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Epicuro: La Saggezza e la Filosofia, Dispense di Filosofia

Questo testo raccoglie estratti dalle opere di epicuro e di autori classici come cicerone, diogene laerzio e sesto empirico. Epicuro sosteneva che la saggezza è più preziosa della filosofia, poichè dalla prima provengono tutte le altre virtù. Egli respingeva la dialettica come inutile e si limitava all'attenzione ai significati naturali delle cose. La saggezza insegna a vivere piacevolmente, saggiamente, bene e giustamente. Epicuro criticava la logica di epicuro, in quanto aboliva le definizioni e non insegnava la divisione e l'articolazione. Egli affermava che ogni sensazione è vera, poichè proviene da qualcosa di realmente sussistente e corrisponde a questo. Le opinioni sono vere o false a seconda che siano confermate o smentite dall'evidenza.

Tipologia: Dispense

2018/2019

Caricato il 12/08/2019

ludovicachurch
ludovicachurch 🇮🇹

4.6

(110)

192 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Epicuro: La Saggezza e la Filosofia e più Dispense in PDF di Filosofia solo su Docsity! GENESI E CARATTERISTICHE DEL GIARDINO 1 [Gli Epicurei] respingono la dialettica come superflua: dicono che ai Fisici deve bastare l’attenersi ai significati naturali [in greco phthoggous, che significa, alla lettera, suoni, voci] delle cose. (Diogene Laerzio, X, 31) 2 Per prima cosa, o Erodoto, bisogna aver ben chiare le nozioni che corrispondono ai vari termini, per potere, in rapporto a queste, giudicare delle opinioni, dei problemi, dei termini, dei dubbi, sì da non cadere nella confusione andando, nelle nostre dimostrazioni, all’infinito, e non trovarsi a possedere altro che vuoti suoni . Il concetto fondamentale che sta dietro ad ogni parola deve essere immediatamente chiaro, e non aver bisogno di dimostrazione, se è vero che per ogni oggetto di ricerca, per ogni dubbio e per ogni opinione dobbiamo avere qualcosa a cui riferirci. (Epicuro, Epistola a Erodoto, 37 s.) 3 E’ vuoto il discorso di quel filosofo che non riesca a guarire nesuna passione dell’uomo: come non abbiamo nessun bisogno della medicina se essa non riesca a espellere dal nostro corpo le malattie, così non abbiamo alcuna utilità dalla filosofia se essa non serva a scacciare le passioni dell’anima. (Porfirio, Ad Marcellam, 31, p. 297, 7 ss. Nauck 2 [= Usener, Fr. 221]) 4 Il saggio [...] insegnerà dottrine dogmatiche e non parlerà per aporie. (Diogene Laerzio, X, 121 b = [Usener, p. XXX, 46] La saggezza appare ancora più apprezzabile che la filosofia [= scienza], dato che da essa provengono tutte le altre virtù, in quanto ci insegna che non è possibile vivere piacevolmente se non vivendo saggiamente e bene e giustamente, ‹e di contro che non è possibile vivere saggiamente e bene e giustamente› se non anche piacevolmente. (Epicuro, Epistola a Meneceo, 132) LA CANONICA 1 Già in un’altra parte della filosofia, quella che riguarda l’arte del discorrere e che si chiama “logica”, questo vostro Epicuro è, mi sembra, assolutamente sprovveduto e inerme. Abolisce le definizioni, non insegna nulla circa la divisione e l’articolazione, non insegna in che modo un ragionamento si costruisca e si concluda, in che modo si risolvano i sofismi e si discerna l’ambiguità dei discorsi. (Cicerone, Sui fini, 7, 22 [= Usener, Fr. 243, p. 178, 22 ss.]) 2 Gli Epicurei trasferiscono la logica lungi dal campo che le è proprio, perché in primo luogo indagano i canoni del giudizio, facendone una precettistica applicata sia alle evidenze, sia a ciò che non cade sotto i sensi, ed a quanto consegue. (Sesto Empirico, Contro i matematici, VII, 22 [= Usener, Fr. 242, p. 177, 24 ss.]) LA SENSAZIONE E LA SUA VALIDITA’ ASSOLUTA 1 Se ti opporrai a tutte le sensazioni, non avrai più nemmeno criteri cui riferirti e perciò neanche modo di giudicare quelle che tu dici essere errate. (Epicuro, Massime Capitali, 23) 2 Se rifiuterai una sensazione senza ben distinguere fra ciò che è dovuto a opinione, ciò che attende conferma, ciò che è presente con evidenza in base a sensazione o ad affezione o a un qualunque atto di intuizione rappresentativa della mente, finirai con il confondere anche le altre sensazioni con opinione vana, e non riuscirai più ad usare alcun criterio di giudizio. (Epicuro, Massime Capitali, 24) 3 A tal segno giunge Epicuro, da dire che, se una sensazione una sola volta nella vita dovesse indurre errore, non ci sarebbe più possibilità di credere a nessuna sensazione. (Cicerone, Accademici I, II, 25, 79 [= Usener, Fr. 251]) 4 Epicuro temeva che, se una sola sensazione si fosse rivelata mentitrice, nessuna più si potesse dire vera . E chiamava i sensi messaggeri del vero. (Cicerone, La natura degli dei, I, 25, 70 [= Usener, Fr. 251]) 5 Epicuro, di quelle due cose strettamente congiunte fra loro che sono la rappresentazione e l’opinione, dice che la rappresentazione, che chiama anche evidenza, è in ogni caso vera . Così come le affezioni primarie, il piacere e il dolore, derivano da qualcosa che le produce e sono corrispondenti a questo, il piacere da ciò che è piacevole, il dolore da ciò che è doloroso, e non è possibile che ciò che produce il dolore non sia doloroso, ma necessariamente, di loro natura, l’una e l’altra cosa devono essere tali, così, anche per quelle affezioni a noi proprie che sono le rappresentazioni, è necessario che in ogni caso sussista l’oggetto della rappresentazione stessa, che la produce, e questo oggetto non potrebbe causare la rappresentazione in quella data forma se non fosse in tutto e per tutto tale quale ci appare. La stessa cosa si può arguire a proposito di tutte le altre rappresentazioni prese singolarmente. L’oggetto della visione non solo dà luogo a questa, ma è tale quale ad essa appare; l’oggetto dell’audizione non solo dà luogo a questa, ma è tale quale si presenta ad essa, nella sua vera realtà; e così per tutte le altre conoscenze. Tutte le rappresentazioni dunque sono vere, e ben a ragione. Se, infatti, una rappresentazione può dirsi vera, ragionano gli Epicurei, quando provenga da ciò che sussiste di fatto e corrisponda a questo qualcosa che sussiste di fatto, ed ogni rappresentazione proviene effettivamente da qualcosa di realmente sussistente e corrisponde a questo, ne consegue necessariamente che ogni sensazione è vera . Ma succede che alcuni siano tratti in inganno dalla differenza intercorrente fra le rappresentazioni che appaiono derivare da uno stesso oggetto dei sensi; dall’oggetto, per esempio, della vista, per cui questo appare di volta in volta o di altro colore, o di altra forma, o diverso in un qualsiasi altro modo; e così siano indotti a ritenere che di queste rappresentazioni così differenti o addirittura contrastanti fra loro alcune debbano essere vere ed altre, contrarie alle prime, false. Ora, questo è ingenuo, ed è proprio di chi non riesce a cogliere la vera natura delle cose. Per esempio, per attenersi semplicemente alle rappresentazioni visive, non tutto il corpo solido è visibile, ma solo la sua superficie colorata. E del colore una parte è pertinente al corpo stesso, come avviene nel caso che l’osservazione si compia da vicino o da una non grande distanza; parte è fuori di esso e posto nello spazio che lo circonda, come risulta se guardiamo il corpo da grande distanza; questo, mutandosi nello spazio interposto e assumendo una configurazione propria, è per noi causa di una rappresentazione corrispondente a quello che esso è nell’effettiva realtà . E così come non si avverte il suono della voce né nel bronzo percosso né nella bocca di colui che grida, ma solo quando sia pervenuta alla nostra sensazione, e nessuno peraltro dice che è falsa la sensazione della voce resa tenue per la lontananza , così non si potrebbe dire falsa la visione per cui una torre, per la grande distanza, ci appaia piccola e rotonda, mentre da vicino è grande e quadrata , ma si dovrà dire, al contrario, che è vera perché quando ad essa l’oggetto della sensazione appare piccolo o di una certa forma esso è in realtà così, per il fatto che, a causa del passaggio attraverso l’aria, i contorni dei simulacri hanno subito una riduzione; e quando appare grande e di un’altra forma, anche allora è in realtà così. Non già che in ambedue i casi l’oggetto sia uguale; questo, infatti, è proprio dell’opinione distorta, che l’oggetto percepito da vicino e da lontano sia esattamente lo stesso . La sensazione deve limitarsi a cogliere ciò che è presente e la muove, il colore per esempio; non deve giudicare se altro sia l’oggetto posto in un certo luogo, altro l’oggetto posto in un altro. Perciò le rappresentazioni sono tutte vere. (Sesto Empirico, Contro i matematici, VII, 203-210 [= Usener, Fr. 247]) 6 Ogni sensazione, egli dice, è irrazionale e non partecipa della memoria; non si produce da se stessa, né, prodotta da qualcos’altro, è capace di togliergli o aggiungergli qualcosa. Niente vi è che possa confutare una sensazione: non può una sensazione omogenea confutarne un’altra perché entrambe hanno lo stesso valore, né lo può una eterogenea, perché il loro giudizio non verte sullo stesso oggetto; né il ragionamento, perché ogni ragionamento dipende dalle sensazioni; né infine l’una può confutare l’altra, poiché a tutte ci atteniamo. Il solo fatto che la sensazione sia qualcosa di esistente è garanzia della veracità dei sensi. È un fatto reale che noi vediamo e udiamo, così come che soffriamo .
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