang rappresentavano un’entità potente già prima di rovesciare gli Xia, ci fu infatti una sovrapposizione cronologica e geografica tra le tre dinastie. Il primo periodo Shang (1600-1300 a.C.) fu caratterizzato dalla cultura Erligang e la capitale era Zhengzhou; nel periodo seguente (1300-1046) la capitale divenne Anyang. Caratteristiche dello stato Shang: Gli insediamenti erano cinti da mura; la società Shang era molto organizzata e caratterizzata dalla suddivisione in strati sociali. I governanti Shang svolgevano un ruolo rituale ma erano anche coinvolti nell’amministrazione dello stato, e avevano al loro servizio funzionari con mansioni specifiche. La società aristocratica Shang era addestrata militarmente e usava i carri trainati da cavalli. I governanti Shang attuavano campagne di aggressione contro i vicini, ottenendo bottini di guerra e prigionieri; vennero fondate nuove città e ampliati i terreni per l’agricoltura.La dinastia Shang ebbe rapporti con uno stato denominato Shu. La base economica dello stato Shang era costituita dall’agricoltura, e il miglio era la coltura più importante. La zona era coperta da foreste con un clima caldo e umido e ciò richiedeva molto lavoro per adattare i terreni alla semina, lavoro che veniva eseguito dagli schiavi, infatti questa dinastia viene definita come fase della società schiavistica della storia cinese. Significato delle ossa oracolari: Molte delle informazioni che abbiamo su questa società derivano da iscrizioni su scapole di bovini o su gusci di testuggini, anticamente chiamati “ossa di drago”, oggetti che venivano anche macinati per ricavarne medicamenti. Le prime vennero trovate nel regno di Wu Ding, nel 13°secolo a.C. Molte delle iscrizioni si riferiscono a eventi futuri e sono state tradotte come domande rivolte a un oracolo o, come più recentemente sostenuto, sono affermazioni o profezie. Alcune trascrizioni si riferiscono alle azioni del sovrano e i suoi alleati, altre alle condizioni atmosferiche, alla semina e al raccolto. Implicazione dei bronzi Shang: Un'altra importante scoperta archeologica sono i vasi e gli strumenti di bronzo, molti dei quali usati nelle cerimonie. La produzione e l’uso del bronzo erano controllati dal sovrano, il materiale era stato scoperto dai cinesi indipendentemente dalla metallurgia e dalle scoperte occidentali. L’estrazione del bronzo e la fabbricazione di oggetti erano un settore industriale fondamentale.I primi vasi Shang invece venivano fusi in stampi e venivano poi assemblati; essi avevano funzione rituale, dalla preparazione di carni destinate al sacrificio al riscaldamento del vino e talvolta presentavano anche decorazioni superficiali stilizzate.Per quanto riguarda la sepoltura dei sovrani Shang, essa avveniva in ampie fosse, in bare di legno circondati da beni funerari, oltre che a dei macabri sacrifici umani (spesso di prigionieri di guerra) talvolta decapitati. Molte di queste tombe vennero saccheggiate.La religione Shang era senza dubbio politeista, adoravano più che altro antenati della famiglia reale realmente vissuti, mentre altre divinità erano spiriti della natura, altri ancora derivavano da miti popolari. L’idea di un Dio supremo sopra tutti gli altri comparve solo dalla dinastia Zhou; gli Shang credevano inoltre nella vita dopo la morte, e la corte era frequentata da sciamani. Periodo dei Zhou occidentali (1122-256 a.C.) La dinastia Zhou viene suddivisa in Zhou occidentali (1122-256 a.C.) e Zhou orientali, a loro volta suddivisi in Periodo delle primavere e degli autunni (771-481 a.C.) e Periodo degli stati combattenti (403-221 a.C.).Prima della caduta degli Shang gli Zhou erano un potente stato che si estendeva a ovest del centro delle attività degli Shang, la loro origine non è però chiara. Alcuni sostengono fossero di origine turca, ma una teoria più plausibile li vede originari del fiume Fen (Shanxi). Vivendo nelle vicinanze degli Shang, gli Zhou adottarono molti aspetti della loro cultura. Gli Zhou sono il primo esempio di diritto di una dinastia a governare sulla base di una giustificazione etica.Secondo il libro dei Documenti, a causa delle mancanze dell’ultimo sovrano Shang gli fu tolto il mandato del cielo, e fu dato agli Zhou. Ricordiamo tra i molti, il re Wen e il figlio Wu, che rovesciò gli Shang dopo la battaglia di Muye. Le vittorie degli Zhou sono anche attribuite al fatto che le truppe Shang furono spinte all’ammutinamento per la crudeltà del loro comandante.Al re Wu succedette il figlio, e fu stabilito così il principio osservato anche dalle dinastie successive, secondo il quale l’erede al trono deve provenire dalla generazione successiva (prima succedevano i fratelli ancora in vita del sovrano). Ma il figlio di Wu, il re Zheng, era ancora minorenne quindi il potere fu esercitato dal duca di Zhou, che consolidò il potere Zhou e sconfisse una rivolta dei superstiti della dinastia Shang nella zona orientale del paese. Nonostante tutto però, gli Zhou continuarono ad affidare a membri della dinastia Shang i territori della zona orientale. Ma la conquista da parte degli Zhou avveniva anche per via pacifiche, tramite trasferimento nei nuovi territori di gruppi di persone che poi contraevano matrimoni misti.La società Zhou viene definita “feudale”, definizione basata su due presupposti:1) il feudalesimo è una forma che nasce da determinate condizioni: il declino di un potere centralizzato e la sostituzione con piccoli stati sottoposti solo in maniera nominale allo stato centrale.2) il secondo presupposto vede la concessione di feudi ai vassalli, i quali promettono in cambio di fornire sostegno militare al signore feudale. Questo avveniva tramite cerimonie commemorative nelle iscrizioni su vasi di bronzo. Alle persone designate venivano attribuiti titoli di grado diversi.Il periodo Zhou viene comunque designato come periodo pacifico, in cui i cinesi non combattevano tra di loro ma solo verso popoli definiti “barbari”. Differenze dal feudalesimo europeo, si ritrovano nel fatto che nella dinastia Zhou il rapporto feudale era parentale, inoltre i possedimenti feudali non erano irrevocabili ma dovevano essere riconfermati e potevano essere revocati. Il periodo dei Zhou occidentali fu caratterizzato da un’espansione rapida ma instabile; all’inizio la concessione di feudi a membri della dinastia creò una struttura politica solida, tuttavia all’inizio del 9° secolo a.C. il potere dei re era diminuito, i feudi assumevano carattere di stati indipendenti. Un’invasione dei rong nel 771 a.C. costrinse i Zhou a spostare la capitale a oriente e da questo fatto deriva il nome del periodo successivo dei Zhou orientali.Il periodo delle primavere e degli autunni (771-481 a.C.)Gli anni dal 771 al 481 a.C. vengono chiamati “Periodo delle primavere e degli autunni” attivamente.-Lü Buwei: mercante che diventò amico del figlio del sovrano di Qin, Zichu, e questo gli permise, dopo vari magheggi con il sovrano Qin, di diventare cancelliere del regno. Lo ricordiamo inoltre per aver commissionato quello che diventerà uno dei cinque classici, ossia gli Annali delle primavere e degli autunni. La sua vita finì nel suicidio quando venne scoperto ad avere relazioni con la madre del re.-Li Si: era un uomo politico pratico, a differenza del teorico Han Fei, venuto allo stato dei Qin perché riteneva che le sue mansioni nello stato di Chu fossero troppo scarse. Si legò a Lü Buwei, e sostenne il fatto che per lo stato di Qin era proficuo assumere consulenti provenienti da altri stati. La dinastia Qin (221-206 a.C.) Nel 230 a.C. lo stato di Qin iniziò una serie di campagne che sfociarono nell’unificazione della Cina. Nonostante la resistenza da parte di altri stati, nel 221 il re dei Qin assunse il titolo di Qin Shi Huangdi, primo imperatore dei Qin. L’impero venne diviso in 36 comandi militari e prefetture, sotto l’autorità di funzionari nominati dal governo centrale, avanzando così un modello di divisione dell’autorità, che sarà destinato a perdurare. Molte famiglie aristocratiche dovettero trasferirsi nella capitale e le fortificazioni delle città vennero distrutte.Inoltre si sottolinei la figura di Li Si, che attuò una serie di provvedimenti che applicavano i principi dei legalisti al nuovo stato. Venne compiuta anche l’unificazione delle unità di misura, venne migliorata la rete stradale e fissata una larghezza dell'asse dei carri, oltre alla standardizzazione delle monete in circolazione. Questi provvedimenti incoraggiarono e intensificarono il commercio. Inoltre Li Si attuò una riforma del linguaggio scritto, unificando i caratteri per tutto l’impero (scrittura del piccolo Sigillo). Si rischiò di perdere anche opere come Il libro dei documenti e il libro delle odi, a causa dell’ordine di incendio da parte di Li Si di tutte le opere che non avessero origini Qin, ma il rogo non fu completo e molti libri sopravvissero. Li Si era sanguinario contro gli eruditi, ne fece seppellire vivi oltre 460 di loro, per il solo fatto che lo criticavano, ma i dubbi sulla veridicità di questo episodio sono ancora molti. Dopo l’unificazione, Qin Shi Huangdi continuò l’espansione territoriale colonizzando territori vicini. Ricordiamo il più famoso generale, Meng Tian, che condusse una numerosa armata contro i rong e i di, e fece costruire una “grande muro”, che non è però la odierna Muraglia Cinese, costruita in epoca Ming. Qin Shi Huangdi era interessato alla teoria dei cinque elementi e al segreto dell’immortalità; la dinastia Qin veniva identificata con l’acqua, il colore nero e il numero 6. L’imperatore morì nel 210 a.C. e il suo erede fu un figlio più giovane. La sua tomba, costruita ancor prima che egli salisse al trono, conteneva meccanismi di trappola, necessari ad uccidere gli intrusi; per custodire i segreti del mausoleo, i lavoratori vennero seppelliti anch’essi nella tomba, e rimasero come esempio di sacrificio umano di massa della storia cinese.Il nuovo imperatore era appena salito al trono, quando una rivolta capeggiata da contadini scoppiò nell'ex stato di Chu, e questo diede via a una serie di insurrezioni. La caduta dei Qin A corte Zhao Gao complottava contro Li Si, il quale alla fine fu messo a morte, ma l’ascendente politico di Zhao Gao crebbe a tal punto da permettergli di costringere il secondo Imperatore prima a ritirarsi e poi a uccidersi. Il terzo imperatore mise a morte Zhao Gao ma ormai l’impero era perduto, e il terzo imperatore fu costretto a sottomettersi a Liu Bang, che diventerà poi il primo imperatore della dinastia degli Han anteriori. La dinastia degli Han anteriori o Han occidentali (206 a.C.-9 d.C.) Liu Bang, contadino del distretto di Pei, era sostenitore di Xiang Yi che capeggiò la rivolta contro il potere centralizzato dei Qin. Ciò che contraddistingueva però Liu Bang da Xiang Yi, era che il primo fosse un uomo molto più moderato, e questo gli diede grande appoggio da parte dei signori feudali, assicurandogli la vittoria su Xiang Yi nonostante la superiorità militare di quest’ultimo, che venne alla fine catturato a ucciso. Liu Bang negoziò la resa del terzo imperatore dei Qin e abrogò le leggi Qin più severe, ma all’arrivo di Xian Yu la città venne saccheggiata e l’imperatore ucciso. Liu Bang era ora l’imperatore, e diede alla sua dinastia il titolo del proprio stato (Han), e viene chiamato d’ora in poi imperatore Gaozu. Nel periodo del suo regnò vi fu un consolidamento politico e del sistema imperiale. Gaozu fu l’esempio di come un uomo di origine contadina ma di grande virtù possa arrivare a diventare imperatore. Egli iniziò il proprio regno annunciando un’amnistia e provvedimenti per ristabilire la pace nel paese. Affermò il controllo centrale con cautela: stabilì la capitale a Chang’an e continuò a praticare gli usi dei Qin a occidente; egli accettò la presenza, nell’est e nel sud, di dieci regni i cui sovrani si dichiararono fedeli, anche se a poco a poco, sostituì i sovrani con i membri della propria famiglia. Inoltre premiava i funzionari e i leader militari permettendogli di versare metà delle imposte richieste. I provvedimenti di Gaozu per la stabilità della dinastia -Formalizzò il sistema di governo burocratico che era stato introdotto dai Qin; l’imperatore era assistito da 3 funzionari superiori (le Tre Eccellenze) i quali a loro volta erano aiutati da 9 ministri con precise aree di responsabilità; -Nonostante il risaputo disprezzo di Gaozu per i letterati, Liu Jia (uno dei primi sostenitori dell’imperatore) compilò per lui i Nuovi Dialoghi, che raccoglievano una serie di norme etiche che il nuovo imperatore doveva rispettare. Questo segnò l’inizio dell’adozione dei valori confuciani come base per il governo imperiale. Ricordiamo poi la sua campagna contro gli xiongnu, un popolo originario della Mongolia, che tentò di attaccare militarmente ma venne sconfitto; a questo punto scelse l’offensiva diplomatica, promettendo principesse cinesi al capo xiongnu e riconoscendo una barriera che separasse il loro territorio da quello cinese. Gaozu morì nel 195 a.C. e il trono passò al figlio, ancora minorenne, come minorenni erano i due successivi eredi al trono. Per questo in quegli anni l’esercizio effettivo del potere era nelle mani della vedova di Gaozu, l’imperatrice Lü, che complottava per far salire la propria famiglia al trono, ma che, dopo i suoi 8 anni di regno effettivo, fu sostituita da uno dei figli di Gaozu, Wendi, e la famiglia Lü venne eliminata. Sotto Wendi (e il suo successore, suo figlio Jingdi) il regno raggiunse nuovi livelli di stabilità e prosperità. L’agricoltura subì un incremento grazie alle raffinate tecniche di irrigazione e selezione dei semi; tuttavia i disastri naturali e le richieste dello stato condussero il popolo a migrare a sud. Fu in questo periodo che ci fu un raffinamento delle credenze religiose e degli usi riguardanti i morti. Ma il periodo più glorioso della dinastia fu il regno dell’imperatore Wudi, che estese le frontiere dell’impero, attuò importanti riforme politiche, e vennero anche effettuate nuove conquiste nel campo del pensiero e della cultura. Persisteva il problema degli xiongnu che non rispettarono l’accordo preso con Gaozu, così nel 129 Wudi lanciò attacchi contro di loro ma pur ottenendo numerose vittorie non riuscirono a sottometterli. Mentre l’espansione continuava anche verso Corea e Vietnam, Wudi stava attuando un metodo di governo di origine confuciana, seguendo i cosiddetti “triplici obblighi del regnante”. Cominciò anche a reclutare uomini di ingegno per occuparsi della burocrazia, che dovevano essere stati educati per mezzo dei testi confuciani, oltre a formare accademie dove gli studenti studiavano i classici. È di questo periodo il famoso storico Sima Qian, che lavorò nell’epoca alla Documentazione storica, una rassegna della storia cinese. Nonostante la apparente predominanza confuciana, in questo periodo due posizioni si scontravano tra loro: quella “modernista” e quella “riformista”: la posizione modernista era legata ai principi della scuola legalista, e sosteneva che il compito dello stato era di arricchire e rinforzare la Cina. La posizione riformista invece, cercava una guida negli insegnamenti di Confucio e si ricollegava ai valori dei sovrani Zhou; l’interesse del popolo doveva essere favorito concedendo libertà agli individui e intervenendo nell’economia per proteggere i poveri. Nel primo secolo degli Han anteriore predominava la linea modernista mentre quella riformista prese il sopravvento nella seconda metà del periodo. Dopo la morte di Wudi la dinastia venne danneggiata da una serie di dispute sulla successione: l’erede al trono divenne il nipote di Wudi, l’imperatore Xuandi, che assicurò alla dinastia un certo grado di stabilità: il pericolo alle frontiere era diminuito e si era sviluppato il commercio lungo la Via Della Seta. Ma dopo la sua morte, il declino: i successori erano in cattiva salute o minorenni, comparvero problemi economici, vennero avviate riforme vistose ma a breve termine; vennero inoltre trascurate le opere di difesa fluviale e il fiume Giallo ruppe gli argini. L’usurpazione di Wang Mang e il breve regno Xin (9-23 d.C.) Wang Mang, era nipote dell’imperatrice Wang, consorte di Yuandi. Seppur si presentasse come confuciano, venne accusato dai confuciani di essere un tiranno e un ipocrita. Egli usurpò il trono nel 9 d.C. e si autoproclamò imperatore della nuova dinastia Xin. Tra le sue opere, Wang Mang nazionalizzò la terra abolendo la proprietà privata, abolì il commercio degli schiavi, e invocò il ritorno al sistema dei “campi a pozzo”. Inoltre applicò controlli sul mercato e reintrodusse il monopolio del sale e del ferro, inserì nuove tasse per i mercanti e gli artigiani, mentre la moneta venne svalutata, e incoraggiò gli studi confuciani e la ricerca scientifica. Nonostante tutto, nel 23 d.C. venne deposto al trono e ucciso da ribelli. La durata della dinastia Xin fu brevissima per alcuni a causa delle riforme radicali di Wang Mang che avevano causato disastri al popolo. La causa della sua caduta, furono una serie di disastri che cominciarono con lo spostamento del fiume Giallo nel suo corso meridionale, e che causò una catastrofe naturale con conseguente perdita di vite umane. Il disastro si trasformò in una rivolta dei contadini di Shandong chiamati i “Sopraccigli rossi” per il colore rosso con cui si tingevano la fronte, che chiedevano la restaurazione degli Han anteriori. Le famiglie migrarono da nord verso sud, passando per la patria dei Liu, un clan che sosteneva di essere di discendenza imperiale. Un membro del clan, Liu Xiu, si autoproclamò imperatore di una restaurata dinastia Han. La dinastia degli Han posteriori o Han orientali (25-220 d.C.) Non fu facile per Liu Xiu, che quando divenne imperatore cambiò nome in Guang Wudi, affermarela sua supremazia al trono. Ci vollero infatti 10 anni per sconfiggere tutta l’opposizione, tra cui il più pericoloso, Gongsun Shu, che anch’egli aveva preteso di auto proclamarsi imperatore.Guang Wudi era un rappresentante della classe dei proprietari terrieri e visse in un periodo di importanti cambiamenti sociali. La dinastia degli Han posteriori pose la propria capitale a Luoyang, a est della capitale degli Han anteriori, da qui il titolo alternativo di “Han orientali”. La città era una delle più popolose del mondo a quel tempo ed era anche un importante centro commerciale, grazie al diffuso uso del denaro e alla costruzione di strade e ponti. Questo periodo fu scenario di importanti progressi in campo agricolo, come l’uso di animali da tiro,ma anche di difficoltà per i contadini che non potevano permettersi queste innovazioni.Nel regno di Guang Wudi (e dei suoi successori Mingdi e Zhangdi) gli usi amministrativi degli Han anteriori continuarono a esistere, come le Tre Eccellenze (responsabili di finanze, esercito e lavori pubblici) e i nove ministri (controllano l’amministrazione statale). Si assistette anche alla crescente influenza degli eunuchi, maschi castrati che dirigevano l’harem imperiale. Il regno era diviso in cento comandi militari e regni, a loro volta divisi in contee; ogni contea aveva i propri funzionari e i regni erano capeggiati dai figli maschi degli imperatori. Il servizio militare sulla frontiera era affidato a elementi marginali della società, come i carcerati, e venne abolito il servizio militare universale. Si attenuò l’astio con gli xiongnu oltre a stabilire rapporti con altre popolazioni come xianbei e wuhan. Tra l’88 e il 168 d.C. i letterati vennero allontanati e al trono salirono una serie di minorenni.Sorsero lamentele (ricordiamo in particolare Wang Fu) per la disparità della distribuzione della ricchezza tra le classi, accusando il lusso delle classi superiori a discapito delle classi inferiori. Dal 168 d.C. la dinastia subì una serie di disastri dai quali non si riprese mai del tutto: la crisi cominciò con una disputa alla successione, si cominciarono poi a “vendere” le cariche, per finire con la rivolta del 184 d.C. dei Turbanti Gialli e quella dei Cinque mucchi di grano, rivolte di movimenti contadini ispirati dal taoismo; tali rivolte furono represse duramente.Ma fu con la morte del suo ultimo imperatore, Lingdi, che la dinastia sprofondò rapidamente. Dopo l’ennesima lotta alla successione, caratterizzata questa volta da un massacro di eunuchi, l’impero era diviso fra tre contendenti, tra cui Cao Cao. Fino al 220 d.C. venne finta la sopravvivenza della dinastia ma dopo la morte di Cao Cao, seguita dall’abdicazione dell’imperatore, era ormai chiaro che la dinastia era finita. Capitolo 2: Dal periodo della divisione alla dinastia Tang. Tra il 220 e il 589 d.C. non vi fu mai un'unica dinastia che regnasse su tutta la Cina. Tra il 220-280 d.C. l’impero era diviso in tre regni, poi i Jin unificarono il paese ma per poco tempo.Dal 316 in poi vi fu una divisione tra nord e sud: nel sud regnarono 6 dinastie; nel nord (fino al 384) vi fu un periodo di frammentazione chiamato “Il tempo dei sedici regni”, fino all’instaurazione della dinastia dei Wei settentrionali. Nel 534 la dinastia si frammentò e segui un periodo di divisione politica, fino all’instaurazione della dinastia Sui, che unificò la Cina nel 589. Nel 618 la dinastia Sui venne sostituita dalla dinastia Tang e cominciò il periodo più glorioso della storia cinese. Il periodo della divisione (220-589 d.C.) Instaurò le caratteristiche essenziali del sistema degli esami, che venivano tenuti ogni tre anni e davano diplomi a tre livelli. Ai canditati più meritevoli venivano affidate cariche ufficiali. Riforme: 1. Promulgò il codice Kaihuang, che sintetizzava le tradizioni giuridiche del nord e del sud e aboliva le punizioni crudeli; 2. Revisionò il sistema fondiario e quello fiscale, mettendo in vigore la distribuzione periodica di terra al popolo; 3. Imposte al popolo: una sulla terra, una sui tessuti, una sul lavoro; 4. Smilitarizzò i popoli della pianura della Cina settentrionale confiscandone le armi. Sotto consiglio della moglie, Wendi nominò come suo successore il suo secondo figlio, l’imperatore Yangdi, che gli succedette nel 604. Due aspetti di Yangdi vengono in particolare ricordati: il suo programma di costruzione dei canali (un sistema che doveva permettere alle risorse della terra prodotte a sud di esser trasportate a nord) e il suo desiderio ossessivo di conquistare la Corea (che divenne reale nel momento in cui vi fu un’alleanza tra turchi e coreani, ma che fallì). Nel 618 Yangdi venne assassinato, ponendo così fine alla dinastia Sui. L’instaurazione della dinastia Tang (618-907) Li Yuan, fondatore della dinastia Tang, era membro di una famiglia aristocratica del nord. Egli perseguì una carriera militare e, sotto i Sui, venne promosso al comando di un’importante guarnigione, ma dal momento in cui Yangdi aveva sentito dire che il prossimo sovrano avrebbe avuto come cognome Li, fece mettere a morte alcuni importanti personaggi di rilievo con quel cognome, e questo spinse Li Yuan all’azione, scatenando una rivolta nel 617. Ci sono però ipotesi che Li Yuan avesse preparato piani per la rivolta ancor prima di esser nominato a capo della guarnigione. Nel giro di un anno Li Yuan aveva catturato Chang’an e aveva instaurato la dinastia Tang. Più tardi gli venne dato il titolo postumo di Gaozu, con il quale oggi viene designato. Gaozu impiegò altri sei anni per completare la conquista del paese. All’inizio continuò gran parte degli usi dei Sui nel governo centrale, ma introdusse come novità una nuova moneta, rimise in vigore il sistema degli esami, pur continuando a collocare membri dell’aristocrazia nelle cariche più importanti, e ridusse il grado di affidamento che il trono faceva sul buddismo come forza unificatrice, nominando come astrologo Fu Yi, un sacerdote daoista. Con questo fece capire chiaramente le sue preferenze per daoismo e confucianesimo rispetto al buddismo. Il regno di Gaozu finì improvvisamente: sarebbe dovuto salire al trono il figlio maggiore, ma il figlio minore, Li Shimin, effettuò un colpo di mano che sfociò nella morte dell’erede (il fratello maggiore), nell’abdicazione di Gaozu e nell’ascesa al trono di Li Shimin, successivamente chiamato Taizong. Il regno di Taizong (626-649) Questo viene considerato un’età dell’oro per la storia della Cina imperiale. Nonostante la prepotenza di cui si è servito per salire al trono, è considerato un sovrano modello dai confuciani.Egli si presentò come un umile studente dell’arte del governo e nominò una serie di ministri capaci, diventando simbolo della relazione ideale tra imperatore e consiglieri. L’imperatore conservò molte caratteristiche del governo di suo padre; il governo centrale comprendeva: segreteria, cancelleria, dipartimento degli affari di stato, censorato e corte suprema. Il paese era diviso in prefetture e distretti. Vennero compiute ulteriori revisioni dei codici mitigando le punizioni severe. Adottò il sistema fondiario a campi uguali usato anche dal padre. Le azioni di Taizong riguardo all’istruzione e ai letterati furono molteplici: instaurò un sistema di scuole, una delle quali riservate ai figli della famiglia imperiale e dei funzionari più alti, e permaneva il sistema di assegnazione delle cariche al superamento di esami letterari. A differenza di Gaozu, Taizong cercò di inimicarsi i buddisti, con la costruzione di sette monasteri, ma presto adottò una linea più dura, decretando che il clero daoista avrebbe avuto precedenza sui monaci buddisti. Fu durante il regno di Taizong che il monaco Xuan Zang si recò segretamente in India a recuperare le scritture buddhiste. Intanto i turchi, poco dopo la presa al trono di Taizong, invaserò la Cina arrivando a pochi km da Chang’an. Taizong fu costretto a corromperli e successivamente, a causa di una loro scissione, riuscì ad avere l’appoggio di una delle due fazioni, infliggendo due anni dopo una devastante sconfitta al popolo turco. Ebbe così inizio una forte espansione cinese nell’Asia centrale. Con i turchi orientali suoi alleati, riuscì a riportare una vittoria sui turchi occidentali riducendoli a vassalli della Cina e spingendo l’impero cinese fino ai confini della Persia. La campagna finale di Taizong fu rivolta contro il regno di Koguryo, nel nord della Corea, che aveva fatto parte dell’impero Han, ma la spedizione fallì e le truppe dovettero ritirarsi. Mentre veniva preparato un attacco più massiccio, Taizong morì. Egli si lasciò alle spalle numerosi problemi a corte: Taizong aveva nominato come suo erede il figlio maggiore ma a causa dell’omosessualità di quest’ultimo vennero rivolte proteste al punto che una fazione si formò intorno al figlio minore. I figli attuarono congiure l’uno contro l’altro e alla fine salì al trono il nono figlio, Li Zhi, che divenne imperatore nel 643 col nome di Gaozong. Gaozong e l’imperatrice Wu Gaozong salì al potere quando aveva 20 anni, ma a causa delle sue cattive condizioni di salute, il potere venne detenuto dal 660 dalla sua consorte, l’imperatrice Wu. Nonostante la successione ufficiale, Wu continuò a tenere le redini del potere e nel 690 usurpò il trono e instaurò la dinastia Zhou: fu L’UNICO CASO di sovrana donna nella storia della Cina. Il governo di Gaozong funzionava bene e vennero introdotte nuove riforme, tra cui un commentario del codice penale. La corte era lacerata da lotte di fazioni e da questa situazione trasse vantaggio Wu Zhao, che diventò imperatrice. Era concubina dell’harem di Taizong, ma Gaozong, infrangendo le regole, strinse una relazione con lei, che gli diede un figlio. Dopo aver fatto dichiarare erede al trono suo figlio, iniziò a sbarazzarsi dei suoi nemici e divenne imperatrice appena Gaozong morì. L’imperatrice continuò usi e politiche dei predecessori, ma molte delle sue azioni furono prese come esempio del suo comportamento egoistico e irrazionale. Nata da una famiglia di mercanti del nord-est, a una delle sue prime decisioni fu quella di stabilire una seconda capitale a Luoyang, che poi divenne quella ufficiale. Questa decisione aveva due punti cardine: il primo era un motivo di natura politica, per favorire la base del suo potere a nord-est; la seconda di natura economica, visto che la zona di Chang’an non era in grado di produrre la quantità di cereali necessaria per l’approvvigionamento della corte. Altro simbolo del suo egoismo, fu la protezione da lei accordata ai buddisti, e in particolare la realizzazione di statue il cui aspetto era quello della stessa imperatrice. La minaccia più preoccupante agli interessi della Cina in questo periodo era l’ascesa del Tibet, unificato all’inizio del VII secolo, in cui era stato introdotto il buddismo e sviluppatosi aveva preso la forma del cosiddetto “lamaismo”. Il Tibet mandava tributi alla Cina ma al contempo si stava espandendo. Il regno dell’imperatrice Wu e la dinastia Zhou (690-705) Gaozong morì nel 683 e gli successe il terzo figlio, costretto però ad abdicare dopo pochi mesi, dall’imperatrice Wu, e salì il fratello (rimasto al trono per 6 anni). L’imperatrice creò una polizia segreta e instaurò un regno del terrore, cogliendo al volo l'occasione delle rivolte delle famiglie. Nel 690 usurpò il trono e instaurò la dinastia Zhou. Il clero buddista la incoraggiò e la acclamò come reincarnazione del Budda Maitreya. Ci furono due interpretazioni sul carattere della dinastia Zhou: la prima la include nella linea dei Tang, l’altro sostiene che l’usurpazione del trono segnò un’importante rivoluzione sociale, e sottolinea l’affermazione di una nuova classe che l’imperatrice cercò di utilizzare nella sua lotta contro l’aristocrazia tradizionalista. Wu era favorevole alla comunità buddista, fece anche costruire il Palazzo della luce, dove i riti venivano eseguiti dall’amante dell’imperatrice, che però cadde in disgrazia e bruciò l’edificio. Da questo momento l’imperatrice mostrò maggiore interesse per il confucianesimo. Una minaccia proveniva da nord-est dove si stava formando una confederazione capeggiata dai qidan, un popolo di nomadi di ceppo mongolo che viveva in Manciuria. Essi però vennero sconfitti dopo un’incursione nel territorio cinese e divennero vassalli della Cina. Nel 695 però si ribellarono e ottennero una schiacciante vittoria nei pressi dell’attuale Beijing: questo incoraggiò altre rivolte ai confini. I turchi invasero Gansu e i tibetani minacciarono il potere cinese nell’Asia centrale. Wu reagì concludendo un’alleanza matrimoniale con i turchi e sconfiggendo i qidan in battaglia. Il suo programma edilizio e le battaglie avevano svuotato il tesoro; il comportamento dell’imperatrice continuava a dar scandalo: quando i turchi invasero di nuovo la Cina (698), Wu dovette prendere in considerazione una successione al trono, che doveva aspettare a suo figlio. Un complotto però costrinse l’imperatrice ad abdicare, e morì nello stesso anno. Nella storia l’imperatrice viene sempre condannata a causa dei suoi comportamenti e anche per il fatto che fosse una donna, solo di recente è stata rivalutata la sua figura. In epoca Tang le donne godettero di maggiore considerazione e potere, dalla politica alla letteratura. Il regno di Xuanzong (712-756) Nel 705 venne eseguita la restaurazione dei Tang, alla quale seguì un periodo di intrighi di corte e guida debole del paese. Nel 712 salì al trono un promettente 27enne, l’imperatore Xuanzong. Nei suoi primi anni di regno la Cina tornò prospera; il suo regno viene tradizionalmente diviso in tre parti: 1. Un iniziale periodo di riforme e consolidamento del potere; 2. Un periodo centrale in cui vennero applicate politiche costruttive ma si sentiva già la crisi; 3. Un periodo finale in cui l’imperatore non partecipò più attivamente alla vita di governo e si sviluppò una crisi che sfocerà nella ribellione di An Lushan. 1) Il primo periodo (712-720) vedeva l’imperatore affiancato da eminenti ministri, tra cui Yao Chong, che propose un programma per affrontare i problemi dell’amministrazione che vennero poi attuati (tra cui: riduzione numero ministri principali, revisione codice amministrativo e penale, provvedimenti riguardo approvvigionamento e tassazione). Tra le riforme più importanti ricordiamo quelle sul servizio militare, servizio inizialmente prestato dagli uomini delle migliori famiglie, ma che venne cambiato: la frontiera dell’impero venne divisa in 9 settori, ognuno con a capo un governante militare in grado di far muovere velocemente i propri soldati. 2) Nel periodo intermedio vi fu una svolta importante: mentre in precedenza le cariche potevano essere assegnate a chi superava gli esami, ora venivano assegnate a uomini aristocratici, la cui qualifica era il privilegio ereditario. La capitale venne collocata stabilmente a Chang’an, evitando così inutili spese di spostamento a Luoyang. 3) Nel 736 un nobile salì al potere (seppur non divenne ufficialmente imperatore), Li Linfu, che fu dittatore fino al momento della sua morte nel 752. Attuò diverse riforme legali e relative alle milizie a alla moneta, e viene ricordato anche come nemico dei letterati. Quando l’imperatore Xuanzong smise di svolgere un ruolo attivo nel governo, a corte i rapporti tra le fazioni aristocratiche divennero problematici: queste circostanze furono il contesto della rivolta di An Lushan (755). La letteratura e le arti visive sotto Xuanzong Il periodo Tang è considerato l’età dell’oro della cultura cinese e in particolare sotto il regno di Xuanzong: le poesie di questo periodo vennero prese a modello dai poeti successivi. La poesia comparve però molto prima: ad esempio il Libro delle odi è una collezione di poesie di epoca Zhou. Nel primo periodo Tang le poesie erano associate alla corte e agli eventi che ivi si verificavano, mentre durante il regno di Xuanzong i poeti iniziarono a scrivere riguardo i loro sentimenti, spesso scaturiti dalla lontananza o dall’esilio. Un poeta e pittore famoso dell’epoca fu Wang Wei, ma anche Li Po era molto noto e amato; al suo nome è collegato quello di Du Fu, un poeta che, durante la rivolta di An Lushan, rimase separato dalla sua famiglia. Sempre in questo periodo si ebbe un grande sviluppo delle arti visive e della pittura di paesaggi, la quale si divise in scuola meridionale, composta da dilettanti e letterati e di cui Wang Wei fu esponente, e scuola settentrionale, formata da professionisti e pittori di corte. Il mondo Tang ai tempi di Xuanzong L’impero Tang dell’VIII secolo era la civiltà più avanzata del suo tempo e la capitale Chang’an era la città più grande del mondo. Si trovava nel cuore dell’impero ed era servita da una rete di strade e canali che la collegavano con la Via della seta. Ai suoi mercati, enormi e divisi in settori a seconda dei prodotti venduti, arrivarono merci dell’Asia centrale. La popolazione cosmopolita della città si dedicava a differenti pratiche religiose nei vari edifici di culto disponibili. La rivolta di An Lushan (755-763) I cambiamenti che seguirono alla rivolta sono così vasti che questa parte fu una svolta decisiva per la storia della Cina. Le cause della ribellione erano relative alla situazione a corte e agli accordi militari sulle frontiere. Come già detto, dopo il 740 il potere venne detenuto da Li Linfu, mentre Xuanzong era 3. Il terzo sviluppo significativo avvenne nel sud, dove la regione si divise in dieci stati indipendenti, i Dieci Regni. Le economie regionali crebbero rapidamente e il commercio tra gli stati fiorì. Cominciarono ad essere usati i documenti di credito, antenati delle banconote. Di successo furono anche lo stato di Wu e lo stato degli Shu posteriori. Questi dieci regni posero una base per il futuro successo dei Song. La dinastia Liao qidan L’identità etnica dei qidan è incerta e poco si sa della loro lingua. Nel VII secolo avevano invaso la Cina, ma furono sconfitti e costretti a sottomettersi. Si affermò un leader, Abaoji, il quale incoraggiò dei cambiamenti nello stile di vita nomade dei qidan. Egli era anche un abile guerriero che fu coinvolto nella lotta tra gli stati successori della dinastia Tang; nel 907 egli fondò la dinastia Liao, con lui a capo in qualità di imperatore, che imitava il governo cinese. Nel 937 i qidan intervennero in una disputa per la successione del regno Tang posteriori shatuo, e ottennero la cessione di una striscia di territorio cinese (chiamata “Sedici prefetture”) e il riconoscimento della sovranità dei qidan da parte dei Tang posteriori (ora noti come Jin). Dopo un fallimento nell’invasione del territorio dei Jin, i qidan si ritirarono a nord.La dinastia Liao qidan governò parte della Cina settentrionale fino al 1125. Essi avevano un metodo di governo dualistico: a nord infatti vennero conservate caratteristiche della società tradizionale dei qidan nonché la sua legge, mentre il sud era modellato sulle istituzioni governative e sulla legislazione dei Tang. Questa diversa organizzazione causò inevitabilmente tensioni tra le due metà dello stato. L’instaurazione della dinastia Song La dinastia Song fu fondata da Zhao Kuangyin, che prese poi il nome di imperatore Taizu. Dopo aver usurpato il trono, Taizu ottenne la sottomissione dei comandanti provinciali e allo stesso tempo creò un esercito di professionisti fedeli alla dinastia. Così raggiunse l’unificazione del nord, e passò ad occuparsi del sud. Alla morte di Taizu, nel 976, la Cina, fatta eccezione per due stati indipendenti, era nelle mani dei Song. Questo processo fu continuato dal successore, il fratello di Taizu, Taizong (976- 997), che sottomise i due restanti regni indipendenti. Solo con i qidan la dinastia Song fu costretta a scendere a compromessi, a causa del fallimento della sottomissione delle Sedici prefetture. Stipulò così nel 1004 il trattato di Shanyuan, che assegnava ufficialmente le Sedici prefetture ai qidan e regolava il rapporto tra i due stati, che ne giovarono dal punto di vista economico e commerciale. La capitale dei Song era Kaifeng sul Grande canale. Sistema di esami e meritocrazia Vennero mantenute caratteristiche dell’amministrazione Tang; il governo centrale comprendeva una segreteria e una cancelleria, che valutavano le proposte politiche prima di sottoporle all’imperatore. Se accettate, venivano passate al ministero degli affari di stato per essere attuate. Gli affari militari erano separati da quelli civili; l’ufficio dei censori era diretto dall’imperatore e si occupava della burocrazia. Venne introdotto come novità un nuovo livello amministrativo, il circuito, che controllava il funzionamento di gruppi di prefetture, la cui autonomia venne ridotta. Sotto i Song l’assunzione del tipo opportuno di persone per la burocrazia era considerata molto importante e agirono con tre tipi di risposta al problema: 1) Miglioramento ed espansione del sistema degli esami: sotto Taizu venne conservato il sistema Tang degli esami annuali, che portava all’assegnazione di cariche a un numero ristretto di candidati. Sotto Taizong il numero di posti aumentò e di conseguenza anche i candidati. Per questo vennero presi provvedimenti per affrontare questo aumento numerico. 2) Miglioramento strutture scolastiche, attraverso l’istituzione di nuove scuole e stampa dei classici confuciani; 3) Uso del privilegio yin, un sistema di garanzie che permetteva a certi funzionari superiori di nominare membri della propria famiglia per le cariche ufficiali Nel primo periodo Song la burocrazia era molto ristretta ma alla fine del XII secolo il numero di aristocratici si era quadruplicato. Nonostante ciò il sistema di esami e quello di garanzie producevano molte più persone idonee rispetto a quello delle cariche. Due regole riguardavano le nomine: la “legge dell’astensione” vietava a un funzionario di prestare servizio nella propria provincia e un sistema di mandati regolava il periodo durante il quale un funzionario poteva occupare una particolare carica. Sembrerebbe quindi esserci una forte forma di meritocrazia tuttavia per poter superare gli esami un candidato doveva provenire da una famiglia facoltosa o letterata, infatti certi gruppi come mercanti o artigiani erano esclusi dagli esami. L’impegno militare dei Song L’amministrazione dei Song era inizialmente interessata a correggere le carenze dello stato; l’impero dei Song era però molto più piccolo di quello dei Tang perché ne erano esclusi territori dell’Asia interna e il territorio appartenente ai qidan. Il desiderio di recuperare questi territori indusse i Song a ricorrere all’uso di eserciti di professionisti, costati all’impero un 70% delle entrate governative, ma questo non mise in crisi il sistema finanziario grazie all’efficiente funzionamento dei sistemi di riscossione delle entrate, e grazie anche al ricco patrimonio privato dell’imperatore. I cinque aspetti dell’economia che si trasformarono in epoca Song 1. L’agricoltura: miglioramenti nella tecnica e aumento della produzione di generi alimentari, che permise un raddoppiamento della popolazione; 2. Rivoluzione dei trasporti per vie d’acqua e miglioramenti tecnici sulle navi, tra cui la bussola magnetica; 3. Alto aumento di coniazione annua di monete di rame e aumento anche dell’uso dei documenti di credito; 4. Espansione del commercio, che ora non si limitava ai beni di lusso ma anche a quelli necessari; 5. Rapidi progressi tecnologici e comparsa di un’industria in grande scala come quella della produzione del ferro. Questi sviluppi vengono interpretati come l’inizio del capitalismo anche se non sfociò in una rivoluzione industriale. Le riforme di Wang Anshi Dall’inizio del periodo Song studiosi e funzionari proposero programmi di riforma per affrontare i problemi. Ricordiamo tra i molti, Fan Zhongyan e il suo programma di riforma in dieci punti, tra cui alzare il livello degli esami e aumentare la produzione agricola. Lo scrittore Ouyang Xiu riteneva necessario per la Cina un riavvicinamento alla società confuciana ideale del passato. Ma tra tutti il più importante riformatore fu Wang Anshi, che presentò all’imperatore un documento noto come Il Memoriale di diecimila parole in cui, oltre a una serie di proposte di stampo confuciano, aggiungeva due proposte nuove: 1) Che gli uomini venissero collocati nelle posizioni per le quali erano specificatamente qualificati; 2) Che l’imperatore non dovesse più accontentarsi di sovrintendere all’operato del governo, ma dovesse promuovere in prima persona un programma di riforme. Tenne conto di questi suggerimenti l’imperatore Shanzhong (1068-1085), che nominò Wang Anshi suo primo ministro. Nel suo primo periodo da primo ministro Wang Anshi introdusse un programma di riforme che divenne noto come Nuove leggi che riguardava economia, tassazione, sicurezza, affari militari e amministrazione. Nello specifico: -propone metodi per accrescere le entrate, come l’acquisto di prodotti in eccedenza in un a regione e la loro rivendita in un’altra regione; -il Sichuan subì delle imposte maggiori grazie alla creazione dell’ente del tè e dei cavalli, che stabilì il monopolio sull’industria del tè della regione e servì ad acquistare cavalli dal Tibet; -ai contadini vennero offerti prestiti a basso tasso di interesse, per aiutarli ad uscire dalle grinfie degli usurai e per sanare la sempre più alta povertà ed evasione delle tasse; -le riforme militari miravano a ridurre l’altissimo costo dell’esercito, restaurò quindi il sistema baojia in cui dieci famiglie dovevano assumersi la responsabilità della sicurezza locale e fornire uomini da addestrare militarmente; -per quanto riguarda l’amministrazione, le riforme miravano ad incoraggiare la promozione di candidati di buon carattere (dotati di conoscenza letteraria e classici confuciani); Molti critici misero in dubbio la praticità delle riforme di Wang Anshi, nonostante ciò rimane uno dei più grandi riformisti della storia della Cina. A Wang Anshi, successe, come primo ministro, Sima Guang, che tentò di abolire molte delle Nuove leggi ma il suo tentativo ebbe vita breve, perché non molto dopo venne nominato primo ministro Cai Jing, genero di Wang Anshi, che restaurò subito le Nuove leggi. Una dinastia verso il declino Sotto l’imperatore Huizong i problemi erano molti: la corruzione cresceva, le finanze erano indebolite, e le rivolte scoppiavano. In particolare la rivolta di Fang La, indetta nel 1120 dal proprietario di una piantagione di alberi della lacca indignato per il quantitativo di tasse da pagare, scoppiò nel Fujian e nel Zhejian. Essa ispirò il romanzo Sul bordo dell’acqua. Ma la minaccia maggiore era costituita dai jurchen: questa popolazione seminomade, venne a scontrarsi con i qidan (che ricordiamo mantenevano il territorio delle Sedici prefetture). I Song, che incautamente si erano lasciati coinvolgere in questa cosa, si allearono con i jurchen sperando in una riconquista delle Sedici prefetture, ma fallirono nel loro tentativo di invadere la capitale dei qidan e diedero così opportunità ai jurchen di invadere l’intero territorio qidan; i qidan sopravvissuti si spostarono a ovest e governarono l’impero Liao occidentale fino al 1213. La situazione nel regno Song era decisamente critica: indebolita dalle ribellioni interne essa non era in grado di resistere alle aggressioni e così non fu difficile per i jurchen invadere la Cina assediando e saccheggiando la capitale Kaifeng; poi presero in ostaggio l’imperatore. Nonostante ciò, venne stipulato un accordo tra i jurchen e i Song che dava ai primi il controllo del nord della Cina (dove instaurarono la dinastia Jin jurchen) lasciando ai secondi quello del sud. I Song dovevano inoltre pagare un tributo annuo di monete e di seta ai Jin jurchen. La dinastia Jin jurchen (1115-1234) La storia dell’impero Jin jurchen può essere divisa in tre parti: -una fase iniziale di politica dualistica (dovuta anche alle scarse capacità di governo dei jurchen) su esempio del metodo di governo dei Liao qidan, fino al 1150; -una seguente fase di sinizzazione attuata dall’imperatore Hailing: stabilita la capitale a Yanjing (attuale Beijing), Hailing utilizzò il sistema degli esami per mettere cinesi e qidan al proprio servizio; studiò cinese e adottò lui stesso usi cinesi. Nonostante il tentativo poi, del suo successore, di riportare una jurchenizzazione (studio della lingua jurchen e divieto di uso di abiti cinesi), la sinizzazione (alla morte di questo) procedette rapidamente, tanto che i Jin alla fine si consideravano una legittima dinastia cinese; nell’impero Jin continuarono le attività intellettuali cinesi, ma vennero rifiutate le riforme di Wang Anshi. -l’ultima fase, quella del crollo, iniziò nel 1215 e fu causata da avvenimenti esterni e interni: a causa di un disastro naturale causato dal fiume Giallo, i Jin subirono un duro colpo all’economia: i Song meridionali presero la palla al balzo e dichiararono guerra ai Jin, ma fallirono. L’attenzione andava a un pericolo maggiore: l’ascesa di Gengis Khan e la minaccia di un’invasione mongola da nord-est. A partire dal 1211 i Jin subirono ripetuti attacchi mongoli che proseguirono per anni; negli anni seguenti venne placata la rivolta popolare delle giubbe rosse e Gengis Khan morì, dando un momento di pace ai Jin. Con l’elezione del nuovo khan le invasioni mongole continuarono, allora i Jin cercarono un’alleanza con i Song meridionali, che invece si allearono con i mongoli dando un evitabile fine ai Jin, il cui imperatore si uccise nel 1234 ponendo un punto di fine alla dinastia. I Song meridionali (1127-1279) Dal 1127 la resistenza ai jurchen venne guidata da Gaozong, che regnò fino al 1162, riaffermando gradualmente il controllo dei Song sulla Cina meridionale. Gaozong, non avendo forze militari sufficienti, adottò una politica di “appello alla pacificazione” con cui dava ai fuorilegge la scelta tra arrendersi e venire inglobati nell’armata imperiale, o venire attaccati ed eliminati. Alla base della scelta c’era la potenziale forza degli ideali lealisti, ai quali si aggregò Yue Fei che riuscì a sottomettere alcune bande di ribelli. A questo punto i Song meridionali negoziarono un accordo con i jurchen riconoscendosi loro vassalli. Il sentimento di rivalsa dei Song meridionali verso i Jin jurchen era sempre più forte, e nel 1206 il primo ministro dell’imperatore, Han Tuozhou, invase il territorio Jin ma meridione: questa era chiaramente una discriminazione contro i cinesi. Per controbilanciare l’influenza cinese sul governo gli imperatori successivi a Khubilai misero molti stranieri in posizioni chiave, tra i quali i turchi erano i più influenti e numerosi. Essi avevano il compito di mettere in contatto i mongoli con i loro sudditi. Importante ruolo religioso ebbe il buddismo tibetano, al quale venne concessa una posizione di privilegio, e questo divenne fonte di lamentele da parte dei cinesi. Un altro gruppo ampiamente impiegato dai mongoli per le cariche importanti furono i musulmani dell’Asia centrale, classificati come semu ren e quindi privilegiati. Essi svolgevano attività di vario rango, dal campo finanziario alla medicina, dall’astronomia all’architettura, ma erano esclusi dai ranghi superiori delle forze armate. Il musulmano Ahmad fu messo a capo dell’amministrazione finanziaria statale di Khubilai e aveva il compito di aumentare le entrate statali: per fare ciò aumentò il numero delle famiglie contribuenti e istituì il monopolio sul tè, i liquori, l’aceto, l’oro, e incoraggiò il commercio. Tuttavia Khubilai era consapevole dell’ostilità dei cinesi nei confronti dei musulmani e si preoccupò del loro potere crescente. Per questo è sospetto di aver contribuito all’assassinio di Ahmad. La pax mongolica e il commercio lungo la Via della seta permisero i primi contatti diretti tra Cina e occidente: per i primi viaggiatori l’obiettivo comune era il commercio, ma altri avevano lo scopo di trovare alleati contro i musulmani, considerati una minaccia sia dai mongoli che dai cristiani. Il primo europeo di cui viaggio in Cina è documentato fu un frate francescano, Giovanni dal Pian del Carpine con l’obiettivo della conversione del popolo cinese, obiettivo che non fu raggiunto. Inoltre, poco dopo esser diventato imperatore della Cina, Khubilai ricevette due mercanti veneziani, Matteo e Niccolò Polo, che tornarono una seconda volta con il figlio di Niccolò, Marco Polo, che nella sua opera “Il Milione” descrive dettagliatamente la corte di Khubilai e altre esperienze del suo viaggio in Cina. Marco Polo però non accenna mai, nella sua opera, alla scrittura o all’abitudine cinese di bere il tè, cosa che suscitò, per alcuni, sospetti sulla veridicità del suo viaggio in Cina. Il periodo di dominazione mongola agli occhi dei cinesi fu un periodo di danno all’economia e di declino del loro tenore di vita, giudizio che trova testimonianza nei dati sconcertanti della riduzione demografica che passo a più di 100 milioni in epoca Song, a meno di 60 milione in epoca Yuan. Questo fu causato dall’invasione mongola del nord e dall’imposizione di pesanti tasse, che causò un'ondata migratoria verso sud. Inoltre gli Yuan tralasciarono la manutenzione delle difese fluviali e questo causò la catastrofe del fiume Giallo che inondò parte del paese nel 1344. I mongoli erano molto dispendiosi e la loro poca parsimonia gravò sul tesoro. Un altro dato negativo si ha nel campo finanziario, poiché Khubilai allargò l’uso della cartamoneta per promuovere il commercio, ma verso la fine del 1200 il numero di banconote in circolazione era maggiore a quello delle riserve d’argento, cosa che scaturì una sfiducia nella cartamoneta, che sotto i Ming venne completamente screditata. Tuttavia Khubilai riconobbe la necessità di restaurare l’economia della Cina settentrionale: vennero concesse agevolazioni alle regioni impoverite, vennero dati aiuti ai villaggi colpiti dai disastri naturali, i contadini furono aiutati a gestire meglio le loro terre; incoraggiò il commercio interno e marittimo e diede sollievo alle aree colpite dalla guerra. Un’altra forma di discriminazione dei cinesi riguarda la giustizia: i mongoli e i semu ren venivano processati secondo la legge mongola, mentre i cinesi secondo la legge cinese e le pene risultavano dunque differenti. Per quanto riguarda la religione, i mongoli cercarono di conservare il proprio credo (sciamanismo), ma non ci fu alcun tentativo di imporre la religione mongola ai cinesi; Khubilai ritenne comunque giusto aprire un confronto tra daoismo e buddismo, che erano in un periodo di aspra rivalità, e ritenne alla fine la contesa vinta dai buddisti. Il suo atteggiamento verso il confucianesimo era invece più cauto: Khubilai non conosceva il cinese scritto e quindi non poteva comprendere correttamente i testi confuciani, e per questo impiegò funzionari confuciani e promosse la traduzione dei classici in lingua mongola. In periodo Yuan dunque gli eruditi confuciani si trovarono di fronte a un dilemma, alcuni ritenevano che il loro dovere confuciano fosse di servire i mongoli nella speranza di civilizzarli, altri si rifiutarono di mostrarsi accondiscendenti verso i mongoli e non vollero scendere a compromessi o accettare cariche. Un’altra forma di protesta la ritroviamo nel dramma, forma di divertimento popolare comparsa nel periodo Tang, ma che ora appariva come forma letteraria distinta e che conteneva proteste contro la presenza mongola. La caduta della dinastia Yuan Il crollo della dinastia è attribuito per la maggior parte al persistente odio dei cinesi verso gli invasori e all’incapacità dei mongoli di modificare il loro governo per adattarlo alle aspettative dei cinesi. Per due motivi era poco probabile che la dinastia Yuan sopravvivesse a lungo: 1. Il primo riguardava la superiorità militare mongola, che inizialmente permise la conquista della Cina ma che non durò durante la dinastia. 2. Il secondo riguardava la misura in cui i mongoli erano disposti alla sinizzazione. Seppur Khubilai si era presentato come un imperatore cinese ed i suoi successori, pur non rifiutando il ruolo, erano contrario all’idea di lasciarsi assorbire dalla cultura cinese. La crisi cominciò dopo il 1340 con lo scoppiò di ribellioni locali, la comparsa della pirateria e l’inondazione del fiume Giallo. L’ultimo imperatore della dinastia chiese al cancelliere Toghto di affrontare la situazione in declino: egli prese alcuni provvedimenti per accrescere le entrate, controllare le inondazioni e reprimere i ribelli, ma presto ciò causò un’ulteriore rivolta e i suoi oppositori convinsero l’imperatore a licenziarlo: questa fu la fine del governo politico Yuan. La rivolta crebbe e scoppiò così una guerra civile tra i sostenitori dei Yuan. Nel 1368 la corte fuggì in Manciuria e la dinastia Yuan finì. Capitolo 4: inizio del periodo moderno - i Ming e i primi Qing L’instaurazione della dinastia Ming Zhu Yuanzhang era nato nel 1328 vicino a Fengyang; nella metà del 1300 entrò a far parte dei Turbanti rossi, una banda ribelle formata dai seguaci della setta buddhista del Loto bianco che ricorreva all’uso della violenza collettiva. Il cancelliere Yuan reclutò molti uomini per la correzione del fiume Giallo; i suoi provvedimenti causarono una rivolta dei Turbanti rossi, i quali riuscirono a costringere le forze governative Yuan a rifugiarsi a Nanjing e, quando gli Yuan avevano ormai perso il controllo della valle dello Yangzi, ne uscì vincitore Zhu Yuanzhang. Zhu Yuanzhang lasciò successivamente gli ideali dei Turbanti rossi e nel 1368 proclamò la fondazione della dinastia Ming (“luminosa”), assumendo il nome di Hongwu. Il suo primo compito fu di assicurarsi il controllo del resto della Cina, quindi organizzò una spedizione militare a nord che costrinse la corte mongola a fuggire, costrinse il Tibet a una forzata sottomissione, riconquistò il Sichuan dai turbanti rossi del sud e convinse lo stato coreano di Koryo ad abbandonare la fedeltà agli Yuan per darla ai Ming. Del governo mongolo, Hongwu conservò gli usi militari (l’esercito era trattato come una casta professionale), ed essendo le forze militari troppo costose per lo stato, mantenne l’uso degli Yuan di rendere autosufficienti le armate mediante il sistema dell’assegnazione di terra ai soldati. Nel primo periodo anche il sistema di governo era su stampo Yuan, con qualche modifica: Il governo era costituito da una segreteria retta da 2 cancellieri (ordinaria amministrazione), da un ufficio degli affari militari, e da un censorato (sorvegliare il funzionamento del governo). Vennero creati gli uffici distaccati della segreteria, che amministravano le regioni più lontane. Questo periodo di moderazione terminò nel 1380, quando il cancelliere Hu Weiyong, accusato di cospirazioni contro il governo e di avere rapporti con i mongoli, venne giustiziato, e con lui i suoi sostenitori. Questo creò cambiamenti al governo: la carica di cancelliere venne abolita, la segreteria smantellata e Hongwu divenne il primo ministro di se stesso. Nei restanti anni del suo regno, Hongwu fu un despota coscienzioso: diffuse un codice Ming, fece fondare scuole in ogni prefettura, con personale e studenti mantenuti con fondi pubblici, e “scuole comunitarie” aperte a tutti i bambini maschi in ogni villaggio. Ripristinò inoltre il sistema di esami, che ora era la via principale per entrare nella pubblica amministrazione; prese provvedimenti per il benessere del popolo, come la promozione di progetti di ricolonizzazione e incoraggiamenti per la produzione tessile e al commercio. Sul piano fiscale, Hongwu riformò il sistema delle imposte, mantenendo però un alto numero di tasse per alcune prefetture del sud dello Yangzi, che si erano opposte con decisione alla sua ascesa. Introdusse poi i “libri gialli” (o registri), dove per ogni famiglia del paese veniva descritto lo status e l'occupazione, sottintendendo che non potevano essere cambiati. Per esercitare il controllo delle imposte, l’imperatore mise in atto due provvedimenti: 1. Le comunità rurali vennero organizzate nel sistema lijia, in cui gruppi di 110 famiglie diventano responsabili del pagamento delle tasse. 2. A questo sistema si sovrapponeva quello dei capitani delle tasse, in cui si attribuiva alle famiglie ricche la responsabilità dell’esazione delle imposte in granaglie nella loro zona. Inoltre commissionò una rilevazione catastale, i cui risultati vennero raccolti in registri fondiari chiamati “libri a squama di pesce”. Il suo progetto era di creare una struttura fiscale centralizzata, ma egli fu ampiamente criticato, perché i suoi progetti erano troppo ambiziosi e le entrate (tasse troppo basse) dello stato non erano in grado di fornire servizi pubblici efficienti. Hongwu morì nel 1398 e la sua reputazione oscillò nel corso del tempo, alcuni lo lodano per aver sconfitto i mongoli, altri lo biasimano per essere stato un tiranno e un despota. I regni di Jianwen (1399-1402) e di Yongle (1403-1424) A Hongwu successe per un breve periodo il nipote, Jianwen che regnò per 4 anni, finché non venne deposto dal quarto figlio di Hongwu, che divenne poi l’imperatore Yongle. Jianwen abrogò alcuni provvedimenti presi durante il regno di Hongwu e tentò di ridurre l’autonomia dei principati ereditari dei figli di Hongwu,che scatenò la ribellione del principe di Yan che si concluse con la morte di Jianwen. Yongle restaurò alcune caratteristiche di governo in uso sotto Hongwu, ma attuando alcune innovazioni: introdusse una nuova Grande segreteria (7 funzionari di alto rango) che si sostituì alla vecchia segreteria-cancelleria abolita dal padre, spostò la capitale a Beijing per aver più controllo sulle forze militari nel nord, restaurò e ampliò il Grande canale per far arrivare i rifornimenti nella nuova capitale. Perseguì una politica estera ambiziosa: si assicurò che jurchen e urianghad accettassero la signoria della Cina, guidò spedizioni contro i tartari e gli oirat e nell’ultima spedizione, Yongle morì. L’imperatore non era però riuscito del tutto ad eliminare la minaccia mongola. Nel sud le forze di Yongle conquistarono il territorio di Annam, che venne organizzata come provincia, ma un movimento patriottico di resistenza, unito alla corruzione del governo cinese, costrinse i cinesi a ritirarsi. Yongle viene ricordato anche per le sue numerose spedizioni marittime, tra il 1405 e il 1421, organizzate forse per dare gloria a Yongle, che però cessarono con la sua morte, probabilmente per il costo. Particolarmente importanti sono i viaggi dell’eunuco Zeng He, che riuscì ad arrivare in India e Africa. Gli anni intermedi della dinastia Ming: aspetti politici La morte di Yongle nel 1424 coincise con la fine delle espansioni della dinastia Ming e l’inizio di una politica difensiva. Una spiegazione può derivare dall’incidente di Tumu, verificatosi durante il regno di Zhengtong: nel 1448 una tribù iorat invase il territorio cinese sconfiggendo una sua armata, quindi l’imperatore decise di organizzare un contrattacco che si concluse con un’imboscata a Tumu nel 1449, in cui egli fu catturato. Si attuò quindi una politica difensiva poiché i cinesi avevano riconosciuto di non poter controllare i mongoli e la zona di transizione verso la steppa, dove avevano origine le popolazioni nomadi che più di una volta avevano minacciato la Cina; in questa occasione ricordiamo che la Grande muraglia cinese fu costruita proprio a questo proposito, e la sua costruzione iniziò nel 1474. Per il suo carattere politico, il periodo Ming viene spesso chiamato “assolutismo Ming”, considerando la sua crescita del potere imperiale irrefrenabile; la decisione di eliminare la figura del primo ministro diede all’imperatore il controllo diretto sul governo centrale. La Cina era un paese in cui il potere centrale controllava direttamente tutti gli organi secondari e nonostante la sua numerosa popolazione cittadina gli abitanti ancora non godevano di quei diritti e privilegi che invece si erano ottenuti dai comuni in occidente. La struttura assolutista era sostenuta da sistemi di sorveglianza e duri castighi: Hongwu adottò una linea di azione molto dura contro la corruzione dei funzionari (un funzionario ritenuto colpevole di ricevere tangenti superiori a 60 tael d'argento, veniva decapitato, scuoiato e imbottito di paglia) e inoltre tenne in funzione una complessa sorveglianza mediante spie, agenti segreti. Queste politiche furono mantenute da Yongle, mentre i successivi imperatori Ming le trascurarono.L’organismo a cui era affidato il compito di controllare gli abusi di potere era il censorato, comparso già sotto gli Han. I censori sottoponevano all’imperatore memoriali in cui offrivano consigli o criticavano le sue decisioni. Un altro aspetto del governo Ming legato all’assolutismo era l’assunzione di un ruolo politico da parte degli eunuchi di corte; dato che, a parte l’imperatore, nessun maschio che non fosse castrato poteva entrare nell’harem imperiale, gli eunuchi avevano un eccezionale accesso per riadottare gli usi manciù. Alla morte di Hung Taiji il trono passò al figlio, allora minorenne, e quindi venne retto dagli zii Dorgon e Jirgalang. Nel frattempo la dinastia Ming era sul punto di crollare, con le rivolte dei contadini ribelli capeggiate da Li Zicheng, e di questo si approfittò Dorgon che approfittando dell’astio tra Li Zicheng e l’esercito cinese, fece passare questi ultimi dalla sua parte e nel 1644 entrò a Beijing, emanando un editto che rassicurava la popolazione affermando che i manciù avevano vendicato il rovescio dei Ming sconfiggendo i ribelli. I superstiti dei Ming tentarono di negoziare un accordo con i manciù che risposero con un attacco, segno della spietatezza dei manciù.Il potere manciù era ormai in espansione a macchia d’olio, e se l’élite cinese inizialmente aveva accettato di sottostare ad alcune regole, quando arrivò la notizia di un regolamento manciù che imponeva agli uomini di pettinarsi secondo lo stile manciù (rasati col codino), si ribellarono facendo nascere un movimento di resistenza. La risposta dei manciù fu quella di una spietata repressione dell’opposizione.I superstiti di arresero ai manciù nel 1645 e la corte Ming fuggì a sud. L’invasione del sud cominciò nel 1649 e l’ultimo imperatore Ming si rifugiò in Birmania ma venne catturato e ucciso nel 1662. I manciù vennero minacciati a lungo da Zheng Chenggong, pirata e patriota che guidava considerevoli forze navali; egli fu costretto a ritirarsi dopo gli attacchi dei manciù, che ordinarono alla popolazione costiera di trasferirsi all’interno per evitare che egli avesse appoggio economico. Il consolidamento della dominazione manciù Ora che la Cina era stata conquistata dai manciù, il problema di Dorgon era scegliere che tipo di governo istituire. Egli cercò dunque un equilibrio mirato a rassicurare i cinesi ma mantenendo la fiducia nei manciù. Entrando a Beijing, Dorgon ordinò una cerimonia funeraria per l’ultimo imperatore Ming. Egli ridusse le imposte e concesse agevolazioni fiscali alle regioni soggette alla guerra; dichiarò che non vi era differenza tra manciù e cinesi, mantenne funzionari cinesi al governo affiancati da manciù; adottò inoltre un gran programma di riforme, mantenendo il sistema degli esami, ma continuò a voler far portare la capigliatura del codino anche a tutti i cinesi come segno di sottomissione. Anche se il governo di cinesi e manciù sembrava paritario, le principali cariche erano affidate ai manciù e quelle cinesi erano affidate alle bandiere che si erano sottomesse prima della conquista. Le imposte vennero alleggerite, ma anche molte terre confiscate ai contadini cinesi per essere affidate ai manciù. Le comunità manciù e han dovevano vivere separate, gli uomini manciù dovevano addestrarsi al tiro con l’arco e nell’equitazione. Alla morte di Dorgon nel 1650 la corte visse un periodo di lotte di fazioni e alla fine prese il sopravvento su Jirgalang l’imperatore Shunzhi, che era cinese, e che nel suo governo suscitò astio da parte dei manciù perché le sue riforme erano considerate troppo a favore dei cinesi, e discapito dei manciù. Shunzhi morì probabilmente di vaiolo e nominò nel testamento il figlio Kanxi, salito al trono minorenne e affiancato da quattro reggenti manciù, i quali tentarono di riaffermare il predominio dei manciù, rielaborando le riforme del precedente imperatore: vennero ad esempio assegnate maggiori responsabilità alle istituzioni manciù. Ma se nella capitale sembrava essersi affermata la superiorità manciù, affermare il loro potere nelle province non era altrettanto semplice. Dal momento che pochi manciù parlavamo bene il cinese, i reggenti continuarono ad agire come Dorgon, assegnando molte importanti cariche provinciali a uomini di bandiere cinesi. Un ulteriore problema era il rapporto tra i manciù e l’élite cinese: i membri della gentry si adattarono al dominio manciù, anche se nascondevano la fedeltà ai Ming e un rancore per l’attribuzione delle cariche eseguita dai manciù. Per questo motivo molti di loro vennero giustiziati, privati del titolo di studio o furono vittima di pesanti persecuzioni. Poco dopo l’accesso di Kangxi al trono la dinastia Qing dovette affrontare la più grande minaccia di questa fase di consolidamento del potere: ricorrente era stato in Cina il contrasto tra il desiderio metropolitano di un controllo centralizzato e il desiderio provinciale di autonomia; si ricorda infatti la frammentazione in stati dopo le epoche Han e Tang, e il problema minacciò anche i Qing dalla seconda metà del 1600: ai tempi della conquista molti cinesi passarono dalla parte dei manciù ricevendo ruoli di collaboratori. Tra i collaboratori ne ricordiamo soprattutto alcuni fondamentali: Shang Kexi, Geng Jingzhong e Wu Sangu. I tre vennero nominati principi ed erano stati incaricati di pacificare il sud, inoltre si ritagliarono dei feudi semi-indipendenti sul territorio. Il potere di questi “Tre feudatari” andò crescendo fino a che un fatto non sconvolse il tutto: Shang Kexi chiese il permesso di lasciare al figlio il controllo del suo feudo, ma il Consiglio rifiutò la nomina del figlio: questo fece dimettere tutti e tre i feudatari e l’imperatore Shunzhi accettò le loro dimissioni, dando così il via a una guerra civile. La rivolta si diffondeva, Wu Sangui fece assassinare un governatore, decretò la rinascita delle usanze Ming e proclamò la fondazione di una dinastia Zhou. Kangxi soffocò le insurrezioni nella capitale e ordinò al figlio preso in ostaggio di Wu Sangui di suicidarsi. La rivolta continuò a diffondersi a sud e a ovest, ma i ribelli furono pian piano circoscritti, e dopo la morte di Wu Sangui la rivolta a poco a poco si estinse.Alla sconfitta della ribellione, i Qing completarono un’ultima mossa per la sicurezza dell’impero, riuscendo a incorporare Taiwan nel loro territorio nel 1684. Gli ultimi anni del regno di Kangxi (1684-1722) Negli ultimi anni del regno di Kangxi i sovrani manciù vennero accettati come legittima dinastia cinese e l’antagonismo manciù-cinesi smise di essere un fattore importante delle questioni politiche. Questo perché Kangxi si dedicò totalmente al compito di essere un imperatore cinese, ed era un uomo in grado di lavorare moltissimo. Inoltre viaggiò molto aiutando e ascoltando i cittadini in difficoltà nel nord e nel sud. Tra le sue opere di riappacificazione si ricorda anche il suo accordo stipulato con i Russi in seguito alla loro espansione in Siberia, primo dei trattati firmato dalla Cina in cui si accettava il principio dell’uguaglianza diplomatica con un altro stato. Sconfisse anche gli dzungar, il cui leader minacciava di riunire le tribù mongole e di attaccare la Cina. Le innovazioni di Kangxi Nel suo governo Kangxi mantenne per lo più lo stile Ming ma con tre importanti innovazioni: 1. Sviluppo del sistema della famiglia imperiale: instaurò il Dipartimento della famiglia imperiale con l’incarico di tenere sotto controllo gli eunuchi e gestire gli affari dell’imperatore. La Famiglia imperiale apparteneva alla corte interna, territorio dell’imperatore, mentre la corte esterna era territorio della burocrazia. 2. Memoriale di palazzo: introdusse il sistema del “memoriale di palazzo”, un mezzo per comunicare direttamente e segretamente con corrispondenti delle province, i quali fornivano informazioni riservate sugli affari della provincia e la condotta dei funzionari. 3. Impiego degli stranieri: la terza innovazione riguarda l’ampio impiego a corte di stranieri, in particolare gesuiti, con mansioni di architetti, matematici e artisti. Introdusse anche un “editto di tolleranza” che consentiva l’insegnamento del cristianesimo. Nonostante ciò i gesuiti ricevettero attacchi dagli altri cristiani per la loro disponibilità a scendere a patti con l’usanza cinese del culto degli antenati. Il Papa comunicò quindi che i gesuiti che fossero scesi a compromessi sarebbero stati scomunicati, di conseguenza Kangxi ordinò di accettare il compromesso e rimanere in Cina o di andarsene. Dopo la morte di Kangxi non fu raggiunto nessun accordo e nel 1742 una bolla papale proibiva ai cristiani di svolgere riti cinesi: al ché alcuni cristiani rimasero a Beijing, ma il proselitismo cristiano divenne proibito e la pratica da parte dei convertiti cinesi divenne clandestina.La morte e il successoreUna delle decisioni più importanti di Kangxi nei suoi ultimi anni fu il blocco dell’unità di riscossione delle tasse. Gli ultimi anni di Kangxi furono offuscati dalla preoccupazione di nominare il successore. Kangxi nominò il suo secondo figlio, che all’epoca non aveva nemmeno 2 anni, e che negli anni successivi si rivelò un ragazzo immorale, tanto che alla fine venne dichiarato malato di mente e deposto. Solo sul letto di morte Kangxi nominò un altro successore, il quarto figlio, Yongzheng ma egli venne accusato di usurpazione del trono e di aver avvelenato il padre e questo sarà l’inizio di lotte di successione che segnarono la vita politica di corte nella crisi per la successione. Imperatore Yongzheng (regno 1723-1735) Il breve ma intenso periodo del regno di Yongzheng cominciò con una serie di riforme, la prima delle quali riguardò un nuovo sistema di successione, secondo il quale l’imperatore avrebbe scelto l'erede tra tutti i suoi figli e avrebbe messo il nome del candidato in una scatola chiusa, e il nome sarebbe stato rivelato solo dopo la morte dell’imperatore. Per diminuire il potere dei principi manciù, Yongzheng tolse ai principi il controllo delle compagnie all’interno delle bandiere, fondò alcune scuole di bandiera per preservare la cultura manciù e quella mongola e cercò di migliorare la situazione economica all’interno delle bandiere. Inoltre per sviluppare il sistema censorio, che forniva all’imperatore informazioni riservate, iniziato dal padre con il Memoriale di palazzo, egli introdusse la “lettera di corte”, che conteneva istruzioni dirette riservate e rivolte ai funzionari provinciali. Infine istituì il Gran consiglio, il consiglio della corte interna, di cui facevano parte numeri pari di funzionari di alto rango cinesi e manciù e che si riunivano quotidianamente in presenza dell’imperatore. L’errore dell’imperatore Kangxi fu quello di lasciare il suo successore con un tesoro di stato quasi vuoto, dovuto al fatto che le tasse imposte non erano uguali a quelle riscosse: Yongzheng fece quindi, a differenza del padre, una crociata contro la corruzione dei funzionari, mentre Kangxi aveva mantenuto sempre un atteggiamento più rilassato sulle questioni fiscali. Yongzheng attuò quindi una sovrattassa sulle imposte, che compensava le perdite subite; i salari dei funzionari sottopagati furono integrati. Nonostante la riforma, il sistema fiscale restò debole.A livello culturale, promosse il neoconfucianesimo che favoriva gli imperativi morali come la totale soggezione delle donne, l’autorità del padre e l’indiscutibile fedeltà dei sudditi al sovrano.Un’ultima importante riforma riguarda le minoranze etniche, fino ad allora governate dai loro capi interni alla tribù, ma che con il continuo aumento della popolazione han divennero un problema da gestire, così il scelse di adottare la via della pacificazione dei gruppi di minoranza e la successiva sinizzazione. L’imperatore Qianglong (regno 1736-1795) All’imperatore Yongzheng successe il quarto figlio, l’imperatore Qianlong. Quando salì al trono mostrò di condividere le tendenze dispotiche del padre. Il Grande consiglio prese la sua forma definitiva in questi anni: i principi imperiali persero i loro seggi nel consiglio e i loro posti vennero presi da funzionari manciù e per la prima volta cinesi. L’organo diventò di tipo decisionale, e così efficiente da richiedere sempre meno la guida dell’imperatore. Crebbe la disponibilità a nominare funzionari cinesi. Ma per gli altri aspetti della burocrazia il sistema rimase essenzialmente immutato. La competizione per la nomina dei funzionari divenne molto forte e le promozioni negli esami venivano eseguite spesso da famiglie con già un membro nella burocrazia. Nel XVIII secolo l’area del territorio dell’impero Qing raddoppiò: a questo contribuì Qianlong soprattutto per quanto riguarda il Tibet e lo Xinjiang. Continuavano però le lotte con gli dzungar e scoppiò una guerra civile nel 1750. Qianlong rispose insediando il Dalai lama come sovrano temporale di uno stato che godeva di autonomia interna e allo stesso tempo dichiarò un protettorato sul Tibet. Qianlong decretò inoltre che il futuro Dalai lama dovesse essere scelto attraverso un sorteggio. Intanto tra il 1755 e il 1757 le forze Qing sterminarono gli dzungar. I rapporti con l'estero Per tenere rapporto con l’Asia interiore vennero attuati matrimoni politici, commercio, diplomazia e guerra; per quanto riguarda i rapporti della Cina con gli altri stati Qianlong seguì gli usi del sistema degli stati tributari, ad esempio con la Corea; ciò concedeva privilegi commerciali agli stati tributari,mentre la Cina otteneva il riconoscimento di “regno di mezzo”. La dinastia Qing sapeva che il commercio con l’estero nel sud era pericoloso e lo gestì con prudenza. Alla fine del XVIII secolo la nazione con la quale il rapporto commerciale era di gran lunga più importante era la Gran Bretagna, il cui commercio era monopolizzato dalla compagnia delle Indie orientali, che gestiva il traffico di tè. L’economia Nel regno di Qianlong l’economia era fiorente e alla base c’era sempre l’agricoltura; le colture principali erano il riso, il frumento, il miglio, in alcune regioni erano importanti seta, tè, cotone. Circa il 30% della produzione agricola arrivava sul mercato. Alcune industrie erano particolarmente sviluppate come quelle del ferro, del cotone e della ceramica. La popolazione era cresciuta, quasi fino a raddoppiare. Ma la disponibilità di nuove terre da coltivare era scarsa e la tecnologia ancora troppo arretrata. Il declino dinastico Molti hanno affermato che durante il regno di Qianlong cominciarono ad apparire i primi segni del declino dinastico, mettendo in luce tre aspetti: la vita letteraria, la religione popolare e l’ascesa delle ribellioni e la corruzione dei burocrati. Tra il 1850 e il 1873 la Cina fu sconvolta da una serie di rivolte che arrivarono quasi a rovesciare la dinastia Qing. Nella storiografia confuciana le rivolte segnano una fase del ciclo dinastico, si verificano cioè quando l’imperatore mandato dal cielo non è all’altezza dei predecessori. Gli eventi che hanno portato allo sviluppo di queste insurrezioni e all’indebolimento della dinastia sono diversi: corruzione all’interno della corte; problemi fiscali nella società; inefficienza delle forze armate; le due disastrose inondazioni del Fiume Giallo e di altri corsi d’acqua, che misero in luce la scarsa ingegneria fluviale dei Qing; raddoppiamento della popolazione cinese con conseguenti migrazioni verso le zone collinari meno abitate; indebolimento del controllo amministrativo a causa delle migrazioni e continue rivalità tra popoli differenti che abitavano la stessa area; aumento della competizione agli esami imperiali; aumento delle imposte per pagare i funzionari di corte in aumento; aumento della disoccupazione per la crisi economica. Cina del nord: rivolte spesso associate alla setta del Loto bianco; Cina del sud: rivolte spesso legate alle società segrete note come Triade, il cui scopo era rovesciare i Qing e restaurare i Ming. In tempo di pace fornivano assistenza ai membri impegnati in pirateria, contrabbando e altre attività criminali, mentre in tempo di guerra approfittavano della situazione. Oltre a pirati, barcaioli e facchini, comprendevano anche i contadini. Le rivolte -Rivolta dei Taiping (1850-1864): fu la più grave, ebbe come epicentro Nanjing e divise in due il paese; inoltre era di ispirazione religiosa. Il capo della rivolta e fondatore dei Taiping fu Hong Xiuqian. Egli si riteneva il figlio cinese di Dio, il quale gli aveva dato il compito di ridare la vera fede alla Cina; prova ostilità verso i manciù, definiti “i rappresentanti personali di Satana”. Hong Xiuquan raccoglie centinaia di migliaia di seguaci in tutta la Cina e ben presto fonda un movimento chiamato Adoratori di Dio; instaura poi il Taiping Tianguao (regno celeste della grande pace), autoproclamandosi “re celeste”. A partire dall’occupazione di Yongan, l’esercito taiping che viene a crearsi avanza fino a Nanjing, dove vengono uccisi migliaia di manciù. Dopo 7 anni di stallo, in cui l’esercito cinese non riusciva a cacciare l’esercito taiping dallo Yangzi, nel 1864 Nanjing viene riconquistata e Hong Xiuquan si uccide. Nei primi anni i seguaci dovevano astenersi dall’uso di tabacco, oppio, alcohol, gioco d’azzardo e rapporti sessuali; gli elementi cristiani del movimento fecero sperare ai missionari una conversione di massa della Cina, successivamente venne considerato blasfemo. Il movimento desiderava il rinnovamento delle istituzioni sociali, economiche, politiche e militari della Cina: in particolare chiedeva che la terra fosse equamente divisa tra uomini e donne, a cui doveva essere consentito di tenere una parte del raccolto. La popolazione sarebbe stata divisa in gruppi, ognuno dei quali capeggiato da un responsabile dell’educazione religiosa dei bambini. -Rivolta dei Nian (1853-1868): ebbe la sua base centrale a nord del fiume Huai. I Nian erano gruppi di banditi, assoggettano il territorio costruendo organizzazioni locali di difesa e stringono alleanza informale con i Taiping. Il loro scopo era “salvare i poveri, eliminare il tradimento, punire le malefatte e calmare l’indignazione pubblica”. Nel 1863 vennero attaccati e cacciati via dai mongoli e i Nian, per vendicarsi, nel 1865 uccidono il principe mongolo che li aveva attaccati. Rivolte musulmane: (nello stesso periodo delle altre rivolte): i ribelli musulmani minacciarono la secessione di queste provincie dalla Cina. La causa fu la discriminazione dei musulmani in Cina. 1.Sud-ovest (Yunnan, 1856-1873): l’eccessiva migrazione di cinesi causò competizione per le risorse; dopo un massacro di musulmani da parte dei cinesi nacque la rivolta, che portò alla creazione stato indipendente musulmano con capitale a Dali. Capo: Du Wenxiu. 2.Nord-ovest (Gansu, 1862-1873): molti musulmani avevano adottato una variante di Islam che li mise in contrasto con altri musulmani e cinesi han; a causa della persecuzione dei taiping, i musulmani occupano Gansu e dominavano le vie del commercio con la Mongolia. La sconfitta delle rivolte Fin dall’inizio la rivolta dei Taiping aveva avuto dei problemi interni: l’eccessivo fanatismo le aveva impedito di ottenere l’appoggio del popolo. Inoltre la perdita dei suoi capi ne causarono la sconfitta militare. Le altre rivolte invece non ebbero le stesse pretese dinastiche dei Taiping. La sconfitta delle rivolte fu attribuita alla nuova formazione militare delle armate regionali, organizzate dal letterato- funzionario Zeng Guofan. La rivolta dei Taiping fu repressa grazie all’armata dello Hunan e della Gran Bretagna (che secondo il trattato di Tianjin avrebbe potuto ricominciare a commerciare con la Cina una volta terminata la rivolta). Le rivolte musulmane e dei Nian vennero represse grazie all’armata dell’Anhui. La restaurazione di Tongzhi Durante il regno dell’imperatore Tongzhi vi fu una restaurazione della dinastia, cioè una temporanea inversione del declino della stessa. Nel 1860 fu negoziato un trattato con GB e Francia. Dopo la morte dell’imperatore Xianfeng salì al trono il minorenne Tongzhi. Tra gli obiettivi della restaurazione vi erano la repressione delle rivolte, il recupero di autorità della dinastia e la riparazione dei danni. Venne recuperato il territorio dello Xingjiang e incoraggiata la migrazione dei cinesi in tale provincia. Il recupero dell’autorità dinastica dipese da due problemi: -la posizione della gentry: comprendeva coloro che possedevano titoli ottenuti mediante un esame o un acquisto; la maggioranza si occupava del controllo locale e come ricompensa otteneva privilegi fiscali. I Qing capirono che era importante avere il controllo sulla gentry, pertanto regolò la quota dei candidati che superavano gli esami, limitando la vendita di titoli. La gentry venne inoltre esclusa da alcuni ruoli chiave, come l’esazione delle tasse e le attività militari. La gentry continuò tuttavia ad esercitare attività militari per difendere i villaggi in seguito alla guerra dell’oppio. La gentry inoltre chiese di poter esercitare un “autogoverno locale”, in quanto la gestione da parte dello Stato era molto corrotta e inefficiente. -l’affermazione dei centri di potere regionali: il regionalismo si affermò nel periodo di debolezza dinastica causata dalle rivolte; queste ultime avevano provocato enormi perdite di vite e gravi problemi economici: dopo la debellazione vennero attuati provvedimenti per aiutare i poveri e per sostenere l’economia agricola (migrazioni assistite per ripopolare le terre, fornitura di utensili e semi da piantare, ripristino sistemi di irrigazione); furono abolite le imposte e ripristinati gli esami nelle zone colpite dalle rivolte; vennero aperte scuole e biblioteche; istituzione di un ufficio per gli affari esteri. L’autorafforzamento A partire dalla seconda metà del 1800, in Cina sorge la necessità di un autorafforzamento, cioè di attuare progetti ispirati alle tecnologie occidentali, ritenute superiori, per riacquistare prosperità, affiancando ciò all’etica cinese. I progetti di autorafforzamento furono: -Fondazione di scuole di lingue straniere a Beijing; -Costruite fabbriche di armi all’avanguardia (inizialmente i cinesi comprarono armi occidentali per apprenderne la tecnologia). In particolare ricordiamo la fabbrica di armi Jiangnan a Shanghai, che assunse consulenti tecnici statunitensi e che realizzò armi e piroscafi. -Fondazione di cantieri navali e scuole navali (es. Fuzhou); -Realizzazione di imprese orientate al profitto (es. Società di navigazione a vapore dei mercanti cinesi, controllata dai funzionari e gestita dai mercanti, alla quale era concesso il monopolio del trasporto via mare del riso, così da assicurarne la redditività); -Apertura di miniere di carbone (aiutati da ingegneri britannici, vasta esportazione del carbone nonostante critiche per la violazione delle regole del fengshui. Per il trasporto del carbone fu realizzata una tranvia, che poi divenne la prima ferrovia permanente della Cina); -Apertura di lanifici e cotonifici con impiego di macchine a vapore; -Creazione di una rete nazionale di linee telegrafiche. Tuttavia l’autorafforzamento si dimostrò fallimentare per vari motivi: strategia inadeguata che avviò diverse imprese infruttuose; incompatibilità tra confucianesimo e priorità di uno stato moderno; oscurantismo dei cinesi che contestavano le costruzioni in territorio cinese compiute da occidentali; ostruzionismo del governo centrale (Ci Xi sperperava soldi per i suoi interessi); controllo delle imprese da parte di funzionari e gestione da parte dei mercanti; imperialismo occidentale, che non permise alla Cina di investire sull’innovazione. Tuttavia le imprese dell’autorafforzamento trassero beneficio dalla presenza degli occidentali: molti esperti stranieri erano stati assunti per allestire cantieri navali e aprire miniere; gli stranieri insegnavano nelle scuole di lingue e gli studenti cinesi vennero mandati in America. L’imperialismo occidentale nel tardo periodo Qing Dopo il trattato di Tianjin (1858) e la convenzione di Beijing (1860) le potenze occidentali occuparono una posizione di privilegio in Cina. Fino al 1870 la Cina proseguì una politica di collaborazione. Tuttavia l’aumento della presenza di occidentali nel paese, soprattutto missionari, era causa di attrito. Le potenze imperialistiche stavano invadendo la Cina: -FRANCIA: nel 1862 conquista il sud del Vietnam (Cocincina), ottiene il diritto a navigare sul Fiume Rosso e stipulò un trattato che definiva il Vietnam uno stato indipendente che accettava la protezione della Francia. Nel 1880 la Francia costruì delle fortezze e prese dei provvedimenti per porre il paese sotto il proprio controllo. All’inizio la Cina incoraggiava delle forze irregolari a infastidire la Francia, poi intervenne in maniera diretta: tra 1863 e 1865 Francia e Cina combattono per il dominio del Vietnam settentrionale: dopo aver fallito il tentativo di un accordo trai due Stati, la Cina inizialmente sconfigge truppe francesi a Bac Le, ma poi i francesi attaccano il cantiere navale di Fuzhou distruggendo tutte le navi della flotta cinese. Il conflitto si conclude con il trattato di Tianjin 1885 in cui la Cina riconosce il protettorato francese sul Vietnam e offre alla Francia varie possibilità in ambito economico nella Cina sud-orientale. -COREA E GIAPPONE: I due Stati inizialmente adottano politica di is olamento internazionale; successivamente Corea firma un trattato con gli USA nel 1879, negando così al Giappone, che aveva anch’esso stipulato in precedenza un accordo con USA, l’accesso esclusivo. La Corea stipula accordo commerciale anche con la Cina, che invia militari per addestrare esercito coreano.Il Giappone e la Cina si erano lasciati coinvolgere dagli affari interni della Corea e sostenevano due fazioni diverse della corte. Nel 1884 i coreani filo-giapponesi tentarono un fallimentare colpo di stato in Cina. Cina e Giappone stipulano la convenzione di Tianjin, in cui decidono di ritirare truppe dalla Corea, di smettere di addestrare l’esercito coreano e di avvisarsi nel caso in cui vogliano mandare. Nel 1894 viene assassinato leader del gruppo filo-giapponese, il cui cadavere viene trasportato in Corea da una nave cinese, mossa vista come offensiva dal Giappone. Nel frattempo la Corea, minacciata da una sommossa popolare, chiede aiuto alla Cina: pretesto per il Giappone per inviare lì l’esercito. Il Giappone affonda una nave militare cinese: scoppia la guerra. La Cina viene sconfitta impietosamente e fu costretta ad accettare i termini del trattato di Shimonoseki, con cui la Cina riconosce l’indipendenza della Corea e cede al Giappone Taiwan, isole Penghu e penisola di Liaodong (Manciuria); il Giappone ottiene poi il diritto di trattati ineguali verso Cina e diritto di insediare industrie nei porti aperti. -RUSSIA: costringe Giappone ad abbandonare penisola di Liaodong, dove la Russia stava costruendo la Transiberiana, in cambio di un forte indennizzo. In cambio di questo appoggio, Cina stipula alleanza segreta con Russia grazie alla quale Russia costruisce ferrovia fino a Vladivostok. L’alleanza prevedeva anche aiuto reciproco tra Russia e Cina in caso di invasione del Giappone in uno dei due Stati. -GERMANIA, FRANCIA E GRAN BRETAGNA: Germania, potenza mondiale, nutre sempre più interesse per ottenere una base navale in Cina. Nel 1897, col pretesto dell’uccisione di due missionari cattolici tedeschi, i tedeschi catturarono Qingdao: la Cina fu costretta a cedere alla Germania la baia di Jiaozhou per 99 anni e a darle concessioni per costruzioni di ferrovie e miniere. La Francia ottiene concessioni commerciali nella Cina sud-occidentale. Gran Bretagna, in cambio di garanzie sui suoi interessi economici in Cina, ottiene locazione di Weihaiwei (Shandong) e locazione di 99 anni della terraferma di fronte a Hong Kong.La corsa all’ottenimento di concessioni fu accompagnata da un rapido aumento degli investimenti stranieri in Cina. Gli effetti economici dell’imperialismo occidentale sono ancora oggi argomento di discussione; si teorizza che questo fenomeno costrinse l’industria tessile a evolversi, e portò l’industria del tè ad essere la più importante sul mercato di esportazione. Tuttavia nel 1900 l’industria del tè andò in profonda crisi, sopraffatta dalla produzione più meccanizzata dell’India (UK). I missionari cristiani in Cina I missionari cristiani sono considerati il “braccio culturale dell’imperialismo occidentale”, sebbene siano stati anche accusati di avere annientato il corpo e lo spirito della nazione. La missione cattolica, che era stata avviata nel 1500 dai gesuiti, nel XVII secolo aveva subìto delle persecuzioni, anche se problematici a causa della natura ibrida dei popoli settentrionali. Il termine 汉人 cambia significato nel corso della storia: in antichità si utilizzava per distinguere gli appartenenti alla cultura cinese dai popoli confinanti con l’invasione degli occidentali coloro che vivevano tra i confini dei Qing si considerano 汉人 . LA CINA REPUBBLICANA, 1911-1949 La rivoluzione del 1911 o Retroscena (gruppi autonomi + incidenti) Durante gli anni delle riforme fu promossa la spedizione di studenti soprattutto in Giappone dove questi appresero l’importanza del nazionalismo e delle forze armate. Nello stesso periodo altri gruppi autonomi iniziarono ad avere una valenza politica negli ambienti urbani. Tra questi i più importanti furono i movimenti operai, i giornalisti e i convertiti cristiani. Questi ultimi introdussero in Cina idee politiche occidentali attraverso la religione. I giornalisti, in particolare, avevano lo scopo di trasformare il popolo da sudditi passivi a cittadini attivi nel contesto di un nuovo ordine costituzionale. A questo contesto sociale si aggiungono due incidenti: La costruzione delle ferrovie: si crearono delle tensioni tra chi era a favore della nazionalizzazione delle ferrovie e chi voleva che il controllo rimanesse alle province. Ciò fu particolarmente sentito nel Sichuan dove si crearono dei moti di protesta. La modernizzazione militare: con la reclutamento di nuovi soldati più istruiti (che avevano compreso la forza delle armate), accadde che molti rivoluzionari cercarono di infiltrarsi tra i cadetti e dall’interno crearono delle Società come quella degli studi politici, che però venne sciolta; i membri crearono subito dopo la Società della Letteratura. La Rivolta di Wuchang e la Repubblica Fu proprio la Società della Letteratura, insieme ad altre organizzazioni rivoluzionarie dello Hubei e Hunan, che guidati da Sun Yat-sen occuparono la città di Wuchang il 10 ottobre 1911 (Wuchang era un’importante sede governativa). Fu instaurato un governo militare appoggiato dall’assemblea provinciale dell’Hubei e successivamente proclamarono la Repubblica indipendente dall’impero manciù (verso cui vi era un profondo odio) con capitale Nanchino (ex capitale della dinastia Ming, Tra i leader di questo movimento i più importanti furono Chen Duxiu e Li Dazhao; il primo fondò la rivista “Gioventù nuova” nel 1915 e i due furono i cofondatori del PCC nel 1921. Chen Duxiu criticava aspramente l’insegnamento confuciano di pietà filiale e della subordinazione della donna all’uomo. Un altro protagonista della rivoluzione letteraria fu Hu Shi che nel 1917 pubblicò un articolo in cui spronava gli scrittori del tempo a scrivere in lingua vernacolare 白话 in quanto il cinese classico utilizzato in passato in ogni opera letteraria era da ostacolo all’alfabetizzazione del popolo. Così lo scrittore Lu Xun scrisse il primo racconto in lingua vernacolare “Diario di un pazzo” diventando il padre del 白话. Nel 1921 fu imposto l’uso del vernacolo nei libri di testo per tutte le scuole elementari. Rifondazione del Guomindang (1919) e nascita del PCC (1921) Il 10 ottobre 1919 Sun Yat-sen riorganizza le sue forze politiche e fonda di nuovo il Zhongguo Guomindang, rifacendosi al modello del 1912. Nel 1924 ha sede il Congresso a Canton che aveva lo scopo di riorganizzare il GMD: 1. Vengono ripresi i Tre Principi del Popolo: nazionalismo, democrazia e benessere del popolo 2. Sun Yat-sen avvia una collaborazione diplomatica con l’Unione Sovietica. 3. Politica agraria della ripartizione delle terre ai contadini (tbt Wang Mang) Pochi anni dopo, il 15 luglio 1921 nasce a Shanghai il Partito Comunista Cinese, tra i fondatori Mao Zedong, Chen Duxiu e Li Dazhao (ed altri), portando avanti l’ideologia marxista e leninista. Primo Fronte Unito (1924-27) Nonostante le sostanziali differenze ideologiche che vedevano opporsi nazionalismo e comunismo, i due partiti avevano lo stesso scopo, ovvero quello di riunire la Repubblica di Cina territorialmente e culturalmente. Perciò i due si unirono nel 1924 sotto il Primo Fronte Unito. Grazie anche all’aiuto dei sovietici, venne istituita un’Accademia militare per formare ufficiali dell'esercito e Chiang Kai-shek ne fu nominato direttore; l’anno successivo divenne il nuovo leader del GMD prendendo il posto di Sun Yat-sen, morto di cancro. A questo punto il GMD subì una divisione interna: o L’ala destra rappresentata da Chiang Kai-shek che ripudiava i principi di lotta di classe del PCC e che quindi spingeva verso una separazione o L’ala sinistra di Wang Jingwei che rivendicava il retaggio politico più moderato di Sun Yat-sen Il 30 maggio 1925 si assiste ad un nuovo Movimento di protestanti che reagirono ad una sparatoria da parte di un ufficiale britannico sulla folla di cinesi che chiedevano di liberare degli studenti arrestati perché stavano manifestando in piazza; i cinesi erano già mossi dal dolore per la morte di Sun Yat- sen e provati dalle dure politiche dei Signori della Guerra. Il 9 luglio 1926 Chiang Kai-shek guidò l’Esercito Rivoluzionario Nazionale in una spedizione armata contro i Signori della guerra del Nord con l’appoggio dell’ala sinistra e del PCC. Poco dopo il PCC e l'ala di sinistra del GMD unite decisero di spostare la sede del governo nazionalista da Canton a Wuhan per staccarsi da Chiang Kai-shek. Furono poi organizzate numerose rivolte da parte dei seguaci del PCC, tra cui “la rivolta del raccolto autunnale” guidata da un giovane Mao Zedong e seguito da numerosi contadini. Chiang Kai-shek si preoccupa della popolarità che l’ideologia comunista stava acquisendo e quindi organizzò una repressione contro i comunisti ed i membri del GMD fedeli al governo di Wuhan, arrestandone e massacrandone centinaia. Quindi Chiang Kai-shek fu espulso dal GMD, ma egli formò un governo alternativo a quello di Wuhan con sede a Nanchino. La Cina venne così a trovarsi, per breve tempo, ad avere tre capitali: 1. Pechino, la capitale internazionale controllata dai signori della guerra; 2. Wuhan sede del governo dell'ala sinistra del Kuomintang 3. Nanchino sede del governo formato da Chiang Kai-shek ed appoggiato dall'ala destra del GMD. Lo scontro tra le due anime del Guomindang si risolse a favore della fazione di Chiang Kai-shek. Il decennio di Nanchino (1928-1937) Dopo aver stabilito la sua capitale a Nanchino, il Guomindang istituì una dittatura monopartitica che nel 1931 emanò una costituzione provvisoria, la quale prevedeva la divisione del governo in 5 rami di potere, unendo tradizione ed innovazione: 1. Ufficio esecutivo (esercitato dal Guomindang) 2. Ufficio legislativo (di influenza occidentale) 3. Ufficio giudiziario 4. Ufficio degli esami (reminiscenze della Cina imperiale) 5. Ufficio di controllo che si basava sul sistema dei 3 Duchi: Gran Consigliere, il Gran Maresciallo e il Gran Censore Nel giro di qualche anno Chiang Kai-shek cumulò la sovraintendenza dei 5 poteri e creò un’organizzazione di soldati (Camicie blu) che operava negli eserciti e si impegnava a sostenerlo nella sua ascesa al potere. Così raggiunse una supremazia tale da togliere importanza al partito. Per disciplinare e organizzare i poteri nelle realtà locali (che stavano acquisendo sempre più potere), Chiang Kai-shek reintrodusse il sistema baojia, utilizzato nella Cina imperiale per organizzare le forze armate in gruppi sparsi nel territorio, che venivano gestiti da ufficiali fedeli al governo. Venne reintegrato il confucianesimo e con il Movimento Vita Nuova fondato da Chiang Kai-shek, si incoraggiava la pratica delle 4 virtù confuciane (decoro, giustizia, onestà, rispetto di sé). Nel 1929 una legge affermava che tutti i giovani, sia uomini che donne, dovevano praticare sport; nel 1932 infatti si sarebbero tenuti e Los Angeles i Giochi Olimpici ed quella rappresentava un’occasione per la Repubblica di dimostrare il suo valore. Nel frattempo però arrivò una falsa notizia in cui si diceva che un cinese che viveva nello stato-fantoccio giapponese di Manzhouguo sarebbe stato mandato alle Olimpiadi a rappresentate il Manzhouguo e ciò bastò a suscitare l’indignazione nazionalista. Al livello economico ci fu una crescita nei settori dei trasporti e comunicazioni, soprattutto a Shanghai, alla pari dei paesi occidentali. Vi furono però delle problematiche nel settore agricolo e la Grande Depressione del ’29 ebbe degli impatti anche in Cina che in parte dipendeva dai prestiti esteri. Il Partito Comunista Cinese PCC (1928-1935) Dopo il fallimento dell’Insurrezione del raccolto d’autunno, Mao Zedong si ritirò con i contadini in una zona montuosa tra lo Hunan e il Jiangxi chiamata Jinggangshan. Nel giro di poco si rese conto che quella zona era troppo piccola e quindi si spostò a Rujin, nel Jiangxi meridionale. Le tre strategie che Mao mise in pratica furono: Trasformare l’Armata Rossa in un’unità disciplinata e organizzata. Le regole erano di obbedire agli ordini, non sottrarre nulla ai contadini e mettere in comune i beni sequestrati; Espropriazione della terra dai proprietari terrieri e redistribuzione ai contadini poveri Riforma sociale, in particolare emancipare la posizione della donna. Nel 1931 Mao Zedong diventa il presidente della neonata Repubblica sovietica cinese. Le prime leggi emanate riguardarono: L’imposta fondiaria sui proprietari terrieri e ricchi contadini: col tempo Mao si accorse che molti proprietari terrieri non dichiaravano il possesso di tutta la loro terra e per questo furono portate avanti delle indagini + ciò creò lentamente un odio da parte dei contadini verso i proprietari terrieri. Il matrimonio venne definito “una libera istituzione tra uomo e donna” e legalizzò il divorzio (1931). Tra il 1930-1934 le basi rurali del PCC furono ripetutamente attaccate dalle armate di Chiang Kai-shek (appoggiato dagli occidentali), andando a deteriorare le Armate Rosse. Per questo motivo nel Maggio 1934 Mao decise di abbandonare la base di Rujin per intraprendere la Lunga Marcia, che durò 370 giorni e terminò nello Shaanxi, dopo che furono morte circa 50.000 persone La guerra sino-giapponese (1937-1945) Causa: “Incidente di Mukden” (Shenyang) Nel 1931 il Giappone penetrò in Manciuria con relativa facilità con la scusa di voler liberare i manciù dalla dominazione cinese. Il 18 settembre 1931 dei soldati giapponesi fecero esplodere un tratto di una ferrovia nel sud della Manciuria, addossando la colpa ai cinesi, con lo scopo di iniziare una guerra per conquistare il resto della Manciuria. Commissione Lytton In quel periodo la Società delle Nazioni Unite istituisce la Commissione Lytton per avviare un’indagine riguardo le azioni del Giappone. Nel 1933 si dichiara che il controllo nipponico sulla Manciuria non viene riconosciuto e in questo modo il Giappone pone fine ai suoi rapporti con la Società delle Nazioni. Da quel momento in poi intensificò l’avanzata. Boicottaggio Nello stesso periodo le merci giapponesi sul territorio cinese stanno subendo un boicottaggio e la tensione sale soprattutto a Shanghai, dove viveva una comunità giapponese. Questi considerarono il boicottaggio un vero attacco e si organizzarono per bombardare una zona di Shanghai, che portò a degli scontri per settimane, fino alla firma di un armistizio a maggio del 1932. Stato-fantoccio Manzhouguo Nel 1932 i Giapponesi vincono contro le armate cinesi, completano la conquista della Manciuria e creano lo stato-fantoccio di Manzhouguo, a capo del quale mettono l’ultimo imperatore Pu Yi che aveva un ruolo del tutto simbolico. Così il Manzhouguo diventa una colonia giapponese Tra il 1934-35 la Cina perde il controllo sulle città di Pechino e Tianjin, portando alla nascita del Movimento del 9 Dicembre di studenti che chiedevano il ritiro del Giappone dal territorio. Il Secondo Fronte Unito All’inizio del 1937 il PCC e il Guomindang negoziarono una seconda tregua per combattere l’invasione giapponese, sospendendo temporaneamente la guerra civile. Incidente del Ponte di Marco Polo Il 7 luglio 1937 ci fu una sparatoria sul Ponte di Marco Polo (vicino a Beijing, Pechino) tra delle guardie cinesi e giapponesi. Ciò diede ufficialmente inizio alla Guerra sino-giapponese che terminò nel 1945. La prima parte della guerra fu caratterizzata da una veloce avanzata dei giapponesi che attaccarono da nord e sbarcarono a Shanghai, costringendo i cinesi a ritirarsi a Nanchino. Fu in quell’occasione che venne consumato lo “Stupro di Nanchino” in cui i soldati giapponesi violentarono e uccisero 300.000 cittadini. Questa vicenda è tuttora controversa in quanto il Giappone non riconosce la gravità dell’accaduto; venne ribattezzato come “Incidente di Nanchino” e successivamente eliminato dai libri di storia nelle scuole giapponesi. Nel novembre del 1937 il Guomindang trasferì la propria sede a Chongqing e lì collaborò con i comunisti. Nel frattempo i giapponesi continuavano ad avanzare e toglievano sempre più territorio ai cinesi, quindi fonti di entrate per i partiti che dovevano sostenere le spese belliche. Perciò il Guomindang fu costretto a tassare i contadini, andando contro l’ideologia comunista. sovietica). Nel momento in cui le truppe nord coreane arrivarono a Seoul, le Nazioni Unite inviarono aiuti ai sud coreani e gli USA posizionarono delle navi da guerra nello stretto di Taiwan per impedire alla Cina di invadere l’isola. In novembre le truppe delle Nazioni Unite arrivarono al confine con la Cina e questa aiutò la Corea del Nord a recuperare territorio ed arrivò fino al 38° parallelo, attuale confine dei due paesi. Questa esperienza servì per mettere in luce le lacune dell’ Edl e vennero quindi migliorati vari aspetti tra cui l’aviazione. Il periodo sovietico (1953-1958) Politica interna: il Primo Piano Quinquennale e rapporto con intellettuali Nel settembre 1954 si tenne la prima sessione dell’Assemblea Nazionale Popolare in cui venne formulata la prima Costituzione della Repubblica Popolare Cinese. I principali organi erano: Mao Zedong: Presidente della Repubblica Zhu De: vicepresidente della Repubblica Zhou Enlai: Primo Ministro Liu Shaoqi: Presidente del Comitato Permanente Collettivizzazione e industrie Nel settembre del 1953 la Cina iniziò a seguire le orme di Lenin, iniziando la fase di collettivizzazione forzata dell’agricoltura e dando la priorità allo sviluppo dell’industria pesante. In questa fase L’URSS inviò esperti e finanziamenti per aiutare la Cina alleata. Collettivizzazione agricola: Nel periodo di Ya’an già esistevano delle squadre di mutua assistenza abituate a mettere in comune le loro risorse; dal 1954 queste furono incoraggiate a fondersi tra di loro per creare delle cooperative agricole in cui le famiglie conservavano la proprietà dei terreni che venivano lavorati in gruppo ed il raccolto veniva diviso in base alla quantità di terra e manodopera di ognuno. Nel 1955, quando la fase del ’54 era ancora in via di sviluppo, Mao disse alle cooperative di fondersi tra di loro e di abolire del tutto la proprietà privata, così che le persone venissero remunerate solo per il lavoro svolto. In questo modo entro il 1956 la trasformazione socialista dell’agricoltura era completa. Industrie: Furono costruite industrie pesanti nell’entroterra ed infrastrutture (in passato le zone più ricche erano le città costiere). Entro il 1958 la produzione industriale della Cina raddoppiò, soprattutto nell’acciaio, petrolio e prodotti chimici. Intellettuali Fin dal periodo di Ya’an i rapporti tra il PCC e gli intellettuali furono sempre ambigui: a volte proficui a volte contrastanti. Mao diffidava degli studiosi perché si credevano superiori al popolo, quando in realtà avevano solo conoscenze teoriche e niente esperienze pratiche. Durante il primo periodo dei Piani Quinquennali Mao cercò di mantenere un rapporto moderato con gli intellettuali, ma ci furono casi come quello di Hu Feng e Ding Ling che furono imprigionati perché considerati controrivoluzionari, che mettevano in soggezione gli scrittori. Per cercare di riallacciare i rapporti con gli intellettuali Mao fece nascere il Movimento dei Cento Fiori che voleva permettere agli scrittori di dialogare come nel periodo imperiale di fermento culturale. Tuttavia la storia del Movimento finì nel 1957 quando nel Quotidiano del Popolo un articolo messe in discussione le mosse del presidente Mao. A seguito di ciò nacque la Campagna contro la Destra guidata da Deng Xiaoping (Segretario del PCC) con lo scopo di punire gli intellettuali tacciati di essere capitalisti, di cui molti furono licenziati e imprigionati. Politica estera: Alleanza sino-sovietica Nel 1953 muore Stalin e Zhou Enlai si reca a Mosca per i funerali. A lui succede Khruscev che nel 1957 firma degli accordi con Mao per portare avanti le relazioni sino-sovietiche, ma il leader del PCC comincia a vedere di malocchio Khruscev dopo la sua critica alla figura di Stalin (K. era meno radicale), in quanto ciò metterebbe in discussione i principi da lui seguiti fino a quel momento. Nonostante ciò Mao continua ad appoggiare l’URSS felicitandosi per il lancio dello Sputnik del 1957 dicendo “ Il vento dell’est prevale sul vento dell’ovest”. Escalation di eventi di tensione tra URSS e RPC: Ascesa del PCC in cui i bolscevichi vengono visti di malocchio da Mao perché troppo ideologici e poco pratici Guerra di Corea in cui viene coinvolta la Cina Discorso di Khruscev dopo la morte di Stalin o L’URSS percepisce il Grande balzo in avanti e i dati falsificati come una minaccia alla leadership come potenza socialista Mancato aiuto da parte dei sovietici durante l’occupazione americana di Taiwan Rottura dell’alleanza nel 1959 con il ritiro degli esperti e degli investimenti dalla Cina Altro: Molti cinesi emigrati all’estero vengono visti come una minaccia per la sicurezza nazionale dei paesi non comunisti. La Cina partecipa anche alla Conferenza di Ginevra per la questione della Francia in Indocina (che venne allontanata ma poi sostituita dagli USA durante la guerra di Vietnam) e alla Conferenza di Bandung sul processo di decolonizzazione. Gli USA annunciano di voler fornire aiuto militare a Taiwan l’Edl bombarda l’avamposto americano sullo stretto e le flotte americane arrivano a difendere l’isola (in tutto ciò l’URSS non manda aiuti alla RPC). Nel 1959 l’ Edl cinese entrò in Tibet per sopprimere una rivolta a Lhasa che portò alla fuga del Dalai Lama verso l’India. Il Grande balzo in avanti (1958) Nell’ VIII Congresso Nazionale del 1958 Mao disse di voler compiere la rivoluzione comunista in anticipo rispetto ai piani e di velocizzare quindi la fase socialista per giungere al vero e proprio comunismo. Chiamò questo progetto il Grande balzo in avanti. Tuttavia gli esiti del Primo Piano Quinquennale evidenziarono un problema: lo sviluppo dell’industria pesante era di 5 volte maggiore a quello dell’agricoltura, che bastava a malapena a sfamare chi coltivava la terra. Buona parte della strategia per il Grande balzo si basava sulla politica di “camminare sulle due gambe”: ovvero portare avanti in contemporanea metodi di produzione tradizionali su piccola scala e moderni su larga scala. Mao spinse le cooperative agricole a fondersi in comuni popolari ancora più grandi che si autogestissero (lo stesso accadde successivamente nelle zone urbane per le industrie tessili). La gerarchia all’interno della comune era molto simile a quella militare (comune-brigata-squadra). Costruì asili così che anche le donne potessero lavorare e delle mense comuni gratuite. Per quanto riguarda l’industria, le aspettative furono immensamente maggiori. La costruzione di fabbriche portò ad un maggiore approvvigionamento dalle campagne, gravando sulla situazione dei contadini. Nell’istruzione le scuole si iniziarono a gestire con il minban, ovvero i cittadini insegnavano ad altri cittadini. Nell’aprile del 1959 nella II Assemblea nazionale popolare vennero rinnovate le cariche dello Stato: Liu Shaoqi: Presidente della Repubblica (al posto di Mao) Zhou Enlai: Primo Ministro (riconfermato) Zhu De: Presidente del Comitato permanente Durante questa assemblea vennero palesate delle perplessità riguardo gli esiti del Grande balzo in avanti; a tal proposito Peng Dehui (ministro della Difesa) scrisse una lettera a Mao dove esponeva le sue critiche, ma alla fine venne tolto dalla sua carica e sostituito da Lin Biao, in quanto molti uomini del partito erano ancora dalla parte di Mao. Negli anni a seguire gli esiti del Grande balzo si fecero sempre più evidenti, soprattutto nelle campagne dove i morti arrivarono a decine di milioni Nel 1961 Conferenza dei Settemila si decise di cambiare strada e di dare la priorità allo sviluppo dell’agricoltura e dell’industria leggera. Le comuni vennero sciolte e si ritornò alla gestione delle terre semi-privatizzate. Nella stessa Conferenza Mao decise di farsi da parte e lasciare la dirigenza a Deng Xiaoping e Liu Shaoqi. La figura di Mao e il suo culto della sua personalità rimasero in modo simbolico per indicare una continuità ideologica. Origini politiche e ideologiche della Rivoluzione Culturale 1. Affermazione dell’esistenza di un’unica linea corretta da seguire, quella di Mao (VII Congresso nazionale) 2. Identificazione di linee erronee di destra e sinistra in opposizione a quella corretta anche all’interno del partito stesso (capitalisti e idealisti) 3. Etichettatura politica di chi non era conforme alla retta via (es. “anarchici” “deviazionisti di sx/dx) e demonizzazione del nemico in funzione di un ruolo di “divinità liberatrice” dei rivoluzionari 4. Intolleranza verso la critica e il dissenso degli intellettuali che venivano umiliati nei meeting di fronte alla comunità, così da creare un sentimento di repulsione nella società per queste persone 5. Utilizzo della polizia per scovare i controrivoluzionari (centrale la figura di Kang Sheng) 6. Sempre più crescente tensione tra la fedeltà al partito nella sua collettività e al leader. Questi due concetti andavano spesso a collidere, ma gli uomini del tempo percepivano il leader come il giusto mezzo per consolidare la volontà collettiva (anche se nella realtà era il leader ad influenzare le dinamiche del partito). Nei fatti: Nel settembre 1962 Mao ricordò l’importanza della lotta di classe e di andare avanti con il progetto socialista, in quanto il ritorno al vecchio modello agricolo di proprietà terriera andava contro il progetto comunista (Mao si era anche accorto del successo che Deng e Liu stavano riscontrando). Il gruppo dirigente appoggiò la sua idea e nello stesso anno venne fondato il Movimento di Educazione Socialista: aveva l’obiettivo di rinvigorire lo spirito rivoluzionario e di lotta di classe tra gli ufficiali e i quadri, andando a “ripulire” dagli errori commessi in passato, una vera e propria Campagna di Rettifica. Tale compito era svolto da attivisti del partito chiamati Squadre di Lavoro politco. Col tempo il MES andò sempre più a radicalizzarsi, passando dal dover far pulizia di borghesi e capitalisti, al dover agire all’interno del partito stesso. Infatti secondo Mao alcuni membri all’interno del PCC si stavano imborghesendo, diventando quindi gli antagonisti della lotta di classe. Si andò quindi a creare una classe dirigente che sempre più si uniformava al pensiero maoista, tra questi: Lin Bao (Difesa ed erede), Kang Sheng(Sicurezza e Propaganda), Jiang Qing(moglie, arte e letteratura) e Chen Boda(Segretario personale). Liu e Deng vennero quindi messi da parte nel partito. La Rivoluzione Culturale e le guardie rosse (1966-69) Ancora una volta la figura degli intellettuali era sotto il mirino di Mao Zedong. Durante la III Assemblea nazionale popolare venne istituito il “Gruppo dei Cinque” (l’unico membro affine a Mao era Kang Sheng) che aveva il compito di condurre una campagna nazionale in ambito culturale per controllare la qualità della letteratura, così da identificare eventuali opere controrivoluzionarie. Fu sottoposta a questa commissione il dramma storico di Wu Han “Le dimissioni di Hai Rui” che raccontava delle vicende di un funzionario di epoca Ming che veniva allontanato dalla corte dall’imperatore per le sue idee. Quest’opera fu accusata in un articolo di alludere alla storia della lettera di Peng Dehui a Mao Zedong. Il Gruppo dei Cinque comprendeva il sindaco di Pechino, Pen Zhen, che aveva stretti legami con Wu Han, il vicesindaco; forse per questo motivo, nel frattempo Mao incarica la moglie Jiang Qing di organizzare un ulteriore commissione (che poi avrebbe sostituito i Cinque con il nome “Gruppo per la rivoluzione Culturale”). In definitiva nel “Rapporto di Febbraio” il Gruppo dei Cinque spiega come a loro avviso non vi fosse una correlazione tra l’opera letteraria e la sfera politica; la delibera viene considerata un atto di tradimento, il Gruppo viene sciolto e Pen Zhen dimesso. A seguito di ciò l’Ufficio politico approva la “Circolare del 16 maggio” in cui si indicavano due obiettivi: 1. Smascherare le autorità accademiche borghesi che si oppongono al socialismo 2. Criticare i membri del partito e le autorità antirivoluzionarie che si sono infiltrate nel partito Questa circolare diede vita al fenomeno dei dazibao “giornali a grandi caratteri”, ovvero una specie di poster che si attaccavano sui muri. Il 1 Giugno 1966 venne affisso il primo dazibao, scritto da degli studenti universitari in cui accusavano il Comitato di partito dell’università BeiDa di appoggiare il “Rapporto di Febbraio”. La verità è che questo dazibao fu preparato di nascosto da Jiang Qing; per questo motivo quando le Squadre di lavoro arrivarono sul posto trovarono una massa di studenti che gli si opposero. Mao, che non era a Pechino al momento dei fatti, decise di sostenere il movimento studentesco con il suo dazibao del 5 agosto in cui si appella agli studenti come “Movimento della Grande rivoluzione Culturale Proletaria”. Sicuramente Mao vide in quei giovani un enorme potenziale per rafforzare la sua ideologia sul territorio. Fu proprio in questo periodo che nacquero le guardie rosse, formate da studenti figli di operai e contadini, il cui ruolo divenne quello di affermarsi all’interno del panorama sociale e politico dell’epoca e sostenere la rivoluzione di Mao attaccando gli appartenenti alla classe “nera” (intellettuali). Il problema era che i metodi usati da queste armate erano spesso violenti, anche animati da risentimenti personali. Mao incontrò le guardie rosse in Piazza Tiananmen e si presentò come un condottiero, sperando di riuscire a gestire tutti quei giovani. Furono incentivati gli spostamenti all’interno del paese rendendo i mezzi gratuiti per permettere ai giovani di fare “turismo rivoluzionario”, incontrandosi tra di loro. Crescendo queste armate rosse 1983 abbandono delle comuni popolari e della collettivizzazione incentivo ai contadini di vendere il surplus sul mercato libero (detto "Arricchirsi è glorioso”) Nel 1980 venne introdotta la “politica del figlio unico” per ovviare alla problematica della sovrappopolazione: chi sceglieva di avere un solo figlio avrebbe avuto dei benefici dallo stato, mentre chi ne voleva avere più di uno perdeva una parte delle entrate e gli veniva tolto una parte di terra problematica dell’aumento di figli maschi e di aborti di figlie femmine a causa della cultura patriarcale di eredità del soprannome. Piazza Tiananmen 1989 Nel 1983 venne avviata una campagna contro “l’inquinamento spirituale”, con la quale si condannavano le pettinature occidentali, la musica di Beethoven ed altri esempi di capitalismo. Il nuovo segretario generale del Partito Hu Yaobang, sostenitore della democrazia, si espose in maniera incauta al riguardo. Alla sua morte nel 1989 moltissimi studenti si riunirono in Piazza Tiananmen in suo onore e per protestare contro la corruzione e il nepotismo del partito. Molti manifestanti si accamparono nella piazza facendo lo sciopero della fame. Dato l’arrivo di Gorbachev nel giro di pochi giorni, Deng si trovò a dover reagire velocemente per non “perdere la faccia”. Nella notte tra il 3-4 giugno le truppe irruppero nella piazza ed aprirono il fuoco, provocando un massacro di circa 800 persone. A seguito di ciò i manifestanti sopravvissuti vennero arrestati. ANNI ‘90 Nel 1989 Jiang Zemin sostituisce Hu Yaobang nella carica di segretario generale e nel 1993 diventa Presidente della Repubblica. La sua politica si basava sulle “Tre rappresentazioni”, sostenendo che il Partito abbia sempre rappresentato: 1. Le forze produttive più avanzate nel partito si iniziò a reclutare nuovi intellettuali ed imprenditori, non più membri del proletariato 2. La cultura più avanzata 3. Gli interessi fondamentali del popolo cinese A seguito della morte di Deng Xiaoping nel 1997, cominciò a sorgere il culto di Jiang Zemin, in quanto egli nel 1996 cominciò una serie di riforme che gli assicurassero il controllo dei media. Jiang Zemin passò alla storia anche per aver iniziato la persecuzione del Falun Gong, una setta religiosa e spirituale che nel 1999 organizzò una manifestazione in piazza Tiananmen e due anni dopo una donna insieme ad una bambina appartenenti alla setta si diedero fuoco in segno di protesta nella piazza. La risposta di Jiang fu la repressione più assoluta in nome della sicurezza pubblica e del Partito (anche se non tutti i membri erano d’accordo con la decisione di Jiang). Nel 2001 la differenza di reddito medio pro capite tra la campagna e la città era di 3 volte inferiore; per ciò ci fu un enorme migrazione dalla campagna alla città. Per controllare questo flusso fu creato lo hukou, ovvero un sistema di registrazione del nucleo familiare per cui si distingue una famiglia della campagna da una urbana. Chi ha uno hukou di campagna e si trasferisce in città potrà usufruire di minor servizi rispetto a chi è nato in città. ANNI 2000 Nel 2002 Hu Jintao fu il successore di Jiang Zemin come Segretario generale e nel 2003 come Presidente della Repubblica. Egli si fece promotore della “società xiaokang” che puntava ad avere una società in cui la maggior parte degli individui possano essere moderatamente agiati, attraverso una crescita economica esponenziale e preservando l’ambiente: Coerentemente a ciò nel 2006 furono fatti degli enormi investimenti nella campagna per invogliare le famiglie a non emigrare in città + nel 2007 venne concessa la proprietà privata ai cittadini. Nel 2006 fu annunciata una campagna contro la desertificazione, a causa del problema dell’avanzata del Deserto del Taklamakan e del Gobi: la soluzione fu piantare 12 miliardi di alberi. Nella Conferenza di Copenaghen, tuttavia, la Cina si rifiutò di abbassare la sua emissione di CO2, in quanto gli spettava di diritto come paese in via di sviluppo. Quando nel 2007 il mercato statunitense crollò, anche l’economia cinese ebbe una battuta di arresto, ma meno grave rispetto alla crisi degli altri paesi occidentali. Nello stesso anno Hu Jintao espose la propria dottrina dello “sviluppo scientifico armonioso” al XVII Congresso del partito, andando a recuperare tematiche confuciane. Nel 2013 Xi Jinping fu eletto Presidente della Repubblica. Storia dell’Asia orientale 1850 - 1949 1 L’EREDITÀ DELLA PRIMA FASE DELLA COLONIZZAZIONE Negli ultimi decenni del 19° secolo, in Asia orientale iniziò il processo di spartizione del mondo tra le grandi potenze. L’ideologia del sistema coloniale era fondata sulla superiorità dell’uomo bianco e sulla convinzione della validità della società capitalistica europea. Gli europei vedevano l’Asia un mondo ricco, per la sperequazione della bilancia commerciale a favore di India e Cina che portò gran parte dei metalli preziosi europei. Dal 1500 alla fine del 1700 gli europei non potevano considerarsi superiori, in quanto: le pratiche tessili asiatiche meritavano di essere studiate e copiate; porcellane e gioielli erano simbolo di lusso e raffinatezza; la struttura dell’impero Moghul attirava gli europei alla ricerca della forma di Stato ideale. Gli europei si trovarono quindi a porsi due obiettivi: come acquisire le merci asiatiche senza doverle pagare in valuta; come determinare, entro le società asiatiche, la domanda di prodotti europei. Durante il 1700, gli europei, con saccheggi e trasferimenti forzosi di ricchezza, si impossessarono delle merci asiatiche creando uno spostamento nell’equilibrio tra Europa e Asia. I primi europei in Asia furono gli iberici: i portoghesi, con Vasco da Gama, avevano creato in India le basi della loro attività mercantile, facendo di Lisbona il maggior emporio di spezie in Europa. Diversa la sorte delle Filippine: quando arrivarono gli spagnoli alla fine del 16° secolo erano meno sviluppate delle altre società asiatiche; ciò permise di attuare una trasformazione della società attraverso il regime feudale dell’encomienda. Nel 1602, dopo la fondazione della Compagnia olandese delle Indie orientali (VOC), gli olandesi: emarginarono la presenza portoghese; nelle Molucche stabilirono rapporti con vari sultani locali per ottenere merci a bassi prezzi; nel 1620 crearono a Giava le basi per la loro attività; nel 1641 conquistarono Malacca e Ceylon; controllarono l’isola di Taiwan e mantennero un punto d’appoggio in Giappone; stabilirono con la Cina rapporti di reciproca convenienza commerciale, in quanto si trovavano al centro di un’area ricca che i cinesi definivano Nan Yang (Mari del Sud). L’ascesa dell’Inghilterra, verso la fine del 17° secolo, mise in crisi il controllo olandese sull’India, che nel corso del 18° secolo continuò il suo declino, entrando in deficit e accumulando debiti. Gli olandesi, allora, iniziarono in Malesia la coltivazione di prodotti “coloniali” per i ceti abbienti europei. Nel 1824 lo Stato olandese perse il controllo di Giava dove l’inglese Raffles nel 1819 fondò la base di Singapore. Era conclusa la prima fase della colonizzazione olandese che l’aveva resa una delle aree più ricche d’Europa. Nel 1600 venne fondata la Compagnia britannica delle Indie orientali (British East India Company). Fondamentale per il suo decollo fu il “saccheggio del Bengala”, attuato nella seconda metà del 18° secolo. Qui ottenne dal sovrano Moghul il diritto a “esercitare il potere fiscale sul Bengala”. La Company esportava le cotonate indiane in tutta l’Asia per pagare le merci che acquistava, poi spediva una parte delle merci acquistate e delle cotonate verso l’Europa. La domanda di tessuti per l’esportazione cresceva, di conseguenza anche il numero dei tessitori che tendevano a procreare più figli per ottenere più telai, portando ad un notevole aumento della popolazione. Ben presto, però, l’importazione di cotonate dall’India terminò in seguito allo sviluppo in Inghilterra della filatura e della tessitura meccanica. Tra la fine del 18° e l’inizio del 19° secolo, gli inglese volevano assicurare agli indiani il “miglior governo possibile”: i governatori di Londra, ostili alle pratiche predatorie della Company, inviarono dei dirigenti per instaurare un potere giudiziario garantista ed egualitario e un sistema fiscale che assicurasse entrate all’Inghilterra. Tradizionalmente l’impero Moghul percepiva i tributi attraverso funzionari che, pur non essendo proprietari, esercitavano un controllo sulle terre. Nel Bengala, gli inglesi diedero agli zamindar (esattori) la percezione delle imposte, identificandoli proprietari dei terreni e andando così a creare dei latifondi. Introdussero, allora, la proprietà privata della terra convinti di portare progresso e non, come invece accadde, lo spossessamento dei contadini. Nel 1858 la Company fu sostituita dalle istituzioni britanniche, in seguito alla grande rivolta dei principi (rivolta dei Sepoys) che aveva fatto temere per le sorti del controllo britannico. Il potere inglese sull’India, definito Raj, ebbe come strumenti fondamentali l’Indian Civil Service e l’Indian Army, caratterizzati dal fatto di essere interamente pagati con le tasse degli indiani. Gli inglesi erano troppo pochi e troppo impegnati in diverse aree del mondo per poter controllare l’India da soli; individuarono così gruppi di indiani che potessero svolgere compiti di intermediazione. Nel 1835, scelsero di porre la cultura britannica alla base degli studi degli indiani. L’India uscì dall’indipendenza nel 1947. 2 LA DISTRUZIONE DELLA CINA TRADIZIONALE In Asia vi erano le robuste organizzazioni del confucianesimo: Cina, Giappone, Corea e Vietnam. Al contrario dell’Europa, tra il 15° e il 17° secolo, in Cina vi fu un’involuzione e aumentarono le tensioni sociali che vennero in parte superate dopo il 1644 con la dinastia Qing. Il periodo Qing vide un irrigidimento del confucianesimo per la necessità di legittimare il potere imperiale nei confronti degli stranieri a ridosso dell’impero. Preoccupante era anche il fenomeno migratorio che portava i cinesi a trasferirsi nelle zone dei Mari del Sud per la presenza straniera. Per limitare questo fenomeno si attribuì a un ridotto numero di mercanti il monopolio del commercio con gli stranieri. Nel 1793 Londra inviò Lord Macartney per ottenere un trattato che aprisse la Cina al commercio britannico, ma nell’incontro con l’imperatore Qianlong vide respinte tutte le sue richieste. Gli inglesi, allora, introdussero di contrabbando in Cina quantità sempre crescenti di oppio prodotto in India. Un aspetto preoccupante del contrabbando era lo sviluppo di organizzazioni segrete di tipo mafioso. Il costo dell’importazione di droga sconvolgeva il regime dei prezzi. Nel 1839 la Cina tentò di bloccare il contrabbando inviando a Canton un funzionario che bruciò oltre 1300 tonnellate di oppio sequestrato. Per questo Londra mosse guerra alla Cina. Nel 1842 i cinesi accettarono il trattato di Nanchino, nel quale la Cina doveva: aprire al commercio inglese 5 porti; fissare tariffe doganali favorevoli agli inglesi; cedere all’Inghilterra la parte del territorio di Hong Kong; sopprimere il monopolio commerciale dei mercati di Canton; pagare 21 milioni di dollari alla Gran Bretagna per le spese militari e l’oppio distrutto. Un successivo trattato aggiunse la giurisdizione extraterritoriale che sottraeva alla magistratura cinese i processi che coinvolgevano cittadini britannici. I trattati vennero estesi a tutte le potenze e tra il 1858-60 francesi e inglesi imposero alla Cina: l’apertura di 11 porti; la libera vendita dell’oppio; l’esenzione da imposte delle merci straniere; il riconoscimento del diritto degli stranieri di circolare e di acquisire proprietà; il pagamento di circa 300 tonnellate di argento a Gran Bretagna e Francia. Fin dal 1857 la Francia cercò di costruirsi una base in Vietnam, uno degli Stati tributari della Cina. Iniziò una guerra tra Francia e Cina, in quanto quest’ultima intervenne per evitare l’insediamento francese in Vietnam. Si concluse nel 1885 con un trattato che aboliva il rapporto tributario tra Vietnam e Cina Nel 1894 Giappone e Cina si scontrarono per la Corea. I giapponesi vinsero e nel 1895 venne firmato il trattato di Shimonoseki che imponeva alla Cina: la cessione dell’isola di Taiwan e della penisola del Liaodong; l’autorizzazione ad aprire fabbriche giapponesi in territorio cinese; il pagamento di un’indennità di 8000 tonnellate di argento. L’opposizione di Russia, Francia e Germania costrinse Tôkyô a restituire la penisola del Liaodong e a rendere le altre potenze compartecipi del diritto di decise di eliminare il regno indigeno nella parte centrale dell’isola. Qui, inizialmente, fu coltivato il caffè e creata una rete di trasporti per il suo deflusso verso i porti. Negli ultimi decenni del 19° secolo vicende di mercato e una malattia delle piante di caffè, ne determinarono la crisi: si scelse di sostituire il tè al caffè. Il potere olandese sulle “Indie orientali”, dopo il trattato con gli inglesi del 1824, usciva da una grave crisi. L’Olanda aveva perduto il primato economico e non poteva più competere con le altre potenze europee. Verso il 1820 si aprì una crisi a Giava quando il principe di Jogjakarta, Dipo Negoro, iniziò una ribellione mettendo in crisi il sistema olandese. Repressa la ribellione, gli olandesi estesero il loro controllo a Giava, cercando di aumentare la redditività della colonia. Il governatore Van den Bosch nel 1830 introdusse il cosiddetto “sistema di coltura” che imponeva di destinare delle terre ⅕ giavesi a beni d’esportazione per la copertura degli oneri fiscali. I profitti ottenuti, in Olanda, permisero la modernizzazione dell’agricoltura, la creazione di industrie e il ritorno a un tenore di vita elevato. Negative furono, invece, le conseguenze a Giava. Il problema era che le nuove colture richiedevano una manodopera ingente. I capi villaggio, direttamente responsabili verso le autorità della coltivazione e consegna dei prodotti, sottoponevano i contadini a continue vessazioni. Ciò portò a un aumento incontrollato della popolazione per far fronte agli oneri di lavoro, diminuendo la produzione agricola disponibile pro capite. Nel corso dell’800 il governo coloniale olandese completò e consolidò il controllo sull’arcipelago e lo conservò fino alla seconda guerra mondiale. Entrò in gioco anche la Francia il cui obiettivo era la Cina. La collaborazione con l’Inghilterra, stabilita dalla guerra di Crimea, continuò nel 1857 con la “seconda guerra dell’oppio”, culminata con l’attacco a Pechino. Alla Francia occorreva una base strategica in Estremo Oriente e fu individuata in Vietnam. L’obiettivo dei francesi era conquistare il delta del Mekong, in quanto credevano erroneamente che il suo lungo corso potesse costituire una via di penetrazione in Cina, per questo nel 1862 imposero la cessione delle province orientali del Vietnam meridionale, ribattezzandole “Cocincina”. Dopo Napoleone III, la ricerca di una base divenne il punto cardinale dei repubblicani-progressisti: tra il 1872 e il 1874 e poi tra il 1882 e il 1884 la valle del fiume Rosso venne attaccata. Nacque il movimento Can Vuong (difesa del sovrano) che impose ai francesi gravi danni militari ed economici e creò dibattiti in Parlamento. I francesi divisero il paese e crearono l’”Indocina francese”. In seguito alla costante resistenza, l’Indocina francese ebbe enormi costi militari: per sostenerli fecero ricorso a un sistema fiscale predatorio che, oltre a introdurre una tassa di capitazione (pagata da ogni persona per il solo fatto di esistere), imponeva ai villaggi l’acquisto a prezzi esosi di sale, alcol e oppio. Ciò costrinse i contadini a vendere parte dei raccolti e molte aziende agrarie, con un aumento delle terre nelle mani di proprietari parassitari e delle tensioni sociali; inoltre, l’introduzione del sistema giuridico e penale francese portò alla condanna di molti vietnamiti ai lavori forzati, ottenendo manodopera gratuita per la costruzione di strade e ferrovie per lo sfruttamento e il controllo delle regioni interne. Gli Stati Uniti erano intervenuti marginalmente nel processo di inserimento dell’Asia nel mercato mondiale. Nonostante la cultura anti colonialista americana, la conquista della costa occidentale dell’America nella metà del 19° secolo, considerata “destino manifesto” degli Stati Uniti, li aveva fatti diventare una potenza del Pacifico: nel 1867 avevano acquistato dai russi l’Alaska, poi nel 1893 avevano sottoposto al loro controllo le Hawaii; nel 1899 avevano istituito con Inghilterra e Germania il protettorato sulle isole di Samoa. Nel 1898 gli Stati Uniti combatterono contro la Spagna per assicurarsi il predominio nei Caraibi. Nel corso del 19° secolo, dei giovani provenienti da famiglie ilustrados, durante studi a Madrid, avevano assorbito idee illuministe e progressiste. Rappresentante del movimento democratico progressista nelle Filippine fu José Rizal, che: espresse le aspirazioni di rinnovamento e di autonomia dei filippini; denunciò il malgoverno degli spagnoli e della Chiesa; organizzò una Liga Filippina a orientamento riformista, laico e progressista. Fu fucilato a Manila nel 1896. L’esecuzione portò alla nascita del Katipunan, un nuovo movimento rivoluzionario violento organizzato da Bonifacio che chiese fin dall’inizio: l’espulsione degli spagnoli e degli ordini religiosi e l’espropriazione dei latifondi. Fu proclamata la Repubblica filippina e convocato un Parlamento. Le forze rivoluzionarie si divisero ed emerse Emilio Aguinaldo. La lotta rivoluzionaria filippina si intrecciò con gli obiettivi militari degli Stati Uniti contro la Spagna: il comandante delle forze statunitensi promise sostegno ai ribelli filippini e li sbarcò presso Manila nel maggio 1898. Aguinaldo e i suoi uomini adottarono in giugno una Costituzione democratica. Terminata la guerra ispano-americana e iniziate a Parigi le trattative di pace, il regime repubblicano filippino si vide escluso dalle trattative. Alla fine dell’anno il Congresso degli Stati Uniti decise di porre le Filippine sotto il potere di Washington. Insediato il 4 luglio 1901 un governo civile, gli Stati Uniti stabilirono un potere a termine sulle Filippine. Alla fine del 19° secolo, solo il Siam riuscì a conservare la sua indipendenza, in quanto: i sovrani ebbero la capacità di mantenersi isolati dai conflitti, senza frapporre una rigida resistenza; Re Rama IV e il figlio Rama V attuarono la modernizzazione dell’amministrazione e dell’esercito per superare le conseguenze dei trattati ineguali; la società agricola di sussistenza venne trasformata in una società agricola di esportazione. 5 DALLA COLLABORAZIONE ALLA RICHIESTA DI INDIPENDENZA Dopo il passaggio sotto la Corona nel 1858, il Parlamento britannico elaborò leggi che regolarono la struttura istituzionale dell’India: 1909 riforma Morley-Minto, dava agli indiani rappresentanze nel Consiglio legislativo centrale; 1919 riforma Chelmsford-Montagu, introduceva il principio della responsabilità dei governi locali. Importante fu l’introduzione del sistema giuridico britannico che creò uno Stato di diritto nel quale gli indiani, che ne avessero i mezzi, potevano farsi valere e venir giudicati da magistrati inglesi e indiani. Nel 1885 venne fondato il Congresso nazionale indiano. In seguito a una rilettura della tradizione hindu e alla contestazione del modo di vivere, produrre e pensare degli occidentali, mutò il giudizio sulla cultura indiana sia da parte di alcuni occidentali, sia da parte di molti indiani, mettendo fine all’universale cultura britannica. Protagonista della svolta nei confronti del potere britannico fu Lal Gangadhar Tilak, traduttore e diffusore del Bhagavad Gita, testo chiave dello spiritualismo hindu. Tilak trasformò il Congresso nazionale indiano in un’organizzazione impegnata contro la dominazione straniera. Dopo il 1905 iniziò un’azione di boicottaggio delle merci britanniche nota come movimento swadeshi. Tilak sostenne che, se gli indiani avessero voluto essere indipendenti all’indomani, avrebbero potuto esserlo. Il potere coloniale rispose arrestando e condannando Tilak e i suoi uomini. Nel 1906 nacque la Lega musulmana. La prima guerra mondiale pose termine all’epoca d’oro del Raj britannico in quanto minò il primato economico dell’Inghilterra, pur vincente. Nel 1916, dopo la scarcerazione di Tilak, iniziò una propaganda per la concessione di una Home rule: regime autonomo nelle mani degli indigeni. Mohandas Karamchand Gandhi era nato nel 1869 in una famiglia tollerante e curiosa verso le altre religioni. Mentre studiava per diventare un avvocato nel sistema anglo-indiano, la sua aspirazione alla sincerità lo induceva a contestare la società occidentale e l’adeguamento a essa dei privilegiati indiani. Il suo ritorno in India, nel 1890, fu il ritorno alla civiltà con la quale si identificava. Presto, però, fu costretto a trasferirsi in Sudafrica per la causa di un suo cliente. Qui, dal 1893 al 1914, si trovò a condividere e poi a dirigere la lotta degli immigrati indiani contro le discriminazioni razziali imposte dalle autorità. Contro le leggi del governo sudafricano, nei confronti degli indiani, Gandhi scatenò una grande campagna di resistenza passiva che si protrasse per anni e alla fine fu risolta con un compromesso. Gandhi, che diede al suo metodo di lotta il nome di satyagrahaq, “evidenza della verità”, sosteneva che l’oppresso non poteva, in nome della verità, dare attuazione a leggi o pratiche ingiuste. Nel 1909 il suo opuscolo Hindi Swaraj contestava la civiltà moderna, la crescita materiale, le trasformazioni tecnologiche, il progresso e le istituzioni politiche. L’estensione del potere olandese portò a forti resistenze, soprattutto a Sumatra, che solo nel 1905 veniva considerata pacifica. I nuovi investimenti vennero riversati fuori Giava per produrre gomma, petrolio, tabacco e stagno, ma restavano i problemi più gravi. Per questo adottarono una “politica etica” con l’obiettivo di compensare per i danni inflitti: gli olandesi si erano sempre serviti della collaborazione dei gruppi aristocratici che avevano il potere prima della colonizzazione, ma col tempo divennero sempre più subalterni; ora gli investimenti di capitale esigevano una struttura amministrativa complessa e infrastrutture efficienti. Ne conseguì la necessità di formare un certo numero di indigeni nei campi dell’educazione, della sanità e nei trasporti. All’inizio del 20° secolo fu messa in atto una riforma scolastica: fin dall’infanzia i futuri lavoratori del governo coloniale dovevano imparare l’olandese e scegliere poi una scuola amministrativa, medica o di cultura generale. L’obiettivo era quello di formare indigeni acculturati ma subalterni. Importante fu il movimento islamico nato tra il 1909 e il 1911 noto come Sarekat Islam che mirava a difendere l’islam dalla predicazione cristiana. Riferibile alle trasformazioni della società iniziate a fine 800, fu l’apparizione, soprattutto a Giava, di organizzazioni sindacali, connesse al movimento socialista olandese e attive tra i ferrovieri e i pubblici dipendenti. 6 LA FINE DEL MONDO CONFUCIANO Nel primo decennio del 20° secolo la Cina vide una serie di trasformazioni sociali, iniziate nel 1901 con l’imperatrice Cixi: trasformato il sistema dell’istruzione: gli esami imperiali furono modernizzati e aboliti nel 1905; fondata l’Università di Pechino: l’obiettivo era formare la nuova classe dirigente da sostituire alla burocrazia confuciana; trasformazione delle forze armate: per il finanziamento della trasformazione si fece ricorso alle autorità locali anticipando il processo di regionalizzazione delle forze armate; creazione di ministeri diversi e delega di alcuni poteri alle autorità locali nel 1907; avvio di un processo costituzionale rappresentativo nel 1906: furono create assemblee provinciali che ottennero il controllo locale degli investimenti nelle opere pubbliche di modernizzazione. Queste riforme fallirono, in quanto la Cina, impoverita dalle indennità pagate alle potenze e bloccata dalle norme dei trattati, non fu mai in condizione di far decollare una propria industria. Per superare la crisi Liang Qichao proponeva un regime monarchico costituzionale fondato su garanzie di libertà e progresso. Con il concetto di “popolo nuovo”, egli cominciava a delineare un’identità nazionale. Altri gruppi di ribelli violenti si dichiaravano “amanti del paese”, ossia patrioti, e condannavano la dinastia mancese. Su questo sfondo va proiettata l’azione politica di Sun Yat-sen. Nato in una famiglia di contadini emigrati nelle Hawaii, studiò medicina a Hong Kong. Il suo obiettivo era la modernizzazione della Cina. Sun elaborò un’ideologia battezzata San Min zhu-i (Tre principi del popolo): dell’identità nazionale del popolo; diritti del popolo; sopravvivenza fisica del popolo. Il 10 ottobre 1911 una bomba esplosa nelle mani di un gruppo di ribelli avviò la crisi del potere mancese: le autorità militari e le assemblee locali si dichiararono indipendenti. I rivoluzionari erano impreparati alla presa del potere e l’arrivo di Sun Yat-sen a Nanchino permise la fondazione di una repubblica da lui presieduta, ma non controllava l’intero paese. Il 12 febbraio 1912 l’imperatore abdicava a favore di Yuan Shikai e veniva elaborato un compromesso per cui Sun si ritirava e riconosceva Yuan come presidente, in cambio di una Costituzione liberale. Le elezioni del febbraio 1913 diedero la maggioranza a Song Jiaoren, che fu subito assassinato da Yuan. Egli ottenne l’appoggio delle potenze straniere attraverso un “prestito della ricostruzione” che legava ancor di più la Cina alle potenze straniere. Le forze rivoluzionarie tentarono la secessione, ma Yuan riuscì a prevalere e tentò, invano, di proclamarsi imperatore nel 1916. Poco dopo, in seguito alla sua morte, si apriva l’era dei “signori della guerra”. Russia e Inghilterra approfittarono del venir meno del legame imperiale per mettere in discussione l’appartenenza alla Cina della Mongolia e del Tibet; ciò riaprì l’assalto al territorio cinese. Più grave fu il colpo che la Cina ricevette all’inizio del 1915 quando il Giappone presentò alla Cina “21 richieste” che facevano del Giappone l’unica potenza egemone in Cina. Nel settembre 1915 venne pubblicata la rivista “Xin Qingnian” (Gioventù nuova). Con sede all’Università di Pechino, il rettore seppe creare uno spazio di libertà e di garanzie che i giovani intellettuali attendevano con ansia per dar forma alle loro aspirazioni di rivolta. Gli ideali del mondo moderno giunsero in Vietnam attraverso i modernizzatori cinesi, ma rimase la nostalgia per lo Stato indipendente vietnamita e per la sua cultura confuciana. Phan Boi Chau, primo nazionalista vietnamita: invocò riforme democratiche e moderne; creò una Lega per il rinnovamento del Vietnam; chiedeva un’istruzione moderna internazionale e una politica di progresso Il regime coloniale rispose colpendo selvaggiamente i diversi gruppi modernizzatori ed esiliò Phan a Parigi. Egli sarebbe tornato in Vietnam nel 1925 solo per morirvi. A Parigi ebbe a lungo contatti con un uomo della nuova generazione di intellettuali vietnamiti. Quest’uomo, deciso ad acquisire una conoscenza diretta del mondo occidentale che aveva soggiogato il suo paese, si era imbarcato e aveva avuto modo di vedere il mondo. Quando giunse a Parigi nel 1917 aveva adottato il nome di Nguyen Ai Quoc “un vietnamita che ama la patria”. Molto tempo dopo sarebbe stato conosciuto come Ho Chi Minh.
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